Venerdì 25 marzo 2011

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 marzo 2011

 

Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa e web

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Corsi senza docenti, l'ira degli studenti
Per alcuni è impossibile dare gli esami, per altri laurearsi
UNIVERSITÀ. A Scienze della formazione l'assenza dei ricercatori non è stata colmata
 
I corsi ci sono, gli studenti anche. Ma in molti casi è impossibile attivarli per mancanza di docenti. Niente lezioni, niente esami. E, in alcuni casi, niente laurea per chi è a un passo dal traguardo ma non può sostenere le ultime prove. Succede ai circa 250 studenti del secondo anno del corso di laurea magistrale in Psicologia dei processi organizzativi e del lavoro. Gli stessi che mercoledì sono stati costretti a fare lezione di Inglese all'aperto perché nell'aula assegnata non ci stanno e da settimane migrano alla ricerca di uno spazio adeguato.
Il problema è noto: approvata la riforma Gelmini, i ricercatori hanno deciso di non svolgere più l'attività didattica per la quale non erano pagati. Il risultato è stato che molti corsi il cui insegnamento era stato garantito dai ricercatori non sono potuti partire. Le facoltà hanno tentato di rimediare attivando i contratti a costo zero, ma molti bandi sono andati deserti.
LO STUDENTE Ad essere penalizzati sono stati gli studenti che, pur avendo pagato le tasse come gli altri, non possono seguire lezioni di alcune materie. «Abbiamo segnalato il problema più volte al preside, ci ha promesso una soluzione entro pochi giorni ma non è arrivata, ora non sappiamo più come fare», sostiene uno studente. «Ora salteranno piani di studio e lauree».
IL PRESIDE Il preside della facoltà, Antonio Cadeddu, fa il pompiere: «Risolveremo tutti i problemi entro i primi di aprile, al prossimo consiglio di facoltà». A Cadeddu non è piaciuto il fatto che gli studenti abbiamo denunciato pubblicamente i loro disagi: «Potevano parlarne prima con me».
IL DOCENTE ASSOCIATO Cristina Cabras, professore associato di Psicologia giuridica, 13 materie insegnate, data il problema a prima della riforma quando «un implicito patto collusivo tra ricercatori e organi universitari fece sì che si creassero tanti corsi che oggi, a causa dell'astensione dei ricercatori dall'insegnamento, non si possono tenere. Ora non sappiamo come uscirne: o si trovano i docenti a costo zero o l'attività didattica graverà ulteriormente sulle spalle di associati e ordinari».
LA RICERCATRICE Silvia De Simone, ricercatrice in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni e rappresentante della facoltà di Scienze della formazione nel coordinamento dei ricercatori d'ateneo, chiarisce che «è sospesa l'attività didattica, non gli esami» e che «alcuni di noi hanno deciso di garantire comunque le docenze». L'anno prossimo riprenderanno «ma alle nostre condizioni: vogliamo partecipare ai processi di miglioramento dell'università e quindi essere presenti negli organi di riforma dello statuto e nelle altre sedi dove si assumono decisioni formali. Chiediamo che l'attività didattica venga retribuita e che prima dell'arrivo dei nuovi ricercatori con contratti a tempo determinato ci sia una programmazione delle carriere, che ora ci è impedita». (f.ma.)
 
2 – L’Unione Sarda
Gallura (Pagina 23 - Edizione OL)
Scoperto un gamberetto che vive solo a Tavolara
AREA MARINA. Prezioso per l'ecosistema dell'isola
 
Il nome scientifico è "Caprella tavolarensis" è un gamberetto che vive nascosto nelle grandi distese di prateria della Posidonia oceanica nei mari di Tavolara.
La sua fisionomia è stata notata e studiata per la prima volta nella storia della biologia da un team di scienziati belgi e italiani che nel 2007 erano impegnati per un dottorato di ricerca.
Durante l'estate di quattro anni fa, il dottor Nicolas Sturaro, ricercatore del Laboratory of oceanology university di Liegi, in Belgio, ha condotto una serie di studi per valutare gli effetti delle Aree marine protette sulle popolazioni dei gamberetti associati alle prateria a Posidonia oceanica.
Sturaro, durante le sue ricerche, ha dunque scoperto una nuova specie di gamberetto, la "Caprella tavolarensis", che proprio dall'isola di Tavolara ha preso il suo nome.
In questi anni si è stabilito che il timido gamberetto gallurese fa parte di una specie finora sconosciuta.
Il direttore dell'area marina, Augusto Navone, ha affermato: «Questa scoperta è molto importante perché arricchisce il patrimonio di biodiversità della nostra Area marina.
Questi piccoli animaletti, ignorati per tanto tempo, hanno un ruolo essenziale nell'ecosistema Posidonia.
Infatti costituiscono un importante fonte di alimentazione per gli organismi di dimensioni maggiori, soprattutto per i pesci.
Quindi valutare lo stato di conservazione, anche di piccoli crostacei, serve a capire lo stato di conservazione dell'ambiente marino».
C. C.
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro (Pagina 20 - Edizione NU)
La dorgalese paladina dell'Università
Caterina Loi : «Coraggio per esporsi e niente pregiudizi»
DONNE AL COMANDO. Parla il commissario che tenta di rilanciare l'ateneo nuorese
 
Prima la famiglia, poi l'impegno politico: primo sindaco donna di Dorgali nel 1997 (dove lavorava dopo aver vinto giovanissima un concorso pubblico per impiegata amministrativa e poi dirigente in seguito a una selezione interna), consigliere provinciale rieletta un anno fa. Caterina Loi, 60 anni, madre di due figli e nonna di due gemellini, ora si dedica al nuovo incarico di commissario del Consorzio universitario nuorese.
Come è riuscita a conciliare gli impegni della famiglia con il lavoro?
«Mi sono sposata a 24 anni. Mio marito mi ha sempre incoraggiata. Non ho mai trascurato la famiglia, quando ho avuto il primo figlio ho potuto contare sull'aiuto di mia madre, poi quando è arrivato il secondo ho avuto la necessità di un aiuto in casa, fortunatamente il lavoro mi impegnava quasi sempre solo la mattina».
Che tipo di famiglia è stata quella in cui è cresciuta?
«Semplice. Mia madre era casalinga e mio padre operaio. Ci teneva molto che io e mia sorella gemella studiassimo, una possibilità che a lui era stata negata perché rimase orfano. Con grossi sacrifici ci ha mandato a scuola, la mia gemella si è laureata, io mi sono iscritta all'università, ma ho abbandonato per il lavoro in Comune».
Rimpiange di non aver proseguito gli studi?
«No, per me vincere quel concorso alla fine degli anni Sessanta, quando il lavoro fuori casa per le donne non era una cosa necessaria, è stata una grande conquista. Ricordo che partecipammo in sei, due donne e quattro uomini».
Lei ha lasciato l'incarico di consigliere provinciale per assumere quello di commissario dell'università nel momento meno felice di questa realtà?
«È una grossa responsabilità, ma mi appassiona molto. In passato presiedevo la commissione provinciale che si occupava dell'Università, mi piace pensare che sono stata chiamata a questo ruolo per quell'impegno. Sono grata al presidente Deriu e al sindaco Bianchi per avermi scelta, ma anche alla dirigenza del mio partito, il Pd».
Lei ha fatto parte in maniera attiva della commissione pari opportunità, ritiene che le donne siano discriminate?
«Spesso hanno meno opportunità di farsi notare, godono di minore visibilità rispetto ai maschi. Per questo mi sono battuta per i nostri diritti. Personalmente non posso dire di essere stata discriminata: ho sempre trovato sostegno sia dagli uomini che dalle donne».
Non si può dire però che la Provincia rispetti il principio di parità?
«Attualmente ci sono tre consigliere, tutte del Pd, e un solo assessore donna. Avevamo studiato la modifica allo statuto per aumentare la presenza femminile nel Consiglio, però la legge nazionale ha bloccato la proposta per l'incostituzionalità delle quote rosa».
Insomma le donne se vogliono emergere devono farsi strada da sé?
«Il processo di integrazione è molto lento. Ci vuole coraggio per esporsi e soprattutto non avere pregiudizi, si può lavorare bene, sia con gli uomini che con le donne».
Da commissario del Consorzio universitario nuorese, come vede il futuro?
«La collaborazione tra comune e Provincia è strettissima. Stiamo seguendo due strade, la trasformazione giuridica del consorzio e il potenziamento dell'offerta formativa. Appena sono stata nominata, a dicembre, ho avviato subito un dialogo con la Regione e con le università di Sassari e Cagliari. Purtroppo i limiti imposti dalla nuova legge non sono in favore delle sedi come la nostra, ma a breve scadenza sapremo cosa sarà possibile realizzare a Nuoro in termini di offerta formativa».
MARIA BONARIA DI GAETANO
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Unica 2.0
College Sant'Efisio: «Schiaffo ai fuori sede»
 
«Sono ormai 16 i milioni di euro pubblici stanziati per la costruzione del College Sant'Efisio dalle nostre amministrazioni: Regione, Comune e Università. Non solo uno schiaffo in pieno volto agli studenti fuori sede che abitano le Case dello studente (che hanno bisogno di essere ristrutturate), ma anche verso tutti coloro che attendono un posto alloggio che continuano ad essere invisibili per l'amministrazione». È la denuncia degli universitari della lista Unica 2.0 che sottolineano come il College sia «una struttura privata di chiaro riferimento cattolico, finanziata però dalle amministrazioni pubbliche». Gli studenti inoltre rincarano la dose: «È forte l'indignazione che proviamo di fronte ad una spesa tale di soldi pubblici».
 
5 – L’Unione Sarda
Lettere & Opinioni (Pagina 44 - Edizione CA)
Continuità territoriale
Volare, anche con la nebbia
 
Spesso leggiamo e parliamo di “continuità territoriale”; appare che l'argomento sia trattato prevalentemente sotto l'aspetto tariffario e non sotto quello economico.
Credo che continuità territoriale significhi soprattutto disporre delle opportunità di spostarsi sul territorio nazionale, e non solo, quando ne abbiamo necessità, per ragioni di lavoro, di studio, per ricorrere a prestazioni sanitarie eventualmente non disponibili nella nostra regione di residenza. O per qualunque altro motivo.
L'impossibilità di spostarsi liberamente dalla Sardegna si traduce certamente in un disagio e in un costo economico, soprattutto quando non si riesce a viaggiare in corrispondenza con i propri impegni o quando il viaggio si prolunga per un tempo non accettabile. “Continuità territoriale” significa allora anche avere cura delle coincidenze tra un volo e l'altro, garantendo la prosecuzione del viaggio ed evitando lunghe attese che finiscono per rendere difficile il contenimento dello spostamento nell'ambito di una sola giornata di lavoro.
Ho appreso dalla stampa che l'aeroporto di Cagliari, a differenza di altri scali d'Italia, non è attrezzato per far fronte alla presenza di nebbia o di altre situazioni meteo sfavorevoli. Lo svantaggio sarebbe dovuto alla “rarità” di queste evenienze che renderebbe “antieconomico” un intervento per dotare l'aeroporto di strumentazioni considerate necessarie o normali altrove.
Credo che ci si debba ricordare che la Sardegna è un'isola e che la sua marginalità deve essere superata e/o compensata, talvolta anche sovradimensionando le attrezzature dei nodi di trasporto verso l'esterno.
Credo che si debba ricordare che i nostri connazionali hanno a disposizione, per spostarsi sul territorio nazionale, anche treni, talvolta ad alta velocità, e sistemi autostradali: la Sardegna dispone solo di collegamenti aerei e marittimi e questi devono sempre essere garantiti, soprattutto quando esiste la tecnologia che lo permette.
Non avremo mai treni ad alta velocità, ma dobbiamo disporre di treni che coprano, per esempio, la distanza tra Cagliari e Sassari in un tempo almeno pari a quello di una nostra autovettura, in condizioni di sicurezza e di comfort.
E non avremo mai le autostrade, ma dobbiamo avere una rete viaria fondamentale (a carreggiate separate) sicura ed attrezzata in modo da rendere confortevole il viaggio, con punti di assistenza e di ristoro, per esempio, come nelle autostrade. Ed infine, almeno, quando dobbiamo viaggiare sul territorio nazionale, abbiamo diritto a collegamenti aerei certi e garantiti. Anche quando occasionalmente c'è nebbia negli aeroporti della nostra Isola.
FRANCESCO ANNUNZIATA
Università di Cagliari
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
Un nuovo gamberetto a Tavolara
La scoperta di un team di scienziati italiani e belgi
La «caprella tavolarensis», specie di anfipode sinora sconosciuta, vive a stretto contatto con la Posidonia
ALESSANDRO PIRINA
 
 OLBIA. Il regno marino della biodiversità si arricchisce di un nuovo cittadino. Nelle acque di Tavolara un team di scienziati italiani e belgi ha scoperto una nuova specie. Immerso tra le foglie della Posidonia oceanica, il gruppo di studiosi ha scorto un anfipode, piccolo gamberetto che vive, appunto, a stretto contatto con la pianta acquatica mediterranea.
 La scoperta è stata ribattezzata con il nome della località in cui è stata fatta: la «caprella tavolarensis». Il gamberetto va a ingrossare il già ricco patrimonio dell’Area marina protetta, dove convive il 50% dei vertebrati della Sardegna. La scoperta della caprella è stata effettuata durante gli studi per un dottorato di ricerca. Nell’estate 2007 Nicolas Sturaro, un ricercatore del Laboratorio di Oceanologia dell’Università di Liegi, in Belgio, ha condotto alcuni studi per conoscere gli effetti che le aree marine protette hanno sulle popolazioni degli anfipodi che vivono nelle praterie di Posidonia oceanica e le relazioni con le cascate trofiche, ovvero quella sorta di catena alimentare che lega tutte le forme animali e vegetali. In questo caso, gli anfipodi, i soggetti minori, fungono da cibo per i predatori più grandi, ovvero i pesci. Per gli scienziati, quindi, valutare lo stato di conservazione, compreso quello dei piccoli crostacei, può servire a capire lo stato di conservazione dell’ambiente marino. Gran parte di questi studi vengono effettuati nella prateria di Posidonia oceanica, l’ecosistema dominante nelle coste del Mediterraneo. Da oltre vent’anni questa specie è stata sottoposta a una rigida protezione, in modo particolare all’interno delle aree marine protette. Alle praterie, infatti, sono associati diversi invertebrati bentonici, quali appunto sono gli anfipodi, che per tanto tempo sono stati ignorati, ma in realtà hanno un ruolo essenziale nell’ecosistema Posidonia. I mini gamberetti costituiscono un’ importante fonte di alimentazione per gli organismi di dimensioni maggiori, in particolare per i pesci, e hanno un ruolo, seppur indiretto, nell’effetto riserva.
 Nel mare di Tavolara Sturaro e il suo gruppo di studiosi ha addirittura scoperto una specie di anfipode mai venuta alla luce fino a quel momento. Proprio per questo motivo si è deciso di chiamarla con il nome dell’isola in cui è stata rinvenuta: «caprella tavolarensis».
 Un’altra buona notizia per l’Amp diretta da Augusto Navone, che proprio recentemente è stata citata dal «National Geographic», la rivista leader mondiale del settore, come una delle 4 migliori aree marine d’Italia. I 18mila ettari di acque cristalline e spiagge bianchissime che si affacciano sui comuni di Olbia, Loiri Porto San Paolo, San Teodoro, sono da sempre il miglior biglietto da visita per uno sviluppo sostenibile del territorio: ambiente da un lato, turismo dall’altro.
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Cagliari
LA DENUNCIA DI UNICA
College per pochi pagato con fondi pubblici
 
 CAGLIARI. Gli studenti del movimento Unica 2.0-Per l’università di tutti contestano i fondi pubblici stanziati per la costruzione del college universitario Sant’Efisio a Cagliari, struttura della diocesi inaugurata l’anno scorso dall’arcivescovo Giuseppe Mani e cofinanziata da Regione, Comune e ateneo. «I soldi per il diritto allo studio e l’università pubblica non ci sono». Invece, per il college «struttura privata di chiaro riferimento cattolico» sono stati stanziati 16 milioni di euro pubblici, mentre le case dello studente dell’Ersu devono ancora essere ristrutturate. Il college - rileva Unica 2.0, che con Alice Marras è presente nel consiglio di amministrazione dell’Ersu - «è accessibile a soli studenti di sesso maschile, che abbiano la possibilità finanziaria di 600 euro mensili di base e siano disposti a sottostare alle regole di austerità che il ‘contratto educativo’ prevede. Ad ora vi studiano solamente quattro fortunati».
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
Cavie a pagamento, la nuova strada della ricerca scientifica
Un registro di 100 volontari idonei a testare i farmaci Per un antinfiammatorio compenso di 400 euro
La società Fase 1, che opera all’ospedale Brotzu di Cagliari, ha istituito un registro regionale
SILVIA SANNA
 
 SASSARI. La metà di loro ha meno di 30 anni e una laurea. Tutti in buona salute, la maggior parte uomini, perché nelle donne in età fertile la sperimentazione non è consigliata. Sono volontari: provano nuovi farmaci per testarne gli effetti sull’organismo, prestano il proprio corpo alla ricerca in cambio di un compenso. «Cavie umane»: sono già 100 nel registro, ma la richiesta è in aumento.
 Si chiama «Fase 1»: è una srl interamente partecipata dalla Regione che punta a sviluppare, tramite la ricerca clinica, nuovi agenti diagnostici e terapeutici. Nell’isola la sperimentazione avviene all’azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari: il progetto ha lo scopo di testare gli effetti di farmaci nuovi o già in commercio su volontari sani e malati a fine esclusivo di ricerca. Attiva da novembre 2009, Fase 1 è una delle due strutture del genere in Italia (l’altra si trova a Verona) che ha ricevuto l’autorizzazione a operare in un settore ancora poco conosciuto in Italia. I farmaci vengono testati sull’uomo solo dopo essere stati sperimentati sugli animali: questo naturalmente non garantisce che il prodotto sia sicuro, per questo i volontari sono tutelati da un’assicurazione che prevede un risarcimento nel caso il test provochi danni alla salute. Le «cavie umane» sono consapevoli dei rischi che corrono. Spiega Raffaella Origa, responsabile per la sperimentazione clinica: «I volontari sono mossi da amore per la scienza, vogliono dare il loro contributo alla lotta contro determinate malattie». Chi si candida (rivolgendosi al Brotzu) deve superare una serie di esami: innanzitutto deve dimostrare di essere in buona salute, di non soffrire o avere sofferto in passato di patologie che potrebbero ripresentarsi. «Per questo è fondamentale la collaborazione del medico di base, che fa da garante alle dichiarazioni rese dal paziente». E poi c’è il test psicologico, fondamentale per valutare le principali caratteristiche della personalità e mettere in luce eventuali disturbi. Ma anche per dimostrare di non avere fini di lucro, accettando di sottoporsi alla sperimentazione esclusivamente per mettere qualche soldo in tasca. Chi rifiuta di sottoporsi al test, viene automaticamente escluso. Quarantacinque persone, che avevano presentato domanda, non sono state state giudicate idonee, proprio perché il quadro clinico non era perfetto e gli esami di tipo psicologico hanno lasciato qualche dubbio nella commissione giudicante. Dei 100 volontari sani che compongono il registro, l’80 per cento ha meno di 40 anni e arrivano da tutta la Sardegna. E «nessuno di loro - precisa Raffaella Origa - si trova in una condizione di difficoltà economica. Anzi, spesso si tratta di ricercatori o medici che vogliono dare il proprio contributo alla scienza». Il compenso, in ogni caso c’è. Arricchirsi è impossibile, perché la legge prevede che la stessa persona possa sottoporsi alla sperimentazione clinica al massimo due volte l’anno. Ma, se il test comporta particolari disagi, un periodo più o meno lungo di degenza in ospedale e una serie di rinunce, la somma percepita può essere consistente. Sinora al centro di Cagliari è stata effettuata una sola sperimentazione. Sotto esame un antinfiammatorio già in commercio del quale si voleva indagare un aspetto sconosciuto. Otto volontari hanno partecipato alla sperimentazione: hanno preso parte a due sedute, della durata di due ore ciascuna e dopo una settimana hanno comunicato per telefono gli effetti del farmaco. Un impegno minimo, ricompensato con 400 euro. Gli 8 volontari stanno bene, nessuno ha riportato danni e per questo ottenuto un risarcimento. «Soprattutto - dice Raffaella Origa -, la sperimentazione è stata un successo: abbiamo raggiunto lo scopo». Alla Fase 1 seguirà la Fase 2 e poi la Fase 3: quella finale, in cui si deciderà se un determinato farmaco può essere commercializzato oppure no.
 Il progetto va avanti, con obiettivi molto ambiziosi. Fase 1 vuole infatti indagare il campo delle malattie endemiche in Sardegna: diabete, talassemia e sclerosi multipla. E vuole verificare la reale corrispondenza tra i farmaci cosiddetti generici e quelli distribuiti con il marchio delle case farmaceutiche: spesso il principio attivo non è esattamente lo stesso, dunque gli effetti possono essere leggermente differenti. Un mese fa, inoltre, Fase 1 ha chiuso un accordo con la multinazionale Novartis per studi oncologici. I test si svolgeranno all’ospedale Businco di Cagliari e in altri cinque centri: trattandosi di farmaci tossici, la sperimentazione non potrà riguardare volontari sani ma solo pazienti già in trattamento.
 

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