Giovedì 2 dicembre 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 dicembre 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina     
Un linguaggio inadeguato
La politica invecchiata che ha perso fascino
di Massimiliano Lenzi
 
Ora è ufficiale: in Italia nel 2010 la politica ha una crisi di narrazione. Lo scriviamo a malincuore perché, nonostante tutto, crediamo che la politica nella società contemporanea abbia un ruolo non derogabile ad altri, quello di governare nell’interesse di tutta la polis, la comunità nazionale e umana che ci tiene insieme. Il problema è - però - che questi "tutti" di cui noi parliamo sembra non si sentano più rappresentati dalla politica e ad essa preferiscono ormai altre narrazioni. La cara vecchia televisione, certo, con i suoi programmi da 7-8 milioni di spettatori a serata ma anche la magia digitale dell’IPad che fa sentire l’universo a portata di dita, oppure quel senso di anarchia avveniristica che arriva da Wikileaks e da quelle continue rivelazioni dal sapore di intrigo internazionale che stanno tenendo banco sui quotidiani, dal Brasile a Roma passando per Mosca, in questi ultimi giorni.
La convinzione che la politica sia andata ormai fuori racconto, che abbia perso il fascino di indicare una meta percorribile ma anche un sogno a cui tendere, arriva forte e chiara dalla manifestazione degli studenti in tutta Italia, per protestare contro la riforma Gelmini. I fronti, su quel movimento che ha smosso le principali città italiane, da Roma a Milano, da Pisa a Torino, è stato ridotto alla cronaca di una manifestazione contro la Riforma Gelmini. Chi sta al Governo, per questo, ha criticato gli studenti mentre chi si trova all’opposizione ha criticato il Governo e elogiato gli universitari.
Vedendo le immagini in tv, però, e girando per Roma, quello che si vedeva nelle facce di questi giovani era - più che l’ovvia contestazione di una riforma che loro dicono di non condividere - la mancanza di un sogno. Se nel 1968 il Maggio francese e tutti gli altri maggio europei che ne son seguiti erano l’inno della "fantasia al potere", ovvero una nuova narrazione più libera e spregiudicata rispetto a quella offerta da una società moralista e piuttosto rigorosa come quella dell’epoca, negli slogan dei giovani del 2010 più che una narrazione diversa della vita si trova, chiesta e rivendicata con orgoglio, la necessità di avere una narrazione possibile davanti a sé perché il presente non ne offre alcuna.
Per questo è parso assai inadeguato il linguaggio della politica, sia di centrodestra che di centrosinistra, troppo incentrato sulla contingenza della cronaca (pro o contro la riforma Gelmini) e poco su quello che verrà. E qui, appunto, che si tocca con mano la crisi della politica, la sua mancanza di affabulazione, di guida, il suo essersi ridotta a mera amministrazione.
Tra tutti i commenti dei leader nella giornata delle proteste studentesche, ha colpito quello di Umberto Bossi, capo della Lega Nord, che ha sussurrato: "Gli studenti hanno un po’ ragione". Chissà, forse proprio lui, il Senatur, che per il suo nord si è inventato - anni fa - il racconto della Padania come fine, ha avvertito che nella rappresentazione del Palazzo sugli studenti qualcosa non andava. Un segnale piccolo, la frase di Bossi, e che comunque non basta a svegliare la politica del 2010 da se stessa. Il sonno continua.
 
Primo Piano - Pagina 2
La riforma può finire sul binario morto
Voto al Senato, corsa contro il tempo. Il Pd minaccia un “ricatto”
La riforma Gelmini rischia di finire su un binario morto. L’opposizione tenta di far slittare il voto al Senato.
 
ROMA Ancora proteste in molte università italiane all’indomani dell’approvazione del ddl sulla riforma dell’università. Ma il dibattito politico si è spostato sull’iter al Senato del provvedimento e sui rischi di una mancata approvazione definitiva della legge.
LA MINACCIA Oggi i capigruppo si riuniranno a palazzo Madama per decidere il nuovo calendario dei lavori, ma i tempi sono molto stretti per inserire la riforma prima del voto di fiducia del 14. E dal Pd arriva un altolà: «Se pensano, infrangendo il regolamento, di mettere all’ordine del giorno la riforma dell’Università prima del 14 dicembre facciamo saltare l’accordo di calendario sulla Legge di Stabilità», ha detto il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. «Sarebbe un brutto affare per loro - ha aggiunto - perchè Berlusconi si troverebbe a chiedere la fiducia in Senato con la legge di stabilità non approvata».
I RETTORI A temere i contraccolpi sono soprattutto i rettori («rischiamo la morte per asfissia» dicono e si sono mossi singolarmente in tanti) che, pur con alcuni distinguo, attendono l’approvazione della legge per sbloccare i concorsi per ordinari e associati e per i ricercatori e per avere il fondo premiale 2011/2013 che in parte mitigherebbe i tagli della manovra estiva. Il presidente della Crui, Enrico Decleva, chiede che «la partita non venga persa a tavolino» e fa un appello anche all’opposizione.
IL MINISTRO Anche per il ministro Gelmini «è urgente l’approvazione della riforma dell’università, e per questo la calendarizzazione al Senato, altrimenti sono a rischio concorsi e finanziamenti». Da Viale Trastevere si paventano «pesanti conseguenze per il sistema universitario» se il ddl Gelmini non dovesse ricevere il via libera definitivo o non essere calendarizzato. Un ulteriore invito ai senatori arriva dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «La riforma deve seguire un percorso veloce e diventare subito legge».
D’altra parte il mese di dicembre è veramente stretto: il 6 e il 7 c’è l’esame della legge di stabilità, che dovrebbe avere il via libera il 9 in quanto l’8 dicembre è un giorno festivo. Una delle ipotesi potrebbe vedere l’aula di Palazzo Madama aperta proprio il giorno dell’Immacolata, in modo che al ddl università siano riservati giovedì 9 e venerdì 10 dicembre. Anche perchè lunedì 13 in Senato ci sarà il discorso di Silvio Berlusconi, prima del voto del 14.
LE PROTESTE Al dibattito politico si aggiunge la protesta di studenti, ricercatori e precari che, pur se minore di martedì, non accenna a diminuire da Nord a Sud: Torino, Palermo, Cagliari, Napoli, Bologna, Firenze, Reggio Calabria sono soltanto alcune delle città dove gli studenti, negli atenei o ancora sui tetti e nelle stazioni hanno portato avanti le manifestazioni, con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione fino al 14 dicembre.
«La maggioranza e il Governo - spiegano gli studenti - ha deciso di non cogliere i segnali che venivano dalle università, portando il testo al voto con un atto di arroganza, anche a seguito del parere negativo della commissione bilancio. Se la Gelmini pensa di fermare la protesta degli studenti, avremo il piacere di smentirla. La maggioranza degli studenti, anche quelli con la media del 30, continueranno a manifestare, fino al voto del ddl al Senato. Abbiamo fiducia nella natura umana: speriamo il centrodestra rinsavisca e decida di arrestare l’iter parlamentare, prima si trovino le risorse, poi si facciano le riforme. Intanto proseguono le mobilitazioni».
Sul fronte dei rettori, invece, oltre ai singoli interventi di sollecitazione all’approvazione, il Presidente della Conferenza dei Rettori, Enrico Decleva, ha espresso soddisfazione per l’approvazione alla Camera del Ddl: «Attendiamo in ogni caso con fiducia che il Senato vari definitivamente il provvedimento. Fermo restando che esso è solo un punto di partenza. Starà alla responsabilità di tutti, forze politiche e componenti universitarie, fare in modo che la sua complessa attuazione sia avviata al più presto e avvenga in condizioni idonee, nell’interesse dell’istituzione e del rilancio effettivo del suo ruolo insostituibile nella vita del Paese», conclude Decleva.
IL PUNTO Al di là degli auspici personali o dei propositi bellicosi degli studenti, la partita sembra ora spostarsi in Parlamento. Se il Pd riuscisse davvero a non far votare la riforma prima del 14 dicembre, l’intero provvedimento rischierebbe seriamente di finire sul binario morto.
 
Primo Piano - Pagina 2
Rossi agli studenti: rabbia sì, ma con garbo
Ieri pomeriggio a Cagliari il cabarettista ha incontrato i ragazzi a margine del suo “Mistero buffo”
 
«Inc... ma con garbo». Con qualche sferzata a governo e opposizione e un grande abbraccio, non solo ideale, agli studenti. Ieri alle dalle 17 l’attore e regista teatrale Paolo Rossi, in città per proporre il suo “Mistero buffo di Dario Fo”, ha incontrato gli universitari nell’aula magna del corpo aggiunto di Magistero, una delle due facoltà occupate per protestare contro il Disegno di legge Gelmini. Un’ora e mezza dedicata ad arte, teatro, attualità e ovviamente a loro, gli universitari, veri protagonisti dell’appuntamento. Che anche in quest’occasione sono riusciti a riscaldare l’atmosfera dell’ateneo, fondendo il dissenso contro la riforma con il sostegno alla cultura. Com’è avvenuto lunedì, quando hanno ospitato nel loro corteo le ragioni degli scioperanti del Teatro lirico. E come probabilmente avverrà nei prossimi giorni.
IL RISVEGLIO Ad una ragazza che gli chiede se andare via dal Paese o rimanere, l’attore di Monfalcone (ma milanese d’adozione) risponde: «Direi di rimanere. Ma al risveglio, alla prima persona che vediamo, dovremmo dire: sono incazzato nero e tutto questo non lo sopporterò più». Che erano arrabbiati, gli studenti lo hanno dimostrato alla fine dell’incontro, quando hanno preso la parola per leggere un comunicato ai presenti, universitari e non solo. Rossi ha ospitato i ragazzi anche durante il suo spettacolo, ieri notte al Teatro Massimo.
IL COMUNICATO Segnato da giorni di occupazioni, cortei e manifestazioni, ma con il morale ancora alto, nonostante l’approvazione del Ddl alla Camera, il popolo della protesta c’è.
Enrico Puddu, 22enne iscritto a Scienze politiche, legge il testo preparato per l’occasione: il racconto della prima notte di occupazione, del corteo spontaneo di lunedì mattina e martedì notte, «erano decenni che a Cagliari non si faceva una cosa del genere», ricorda. E ripete soprattutto le ragioni della protesta.
«GLI STUDENTI NON MOLLANO» «È una legge che taglia i fondi alla ricerca, che trasforma le borse di studio in prestiti d’onore, che permette l’entrata dei privati nei consigli di amministrazione degli atenei, e che quindi demanderà la gestione della meritocrazia ad una società per azioni». Poi la promessa: «Non molleremo». Il programma dei prossimi giorni, da definire in assemblea, prevede probabilmente qualche azione eclatante in uno dei monumenti cittadini, come hanno fatto i loro colleghi dello Stivale, e la saldatura con le proteste del Lirico e della Geas.
TEATRO POP Accanto agli studenti, l’altro protagonista è ovviamente Paolo Rossi, che è entrato nell’Università per spiegare il suo teatro pop . «Quello che porta la gente ad uno spettacolo e me ad uscire, incontrare le persone e ascoltare il loro racconto del Paese». Ma Rossi è tra i ragazzi soprattutto per rispondere alle domande. Come quella sulla cultura, che per l’attore è un assist. «Tremonti dice che con la cultura non si mangia. Forse solo Goebbels ha detto peggio». E rilancia: «Il ministro dovrebbe spiegare allora perché lo Stato mangia sulla cultura, visto che ogni spettacolo è tassato al 40%».
MONICELLI Applausi scroscianti per il ricordo di Monicelli: «Uno che ha fatto sempre quello che gli pareva». Poi parla della sua fine. E per farlo riporta alla mente una delle battute, quasi profetiche, che il regista mise in bocca al Perozzi di “Amici miei”: «Adesso non rompetemi il c.... che devo morire».
Prima di andar via Rossi ribadisce ai ragazzi di incazzarsi: «Ma ricordatevi di farlo con garbo, e divertendovi».
MARIO GOTTARDI
 
Primo Piano - Pagina 2
Sui monumenti per la visibilità
il sociologo I giovani e la “nuova protesta”
 
ROMA La vera novità della protesta studentesca di questi giorni è l’uso dei monumenti. I ragazzi hanno imparato che scendere in piazza non è più sufficiente, occorrono gesti eclatanti per avere visibilità, come è successo agli operai e agli immigrati saliti sulle gru.
I METODI La sociologa Chiara Saraceno, docente all’Istituto di Ricerca Sociale di Berlino, commenta così le nuove forme di protesta degli studenti italiani. Non la colpisce l’uso delle nuove tecnologie, che sta rendendo «globale» la protesta: «È dai tempi di Tienanmen che gli studenti usano Internet per comunicare tra loro e al mondo - spiega - e per far circolare le notizie. In Italia, già il cosiddetto popolo viola aveva usato questi nuovi canali».
La novità, dunque, è quella di salire sui tetti dei monumenti: «Sanno che in questo modo diventano notizia. È una forma di protesta, tra l’altro, meno rischiosa rispetto a quella di invadere una piazza e più economica perchè bastano poche persone. L’efficacia è invece massima, perchè vanno su tutte le televisioni del mondo e hanno quindi maggiori probabilità di mettere in difficoltà i bersagli della protesta».
FIGLI DEI MEDIA Questi giovani sono figli del loro tempo, «hanno imparato che solo andando in tv, creando l’evento, la protesta si rende visibile». In effetti, aggiunge Saraceno, l’agitazione nelle università durava già da mesi, ma pochi ne parlavano: «È bastato che entrassero nel Senato e salissero sui monumenti per riempire i telegiornali e le pagine dei quotidiani». Una strategia oculata che ha avuto i suoi effetti.
Strumentalizzati? «Sì, ma non nel senso che dice Berlusconi» afferma la sociologa. «Gli studenti stanno facendo la loro battaglia - spiega - sulla quale qualcuno sta mettendo il cappello. Non è colpa loro se qualcuno sfrutta la loro protesta per se stesso. E questo non mi scandalizza, mentre trovo scandaloso che non si prendano sul serio le loro istanze. Che nessuno, nè il governo nè le opposizioni interloquiscano con i ragazzi, parlino con loro per capire le loro ragioni».
Oggi, secondo Saraceno, non c’è spazio per l’interlocuzione, «e i giovani stanno cercando questo spazio». «C’è qualcuno - conclude - che si è posto la domanda se questi studenti hanno ragione o torto? Si è parlato solo del metodo della protesta, non dei motivi. È un altro modo per non ascoltarli».
I CONTENUTI Si potrebbe aggiungere che in realtà pochi entrano nel merito, cioè l’analisi dei contenuti della riforma Gelmini, ma questo è un altro discorso. In questo momento - e presumibilmente fino a quando non ci sarà il definitivo passaggio parlamentare in Senato - l’obiettivo dei ragazzi sarà quello di tenere alta la protesta. Continuando a salire sui tetti e occupando i monumenti.
A. A.
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari - Pagina 26
Speranza sarda contro l’Aids
Gli scienziati lavorano a un nuovo farmaco
Alghero. Il prodotto della Porto Conte Ricerche inibisce l’Hiv e protegge il sistema immunitario
 
Si tratta di una nuova classe di farmaci che, a differenza di quelli tradizionali, non solo inibiscono il virus Hiv - spiega l’amministratore delegato Franco Lori - ma proteggono e rafforzano il sistema immunitario».
Nel Centro ricerche di Porto Conte si sta mettendo a punto una nuova arma per combattere l’Aids.
La ViroStatics, società biofarmaceutica italo-americana che opera presso la sede di Alghero del Parco scientifico e tecnologico della Sardegna, dopo aver creato propri brevetti e averne acquisito altri da Università e istituti specializzati, ha sviluppato dei farmaci chiamati Av-halts (AntiViral-Hyper Activation Limiting Therapeutics), in grado di abbassare la carica virale e prevenire al tempo stesso l’esaurimento del sistema immunitario. «Si tratta di una nuova classe di farmaci che, a differenza di quelli tradizionali, non solo inibiscono il virus HIV - spiega l’amministratore delegato Franco Lori - ma proteggono e rafforzano il sistema immunitario, la miglior medicina che abbiamo a disposizione fin dalla nascita».
FASE AVANZATA Il farmaco leader (VS411) è arrivato alla avanzata Fase II di sviluppo clinico e una seconda generazione di altri farmaci con un meccanismo d’azione simile al farmaco leader ma con caratteristiche farmacologiche migliorate, è già in fase di sperimentazione nei laboratori ViroStatics di Porto Conte Ricerche. L’azienda, oltre un anno fa, ha deciso di scommettere sulla Sardegna. Dal Policlinico San Matteo di Pavia si è trasferita ad Alghero annunciando importanti prospettive nella cura dell’epidemia.
«Il primo caso è stato diagnosticato nel 1981 - continua Lori - da allora l’Aids ha ucciso oltre 25 milioni di persone al mondo. Nonostante i tanti farmaci a disposizione contro il virus, la maggior parte delle persone infette non riceve le cure adeguate o viene curata nelle fasi terminali dell’infezione». Inoltre i malati devono assumere quotidianamente dei medicinali e sono così più esposti a patologie cardiovascolari e a tumori. «I farmaci a disposizione non eliminano il virus Hiv - tiene a precisare l’amministratore della ViroStatics - che continua a logorare il sistema immunitario e a farlo invecchiare precocemente».
NUOVI FARMACI La nuova classe di farmaci sperimentata a Porto Conte Ricerche, invece, sembrerebbe in grado di tutelare le difese costantemente stimolate dal virus. «Se vogliamo ricorrere a una metafora - prosegue il delegato della società di farmaceutica - è come un’automobile che viaggia sempre in prima con l’acceleratore al massimo, fino a che il motore fonde. Non solo bisogna togliere il piede dall’acceleratore (inibire il virus) ma anche raffreddare il motore (il sistema immunitario)».
Adesso ViroStatics intende allargare il campo di ricerca e produzione, dai farmaci ad alta attività a quello dei biofarmaci e vaccini, richiamando ad Alghero nuove competenze e personale qualificato.
Una storia in controtendenza. Proprio quando si annunciano ovunque tagli alla ricerca, la società biofarmaceutica presente negli Usa e in Canada, decide invece di
intensificare i propri investimenti nell’Isola.
CATERINA FIORI
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano - Pagina 23
università
Studenti attori per lo spot
 
Un successo ieri mattina per le riprese del video promozionale dell’Università di Oristano, organizzato da Consorzio uno. Oltre 150 studenti e quasi tutti i professori e tutor si sono prestati a mimare le coreografie del Lip-dub sulle note della canzone di Luis Miguel “Noi ragazzi di oggi”. L’esperimento consisteva nel cantare la canzone in playback e per farlo i partecipanti sono stati divisi in 15 gruppi tematici. C’erano tutti i rappresentanti dei corsi di laurea e non solo: dai ragazzi delle biotecnologie con camici e occhialoni paraschizzi, i tutor di Archeologia subacquea in perfetto assetto sub con tanto di muta, ma anche un gruppo vestito con i costumi tipici della città, il coro nella scenografica cornice del chiostro, perfino un sosia di Miguel che si aggirava tra le comparse inneggiando alla sua famosa hit. Per l’università un momento di aggregazione unico, oltre che di divertimento e allegria. Per vedere il risultato di questa simpatica impresa bisognerà aspettare il prossimo 17 dicembre, quando sarà presentato durante l’inaugurazione dell’anno accademico.
 
4 – L’Unione Sarda
Olbia e provincia - Pagina 19
«Ho già finanziato l’acquisto di 2 ecodoppler»
Tempio. L’assessore Liori risponde alle sollecitazioni di Marianna Bulciolu
 
Sabato scorso a Tempio un importante convegno ha informato i malati di sclerosi multipla sulle possibili novità nel campo della ricerca contro la lotta alla malattia. Il pubblico ha risposto benissimo, ma gli organizzatori tempiesi del "Comitato Ccsvi e sm Gallura", non si sono detti soddisfatti dal punto di vista politico. A parlare per loro è stata la presidente Marianna Bulciolu, tra l’altro, affetta da diciotto anni dalla malattia. La Bulciolu ha chiesto all’assessore regionale alla Sanità di dare una risposta ai quattromila malati di sclerosi multipla che chiedono una diagnosi immediata della Ccsvi.
Immediata la replica di Antonello Liori che prima di tutto tiene a precisare che «L’assessorato alla Sanità non è un organo scientifico, non ha competenza nel campo della ricerca e non spetta alla politica prendere decisioni inerenti la validità delle metodologie di cura». ma qualcosa è comunque statao fatto: «Come assessore, ho già finanziato l’acquisto di due ecodoppler, per le aziende universitarie di Cagliari e di Sassari, utili alla diagnosi della Ccsvi. Spetta ora alle aziende attivarsi».
Sabato Liori era comunque intervenuto al convegno dicendosi «convinto che come è opportuno mettere a disposizione dei malati nuove procedure e metodologie di cura ma è altrettanto riprovevole creare in loro false illusioni e aspettative. Ancor più in Sardegna, dove la sclerosi multipla registra purtroppo numeri da record e dove si paga un tributo elevato in termini umani e sociali. Ovviamente -ha ribadito Liori- non possiamo rinunciare a cercare le strade giuste per trovare una soluzione alle patologie al fine di incrementare la qualità della vita di chi soffre, perciò presterò attenzione al "metodo Zamboni" con il quale dobbiamo comunque confrontarci».
Grande disponibilità quindi, verdo l’apertura alle nuove terapie. «Qualora giungessero dal ministero della Salute direttive per rendere disponibile le procedure terapeutiche messe a punto dal professor Zamboni - ha concluso l’assessore Liori - non esiterò un minuto ad adeguare le strutture.
È importante sollecitare la giusta sensibilità e prudenza, anche da parte dei media, nel diffondere notizie risolutive che ancora devono dimostrare appieno il proprio fondamento scientifico».
SEBASTIANO DEPPERU
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 25
specializzazione
Farmacia ospedaliera, un nuovo bando
 
Dopo due anni, verrà pubblicato il bando per la scuola di specializzazione in Farmacia ospedaliera, che dal 2008 non organizzava selezioni per la mancata copertura delle borse di studio. Lo ha annunciato Paolo Serra, referente nazionale della Società italiana di farmacia ospedaliera per i rapporti con l’università.
«I laureati in Farmacia che volevano intraprendere questo percorso specialistico erano costretti ad andare fuori dalla Sardegna per 4 anni, vedendo preclusa la possibilità di maturare professionalmente nel proprio contesto regionale, aspetto fondamentale in tempi di federalismo sanitario», dice Serra in una nota. Sull’argomento è stata depositata anche un’interpellanza in Consiglio regionale firmata da Giampaolo Diana e Mario Bruno, entrambi del Pd. «L’assessore alla Sanità ha dato rassicurazione in merito, sbloccando una situazione che da due anni andava a danno degli aspiranti specialisti, precludendo il conseguimento di un titolo valido per l’accesso ai ruoli della dirigenza sanitaria».
 
6 – L’Unione Sarda
Lettere & Opinioni - Pagina 43
Il problema viabilità
Strade di città ma non solo
 
È d’attualità il dibattito sull’asse viario di collegamento tra Monserrato, Pirri e l’asse litoraneo di Cagliari, noto come via Po. Nell’ambito della sistemazione della rete viaria di Cagliari rientra il problema dei collegamenti tra i quartieri dell’intera area urbana, compresi i Comuni. Per esempio, viale Marconi va inteso come un collegamento interquartieri tra Selargius, Quartucciu, Quartu e Cagliari. L’asse viario di collegamento tra i quartieri di Pirri e di Monserrato ed altri quartieri dell’area urbana di Cagliari collocati nella città omonima va visto secondo questa logica e questa impostazione progettuale, senza necessariamente pensare ad un tracciato ingombrante e devastante e rivisitando eventualmente il progetto esistente, così da renderlo più compatibile con il contesto, storico ed archeologico, che attraversa. Occorre ragionare quindi anche sul ruolo di viale Merello (anch’esso, prevalente via di collegamento tra gli stessi quartieri) e sulla necessità di scaricarlo di traffico: oggi funziona male per chi si limita ad attraversarlo come per gli abitanti del quartiere. La necessità di salvaguardare l’ambiente si deve pertanto coniugare con la necessità di sistemare e riorganizzare la rete viaria di accesso e di penetrazione nella città, e verso gli assi viari principali, dai quartieri dell’area urbana esterni alla città, e tuttavia tributari di consistenti flussi pendolari, rivolti ai servizi d’area prevalentemente localizzatia Cagliari. Non credo che questo problema possa essere semplicisticamente risolto pensando all’alternativa, credo teorica, di rivolgersi unicamente agli assi di scorrimento, mediano e litoraneo, ed alla Statale 554.
FRANCESCO ANNUNZIATA
Università di Cagliari
 
Lettere & Opinioni - Pagina 43
Farmacia d’ospedale
La formazione torna in casa
 
Si riaprono le prospettive per gli aspiranti specialisti in Farmacia ospedaliera, Scuola di specializzazione che da due anni non bandiva le selezioni per mancata copertura delle borse di studio. In tempi di federalismo sanitario, gli specializzandi erano costretti a studiare fuori dalla Sardegna per 4 anni. Dopo un’interpellanza consiliare firmata da G. P. Diana e M. Bruno (entrambi del Pd), l’assessore alla Sanità Antonio Angelo Liori ha sbloccato una situazione che precludeva un titolo valido per l’accesso ai ruoli della dirigenza sanitaria. La mancata riapertura della Scuola avrebbe creato in breve la necessità di richiamare farmacisti specializzati da altre regioni. L’area Università della Società italiana di farmacia ospedaliera ringrazia quanti si sono attivati. In particolare la dottoressa Elisabetta Caredda che ha riunito la causa dei farmacisti a quella storica dei biologi.
PAOLO SERRA
Soc. it. farmacia ospedaliera

 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Fatto del giorno
Negli atenei occupati continua la battaglia contro il ddl Gelmini
 
Il giorno dopo il via libera della riforma universitaria alla Camera in un clima d’assedio in molte città italiane, non si placano le proteste degli studenti e ricercatori. La loro speranza è ancora quella di fermare il disegno di legge sul sistema accademico, che ora passare all’esame del Senato. La maggioranza, in realtà, come ha detto il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, se ha la «volontà politica» lo farà approvare prima del 14 dicembre, data cruciale in cui si voterà la fiducia al governo. Intanto l’aria di rivolta continua, eccome.
 Proprio ieri mattina il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha detto «ormai è fatta» rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se con la crisi di governo ci potrebbe essere uno stop alla riforma. L’orientamento è di esaminare il provvedimento giovedì 9 dicembre, ma sarà oggi la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama a decidere il calendario ufficiale. Secondo il ministro Gelmini, «l’approvazione della riforma dell’università è molto urgente
perché altrimenti sono a rischio concorsi e finanziamenti». Dello stesso parere la presidente di Confindustria Emma Mercegaglia, che ritiene prioritario che la Riforma dell’Università venga approvata al più presto in via definitiva al Senato. «In questa fase delicata - spiega - il senso dell’interesse generale deve prevalere sulle litigiosità e sui calcoli politici. La riforma deve seguire un percorso veloce e diventare subito Legge. Il paese attende da tempo le riforme necessarie per tornare a crescere». Risponde a distanza il capogruppo al Senato del Pd Anna Finocchiaro. «Se pensano - spiega - infrangendo il regolamento del Senato, di mettere in calendario a Palazzo Madama la riforma universitaria prima del voto di fiducia del 14, noi facciamo saltare ogni accordo sul ddl stabilità». Le contestazioni, intanto, continuano in modalità diverse in tutta Italia. A Roma è stato occupato il rettorato di Tor Vergata. A Bologna, blitz di un centinaio di studenti nella sede del Comune dal quale sono stati srotolati degli striscioni contro la riforma Gelmini. A Milano proteste nei due licei più importanti: il classico Parini, con l’autogestione trasformata in occupazione, e il liceo classico Manzoni. Stessa situazione a Palermo e Catania dove sono occupate numerose scuole e facoltà. A Napoli, invece, un centinaio di studenti universitari hanno occupato la stazione centrale, creando intralci alla circolazione dei treni.
 Domenico Pantaleo (Flc Cgil) spiega che «la partita non è finita. Da qui alla votazione del ddl in Senato la Cgil continuerà a sostenere il movimento di studenti, ricercatori e docenti» contro quella che definisce una riforma «a favore dei baroni».
 
Pagina 9 - Fatto del giorno
«Studenti, vi racconto il mio teatro pop»
Il comico Paolo Rossi ospite ieri della facoltà di Lettere e Filosofia
Per il ministro dell’Istruzione e della Ricerca il disegno di legge va approvato subito anche dal Senato
PIERLUIGI CARTA
 
CAGLIARI. Paolo Rossi porta il teatro tra gli studenti cagliaritani proprio nei giorni della protesta. È venuto per parlare di teatro, ma accetta volentieri di mescolarsi con il clima di agitazione della facoltà.
 La sera è in programma l’ultima replica al teatro Massimo dello spettacolo «Il Mistero Buffo di Dario Fo (versione pop)». Ma poche ore prima, nel pomeriggio non ha voluto rinunciare alla programmata conferenza nell’aula gremita del Magistero. Circondato dal clima della protesta il comico ha toccato temi dell’attualità artistica, culturale e politica, con uno scambio di domande dirette alle quali ha risposto col suo consueto umorismo riflessivo e tragicomico.
 L’incontro è inserito in un ciclo di seminari e lezioni di teatro, nato dalla collaborazione tra il Teatro Stabile della Sardegna e la facoltà di Lettere di Cagliari, che ha per obiettivo l’approfondimento e la preparazione, lo studio e la messinscena di uno spettacolo.
 «Questi incontri nascono da un tentativo - dice il comico - che consistono nel riportare i giovani a teatro, levare la loro diffidenza e il loro pregiudizio nei confronti di questa antica e sempre moderna forma di espressione». D’altronde è su questa sfida che si basa tutta la sua nuova impostazione teatrale, il suo «teatro Pop», che vuole essere popolare, vuole comunicare con la gente, valutando la capacità di attenzione da parte del pubblico.
 Paolo Rossi non si sbilancia parlando di Berlusconi, nonostante le provocazioni del pubblico, ma parla lo stesso dei temi della politica e non lesina attacchi nei confronti di chi ha affermato che «con la cultura non si mangia». Difendendo ogni forma di espressione artistica, infatti dichiara: «La cultura non riempie la pancia ma permette di dare un giudizio sulle cose, di gustare diversamente quello che si mangia e valorizzarlo».
 Il direttore del Teatro Stabile della Sardegna, Guido De Monticelli, coglie l’occasione per rivolgersi agli studenti, invitandoli a frequentare le sale e comunicando il bisogno estremo del teatro delle nuove generazioni. Il Teatro Stabile è coinvolto già da un anno in un profondo rinnovamento gestionale, anche la sua compagnia ha visto sostituiti dodici attori con nuovi giovani talenti. «Se si vuole puntare sui giovani e aprirsi alla società civile, Paolo Rossi è una chiave adatta per sbloccare il meccanismo - spiega De Monticelli - il suo teatro pop ha in germe tutto ciò che il teatro deve innovare per allargare il suo target».
 Secondo Paolo Rossi, «il teatro è un posto in cui persone vive si incontrano con altre persone vive e si raccontano delle storie». Come sostiene De Monticelli, «è proprio da lì che bisogna ripartire per la ricostruzione culturale del teatro. Rafforzando i codici che la tradizione ha già, e lavorando sulla sua forza sociale attraverso l’intensità del rapporto diretto con gli spettatori».
 
Pagina 9 - Fatto del giorno
I RICERCATORI
Sassari: «Finisce il presidio ma la protesta andrà avanti»
ANDREA MASSIDDA
 
SASSARI. L’approvazione alla Camera del disegno di legge Gelmini era una cronaca ampiamente annunciata e prevedibile. Nessuno tra gli studenti, i ricercatori e i docenti sassaresi in lotta si era sinceramente illuso che le cose potessero andare altrimenti. Specie dopo l’esplicito appoggio alla riforma arrivato nei giorni scorsi da Gianfranco Fini. «I numeri, lo sapevamo, c’erano - spiega Giuseppe Spada, iscritto ad Agraria e rappresentante del consiglio degli studenti - ora abbandoneremo il presidio permanente al rettorato, anche se ogni sera ci riuniremo per due orette in modo da fare il punto della situazione e immaginare qualche iniziativa per il 7 dicembre, quando a Sassari si celebrerà la Notte della Cultura. Poi - conclude Spada - naturalmente progetteremo qualche iniziativa per quando, entro metà dicembre, il ddl sarà sottoposto all’attenzione del Senato». Nessuna sorpresa neanche da parte dei ricercatori. «Tuttavia - spiega Andrea Cereati, ricercatore della rete “29 aprile” - la cosa importante e che non vanifica i nostri sforzi è che le iniziative anche eclatanti adottate in queste settimane sono servite certamente a catturare l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema universitario, ma soprattutto all’interno del mondo accademico associati, ordinari e rettore hanno finalmente preso coscienza delle nostre ragioni».
 Naturalmente la battaglia dei ricercatori continuerà. «Certo - aggiunge Cereati - staremo sempre all’erta e anche se la riforma venisse definitivamente approvata entreremo nel merito dei decreti attuativi, perché è lì, anche livello locale, che si gioca la vera partita, sperando che alla fine a venir fuori sia davvero la meritocrazia».
 
Pagina 8 - Nuoro
In piazza contro la legge Gelmini
Professori e Rsu si sono riuniti per discutere dei disagi
Siniscola. Centinaia di studenti hanno manifestato il dissenso alla riforma
 
 SINISCOLA. L’occhio era vigile da giorni sulla Camera dei Deputati. L’ok alla riforma dell’Università disposta dal ministro Gelmini ha fatto scattare come molle centinaia di studenti delle scuole superiori della Baronia. Troppe le conseguenze negative per il sistema scolastico che - secondo gli studenti - verranno introdotte assieme al disegno di legge.
 Ieri mattina, così, alcune centinaia di ragazzi sono scese nuovamente in piazza, per urlare dissenso contro il provvedimento.
 Gli allievi dell’Istituto tecnico «Oggiano» e del liceo «Pira» hanno sfilato per alcune vie del centro, per poi essere ricevuti in municipio dal presidente del consiglio comunale Rocco Celentano. All’incontro ha inoltre partecipato il segretario del Pd del Comune di Posada.
 Si è poi tenuto un dibattito, andato avanti per un paio d’ore. I giovani hanno dimostrato maturità. Hanno esposto le loro perplessità sul sistema scolastico, contestando i tagli delle riforme Gelmini, i posti di lavoro che verranno sacrificati, la penuria penuriadi risorse per tanti settori strategici per la formazione degli studenti. Ma il dibattito è stato molto più ampio.
 Il focus si è concentrato soprattutto nella realtà locale. L’accento, infatti, è caduto anche su tante altre cose che non vanno, dai problemi strutturali di diversi edifici scolastici del territorio alle difficoltà negli spostamenti. Facendo puntare il dito contro il governo nazionale ma anche contro la Regione sarda, accusata di immobilismo. La manifestazione di ieri è andata avanti per gran parte della mattinata, coordinata da diversi comitati e sindacati studenteschi. Siniscola ha fatto sentire la sua voce.
 Gli studenti (molti dei quali residenti anche nei paesi vicini) non sono nuovi a manifestazioni di questo genere.
 Il malcontento contro la riforma è ai massimi livelli, come sta accadendo in tante altre zone d’Italia. Gli allievi delle superiori annunciano altre contestazioni se il ddl della Gelmini venisse approvato nel nuovo passaggio al Senato. (salv.mart.)
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Cagliari
Gli studenti girano un Lip dub per promuovere l’Università
 
ORISTANO. C’era una strana animazione ieri mattina tra piazza Eleonora e via del Carmine. Quei ragazzi vestiti con strani costumi in realtà erano studenti, ma non stavano protestando. Stavano girando un video promozionale per la loro università. Anzi, a essere precisi, stavano girando il primo Lip dub universitario.
 Insomma, il Consorzio Uno, l’ente che gestisce i corsi universitari gemmati in città dagli atenei di Cagliari e di Sassari, ha deciso di svecchiarsi e di affacciarsi sul resto del mondo con uno strumento di comunicazione, il Lip dub, capace di intercettare il pubblico giovane che naviga sul web e gira su You tube alla ricerca di video divertenti. Obiettivo dichiarato, portare il nome e l’immagine di Oristano fuori dai ristretti confini cittadini e regionali e, perché no, anche provare a catturare qualche turista in più e qualche giovane di belle speranze interessato a studiare nell’università cittadina.
 Per capire che cosa è un Lip dub la cosa migliore è andare su Internet. Si tratta di un video musicale girato in un solo colpo con l’audio originale di una canzone fatto da uno o più gruppi di persone che fanno finta di cantare quella canzone. Gli universitari oristanesi hanno scelto come colonna sonora una canzone, Siamo noi i ragazzi di oggi, portata al successo negli anni 80 da Luis Miguel. Il tempo gli ha dato una mano, ma per ottenere il risultato sperato sono stati necessari una decina di ciak.
 Per la cronaca, assieme a circa 150 studenti hanno partecipato alla realizzazione del video anche il manager del Consorzio Uno Francesco Asquer e il suo docente più prestigioso Momo Zucca. Regia di Tore Cubeddu, direzione della fotografia di Paolo Carboni, che ha girato con una reflex ad alta definizione, coreografie di Luca Fanni.
 Il video sarà presentato in anteprima il 17 dicembre alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2010-2011. (fgp)
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
AULA MAGNA UNIVERSITÀ
Premio Fontana di Rosello
 
 È in programma per sabato alle 17 nell’Aula magna dell’Università di Sassari la cerimonia per la consegna dei premi “Fontana di Rosello 2010”, riconoscimento che viene assegnato alle associazioni di volontariato che si sono distinte nei settori sociale, ambientale, cultura e diritti civili. Lo comunica il presidente della Consulta del volontariato Giovanni Antonio Maieli.
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
I ragazzi del camper, la grande avventura dei figli degli emigrati
UMBERTO AIME
 
CAGLIARI. Com’è difficile raccontare la terra dei padri. Soprattutto se la Sardegna è solo un’impronta di Dio sulle carte geografiche e il resto del mondo continua a confonderla con altre isole del Mediterraneo, dalla Sicilia alla Corsica. Ma chi è nipote o figlio di emigrati dall’altra parte del pianeta, Stati Uniti e America del Sud, ha la testa dura quanto quella degli avi. «Non è possibile - dice Magalì Misses, madre di Tresnuraghes e casa a San Miguel de Tucumàn, in Argentina - che della nostra isola si parli così poco. È ancora un paradiso per pochi, dovrebbe essere invece una cartolina da far girare dovunque, di quelle che confermano la generosità del Creatore».
 È romantico e passionale il racconto di chi due anni fa ha visto per la prima volta la casa da cui, nel 1952, il nonno si lasciò alle spalle, destinazione Buenos Aires. Quel giorno ha pianto e non lo nasconde: «È stata un’emozione così forte - racconta - che mi fa ancora battere il cuore. Scoprire le proprie radici è stato esaltante e mi farà crescere meglio». In Sardegna è ritornata all’inizio di ottobre, ingaggiata per il progetto europeo dell’assessorato regionale al Lavoro sulla “Mobilità giovanile”. All’inizio, nel 2008, era insieme ad altri quindici ragazzi, tutti figli di sardi emigrati in Argentina, Belgio, Germania, Stati Uniti e Svizzera. Alla fine sono rimasti in cinque, per dar vita a un’avventura: i “ragazzi del camper”. Da metà ottobre ai primi di novembre con un motor-home sono andati in giro da una provincia all’altra, per indagare sul fenomeno migrantes. Sostenuti dalla Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie, la Filef, sono stati a Loculi, Lula, Allai, Serri, Mandas e Dolianova, per intervistare chi è ritornato a casa dopo gli anni vissuti in terra straniera, gli emigrati di ritorno, oppure chi è partito dalle sponde arabe del Mediterraneo verso un’immaginaria America in Europa, gli extracomunitari. Hanno intervistato anche una quarantina di coetanei, per capire meglio l’attualità dell’emigrazione e dell’immigrazione.
 Il loro è stato un lavoro di indagine che ha preso due strade: una sociologica, i risultati saranno raccolti in una pubblicazione, l’altra goliardica, raccontata con ironia sul sito www.ildiariodelcamper.blogspot.com. Seguito, cliccato migliaia di volte, e con cui hanno tenuto i contatti con i parenti all’estero e centinaia di giovani.
 Queste sono le storie dei ragazzi del camper, emigrati di seconda e terza generazione.
 L’americanina. Francesca Bandino ha 24 anni. Nata a Cagliari, era ancora bambina quando i genitori andarono via, destinazione Stati Uniti. Oggi il padre lavora nel New Jersy, dirige un’azienda toscana che vende piastrelle. Lei lì si è laureata, ha lavorato nell’amministrazione pubblica, sempre con la Sardegna nel cuore. «Dalla mia terra - svela - non mi sono staccata mai del tutto. Anzi, è il mio argomento preferito con gli americani, che appena comincio a descrivere l’isola, per prima cosa mi chiedono Sardinia, where is?. Dov’è la Sardegna?».
 Con il suo italiano inquinato dallo slang a stelle-e-strisce e con le mani che raccontano, eccola imitarsi. S’immagina prendere una cartina dell’Italia, «Ce l’ho sempre nello zainetto», puntare il dito al centro del Mediterraneo, per poi dire orgogliosa This is my land, questa è la mia terra. Ma che terra è? «Bella, stupenda da vivere - dice di slancio - ma mi rendo conto che senza lavoro qui non c’è futuro. Peccato. Ma ancor oggi non riesco a capire come mai, noi sardi non riusciamo a essere ricchi con le bellezze che abbiamo. Non parlo delle coste, sono le zone interne il vero patrimonio della Sardegna. L’identità da queste parti è così forte che il turista non solo rimane estasiato dalla storia millenaria: pretende di conoscerla, scoprirla, vuole essere coinvolto. Ecco, proprio sul passato io costruirei il futuro della Sardegna. Allora sì che sarebbe vincente».
 Saluti da Chiaramonti. A Tucumàn Edoardo Toro Pinna della Sardegna aveva una visione in equilibrio fra favola e realtà fra i tetti di Chiaramonti. Ventisette anni, telefonista in un call center («Anche da noi ci sono i precari», dice con un sorriso amaro), quello che conosceva, era frutto della memoria di un nonno paterno: lui sapeva raccontare le fiabe. «Erano storie fantastiche. Viste dall’alto tra le nuvole, poi dal basso: personaggi, giochi, tradizioni, lingua, profumi e suoni. Mio nonno viveva anche la nostalgia del piacere di stare insieme. Per fortuna, la mia famiglia ha continuato a credere in questi valori. Così, quando sono stato per la prima volta nel suo, nel mio, paese, conoscevo già quel luogo incantato, con la differenza che, in quel momento, potevo vedere, toccare e sentire». Ma allora perché i giovani sardi fuggono? «Perché da che mondo e mondo non si vive di sola fantasia, conta anche la realtà e se non hai prospettive, le vai per forza a cercare altrove. Lo ha fatto mio nonno: è emigrato con le sue radici che ti avvolgono tra ricordi, sogni e malinconia».
  Tornare chissà. Nata in Argentina da madre di Tresnuraghes, Magalì Misses addirittura si è licenziata, lavorava in un sito web, pur di partecipare alla «missione Sardegna». Un atto d’amore: vuol dire che è pronta anche per il possibile viaggio di ritorno? «È una domanda difficile. Non ci ho pensato mai veramente. Certo, in queste settimane mi sono fatta un’idea». Qual è? «Che mancano i luoghi di aggregazione per i giovani. A dircelo sono stati gli stessi giovani che non vorrebbero andar via da questo paradiso, eppure sono obbligati a farlo: manca il lavoro. Anche miei nonni quando sono emigrati, avevano la morte nel cuore, ma hanno dovuto farlo per campare. Spero che nessuno sia più costretto a fuggire».
 Lavorare insieme. Fabiana Steri Ponce: anche lei vive a Tucumàn, ai piedi di una montagna che tiene a bada la Pampa argentina. Occhi grandi, carattere frizzante e parlantina sciolta, racconta che nella sua città c’è un circolo di sardi dove la parola d’ordine è: imparare a essere cittadini del mondo. «Le origini sono importanti, indimenticabili e immortali. Ma devi saper pensare oltre i confini conosciuti. Ho una convinzione: sono gli scambi culturali a tenere insieme la gente e i luoghi. Mi piacerebbe molto lavorare a un progetto comune destinato a legare il paese di mia madre, Pabillonis, con Tucuman. Questa ricerca mi è servita per scoprire di persona la storia della Sardegna e vorrei tanto che i miei coetanei sardi conoscessero quella dell’Argentina». È il progetto su cui Fabiana, consulente della municipalità di San Miguel, vuole impegnarsi: «I giovani devono essere aiutati a crescere. Il nostro viaggio è stato possibile grazie all’Unione Europea e alla Regione, ma senza l’ospitalità dei comuni e la partecipazione affettuosa delle comunità sarebbe rimasto solo un esperimento. Invece quest’avventura deve trasformarsi in un percorso virtuoso, per far maturare ognuno di noi, da un continente all’altro, perché siamo e dobbiamo essere i nuovi cittadini del mondo».
 L’ambasciatore. Laureato in relazioni internazionali, Santiago Trapani, 28 anni, bisnonno emigrato da Santa Teresa di Gallura fino in Argentina, è un ambasciatore perfetto. Quando, nel giorno dei saluti, l’assessore al Lavoro Franco Manca, ha detto ai ragazzi del camper “mi raccomando, parlate bene della Sardegna in Argentina e negli Stati Uniti”, Santiago si è illuminato, per poi dire tutto d’un fiato: «Dopo questo viaggio, porterò sempre l’isola dentro di me. È stato bello: ho avuto la possibilità di scoprire il territorio, la cultura e le origini della mia famiglia. Ogni persona conosciuta, è impressa nella mia mente per sempre». Meglio di così c’è solo la devozione.
 
 

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