Sabato 16 aprile 2011

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 aprile 2011

 

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 31 - Edizione CA)
«Fuori corso? È anche colpa dell'Ersu»
Melis: scarsa assistenza, per i pendolari più difficile studiare
Attacco del rettore all'ente durante la presentazione delle Giornate d'orientamento
 
«L'università di Cagliari ha 34 mila studenti, il 90% dei quali vengono da fuori. Purtroppo soffriamo della scarsa assistenza che l'Ersu dà agli studenti. Ci sono pochi posti letto, da più di 10 anni l'ente non costruisce alloggi e da più di 15 non realizza nuove mense. È uno dei motivi per i quali gli studenti vanno fuori corso: studiare da pendolari è più difficile, anche considerando il nostro sistema regionale dei trasporti. Ci aspettiamo che la nuova giunta ci coinvolga un po' di più». Un attacco in pena regola quello che ieri il rettore Giovanni Melis ha sferrato all'Ente regionale per il diritto allo studio.
RIORGANIZZAZIONE Parole pronunciate in occasione della presentazione delle Giornate di orientamento per il prossimo anno accademico e di tre concorsi per assumere 68 ricercatori e 40 docenti associati. L'università si riorganizza per potenziare l'organico e mantenere in vita i suoi corsi: gli attuali 85 dovrebbero comunque ridursi a 83 in seguito a un intervento di razionalizzazione, con l'obiettivo di offrire un migliore servizio agli iscritti, nel quale rientra anche un programma di giornate di orientamento per gli studenti delle superiori.
ORIENTAMENTO Il programma di orientamento è nato per far conoscere a 10.500 studenti di quarta e quinta superiore provenienti da tutta l'isola l'offerta dei corsi universitari dell'ateneo cagliaritano attraverso incontri e seminari quotidiani che si concluderanno mercoledì. Il progetto è finanziato dall'assessorato regionale all'Istruzione attraverso fondi del Piano operativo regionale del Fondo sociale europeo (Fse) 2007/2013. «Per scegliere bene un percorso di studio destinato a condizionare il proprio futuro occorre essere informati e consapevoli», ha sottolineato Melis. Secondo uno studio di Almalaurea condotto su tremila persone, a un anno dalla laurea solo il 36,8% di chi ha ottenuto la triennale trova un lavoro, mentre quelli con la specialistica costituiscono il 61,2% degli occupati. La facoltà che garantisce il maggior tasso di occupazione è Medicina. Seguono Farmacia e Ingegneria.
L'ORGANICO Attualmente l'organico dell'università conta 571 docenti e 480 ricercatori. In merito alle nuove assunzioni, dopo la protesta degli studenti di Scienze della formazione che lamentavano la mancanza di docenti, Melis è ottimista: «Credo sia un buon risultato. Di questo dobbiamo ringraziare la Regione che ci ha sostenuto e consentito di essere virtuosi».
NICOLA PERROTTI

LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 – Cagliari
Studiare e laurearsi: il vero ascensore sociale
Alessandra Sallemi
 
 CAGLIARI. Coi fondi regionali Por, l’ateneo di Cagliari fino al 20 aprile accoglierà 10.500 studenti delle scuole superiori provenienti da tutta l’isola per mostrare cosa si fa negli 85 corsi di laurea e quali sbocchi di lavoro possono offrire. Sono infatti le Giornate dell’Orientamento.
 Mentre arrivavano i pullman con gli studenti che scendevano alla cittadella universitaria di Monserrato e si dirigevano in compagnia dei loro professori nei vari ambienti allestiti dall’ufficio diretto da Giuseppa Locci, responsabile del servizio Orientamento, il rettore Giuseppe Melis teneva una conferenza stampa per illustrare il senso delle Giornate dell’Orientamento. Da un lato per informare gli studenti di quali opportunità si aprano scegliendo una facoltà universitaria, ma anche attraverso quali strumenti trovare il meglio per assecondare le proprie inclinazioni. E soprattutto, per invitare i giovani sardi a iscriversi all’università. L’ateneo cagliaritano prepara bene i suoi studenti se è vero che Cagliari è al ventunesimo posto (su 54) in Italia per la capacità di formare, è al ventottesimo posto (su 61) per qualità di ricerca e didattica (sempre in Italia), è fra le prime 600 università del mondo, rientra fra gli atenei virtuosi col risultato di poter bandire concorsi per ricercatori (presto se ne faranno per 43 posti) mentre 16 università italiane non possono più farlo. Melis ha lanciato un appello ai giovani a favore dell’iscrizione all’università offrendo una forte motivazione: possibilità nettamente migliori di trovare lavoro a un anno e a tre anni dalla laurea rispetto ai coetanei che non raggiungono questo titolo di studio. «Vale la pena di mettercela tutta - esortava Melis - vale la pena di entrare nel mercato del lavoro con una laurea, e possibilmente a 23 anni e non a 33». La rapidità degli studi può essere ostacolata da problemi di adattamento, dalla pendolarità, dalle lacune eventualmente portate dalla scuola: l’università sta lavorando su questi aspetti da tempo e in ogni facoltà c’è il manager dell’Orientamento per aiutare i ragazzi a scegliere al meglio ma anche il tutor nel primo anno per trovare un dialogo permamente sui molti problemi di una matricola. «Ragazzi studiate» è l’invito del rettore, perché lo studio è un «ascensore sociale» che sale grazie al merito, alle forze che un giovane può dispiegare. Il reddito familiare, soprattutto in tempi di padri e madri disoccupati, può essere un ostacolo, il rettore ne è consapevole: l’università di Cagliari, diceva ieri Melis, ha le tasse più basse d’Italia, 5 mila studenti godono dell’esonero totale, la Regione eroga numerosi contributi per merito, ma senza dubbio non basta. Si torna al tema mense-alloggi e all’assurdo di una città universitaria che snobba la parte più vitale della sua popolazione.
 
I Paesi colti crescono più della nostra Italia
 
CAGLIARI. In Italia la popolazione laureata è il 10 per cento, in Sardegna l’8. Tra i 25 e i 34 anni i laureati sono il 19 per cento, in Svezia e Gran Bretagna il 40 per cento. Studi di economia dimostrano che i paesi col maggior numero di laureati crescono di più: il Pil di Svezia e Gran Bretagna in questi ultimi dieci anni è cresciuto del 2,5 per cento, l’Italia ha camminato all’1,5 per cento. Il rettore Giovanni Melis ieri spiegava che i dati come sempre confermano che rafforzare l’università e investire in didattica e ricerca è un investimento sul futuro. Cagliari sta puntando al miglioramento continuo e un risultato non irrilevante si è già notato: nel 2009 l’ateneo era al ventiquattresimo posto per la capacità di fare didattica e ricerca, ora è al 21.
 
Pagina 3 - Cagliari
LA DENUNCIA
Servono case e mense per i 20mila fuorisede
 
CAGLIARI. E’ difficile la vita degli universitari di Cagliari, soprattutto per il 90 per cento degli iscritti che non è residente e che dovrebbe poter usufruire dei servizi messi a disposizione da Ersu e Comune. «L’università di Cagliari è regionale e su 34 mila iscritti i cagliaritani rappresentano il 10%, mentre gli altri vengono da fuori. L’Ersu - ha argomentato Melis - da 10 anni non costruisce una casa degli studenti o una mensa, offre circa 5.600 borse di studio, ma abbiamo 20 mila studenti fuori sede. Si va fuori corso perchè studiare da pendolari è molto più difficile». A proposito della residenzialità studentesca, il rettore non ha risparmiato critiche all’amministrazione cittadina che aveva un jolly importante da giocare e invece ha fermato tutto. «E’ assurdo che ci sia la disponibilità dei terreni e i progetti per il campus universitario ma non si riesca a risolvere i problemi - ha detto - sappiamo che il Comune sta portando avanti un’attività di residence nel centro storico, ma ci aspettiamo che la nuova giunta ci coinvolga un pò di più». La storia del campus è nota: faceva parte di un accordo di programma Regione di Soru-Comune di Floris che comprendeva anche il museo Bétile, ma la maggioranza bocciò il suo sindaco.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
L’economista Savona «L’isola ha i numeri per crescere di più»
 
SASSARI. Non chiedere allo Stato assistenza, ma efficienza e un sistema di regole e doveri meno macchinoso. Puntare sulle specificità, anzi sviluppare idee e innovazione, e non pretendere di esportare formaggio a Hong Kong se il pecorino non arriva nemmeno a Bergamo. «È puntando sullo scambio interno, non solo internazionale, che si aumenta la produttività, di capitale e lavoro». Se la ricetta è di un economista come Paolo Savona, c’è da crederci.
 Non è il libro dei desideri di un «ottimista», semmai l’indicazione di un percorso che viene dall’allievo di Franco Modigliani. Savona snocciola un elenco semplice semplice: aumentare gli scambi con il resto del Paese; competere grazie alla creatività, promuovere i prodotti tipici in Italia prima che all’estero, ma senza tralasciare quella via, dare un taglio alla burocrazia e continuare a investire sul turismo. «Se la Regione Sardegna seguisse queste indicazioni, la crescita dello 0,5 per cento potrebbe diventare “facilmente” del 3 per cento». Spariglia le carte in tavola, nel suo intervento al convegno organizzato alla Camera di Commercio, in collaborazione col Rotary Sassari su “Le prospettive oltre la crisi in Sardegna”, ieri alle 16. Non si sofferma sui numeri ma su un’interpretazione alternativa. E il rovesciamento dei dati tra l’opulenta Lombardia e la cenerentola Sardegna. La cornice resta la nota teoria della “pentola bucata”: evitare di perdere la ricchezza prodotta, casomai attirare in casa quella straniera. Non solo ombre, professa Savona. Una ricerca Unicredit ha dimostrato che se l’Isola ha il 7,3 per cento di disavanzo rispetto al mercato estero, la Lombardia fa peggio, all’8,2. E subito dopo la crisi dei mutui subprime del 2007 e il crollo dei mercati finanziari e poi dell’economia reale del 2008, l’economia sarda si è difesa con un calo dello 0,37 per cento contro l’1,87 della media italiana. Sarà anche perché - ed lui ad ammetterlo - il nostro è un sistema poco «immerso», o forse poco connesso con quello finanziario globale. Ma l’ottimismo non riesce a stemperare alcuni dati, incontrovertibilmente duri sul momento di profonda crisi che viviamo, sebbene dal punto di vista tecnico il peggio stia alle nostre spalle. Difficile digerire un gap così ampio come quello sul Pil pro capite, il principale indicatore del livello di ricchezza per un individuo. Nel 2010, per i sassaresi è stato di 18.461 euro, i milanesi contano esattamente sul doppio: 36.530 euro. Consola poco che in 13 anni, tra il 1996 e il 2009, il prodotto interno lordo dell’isola sia aumentato del 3,9 per cento, che in città scende al 3,7, a Cagliari al 2,7, e sale rispetto alla media solo a Oristano, con un più 4. O che tra il 2001 e il 2010 il tasso medio di crescita del Sassarese sia stato dell’1,69 per cento contro l’1,32 di Cagliari. Sale pure il numero delle aziende nei settori immobiliare o noleggio, mentre si spengono le imprese artigianali, che meglio di tutte custodiscono la personalità dell’Isola e rappresentano il 24 per cento delle 170 mila aziende sarde: scompaiono al ritmo del 2 per cento l’anno. La corsa è ad aprire società di capitali, le più ambite perché “deresponsabilizzanti”, con un più 5,10 per cento, contro qulle di persone (+1,13), o individuali (+0,12). Ma non è chiaro perché i posti di lavoro restino al palo, la disoccupazione nell’isola resti al 14,1 per cento - a Sassari arriva al 16,4, - per non parlare dei giovani tra i 15 e i 24 anni: oltre il 44 per cento è a spasso, è il report fornito da Giuliano Mannu, direttore Promocamera. Sarà che solo 7 su 100 di loro si laurea, rivela il rettore dell’Ateneo di Sassari, Attilio Mastino, che nonostante tutto ribadisce: «Dobbiamo investire su di loro, sulla formazione scientifica, nell’isola dove ci sono due storiche università tra le poche ad avere in conti regola». Ma alla domanda del moderatore, il vicedirettore de La Nuova Sardegna, Claudio Salvaneschi, su cosa si aspettino le aziende dalla mano pubblica, il presidente della Camera Gavino Sini e il suo vice Massimo Putzu spiegano: «Recuperare un percorso comune», ma anche «un riconoscimento dall’Europa del ritardo derivante dall’insularità».

Questionario e social

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