Venerdì 4 marzo 2011

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 marzo 2011
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
      
 
L’UNIONE SARDA
  
1 - L’Unione Sarda / Prima Pagina
Gli ostacoli alla Riforma Gelmini
COM'È DIFFICILE CAMBIARE L'UNIVERSITÀ
di Gaetano Di Chiara
L'Università di Cagliari, come le altre università italiane, è alle prese con la Riforma Gelmini, una riforma indigesta per coloro, molti in verità, che temono di perdere le rendite di posizione di cui avevano ususfruito con l'attuale ordinamento e che la Riforma, almeno nel suo spirito, intende eliminare.
L'attuazione della Riforma Gelmini non sarà facile per la difficoltà di una larga parte dell'università italiana a modificare un assetto consolidato ma ormai inadeguato all'attuale condizione culturale e socio-economica.
La Riforma infatti, toglie alle Facoltà il compito di fornire e reclutare i docenti per ricoprire gli insegnamenti dei vari corsi di laurea, trasferendo questa funzione direttamente ai docenti di ciascuna disciplina riuniti in uno stesso dipartimento.
Riuscire a far rientrare in uno stesso dipartimento tutti i docenti di una stessa disciplina non sarà facile, dato che nell'ordinamento attuale quei docenti sono stati "separati in casa", distribuiti nelle varie facoltà, vere e proprie riserve, dove agisce un principio di selezione del tutto artificiale rispetto a quello naturale. Le facoltà hanno infatti creato un ambiente nel quale le varie discipline si sono sviluppate in maniera non necessariamente corrispondente alle esigenze della didattica e della preparazione professionale dei laureati di quella Facoltà. Così è successo che discipline non caratterizzanti per i corsi di laurea o discipline storiche ma ormai prive di importanza per la professione dei laureati, abbiano acquisito o mantenuto, grazie alla Facoltà, una supremazia, sia come numero di docenti che di materie presenti nell'ordinamento degli studi. Viceversa, discipline assolutamente essenziali per una moderna preparazione professionale e scientifica, hanno avuto uno sviluppo del tutto inadeguato.
Le Facoltà, da motori dello sviluppo delle università, sono così diventate un impedimento alla sua evoluzione. La Riforma Gelmini dovrebbe invertire questa deriva involutiva, semplificando e rendendo più efficente la distribuzione dei docenti tra i vari corsi e il loro reclutamento, cioè, la formazione e l'assunzione di nuovi docenti. Siamo ben consci che, per molti docenti, non sarà facile abbandonare i vecchi schemi e uscire allo scoperto, fuori dalle facoltà, privi del loro scudo protettivo.
Ma se le facoltà spariranno, la nuova governance imposta dalla Riforma renderà possibile l'attuazione di un meccanismo virtuoso che premierà la ricerca di eccellenza, responsabilizzando i docenti nella scelta dei ricercatori da avviare alla carriera universitaria. Infatti, dato che, secondo la Riforma Gelmini, i dipartimenti riceveranno una quota dei fondi statali sulla base della loro produttività in ricerca, sarà interesse di tutti i docenti di uno stesso dipartimento che il reclutamento dei giovani ricercatori avvenga sulla base del merito e della capacità di produrre ricerca ad alto livello. Ci vorrà un po' di tempo, almeno una generazione, prima che i benefici di questa riforma si faranno sentire. Perciò, non saranno i docenti attuali ad avvantaggiarsene, ma i giovani.
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca Regionale / Pagina 7
Il caso. Potrebbe essere la svolta nell'inchiesta su guerre simulate e tumori aperta dalla Procura di Lanusei sul poligono
QUIRRA, SEGRETO SULLA CASSA MISTERIOSA
Contiene cemento per isolare una sostanza radioattiva
L'esame di ieri in un bunker è durato sei ore ed è coperto dal segreto istruttorio: non si sa neppure se siano armi o pezzi di radar.
Il contenuto delle casse con materiale radioattivo esaminato ieri nel bunker della facoltà di Fisica dell'Università di Cagliari resta segreto. Potrebbe essere una svolta nell'indagine aperta dalla Procura di Lanusei sul rapporto tra guerre simulate alta insorgenza dei tumori registrata nella zona. Stando a indiscrezioni filtrate, nelle casse sequestrate nei depositi di Perdasdefogu e Quirra dove si sono ammalati di linfoma due magazzinieri, c'è stata qualche sorpresa per gli investigatori.
MILITARI L'Aeronautica ostenta sicurezza e fornisce per suo conto un primo responso: «Nessuna arma all'uranio impoverito». Certamente è stato rinvenuto uranio 238, quello naturale, nei componenti analizzati ieri. Confermata la loro alta radioattività, cinque volte superiore alla media: l'uranio 238 ha un valore standard di 0,2, gli strumenti del professor Paolo Randaccio, docente di fisica nucleare dell'Ateneo cagliaritano, hanno segnato “più uno”. Comunque non pericoloso alla salute, in quelle quantità: ma se in passato in quel magazzino fosse stato sistemato un numero più elevato di materiale radioattivo in attesa di smaltimento, allora il discorso sarebbe diverso.
CASSA SOSPETTA Ma il particolare più inquietante è un altro e potrebbe essere la vera svolta nell'inchiesta sul poligono: in una delle 15 casse esaminate ieri c'era un blocco di cemento. Materiale che sarebbe stata utilizzare per isolare altri elementi pericolosi contenuti nella cassa sigillata. E in questo caso sarebbe grave il fatto che fosse custodita in un deposito senza alcuna segnalazione di rischio radioattività, di libero accesso per i lavoratori del poligono.
L'ESAME Ieri mattina gli uomini della squadra mobile di Nuoro, che segue l'inchiesta per conto del procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi, i vigili del fuoco dello speciale reparto nucleare, biologico, chimico e radiologico, anche gli artificieri della Questura di Cagliari (nel caso che si scoprisse la presenza di armi all'uranio impoverito), si sono presentati nella Cittadella universitaria di Monserrato a mezzogiorno. Appuntamento con il professor Randaccio per l'esame del materiale sequestrato dalla magistratura nella base.
IL RADIO Si è cominciato dalle cassette aperte, quelle contenenti metal detector di vecchia generazione con il quadrante radioattivo e verniciati con una sostanza al radio, ritenuta abbastanza pericolosa e che deve essere per legge conservata in locali idonei e protetti.
Lavori sono proseguiti per sei ore. Ma le analisi del materiale rinvenuto dureranno diversi giorni. Non prima di una settimana il professor Randaccio sarà in grado di fornire al procuratore Fiordalisi una completa relazione tecnica spettrometrica di quanto esaminato ieri.
LA NOTA L'Aeronautica ribadisce che le casse contengono «solo valvole di radar utilizzate nel poligono e poi smontate a fine uso, dove potrebbero essere presenti piccole tracce di uranio naturale, trizio, torio e cobalto 60. Nel settembre scorso un'ispezione del Cisam (il Centro studi militari di Pisa) aveva certificato che il materiale, lo stesso sequestrato dalla procura di Lanusei, era custodito secondo i criteri previsti dalle norme».
ISPEZIONE Intanto ieri pomeriggio ennesima ispezione nel poligono su ordine del procuratore Domenico Fiordalisi. Uomini dalla Polizia e della Forestale, insieme al professor Pier Luigi Carboni, tossicologo dell'Università di Cagliari, hanno prelevato dei campioni di acque, terra e muschio in terreni del Poligono che saranno poi presi in esame dal tossicologo incaricato dalla Procura per verificare la presenza di radioattività o inquinamenti nocivi per la salute dell'uomo e degli animali. controllata soprattutto la zona dove erano state nascoste sotto terra armi utilizzate dai tedeschi negli anni Sessanta.
PAOLO CARTA
 
le reazioni
Gli indipendentisti: chiudiamo le basi
Il direttivo nazionale di “A manca pro s'indipendentzia” non ha dubbi. Anzi, non li ha mai avuti: «Ai partiti politici e ai sindacati che soltanto oggi, di fronte a tumori nel 65 per cento dei pastori che gravitano a stretto contatto con la base militare, agli agnelli malformati, alle grotte danneggiate dalle esplosioni, chiede la sospensione delle guerre simulate, ricordiamo che da sempre noi indipendentisti chiediamo l'immediata chiusura di tutti i poligoni, basi e ogni altra installazione militare straniera sul nostro territorio nazionale (italiani, Usa o Nato). Esigiamo inoltre che lo stato italiano paghi le bonifiche e il ripristino dei poligoni ad uso civile, risarcisca le vittime e indennizzi tutte le attività economiche che in questi anni sono state danneggiate direttamente o indirettamente dalla presenza militare».
Il messaggio di “A manca pro s'indipendentzia” è soprattutto politico: «Tutto ciò che si svolge all'interno del poligono è coperto dal segreto di stato e intanto molte persone si ammalano di linfomi e muoiono, e le terre circostanti hanno perso la loro fertilità diventando aride. Dobbiamo essere in grado di agire come popolo e di difendere la nostra terra da qualsiasi atto incivile e dannoso. Lo stato italiano ha dimostrato di non proteggere la nostra salute e di rendere contaminata e nociva la nostra terra. Apriamo gli occhi davanti a tutto questo orrore, denunciamo con tutti i mezzi di cui siamo a disposizione, ma soprattutto alziamoci e lottiamo per i nostri diritti».
Intanto proprio ieri il neo Comitato di studio sulla “sindrome di Quirra”, costituito dalla Provincia dell'Ogliastra, ha iniziato il suo lavoro e ha deciso di analizzare autonomamente i dati epidemiologici già raccolti, e di quelli in arrivo, sui casi di tumore registrati tra la popolazione e di malformazioni sul bestiame nell'area militare di Perdasdefogu-Quirra, già al centro di un'inchiesta della magistratura di Lanusei.
«Abbiamo stabilito un percorso di lavoro e concordato di coinvolgere, di volta in volta, tutti i soggetti che possono contribuire a fare chiarezza sulla sindrome di Quirra, come i Comuni, Asl, enti locali, esperti e studiosi», ha spiegato il presidente della Provincia, Bruno Pilia, che ieri ha coordinato i lavori del Comitato. Si cercherà di coinvolgere anche la Provincia di Cagliari, su cui ricade parte del territorio del Poligono, e la Regione che, con gli assessorati della Sanità e dell'Ambiente, ha competenze precise in materia di salute pubblica.
Alla riunione, oltre agli amministratori locali, hanno partecipato il commissario della Asl ogliastrina, Francesco Pintus, il responsabile del Registro tumori di Nuoro e Ogliastra, Mario Usala, il direttore del Dipartimento di prevenzione Asl, Dino Garau, e il dirigente sanitario dell'Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Ogliastra, Pierangela Cabras.
A esprimere perplessità sulla nascita di questo ulteriore gruppo di lavoro è stato Antonio Onnis, responsabile dell'equipe scientifica che dovrà valutare i risultati del monitoraggio ambientale effettuato dalla Nato nel poligono. «Che bisogno c'è di convalidare ulteriormente i dati che già altri devono a loro volta valutare?».


3 - L’Unione Sarda / Carbonia - Pagina 27
Potrebbero essere revocati i 450 mila euro per l'impianto di trattamento dei rifiuti
Torcia al plasma, progetto a rischio
Il Comune ricorre alla procedura negoziata per l'appalto
Il Comune compie l'ultimo tentativo per realizzare l'impianto sperimentale di incenerimento dei rifiuto con la torcia al plasma.
Il Comune va a caccia di imprese per realizzare dell'impianto pilota per realizzare l'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti utilizzando l'innovativa tecnologia della torcia al plasma. L'obiettivo è quello di dare gambe al progetto in maniera da evitare la perdita dei 450 mila euro di finanziamento finalizzati a questa operazione. Dopo il flop della gara d'appalto indetta l'anno scorso (non si fece avanti nessuna società nonostante le manifestazioni di interesse), l'amministrazione comunale ha cambiato strategia «perché è nostra intenzione - conferma l'assessore ai Servizi pubblici Marco Fanni - tentarle tutte per non perdere il finanziamento».
LA TRATTATIVA Accantonato il bando, è stata avviata una procedura negoziata, iter secondo il quale gli enti consultano gli operatori economici da loro scelti e negoziano le condizioni dell'appalto. Allo stato, la procedura negoziata potrebbe riguardare quattro o cinque società. Ma siccome il procedimento si concluderà il 13 marzo, in questi giorni c'è ancora tempo per invitare imprese. In cassa ci sono 450 mila euro: è ciò che avanza di un finanziamento di un milione di euro erogato nel 1999 dal Ministero dell'Ambiente al Comune per attuare le attività dell'Agenzia energetica sulcitana. Fra studi sull'inquinamento nel Sulcis, interventi di sensibilizzazione al risparmio energetico, costi di gestione e varie attività, il finanziamento si è ridotto a meno della metà senza, ma non è mai decollato l'intervento più importante: l'impianto pilota per il trattamento termico dei rifiuti, la frazione umida che, bruciata a temperature di circa 1500 gradi, produrrebbe energia elettrica.
L'IMPIANTO Lo scopo è sperimentare la produzione di gas combustibile (il syngas) dalla frazione umida ei rifiuti, verificando, inoltre, la quantità delle emissioni gassose. L'impianto, che comprende anche un progetto di ricerca in collaborazione con l'Università di Cagliari, è composto da un sistema di preparazione e caricamento dei rifiuti e delle loro frazioni (ad esempio il cdr, combustibile a rifiuti) e da un sistema di trattamento dei gas. Non sono molte le società in circolazione in grado di realizzare un impianto del genere. Se il Comune dovesse trovare gli imprenditori disponibili a realizzarlo, l'impianto sperimentale avrebbe un respiro provinciale. Altrimenti, i 450 mila euro dovranno essere restituiti.
ANDREA SCANO
 

4 - L’Unione Sarda / Cultura - Pagina 53
archeologia Trovate 500 iscrizioni latine
Chiusa dopo 15 anni la campagna di scavi a Uchi Maius, Tunisia
La Tunisia in tumulto. Prima polo commerciale del Mediterraneo, poi le occupazioni, lo sfruttamento, le barbarie degli atti vandalici e i nuovi dominatori. La storia, che sembra attuale invece va dall'età claudia al XII sec. d.C., la raccontano le pietre. E a interpretarle sono i sardi. Dopo 15 anni si è conclusa la campagna di scavo archeologico condotta a Uchi Maius (nella Tunisia settentrionale), dall'Università di Sassari e dall'Institut National du Patrimoine de Tunisie. «Abbiamo recuperato circa 500 iscrizioni latine che hanno ricostruito la storia del sito dalla dominazione romana all'arrivo dei Vandali, restaurato epigrafi di grande rilievo e i mosaici del Foro, riordinato le ceramiche e realizzato importanti interventi su fortificazioni e abitazioni», spiega Attilio Mastino, rettore dell'Università di Sassari. Con Mustapha Khanoussi, dell'Institut de Tunisie, ha diretto la missione archeologica che ha coinvolto circa 400 archeologi e ricercatori delle università di Sassari, Pisa, Siena, Roma e Tunisi.
L'ultima campagna di scavo della missione ha messo in luce i caratteri urbanistici di Uchi Maius dal V al XII secolo, in particolare la cittadella fortificata islamica e la moschea. «In 200 anni di studi archeologici è la prima volta che l'Africa del Nord viene analizzata per capire cosa accadde nel periodo successivo all'occupazione romana», spiega Marco Milanese, ordinario di Archeologia urbana nell'ateneo sassarese e direttore dello scavo: «Sin dall'Ottocento, l'archeologia si è occupata dell'Africa per analizzarne la fase romana. Con gli ultimi scavi siamo andati oltre chiedendoci: cosa è successo dopo, quando arrivarono gli arabi? Che situazione trovarono? Come avvennero gli insediamenti islamici?». Per dare una risposta, nel sito della colonia romana a 120 km da Tunisi è stata posizionata una trincea di oltre 100 metri con 6 saggi di valutazione al cui interno è stato fatto lo scavo. «Quando gli arabi arrivarono in questa città, che un tempo era fiorente centro dei commerci del Mediterraneo, la trovarono degradata e rimpicciolita, molto lontana dalla tipica perfezione delle colonie romane. A incidere furono fattori economici e politici. Nel V secolo i vandali ne violarono i luoghi sacri, ne cambiarono completamente il profilo sfruttandola economicamente, soprattutto per l'altissima capacità produttiva di olio». L'area del Foro, un tempo importante luogo pubblico decorato con statue, divenne un enorme frantoio. Una rara epigrafe di due tonnellate in marmo dedicata nel II sec. d.C. all'imperatrice Lucilla venne sradicata e usata come contrappeso per schiacciare le olive. Il bello e il sacro lasciarano il posto al commercio.
Entro aprile sarà pronto il materiale per una pubblicazione che riscriverà pagine di enorme interesse per la storia della Tunisia e del Maghreb. «Anche se molti sono i quesiti ancora aperti e gli elementi su cui si potrebbe ancora lavorare». Nessun problema di comunicazione e coordinamento con i colleghi tunisini dopo le vicende legate alla caduta di Ben Ali? «Nessuno. I rapporti erano ottimi prima e continuano ad esserlo adesso, tanto più che il nuovo ministro della Cultura tunisino ha un legame fortissimo con l'ateneo sassarese che nel '98 gli ha conferito la laurea honoris causa».
CRISTINA MUNTONI
 
 
5 - L’Unione Sarda / Cronaca di Oristano - Pagina 23
carmine
Mostra “La Sartiglia d'altri tempi”
Il Consorzio Uno collabora ad una delle iniziative collaterali della Sartiglia, mettendo a disposizione il Chiostro del Carmine per la mostra fotografica “Sartiglia d'altri tempi”. Durante l'esposizione alcuni studenti del corso di laurea in Economia e gestione dei servizi turistici garantiranno supporto ai visitatori, grazie ad un tirocinio attivato in collaborazione con la Fondazione Sa Sartiglia che prevede l'assegnazione di 2 crediti formativi distribuiti in 10 ore d'aula e 10 di attività pratica.
 
 
6 - L’Unione Sarda / Nuoro e Marghine - Pagina 26
Macomer. L'imprenditore ha acquistato all'asta il capannone dell'ex caseificio Tanda
Ceccato, busta paga per tredici operai
Al via in autunno la produzione di strumenti di precisione
Dopo le prime assunzioni a tempo indeterminato, verranno chiamati al lavoro altri operai che intanto seguono i corsi di formazione.
Si parte a ottobre con l'attività legata alla produzione tutta sarda di strumenti meccanici di precisione. La società Ceccato Sardegna (costituita a Macomer due anni fa), leader mondiale del settore, ha acquistato il capannone dove in autunno verrà avviata la produzione. Si tratta dell'ex caseificio Tanda, realizzato diversi anni fa nell'area di Tossilo, vicino alla 131, che la Ceccato di Pippo Angelico ha comprato da un'asta fallimentare: un'area di 65 mila metri quadri, di cui 12 mila coperti.
LA LUNGA ATTESA Dopo due anni di attesa si chiude quindi un ciclo difficile, caratterizzato dall'impossibilità di avere a disposizione un capannone dove poter operare. In precedenza, Pippo Angelico si è visto negare il capannone della Legler e successivamente quello della Texal. Tenacia e caparbietà dell'imprenditore brianzolo hanno fatto sì che il progetto industriale nell'area di Macomer non venisse accantonato. Ora, con l'avvio alla formazione breve di tredici addetti, che il 15 marzo partiranno a Milano; altri sessantacinque operai selezionati seguiranno i corsi attraverso il Bic Sardegna. Pippo Angelico, accompagnato dal consulente legale Gianfranco Congiu e da quello fiscale Luciano Ledda, ha illustrato ieri i termini dell'operazione e annunciato l'avvio dell'attività produttiva subito dopo la fine dell'estate. Il tempo necessario, quindi, per rendere lo stabilimento adeguato all'attività. Si partirà subito, con l'assunzione a tempo indeterminato di una trentina di addetti, per il quali l'azienda ha rinunciato ai benefici della formazione.
LA TECNOLOGIA La Ceccato Sardegna - spiega Pippo Angelico - procederà particolarmente sul campo dell'energia, con motori sterling ad alto risparmio energetico, con la produzione di strumenti meccanici di precisione; attività nella quale sono consentiti solo tre difetti su ogni milione di pezzi». In collaborazione con la Ceccato di Milano, il Politecnico del capoluogo lombardo, l'Università di Cagliari e un partner milanese è in programma la produzione a Macomer di un rivoluzionario ed ecologico micro compressore per impianti refrigeranti, le cui tecniche escludono il funzionamento col freon. «Per fare questo - spiega Angelico - occorre creare competenza tecnologica e commerciale. La Sardegna diventerà filiale autonoma che distribuirà il prodotto in tutto il mondo». A Milano, chiarisce l'imprenditore, la Ceccato continuerà ad operare, soprattutto nella ricerca applicata. Si parte con un capitale sociale di 13 milioni e mezzo di euro, interamente versato.
FRANCESCO OGGIANU
 
  

 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Cagliari
ATENEO
Iscrizioni tirocinanti
Sono aperte le iscrizioni alla selezione dei tirocinanti 2011 nell’ambito del Programma di Italia lavoro «Formazione ed innovazione per l’occupazione» (FIxO). L’iniziativa cui partecipa l’ateneo di Cagliari è sostenuta dal ministero del Lavoro e ha l’obiettivo di ridurre i tempi di ingresso dei giovani laureati nel mondo del lavoro. I tirocini durano sei mesi.
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Sardegna
Quirra, aperte le casse: i materiali sospetti in un «bagno» di malta 
PERDASDEFOGU. Sette ore di lavoro nel bunker della cittadella universitaria di Cagliari circondato da uno schieramento di forze in grande stile: vigili del fuoco, squadra mobile di Nuoro, personale del laboratorio. Ma alla fine delle operazioni, sulle cinque casse con tracce di radioattività sequestrate nei giorni scorsi al poligono di Quirra e aperte e analizzate ieri pomeriggio dal fisico Paolo Randaccio, scende il silenzio. Su precisa disposizione del procuratore Domenico Fiordalisi.
Nessun commento da parte del fisico che avrà trenta giorni di tempo per depositare la sua relazione tecnica, nessuno dagli investigatori. Mentre l’Aeronautica continua a ribadire che in quelle casse c’erano solo parti di valvole e pezzi di radar, e nessun tipo di uranio pericoloso. Certo è che qualunque oggetto contenessero quelle casse - ma sembra che fossero effettivamente valvole e parti di radar - era in gran parte immerso nella malta cementizia. Era stato, cioè, già pre-trattato nell’attesa di essere spedito al Cisam di Pisa, l’ente che si occupa non solo di ricerca ma anche di supporto logistico alla Difesa. E che si occupa anche di stoccare il materiale radioattivo che gli giunge dalle basi e dai poligoni militari di tutta l’Italia. Alcuni documenti dello stesso Cisam, tuttavia, acquisiti alcuni giorni fa dalla squadra mobile nuorese guidata da Fabrizio Mustaro, avevano stabilito che quel materiale doveva essere stoccato dieci anni fa.
In azione un tossicologo. Intanto, ieri mattina, mentre in quel di Cagliari stavano per partire le analisi del fisico Randaccio, il poligono di Perdasdefogu è stato teatro di una nuova fase di indagini scientifiche. Stavolta, a entrare in azione è un tossicologo dell’università di Cagliari nominato come consulente dal procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi. Si chiama Pierluigi Caboni, ed è un ricercatore di chimica con un nutrito curriculum e pubblicazioni su veleni, tossine, pesticidi. Le sue analisi cominciano ieri mattina, alla presenza di squadra mobile, scientifica e Forestale, e si protraggono per alcune ore. Preleva carote di terreno, campioni di acqua e di muschio, “spennella” vecchi carri armati per recuperare tracce potenzialmente preziose per le indagini. Le zone interessate dai suoi prelievi sono in gran parte le stesse visitate da altri consulenti della Procura. Una, ad esempio, è la zona dove circa una settimana fa era affiorata una piccola discarica di metalli. Parti di missile, rottami di vario genere che lo stesso personale dell’Aeronautica aveva notato durante un’operazione di bonifica disposta dal comandante del poligono, il generale Sanzio Bonotto. A far affiorare quei metalli, probabilmente, era stata anche la pioggia. La discarica metallica era stata posta sotto sequestro dal procuratore Fiordalisi. Ieri, anche attorno a questa discarica, il tossicologo Caboni preleva alcuni campioni di acqua e alcune “carote” di terreno. Nei prossimi giorni analizzerà tutto per capire se il terreno e l’acqua del poligono possano o meno aver assorbito sostanze nocive alla salute. Un’altra zona del poligono dove ieri sono stati prelevati i campioni è quella attorno alla piattaforma di lancio dei missili.
 
   
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Sardegna
Il fisico: «Radioattività? Nessun problema» 
Parla il professor Paolo Randaccio, consulente della Procura di Lanusei Rebus su nanoparticelle e su altri potenziali rischi nelle terre della base 
PIER GIORGIO PINNA 
PERDASDEFOGU. «Naturalmente sono tenuto al rispetto del segreto istruttorio, ma da quel che ho visto fino a oggi a Quirra mi sento di escludere rischi per la salute». Secondo il fisico Paolo Randaccio, nell’area del poligono sperimentale interforze, «in generale non esistono livelli di radioattività che possano causare problemi». Paolo Randaccio, fisico «radioprotezionista», è tra i consulenti del procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi. La sua attività d’indagine rientra nell’inchiesta per le ipotesi di omicidio colposo plurimo e violazione di norme ambientali. All’università di Cagliari è professore associato di fisica applicata alla medicina. Ancora oggi coinvolto in progetti sul monitoraggio di pazienti anziani che hanno bisogno di frequenti analisi e sullo sviluppo di particolari processori, ha spesso affrontato temi collegati, come la radioattività nei materiali edili da costruzione.
 - Professor Randaccio, lei come professionista e come consulente della magistratura ha operato anche alla Maddalena: quali le differenze con Quirra?
 «Tante e fondamentali. Nell’arcipelago, insieme con i colleghi francesi, abbiamo potuto accertare che i livelli rilevati nelle acque rientrano in un fenomeno naturale. In quel mare vivono particolari specie di alghe che assimilano il torio, un elemento radioattivo. Da loro, sebbene concentrati in piccole quantità, arrivano i segnali molto intensi riscontrati nei campioni raccolti attorno alle isole».
 - Nonostante la presenza dei sommergibili atomici della Us Navy le sue perizie avevano dunque escluso contaminazioni dovute alle servitù militari: quali invece le premesse metodologiche per Quirra?
 «Posso soltanto dire, in questa fase, che abbiamo ricevuto l’incarico di verificare se esistano sorgenti radioattive non controllate a terra. Da privato cittadino, e non da specialista, posso aggiungere che forse sarebbe necessaria un’analisi complessiva su tutti i possibili pericoli esistenti in quel territorio».
 - Lei ha la responsabilità del Servizio di radioprotezione nel suo ateneo: ci sono analogie tra il nuovo caso che le è stato affidato e il compito di stabilire la corretta applicazione delle norme nell’impiego di sorgenti di radiazione e gestire lo smaltimento dei rifiuti radioattivi?
 «Le analogie sussistono solo per il rispetto delle leggi. In Italia abbiamo disposizioni che giustamente puntano molto sulla salvaguardia della salute. Per i lavoratori, come per esempio alcuni specialisti in chirurgia che utilizzano i raggi X in sala operatoria, è previsto un limite di esposizione in un anno da cento a mille volte inferiore a quello che può rappresentare una fonte effettiva di problemi».
 - Lei fa discorsi tranquillizzanti.
 «È perché mi sono reso conto che girano voci prive di fondamento. Ne aprofitto anzi per sottolineare che nell’isola siamo attrezzatissimi per i rilievi della radioattività. E i tecnici sardi sono preparati, pignoli, i primi a tenere al rispetto dell’ambiente. Del resto, il fatto è apparso evidente con il blocco di Tir sospetti nei giorni scorsi a Portovesme. Ma ricordo che abbiamo almeno 6 centri pronti a ogni evenienza: le sedi Arpas di Cagliari e Sassari, quelle dei nuclei specialistici Nbcr dei vigili del fuoco di Cagliari, Sassari e Nuoro, il nostro dipartimento».
 - Quali le differenze tra la ricerca di nanoparticelle e le indagini sulla radioattività?
 «Quello delle polveri sottili è un campo di cui non mi occupo a livello professionale. Per il secondo aspetto, mi limito a constatare che oggi è facilissimo misurare la radioattività».
 - Tra i diversi tipi di radioattività, comunque, negli ultimi giorni si è spesso creata incertezza. Si è parlato di uranio arricchito e impoverito. Può spiegare la differenza?
 «L’Uranio 238 è il progenitore di una famiglia. È come se fosse Abramo o Isacco per l’umanità. Produce una serie di radioisotopi, come il Radio 226 scoperto da Marie Curie o il Radon. Bene, l’uranio 238 è quello presente in natura, in equilibrio con i discendenti, cioè associato con tutti i suoi figli».
 - E allora?
 «L’uranio impoverito, prodotto di scarto del processo d’arricchimento per le bombe atomiche o per le centrali nucleari, contiene solo il progenitore Uranio 238 più il figlio Torio 234 e il nipote Protoattinio 234. È noto che a Quirra abbiamo accertato la presenza di Uranio 238 utilizzando strumentazione portatile. Adesso dobbiamo procedere alle analisi con strumenti più sofisticati, in laboratorio».
 - Se fosse confermato che il contenuto è quello indicato nelle diciture sulle casse sotto sequestro, potrebbe trattarsi di sostanze diverse dall’uranio impoverito?
 «Sono obbligato al silenzio. Ma credo che troveremo materiale radioattivo usato in speciali strumentazioni elettroniche. Allo stato, comunque, si possono fare solo ipotesi».
 - Si è parlato pure di presenza di trizio radioattivo.
 «Allarme ingiustificato. Il trizio è praticamente innocuo. Può essere tossico soltanto in grandissime quantità. Tanto è vero che viene usato nell’industria, miscelato con vernice fluorescente per la visione notturna in assenza di sorgenti luminose. Noi stessi a Cagliari lo impieghiamo in laboratorio biomedico, per esempio nelle analisi del Dna, con pochi problemi legati alla radioattività. Ma operando comunque con la massima sicurezza, dato che sono coinvolti in queste attività studenti e giovani ricercatori».
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 19 - Sassari
Un esercito di nuovi assunti 
Ok della Regione per infermieri e medici 
GABRIELLA GRIMALDI 
SASSARI. L’autorizzazione della Regione è arrivata nei giorni scorsi. Riguarda l’assunzione di 86 infermieri nell’azienda ospedaliero universitaria e di 22 infermieri professionali, 20 operatori socio-sanitari, undici cardiologi, due veterinari nella Asl. Un nutrito gruppo di persone che, dopo un lungo periodo di paralisi nelle due strutture sanitarie, sembra un vero e proprio esercito. Le motivazioni del cambio di politica da parte della Regione, che negli anni precedenti aveva totalmente disarmato i commissari di turno sono contenute in una breve nota firmata dall’assessore Antonello Liori. «Si tratta di un forte segnale di discontinuità rispetto al passato, soprattutto nei confronti di una recente gestione deficitaria della sanità isolana. È il risultato non della consueta richiesta di assunzioni dal sapore vagamente clientelare, ma dell’attenta e scrupolosa programmazione realizzata dai commissari delle due aziende che ha consentito l’assunzione di medici e infermieri».
Insomma, un atto d’accusa piuttosto esplicito alla gestione del precedente commissario della Asl Paolo Manca e il riconoscimento del lavoro «in sinergia» di Asl e Aou.
Soddisfazione espressa da Gianni Cavalieri, a capo dell’Aou da circa un anno, quando gli toccò sostituire Renato Mura. «Adesso si comincia a respirare, a poter pensare con un certo entusiasmo al futuro», dice. Anche se lui il suo futuro l’ha già deciso ed è di non proseguire la sua esperienza nel mondo sanitario alla fine del mandato fissata per il 31 marzo.
Gli infermieri saranno attinti da una graduatoria comune alle due aziende frutto di un concorso effettuato negli anni scorsi anche per la presa di posizione del consiglio provinciale. Si punta così ad eliminare del tutto il ricorso alle agenzie interinali che da tempo all’Aou era l’unico mezzo di arruolamento del personale. Gli infermieri saranno assunti a tempo indeterminato, ha spiegato il commissario, mentre per 103 amministrativi al momento è prevista un’assunzione a termine. Ma rispetto alla procedura delle agenzie interinali ci sarà un risparmio di mezzo milione di euro.
Discorso diverso invece per quanto riguarda la Asl. Tutte le assunzioni autorizzate saranno a tempo indeterminato ma è bene precisare che sia nel caso della Asl che dell’Aou si tratta di persone che già lavorano all’interno dei reparti. Alla presentazione ieri ha partecipato anche il commissario Asl Marcello Giannico il quale ha specificato che oltre all’ok per le assunzioni a tempo indeterminato, la Regione ha autorizzato l’assunzione a tempo determinato, per la durata di un anno, di un ostetrica da assegnare all’ Ostetricia e ginecologia di Ozieri.
A questa si aggiunge il rinnovo, per la durata di tre mesi di un contratto a tempo determinato per la figura di un medico di anestesia e rianimazione in servizio nell’unità operativa di Cardioanestesia del “Santissima Annunziata”. Il 22 febbraio scorso la Regione aveva anche autorizzato l’assunzione a tempo determinato per la durata di sei mesi, in sostituzione di personale assente per malattia e maternità, di 26 figure professionali (due dirigenti medici di Anestesia e rianimazione, uno di Ortopedia, un tecnico di Laboratorio, un tecnico di Radiologia e 21 infermieri professionali).
 

11 - La Nuova Sardegna / Pagina 3 - Nuoro
DALLE ORE 9
Architettura sostenibile, seminario alla Satta
Oggi, dalle 9 alle 18, nell’auditorium della biblioteca Satta, si tiene il seminario del IV convegno internazionale euromediterraneo sull’“Architettura sostenibile in area mediterranea”, organizzato dall’Ordine di Nuoro e dell’Ogliastra. La seconda giornata, si terrà domani all’Isre, con gli stessi orari. Moltissime le adesioni da tutta Italia, insieme a quelle di docenti di vari dipartimenti e università italiane e straniere.
 
 
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 11 - Cagliari
L’evento. Non solo esibizioni nelle strade ma anche mostre, convegni e degustazioni 
Le maschere romene a Ottana 
Carnevale senza frontiere nel regno dei boes e dei merdules 
FEDERICO SEDDA 
OTTANA. Non solo esibizioni di boes, merdules, filunzana e mascaras serias lungo le strade del paese, mostre di prodotti locali e un concorso sull’interpretazione più autentica delle maschere. Il carnevale di Ottana, stavolta, indossa l’abito della cultura.
E con tanto di collaborazione con l’università di Sassari, gli studenti di Erasmus, e alcuni studiosi di antropologia, più un gemellaggio con la Romania. Il programma messo a punto dal Comune con le associazioni culturali, il centro commerciale naturale, Provincia, il Sistema turistico locale, prevede convegni, incontri, dibattiti e filmati sulle tradizioni popolari, l’identità culturale, i miti del mondo contadino più ancestrale e le maschere del carnevale barbaricino. Tutto legato al significato di boes, merdules e filunzana: le maschere tipiche di Ottana che affondano le radici nel mondo precristiano. Si comincia domani, 5 marzo, nel centro polivalente di via Lussu, con il seminario «Riflessioni su cinema, filonzana e accabadora». Relatori: Gianluigi Secco, Pier Giacomo Pala e Michele Sechi. Moderatore Antonio Sanna. Si prosegue domenica, alle 10, sempre nel centro polivalente, con il convegno «I carnevali barbaricini come patrimoni culturali ed economici». Relatori: Sebastiano Mannìa, Antonio Sanna, Giuseppe Michele Gaia e gli studenti del progetto Erasmus dell’università di Sassari. Moderatore Tonino Bussu. Domenica mattina, nel centro diurno per anziani, verranno aperte le esposizioni di artigianato artistico e la mostra delle maschere rumene. Alle 12, via alle degustazioni di prodotti locali che saranno offerti ai visitatori fino a martedì grasso. Nel primo pomeriggio i canti del tenore Otzanesu precederanno la cerimonia di vestizione di boes, merdules e filunzana nel cortile del municipio. Verranno illustrati il corredo delle maschere e le fasi della lavorazione e intaglio delle caratzas di legno. Subito dopo le maschere si impadroniranno delle strade di Ottana con suggestive esibizioni fino a tarda notte. Lunedì 7, alle 15, sarà la volta dei merduleddos e degli alunni delle scuole con le maschere tradizionali. Alle 20.30 si terranno sas amoradas: dolci poesie in limba dedicate alla persona amata. Martedì riprenderanno le esibizioni delle maschere nel pomeriggio. Alle 19, premiazione dei vincitori del concorso nazionale «Dietro la maschera».
 
 
13 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Filosofia e Scienza
Giovedì 10, alle ore 16,30, nell’Aula umanistica della Facoltà di Lettere e Filosofia, via Zanfarino 62, si terrà la tavola rotonda su “L’uomo è il suo cervello?”.
 
 
14 - La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
Convegno promosso dai Gips 
Pezzotta racconta l’impegno di Labor 
SASSARI. L’aula umanistica della facoltà di Lettere dell’Università, in via Zanfarino, oggi alle 16,30 ospiterà il convegno dibattito sulla figura di Livio Labor e sulla centralità del lavoro. Si tratta del quarto della serie di incontri proposti dal Gips (Gruppo di impegno politico e sociale), per richiamare alla memoria e far conoscere ai più giovani gli uomini che nel recente passato sono stati in Italia al servizio delle istituzioni senza ricercare il proprio interesse, ma anzi mettendo il proprio talento al servizio della società. Uno di questi era Livio Labor. Parleranno di lui l’ex presidente nazionale delle Acli Domenico Rosati, il professore di Storia del pensiero economico Piero Roggi e il parlamentare Savino Pezzotta. Presidente delle Acli per nove anni (dal 1961 al 1969), ed ex senatore della Repubblica, Labor fu uno dei principali sostenitori della laicità della politica e dell’ordinamento statale rispetto alla chiesa: vedeva in questo principio i preziosi vantaggi, per la chiesa stessa, della libertà e della purità.(g.m.)
 
    
QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
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Questionario e social

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