Sabato 30 ottobre 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 ottobre 2010
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 
  
L’UNIONE SARDA
1 - Università. Due cervelli in fuga, ingegneri biomedici costretti a emigrare
2 - Bilancio di tre anni di lavoro del centro di primo soccorso
3 - Sperimentata una termoculla destinata ai bimbi prematuri
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 - Sassari. Farmacia : Maria Antonietta Zoroddu la nuova preside 
5 - Sassari. Inaugurata a Piandanna la biblioteca di Scienze
6 - Nuoro. Università, a Carta Loi sistemato il cancello 
7 - Gonnostramatza. Convegno di studi sl passato dell’isola
8 - Mirto. Ricercatori sardi nell’équipe che studia le strategie di coltivazione
9 - Una nuova autonomia per dare gambe alla Sardegna del futuro
  
QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR
    
  
L’UNIONE SARDA
 
1- L’Unione Sarda / Prov Ogliastra - Pagina 27
UNIVERSITÀ Dalla Sardegna a Pisa
Due cervelli in fuga, ingegneri biomedici costretti a emigrare
Hanno scelto il futuro per il proprio futuro. Giuseppina Matzeu e Federico Cubeddu, due giovani studenti ogliastrini, sono tra i primi laureati in Ingegneria biomedica, un nuovo corso di studi istituito dalla facoltà di Ingegneria di Cagliari nell’anno accademico 2004-2005. Proprio in quell’anno, Giuseppina Matzeu, studentessa di Jerzu, si iscriveva al nuovo corso. Il 16 ottobre 2007, al termine del corso triennale di studi, ha discusso la tesi “Misurazione della postura del piede tramite sensori ad effetto di campo organici: una nuova tecnologia indossabile per l’analisi del passo”. «In parole povere - spiega la studentessa - si tratta di una sorta di transistor organico». Giuseppina è stata così la prima ogliastrina (e una delle primissime nell’isola) a conseguire la laurea nella nuova branca. Dopo la laurea, si è trasferita a Pisa per la specialistica, indirizzata verso l’industria. «È una branca che si occupa di protesi, ingegneria tissutale e robotica», spiega. In questo momento, sta preparando la tesi. E poi? «Non ho ancora deciso - ammette - le possibilità sono diverse». Di certo non tornerà in Sardegna. «Amo la mia terra - dice - ma attualmente non offre possibilità d’impiego per questo tipo di specializzazione».
A Pisa è arrivato da pochissimo anche Federico Cubeddu, studente di Arzana fresco di laurea: la consacrazione è arrivata lo scorso 19 ottobre. Federico si è laureato con una tesi sui tomografi. Ha analizzato quattro diversi Tac di altrettante ditte produttrici, per il futuro “trauma center” del Brotzu di Cagliari. La sua dettagliata analisi ha fatto cadere la scelta sullo strumento prodotto da una nota ditta tedesca, capace di effettuare una Tac a 128 strati, duplicando i 64 strati delle macchine più sofisticate. Anche lui vuole lavorare nel campo dell’industria.
L’ingegneria biomedica consente di lavorare in campi all’avanguardia: dai servizi di tecnologie biomediche nelle strutture sanitarie alle industrie di produzione di sistemi per la diagnosi, cura e monitoraggio, dalla produzione di materiali speciali alle protesi, fino ai sistemi robotizzati e alla telemedicina, alle biotecnologie e all’ingegneria cellulare. Nel piano di studi anche esami di come anatomia, biochimica o fisiologia sono fondamentali. «Questo perché - spiega Federico - per progettare una protesi bisogna conoscere alla perfezione l’arto che dovrà sostituire o integrare. Oltre a questo è importante conoscere i tessuti umani, per utilizzare materiali che siano biocompatibili».
FRANCESCO MANCA


2- L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari - Pagina 33
Centro di primo soccorso. In tre anni assistiti oltre 1500 esemplari di molte specie
ANCHE LA SELVAGGINA FINISCE SOTTO I FERRI
In sala operatoria cervi, falchi, poiane, piccioni e gabbiani
Bilancio di tre anni di lavoro del centro di primo soccorso per la fauna selvatica: il 40 per cento degli animali è guarito ed è in libertà.
In tre anni sono stati soccorsi 1500 animali, molti appartenenti a specie protette: il 40 per cento degli esemplari ricoverati è guarito ed è tornato nell’habitat naturale, il 20 per cento non si è ripreso del tutto e per questo vive in zone recintate sotto osservazione. Gli altri, sfortunatamente, sono morti.
I RICOVERI È il bilancio del centro di primo soccorso per la fauna selvatica della Provincia di Cagliari - che ha sede nella clinica San Giuseppe - dopo i primi tre anni di lavoro. In sala operatoria sono finiti cervi, daini, falchi, poiane, ma anche gabbiani e piccioni. Qualcuno ha avuto un incidente o è stato aggredito da altri animali. Ma sono tanti quelli feriti dagli uomini. Quasi sempre per sbaglio, magari investiti da un’auto. Oppure no: come quando si trovano esemplari legati a un albero in campagna o impallinati. Per ogni animale ricoverato c’è una scheda personale dove vengono segnate le sue caratteristiche e i miglioramenti. Un lavoro curato dalla biologa Silvia Gabba, in collaborazione con l’università di Cagliari.
I RISULTATI «I nostri dati sono simili a quelli nazionali. Non tutti gli animali ricoverati possono farcela», spiegano i veterinari Marco Puddu e Mauro Cavallo. «In questi anni sono stati fatti notevoli progressi, soprattutto per quanto riguarda la chirurgia ortopedica con i fissatori esterni e la riabilitazione. Abbiamo pensato di sperimentare sui volatili, con i dovuti accorgimenti, le tecniche già utilizzate nella medicina umana e veterinaria per i cani e gatti». I risultati sono stati più che buoni: tanti falchi pellegrini, gabbiani e poiane hanno potuto volare nuovamente grazie all’utilizzo dei nuovi metodi. Come quello del fissatore esterno, cioè chiodi particolari che vengono inseriti perpendicolarmente nell’osso fratturato e uniti tra loro.
RIABILITAZIONE Il tempo di guarigione dipende dal tipo di frattura, dall’età del soggetto e dalle condizioni generali: si passa da un mese e mezzo ai tre o quattro mesi. Anche la riabilitazione ha fatto passi in avanti: «Per i volatili stiamo provando a utilizzare la tecarterapia, usata per gli uomini e per alcuni animali. Questo macchinario emette una radiofrequenza che è in grado di ridurre gli stati infiammatori e dolorosi. È utile per le contratture muscolari, ematomi e edemi», spiega Marta Stella, veterinaria. «Per i cani e i gatti sta già dando ottimi risultati», conclude. L’esperimento del pronto soccorso della fauna selvatica provinciale ha dato i risultati sperati: 600 animali che hanno subìto un trauma sono tornati in forma perfetta.
FRANCESCA GHEZZO
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari - Pagina 27
L’invenzione. Una voce registrata rassicura i neonati
Sperimentata una termoculla destinata ai bimbi prematuri
In Sardegna è stata avviata una sperimentazione nei reparti di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari e del Policlinico di Quartu Sant’Elena.
«La voce della mamma, una ninna nanna, un battito di cuore registrati e diffusi nelle termoculle del reparto di terapia intensiva possono rassicurare un bambino nato prematuramente». Parole e suoni per il benessere del nascituro, secondo l’architetto Alfredo Bigogno, ricercatore in ambito di ambiente sonoro e comunicazione. In occasione del Congresso internazionale di neonatologia conclusosi ieri a Cagliari, ha mostrato come funziona il prototipo di una “termoculla sonora”, risultato di un’iniziativa brevettata a Brescia ma targata Sardegna.
LA MACCHINA Alla base della termoculla c’è il cosiddetto “babysound”. È un oggetto a batterie che, non essendo collegato alla rete elettrica, abbatte i rischi di campi elettromagnetici. Ma soprattutto consente di introdurre suoni all’interno delle incubatrici tramite vibrazioni. In questo modo non esiste invasività nello spazio del neonato e l’ambiente resta sterile. Inoltre, dato il tasso di umidità interno, il suono si propaga bene. Due vibrotrasduttori fonici, incorporati in una fascia adattabile a qualsiasi culla, consentono al neonato di sentire la voce della madre o di altri familiari anche quando è solo. Infatti il babysound si collega a un lettore mp3 che contiene una lista di voci o canti di mamma, papà e fratellini. E, perché no, anche l’abbaiare festoso del cane di casa o altri rumori.
LO SVILUPPO L’idea, sviluppata tra il 2006 e il 2008, è frutto della complicità con la musicista e musicoterapeuta Grazia Di Michele con cui Bigogno già collaborava. In Sardegna ha poi trovato la disponibilità di Consorzio 21-Polaris (oggi Sardegna ricerche) che ha finanziato 50 mila euro e due borse di studio per laureati sardi, in collaborazione con le facoltà di Medicina e Ingegneria dell’ateneo cagliaritano. Quindi il prototipo è stato realizzato dall’azienda Ginevri. Nessun ospedale dispone oggi di termoculle sonore, ma tutto è pronto per l’applicazione in fase sperimentale.
L’ISOLA «In Sardegna è stata avviata una sperimentazione nei reparti di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari e del Policlinico di Quartu Sant’Elena diretti da Eleonora Coccollone e Angelo Cerina», racconta Alfredo Bigogno. Qui, avvicinando le madri alla musicoterapia e invitandole a registrare, avviene la raccolta dei suoni. Il materiale verrà eventualmente utilizzato negli ultimi mesi della gravidanza o in caso di nascita prematura.
MANUELA VACCA
 
 

 
LA NUOVA SARDEGNA 
  
4- La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
Una donna alla guida di Farmacia 
Primo caso in Italia: Maria Antonietta Zoroddu sarà la nuova preside 
SASSARI. Maria Antonietta Zoroddu dal 1 novembre sarà l’unica donna in Italia a guidare una facoltà di Farmacia. E il primo caso sarà proprio in Sardegna, nell’Università di Sassari.
La neoeletta preside è professore ordinario di Chimica generale e inorganica e dirige un gruppo di ricerca del Dipartimento di Chimica dell’Ateneo. In collaborazione con autorevoli ricercatori della New York University, ha studiato come alcuni metalli presenti nell’ambiente a seguito dell’azione dell’uomo, possano causare tossicità e tumori. La sua prestigiosa carriera di ricercatore è segnata da diverse tappe in importanti e conosciuti laboratori degli Stati Uniti d’America. La professoressa Maria Antonietta Zoroddu è consulente in progetti di ricerca del National Institute of Health-USA: Carcinogenesi di composti del nichel di rilevanza ambientale. Ha anche contribuito alla scoperta dei meccanismi di azione di micro e nanoparticelle metalliche nell’insorgere di tumori. Il suo attuale progetto di ricerca riguarda la relazione tra “nanopatologie” da nanoparticelle metalliche e la particolare realtà della Sardegna: un’alta densità di Poligoni e Zone militari, di inceneritori e stabilimenti petrolchimici con emissioni difficilmente controllabili.
«Il mio programma - dice Maria Antonietta Zoroddu - prevede strategie di internazionalizzazione attraverso la promozione di scambi internazionali di visiting professor e visiting researcher, ampia mobilità di docenti e studenti, l’istituzione di master in settori emergenti per consentire ai laureati di acquisire specializzazioni e poter rispondere flessibilmente e rapidamente alle mutevoli esigenze del mercato di lavoro».
La nuova preside di Farmacia lancia inoltre una appello al Governo regionale: «La Regione dovrebbe interessarsi maggiormente alle sorti della scuola di specializzazione in Farmacia ospedaliera, l’unica in Sardegna, che da due anni non riceve più finanziamenti».


5- La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
Diecimila monografie e opere di 300 anni fa 
Inaugurata a Piandanna la biblioteca di Scienze 
DANIELE GIOLA 
SASSARI. Al suo interno dispone di circa 10mila monografie tra le quali anche opere di due e trecento anni fa e una vasta collezione di periodici, molti in formato elettronico. Nei giorni scorsi è stata inaugurata la nuova biblioteca della facoltà di Scienze di via Piandanna. Il servizio messo a disposizione dall’Università nasce dall’aggregazione delle biblioteche.
Per il rettore Attilio Mastino e il preside della facoltà di Scienze, Massimo Carpinelli, entrambi presenti alla piccola cerimonia di inaugurazione, «c’è da essere orgogliosi per essere riusciti in breve tempo a realizzare un ulteriore strumento di moltiplicazione della conoscenza, ma anche la soddisfazione per aver razionalizzato l’intero sistema bibliotecario dell’Università». L’apertura del nuovo spazio (predisposto dal coordinamento servizi bibliotecari guidato da Elisabetta Pilia), ha permesso infatti la riunificazione di buona parte del materiale librario che prima occupava aree importanti della biblioteca di via Muroni che ora sarà completamente a disposizione della facoltà di Economia. La nuova biblioteca di Scienze dispone di 70 posti a sedere ed è organizzata a scaffale aperto. I servizi erogati agli utenti istituzionali (studenti, docenti e personale dell’Ateneo) sono gratuiti, eccetto la fotocopiatura, mentre la consultazione è libera. L’accesso ai disabili è reso possibile grazie alla presenza di un ascensore. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti anche l’ex rettore dell’Università Alessandro Maida e il direttore del dipartimento Marco Curini Galletti.
La nuova biblioteca sarà aperta dal lunedì al venerdi dalle 8 alle 19.30 (con orario continuato) e il sabato dalle 9 alle 13.
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Nuoro
A CARTA LOI 
Università, sistemato il cancello 
NUORO. Nell’elenco dei danni provocati dal nubifragio del 12 ottobre scorso c’era il cancello, divelto, del complesso universitario del quartiere di Cartaloi-Su Nuraghe. La segnalazione fatta a chi di dovere attraverso una fotonotizia è valsa a promuovere l’intervento relativo alla pronta riparazione.
L’attività presso la sezione decentrata dell’ateneo nuorese, dove per lo più sono ospitati i laboratori delle facoltà di Scienze ambientali e Scienze forestali, ora va avanti normalmente. Anche se non c’è stata alcuna interruzione didattica.
La sistemazione del cancello per l’accesso all’istituto era un atto dovuto, giusto per mettere in sicurezza lo stabile e nel contempo l’incolumità degli studenti, del personale dipendente e dei docenti.
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Oristano
Un convegno di studi su una pagina affascinante del passato dell’isola
Alla scoperta delle antiche radici: i Mori e la paura che vien dal mare 
TIGELLIO SEBIS 
GONNOSTRAMATZA. “Ohi su moru, mamma su moru”. E negli occhi atterriti delle popolazioni costiere è la visione terrificante di scimitarre grondanti sangue, lance minacciose e frecce che sibilano sotto la furia di un mare in tempesta, oppresso da un cielo più nero della pece ed appena squarciato dal bagliore dei fulmini: il cielo della fine dei tempi. “Ohi su moru”, storie di bardane e scorrerie barbaresche che per tutto il medioevo squassarono le coste dell’isola ora nel nome d’una mal intesa fede religiosa. Una pagina che sarà riaperta nel pomeriggio nel corso di un convegno, in programma nel salone parrocchiale alle 15, dall’emblematico titolo “Le incursioni moresche e il popolamento costiero”, promosso dal Comune in gemellaggio con Maracalagonis, che per l’occasione che si è avvalso della collaborazione dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea e del Cnr.
Estremamente qualificato il panorama dei relatori che andranno ad analizzare le pagine mai dimenticate, alcune ancora avvolte dalle nebbie, delle incursioni saracene che portarono lutti e distruzione. Dopo l’apertura dei lavori affidata al sindaco, Alessio Mandis, per il paese dov’è il museo “Turcus e Morus”, l’unico nell’isola a ricordare il travagliato periodo storico, di quello di Maracalagonis Antonella Corona e del direttore dell’Isem, Luca Codignola Bo, si entrerà nel merito dei lavori con la relazione della storica medievalista Barbara Fois, alla quale seguirà la presentazione del libro “Contra Moros y Turcos” da parte di Emilio Sola Castaño dell’Universidad de Alcalà de Henares. A seguire Giovanni Serreli su “Spopolamento costiero a causa delle incursioni barbaresche?”, e Maria Grazia Mele che parlerà invece dell’epigrafe di Serzela che testimonia la distruzione di Uras, avvenuta “El 5 de arbili 1505” da parte del Barbarossa, Khair ad-Din il quale per vendicare la morte per mano spagnola del fratello Horruc, divenne il più crudele corsaro del Mediterraneo. A chiudere gli interventi Daniele Vacca su “La difesa costiera nella Sardegna occidentale: Torre di Flumentorgiu” che cederà la parola agli archeologi Olindo Merone e Francesco Casu che presenteranno il progetto “Torri multimediali”. Chiusura della serata con le launeddas di Orlando Mascia accompagnato dal gruppo Furias.
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
Il liquore di mirto un volano dell’economia Parte il progetto «Pyrgi» 
Anche alcuni ricercatori sardi nell’équipe che studierà le strategie per la coltivazione su scala industriale 
Gli esperti: «C’è il tanto per alimentare una vera filiera e far nascere nuove figure professionali» 
SASSARI. Quattro milioni di litri di mirto l’anno non sono cosa di poco conto, c’è il tanto per valutare se non sia il caso di coltivarlo senza aspettare i favori della natura. Il progetto si chiama «Pyrgi» e mette insieme i ricercatori della Corsica e di tre regioni italiane: Liguria, Toscana e Sardegna. I dettagli sono stati illustrati nella facoltà di Agraria da Maurizio Mulas e Michele Gutierrez componenti del Dipartimento di economia e sistemi arborei, incaricato di sviluppare il progetto in Sardegna che fa parte di un programma comunitario (Italia-Francia 2007-1013).
Un’iniziativa pensata per favorire la nascita di nuova impresa valorizzando produzioni agricole di nicchia per gestirle con sistemi industriali. Al programma lavoreranno specialisti sardi, liguri, toscani e francesi, forti di un finanziamento di 1 milione e 300mila euro, con il compito di studiare, per tre anni, strategie mirate alla coltivazione, su scala industriale, di piante aromatiche e arbusti tipici dell’Alto Mediterraneo. Gli impieghi sono innumerevoli, basta pensare alla gastronomia e al grande successo riscosso dalle produzioni di nicchia, nei giorni scorsi, in occasione del Salone del gusto di Torino. La Sardegna si inserisce in questo progetto con la produzione del celebre liquore di mirto, distillato ottenuto dalla spremitura delle bacche. Finora quella di impiantare vere e proprie coltivazioni di mirto era solo un’ipotesi formulata durante chiacchierate più o meno impegnate. Con questo progetto potrebbe diventare una realtà importante capace di sostenere un business piuttosto vantaggioso. «C’è il tanto per alimentare una vera filiera - spiega Maurizio Mulas - e far nascere nuove figure professionali di coltivatori, raccoglitori e trasformatori, ma anche controllori della qualità e ricercatori».
Il mirto potrebbe essere impiegato anche in erboristeria per la confezione di preparati antiossidanti. Agrumi, basilico e piante aromatiche, come il timo e la salvia, rappresentano il punto di partenza del progetto che recepisce un trend mondiale. Non è tutto. Un carattere ricorrente delle produzioni di nicchia, infatti, è il rapporto stretto col territorio, elemento che può diventare fattore di traino per produzioni medio-grandi. «L’intento - dice infatti Michele Gutierrez - è quello di cementare il legame prodotto-territorio creando le condizioni di quella unicità, merce preziosa che può anche essere venduta a caro prezzo». Il percorso non è semplice, ma alla lunga può rivelarsi strategico per contribuire alla soluzione di problemi strutturali di cui l’isola soffre da tempo. Il progetto è stato battezzato «Pyrgi», nome antico della città di Pergamo, nota per i traffici commerciali e gli scambi con le genti del Mediterraneo.
Il prossimo appuntamento è fissato tra un anno, nella facoltà di Agraria, quando, in occasione del secondo incontro, saranno presentati i primi risultati.
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 33 - Cultura e Spettacoli
Una nuova autonomia per dare gambe alla Sardegna del futuro
Sovranità e federalismo le chiavi di svolta, con uno sguardo all’Europa
GIOVANNA PERU 
La situazione politica, sociale ed economica dell’isola ha influito pesantemente su quella che doveva essere un giornata di studio, riflessione e acceso dibattito sulla riforma dello statuto per la Sardegna.
E così il confronto aperto alle forze politiche, sociali ed economiche dell’isola che doveva tenersi ieri nell’aula magna dell’università sassarese si è ridotto a una riunione di famiglia, senza contraddittorio, ma con molte idee stese come carne sul fuoco di una graticola spenta.
L’onda lunga della protesta dei pastori sardi è arrivata fin qui come un inatteso tsunami lasciando a Cagliari convocati dal presidemte Cappellacci per la discussione sulla finanziaria i rappresentanti sindacali, il presidente della Confindustria sardegna, Massimo Putzu e i rappresentanti politici di maggioranza e opposizione.
Senza nulla togliere ai cattedratici che hanno dato il loro informato e competente contributo alla discussione volta alla necessità di cambiare un’autonomia ormai datata e non al passo coi tempi e le nuove economie.
C’erano i rappresentanti dell’università promotrice dell’incontro insieme ai componenti dell’associazione degli ex consiglieri a partire dal rettore Attilio Mastino, gli ordinari di diritto costituzionale Piero Pinna e Omar Chessa, c’era Giorgio Macciotta (membro del Cnel) ed esperto di federalismo fiscale, c’era Giuseppe Caboni (ex segretario generale del consiglio regionale) che ha elencato alcune delle proposte di revisione dello statuto durante l’ultimo decennio e Paolo Fois del consiglio direttivo dell’associazione degli ex consiglieri che, in qualità di organizzatore, ha fatto da padrone di casa.
Significative le assenze del sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, sostituito dall’assessore Nicola Sanna e del presidente della Provincia Alessandra Giudici, sostituita dall’assessore Rosario Masumeci. Come dire autonomia sì, ma gli enti locali sono altra cosa.
Non è mancata invece la presidente del consiglio regionale Claudia Lombardo che si è detta convinta dopo sei decenni di autonomia della necessità di mettere mano alla riforma finora bloccata dalla mancanza di un clima unitario necessario a dare gambe alle idee. «Il 20 ottobre - ha detto - si sarebbe dovuto individuare il percorso comune, ma l’occupazione del consiglio da parte dei pastori lo ha impedito». Ha messo in guardia sull’insufficienza di strumenti a disposizione della politica per affrontare i problemi dell’isola e sulla necessità di creare un clima favorevole che impedisca la nascita di una riforma calata dall’alto che trasformi i sardi da soggetti a oggetti della riforma. Per rimediare all’handicap di un’autonomia nata zoppa la presidente della regione ha la sua ricetta che guarda avanti, guarda all’Europa scavalcando con una sola falcata il governo nazionale per volare a Bruxelles. Parla di archeologia politica la rappresentante della Regione aggiungendo che non vi è nulla che lo Stato possa fare per la Sardegna, meglio di quanto i sardi non possano fare per se stessi.
Lei come altri durante il convegno parla di «sovranità» a cui aggiunge una collocazione della Sardegna in ambito europeo. E più chiaramente «un ruolo attivo del presidente della regione in sede alla commissione europea tutte le volte che vengono prese decisioni che abbiano ricadute nell’isola».
Un ruolo attivo dunque anche nella formazione degli atti normativi dell’unione; insomma il diritto di «tribuna» nelle sedute del Parlamento europeo. Ma va ancora oltre la Lombardo quando parla del riconoscimento per l’isola dei benefici di area extraterritoriale dell’Unione europea per favorire gli investimenti nel Continente africano. Di una carta statuaria europeista e federale parla la presidente per la sua regione del futuro lasciando che la parola federalismo ricorra nei diversi interventi investendosi di significati ambiziosi e diversi, quelli sì, dal federalismo proposto dalla Lega.
Di autonomia virtuale parla, invece, il docente di diritto costituzionale Omar Chessa: «Perché noi l’autonomia ce l’abbiamo solo sulla carta. Siamo la regione con meno spazio di autodeterminazione - dice -. La Sardegna non ha imparato a gestire l’autonomia, per questo non la rivendica». E all’autonomia finanziaria e al federalismo fiscale fa riferimento Giorgio Macciotta prospettando una regione che rivendica il diritto di mettersi alla guida senza prima superare l’esame per la patente.
   
 

 

Questionario e social

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