Giovedì 14 ottobre 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 ottobre 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 23
«Rettore e presidi si dimettano»
La richiesta: la Regione deve sostenere i due atenei isolani
Università. Seduta aperta del Consiglio degli studenti: nuove azioni contro la riforma
 
Oggi una delegazione in Regione per chiedere un incontro con il neo assessore Milia.
Sorridono i componenti del Consiglio degli studenti: sapevano che alla seduta straordinaria organizzata all'aperto davanti all'ingresso della facoltà di Lettere sarebbero arrivati in tanti. Ma non così tanti. Praticamente impossibile trovare uno spazio nella scalinata, occupata da tanti ragazzi che, per un giorno, hanno deciso di abbandonare i libri per capire qualcosa di più sul loro futuro.
LA SEDUTA Due ore e mezzo di confronto nel corso delle quali sono tutti intervenuti tutti quelli che avevano qualcosa da dire. Compreso un rappresentante politico, il vice presidente della commissione regionale Cultura Massimo Zedda. Si sono, invece, limitati ad ascoltare alcuni presidi e la presidente dell'Ersu Daniela Noli che, seduta sul bordo della scalinata, ha seguito con attenzione tutti gli interventi. Racconti di quello che non funziona nell'università di Cagliari. Ma anche proposte operative, riflessioni su come proseguire la lotta contro il decreto Gelmini.
LA REGIONE O, eventualmente, su quello che può essere fatto se la famigerata legge entrerà in vigore. È proprio in questa prospettiva una delle prossime azioni in programma: questa mattina, una rappresentanza degli studenti andrà alla Regione nella speranza di prendere un appuntamento con il neo assessore alla Pubblica istruzione Sergio Milia. «Perché», spiega il presidente del Consiglio degli studenti, Marco Meloni, «se dovesse davvero entrare in vigore il decreto Gelmini, la Regione potrebbe, comunque, attuare interventi di valorizzazione delle due università regionali. Una regione come la nostra avrebbe tanto da guadagnare nell'investire sulla cultura e sul sapere».
LA PROTESTA Un'azione, si diceva, interlocutoria. Anche perché una decina di studenti oggi sarà a Roma per prendere parte alle proteste contro la riforma Gelmini. Il problema sta nel fatto che questi universitari saranno costretti a restare nella capitale 24 ore più del previsto. Le manifestazioni erano state programmate per il giorno in cui la Camera avrebbe dovuto prendere in esame il decreto. Ma i dubbi di copertura sollevati dalla Ragioneria generale dello Stato hanno fatto slittare a domani il confronto in Parlamento.
LE DECISIONI Il Consiglio di ieri ha stabilito anche di organizzare una serie di assemblee in tutta l'università. Incontri che dovrebbero portare a una nuova mobilitazione generale. E, nel frattempo, gli studenti hanno cercato di rinsaldare i legami con le altre categorie mobilitate contro la riforma Gelmini, docenti, ricercatori e personale amministrativo. «Continuiamo a chiedere a presidi e rettore di presentare, simbolicamente, le proprie dimissioni», sostiene Meloni.
LE STRATEGIE Un problema tutt'altro che secondario: nel corso della seduta del Senato accademico di martedì si è rischiata la spaccatura. In particolare, i rappresentanti di Unica 2.0 e di Uxs non hanno votato la mozione sulla situazione dell'ateneo cagliaritano. Perché, hanno spiegato gli studenti, l'analisi è precisa soltanto che il Senato accademico sembra intenzionato a non voler radicalizzare eccessivamente la lotta con azioni, come le dimissioni o la serrata dell'ateneo, che considera estreme. «Abbiamo quasi la sensazione», riprende Meloni, «che al primo punto all'ordine del giorno viene messa la lotta contro la riforma Gelmini ma al secondo si parli di come applicarla. In pratica, ci si sta già occupando di attuare una legge che non è ancora entrata in vigore». Un problema, comunque, risolvibile perché, Meloni è pronto a metterci la mano sul fuoco, l'università cagliaritana, comunque, non vuole la riforma Gelmini.
MARCELLO COCCO
 
Cronaca Italiana  - Pagina 11
Forse in aula domani. I rettori: disappunto e allarme
Università, non ci sono i soldi: slitta la riforma, 9000 ricercatori in bilico
 
ROMA Manca la copertura finanziaria e l'approvazione alla Camera del ddl di riforma dell'università slitta: il testo dovrebbe approdare in aula non oggi, come si voleva per permettergli una «corsia preferenziale» prima della sessione di bilancio, ma domani. Ma anche per questo nuovo «appuntamento» il condizionale è d'obbligo visto che la commissione Bilancio di Montecitorio ha rinviato a questa mattina di buon ora l'esame del testo per il suo via libera, perché le corpose modifiche apportate in commissione Cultura, in particolare quella che prevede l'assunzione di 9 mila ricercatori, pesano talmente tanto che il Tesoro ha detto che potrebbero determinare «effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica». Con la Ragioneria della Stato che ha espresso analoghi rilievi.
La Conferenza dei Rettori ha espresso immediatamente «disappunto e vivo allarme» per la concreta ipotesi di slittamento del voto, in pratica il rinvio di almeno un mese (il tempo presumibile che sarà dedicato all'analisi dei conti dello Stato). Secondo la Crui, in primo piano c'è più che mai «la questione delle risorse», ribadendo «con forza l'esigenza di assicurare al più presto i finanziamenti indispensabili».
Ma da Viale Trastevere si fa notare che in realtà si tratta di uno slittamento dovuto ad un nodo tecnico-politico che potrebbe portare all'approvazione della riforma Gelmini anche entro la fine di novembre, in ogni caso in tempo visto che la legge entrerà in vigore il prossimo anno accademico, il 2011/2012.
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 23
Domani sciopero e sit-in
Gli “universitari” dell'Azienda mista incrociano le braccia
 
Da tre anni chiedono la risoluzione dei problemi relativi all'organizzazione del lavoro. Senza ottenere risposte convincenti e soddisfacenti. Così dopo i tentativi di conciliazione falliti e gli accordi mancati, i sindacati della Cgil, Csil, Cisal, Cisapuni dell'Università di Cagliari hanno proclamato per venerdì 15 ottobre lo sciopero di tutto il personale in servizio nell'Azienda ospedaliera universitaria.
Domani docenti, dipendenti tecnico-amministrativi e sociosanitari incroceranno le braccia e manifesteranno davanti al rettorato di via Università, all'ospedale San Giovanni di Dio e al Policlinico di Monserrato. «In questo modo», spiegano in un comunicato i rappresentati sindacali, «informeremo gli utenti dei motivi della protesta, fatta anche a tutela dei pazienti che inconsapevolmente si rivolgono al Policlinico credendo di ricevere un'assistenza universitaria».
Per i sindacati i problemi irrisolti sono parecchi. «L'Università e l'Azienda mista», prosegue la nota, «si rifiutano di certificare e costituire i fondi per il trattamento accessorio dei dipendenti. Inoltre hanno lasciato ancora irrisolti tutti i problemi relativi all'organizzazione del lavoro». L'elenco è lungo: la pronta disponibilità per il personale infermieristico, il mancato riconoscimento economico al personale di supporto nell'attività intramoenia, l'impossibilità del personale universitario ad accedere alla formazione, la mancata attribuzione degli incarichi e la mancata applicazione della legge 517 al personale docente, l'assenza di regole che garantiscano al personale universitario di continuare a svolgere i compiti di didattica e ricerca.
I rappresentanti sindacali attaccano poi il commissario straordinario dell'Azienda mista: «Complice l'inerzia del rettore dell'Università, e in assenza del dovuto controllo da parte dell'assessore alla Sanità, il commissario sta attuando una disparità di trattamento a sfavore di tutto il personale universitario, escludendolo di fatto da ogni diritto che invece viene riconosciuto al personale ospedaliero».
Tra le situazioni che devono essere affrontate e risolte, le sigle sindacali non dimenticano «la progressiva chiusura dei laboratori del policlinico di Monserrato e il trasferimento dei prelievi e degli esami nei laboratori del San Giovanni di Dio. Di fatto, una mortificazione del personale con il progressivo “svuotamento” del policlinico universitario, sempre più “ospedalizzato”». (m. v.)
 
3 – L’Unione Sarda
Iglesias - Pagina 26
San Giovanni
Al concorso Geoparco altre due tesi d' laurea
 
Verranno presentate questo pomeriggio alle 17,30, nei locali della ex miniera di San Giovanni, due delle tesi di laurea che partecipano al concorso che anche quest'anno il Parco Geominerario ha indetto per neolaureati che abbiano discusso un elaborato inerente alle finalità del Consorzio. La prima tesi, di Marco Serra, è uno studio sulle tecniche di estrazione e trasporto dei materiali utilizzati nella preistoria per la costruzione di monumenti funerari e menhir nell'area di Laconi. La seconda, invece, elaborata da Laura Nonnis, contiene un'ipotesi sulla misteriosa città di Metalla, attraverso lo studio della vicenda dei martiri cristiano condannati ai lavori forzati e per questo deportati in Sardegna.I l concorso, curato e organizzato in collaborazione con la Consulta delle Associazioni per il Parco, premierà con una borsa di studio di 1500 euro le tre migliori tesi fra quelle partecipanti, secondo il giudizio di una Commissione scientifica composta da studiosi ed esperti (p. m.)
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 26
Morte di parto, domani convegno
 
“Morire in sala parto”. È il tema di una tavola rotonda organizzata dalla Federazione regionale Sardegna, Università e Ricerca dell'Ugl in programma domani alle 10, all'hotel Mediterraneo. Ai lavori prendono parte, tra gli altri, Gian Benedetto Melis (direttore sanitario azienda mista), Gavino Faa (ordinario di anatomia patologica).
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 22
Diritto
Seminario dedicato a Castelli
 
La Società sarda degli avvocati amministrativisti ha organizzato un seminario di studi sul “Codice del Processo amministrativo” approvato con il Decreto legislativo numero 104, con cui si è emanato per la prima volta un vero e proprio “Codice” per il riordino di tutte le disposizioni sul processo amministrativo, emanate a partire dal 1971 fino a oggi.
Il seminario, come spiegano gli iscritti alla Società sarda degli avvocati amministrativisti, sarà dedicato al ricordo dell'avvocato Agostino Castelli, nel primo anniversario della sua scomparsa. L'avvocato Castelli, infatti, era stato presidente dell'associazione fin dalla sua costituzione, avvenuta nel 1997.
L'appuntamento è fissato per sabato prossimo all'Hotel Mediterraneo (viale Diaz), alle 9,30 nella sala Venere.
Saranno presenti Filippo Lubrano, docente di Diritto amministrativo, Aldo Ravalli, presidente del Tar, e Maria Alessandra Sandulli, docente all'Università di Roma tre, oltre a Roberto Chieppa, consigliere della quinta sezione del Consiglio di Stato.

 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Scienze e Farmacia, difficoltà per i corsi
I presidi: meglio cominciare le lezioni, altrimenti a rimetterci saranno le matricole»
Mobilitazione a Roma per il dibattito sulla riforma Gelmini
I ricercatori continuano la loro protesta sull’indisponibilità alla didattica: «Oggi sarà una giornata decisiva»
 
 CAGLIARI. «Tutti a Roma», questa la parola d’ordine dei ricercatori: inizia oggi in parlamento la discussione sul disegno di legge del ministro Mariastella Gelmini. Intanto in città continua la mobilitazione e la non disponibilità alla didattica.
 Ieri sera si sono tenuti i consigli di facoltà di Scienze e di Farmacia, dove le lezioni non sono ancora iniziate come è avvenuto altrove lunedì scorso (dovrebbero cominciare il 18). La non disponibilità alla didattica da parte dei ricercatori ha creato molti problemi in tutti i corsi di laurea. In difficoltà Medicina, Lingue e letterature straniere e Ingegneria dove, ad esempio, vi saranno alcuni corsi del primo anno con anche 4-500 studenti.
 «Noi siamo consapevoli - spiega Massimo Deiana, preside della facoltà di Giurisprudenza - del fatto che molti insegnamenti non potranno esserci e che anche la qualità didattica subirà dei danni. I ricercatori hanno tutte le ragioni. Ma come responsabili delle facoltà abbiamo scelto di iniziare le lezioni per impedire che a rimetterci siano soprattutto gli studenti che, altrimenti, avrebbero rischiato di saltare un anno accademico».
 Le norme attuali non dicono che i ricercatori devono fare didattica. Mentre per anni e senza nessun guadagno aggiuntivo, queste figure professionali si sono sobbarcate da uno a quattro corsi differenti. Un qualcosa fatto soprattutto per passione. Ora, invece, la riforma del ministro Gelmini non solo chiude qualsiasi progressione nella carriera di queste persone, ma le pone ad esaurimento. Con in più dei tagli (negli anni) consistenti ai loro stipendi. Da qui la scelta di indisponibilità alla didattica data, a Cagliari, da 420 ricercatori su poco più di seicento. «Si tratta di una situazione molto critica - spiega Valentina Onnis, ricercatrice in chimica farmaceutica e rappresentante del coordinamento cittadino della Rete-29 aprile - noi prendiamo anche atto del fatto che i presidi e i componenti del senato accademico si ostinano a non recepire le pressanti richieste pervenute dalla maggioranza dell’ateneo. Una decisione inopportuna perché dà segni di scollamento nella protesta tra l’ateneo e i suoi vertici». Sul piatto della bilancia, insomma, non c’è soltanto la questione dei ricercatori, ma la salvezza di tutta l’università, «che rischia di essere guidata dal consiglio d’amministrazione di qualche azienda», visti i progetti sui finanziamenti. «Senza istruzione non c’è futuro», hanno precisato anche i presidi che si sono schierati contro il progetto del ministro Gelmini e i tagli inseriti nell’ultima Finanziaria nazionale. (r.p.)
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
«Per protesta rettore e presidi diano le dimissioni»
Oggi assemblea degli studenti nelle scalette del polo letterario: coinvolgeremo tutti i cittadini
BETTINA CAMEDDA
 
 CAGLIARI. Questa mattina il consiglio degli studenti, riunito all’aperto nelle scalette del polo letterario ha votato un documento nel quale si chiedono le dimissioni «simboliche» del rettore Giovanni Melis e dei presidi delle facoltà cagliaritane. «Ci sembra - spiega Marco Meloni, uno dei rappresentanti degli universitari - la maniera più forte per manifestare il disagio dell’Ateneo alla vigilia della discussione alla Camera sulla riforma».
 All’assemblea hanno partecipato oltre trecento studenti provenienti da tutte le facoltà. «Abbiamo deciso di discutere in pubblico e all’aperto - precisa Meloni - per due motivi: avere maggiore visibilità possibile e dare un esempio all’ateneo invitando tutti a riunirsi in assemblea e nei consigli di amministrazione e di facoltà in piazza». Una proposta, quest’ultima, emersa proprio durante il consiglio degli studenti che ora punta a portare la protesta fuori dalle aule universitarie al fine di informare tutti sui cambiamenti a cui andrà incontro l’università pubblica. Anche gli studenti, così come i ricercatori, ribadiscono il loro disappunto sulla decisione del senato accademico di non prorogare la sospensione delle lezioni. «Avremmo voluto che la sospensione delle lezioni si protraesse almeno per dare un segnale forte, ma siamo stati gli unici in consiglio di facoltà e in Senato a sostenere questa posizione che è stata rigettata. Per il momento - dichiara il rappresentante - non ci sentiamo, con i numeri che abbiamo, di bloccare le lezioni perché questa deve essere una protesta che parte dal basso e con il consenso di tutti. Però i numeri stanno aumentando e non escludiamo questa possibilità». Critica anche la posizione da parte degli studenti in merito al corteo silenzioso organizzato dai Presidi: «In questo Paese non si può stare in silenzio considerata la forte crisi in cui riversa l’università e il nostro futuro - conclude Meloni - ci siamo andati a denti stretti solo perché era per una causa valida. Di fatto però è stato un teatrino perché i presidi in mattinata avevano fatto di tutto per iniziar le lezioni».
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Attualità
Università, slitta la riforma Gelmini
Manca la copertura finanziaria. Oggi protesta davanti a Montecitorio
I finiani: senza soldi per la ricerca chiederemo il ritiro
Niente fondi per il passaggio da ricercatore ad associato, provvedimento in stand-by per un mese
MONICA VIVIANI
 
 ROMA. Nuovo stallo per la riforma dell’Università. Tesoro e Ragioneria hanno stroncato le modifiche apportate dalla Camera al disegno di legge: manca copertura finanziaria su diversi punti, soprattutto quello che prevede il passaggio a professore associato per 9 mila ricercatori in 6 anni. L’esame del testo, in calendario per oggi a Montecitorio, è stato quindi spostato a domani. E intanto il Fli minaccia di votare contro se dovesse mancare la norma sui ricercatori.
 Il rinvio della discussione del testo è stato deciso dalla conferenza dei Capigruppo dopo che la commissione Bilancio ha spostato a oggi il suo parere, previsto per ieri. Il voto, invece, passerà a dopo la sessione di bilancio. Il provvedimento resterà quindi in «stand-by» per un mese e riprenderà il suo cammino alla Camera tra novembre e dicembre, così come emerso ieri da una riunione con i ministri dell’Economia Tremonti e dell’Istruzione Gelmini. Il «nodo» è quello dello coperture del provvedimento. Ragioneria generale dello Stato e Tesoro hanno puntato il dito su una serie di modifiche che «determinano effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica». Si tratta in particolare del piano per assumere 9 mila ricercatori entro il 2016 per il quale manca copertura soprattutto a partire dal 2012. Ma non solo. Il Tesoro ha bocciato anche l’emendamento che prevede una retribuzione aggiuntiva per i ricercatori che prendono in carico corsi.
 «No» anche alla possibilità per gli studenti da 110 e lode di non restituire eventuali prestiti d’onore. Chiesto poi, di fatto, il ritiro dell’articolo che prevede la «deducibilità del 100% dei trasferimenti a titolo di contributo a favore dell’università», norma che «determina una perdita di gettito». Stessa musica per l’emendamento che consente di detrarre, nella misura dell’80%, i soldi versati da privati al Fondo per il merito. Il Tesoro è poi critico sul Comitato nazionale dei garanti della ricerca, che potrebbe comportare nuove spese e sugli assegni di ricerca non inferiori a 20 mila euro annui.
 Sui problemi di copertura si è svolto ieri sera un confronto nella maggioranza e nel governo. Il rinvio sembra non piaccia al premier Berlusconi che avrebbe incontrato Tremonti ad Arcore. Da Futuro e libertà fanno poi sapere che «se non si garantiranno le risorse per la ricerca, chiederemo il ritiro del testo». Sul caso interviene anche il leader della Lega Umberto Bossi: «O diamo i soldi all’università o alle bombe per gli aerei. Bella scelta». Per il Pd la riforma è fallita e l’Idv parla di «armata Brancaleone». E mentre la Conferenza dei rettori contesta il rinvio, oggi studenti, ricercatori e professori protestano davanti alla Camera.
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
Master and back nell’isola, tassate le borse di studio
Sorpresa per i giovani. Calvisi: «Scandalo»
 
 CAGLIARI. «Ti aiutiamo a volare oltre la laurea» è lo slogan della Regione che accompagna i bandi per il Master and back, non più un’azione una tantum ma una scelta strategica per far crescere i giovani sardi. La Regione aiuta «a volare» i giovani che vanno a compiere esperienze professionali fuori dall’isola ma la scoperta amara per gli interessati è che ora sull’assegno ricevuto dovranno pagare le tasse.
 Il deputato Giulio Calvisi («è un autentico scandalo») ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia e delle finanze per sapere come intenda garantire «nei limiti della somma corrispondente alla quota a carico del Fondo sociale europeo, pari al 50 per cento, l’inapplicabilità della ritenuta», (prevista da un decreto della Regione).
 Sono centinaia i giovani sardi che hanno beneficiato dei finanziamenti previsti dal programma Master and back e dal bando «Giovani ricercatori» gestiti rispettivamente dall’Agenzia per il lavoro e dal Cnetro regionale di programmazione. Tutte e due le borse di studio sono parzialmente finanziate con risorse provenienti dal Fondo sociale europeo. Dalla parte dei giovani c’è il regolamento dello stesso Fondo sociale europeo che stabilisce l’integrità del contributo in modo che i beneficiari ricevano l’importo senza nessuna detrazione o trattenuta né alcun onere specifico. «La partecipazione della Regione all’operazione», scrive Calvisi nell’interrogazione che ieri è stata sottoscritta dagli altri deputati sardi del Pd, «avviene come intermediaria tra la Commissione europea e il beneficiario» cioè il giovane.
 L’agenzia regionale per il lavoro, però, ha dato un’interpretazione diversa. Il direttore dell’Agenzia, Stefano Tunis, dice: «Il termine beneficiario utilizzato dal regolamento Ce identifica l’operatore, organismo o impresa, pubblico o privato, che realizzano un singolo progetto e ricevono l’aiuto pubblico». In sostanza non il giovane ma la stessa Agenzia del lavoro. Un parere della Regione in totale accordo con l’Agenzia delle entrate.
 Un parere opposto da parte della Regione sarda rispetto a quanto ha deciso la Regione Puglia che dopo aver acquisito il parere dell’Agenzia delle entrate ha stabilito che «il beneficiario della specifica forma di aiuto europeo, individuato secondo la formulazione del regolamento del 2006, risulta essere il soggetto al quale viene assegnata la borsa di studio». Il risultato è uno solo: i giovani laureati nell’isola che, per premio e non per diritto - come sottolinea il sito della Regione - hanno ricevuto l’assegno del programma Master and banck (finanziato dall’Europa) dovranno pagare le tasse; al contrario dei pugliesi.
 
 

Questionario e social

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