Martedì 1 febbraio 2011

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 febbraio 2011
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 
    
 
L’UNIONE SARDA
01 - Master&back. L'Università “licenzia” gli assegnisti
02 - Ospedale civile, le brande nei corridoi
03 - Borse di studio. Banca Sella aiuta gli universitari
04 - Nuoro. Preparazione per l’ammissione ai corsi di laurea scientifici
05 - Da oggi certificati di malattia soltanto on line
 
LA NUOVA SARDEGNA
06 - Università, avviso di garanzia per Maida
07 - I risvolti penali del Rapporto Centrone
08 - Giustizia riparativa, primo seminario all’Università
09 - Sassari. Scuole di Dottorato di Ricerca
10 - Sassari. Centro Servizi per l’Impiego
11 - Dall’università all’ovile, andata e ritorno
12 - Comune di Cagliari. «Centro storico, non costruiamo sui vuoti» 
 


 
L’UNIONE SARDA
  
1 - L’Unione Sarda /  Cronaca di Cagliari - Pagina 21
Master&back. A 60 laureati non verrà rinnovato il contratto di ricerca nell’ateneo
L’UNIVERSITÀ “LICENZIA” GLI ASSEGNISTI
«Ci dicono che non ci sono soldi ma la Regione li ha dati»
Rientrati dal “Master and back”, hanno lavorato per due anni all’Università che, però, non concede il rinnovo per il terzo anno.
Hanno seguito master nelle migliori università del mondo, sono riusciti a ottenere dottorati di ricerca con i più noti luminari. Sono i cervelli sardi che, grazie al programma “Master and back”, dovrebbero rappresentare il fiore all’occhiello. E, invece, al rientro nell’Isola, al “back”, sbattono contro la dura realtà. Come capita alla sessantina di assegnisti dell’Università di Cagliari: i loro contratti sono scaduti o sono in scadenza. Nel giro di pochi mesi questi specializzati saranno a spasso.
LA SITUAZIONE Laureati in quasi tutti gli atenei, questa sessantina di giovani ha migliorato la propria preparazione nei centri d’eccellenza della Penisola o all’estero (dove ha vissuto per periodi che vanno dai dodici mesi ai tre anni). Tornati in Sardegna, sono stati impiegati per due anni nei vari dipartimenti universitari. Ma, ora, la loro esperienza sta per finire. Prima del tempo. «Tra le condizioni per l’ammissione al finanziamento dei progetti di ricerca», scrivono, «l’Agenzia regionale del lavoro aveva individuato l’assunzione dell’impegno da parte dei dipartimenti universitari al reperimento di fondi per il proseguimento dell’attività di ricerca del beneficiario per almeno un altro anno, successivo allo scadere del biennio».
L’UNIVERSITÀ Dunque, quei finanziamenti erano legati al prosieguo dell’attività di ricerca. Invece, dopo due anni, si torna tutti a casa. E, questa volta, sul banco degli imputati non sale la Regione. Dalle casse di viale Trento sono usciti circa sette milioni destinati alla ricerca. «Ma questo denaro», spiegano gli assegnisti, «è stato destinato ad altri scopi: alle borse di dottorato che l’anno scorso, in parte, non sono state assegnate per mancanza di partecipanti. Altri fondi sono stati utilizzati per nuovi contratti a ricercatori precari».
LE RICHIESTE Una vertenza, quegli degli assegnisti, che chiede soltanto il riconoscimento delle competenze. «Non pretendiamo che il rinnovo sia automatico: è giusto che veniamo esaminati da esterni sulla base delle pubblicazioni, delle partecipazioni ai seminari, delle nostre conoscenze. Soltanto dopo questo esame, vogliamo il rinnovo». Mentre nel resto del mondo si punta sulla ricerca, qui gli assegnisti si devono battere per un tozzo di pane o quasi. Lo stipendio di queste brillanti menti? «Circa 1.500 al mese. Ma non ci lamentiamo di questo anche se nel resto del mondo i nostri colleghi prendono molto di più. Ma a noi viene impedito di continuare il nostro lavoro».
MARCELLO COCCO
 
 
2 - L’Unione Sarda /  Cronaca di Cagliari - Pagina 19
Pazienti dei reparti di Medicina ricoverati negli anditi tra correnti d’aria e poca privacy
OSPEDALE CIVILE, LE BRANDE NEI CORRIDOI
L’Azienda mista: tutta colpa dell’epidemia di influenza
Scatta l’emergenza nei reparti di Medicina del San Giovanni di Dio. Pazienti nei corridoi dietro a un paravento.
Nonna Maria ha 97 anni e una busta attaccata per i bisogni. Forse è al capolinea, forse no. È rannicchiata su una branda, gli occhi chiusi e la labbra rattrappite. Un paravento non è sufficiente per ripararla dalle correnti d’aria del corridoio di Medicina 2 dell’Ospedale Civile dove è ricoverata da alcuni giorni. Discutere di privacy sembra un’eresia. Figuriamoci parlare di ambiente protetto quale dovrebbe essere una corsia ospedaliera. Pochi passi più avanti, un’altra branda con una giovane extracomunitaria. Un piano sotto, a Medicina 1, la situazione è più allarmante: i pazienti nei corridoi sono nove. Per i vertici dell’Azienda mista il sovraffollamento è causato dal picco dei ricoveri di anziani colpiti dall’influenza che ha provocato il tutto esaurito anche nei padiglioni del Policlinico universitario di Monserrato.
RICOVERI NEI CORRIDOI Ieri mattina nei reparti di Medicina del San Giovanni di Dio c’era gran fermento. Soprattutto al secondo piano. «Abbiamo cinque pazienti in più rispetto alla capienza regolamentare», afferma una dottoressa che preferisce non vedere il suo nome sul giornale. «Influenza? Macché. Qui l’emergenza ha radici più profonde», dice indicando un articolo di giornale appeso nella porta della stanza dei medici che annunciava «Mai più brande nei corridoi» e arricchito con commenti non certo benevoli nei confronti della direzione. «Il bello è che abbiamo finito i letti e, visto che siamo l’unico reparto del piano, non possiamo neanche chiederli in prestito». A Medicina 1 la situazione non va certo meglio, anzi, i pazienti in più sono nove.
L’AZIENDA MISTA Per il direttore sanitario dell’Azienda mista Gian Benedetto Melis la situazione è sotto controllo. Eppure neanche due mesi fa aveva diffuso una circolare che imponeva alle divisioni mediche e chirurgiche di ricoverare i malati fino a occupare i posti letto disponibili. «La causa del ricovero dei pazienti nei corridoi è la pandemia che sta colpendo soprattutto gli anziani», spiega Melis dal suo ufficio con vista sull’Orto botanico. «Ovviamente il primo posto libero lasciato dalle persone dimesse verrà immediatamente occupato da chi stava nell’andito». E trasferirli a Monserrato? «Tutto occupato anche al Policlinico».
LA NOVITÀ In questi giorni - aggiunge Melis - è entrato in funzione un nuovo sistema informatico interno che consente ai medici del pronto soccorso di conoscere in tempo reale la situazione nei reparti». Una novità che consente di smistare i pazienti evitando così imbarazzanti sovraffollamenti. «È importante però che tutti i pronto soccorso degli ospedali cagliaritani facciano il loro dovere». Anche il commissario straordinario dell’Azienda mista Ennio Filigheddu ammette la criticità. In cuor suo spera che i finanziamenti per la conclusione dei lavori nel padiglione Q del Policlinico di Monserrato si traducano velocemente in denaro contante. «Per il blocco Materno infantile ci sono in gioco tre finanziamenti da poco meno di 8,5 milioni di euro. Con 1,8 milioni di euro della Comunità europea contiamo di realizzare la sala operatoria di Ginecologia e la Terapia intensiva neonatale; con 3,6 milioni procederemo all’acquisto di arredi e attrezzature; 3,035 milioni, al vaglio della Commissione sanità del Consiglio regionale, saranno destinati a lavori edili». All’orizzonte, anche se nessuno vuole ammetterlo per evitare ulteriori brutte figure, si intravede uno spiraglio per il trasferimento a Monserrato. Chissà.
ANDREA ARTIZZU
 
 
3 - L’Unione Sarda /  Economia - Pagina 11
Gli studenti vincitori di borsa di studio potranno ottenere l’anticipazione dell’importo
Banca Sella aiuta gli universitari
Banca Sella tende la mano agli universitari sardi. L’istituto di credito piemontese ha avviato un’iniziativa dedicata ai vincitori della borsa di studio, offrendo loro un conto corrente senza spese, con disponibilità gratuita degli strumenti di pagamento (carta di credito e bancomat con prelievi gratis negli sportelli di tutte le banche italiane) e l’erogazione di un prestito per un importo pari all’ammontare della borsa di studio regionale, ad un tasso fisso del 3,99% senza commissione di istruttoria e di estinzione anticipata, per una durata di 36/48 mesi (fatto salvo il merito creditizio, eventualmente potranno essere chieste garanzie accessorie).
LE BORSE La Regione ha recentemente pubblicato la graduatoria per l’assegnazione di oltre 3.000 borse di studio. Un aiuto destinato a studenti universitari meritevoli che, oltre ad avere maturato un brillante curriculum di studi nelle scuole medie superiori, continuano ad avere un alto standard durante il percorso universitario, con una media non inferiore a 27/30 e un numero di crediti formativi non inferiore all’80%.
La borsa di studio è di 3.000 euro per gli studenti in sede e 6.000 euro per gli studenti fuori sede e rappresenta un importate contributo alle spese quali tasse universitarie, vitto, alloggio e testi di studio. In sostanza, gli studenti avranno la possibilità di continuare l’università gravando meno sul bilancio familiare. In qualche caso, la borsa di studio può anche rappresentare l’unica chance per andare avanti nello studio.
I VANTAGGI Grazie a questo prestito - che verrà appoggiato sul conto corrente Banca Sella - gli studenti potranno avere immediatamente a disposizione la somma garantita dalla Regione, in attesa dell’erogazione della borsa di studio da parte della amministrazione.
COME FUNZIONA Il prestito prevede una fase di preammortamento di 10 mesi, durante la quale lo studente restituirà solo gli interessi e non la quota capitale.
Alla scadenza di questo periodo - o in qualsiasi momento durante i 10 mesi - lo studente potrà decidere se estinguere il debito o se continuare a usufruire della somma disponibile passando alla fase di ammortamento. (lan. ol.)
 
 
4 - L’Unione Sarda /  Pagina 4 - Nuoro
NUORO. «Dictatum discere»
Preparazione per l’ammissione ai corsi di laurea scientifici a numero chiuso. L’associazione culturale Dictatum discere, presieduta da Davide Matta (medico chirurgo), informa che, dopo cinque anni di specifica esperienza nel settore, attiverà i suoi corsi anche nella città di Nuoro. I corsi, patrocinati dagli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri delle provincie di Nuoro e dell’Ogliastra, di Cagliari, di Oristano e di Sassari hanno un numero limitato di posti disponibili. Per informazioni e iscrizioni, chiamare il numero 328.2680426 (Daniela Cotza) o consultare il sito internet www.dictatumdiscere.it.
 
 
5 - L’Unione Sarda /  Cronaca Italiana - Pagina 8
Sanità. I medici (punibili con sanzioni): il sistema non è ancora pronto
DA OGGI CERTIFICATI DI MALATTIA SOLTANTO ON LINE
ROMA Certificati di malattia obbligatoriamente online o, da oggi primo febbraio, scatteranno le sanzioni per i medici. La categoria conta però ancora su un segnale da parte del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e chiede un’altra proroga all’entrata in vigore delle sanzioni.
Per i sindacati di categoria, la situazione è caotica e il sistema presenta troppe criticità: dalla piattaforma informatica che spesso si blocca al call center che non sempre funziona al sistema per i medici ospedalieri - dice la categoria - che ancora va studiato.
Per la rivoluzione digitale della sanità promessa da Brunetta, stando ai diretti interessati, i tempi non sarebbero ancora maturi, visto che, come sottolinea il segretario della federazione dei medici di famiglia, Giacomo Milillo, «solo il 50% dei medici, in realtà, è pronto a inviare i certificati online», archiviando la carta. Troppe falle, nel sistema, e una diffusione sul territorio che ancora lascia a desiderare: «Regioni come la Lombardia, dove li usano il 97% dei medici, o l’Emilia Romagna sono avanti» ma in molte altre «ancora proprio non ci siamo». E il problema non è solo di banda larga o del numero di medici effettivamente abilitati ad usare il nuovo sistema. C’è il call center, che dovrebbe intervenire quando il web non lo consente, «con il quale nel 40% dei casi non si riesce a portare a termine la procedura», afferma Massimo Cozza, della Cgil Medici. Senza contare che la piattaforma digitale non è in grado di sopportare l’affollamento di richieste «del lunedì, in cui si accumulano anche le malattie iniziate nel weekend», e che ancora si cerca una soluzione per non aggravare ulteriormente il lavoro dei medici del pronto soccorso, anche loro coinvolti nella nuova procedura. Per il ministero, però, i dati sono incoraggianti e in continua crescita, visto che si sono già superati i 2 milioni e 800 mila certificati trasmessi online.
 

 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Sardegna
Nell’inchiesta della Procura di Sassari altri sei indagati: falso ideologico e abuso d’ufficio 
UNIVERSITÀ, AVVISO DI GARANZIA PER MAIDA 
Al setaccio anche gli appalti per la realizzazione dell’Orto Botanico e polo naturalistico 
SASSARI. Quello di Alessandro Maida è il nome più illustre, ma sono sette gli indagati in una inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica sassarese dopo la verifica amministrativa e contabile fatta, nel 2009, dell’ispettore del ministero delle Finanze Donato Centrone sulla gestione dell’ateneo cittadino. La magistratura è al lavoro da più di un anno e nei giorni scorsi ha chiesto al giudice delle indagini preliminari la proroga delle indagini.
Il gip Maria Teresa Lupinu ha ricevuto la richiesta della Procura, corredata da un faldone di documenti che sono stati raccolti dagli uomini del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza. A loro, per una indiscussa competenza in campo amministrativo e contabile, la Procura ha delegato le indagini su un caso particolarmente spinoso, non solo per i risvolti giudiziari. L’ipotesi di lavoro del sostituto procuratore Giovanni Porcheddu, che ha coordinato il lavoro della Tributaria, è che all’ombra dell’ateneo possano essere stati commessi alcuni abusi d’ufficio e almeno un falso ideologico. Dal riserbo che circonda l’inchiesta, seguita in ogni passaggio dal procuratore capo Roberto Saieva, che ha controfirmato la richiesta di proroga delle indagini, trapelano poche indiscrezioni.
Si sa che oltre Alessandro Maida sono state iscritte nel registro degli indagati altre sei persone. Tra queste c’è certamente Giuseppe Gaeta, l’ingegnere responsabile dal 2002 al settembre del 2009 (quando Maida venne sostituito dal rettore Attilio Mastino), di tutto il programma edilizio dell’Università. Oltre Gaeta, sono stati indagati altri cinque professionisti, alcuni dei quali dirigenti di uffici universitari che sono stati lo snodo amministrativo degli episodi finiti sotto i riflettori.
Si tratterebbe, in particolare, della ristrutturazione del Palazzo Clemente, della realizzazione dell’Orto Botanico, dei lavori di completamento del reparto di Malattie infettive. Tutti progetti che l’ispettore Centrone, con una relazione che provocò un terremoto negli ambienti accademici, aveva elencato tra le trentanove presunte irregolarità e disfunzioni emerse nel corso della sua verifica. Ma l’attenzione della Procura della Repubblica si sarebbe concentrata anche sugli incarichi esterni di progettazione e direzione di opere edilizie a consulenti e professionisti. Gli uomini della Tributaria stanno scandagliando anche le autorizzazioni a docenti a tempo pieno allo svolgimento dell’attività libero professionale in società di «spin off». Nulla osta che l’ispettore Centrone aveva bacchettato per «l’eccessiva ampiezza dell’oggetto sociale di queste ultime, non pertinenti ad attività di ricerca applicata». Tra queste autorizzazioni ci sarebbe anche quella a Vanni Maccioco, preside di Architettura e progettista dell’Orto botanico. Il professor Maccioco non è tuttavia tra gli indagati, come del resto gli altri docenti citati nel Rapporto Centrone.
La richiesta di proroga delle indagini è un passaggio importante, non fosse altro perché rivela l’esistenza di una indagine che coinvolge la passata gestione dell’Università. Che sulla relazione Centrone fosse stata aperta una inchiesta penale si è parlato a lungo, negli ultimi mesi, senza però che la notizia trovasse conferme ufficiali. La richiesta di altro tempo, fatta al gip Lupinu che avrebbe già autorizzato la prosecuzione dell’inchiesta, deve essere interpretata come la volontà della Procura della Repubblica di completare accertamenti molto complicati. Al centro delle verifiche ci sono le delibere del Cda, i contratti stipulati dall’Università, gli appalti e le autorizzazioni. Gli accertamenti sono stati fatti a ritroso, ma si sono fermati al 2005. Prima di quest’anno, infatti, anche se fossero stati commessi reati, questi sarebbero già prescritti.
Nel mirino della magistratura sono quindi rimasti gli ultimi quattro anni del rettorato di Alessandro Maida. Nei prossimi giorni all’ex rettore e agli altri indagati sarà notificata la proroga delle indagini. L’inchiesta sull’Università di Sassari, quindi, da questo momento prosegue a carte scoperte.
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Sardegna
Della lista di 39 presunte irregolarità restano 27 capitoli da passare ai raggi X 
I RISVOLTI PENALI DEL RAPPORTO CENTRONE 
Un lungo lavoro non ancora concluso Il rettore Mastino: «Pronti a collaborare» 
SASSARI. Con quel nome evocativo di bersagli colpiti, Donato Centrone turba i sonni di chi governa la più antica istituzione cittadina. Dopo avere accolto solo un terzo dei chiarimenti, due mesi fa l’ispettore ministeriale ha bocciato ancora una volta la situazione contabile dell’ateneo.
Dopo la spunta di Centrone, sono rimasti 27 dei 39 punti dell’originario elenco di presunte irregolarità. Lista che all’inizio del 2010 aveva fatto traballare il palazzo di piazza Università. I rilievi riguardavano, e riguardano, le spese sostenute nei decenni per la realizzazione di aree destinate alla didattica o la ristrutturazione di edifici esistenti. L’ateneo è apparso all’improvviso il più grande immobiliarista del Sassarese, con tanti edifici e terreni acquistati con la dispendiosità dettata dall’urgenza. E però rimasti troppo spesso inutilizzati. Poi i lavori, le grandi opere che dovevano passare alla storia e che sono costate un patrimonio. Era proprio necessario spendere tanto? Dopo Centrone, se lo chiede anche la Procura della Repubblica.
L’inchiesta penale solleva il velo sulla gestione di pratiche, non solo edilizie, che avevano sfavorevolmente attirato l’attenzione dell’esperto del ministero delle Finanze. Dall’aprile al luglio del 2009 Donato Centrone aveva scartabellato le carte e i conti dell’ateneo, segnando con la penna rossa tutto ciò che gli appariva una spesa superflua o ingiustificata. A gennaio del 2010, la sua relazione era finita sulla scrivania di Attilio Mastino, rettore da appena due mesi. Mastino aveva assicurato l’impegno di tutto il vertice dell’ateneo per fare chiarezza. «All’insegna della trasparenza, individueremo gli errori. E, se ci sono stati, porremo rimedio». Undici mesi dopo (e una visita al procuratore Saieva), a novembre Attilio Mastino era ottimista nonostante la seconda bacchettata di Centrone. «Gran parte dei problemi sollevati sono stati superati e il danno erariale non esiste - aveva detto il rettore -. Il ministero ha accolto positivamente la volontà dell’ateneo di fare chiarezza. Entro due mesi risponderemo alle questioni rimaste in sospeso».(d.s.)
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 22 - Sassari
«Giustizia riparativa», primo seminario all’Università 
Nella sala Milella si è parlato di espiazione della pena e di misure alternative alla detenzione 
ANTONIO MELONI 
SASSARI. Il reato e l’espiazione della pena sono fatti sociali che non riguardano solo giudici e tribunali. È un conflitto alla cui soluzione deve partecipare la società intera individuando percorsi alternativi alla detenzione. Di questo e altro ancora si è discusso durante il primo seminario di giustizia riparativa promosso dall’Università nella sala «Milella» del Rettorato. Si tratta del primo passo di un percorso che porterà l’Italia all’adozione di protocolli sperimentati con successo in altri paesi. L’idea alla base del concetto di giustizia riparativa è che vittima, colpevole e comunità concorrono insieme alla ricerca di soluzioni che riparino alle conseguenze di un reato. In modo diverso da quello prescritto attualmente dall’ordinamento giuridico, che tende a comminare una pena isolando il reo, per un periodo più o meno lungo, all’interno di un carcere dal quale esce dopo essere rimasto completamente all’oscuro di vita sociale.
«Con un team di esperti greci e ciprioti - spiega Patrizia Patrizi, docente dell’ateneo turritano, nonché presidente della Società internazionale di psicologia giuridica - stiamo studiando un percorso comune che porterà noi e loro all’adozione di programmi orientati in questa direzione». Naturalmente si tratta di progetti nella fase embrionale che dovranno essere discussi a diversi livelli prima di essere ratificati. C’è da dire subito che le misure alternative alla detenzione, ad esempio i lavori socialmente utili o il volontariato, sono da valutare caso per caso e a seconda del tipo di reato, ma implicano, come condizione essenziale, una forte motivazione del reo e della vittima. «Il criterio che ispira i sostenitori della giustizia riparativa - prosegue Patrizia Patrizi - è che le misure alternative riparano al danno nello stesso momento in cui riabilitano coloro che sono stati condannati». Programmi che inseriscono la vittima stessa nei processi di prevenzione della criminalità, mostrando all’autore del reato le conseguenze dell’azione compiuta. Questo modello di giustizia nasce negli anni Settanta con lo strumento della mediazione tra vittima e reo per poi svilupparsi negli anni Novanta in una vera e propria strategia di partecipazione sociale. Attualmente esistono alcune pratiche, in particolare la mediazione penale, sperimentata in ambito minorile, ma si è ancora in una fase iniziale. A un’analisi affrettata può sembrare una soluzione troppo semplice che tende a deresponsabilizzare l’autore di un reato: «Al contrario - tiene a precisare la Patrizi - la giustizia riparativa fa leva proprio sul ruolo della responsabilità intesa come opportunità di riparazione penale e riabilitazione sociale». L’appuntamento di ieri, aperto dal rettore Attilio Mastino, è il primo di una serie di incontri previsti dal programma «Freedom wings».
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Scuole di Dottorato di Ricerca
L’Università di Sassari ha indetto pubblici concorsi per esami e titoli per soli posti con borsa di studio, per l’ammissione alle Scuole. Bando sul sito www.uniss.it. Scadenza 16 febbraio 2011.
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Centro Servizi per l’Impiego
L’Università degli studi di Sassari avvia una selezione per l’assunzione di n. 3 pastori fino al 31 dicembre 2011. Gli interessati dovranno recarsi presso il Centro dei servizi per l’impiego, via Bottego Sassari il 3 febbraio 2011. Avviso presso l’albo del Centro servizi per l’impiego e presso l’Università di Sassari.
 
 
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 3 - Cagliari
Stefano Lai, nato a Escalaplano, cagliaritano d’adozione con la vocazione del pastore riacquisisce i terreni dei nonni e fonda una coop 
DALL’UNIVERSITÀ ALL’OVILE, ANDATA E RITORNO 
Allevatore e apicoltore, vende miele in Giappone e produce un pecorino aromatizzato all’olio di lentischio 
«Chi perde il cuore non può produrre un formaggio buono» 
PIERLUIGI CARTA 
CAGLIARI. Tra i bacini di Flumineddu e Mulargia, nelle campagne di Escalaplano, pascolano le 200 pecore di Stefano Lai, 38 anni, escalaplanese di nascita, cagliaritano di adozione, che ha preferito seguire la vocazione dei nonni, piuttosto che scegliere la più comoda via della terziarizzazione.
La sua cooperativa, o “comunella”, come preferisce chiamarla, viaggia in ottime acque e “incredibilmente” non ha debiti. Una mosca bianca in questa buia epoca del settore agropastorale. Stefano Lai ha seguito i genitori verso la città quando aveva 10 anni, a 16 anni ha tentato una sortita verso la sua vera passione: la pastorizia. Ma le spinte familiari per un po’ hanno prevalso. Il padre bancario e la madre insegnante, l’hanno indirizzato verso la carriera universitaria, in scienze politiche. - Esperienza bellissima - racconta Stefano - ma sapevo che sarei tornato qui -. Infatti negli ultimi anni ’90 è riuscito a riacquisire le terre vendute dai genitori, un tempo appartenute ai nonni, entrambi pastori, in parte comprandole e in parte grazie all’intervento dell’Ersat, e ha avviato la sua attività di allevamento e apicoltura. Lui infatti si definisce pastore di pecore e api (erbegaxu) e adotta la transumanza per entrambe; ed è grazie alla vendita di miele - con acquirenti anche in Giappone - che è riuscito a finanziare macchinari e locali per l’allevamento, mungitura e trasformazione. Dagli anni ’90 si è dedicato all’attività con un’idea precisa: puntare alla qualità del prodotto, alla diversificazione e alla sua unicità. Ovvero quella che lui chiama “l’impronta del territorio”. È convinto infatti che «se le pecore mangiano il fieno, il mirto e il lentischio di questa particolare zona, il formaggio avrà per forza un sapore diverso da un pecorino romano prodotto in Romania». L’Ersat (oggi Laore) gli aveva affidato le terre in uso, salvo “disastrosa gestione”. Ma la gestione è tutt’altro che disastrosa e la cura con la quale agisce sul territorio ne è la prova. Stefano Lai è già dubbioso sul nome del prodotto pecorino romano, e gli pare «incomprensibile che il nostro principale prodotto abbia quel nome. È normale poi che subiamo questa forte crisi identitaria - conclude. pecorino romano significa monocoltura; e mangimi, silomais e polverizzazione del latte non fanno formaggi saporiti». Suo nonno aveva un detto: «anti forrogau sa luna», rivolto agli industriali del latte, e chi «forroga sa luna perdi su coru». Chi perde il cuore, la passione per il mestiere, che Stefano considera degno di un Hidalgo o di un capitano coraggioso, non riesce a fare un buon formaggio. La sua coop, composta da 9 pastori, fa parte di una coop più grande, quella di Nurri, che conta quasi 900 allevatori. Il consorzio destina il latte alla produzione di pecorino romano, ma Stefano preferisce utilizzare il prodotto delle sue 200 pecore per la trasformazione in pecorino sardo, effettuata direttamente nel suo ovile. Tranne il latte delle tre capre beniamine, elevate al rango di “balie” dei suoi due figli. Un esempio di diversificazione è senza dubbio il suo pecorino: aromatizzato all’olio di lentischio, di sua produzione, e cappato di argilla, presente nei suoi terreni. Stefano precisa che la lavorazione viene effettuata con pasta cruda e assicura che l’esperienza tramandata dai suoi avi scagiona da qualsivoglia pericolo batteriologico. «I batteri vengono debellati dopo qualche mese di stagionatura - racconta - e il prodotto parla da solo: se si gonfia, vuol dire che c’è qualche elemento dannoso». Stefano Lai è anche Delegato all’Agricoltura della Provincia di Cagliari, e ha già un’idea da sviluppare per la valorizzazione del suo settore, che consisterebbe in una sinergia di varie Op (organizzazioni di produzione); ovvero nel creare piccole unità aziendali di allevatori, seguite professionalmente nel percorso produttivo, per incentivare la trasformazione autonoma del latte e per aumentare la qualità del lavorato. Si tratta di un progetto pilota per verificare se “l’impronta locale” del prodotto sia un modello perseguibile in altre zone della provincia o della regione.
 
 
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Cagliari
«Centro storico, non costruiamo sui vuoti» 
Comune, dibattito sul piano particolareggiato dei vecchi rioni 
Il progetto individua trentadue spazi liberi e immobili strategici 
CAGLIARI. Quale sarà il futuro dei vecchi rioni? Nel centro storico tra abitazioni e locali commerciali vari non utilizzati si arriva a quasi il quaranta per cento.
Case inutilizzate. Italia Nostra, Legambiente e il Wwf, più che nuove abitazioni chiedono che per gli antichi rioni si faccia un intervento di recupero, salvaguardando gli spazi ancora «vuoti». Intanto oggi arriva in consiglio comunale il piano particolareggiato per il centro storico in cui si discuterà anche sul futuro dei «vuoti urbani». È importante «puntare a un intervento complessivo», sottolinea Gianfranco Carboni, presidente degli antichi rioni. Sino ad ora, continua, «gli interventi sono sempre stati episodici e staccati l’uno dall’altro. Ma oggi, a fine consiliatura, mi sembra inopportuno premere l’acceleratore. Il piano è, sì, importante ma la fretta fa i gattini ciechi».
La ciambella bucata. La premessa parla di un centro storico che sembra la parte bucata del nuovo piano regolatore in quanto manca uno strumento urbanistico per applicare le indicazioni generali del Puc. Il piano particolareggiato dovrebbe colmare questo vuoto. In specifico propone una serie di indicazioni sugli spazi vuoti tutt’ora esistenti (ben trentadue) e sul futuro recupero di alcuni immobili.
I vuoti urbani. Il piano individua tre tipi di «vuoti urbani». Innanzi tutto vi sono quelli «strategici», che per dimensione e storia richiedono una forte attenzione (come dire che devono essere recuperati alla fruizione collettiva); poi vi sono i «luoghi della memoria», quelli che hanno una loro storia e su cui si deve ugualmente pensare bene prima di costruire; e, infine, vi sono quelli «trasformabili» come lo spiazzo che si trova tra via Barcellona e via Sardegna, il palazzo Aymerich (su cui è ancora viva la polemica e il blocco a suo tempo imposto dalla soprintendenza) e il Ghetto degli ebrei (per un recupero museale).
Via Tristani. Oltre seimila metri quadrati per una volumetria di dodicimila e settecento metri cubi: questo il progetto che un imprenditore, proprietario del terreno, ha ipotizzato per lo spiazzo che si trova tra via San Saturnino e via Tristani. Tutto regolare per chi propone: possiede un terreno e ha il diritto di farlo. Ma meno per l’amministrazione visto che in quell’area il piano particolareggiato del centro storico prevede un «vuoto strategico». Ma il problema si amplia visto che la giunta comunale aveva, a suo tempo, dato un parere preventivo positivo alla proposta della società (non in contrato col Puc). Mentre la commissione consiliare all’Urbanistica e il sindaco Emilio Floris hanno poi detto «no» durante il dibattito in consiglio comunale. Ma a tutt’oggi la questione non è ancora stata risolta.
I progetti strategici. Il piano particolareggiato del centro storico individua anche undici proposte di intervento, definite come «progetti strategici». Tra questi c’è la riqualificazione di Buoncammino per il quale si prospetta un uso come centro polifunzionale culturale, commerciale e congressuale collegato al nuovo utilizzo delle caserme dell’area. Per queste ultime si parla di «ricettività turistico alberghiera, congessuale e dei servizi connessi». Per la la fossa di San Guglielmo (dove c’era la clinica Aresu e, oggi, la facoltà di Lingue) sono previste le «localizzazione di funzioni commerciali e per il tempo libero». E si accenna anche alla realizzazione di un tunnel per bypassare la rocca di Castello. Aspetti che fanno discutere. E molto. (r.p.)
    
QUOTIDIANI NAZIONALI
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rassegna stampa CRUI
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rassegna stampa MIUR
 

 

Questionario e social

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