UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 26 gennaio 2011

Mercoledì 26 gennaio 2011

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 gennaio 2011

 

Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa e web

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari - Pagina 23
Sassari
Tutti a casa dopo la laurea
 
L'Università di Sassari attraverso i suoi laureati. Ne emerge un quadro a tinte fosche, in cui i giovani sono tutt'altro che bamboccioni: studiano con profitto, approfondiscono, collezionano master , viaggiano, ma troppo spesso restano senza lavoro o, nel migliore dei casi, agganciati al precariato. Cinque anni dopo la laurea la maggior parte d loro sono a spasso. Questo il risultato desolante della ricerca condotta da Alma Laurea, l'istituto più accreditato in tema di ricerche sull'università. L'iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Antonio Segni.
L'incontro, introdotto da Mario Segni, presidente della Fondazione, ha analizzato la situazione sassarese negli ultimi dieci anni. Il rettore dell'Università di Sassari, Attilio Mastino, ha raccontato un ateneo che ha le sue responsabilità, parzialmente alleggerite da un tessuto sociale piuttosto debole, come quello sassarese di questi anni. Rispetto alla media nazionale quella sassarese di laureati con un'occupazione è sotto di dieci punti percentuali, 70 percento contro l'80 percento nel resto d'Italia. Alle donne va ancora peggio: nonostante siano più studiose delle colleghe della Penisola, non trovano lavoro. In questo contesto l'Università, e qui tutti si sono detti d'accordo, non può stare a guardare: a Sassari è una delle poche ricchezze rimaste, investimenti permettendo.
 
2 – L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 39
Iniziative Teatro, cinema, incontri
Nel giorno dedicato all'Olocausto non si dimentica
 
Un incontro di riflessione e dibattito per la Giornata della Memoria rivolto a studenti e docenti di tutta l'isola e dedicato alla “Shoah e alla deportazione politica nell'Europa nazi-fascista-Storie di vite offese”. Si terrà a Cagliari domani alle 15.30 nell'aula magna del Corpo aggiunto delle facoltà umanistiche. A promuoverlo l'Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell'Autonomia, l'Università, l'Ufficio scolastico regionale, l'Istituto tecnico industriale Scano, in collaborazione con l'Archivio di Stato, gli istituti magistrali D'Arborea e De Sanctis, l'istituto Bacaredda, i licei Dettori, Siotto e Brotzu di Quartu. Interverranno Enzo Collotti e Pupa Garribba. Introdurranno i lavori il direttore del Dipartimento di Studi storici Francesco Atzeni, la direttrice dell'Issra Luisa Maria Plaisant e la docente dello Scano Donatella Picciau.
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari - Pagina 23
Sassari
 “Timbro digitale”, domani la firma
 
L'assessore degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione, Mario Floris, e il Rettore dell'Università di Sassari, Attilio Mastino, illustreranno alla stampa i contenuti del Protocollo d'intesa sul “Timbro digitale” che sarà firmato contestualmente giovedì 27 gennaio, alle 11, nella sede del Rettorato, in Piazza Università 21.
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 20
rifondazione
Assemblea alle 18 con rappresentanti Fiom
 
In vista dello sciopero della Federazione Italiana operai metallurgici della Cgil, e della manifestazione che si terrà in città venerdì, il circolo “Antonio Gramsci” del Partito della Rifondazione Comunista - Federazione della Sinistra, organizza con la Fiom, oggi alle 18 nella sede del circolo in via Doberdò 101, un'assemblea dal titolo: “L'Italia che non si piega. Dalle università alle fabbriche in difesa della democrazia”.
All'incontro interverranno la professoressa di farmacologia dell'università cittadina Maria Del Zompo, il coordinatore degli studenti della lista universitaria Unica 2.0, Enrico Lallai, il segretario regionale della Fiom, Mariano Carboni e Roberta Fanotozzi, della segreteria nazionale di Rifondazione.
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 19
Pinacoteca, archivio digitale
 
Una conferenza del docente universitario Alessandro Ruggieri, su “Labord. Un archivio digitale per l'arte in Sardegna” è in programma domani alle 17 alla Pinacoteca Nazionale. È il settimo di una serie di incontri previsti da ottobre ad aprile, con cadenza quindicinale, che avranno per tema “Il Medioevo in Sardegna: architettura e arti figurative in un crocevia del Mediterraneo”.

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Fatto del giorno
L’ECONOMIA IN SARDEGNA
La povertà cresce e genera un pericoloso circolo vizioso
Nell’isola un caso da manuale: per effetto del mercato le zone marginali diventano col tempo sempre più depresse
Antonio Sassu
 
L’agenzia regionale osservatorio economico ha comunicato recentemente i dati fondamentali del sistema economico della Sardegna relativi al 2010 e le previsioni per il 2011. Il divario fra la Sardegna e l’Italia, e, a maggior ragione, fra la Sardegna e le regioni del Nord, va aumentando. Nel 2010 il saggio di crescita del Pil in Sardegna è stato dello 0,73%, mentre per l’Italia dell’1,12%; per il 2011 le previsioni ricalcano questa performance, in Sardegna il Pil cresce dello 0,33%, mentre in l’Italia dello 0,78%. Aggiunto a quello degli anni precedenti, l’attuale divario ci dice che la Sardegna va diventando relativamente più povera. Diamo uno sguardo alle statistiche sulla povertà e ne abbiamo una conferma. La Sardegna, purtroppo, guadagna posizioni. Soprattutto nel periodo fra il 2006 e il 2007 fa un grande balzo in avanti nella graduatoria delle regioni italiane.
 Il problema, purtroppo, non è solo quello. Mi spiego meglio. Se il nostro mercato cresce lentamente le imprese avranno convenienza ad installarsi nei mercati che crescono di più, in cui possono vendere maggiormente i loro prodotti. Le zone periferiche, come la Sardegna, vedranno le imprese chiudere o andare via, tranne naturalmente quelle che soddisfano il mercato locale. Allora gli investimenti diminuiranno, la domanda di consumi sarà più debole, il mercato del lavoro diventerà ancora più striminzito. Quindi, le zone più ricche diventeranno sempre più ricche, le zone più povere sempre più povere. All’inizio ci sarà un problema di disuguaglianze e di squilibri, poi, a lungo andare, un problema di povertà, non solo relativa. Questo è un processo che è stato messo in luce da valenti economisti.
 Nel suo piccolo, il mercato regionale del lavoro può essere indicativo. Se esaminiamo il tasso di occupazione dal 2007 ad oggi, vediamo che esso è andato diminuendo, seppure di poco, come sta diminuendo il tasso di disoccupazione. Ciò si spiega col fatto che il tasso di attività (l’insieme degli occupati e dei disoccupati diviso il complesso della popolazione attiva), è diminuito. Il numero di coloro che trovano o vogliono trovare lavoro, cioè, poniamolo in questi termini, la dimensione del mercato del lavoro, va assottigliandosi. Il mercato può essere dinamico in un determinato momento ed avere un tasso di occupazione crescente, ma ciò che conta nel lungo periodo è il tasso di attività, al di là del quale non c’è offerta di lavoro. Orbene, questo, da qualche anno a questa parte, va progressivamente restringendosi, nonostante ci sia una parziale crescita, soprattutto per motivi culturali, del segmento femminile che vuole entrare nel mercato del lavoro.
 Questa è la tendenza. E’ necessario che a ciò ci ribelliamo, non possiamo accettare un processo che ci passa per la testa. L’esempio degli operai della Vinyls, che si battono per il loro posto di lavoro, andando contro la tendenza del mercato, è estremamente significativo. Ma ci sono altre situazioni in cui noi possiamo avere idee brillanti e venderle agli altri. Il patrimonio di identità, dai saperi locali alle bellezze naturali, può costituire altre occasioni. Come pure qualunque novità a cui gli altri non hanno pensato e che ci fanno acquisire un vantaggio comparato nella produzione di beni e di processi. Non necessariamente il sapere deve essere radicato nel nostro Dna, è possibile produrre e vendere qualcosa di nuovo, se ci sono le conoscenze e la capacità inventiva. Comunque, non possiamo accettare passivamente ciò che gli altri ci vogliono imporre, ma è possibile reagire con nostre iniziative. Come si capisce questo dipende da noi che dobbiamo mettere a frutto le nostre abilità, accrescere la nostra formazione e le nostre capacità. Dipende anche dagli immigrati che arriveranno, dalla loro professionalità, diversità e creatività, oltre che dalla politica di integrazione. In primo luogo, però, dipende dalle nostre classi dirigenti che hanno il compito di conoscere i problemi e di dare possibili soluzioni.
* PROFESSORE DI ECONOMIA UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Sanità, c’è la riforma. Ed è subito scontro
Pdl: «Bozza migliorata». Ma Campus lascia la commissione: voleva il taglio delle Asl
A Sassari proposto l’accorpamento dell’ospedale Ss.Annunziata con l’azienda mista Asl-Università
 
CAGLIARI. Dopo il commissariamento delle Asl il centrodestra si è impegnato a fare la riforma entro marzo, ma non sarà facile. Ieri, prima giornata di discussione della «bozza di sintesi» del centrodestra, nel Pdl è riesploso lo scontro; Nanni Campus, in dissenso, ha deciso di lasciare la commissione Sanità (da oggi va in Cultura).
Ieri all’ordine del giorno della commissione Sanità, presieduta da Felicetto Contu (Udc), c’era l’audizione dei sindacati. Sulla riforma sono stati presentati due testi: uno dei Riformatori (un’unica Asl e otto distretti provinciali) e uno dell’assessore Antonello Liori (una macroarea con alcuni compiti accentrati e otto Asl più nuove aziende ospedaliere. Successivamente, il centrodestra ha elaborato una «bozza di sintesi», non blindata, che è considerata comunque la base della discussione.
 La «bozza del centrodestra. Le principali novità organizzative sono queste:
1) una macroarea per l’acquisizione di beni e servizi, per l’intero settore della farmaceutica e per alcune funzioni sul personale;
2) otto Asl trasformate in Asp: Aziende sanitarie provinciali;
3) sette aziende ospedaliere: oltre al Brotzu (a cui verrebbe accorpato il Microcitemico) e alle attuali «miste» Asl-Università di Cagliari e Sassari, ci sarebbero Nuoro (con accorpamento di S.Francesco e Zonchello), Gallura (ospedali civili di Olbia e Tempio), Oristano (S.Martino più Ghilarza) e Sulcis (Sirai, Santa Barbara e Cto).
 Ecco le nuove proposte del Pdl. Ieri il gruppo consiliare di maggioranza relativa ha modificato la linea su alcuni punti della «bozza» del centrodestra. Vediamo:
1) due macroaree (centronord e centrosud) con gli stessi compiti accentrati;
2) conferma di otto Asp;
3) niente aziende ospedaliere a Oristano, Gallura e Sulcis (l’unica novità resterebbe quella di Nuoro), conferme per Brotzu e le due «miste». Altra novità proposta dal Pdl è l’accorpamento dell’ospedale sassarese Ss.Annunziata con l’azienda «mista» Asl-Università. Una novità anche a Cagliari: al Brotzu verrebbe accorpato anche l’Oncologico.
 Locci: «Più risparmi e meno incarichi». Nel Pdl soddisfatto Giorgio Locci, uno dei membri della commissione. «Con le macroaree si arriverà a risparmiare il 30 per cento delle risorse nei tre campi di intervento. E rispetto alla bozza della maggioranza, il Pdl propone un minor numero di incarichi: rispetto alla situazione attuale ci sarebbe solo un’azienda ospedaliera in più oltre alle due macroaree». Secondo Locci, «per essere istituite le aziende ospedaliere devono avere un certo numero di posti letto e Gallura, Sulcis e Oristano non arrivano a quel livello».
 Nanni Campus sbatte la porta. L’ex sindaco di Sassari aveva chiesto una sensibile riduzione delle Asl: da otto a tre (una del nord, una per il centro, una per il sud). E ha insistito anche ieri nella riunione del gruppo ma la sua linea non è passata (Locci gli aveva obiettato che le Asl che stanno funzionando meglio anche sotto il profilo finanziario sono proprio quelle più piccole). A quel punto Nanni Campus ha scelto la linea della rottura: ha immediatamente comunicato la decisione di uscire dalla commissione Sanità («non posso sostenere e difendere una linea che non condivido») e già questa mattina lavorerà nella commissione Cultura.
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
Due incontri col regista Pereira
Domani l’anteprima della rassegna di cinema di Asunis Di mattina alla facoltà di Lettere e la sera all’Ute
GIULIO FAVINI
 
SASSARI. Il regista argentino Miguel Pereira apre la sesta edizione dell’Asuni Film Festival, una rassegna dedicata al paese latinoamericano, con due anteprime che si terranno domani a Sassari.
 Alle 10,30, il regista sarà presente nella Sala umanistica della facoltà di Lettere 10,30 mentre alle 16 andrà nell’aula magna della facoltà di Agraria. La manifestazione organizzata dall’associazione culturale Su Disterru fa scorrere i suoi titoli di testa in una doppia anteprima a Sassari e a Oristano, prima di trasferirsi, da venerdì e fino a domenica, ad Asuni e a Laconi per tre intense giornate dedicate all’Argentina e al suo cinema. Così domani mattina il regista Pereira incontrerà il pubblico e gli studenti del corso di Storia del Cinema dell’Ateneo turritano. Dopo i saluti del rettore Attilio Mastino, di Aldo Maria Morace e Giulia Pissarello, presidi delle due facoltà ospitanti, e del presidente di Su Disterru, Nello Rubattu, l’incontro proseguirà con la proiezione di «La deuda interna», il lungometraggio con cui Pereira si aggiudicò nel 1988 l’Orso d’Argento al Festival di Berlino. Nel pomeriggio, nella facoltà di agraria, il regista argentino incontrerà la locale Università della Terza Età in un appuntamento che sarà arricchito dalla proiezione di «Sin palabras... Jujuy», un documentario del 1994 dedicato alla provincia di Jujuy che gli ha dato i natali. Insieme a Nello Rubattu, intervengono all’incontro il presidente dell’Università della Terza Età Alessandro Maida e il preside della facoltà di Agraria, Pietro Luciano.
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 43 - Cultura e Spettacoli
Attenzione alle parole Il loro uso scorretto intossica la vita civile
Faccio fatica ad accettare un ministro che sbaglia gli accenti. Ma il ruolo della Gelmini in fondo è solamente formale
GIOVANNA PERU
 
Se voleva metterci spalle al muro schiacciandoci sotto il peso delle nostra ignoranza, bè la informo che c’è riuscito.
 «No, veramente non era nella mie intenzioni, semmai sono stato io a confrontarmi con la mia ignoranza, scrivendo questo libro».
 - Bè sì va bè, passiamo ad altro. Lei, Gianrico Carofiglio, autore tra gli altri del brillante e impegnato saggio «La manomissione delle parole (Rizzoli editore), in quest’ultimo libro indaga sulle parole, le seziona, le accusa fino a metterle sul banco degli imputati per poi scriverne un’arringa dettagliata e colta in difesa. Cosa vuol dire che lei, senatore del pd e scrittore di successo vuol tornare a fare il magistrato?
 «Non accuso le parole, accuso quelli che ne fanno un uso, più o meno consapevolmente, manipolatorio, intossicando la vita civile e politica».
 - Sono cinque le parole sulle quali scrive questo libro che è un esempio di grande artigianato e di ricerca certosina della loro etimologia: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza e scelta. Può scegliere solo una di queste, quale?
 Se posso indicarne una sola dico scelta. Il perché è scritto nel libro: scelta è il contrario di rinuncia, conformismo e vigliaccheria. Il contrario di vergogna e indifferenza. Però anche la parola ribellione, nel significato che le dava Don Milani, mi piace molto.
 - Rosa Luxenburg diceva che chiamare le cose col proprio nome è rivoluzionario. Riesce a immaginare come reagirebbe di fronte a una parola come escort?
 «Io la detesto quella parola. Bisogna appunto chiamare le cose con il loro nome. Se voglio parlare di una prostituta, non dico escort dico: prostituta. E, sia ben chiaro, senza esprimere giudizi morali.
 - Gustavo Zagrebelky, ampiamente citato nel suo libro-antologia, scrive che «il numero delle parole conosciute è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia (Non erano dissimili le parole di don Milani). L’abbondanza e la ricchezza delle parole è uno strumentro del potere politico. Per questo è necessario che la conoscenza e il possesso delle parole siano esenti da discriminazioni e garanti di una scuola uguale per tutti». Pensa che la Gelmini conosca il concetto?
 «Guardi io faccio una certa fatica ad accettare l’idea di un ministro della Pubblica Istruzione e dell’Università che sbaglia gli accenti delle parole italiane nei discorsi in Parlamento. Ma non bisogna accanirsi sulla Gelmini. Questa signora ricopre solo formalmente quel ruolo, ed è in realtà sprovvista di qualsiasi potere di decisione. Come il suo collega Bondi. Chi decide qualcosa in questo governo imbarazzante, è solo Tremonti.
 - «Ribellatevi della schiavitù mentale, solo noi possiamo liberare la nostra mente» cantava Bob Marley. «Ogni rivoluzione nasce da un no». Scrivevano Josè Saramago e George Steiner. E’ ancora vero?
 «E verissimo allora come ora»
 - A proposito della qualità delle parole, lei scrive che il punto interrogativo è l’interpunzione più importante.
 «Il punto interrogativo è il simbolo della curiosità e del dubbio. Certo che è l’interpunzione più importante».
 - Mamma scrittrice e fratello regista e scrittore anche lui. Una famiglia della borghesia meridionale colta. Ma a tavola da voi si è mai seduto qualcuno che non conoscesse la grammatica?
 «A tavola da noi a dire il vero non si sono seduti in tanti, visto che mia madre ha sempre detestato cucinare e fra l’altro si vanta di non averci mai - dico mai - fatto una torta.
 - Visti i suoi trascorsi, l’attualità e la raffinatezza delle sue scelte se le viene formulata una domanda un tantino scorretta lei che fa chiude il telefono in faccia al suo interlocutore?
 «Ma no, cosa dice, certo che no». Clic
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Sassari
Venerdì dibattito per l’Anno europeo del volontariato
Caritas e Csv Sardegna solidale sono i promotori dell’iniziativa
 
OZIERI. Si terrà venerdì 28 gennaio alle 17 nei locali della Caritas diocesana l’incontro-dibattito «Povertà, benessere, sviluppo» organizzato dal Csv Sardegna Solidale con la stessa Caritas e con il contributo del Comune di Ozieri. L’incontro, che apre l’Anno Europeo del Volontariato, riunirà esperti del settore che parleranno del ruolo delle associazioni e degli enti nella lotta alla povertà. Un compito svolto con attività concrete, come il volontariato in senso stretto, ma anche con altre iniziative di sostegno. La tavola rotonda, che si aprirà con il saluto del vescovo della diocesi di Ozieri monsignor Sergio Pintor e del sindaco della città Leonardo Ladu, sarà animata dagli interventi di Vittorio Peligra, docente nella facoltà di Economia dell’Università di Cagliari, che parlerà di «Povertà, benessere e sviluppo: quali prospettive per il bene comune»; di Bruno Loviselli, coordinatore regionale dell’associazione VoBis, che esporrà l’iniziativa del «Prestito della Speranza» attivata dalla Cei; del presidente regionale di Sardegna Solidale Giampiero Farru, che parlera su «Ruolo del volontariato nel contrasto alla povertà». (b.m.)
 
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
Il Magnifico intellettuale
Fu uno dei più grandi e profondi studiosi del Novecento
In veste di Rettore portò l’università di Urbino a fasti internazionali chiamando l’élite culturale italiana
GIACOMO MAMELI
 
L’aula magna del palazzo comunale di Recanati - quasi all’ombra della Torre del Borgo - ascoltava in silenzio il Rettore di Urbino che, il 29 giugno 1998, commemorava il bicentenario della nascita del poeta. Aveva detto che, nell’Infinito, nel Canto notturno, nelle Rimembranze si coglieva «la disperata fede in Dio che Leopardi non confessò mai». Parlava Carlo Bo, il cattolico tormentato, il critico letterario per eccellenza del «Corriere della Sera», il grande conoscitore della letteratura francese, l’interprete di Maritain, il traduttore di Celine.
 Nel silenzio di una sala gremita sottolineò: «Invece di esercitare la nostra acribia sui suoi testi e sui documenti di archivio, ci dovrebbe bastare la purezza cristallina della poesia leopardiana, il suo denudamento e la sua disperata e mai detta fede in Dio».
 Fu quasi la scoperta di un altro Lepoardi che non era unicamente un pessimista. Perché Carlo Bo (ieri ricorreva il centenario della nascita a Sestri Levante, morì a Milano il 21 luglio del 2001) è stato uno degli studiosi più profondi del Novecento italiano. Non solo rettore di un ateneo che lui portò a fasti internazionali chiamando sotto i Torricini l’elite della cultura nazionale (Luzzi, Traverso, Zampa, Bedeschi), ma con “un occhio vigile aperto sulla modenità”, dice Paolo Fabbri, tra i massimi semiologi italiani e che conobbe Bo proprio a Urbino prima della rivoluzione del’68.
 «Citando Montaigne, Bo ripeteva che sono le cose che fanno gli uomini. E in questa visione il’68 fu uno spartiacque. Perché l’università di elite con pochi studenti e molti professori di elevata qualità diventò università di massa anche nella città del Palazzo Ducale. Fu un momento straordinario di metamorfosi nella città-mito del Duca Federico.
 È stato lui a cambiare il volto di una piccola città lontana dai grandi traffici e perciò sacra, scrigno di studio e di meditazione. E sorse il primo studentato, pian piano furono costruiti i colleges attorno alla collina dell’Aquilone, furono organizzati i corsi per gli stranieri, nacquero i corsi estivi e non solo per gli studenti lavoratori. Gli studenti dialogavano in aula con Giuseppe Ungaretti e Dacia Maraini.
 Quando gli capitava Bo parlava di Gide e Baudelaire, di Pascal e Bernanos con gli studenti sotto i portici del Basili sorseggiando un caffè. Fu vera rivoluzione. Che dimostrò una visione tutt’altro che conservatrice del rettore con sigaro e bastone».
 Innovatore anche negli insegnamenti. Non solo la «Letteratura come una vita», manifesto letto al congresso degli scrittori cattolici del 1938. Innovatore, dicevamo. Ancora Paolo Fabbri (che in quegli anni insegnava Sociologia generale, e fu tra i primi a creare specializzazioni come Sociologia della comunicazione o del Linguaggio). «Era stato Bo - per tutti cultore sommo dei classici - ad accettare la proposta di Giuseppe Paioni e anche mia di creare il Centro internazionale di Semiotica e Linguistica. Anticipava così l’enorme attenzione allo strutturalismo e dava una base solida per l’apertura di Urbino verso atenei di primo livello internazionale. Certo. La semiotica arrivava dalla Francia, uno dei Paesi più amati e studiati da Bo. Ma aveva capito quale importanza avrebbe avuto l’analisi dei linguaggi, il ruolo della comunicazione che poi si legava, in anni non sospetti, anche alla creazione della Scuola superiore di giornalismo con docenti del calibro di Giambattista Vicari, Luigi Chiarini, Luciano Codignola. Del resto a Milano aveva già creato lo Iulm, l’Istituto universitario di lingue moderne. Perché? Prima di Internet aveva capito l’esigenza di fornire strumenti comunicativi specifici. E al linguaggio dava molta attenzione. Pur essendo così parco nel parlare, misurando le parole manifestandosi - come ha ricordato sull’ultimo Domenicale del Sole 24 Ore Gianfranco Ravasi - l’uomo dei silenzi omerici. Aveva occhio per la modernità, insomma. E credeva alle cose concrete da fare».
 Professore, soprattutto di letteratura francese. Anche nei fermenti e nei tormenti del’68, quando tutto e tutti potevano essere contestati, a Urbino le uniche lezioni che si seguivano nei giorni delle occupazioni erano quelle di Carlo Bo, aula 7 della sede centrale di via Saffi. E qui, al secondo piano aveva il suo studio, riceveva studenti e cronisti. Parlava spesso della Sardegna, di Grazia Deledda. E fu tra i primi a sottolineare “le alte qualità” di scrittura e di analisi di Peppino Fiori. «La vita di Gramsci» era «semplicemente un capolavoro di chiarezza e ricostruzione storica».
 Quando uscì «La società del malessere» lo impose come libro di testo a Giornalismo. «Perchè dovete imparare a scrivere così». Poi, si ricorderà, nel 1984 fu nominato senatore a vita da Sandro Pertini, per la sua “elevata moralità”, per “l’etica dell’insegnamento”.
 Quando tornò da Roma a Urbino studenti e professori gli andarono incontro per festeggiarlo. Gli chiesero se lo avrebbero dovuto continurare a chiamare professore oppure senatore. Bo, sempre col suo sigaro tra le dita, col suo sorriso trattenuto, rispose: «Continuate pure a chiamarmi Magnifico». E - brindando con un Verdicchio - sorrise contento.
 
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
L’Azienda ospedaliera trasferisce due milioni di euro alla Asl
 
 SASSARI. Per ridurre il debito con l’Azienda sanitaria locale di Sassari per i servizi anticipati nel 2010, l’Azienda ospedaliero universitaria ha autorizzato il trasferimento della bellezza di due milioni di euro a favore della Azienda sanitaria sassarese.
 Nel provvedimento si legge che «l’ammontare delle somme richieste dalla Asl 1 per la fornitura di beni sanitari da parte del Servizio di assistenza farmaceutica durante il 2010 ammonta a 22.169.242,39 euro».
 Lo scorso tre dicembre era stata disposta la corresponsione di un primo acconto pari a 15 milioni di euro. Ora questa ulteriore novità.

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie