Venerdì 4 giugno 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 giugno 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
La creazione in laboratorio
La vita artificiale? Solo una copiatura
di Gaetano Di Chiara  
 
Creazione di una cellula batterica sotto il controllo di un genoma sintetizzato chimicamente: questo il titolo del lavoro di Craig Venter e collaboratori, che i media hanno rilanciato come primo esempio di creazione della vita artificiale. In realtà, leggendo il testo si capisce che non si tratta della 'creazione' di un organismo vivente, per quanto semplice, come è appunto una cellula batterica, e che il titolo dice molto di più di ciò che è stato realmente ottenuto.
Il gruppo di Venter ha infatti sintetizzato chimicamente il Dna di uno tra i più semplici batteri e lo ha reinserito negli stessi, ottenendo batteri capaci di riprodursi come quelli naturali. Perciò, i batteri di partenza, confezionati da Venter, di artificiale hanno solo il Dna, dato che il resto, e cioè gli organuli e i macchinari enzimatici necessari per consentire che l'informazione contenuta nel Dna possa esprimersi nelle varie funzioni della cellula batterica, compresa quella di suddividersi, sono assolutamente naturali.
Alla base di questo risultato vi è di certo una sofisticata tecnologia e una grande efficienza operativa, oltre a una ampia disponibilità di fondi, che ha consentito di ricopiare con precisione, lettera per lettera, il dettato genomico. Racconta Venter che l'errore, poi corretto, di uno solo del milione di nucleotidi che costituiscono il codice genetico del batterio, avrebbe impedito il funzionamento del Dna sintetico nella cellula ospite.
Questo miracolo, però, non è merito di Venter, ma della natura stessa, che ha 'inventato' un meccanismo, come quello del Dna, così semplice da poter essere fedelmente copiato attraverso comuni, ancorché ripetitive, reazioni chimiche, e così perfetto da consentire di riprodurre con estrema fedeltà e precisione le informazioni in esso depositate. Il lavoro di Venter, lungi dall'essere una creazione della vita artificiale, è dunque una copiatura molto parziale della vita.
Siamo ancora molto lontani dalla possibilità di sintetizzare integralmente in laboratorio anche il più semplice dei batteri, con tutti gli enzimi e le strutture che lo compongono, e di assemblare a questo un Dna sintetico in modo da ottenere un organismo in grado di riprodursi. In questo caso, non si potrà parlare ancora di 'creazione' ma di riproduzione integrale di una vita artificiale, pur sempre a immagine e somiglianza di quella naturale.
Solo quando saremo capaci di formulare un Dna che faccia fare alla cellula cose diverse da quelle che già conosciamo, potremo davvero parlare di creazione della vita artificiale. Ma per fare questo bisognerà fare il percorso inverso a quello fatto da Venter: bisognerà partire dalla creazione di proteine capaci di svolgere nuove funzioni non esistenti in natura, come la degradazione di inquinanti ambientali o l'inattivazione di virus (es. HIV).
Ma, mentre siamo in grado di costruire un Dna capace di codificare nuove proteine, non siamo ancora capaci di costruire proteine dotate di nuove funzioni. Così, per il momento, la 'creazione della vita' è solo nel titolo che Venter, da consumato uomo d'affari, ha dato al suo lavoro.
 
2 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 44
Le verità scomode sulla crisi (per esempio: non è finita)
 
Tito Boeri presenta il festival dell'economia di Trento e spiega perché la recessione non è democratica
 Il festival dell'economia, sempre diretto dal suo ideatore Tito Boeri, è in corso a Trento fino al 6 giugno. Personaggio di grande spessore culturale, Boeri - Ph.D in economia alla New York University e titolare di numerosi incarichi di prestigio internazionale - è professore ordinario alla Bocconi di Milano e autore di numerosi saggi. Il più recente si intitola “La crisi non è uguale per tutti” (Rizzoli, pagine 210, € 17,50), incentrato sul dissesto finanziario che ha colpito il mondo.
Che osservatorio è il festival di Trento?
«Penso che sia un ambito molto interessante per tutti coloro che vogliono avere delle informazioni di qualità non solo quello che succede nel contingente, ma anche sul metodo per capire eventi cui assistiamo tutti i giorni, come ad esempio la crisi greca. Le lenti dell'economia sono molto potenti. Siamo stati criticati spesso, e l'anno scorso abbiamo dato spazio al festival ad un processo agli economisti, perché accusati di non aver previsto la crisi. Ma gli economisti non sono in grado di prevedere le crisi. Possono al massimo speculare su quali saranno gli effetti degli shock. Non esistono delle leggi universali, come la legge di gravità, cui rifarsi. Ma gli economisti hanno consigli molto utili nell' evitare che una crisi degeneri. È grazie al contributo degli economisti che la crisi non è degenerata».
Perché la crisi non è uguale per tutti?
«Alcuni gruppi hanno sofferto molto più di altri. In particolare i giovani, che hanno pagato su due livelli: da una parte la difficoltà d'ingresso nel mercato del lavoro - cosa che avveniva anche nelle crisi precedenti - e i massicci licenziamenti di ragazzi con contratti a tempo determinato, collaborazioni coordinate e continuative, lavoro subordinato e alle dipendenze. E poi gli strascichi di periodi di disoccupazione vissuti inizialmente nella vita lavorativa che lasciano tracce profonde. Non è affatto vero che la disoccupazione dei giovani è meno grave di quella degli adulti: chi passa attraverso la disoccupazione rischia di avere degli effetti permanenti sulla propria carriera lavorativa e sui propri salari».
Perché la quasi indifferenza di molti organismi verso problemi che chiedevano interventi urgenti?
«Primo: i politici ascoltano i gruppi organizzati, lobby che spingono per tutelare gli interessi presidiati ignorando sistematicamente la voce e le problematiche dei giovani. Secondo: i politici hanno orizzonti temporali molto ristretti in Italia e pensano alle misure che sono di immediato effetto e quando devono fare dei tagli che danneggino qualcuno, preferiscono penalizzare chi ha meno voce in capitolo, e chi tutto sommato voterà e avrà un peso più in là nel tempo, magari quando loro non saranno più al governo. Se avessimo politici lungimiranti, saprebbero spiegare anche ai lavoratori più anziani e ai pensionati che un Paese che non investe sui giovani non ha un futuro».
La crisi è meno pressante o peggiora ancora?
«Al contrario di quanto sento spesso dire, la crisi non è finita anche se abbiamo attraversato la parte più acuta. Siamo al di fuori della fase in cui il prodotto interno lordo cadeva continuamente e ora, sia pure lentamente, stiamo risalendo. Però i fattori di criticità sono ancora presenti come mostra la forte instabilità dei mercati finanziari, tanto che nelle ultime settimane l'indice di nervosismo è tornato quasi ai livelli dell'autunno 2008».
Un bilancio di quello che è successo finora?
«È successo che parte del debito privato si è trasformato in debito pubblico e i mercati hanno molti dubbi sulla sostenibilità del debito sia pubblico che privato: sono strettamente collegati, per cui se dovesse esserci una forma di contagio tra debito sovrano, con più Paesi che si trovano costretti a ristrutturare il loro debito, questo inevitabilmente travolgerebbe anche molte istituzioni finanziarie e molte banche».
Pertanto?
«Pertanto siamo ancora dentro la crisi, ma poiché la risposta politica dei governi è stata nella direzione giusta, ho fiducia che eviteremo conseguenze peggiori. Il problema però è che i governi, e questo con particolare riguardo al nostro Paese, non stanno prendendo quelle misure che ci permetterebbero di ripartire. Ecco il rischio che io vedo è quello di una lunga stagnazione, un po' come il Giappone degli anni '90».
Che tipo di misure andavano prese?
«Dovremmo approfittare dell'emergenza per varare le riforme di fondo che farebbero ripartire il nostro Paese. Da anni mi batto per le riforme, come quelle sul percorso di ingresso dei giovani e per aumentare la produttività. Nei giorni scorsi a Cagliari la Fondazione De Benedetti ha tenuto il suo convegno annuale. Si è trattato del legame tra salari e produttività e gli studi presentati documentano come l'attuazione di sistemi incentivanti delle imprese che leghino salari e produttività porterebbe a incrementi di almeno il 5% nella produttività del lavoro. E sono incrementi molto importanti, quello che manca alla nostra economia: la produttività del lavoro langue e ciò impedisce all'Italia di ripartire. Poi ci sono tante altre cose da fare: servizi, liberalizzazioni, intervenire sul sistema universitario e educativo. Invece prevalgono scelte diverse».
Si riferisce all'ultima manovra finanziaria?
«Sì, non c'è una riforma che sia una. Al contrario si disfa l'unica riforma varata sin qui da questo governo, quella della pubblica amministrazione. E i tagli maggiori sono concentrati sulla scuola. È strano che un Paese in crisi disinvesta sull'istruzione. Tutti gli altri paesi hanno fatto l'opposto durante la recessione».
FRANCESCO MANNONI 
 
3 – L’Unione Sarda
Commenti Pagina 42
Riforma della professione forense
Se la specializzazione è titolo per collezionisti
 
La riforma della professione forense procede faticosamente attraverso un iter tormentato che potrebbe partorire il classico topolino. Il testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato, già frutto di faticose mediazioni e (inevitabili?) compromessi, è stato stravolto dal dibattito dell'Aula nei suoi punti fondamentali: accesso alla professione e specializzazione.
L'esame di accesso alla professione avrebbe dovuto prevedere, secondo la nuova legge, una preselezione informatica così come avviene per il concorso in magistratura.
La preselezione porta innegabili vantaggi. Si semplificano drasticamente le procedure selettive, con un notevole risparmio di costi: meno compiti da correggere significa meno spreco di tempo e risorse per stabilire chi deve essere ammesso. Maggiore selezione significa anche maggior qualità, a tutto vantaggio del cittadino-cliente e ancor più dei giovani e degli aspiranti avvocati: oggi accedere al mercato, completamente saturo, significa avere in mano un titolo che vale poco o niente sotto il profilo economico. È difficile che un neo avvocato riesca in un periodo di tempo ragionevole ad avere quel minimo di clienti che gli consenta di lavorare autonomamente e ricavare dalla propria attività la dovuta soddisfazione, anche economica.
Governo e maggioranza però hanno fatto dietrofront e la preselezione è stata stralciata dal disegno di legge.
Le specializzazioni sono l'altro punto dolente. È sempre più difficile che un avvocato sia in grado di rappresentare, come accadeva 50 anni fa, gli interessi dei clienti in campo penale, amministrativo, civile, tributario e via dicendo. I vantaggi in altri campi sono fuori discussione: nessuno chiederebbe al medico di famiglia di operare al cuore i propri pazienti. Ma una specializzazione che non sia seria servirebbe soltanto ad aggiungere un altro diploma alla propria collezione da sala d'attesa.
Il progetto iniziale della riforma prevedeva l'accesso alla specializzazione dopo almeno quattro anni di esercizio della professione, riservando agli Ordini e alle associazioni forensi l'organizzazione dei corsi per il conseguimento del titolo.
Con le modifiche del Senato, il via libera sarà consentito dopo appena un anno e le scuole potranno essere istituite anche dalle Università. Il rischio è che la formazione degli specializzandi diventi una propaggine inutile del già lungo e difficile corso di studi puramente teorici che portano al conseguimento della laurea in giurisprudenza e che produce laureati totalmente all'oscuro di cosa accada davvero nei tribunali.
ROBERTO SORCINELLI 
 
4 – L’Unione Sarda
Prov Ogliastra Pagina 24
Lanusei
Avvocati: via al corso di formazione
 
Oggi si inaugura il secondo corso di formazione per gli avvocati, voluto dal dipartimento di scienze giuridiche e forensi dell'Università di Cagliari e dal consiglio dell'Ordine degli avvocati di Lanusei. L'appuntamento è alle 16 nel palazzo di giustizia. Il docente di universitario di Diritto privato e coordinatore del corso, Carlo Pilia, presenterà l'iniziativa. La prima lezione, sul tema “La responsabilità civile nel trasporto aereo di persone” sarà tenuta da Massimo Deiana, preside della facoltà di Giurisprudenza. 
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 22
Riforma Brunetta all'Università
 
Stamani alle 11, nell'aula magna del Rettorato (via Università, 40), si terrà un convegno sulla riforma Brunetta. Il dibattito sarà aperto dal rettore Giovanni Melis e da Francesca Ticca, segretario Uil.
 
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 24
Un ambulatorio in piazza
Evitare complicanze nella menopausa, i segreti degli esperti
 
 Sono 250 mila le donne sarde, di età compresa tra i 45 e i 65 anni, interessate dalla menopausa. E a loro è rivolta l'iniziativa patrocinata dalla Regione Sardegna e da Cittadinanza attiva che metterà a disposizione un camper, adibito a vero e proprio ambulatorio, che stazionerà fino al 14 giugno nelle principali piazze delle città dell'Isola.
Cagliari, Nuoro, Oristano. Sono solo alcuni dei centri in cui verrà offerto un consulto medico gratuito, anche se «l'obiettivo principale del camper itinerante - sottolinea Gian Benedetto Melis, direttore della Clinica di Ginecologia dell'Università di Cagliari, intervenuto ieri a Cagliari alla presentazione del progetto - è soprattutto quello di fare informazione per prevenire le complicanze correlate a questa fase difficile della vita della donna che non deve più fare paura». Molti sono infatti i disagi, spesso evitabili, ai quali la donna va incontro con l'incedere degli anni e con la riduzione della produzione degli ormoni femminili, gli estrogeni. Questo evento spesso espone il gentil sesso ad un elevato rischio di contrarre patologie cardiovascolari, di ammalarsi di osteoporosi o, in alcuni casi, di demenza senile.
Ci sono però dei segnali di entità più lieve, come per esempio le vampate di calore, le palpitazioni o l'intensa sudorazione notturna, che accompagnano la menopausa e che spesso si è portati a trascurare. «Invece - continua Melis - non vanno sottovalutati perché sono fenomeni che mettono sotto stress il nostro organismo. Recenti studi hanno dimostrato infatti la stretta correlazione tra la gravità e l'intensità di questi sintomi e l'incidenza dell'insorgenza di patologie cardiache o ossee più serie».
Tutto questo può però essere evitato e tante sono le strategie della medicina moderna. «Una corretta alimentazione, un'attività fisica regolare e l'astensione dal fumo - spiega Anna Maria Paoletti, docente di ginecologia e ostetricia dell'Università di Cagliari - sono regole fondamentali da seguire, ma in alcuni casi può essere d'aiuto una terapia ormonale sostitutiva che prevede la somministrazioni di quegli estrogeni naturali che il corpo della donna non è più in grado di produrre». Attualmente in Sardegna solo il 6% delle donne in menopausa si sottopone a questa terapia «segno del fatto che c'è ancora molta disinformazione», conclude Melis. Il camper sarà presente a Cagliari in Piazza Giovanni domani e dopodomani dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 21. Domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20.
GIULIA MAMELI
 
7 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 13
La privatizzazione Aggregazioni entro il mese
Vendita, dietrofront di Moby e Gnv: in gara solo 3 offerte
 
Tirrenia fa sempre meno gola e i soggetti interessati all'acquisto ritirano l'offerta. Delle 16 proposte presentate qualche mese fa, e delle otto poi confermate, ne rimangono soltanto tre. Moby e Grandi navi veloci avrebbero deciso di non proseguire. Anche se le due compagnie non forniscono alcuna conferma. Lo stesso sembra fare il gruppo Trans Ferry. Secondo le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi, poi, anche il fondo Carlyle sarebbe intenzionato ad abbandonare. In gara rimarrebbero il fondo F2i sgr, che fa capo a Vito Gamberale, Cinven Limitet e la Mediterranea holding (dove sono entrati Isolemar e la Costantino Tomasos trasporti ed è uscito il fondo Cape Regione Sicilia). Fuori anche le gestioni armatoriali di Nicola Coccia (prima associato alla Mediterraneo holding). Ma le carte non sono ancora definite. Entro il 28 giugno (quando saranno presentate le offerte vincolanti) potrebbero definirsi nuove alleanze, e alcuni gruppi potrebbero quindi rientrare in gara.
RAGIONI A lanciare l'allarme sulla possibilità che la gara vada deserta erano stati i sindacati. In particolare il segretario della Uil trasporti, Giuseppe Caronia, aveva sottolineato come l'ipotesi che tutti i soggetti si ritirino «non è così remota». A far decidere Moby per l'abbandono ci sarebbe l'avvio della procedura di quotazione in Borsa, dove non sarebbe previsto l'acquisto di Tirrenia. Mentre Gnv forse non ha la solidità finanziaria necessaria per una simile operazione. «L'anomalia della vendita Tirrenia con Siremar ha sicuramente influito», aggiunge Caronia, «perché una compagnia nazionale dovrebbe accollarsi anche la gestione di una società regionale».
BILANCIO Ma il fattore determinante, secondo Massimo Deiana, ordinario di diritto dei Trasporti all'Università di Cagliari è la situazione finanziaria di Tirrenia. «Chi vorrebbe farsi carico di un simile fardello, una compagnia con navi vecchie e personale in esubero rispetto agli standard?» La società conta 44 navi, per un valore di 855 milioni a fronte di un debito di 650. Un bilancio «che lascia pensare» ma che non comporta come contro partita l'acquisto delle rotte, che sono libere, e nemmeno la garanzia dei contributi statali. «I contratti di servizio pubblico sono scaduti il 31 dicembre del 2008, e ora sono in proroga, ma di sicuro l'Ue interverrà per impedire questa anomalia», conclude Deiana. ( an.ber. ) 

 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Fatto del giorno
In arrivo anche la manovra della giunta 
Le casse sono vuote. Ma i tagli di Tremonti costano già ai sardi 121 euro a testa 
di Alfredo Franchini 
 
CAGLIARI. Che la manovra del governo non fosse un affare per le regioni del Sud era già chiaro ma da ieri sappiamo, per il calcolo della Cgia di Mestre, che costerà a ogni sardo 121 euro. I provvedimenti voluti dal ministro Tremonti sono la prima, ma non l’unica, contromisura per contrastare una crisi a lungo sottovalutata.
 E ora è la Regione a pensare di effettuare un’altra manovra correttiva perché sui conti della Sardegna c’è allarme per il ritardo con cui il governo sta operando i trasferimenti dovuti e per il rischio che non rispetti gli accordi presi nel 2006. La necessità di effettuare la manovra finanziaria regionale doveva essere discussa oggi ma l’incontro è slittato per un grave lutto che ha colpito il presidente della commissione Bilancio, Paolo Maninchedda. L’incontro si terrà la prossima settimana.
 C’è fretta: si tratta di agire prima che la casa bruci, o meglio prima che la Regione debba fare ricorso ai mutui visto che nello scorso mese di maggio lo Stato ha trasferito solo un miliardo di euro invece che i sei dovuti e da tempo non si hanno più notizie, se non in negativo, dei Fondi Fas. L’assessore La Spisa ha spiegato che la manovra del governo inciderà pesantemente sui bilanci regionali, da qui la necessità di intervenire. Le modalità dovranno essere decise dalla maggioranza ma l’indicazione di La Spisa è chiara: «C’è un ritardo nelle infrastrutture, non abbiamo i Fondi Fas, ma non possiamo tagliare nulla, così come non si deve togliere un euro da istruzione, ricerca e Università». La Spisa propone di intervenire sul sistema tagliando sprechi e costi istituzionali. Ma soprattutto occorrerà «effettuare una selezione delle spese e anche delle infrastrutture da realizzare».
 È però determinante la partita delle entrate. Lo scenario non promette niente di buono: lo Stato è in crisi di liquidità e l’intenzione è quella di tagliare i fondi alle regioni speciali. La Giunta intende negoziare con lo Stato la legge 42 e avanza due richieste: 1) la Regione è disposta a prendere in carico il sistema della Finanza locale svincolandolo dal Patto di stabilità. È questo uno dei punti centrali della finanza regionale e la Giunta vorrebbe che il calcolo del Patto di stabilità venisse fatto sui saldi regionali. (Ora il meccanismo è perverso perché, dopo aver impegnato le risorse a fine anno non si può procedere con le spese per non sforare il Patto di stabilità).
 2) L’altra novità è che le risorse derivanti dal bollo auto passerebbero alla Regione. Le entrate iscritte nel bilancio di previsione 2010 rischiano di diventare un puro esercizio teorico se il governo, come sembra, dovesse disattendere gli accordi presi nel 2006 dalla Giunta Soru. La partita, prima di essere giocata sul piano tecnico, è politica. Il capogruppo di Comunisti-Sinistra Sarda-Rossomori, Luciano Uras commenta: «È chiara la volontà del Governo di far pagare ai sardi un prezzo altissimo a finanziamento della voragine dei conti pubblici prodotta in altre parti d’Italia».
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
UNIVERSITÀ 
Convegno sul rilancio della chimica 
 
 «RILANCIO dell’industria chimica nel nord Sardegna fra crisi e innovazione tecnologica»: il convegno curato dal «gruppo di lavoro per la chimica» della Università di Sassari si svolgerà domani (inizio alle 9) nell’aula magna. Interventi dei professori Eusebio Tolu, Ferruccio Trifirò, Ugo Azzena e Mauro Marchetti e di Emanuele Manca, dipendente Vinyls. Conclusioni del rettore Attilio Mastino.
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
«Questo trasporto è drogato e danneggia la qualità della vita Più spazi per pedoni e bici» 
Italo Meloni sottolinea la necessità di un cambio di cultura nella mobilità interna ai quartieri e tra la città e l’hinterland 
Ogni giorno entrano a Cagliari oltre centomila automobili 
ROBERTO PARACCHINI 
 
CAGLIARI. «Oggi ci si sposta sempre di più: la mobilità è fondamentale e fondante di tutti i momenti più importanti della nostra vita», ha spiegato Italo Meloni, docente di Pianificazione dei trasporti nella facoltà di Ingegneria, durante l’incontro dibattito di ieri «Cagliari, itinerari per conoscersi», promosso da Sardegna Democratica. «Oggi lo spostamento è centrale nella vita delle persone e si intreccia col quotidiano. Non tenerne conto vuol dire inibire il miglioramento della qualità della vita».
A Cagliari ogni giorno entrano in città circa centomila auto. Un fatto che la dice lunga sul poco utilizzo del mezzo collettivo. Non solo: nell’hinterland, a Quartu, «quasi il quaranta per cento delle persone abita nella costa - ha informato Meloni - e questo è solo un esempio che sottolinea come tutto il sistema debba essere trasformato. Ma questo lo si può fare se si tiene conto che la questione-trasporti significa soprattutto parlare di territorio e ambiente. E modelli di vita».
 Oggi, invece, tutto «è basata sul sistema dei trasporti via auto. Un fatto che deriva - ha continuato Meloni - anche dal modo con cui si utilizza il territorio: in modo funzionale alle destinazioni d’uso. Mentre occorre una visione diversa, complessiva». A Cagliari l’amministrazione comunale sta iniziando la pedonalizzazione, soprattutto a Villanova, «ma si tratta di interventi molto timidi che non partono da un progetto di mobilità integrata e legata al modo con cui la si vuole vivere».
 Il Comune ha, invece, una visione «minimalista della mobilità, fatta per lo più da una serie di interventi tampone». Il progetto strategico del Municipio punta alla creazione di una serie di parcheggi interrati nel centro città con la motivazione che sono i cagliaritani a volere arrivare sino in centro con l’auto. Nello stesso tempo questi silos interrati aiuterebbero a liberare le strade dalle strisce blu, aumentando in tal modo la funzionalità dei mezzi pubblici. Secondo Meloni «non è possibile ragionare ancora in termini di “i cagliaritani vogliono questo o quello”. È ovvio che ognuno vorrebbe mantenere una serie di abitudini, indipendentemente dal fatto che lo soddisfino o meno. La verità è che, da parte dell’amministrazione pubblica, bisognerebbe mettere in atto una vera e propria rivoluzione culturale. Sensibilizzare la cittadinanza sui vantaggi che si potrebbero avere da un modo diverso di intendere la mobilità: con l’aumento dei camminamenti pedonali e la predisposizione di piste ciclabili». Ma per avere tutto questo «occorre innanzi tutto una cosa che oggi non esiste: il coordinamento tra i diversi enti. Il Ctm deve dialogare con le Ferrovie dello Stato e le Meridionali, e con gli altri mezzi di trasporto. Perchè, ad esempio, non inserire un sistema di bici che colleghi il metrò con la stazione? Oppure altre modalità che permettano di utilizzare un mezzo pubblico, anche individuale, solo se ti serve e di lasciarlo poi in posti dedicati? Oggi le possibilità sono tante. E gli esempi esistono già».
 
 
 
 

Questionario e social

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