UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 28 novembre 2010

Domenica 28 novembre 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 novembre 2010
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 
L’UNIONE SARDA
01 - I ricercatori tra i box, la protesta va al mercato
02 - Le elezioni restano l’unica via d’uscita
03 - Sassari. Cortei in centro e assemblea in piazza d’Italia
04 - Nuoro. Università, 700 studenti senza interlocutori
05 - Negli atenei italiani la protesta non si ferma
06 - Rutelli: «Il nuovo centro sarà determinante»
 
LA NUOVA SARDEGNA
07 - Cagliari, singolare iniziativa per spiegare le ragioni della lotta 
08 - Sassari. Corteo variopinto di oltre duemila studenti 
09 - A Firenze i manifestanti salgono sulla cupola del Brunelleschi 
10 - Master & Back per pochi. Tagli colpiscono l’alta formazione 
11 - Scienze politiche. Il nuovo libro di Marco Liera 
12 – Sassari. «Sì al lavoro, no alla chimica» 
13 - Sclerosi, la scommessa della ricerca 
   
QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR
    
  
L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari - Pagina 29
Università
I ricercatori tra i box, la protesta va al mercato
Una decina di ricercatori dell’Università ha distribuito volantini tra i box di San Benedetto per spiegare i motivi della protesta contro il disegno di legge Gelmini. «Le persone non hanno capito le nostre ragioni. Per questo siamo qui», spiega Patrizia Muroni, ricercatrice di biologia sperimentale, dieci pubblicazioni di rilievo.
LE PERSONE «Molti sono solidali», spiega Aide Esu, sociologa della facoltà di Scienze politiche, con anni di ricerca all’estero alle spalle. Tutti infatti accettano di buon grado il materiale informativo. Ma ci sono le eccezioni: «Un signore anziano ci ha accusati di essere dei fannulloni», racconta la ricercatrice.
GLI ANZIANI Carlo Maxia, antropologo culturale di 42 anni che nel curriculum può vantare 2 monografie, spiega: «Gli anziani percepiscono l’università come luogo di sperpero». Fa eccezione Mariangela Murenu: «Temo l’aumento delle tasse. Ho una nipote che probabilmente non potrà più studiare. Le ho detto: vai e protesta. E fatelo anche voi», afferma rivolgendosi ai ricercatori.
I COMMERCIANTI Cordiali e disponibili sono anche il commercianti del mercato. Roberto Scano appende il “manifesto funebre dell’università pubblica” nel suo box di ortofrutta. «Non conosco nel dettaglio l’argomento ma ho capito che è una riforma da contrastare», dichiara il fruttivendolo.
I DETTAGLI Un “dettaglio” del Ddl Gelimini lo spiega Nicola Melis, ricercatore quarantenne di Storia della Turchia contemporanea, con circa 50 pubblicazioni, di cui molte di rilievo internazionale. «Questa riforma ci obbliga a fare didattica. È la morte della ricerca, che potrà essere portata avanti solo nei centri di eccellenza».
FIACCOLATA Se i ricercatori protestano gli studenti non dormono. Ieri pomeriggio era in programma una fiaccolata nel centro città, annullata a causa della pioggia. Le cattive condizioni meteo hanno costretto i ragazzi ad abbandonare anche il presidio sul tetto del Palazzo delle scienze. Si sono spostati nelle aule dove hanno organizzato la veglia nella notte tra lunedì e martedì, giorno della votazione finale della riforma alla Camera. (m.g.)
 
 
2 - L’Unione Sarda / Prima pagina
Così governare è difficile
Le elezioni restano l’unica via d’uscita
di Paolo Figus  
L’ultimo scontro è solo di qualche ora fa, con Berlusconi che definisce traditore chi gli voterà contro il 14 dicembre e Fini che gli risponde senza mezzi termini: traditore sei tu. Così, chi pensava che in qualche modo tra il premier e il presidente della Camera potesse essere raggiunto almeno un compromesso, è servito. Non esiste più, tra i futuristi e il Pdl, la possibilità di accordarsi. Nemmeno sul simbolo, a quanto pare, visto che Bocchino (l’uomo più vicino a Fini) lo reclama e la sua richiesta è stata rispedita, anche con molta ironia, al mittente. E la sensazione è, comunque vada a finire il 14 dicembre, che il voto anticipato a febbraio non solo possa essere l’inevitabile sbocco ma anche l’unica possibilità per fare chiarezza.
Perché non è solo lo scontro tra Berlusconi e Fini a spingere verso le elezioni, ma la situazione generale, arrivata ormai a un punto di disagio così alto da impedire qualsiasi possibilità di riannodare i fili. Prendiamo l’università. Per impedire che venga approvata la riforma Gelmini, è scoppiato un piccolo ’68, con i più importanti monumenti italiani occupati non solo da studenti, ma anche da docenti, ricercatori e, come è avvenuto a Cagliari, dal senato accademico. E che fa Fini? Dice senza mezzi termini di essere d’accordo con la contestazione, salvo poi, il giorno dopo, ammettere che in questa legislatura per l’istruzione di meglio non si può fare. La doppiezza di Fini appare così evidente che anche nel caso in cui Berlusconi alla Camera dovesse ottenere la fiducia, difficilmente gli verrà data la possibilità di governare. Ha ragione Bossi: con o senza fiducia comunque bisogna votare, sia la gente a dire se Berlusconi deve essere premier, se la maggioranza del Paese sta ancora con lui.
La sensazione è che stia scoppiando tutto. Basta vedere la vicenda dei rifiuti napoletani, oppure le manifestazioni di piazza del sindacato, che continuano con o senza Epifani. Oppure basta dare uno sguardo alle giravolte di Casini: un giorno dice che Berlusconi potrebbe continuare a essere premier con un governo d’armistizio, mentre il giorno dopo ammette che la fiducia lui e il suo centro al Cavaliere non la voteranno mai.
Ma a che gioco stiamo giocando? Berlusconi vuole resistere, dice che gran parte del suo programma è stato fatto e presto sarà completato. In verità in pochi se ne sono accorti pur ammettendo che governare in queste condizioni è difficile. E allora, lo ripetiamo, si voti, altrimenti finirà che nessuna vera riforma in questo Paese potrà essere fatta.
E si prepari al voto anche il centrosinistra, che sa fare opposizione soprattutto con le trasmissioni Rai senza diritto di replica, ma poi bisognerà vedere se ha gli uomini e i numeri per poter diventare maggioranza. Bersani che farà? E che farà Vendola? E dove approderà Luca di Montezemolo che adesso propone addirittura una lista civica nazionale? La misura è colma, ci siamo stancati di doppi o tripli salti mortali e della valanga di parole che ci sta sommergendo. Cari politici, dovete far parlare anche la gente. Col voto.
 
 
3 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari - Pagina 58
Sassari. Mille studenti alla manifestazione di protesta contro i tagli: «Non paghiamo la vostra crisi»
Scuola, la città sotto assedio
Cortei in centro e assemblea in piazza d’Italia
Scuole deserte e strade del centro invase dagli studenti che ieri hanno manifestato contro i tagli previsti dal Governo per l’istruzione. Il sit in si è concluso in piazza Università dove prosegue l’occupazione dei ricercatori.
Fumogeni, striscioni e slogan a squarciagola: l’esercito degli studenti sassaresi abbandona i banchi e per una mattinata conquista le strade della città.
Ieri mattina allo squillo della prima campanella anziché entrare in aula, centinaia di studenti delle scuole superiori si sono messi in marcia per protestare contro i tagli previsti dal Governo sull’Istruzione pubblica, e per dare man forte agli universitari e ai ricercatori in lotta contro il Ddl Gelmini.
LA MARCIA Due cortei si sono mossi in contemporanea: uno è partito dal Liceo Azuni, ha fatto tappa in tutti gli istituti del centro raccogliendo studenti per poi dirigersi in piazza d’Italia. Qui è confluito anche un secondo corteo, partito dall’Istituto geometri, a Santa Maria di Pisa, trascinando al suo seguito i ragazzi di tutte le scuole della periferia.
Alle 10 il salotto sassarese era invaso da un migliaio di ragazzi che esponevano il loro malumore con slogan e striscioni: «Non paghiamo la vostra crisi», è uno di quelli che più rendevano l’idea sulla posizione della protesta studentesca. Concluso il raduno il corteo è rimasto unito e si è spostato in piazza Università per unire la loro manifestazione con la protesta degli universitari e dei ricercatori che da qualche giorno occupano il tetto del rettorato e l’aula Eleonora d’Arborea, con il pieno appoggio del rettore, Attilio Mastino, e del corpo docente. Proprio nella sede dell’Ateneo è stata suggellata l’alleanza fra i due fronti della protesta.
OCCUPAZIONE Nel pomeriggio nell’aula universitaria occupata è arrivata anche una delegazione degli operai cassintegrati della Vinyls. Lunedì sera studenti e ricercatori inizieranno «la veglia funebre per l’università pubblica».
Martedì i lavori della Camera (si voterà il ddl Gelmini) saranno diffusi in diretta in piazza Università da altoparlanti collocati all’ingresso della sede centrale dell’Ateneo. Saranno trasmessi interventi registrati dei grandi sardi illustri come Antonio Gramsci ed Emilio Lussu.
Intanto ricercatori e studenti si fanno forti dell’intervento del rettore di Sassari, Attilio Mastino, alla Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui), giovedì scorso.
IL RETTORE Mastino è intervenuto duramente per contestare la presa di posizione del presidente della Conferenza, Decleva, che poco prima aveva minimizzato la portata della protesta dei ricercatori e degli studenti: «La protesta non va minimizzata ma espressa, soprattutto dopo che il testo emendato dalla Commissione istruzione della Camera ha subito in Commissione bilancio un’ecatombe di emendamenti che lo snaturano profondamente», ha precisato il rettore di Sassari.
«Il Ddl avrà riflessi pesanti sulle Università, in particolare su ricercatori e studenti, spezzerà rapporti storici di Facoltà e Dipartimenti con il territorio, collaborazioni internazionali. Non risolverà nessuno dei problemi dell’Università perché non mi riesco a convincere che per modernizzare l’Università occorra ridurre le risorse anziché aumentarle».
VINCENZO GAROFALO
 
 
4 - L’Unione Sarda / Nuoro e Provincia - Pagina 54
Comune e Provincia esautorano il commissario ma non decidono come sostituire il Consorzio liquidato
Università, 700 studenti senza interlocutori
Un intreccio di pareri contrastanti, studenti e aspiranti tali che attendono col fiato sospeso, in mezzo un Consorzio acefalo la cui dismissione lascia dietro di sé un interrogativo grande come una casa: chi è l’interlocutore in tema di Università nuorese? Dopo la revoca del mandato al commissario Salvatore Cocco, sul tavolo rimane infatti quella che appare una partita ancora tutta da giocare. Da una parte la bocciatura della proposta di istituzione di un tavolo tecnico ad hoc portata in Consiglio giovedì sera dal gruppo “Città in Comune”. Dall’altra Franca Carroni, la delegata all’Università della Provincia, oltre che consigliere comunale, che in assemblea ufficializza la posizione di Roberto Deriu : «Il Consorzio non esiste più giuridicamente», e in via ufficiosa rilancia la via della Fondazione, o comunque del ricorso a capitali privati, negli anni già più volte ventilata dallo stesso presidente della Provincia.
In terza battuta Cocco con un punto di vista che va in altra direzione. L’ex commissario, infatti, pur non contestando la propria rimozione ritenendola «naturale, prima o poi si deve ritornare alla normalità», esprime tuttavia perplessità «perché senza più l’ente che ha avviato una serie di percorsi e siglato accordi e convenzioni con i due Atenei sardi, non si capisce bene di chi sia ora la competenza delle interlocuzioni». Poi, sempre Salvatore Cocco, lancia un appello alla continuità e a «non far passare molto altro tempo ancora», sottolineando a questo proposito come l’indagine da lui affidata a due esperti e durata alcuni mesi, ha evidenziato «elementi molto interessanti che avvalorano e rafforzano la presenza dell’Università a Nuoro purché si voglia puntare sulle eccellenze locali e sul collegamento con le realtà produttive e culturali del territorio». In linea con l’ex commissario è l’Asusc (Associazione per il sostegno dell’Università nella Sardegna centrale) che all’indomani di un incontro avuto con Deriu chiede a Comune e Provincia «come intendano risolvere il gravissimo problema di questo vuoto amministrativo, e come si concilia lo scioglimento del Consorzio con la constatazione che nel frattempo questo organismo sta portando avanti l’attività didattica a 700 studenti».
La soluzione appare ancora lontana quindi, o, se non altro, ben avvolta dalla nebbia. Divergenze di vedute anche sul cosiddetto emendamento Capelli-Dedoni alla Finanziaria regionale che prevede un invio di risorse a Nuoro, ma solo se riuscirà a organizzarsi con Oristano in Polo della Sardegna centrale. Paolo Manca di “Città in Comune” manifesta preoccupazione perché tale clausola «impone che questa fusione avvenga entro il 31 dicembre, cioè tra poco più di un mese, ma allo stato attuale non ravvisiamo in questo senso una concreta progettualità da parte delle due amministrazioni comunale e provinciale». Fiducioso, invece, Salvatore Cocco perché - sostiene - «la Regione non avrà problemi a concedere una proroga». Nettamente agli antipodi Franca Carroni, che dal canto suo glossa tale emendamento come «trappola, un contenitore vuoto, perché in realtà fa riferimento allo stesso fondo unico che nel passato ha creato sperequazioni e solo briciole per Nuoro». Nell’occhio del ciclone gli attuali 50 nuovi iscritti al corso di Scienze forestali, i 60 di Scienze infermieristiche e i tanti aspiranti universitari che attendono alla finestra.
FRANCESCA GUNGUI


5 - L’Unione Sarda / Cronaca Italiana - Pagina 15
Negli atenei italiani la protesta non si ferma
Studenti sulla Cupola Fini: una buona riforma
ROMA Con la cupola del Brunelleschi a Firenze, il palazzo dei Priori a Perugia, la Mole Vanvitelliana di Ancona, si è allungata ieri la lista dei monumenti diventati scenario della protesta contro la riforma dell’Università. Una protesta che non si è concessa neppure la pausa del weekend. Anche ieri, infatti, universitari e ricercatori hanno presidiato facoltà e tetti e la loro determinazione non ha certo vacillato per le parole di Berlusconi secondo il quale «chi è salito sui tetti per protestare difende i baroni». Occuperanno fino a martedì quando il ddl della Gelmini tornerà in aula per il rush finale e il dibattito.
STUDENTI-OPERAI Ieri il dissenso degli studenti si è saldato con quello dei lavoratori che hanno massicciamente risposto all’appello della Cgil. Insieme hanno sfilato per le vie della Capitale accomunati dallo slogan dell’iniziativa il futuro è dei giovani e del lavoro. Più diritti e più democrazia . Un abbraccio tra generazioni che ha stupito molto il ministro dell’Istruzione. «Francamente vedere gli studenti e i giovani manifestare a fianco dei pensionati - ha detto Mariastella Gelmini - mi fa uno strano effetto». «Non si sorprenda, ministro, - le ha risposto a distanza il Pd - è semplicemente l’Italia intera che le sta dicendo di andare a casa».
FINI E di nuovo in difesa del contestato ddl si è schierato un alleato che soltanto giovedì sembrava aver preso altre vie. La riforma dell’Università «è una delle cose migliori di questa legislatura» ha detto il leader di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini.
 
  
6 - L’Unione Sarda / Primo Piano - Pagina 2
«Il nuovo centro sarà determinante»
Rutelli battezza a Cagliari l’Alleanza per l’Italia e il terzo polo
Centrali, ma non solo nel senso della collocazione politica. Per Francesco Rutelli, il terzo polo (« nuovo polo», corregge), formato con Udc e finiani dalla sua Alleanza per l’Italia, sarà «determinante per formare una nuova maggioranza». Subito in Parlamento, se cadrà Berlusconi, per un «governo di unità nazionale». O dopo il voto: la piccola Api sta crescendo, e oggi Rutelli battezzerà a Cagliari la nuova sede regionale di un partito che sente di avere tutta la vita davanti. E prospettive rosee, anche in caso di elezioni politiche.
Ma si andrà al voto subito?
«Fifty-fifty, 50 e 50. Dipende da come andrà il voto di fiducia del 14 dicembre, ma non solo».
Da cos’altro, allora?
«Da quanta consapevolezza ci sarà del fatto che si avvicina una fase ancor più turbolenta, per l’economia. L’Europa chiederà di stabilizzare la moneta e i conti pubblici: non si può fare col nostro attuale quadro politico, così instabile. A maggior ragione se sarà un quadro bonsai».
Allude all’ipotesi di un Berlusconi che superi il 14 dicembre con una maggioranza risicata?
«Certo. Quel che sta accadendo dimostra che questo bipolarismo non funziona. Il centrosinistra ci ha provato con tutti i suoi dirigenti, ma senza risultati».
Tra quei dirigenti c’era anche lei.
«Sì, nel governo con Prodi, Amato, Bersani... Ma una sinistra incoerente ha reso impossibile governare. Per reazione, la destra vinse dicendo: abbiamo un capo che decide. Noi durammo due anni: questo governo Berlusconi, con una maggioranza larghissima e il potere dei mezzi di comunicazione, pure».
Ora cosa si dovrebbe fare?
«È impensabile affrontare certe sfide epocali con coalizioni persino più ristrette di quelle che hanno già fallito. Da un lato il Pd con Vendola e Di Pietro, dall’altro Berlusconi e Bossi. Di sicuro, ora Berlusconi deve fare un passo indietro».
Per fare spazio a chi?
«A un governo di unità nazionale, sostenuto da un’ampia maggioranza parlamentare, che faccia alcune cose urgenti per il bene del Paese».
La Grosse Koalition alla tedesca.
«Precisamente. Con un premier forte politicamente e preparato sull’economia, per guidare le riforme».
Quali, in concreto?
«Quelle che possono far ripartire l’economia. Non si può reagire alla crisi solo coi tagli: se non si riavvia lo sviluppo, dove prendiamo le risorse per essere competitivi? Certo non possiamo aumentare le tasse».
In questo quadro, qual è il ruolo del terzo polo Api-Udc-Fli?
«Questo nuovo polo anzitutto può avere i numeri per impedire che Berlusconi abbia la maggioranza alla Camera. Poi è determinante per unire le forze che condividono l’idea di un governo di responsabilità».
Se invece si andasse alle urne?
«Allora sarebbe una forza imprescindibile per formare nuove maggioranze, decisiva per superare questo bipolarismo guerriero e sterile».
Ritornando alla politica dei due forni, a un centro che decide di volta in volta con chi allearsi?
«Guardi, anch’io dico no a un centrismo vecchio stampo. Il terzo polo deve candidarsi a essere il primo, a governare il Paese. Se poi servissero alleanze, se ne parlerà al momento del voto».
Magari anche dopo il voto?
«È possibile. Se si creano le condizioni per una maggioranza, bene; altrimenti è legittimo cercare una coalizione che governi. Lei citava la Germania, ma lo ha fatto anche Cameron in Inghilterra».
Serve un’altra legge elettorale?
«Sicuramente. Anche per questo auspico larghe convergenze. Secondo i sondaggi, nessun polo raggiungerebbe ora il 40 per cento: ma chi vincesse col 38 avrebbe il 55 per cento dei seggi alla Camera. Non succede neppure in Birmania».
Aspettate Montezemolo?
«Lui deve decidersi. Ancora non lo ha fatto. Per ora il suo è un contributo, prezioso, di elaborazione».
Sarà possibile vedervi alleati con l’asse Pdl-Lega?
«Io non voglio allearmi con la Lega perché non lavora per l’interesse nazionale. Ha una posizione abile, rappresenta ragioni fondate: ma guarda al particolare. Pensare a un’Italia divisa è intollerabile».
Dall’altra parte c’è il Pd.
«Il Pd faccia fino in fondo la parte del riformismo di sinistra, di un partito socialdemocratico. Ho sciolto la Margherita, che aveva 4 milioni di voti, per far nascere un pensiero nuovo: ma non è accaduto».
Come mai, a suo parere?
«Quando si fondono due Stati, due banche, o due partiti, in realtà uno assorbe e un altro è assorbito. Volevamo evitarlo: non ci siamo riusciti».
Più in là del Pd, Vendola...
«A me sta simpatico, in Puglia l’ho sostenuto. Ma nessuno pensi che un’alleanza Pd-Vendola-Di Pietro possa conquistare la maggioranza. La politica italiana è destinata a scomporsi e ricomporsi: e il nuovo polo sarà l’elemento decisivo. Anche per riportare le cose concrete da fare come condizione per allearsi».
Lo avrà sentito dire mille volte, ma com’è strano vedere Rutelli con Fini, dopo il duello del ’93 per il Comune di Roma.
«Confermo, è strano. Ma è la cosa più positiva e simbolica di questa fase. Persone che si sono contrapposte sentono il bisogno di unirsi per il bene del Paese. Non voglio fare paragoni fuori scala, ma il nostro esempio è Kadima, in Israele».
Sempre su Fini: dice che la riforma dell’università è una delle cose buone della legislatura. In contrasto con la protesta negli atenei.
«Non direi. Il nodo sono i tagli inaccettabili di Tremonti, che non distinguono tra sprechi e innovazione. La Merkel ha assai ridotto la spesa pubblica, ma investendo su scuola e ricerca. Tremonti pensa che con la crisi non si fanno le riforme, ma sbaglia. La legge sull’università contiene aspetti positivi che è sbagliato non cogliere. E le proteste non sono totalmente credibili se non puntano contro gli sprechi nell’università».
Veniamo alla Sardegna. Nel 2011 si vota a Cagliari e in quasi 100 Comuni: ci saranno liste Api?
«Ci saremo. Stiamo crescendo a grande andatura».
Attirando qualche riciclato?
«Diciamo che avete una classe politica collaudata, con qualche salto di appartenenza di troppo... Non dico di no a chi ha esperienza, ma noi abbiamo puntato su due dirigenti molto freschi, il coordinatore Marco Marraccini, la portavoce Francesca Sari. E un gruppo di ottimi amministratori, come il presidente della Provincia Ogliastra, Bruno Pilia».
Spera di pescare anche nel Pd?
«Vedremo. Lì ci sono molti segnali di attenzione verso di noi».
Nell’Isola sedete al tavolo del centrosinistra, lontani da Udc e Fli.
«Dal centrosinistra sardo ci aspettiamo un atteggiamento migliore. Abbiamo dato una grossa mano alle Provinciali, contribuendo tra l’altro alla rielezione del presidente della Provincia di Cagliari, Milia. Ma non abbiamo riscontrato l’attenzione promessa. Vedremo: per ora restiamo a quel tavolo, ma sento qualche insoddisfazione».
La sua opinione sulla giunta di Ugo Cappellacci?
«È inconcludente. Al centrodestra noi chiediamo: che fine hanno fatto le vostre promesse di risolvere i problemi della Sardegna? L’asse col governo amico non serve a niente: ora che c’è un premier che passa parte del suo tempo nell’Isola, si ottiene meno di quando bisognava andare sempre a Palazzo Chigi. Il buco tra promesse e fatti è enorme».
GIUSEPPE MELONI
    
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Fatto del giorno
Ricercatori al mercato del pesce 
Cagliari, singolare iniziativa per spiegare le ragioni della lotta 
A Sassari e Oristano mobilitati gli studenti delle superiori 
PIERLUIGI CARTA 
CAGLIARI. Una presenza insolita ieri mattina davanti al mercato di San Benedetto, i ricercatori dell’Università di Cagliari si sono trovati davanti all’entrata principale del mercato per portare tra la società civile le ragioni di una protesta che ieri ha coinvolto, in Sardegna, anche gli studenti delle scuole superiori: migliaia sono scesi in piazza a a Sassari e Oristano contro le riforme del ministro Gelmini.
A Cagliari venti ricercatori e qualche rappresentante del personale tecnico hanno portato tra i banchi del pesce, della verdura e dei funghi di stagione le preoccupazioni che attanagliano il mondo accademico.
«La cultura è un bene di tutti, non si vende a peso ma a qualità e la sua demolizione toccherà anche chi non lavora con essa - dice Michele Maxia, ricercatore di Ingegneria - ed è giusto che gli accademici si allontanino dalle cattedre e comunichino anche con gli altri settori della società».
Sui cartelli dei manifestanti le ormai note frasi “non svendiamo l’università pubblica” o “non siamo in vendita”, e i clienti, nonostante la frenesia degli acquisti, si dimostrano ben disposti nei loro confronti. Sono soprattutto i più anziani ad interessarsi alla causa e reagire con più vigore alle loro istanze.
I ricercatori, provenienti da quasi tutte le facoltà dell’ateneo, hanno dato il via al volantinaggio all’interno della struttura, dividendosi in gruppetti hanno cercato di parlare con i clienti e con i venditori, riscuotendo un appoggio molto forte. È da sottolineare il fatto che solo pochissimi sono all’oscuro del problema.
Intanto il maltempo ha fatto saltare la fiaccolata prevista ieri, mentre domani notte ci sarà una veglia di studenti e ricercatori.
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 25 - Sassari
Tra striscioni e fischietti un corteo variopinto di oltre duemila studenti 
ANTONIO MELONI 
SASSARI. Quarantott’ore per organizzarsi, pochi minuti per formare il corteo. Dopo una settimana di autogestione, gli studenti delle superiori sono tornati in piazza. Non solo per ribadire il loro no secco al disegno di legge arenato in Parlamento, ma anche per sostenere le iniziative del mondo universitario nell’estremo tentativo di salvare l’accademia italiana. Entusiasti per lo slittamento della discussione, che considerano l’esito della pressione esercitata in questi giorni, hanno deciso di manifestare con la consueta passione e l’immancabile goliardia. Sono le 8,30 quando il primo nucleo parte dalle Industriali alla volta dello Scientifico e del Tecnico Dessì, a poche centinaia di metri. I colleghi li aspettano già pronti e in formazione. Urla e fischietti annunciano il loro passaggio salutati dalla gente nei negozi che affacciano sulle vie attraversate dal corteo. Hanno studiato un percorso che consente di «raccogliere» sulla strada i compagni delle altre scuole, per arrivare in piazza d’Italia alle dieci. Con discrezione, le forze dell’ordine presidiano il tragitto bloccando il traffico per consentire il passaggio. Pochi minuti e nel corteo confluiscono i ragazzi dei Ragionieri di piazza Marconi e dell’Itas di via Porcellana. All’Emiciclo è la volta del Liceo Azuni e delle Magistrali. Poi tutti su per via Carlo Alberto e quindi in piazza dove arrivano gli altri, quelli della cinta periferica: Agrario, Scientifico 2, Geometri e Alberghiero. A quel punto la manifestazione dilaga come un fiume in piena e in piazza d’Italia si contano non meno di duemila persone. «Questa è la risposta delle superiori - spiega Davide Marceddu, presidente della Consulta studentesca provinciale - per far capire che ci siamo anche noi e che la protesta va avanti fino a martedì». Nel salotto buono qualcuno abbozza un intervento, poi il megafono alla testa del corteo gracchia: «Tutti in piazza Università», un fuori programma che viene accolto con entusiasmo. Agenti e carabinieri faticano non poco a convogliare quella fiumana su piazza Castello e via Brigata Sassari, ma tutto procede regolarmente e senza intoppi. Tra la folla, una delegazione di insegnanti del liceo Azuni. «In occasione dei prossimi colloqui - annuncia Luigi Canalis - consegneremo a ogni genitore copia della delibera del consiglio d’istituto con la sintesi dei provvedimenti presi in questi giorni». Non solo autogestione, dunque, ma anche blocco dell’adozione dei libri di testo e dei viaggi d’istruzione. Sulla giacca, una spilla creata per l’occasione con il motto «L’Azuni contro la riforma». In Rettorato trovano i «colleghi» universitari capitanati da Roberto Santoru e Alessandro Sanna del consiglio studentesco. Al saluto dalla terrazza della segreteria centrale, risponde una gigantesca ovazione. Università e scuola superiore unite, criticano la riforma mentre parte un repertorio di coretti dedicati ai ministri Gelmini e Tremonti. Nell’aula Eleonora d’Arborea, dove gli studenti del presidio hanno appena ripiegato i sacchi a pelo, viene improvvisata una conferenza stampa per comunicare le prossime iniziative. «Il calendario è fitto - annuncia Alessandro Sanna - proseguiremo a oltranza fino a martedì con la speranza che avvenga il miracolo». Lunedì notte in Rettorato si celebra la veglia funebre dell’università pubblica, tutti svegli in attesa della ripresa dei lavori parlamentari l’indomani. Per la mattina di martedì è stata annunciata un’iniziativa forte, ma da parte degli studenti nessuna anticipazione.
 

9 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Fatto del giorno
A Firenze i manifestanti salgono sulla cupola del Brunelleschi 
Nuove occupazioni. Fini: la riforma è ok 
ROMA. Con la cupola del Brunelleschi a Firenze, il palazzo dei Priori a Perugia, la Mole Vanvitelliana di Ancona, si è allungata ieri la lista dei monumenti diventati scenario della protesta contro la riforma dell’università disegnata dal ministro Mariastella Gelmini. Ma nel frattempo Gianfranco Fini, leader di Futuro e Libertà, da Lecce annuncia: «Questo ddl è una delle cose migliori di questa legislatura». Lasciando intendere che martedì lui e suoi voteranno a favore del provvedimento.
Una protesta che non si è concessa neppure la pausa del weekend. Anche ieri, infatti, universitari e ricercatori hanno presidiato facoltà e tetti. Occuperanno fino a martedì quando il ddl della Gelmini tornerà in aula per il «rush» finale. Ieri, intanto, il dissenso degli studenti si è saldato con quello dei lavoratori che hanno massicciamente risposto all’appello della Cgil. Un abbraccio tra generazioni che ha stupito molto il ministro dell’Istruzione. «Vedere gli studenti manifestare a fianco dei pensionati - ha detto la Gelmini - mi fa uno strano effetto». «Non si sorprenda, ministro - le ha risposto a distanza il Pd - è semplicemente l’Italia intera che le sta dicendo di andare a casa». Ma in difesa del contestato ddl si è schierato un alleato che soltanto giovedì sembrava aver preso altre vie. La riforma dell’università «è una delle cose migliori di questa legislatura» ha detto il leader di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini.


10 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Fatto del giorno
Master & Back per pochi
I tagli colpiscono anche l’alta formazione 
Finanziamenti dimezzati, disponibili 150 borse rispetto alle 450 del 2009. E la Regione cancella i tirocini 
SASSARI. Anche in questo caso si parla di «valorizzazione delle eccellenze» e «lotta agli sprechi». In realtà, a guardare i finanziamenti sempre più magri per i Master & Back, la prima parola che viene in mente è «tagli». Un incubo, di questi tempi, per il pianeta istruzione. Nelle aule occupate dagli universitari si parla anche di questo: solo 150 laureati potranno ottenere la borsa per partecipare a un percorso formativo nella Penisola o all’estero. L’anno scorso erano 450.
Non solo. L’alta formazione non sarà seguita dal tirocinio, considerato fondamentale da chi l’esperienza del Master & Back l’ha già fatta. La motivazione dell’assessore regionale al Lavoro, Franco Manca, è stata questa: «Vogliamo evitare che i tirocinanti vengano sotto-utilizzati o adibiti a mansioni inferiori rispetto alle loro competenze. In passato è successo perché era impossibile verificare in partenza la qualità del soggetto ospitante». Una spiegazione che non convince gli aspiranti borsisti, perplessi anche di fronte alla cancellazione dei percorsi formativi nel settore privato: da quest’anno, i Master & Back potranno svolgersi solo in ambito universitario. Da martedì scorso è possibile presentare le domande on-line, ma è difficile che la mail della Regione si intasi. Le poche borse a disposizione, di cui 120 destinate ai master di secondo livello in Italia e all’estero e 30 riservate ai dottorati di ricerca, scoraggiano chi aveva intenzione di provarci. E spaventa l’esiguità di fondi a disposizione, 6,5 milioni di euro dal Fondo Sociale Europeo. Tra i requisiti per essere ammessi, contano l’età (max 35 anni) e il voto di laurea: considerata l’alta selezione e le poche borse a disposizione, stupisce che il limite sia stato fissato a 100/100.
A Sassari, nell’Università occupata, ricercatori e studenti parlano di ddl Gelmini ma anche di Master & Back. Tagli su tagli che fanno riflettere, anche se, tra i laureati dell’ateneo turritano, l’opportunità di formazione introdotta nel 2005 dalla giunta Soru, non ha mai avuto un grande successo. Il motivo: l’importo stanziato, che per chi non ha reddito è di circa 1200 euro, non basta a coprire neanche la metà delle spese da affrontare quando si va a vivere in un’altra città. La borsa rappresenta una base da cui partire, poi ci sono l’affitto, il cibo, le bollette ma anche i corsi, molti dei quali sono a pagamento. I borsisti si arrangiano come possono, spesso cercano un lavoro ma in molti casi lo devono abbandonare subito perché la frequenza delle lezioni è obbligatoria per accumulare gli indispensabili crediti. Chi viene ammesso al dottorato di ricerca rinuncia in partenza: non può infatti arrotondare i conti con un secondo lavoro, c’è scritto nel contratto. Non solo. Spesso il partecipante è costretto ad anticipare le spese, con rimborsi che arrivano anche dopo tre mesi. Un lusso per chi, oltre alla borsa, non ha anche il sostegno della famiglia. (si. sa.)
 

11 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Cagliari 
SCIENZE POLITICHE 
Il nuovo libro di Marco Liera 
CAGLIARI. Sarà presentato domani, alle 17, alla facoltà di Scienze politiche, il nuovo libro di Marco Liera “Finanza personale”. Interverranno il presidente del Banco di Sardegna, Franco Farina, il presidente della Confindustria sarda Massimo Putzu e il segretario generale della Cgil sarda Enzo Costa. Modera il dibattito Giacomo Mameli, direttore del mensile economico Sardinews che ha orgnizzato l’incontro. Marco Liera è uno dei giornalisti economici italiani più accreditati. Al Sole 24 Ore è stato creatore e responsabile dell’inserto del sabato Plus24, oltre che autore di vari libri di successo, tra i quali «Capire la Borsa» che ha avuto quattro ristampe.
 
 
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Fatto del giorno
«Sì al lavoro, no alla chimica» 
Sassari, gli universitari agli operai Vinyls: «Inquina e provoca morte» 
Federica, 23 anni: «Troppi casi di tumore per colpa dei veleni» 
SILVIA SANNA 
SASSARI. Solidali con chi non ha più un lavoro, nessuna pietà per chi inquina e semina morte. All’incontro nell’Università occupata succede quello che non ti aspetti: gli studenti suonano la sveglia ai cassintegrati della Vinyls, gli dicono che la chimica «è un malato terminale». Dunque, basta accanirsi. È ora di voltare pagina.
Gli operai arrivano carichi di buoni propositi. Vogliono manifestare sostegno e vicinanza a chi, come loro, vede davanti a sè un futuro nebuloso. E vogliono restituire al mondo accademico quella solidarietà ricevuta negli ultimi 10 mesi, da quando sono iniziate le occupazioni della Torre aragonese a Porto Torres (a gennaio) e dell’isola dell’Asinara (a febbraio). Nell’aula Eleonora d’Arborea entrano Tino Tellini e Michele Cossu, con loro c’è anche Michele Azzu, ideatore insieme a Marco Nurra del blog e del gruppo «Isola dei Cassintegrati» su Facebook: un fenomeno mediatico che conta 105mila iscritti.
L’incontro. Gli operai si siedono di fronte ai ricercatori e agli studenti, nella stanza che da venerdì li ospita giorno e notte, tra sacchi a pelo, materassini, pc in costante collegamento con il mondo. Passa per un saluto anche Guido Melis, il deputato del Pd. Ascolta Tino Tellini che spiega cosa sono i cloroderivati e fa un lungo elenco di tutto ciò che si fa con il pvc prodotto alla Vinyls: dalle scarpe da tennis alle carte di credito sino alle sacche di plasma. Poi Michele racconta com’è iniziata la crisi, dice che Eni vuole chiudere con la chimica in Italia, «per questo il pvc lo stiamo importando, a costi nettamente superiori e di qualità inferiore rispetto al nostro». Qualcuno domanda: «Ma sulle bonifiche nell’area industriale di Porto Torres c’è un impegno dell’Eni?». Tino risponde di sì, «ma questo è un atto dovuto e comunque non rappresenta un’alternativa dal punto di vista dell’occupazione». A questo punto l’incontro si anima.
I veleni a Porto Torres. È Federica Peloso, 23 anni, capello corto e aria battagliera, a sollevare la mano. Studentessa di Lingue, di Porto Torres, ambientalista non solo a parole, dice agli operai che «non è vero, perché le bonifiche voi le avete rifiutate, e sappiamo che avrebbero garantito lavoro per 20 anni. Volete continuare a lavorare nella chimica, nonostante i dati sui morti di tumore: 1 su 100 a Porto Torres e dintorni, dalle altri parti la percentuale è 1 su 1000. A Porto Torres la concentrazione di benzene supera di 2000 volte la soglia di legge, di chi è la colpa?».
Stipendio o aria pulita? I cassintegrati sono stupiti. Probabilmente è la prima volta che qualcuno, a muso duro, gli dice in faccia che la chimica non deve essere salvata. Deve morire, dopo che è stata lei a provocare morte per molti anni: «A Porto Torres siamo 25mila abitanti - dice Federica -, non ci siete solo voi. E vogliamo respirare aria sana, non il fumo delle fabbriche. Quelle devono chiudere, sparire, voi dovreste cercarvi un altro lavoro». D’accordo con Federica è Bianca Biagi, ricercatrice di Economia: «Siamo solidali con voi ma da cittadini siamo preoccupati. Non si parla mai abbastanza dell’incidenza di patologie tumorali nell’isola, nel Sassarese in particolare. E film come Oil, sulla Saras, possono essere visti solo attraverso circuiti privati. Vi chiediamo: vogliamo continuare a viaggiare in questa direzione oppure possiamo pensare a una strategia per la Sardegna che si riveli vincente nel lungo periodo?». Aggiunge Marilena Budroni, microbiologa alla facoltà di Agraria: «I dati sulla povertà fanno paura. L’isola pretende dignità ma anche un ambiente pulito. Non accettiamo le elemosine, ragioniamo su un sistema economico diverso perché la chimica qui non ha futuro».
Le alternative. I cassintegrati colgono la palla al balzo: «A volte l’elemosina è obbligatoria, se non hai lavoro non hai neanche la possibilità di scegliere». Ma, se ci fossero alternative, dicono Tino e Michele, «noi le coglieremmo al volo, più volte ne abbiamo discusso con il rettore Attilio Mastino». Le idee, per esempio la trasformazione della chimica di base in chimica fine, sono rimaste sulla carta. Mentre nel frattempo i patrimoni archeologici non vengono sfruttati e sull’isola parco «dove tutti hanno piantato una bandierina» non si vede «uno straccio di progetto per l’utilizzo dei 730 edifici vuoti». Eppure ci sono studi «una valanga di tesi di laurea sull’Asinara, come su milioni di altri argomenti - ricorda Franco Campus, archeologo precario -, tutte a riempirsi di polvere negli armadi. Sapete qual’è il problema? Che Università e mondo del lavoro non dialogano, sono due pianeti scollegati».
Le responsabilità. Inevitabilmente entra in gioco la politica, le istituzioni che «lanciano appelli» ma spesso latitano quando devono agire e fare da collante tra i soggetti coinvolti nel sistema produttivo. Gli operai Vinyls se la prendono con la Regione ma anche con gli amministratori locali, comune di Porto Torres e Provincia: «Hanno abbandonato la nostra vertenza, da parte loro solo silenzio». Non tutti sono d’accordo: dall’isola occupata arriva la voce di Pietro Marongiu, il tiranno: «Il loro sostegno non è mai mancato». Un’idea seria di futuro diverso, forse sì.
 
 
13 - La Nuova Sardegna / Pagina 23 - Gallura
Sclerosi, la scommessa della ricerca 
L’allarme del comitato Ccsvi: le nuove cure sono osteggiate dalle istituzioni 
TONIO BIOSA 
TEMPIO. La sclerosi multipla è una malattia invalidante che colpisce il sistema nervoso centrale. E che imperversa in maniera preponderante nell’isola, con incidenza preoccupante in Gallura. La ricerca scientifica, portata avanti dalle Università di Bologna e di Ferrara, ha messo a punto dei sistemi di cura che potrebbero render meno gravoso il morbo ed alleggerire le pene di quanti ne sono afflitti.
Tali conquiste, per una serie di interessi di natura baronale ed economica tardano però ad esser accolte dalla medicina ufficiale e quindi dalle istituzioni che la rappresentano. Con tutti i ritardi e le conseguenze del caso, fra cui i viaggi della speranza di molti connazionali all’estero dove le pratiche sviluppate dai suddetti ricercatori sono diventati sistemi di cura corrente.
Di tutto questo si è parlato ieri mattina, nel corso di un convegno affollato da tanti cittadini colpiti da sclerosi, accompagnati dai loro familiari al teatro del Carmine. L’incontro è stato organizzato dal comitato sardo e gallurese “Ccsvi” (acronimo dei risultati della succitata ricerca), dalla Provincia e del Comune, con il coordinamento della storica della medicina Eugenia Tognotti. Dopo il saluto del sindaco Romeo Frediani, del presidente della Provincia Fedele Sanciu e dell’assessore alla Sanità Zelindo Pucci, il convegno è entrato nel vivo soprattutto con l’intervento di Fabrizio Salvi, del Centro “Il Bene” dell’ospedale Bellaria di Bologna e collaboratore del professor Paolo Zamboni, dell’Università di Ferrara nella ricerca sugli effetti del “Ccsvi” sulla sclerosi multipla. Sono quindi seguiti gli interventi di Antonio Galassi dell’ospedale di Civitanova Marche e Stefano Comparini del “Brozzu” di Cagliari. Atteso in quanto rappresentante di quel sistema sanitario ufficiale che tarda a riconoscere gli effetti benefici delle “Ccsvi” e a sostenerne la ricerca, l’intervento dell’assessore regionale alla Sanità Antonello Liori, il quale ha sì annunciato l’impegno della Regione all’acquisto di due apparecchi “EcoDoppler”, per le università di Cagliari e Sassari, necessari alle cure della sclerosi, malattia che porta in Sardegna il triste primato di pazienti, ma non ha soddisfatto le aspettative delle persone affette da sclerosi e dei loro sostenitori presenti.
Gli hanno subito fatto eco gli interventi del consigliere regionale dell’Idv Daniele Cocco e dell’euro parlamentare Giommaria Uggias, che ha in particolare ricordato la concessione, su suo emendamento, di un milione e mezzo di euro da parte di Bruxelles per l’istituzione in Italia di un osservatorio sulla sclerosi multipla, fondi di cui potrà fruire anche la Sardegna. Assente il senatore Pier Giorgio Massidda, componente della commissione Sanità di Palazzo Madama, il collega Giampiero Scano ha riferito del proprio interessamento al senato alle questioni evidenziate dal convegno.
 
 

 

Questionario e social

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