Sabato 22 gennaio 2011

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 gennaio 2011

 

Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa e web

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 21
il ministero
L'Ateneo cagliaritano al 21° posto tra le università italiane
 
Secondo i dati riferiti nei giorni scorsi dal ministero dell'Università, riferiti alla ripartizione tra gli Atenei italiani della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario, Cagliari guadagna tre posizioni. L'università del capoluogo sardo si colloca al 21° posto, rispetto al 24° occupato nel 2009 e la quota di finanziamento premiale è risultata di 11,5 milioni di euro.
Nell'ultimo anno gli sforzi maggiori dell'Ateneo sono stati rivolti a una politica di sostegno alle attività di ricerca svolte nei Dipartimenti. La recente classifica Top Italian Scientist ha visto l'Ateneo cagliaritano occupare il 27° posto tra le maggiori 50 Istituzioni di ricerca nazionali e questo risultato conferma la presenza a Cagliari di alcuni gruppi di ricerca di eccellenza.
Nei prossimi mesi l'attenzione dell'Ateneo si concentrerà sugli aspetti della valutazione della didattica e del miglioramento dei parametri della qualità, in parallelo alla definizione della nuova offerta formativa, con l'obiettivo di raggiungere significativi e tangibili risultati già nel corso del prossimo anno.
 
2 – L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 45
Formula Zamagni: economia e fraternità
 
La speranza - sosteneva Sant'Agostino - ha due figli: la rabbia e il coraggio. Con una dotta citazione, e l'invito ad agire, l'economista Stefano Zamagni ha chiuso giovedì scorso il suo intervento sul tema “La strada dello sviluppo umano integrale tra economia, qualità della vita e bene comune alla luce dell'Enciclica Caritas in veritate ”.
Il convegno, organizzato giovedì scorso dal Cif comunale alla facoltà di Economia di Cagliari e coordinato dalla sua presidente Mariella Onnis, è stato introdotto da Vittorio Pelligra, docente di Microeconomia avanzata e esperto di Economia delle decisioni e Teoria dei giochi. Il ricercatore ha individuato nell'invidia il principale fattore della scarsa imprenditorialità dei sardi ma sottolinea che in Sardegna ci si fida in larga maggioranza delle attività del “terzo settore”. Pochissimo dei partiti e ancor meno delle borse internazionali.
Teoria interessante, cui ha fatto seguito l'attesa analisi del professor Zamagni, studioso dall'imponente curriculum. Laureato a Milano alla Cattolica del Sacro Cuore, specializzato al Linacre College di Oxford, Adjunct Professor of International Economy alla John Hopkins University, docente a Bologna. Esperto del No profit, dal 1991 è consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Autore di una ventina di pubblicazioni, è Cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno e presidente della Agenzia per le Onlus (l'acronimo significa Organizzazioni non lucrative di utilità sociali), entità con intenti solidali che reinvestono gli utili al loro interno.
Lo studioso, assertore del “buon governo”, ha collaborato con Benedetto XVI alla stesura dell'enciclica Caritas in veritate . E coglie nella lettera papale elementi di grande novità. Nelle molte pagine del documento si trovano riferimenti alla globalizzazione e alla terza rivoluzione industriale, quella tecnologica. Viviamo un'epoca di paradossi - spiega il cattedratico - in cui la ricchezza aumenta costantemente ma la disuguaglianza la supera di molto. Di conseguenza, ad essere in pericolo sono la pace e la democrazia. Non è la carenza di risorse a mettere nei guai l'umanità. E neanche la carenza di lavoro, che molti - giovani e donne specialmente - sembrano non cercare neppure, dicono le statistiche. Il problema è la paralisi delle possibilità di cambiare le condizioni sociali.
Per illustrare il suo pensiero, Zamagni ricorre a due piccoli disegni. Uno rappresenta la piramide, costituita da una base di addetti non qualificati, una parte centrale occupata del ceto medio e infine i vertici direzionali. Geometria che consentiva movimenti ascensionali, al contrario della forma, e dello strozzamento al centro, della clessidra. La globalizzazione è stata voluta dalla politica e la regola generale è oggi produrre a costo basso. Si amplia in maniera drammatica la dicotomia tra efficienza e inefficienza, divario che mette al margine gli individui che non sono in grado di competere e già questo è un peccato grave, perché per il cristiano il lavoro è “fondativo”, completa l'opera del Creatore. Non sembrerebbe, a guardarsi intorno, ma è il tempo della com-passione.
«Cambiamoci gli occhiali», consideriamo che l'indicatore della felicità non è calcolato solo sui beni materiali (il ricco Giappone ha il più alto numero di suicidi, la malandata Italia il più basso). Ma il mercato non è il diavolo. Deve però prevedere altri tipi di impresa, farsi pluralistico e prendere atto che il valore aggiunto è creato anche da aziende che coniugano ricavi ed equità.
Ma la chiave di volta per formare una società meno crudele è un'indicazione semplicissima, quasi a costo zero: coltivare con fiducia la conciliazione tra le sfere della vita e le relazioni interpersonali, accostarsi agli altri, dare un senso, tutti i giorni, alla parola fraternità. Lo diceva anche l'immortale Aristotele, da soli non si può essere felici.
ALESSANDRA MENESINI
 
3 – L’Unione Sarda
Sulcis Iglesiente - Pagina 27
Iglesias
Medici e famiglie a confronto sull'autismo
 
Questa mattina, a partire dalle 9, all'ospedale Crobu, medici e associazioni si riuniscono per discutere di “Bambino e adulto - famiglia e società a confronto sull'autismo”. Secondo la Confederazione italiana pediatri, nuovi aiuti per le famiglie arrivano dalla diagnosi precoce e dal lavoro di squadra fra pediatra e psicologo. Al convegno, organizzato dalla Asl 7, verranno proposti i risultati di un progetto sperimentale. Ne parleranno: Alessando Zuddas (neuropsichiatria infantile dell'università di Cagliari), Iosetto Doneddu (direttore del Centro disturbi pervasivi dello sviluppo, del Brotzu) e Antonio Pala (pediatra di famiglia). ( m. c. )
 
4 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia - Pagina 19
“chiedo scusa”
Abate e Mastrandrea, un libro per capire
«Il dolore non ha classifica. Il dolore va rispettato anche se ai nostri occhi può sembrare piccolo».
 
Il giornalista e scrittore Francesco Abate guarda l'attore Valerio Mastandrea seduto al suo fianco e guarda il pubblico. Ieri, nella Facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari, sceglie di sfatare i miti sulla percezione del dolore. L'associazione Jan Palach e Prometeo Aitf onlus hanno organizzato la presentazione numero 65 del romanzo “Chiedo scusa”, pubblicato lo scorso anno per Einaudi, e scritto da Abate con Saverio Mastrofranco, pseudonimo dell'artista vincitore nel 2010 del David di Donatello. Il libro, prima che un successo di vendite, è una storia di una malattia e di una rinascita del protagonista Valter a seguito di un trapianto. «È il tredicesimo incontro che facciamo nel capoluogo. Non pensavo di trovare tutta questa gente», confessa all'amico attore. «Con Valerio volevamo dare una testimonianza dentro l'università in questo momento storico». Sì, ci tiene assai e vuole ribadire che l'istruzione è un pilastro della società. Come anche la sanità. Oggi i due autori saranno alle 11 nella sala convegni dell'ospedale Brotzu (corpo staccato) per un'altra presentazione. E in quel luogo, pubblico al pari dell'università, chiede di esserci: «Non lasciate soli i malati. In questo modo si somministra loro la miglior cura possibile».
L'INCONTRO L'atmosfera, nella sala colma, è quella respirata nelle 235 pagine del romanzo. A volte ci si emoziona, altrettante si ride. Contribuiscono le letture di un altro attore bravo, il sardo Giacomo Casti accompagnato dalle chitarre, sempre sul pezzo, dei due musicisti-giornalisti Matteo Sau e Marco Noce. Molta parte ce la mettono in duetto verbale Abate/Mastandrea: uno fa quello più serio, l'altro vive sulla battuta e insieme sono soci in simpatia. Il resto lo fa il pubblico con le domande per gli autori giunte via sms agli organizzatori (per loro c'era Massimiliano Perria). Si chiede per esempio quali siano i riferimenti letterari. «Boh, Bruno Vespa», risponde l'attore provocando l'ilarità generale. Lo scrittore Abate, conscio che per l'operazione di scrittura è necessario aver prima letto moltissimi libri, ripiega invece sulle “Camere separate” di Pier Vittorio Tondelli e tutto Kafka. “Chi?”, fa insolente Mastandrea. E qualcuno, a lui che è romanista sfegatato, osa chiedergli cosa farebbe se, in caso di trapianto, venisse a sapere che l'organo donatogli apparteneva a un laziale. «Me ne accorgerei», le parole che seguono un gesto anti-sfortuna.
ORGANI DONATI Momenti divertenti, ma si parla anche di trapianti. Infatti il libro è in parte autobiografico per il giornalista cagliaritano. Ma Valter non è Francesco, è tutti coloro che hanno provato l'esperienza e sanno che chi dona un organo ha scelto di salvare tre o quattro Valter. Quando domandano ad Abate se i trapiantati pensano ai loro donatori? «Non ci pensiamo mai perché noi ora siamo i nostri donatori o donatrici. Siamo cioè rinati, ricchi di una nuova vita. Non si può più essere l'uomo o la donna di prima: si ha la possibilità di ripartire da zero e in maniera migliore».
MANUELA VACCA
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro - Pagina 20
 “Histudentes”, via ai corsi
 
Il primo febbraio avranno inizio i corsi di preparazione per i test d'ammissione alle facoltà scientifiche a numero programmato. Organizza l'associazione culturale Histudentes. L'iniziativa è patrocinata dalla Provincia e dall'Ordine dei Medici chirurghi ed odontoiatri delle province di Nuoro e dell'Ogliastra. Il corso sarà articolato in 148 ore (8 la settimana) in cui verranno affrontate le materie di indirizzo. Grazie all'esperienza nel settore dei professionisti coinvolti nel progetto, l'associazione offrirà un valido supporto anche nell'orientamento all'università. Per maggiori informazioni e iscrizioni si può consultare il sito internet www.histudentes.com, email info@histudentes.com, telefono 338-8540630.

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Premiato l’Ateneo: in arrivo 11 milioni
Per l’anno in corso il Rettore potrà contare su una disponibilità complessiva di 128 milioni
Riconosciuta la qualità dei progetti europei «Vogliamo crescere»
Un salto di tre posti nella graduatoria nazionale elaborata dal ministero dell’Istruzione grazie ai risultati di ricerca e didattica
 
CAGLIARI. L’Università di Cagliari sale di tre posizioni nella graduatoria nazionale degli atenei e incassa un premio di undici milioni e mezzo di euro. Ora occupa il 21º posto grazie ai risultati raggiunti nella ricerca e nella didattica.
 Prestigio a parte, è una boccata d’ossigeno per il bilancio: nel 2009 il ministero dell’istruzione e della ricerca aveva mandato a Cagliari 136 milioni e 400 mila euro, quest’anno - coi tagli governativi - dovevano arrivarne solo 116. Grazie al salto in classifica e al premio conseguente il rettore Giovanni Melis potrà contare su quasi 128 milioni, che non sono una cuccagna ma rendono la cura-Gelmini meno indigesta. Tra l’altro l’iniezione finanziaria è il frutto del lavoro compiuto nel 2010 da docenti e studenti: per quanto riguarda la didattica il ministero infatti elabora la graduatoria nazionale tenendo conto del numero degli iscritti e dei crediti maturati, mentre per la ricerca conta la valutazione delle pubblicazioni e i risultati dei progetti di ricerca europei. Ed è in quest’ultimo campo che i ricercatori in forza all’Università cagliaritana si sono distinti. A conferma di una qualità che malgrado l’austerità finanziaria imposta da Roma continua a mantenersi alta.
 «Nell’ultimo anno - scrive il rettore Melis in una nota - gli sforzi maggiori dell’ateneo sono stati rivolti a una politica di sostegno alle attività di ricerca svolte nei dipartimenti». E i risultati sono arrivati puntualmente: «La recente classifica Tis (top italian scentist) ha visto l’ateneo cagliaritano occupare il 27º posto tra le maggiori cinquanta istituzioni di ricerca nazionali e questo risultato conferma la presenza a Cagliari di alcuni gruppi di ricerca di eccellenza».
 Ora si punta più in alto: «Nei prossimi mesi - è scritto nella nota del rettore - l’attenzione dell’ateneo si concentrerà sugli aspetti della valutazione della didattica e del miglioramento dei parametri di qualità, in parallelo alla definizione della nuova offerta formativa, con l’obiettivo di raggiungere significativi e tangibili risultati già il prossimo anno».
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Cagliari
Antiche chiese campestri al via i lavori di recupero Iniziativa della Provincia
I santuari di San Giorgio, Santa Cristina e Sant’Elene nel programma che coinvolge anche l’ateneo di Sassari
NINO MUGGIANU
 
DORGALI. Verranno recuperate con un’azione di volontariato alcune chiese campestri di Dorgali. Nell’iniziativa «Ecclesia Fabbrica» dalla Provincia di Nuoro, in collaborazione con università di Sassari, rientrano le chiese di San Giorgio e di Santa Cristina e Sant’Elene. «Le prime due appartenute al paese di Isalle scomparso nei del 1600 dove Santa Cristina era la parrocchia», spiega Salvatore Mele esperto di storia Medievale. Nell’iniziativa sono segnalati i ruderi della chiesa di San Basilio Magno e della chiesa di San Giacomo Matamoros già appartenute al paese di Norule o Norulis scomparso nel 1500, oggi località Orrule, dove San Basilio era la parrocchia. È segnalata anche la chiesa Castello fortificata di San Pietro di Iloghe già chiesa medioevale e castello citato dal Mannu come castello di Elcono. Sempre del paese di Iloghe è segnalata la Cresia de Sas Degumas probabilmente dedicata a San Nicola. Inoltre i ruderi della chiesa di Santa Elisabetta, della chiesa di Santo Stefano e il Monastero Santuario di Sant’Elena e di San Costantino Imperatore. «Interessanti - aggiunge Mele - sono anche i ruderi delle cumbessias del santuario di Buoncammino e della chiesa di Sant’Anna presso Gorroppu». Nel centro di Dorgali erano presenti altre chiese oggi scomparse. Si tratta di San Paolo Apostolo, Santa Cecilia e San Roberto di Molesmes, Madonna di Loreto, San Nicola e San Sebastiano, Santa Croce e il Rosario vicino alla parrocchia, San Cornelio e Cipriano e Sant’Andrea.
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
Etichetta su tutti i cibi «Una vera salvezza per il made in Sardinia»
 
SASSARI. «Da oggi il valore di tutti i nostri prodotti sarà conosciuto e riconosciuto». «Si aprono finalmente prospettive per l’economia dell’isola». «È un altro tassello per il rilancio dell’agro-zootecnia». «Distorsioni di mercato, truffe e adulterazioni saranno più difficili». Nell’isola sono quasi tutti positivi i commenti alla legge che prevede l’etichetta obbligatoria su qualsiasi prodotto alimentare. Una richiesta in passato fatta propria da molte organizzazioni di categoria. E negli ultimi mesi rilanciata con forza dal Movimento pastori sardi.
 Reazioni favorevoli, giudizi ottimistici, valutazioni incoraggianti si succedono da giorni. Prima l’etichetta d’origine era prevista solo per un elenco limitato: carni bovine, polli, ortofrutta fresca, uova, miele, latte non a lunga conservazione, passate di pomodoro, extravergini. D’ora innanzi - grazie all’unica legge dal 2007 approvata all’unanimità assoluta da tutte le forze politiche in parlamento - per quanto riguarda l’isola si aggiungono alla lista tutti i tipi di carni (pecore, agnelli, capre, maiali, cavalli) e ogni altro frutto della terra sarda.
 Secondo il ministro Galan resta da percorrere una lunga strada per vedere riconosciute le disposizioni in Europa. E non è detto che da Bruxelles non arrivino stop. Ma nell’isola si preferisce soffermare l’attenzione sui decreti attuativi, in dirittura d’arrivo forse dalla prossima settimana per il settore suinicolo e il comparto lattiero-caseario. Ci sarà, fra l’altro, l’obbligo di segnalare sulle confezioni l’eventuale presenza d’ingredienti con sostanze geneticamente modificate (Ogm).
 Per la Confederazione agricoltori «il nostro sistema recupererà milioni che in passato venivano destinati a emergenze, come quelle della diossina in Germania e delle frodi alimentari». Soddisfazione nelle file di Copagri. Buono il giudizio della Confartigianato: «Potremo rilanciare i consumi». «Svolta importante» anche per la Confagricoltura.
 La Coldiretti dell’isola, che dagli anni Novanta cavalcava questa battaglia, attraverso il presidente Marco Scalas e il direttore Michele Errico rilasciano dichiarazioni entusiastiche. «Possiamo recuperare competitività e potere nei negoziati - dicono - Le norme prevedono che per gli alimenti non trasformati il luogo d’origine sia il paese di produzione. Mentre per gli altri dovranno essere indicati la località dov’è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il posto di coltivazione o allevamento delle materie prime utilizzate in prevalenza». «Così non ci potranno più essere pubblicità che evochino immagini dell’isola per merci fatte con latte, carni, grano e ortofrutta non sardi - concludono i responsabili regionali della Coldiretti - Le nostre imprese, dopo le lotte portate avanti dal 2009 nei principali valichi di frontiera, dal Brennero agli scali di Olbia, Porto Torres, Oristano e Cagliari, potranno finalmente contrastare la concorrenza sleale».
 «È un’ottima notizia: la legge si rivelerà decisiva per la trasparenza in un periodo nel quale si moltiplicano i rischi sui cibi provenienti dall’estero», non si stanca di ribadire l’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Prato. Che aggiunge: «Potremo contraddistinguere senza più equivoci i prodotti della nostra isola ed evitare di far mangiare pane carasau o malloreddus preparati con grano kazako». Adiconsum parla di «un passo avanti» per la salvaguardia dei consumatori. Tutela che in Sardegna sarà rafforzata con l’intensificazione dei controlli da parte del Corpo forestale.
 Più articolato in chiave tecnica l’intervento di Giuseppe Pulina, docente della facoltà di agraria sassarese. «La Ue esclude qualsiasi rischio, ma negli otto mesi che hanno preceduto lo scandalo diossina, l’Italia ha importato il 12% in più di carni suine dalla Germania mentre gli allevamenti nostrani soffrivano pesanti perdite per il basso prezzo di vendita dei maiali - rimarca - Il Made in Italy alimentare, soprattutto nel campo delle Dop, continua a macinare performance positive ed è l’unico settore ad aver resistito alla crisi economica nell’ultimo biennio, con la sola deplorevole eccezione del nostro pecorino romano», spiega ancora lo specialista.
 «Fortunatamente, dopo anni di attesa, c’è questa nuova legge - osserva il professore universitario - Se la società sarda vorrà preservare le tradizioni, il paesaggio rurale e l’identità alimentare da cui derivano il benessere e la longevità della popolazione, adesso dovrà impegnarsi davvero». «Possiamo salvare dall’estinzione l’agricoltura e l’allevamento dell’isola - è la valutazione del docente - Ma dobbiamo essere disponibili a pagare un po’ di più gli alimenti locali. Ormai saranno perfettamente riconoscibili, con una equa distribuzione della ricchezza - si spera - fra tutti gli attori della filiera». «In cambio - è la conclusione di Giuseppe Pulina - avremo una garanzia certa: cibo buono e sano, con una limitazione dei pericoli reali che derivano dalla globalizzazione».
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Cultura e Spettacoli
Innovare contro la crisi
Ambiente e crescita economica, un futuro per l’isola
Antonietta Mazzette: «Basta guardare soltanto al mattone»
COSTANTINO COSSU
 
La tutela dell’ambiente e del paesaggio come strada maestra per disegnare un futuro che porti la Sardegna fuori dal tunnel di una crisi economica e sociale profonda. Di questo si discuterà nell’incontro dibattito organizzato dal Centro di studi urbani dell’Università di Sassari in programma lunedì nell’aula magna dell’ateneo. A parlare dei contenuti dell’iniziativa è Antonietta Mazzette, docente di Sociologia urbana e direttrice del Centro di studi urbani.
 - L’analisi partirà, nel dibattito, da esperienze sul campo. Quali?
 «Muoviamo da tre testimonianze. La prima riguarda la città di Sassari ed è rappresentata da l’associazione culturale nata nel maggio del 2010 con l’occupazione dei locali dismessi della ex Questura. Ne fanno parte studenti, artisti, viaggiatori (come si sono autodefiniti), ma anche lavoratori e disoccupati che hanno lanciato una sfida alla città che, se non riesce a salvaguardare i suoi beni pubblici, è destinata al degrado. Con questa idea di fondo e utilizzando un grande spazio pubblico dismesso, hanno aperto un laboratorio di idee e di intervento sociale ed artistico, con l’intento primario di aprire un dialogo con la città, a partire dal centro storico. La seconda riguarda una impresa di Sassari (la Copredil) che costruisce case ecologiche. Ho già avuto modo di parlarne in queste stesse pagine, riferendo dell’innovativa esperienza di edilizia sociale che sta realizzando a Bacu Abis, a Carbonia. La terza testimonianza riguarda un’impresa di Guspini (la Edilana) che utilizza la lana di pecora per fare prodotti che vanno dall’alta moda ai pannelli di coibentazione».
 - Che hanno in comune queste esperienze?
 «Almeno cinque cose: 1. partono dalle qualità presenti nel territorio con l’obiettivo di utilizzarle sapientemente e rispettosamente; 2. non consumano territorio. Si pensi al fatto che i giovani dell’ex-Q non chiedono di costruire nuovi spazi ma di utilizzare al meglio quelli già esistenti, così come le case ecologiche vengono costruite al posto di quelle vecchie e non altrove; 3. la loro attività, anche quella economica, ha una ricaduta positiva in termini sociali; 4. sono esperienze efficaci nella misura in cui riescono ad attivare partecipazione e coinvolgimento di una pluralità di attori; 5. si tratta di attività che producono innovazione tecnologica e creatività».
 - Insomma, ambiente e crescita economica non sono in contrasto...
 «Il non rispetto delle unicità paesaggistiche in Sardegna non ha mai pagato. O meglio, da un uso-consumo del territorio le comunità locali non hanno ricavato vantaggi economici e occupazione, se non quella saltuaria e poco qualificata. In altre parole, la politica del mattone è stata un grande inganno per le popolazioni via via coinvolte, anche in relazione ai posti di lavoro che non ci sono stati o sono durati “l’attimo” in cui si è costruito. Offro alla riflessione alcuni dati: in Sardegna, tra il 1990 e il 2006, c’è stato un incremento di trasformazione del territorio ad usi antropici di 130 chilometri quadrati, stima effettuata sull’aggiornamento dei dati Istat del 2008. Con provvedimenti legislativi come il cosiddetto “Piano casa”, questi numeri sono destinati a crescere. Un altro dato riguarda i metri quadrati di superficie artificiale: la media nazionale è alta rispetto ad altri Paesi europei e si colloca intorno a 250 metri quadrati per abitante; ma la Sardegna è ben al di sopra, occupando il secondo posto dopo il Friuli Venezia Giulia, con 406 metri quadrati per abitante, e raggiunge punte altissime in quasi tutte le province, in primis quella di Olbia-Tempio, dove si registrano circa 700 metri quadrati di superficie artificiale per abitante».
 - Quindi che fare?
 «Bisogna partire dalle unicità presenti per avviare un processo di sviluppo all’insegna della tutela. Non mancano esempi virtuosi in questo senso, e tutti confermano che le buone pratiche producono attrazione turistica, crescita della popolazione (perché nei luoghi “virtuosi” si vive meglio), sviluppo economico. Ad esempio, le imprese edili che si sono riconvertite nella riqualificazione e nell’uso di materiali eco-compatibili sono uscite dalla crisi prima e molto meglio di quelle che continuano a costruire come sessant’anni fa. La Sardegna è ben lontana da un’idea complessiva di sviluppo orientato verso la tutela del territorio e verso il riuso del patrimonio esistente, eppure ci sono le condizioni per andare in questa direzione, come stanno facendo altri territori. Ad esempio, il comune di Solza in Lombardia ha approvato un “Piano di governo del territorio” a crescita volumetrica zero, ma anche Firenze si sta orientando verso la riduzione della volumetria prevista nel Piano regolatore. Se anche i nostri comuni, a partire da quelli di Sassari e Nuoro che stanno discutendo il Piano urbanistico, si orientassero verso il principio della crescita zero, economie oggi a scarsa forza propulsiva sarebbero costrette ad innovare e crescerebbero di più e meglio».
 
Pagina 33 - Cultura e Spettacoli
DOPODOMANI ALLE 16
Al capezzale d’una regione malata
 
 SASSARI, Lunedì 24 gennaio nell’aula magna dell’Università si terrà - dalle 16 alle 20 - un incontro dibattito sul tema «Tutela del territorio: il futuro della Sardegna». La discussione si articolerà a partire dai libri di Edoardo Salzano («Memorie di un urbanista»), di Fabrizio Bottini («Spazio pubblico») e di Sandro Roggio («Paesaggi perduti»). L’iniziativa è organizzata dal Centro studi urbani e dalla Scuola di dottorato in scienze sociali. All’incontro, introdotto dal rettore Attilio Mastino e da Antonietta Mazzette, parteciperanno: Leonardo Boscani, presidente dell’associazione Ex-Q di Sassari; Daniela Ducato, responsabile dell’impresa Edilana di Guspini; Daniela Cossiga, attrice; Massimo Fresi, dirigente di Legambiente; Filippo Isgrò, ingegnere; Sante Maurizi, regista; Giovanni Meloni, giurista; Giuseppe Pulina, docente di Agraria; Camillo Tidore, docente di Scienze politiche. Concluderà Edoardo Salzano, uno dei nomi più prestigiosi dell’urbanistica in Italia. Coordinerà Giacomo Mameli. Al centro della discussione il rapporto tra tutela dell’ambiente ed economia.

Questionario e social

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