Lunedì 22 marzo 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 marzo 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 4
Da S. Elia a Bonn, una vita sopra il cielo
Gabriele Surcis, astrofisico: il futuro tra una borgata e il mondo
di ANNA PICCIONI
 
«Il mio quartiere è il migliore di tutta Cagliari: avere il mare sotto casa e sentirne il profumo, il colle a pochi passi e le casette del vecchio borgo... Non esiste un posto più bello».
Gabriele Surcis parla di Sant'Elia come di un luogo magico, «ben altro da quello che le cronache raccontano, con tanta gente che si impegna tutti i giorni per darne un'immagine diversa». Tiene molto anche a un altro messaggio, questa volta rivolto ai suoi coetanei: «Essere di Sant'Elia non preclude alcuna possibilità, basta darsi da fare». Si riferisce alla crescita e realizzazione personali, nello studio e nel lavoro: «Bisogna essere determinati e avere voglia di imparare».
Appena ventottenne, è in Germania per un dottorato all'università Aifa di Bonn. Fa parte di un team di ricercatori che ha appena fatto una scoperta i cui dati saranno pubblicati a breve nella rivista scientifica Monthly Notices of the Royal Astronomical Society . Uno studio sul ruolo giocato dal campo magnetico nella formazione delle stelle di alta massa. Materia astrusa per i più, semplicissima per lui che ha cominciato ad osservare il cielo quand'era ancora bambino, a Chiavari dov'è nato. Ha continuato a Sant'Elia, dove è arrivato a sette anni col papà, poliziotto ora in pensione, mamma segretaria in un istituto scolastico, una sorella maggiore che manda avanti una scuola di danza sempre a sant'Elia, e due fratelli più piccoli, «anche loro hanno lasciato la Sardegna per lavoro».
Il cosmo era il suo gioco preferito. «Sembra strano, ma ricordo ancora il giorno in cui ho deciso che avrei fatto questo mestiere, anche se ignoravo tutto quello che avrebbe comportato». Una determinazione nata più o meno a sei anni: «Abitavo ancora in Liguria. Una sera guardavo il cielo dalla piccola finestra della cucina e mi sono chiesto cosa ci fosse lassù, se l'Universo fosse infinito, perché le stelle stessero sopra le nostre teste e tante altre domande che solo quando si è bambini ci si pone, crescendo le si dimentica». Lui non ha avuto dubbi quando ha scelto la facoltà: laurea in Fisica con indirizzo astrofisico all'università di Cagliari, ha potuto confrontarsi subito con il mondo della ricerca internazionale. Due mesi e mezzo in Olanda per una scuola estiva, un tirocinio di sei mesi all'Osservatorio cagliaritano e nel settembre del 2008 l'avventura in Germania. Tra studio e ricerca una felice parentesi con una ragazza conosciuta durante uno dei campi estivi organizzati dalla parrocchia di Sant'Elia per i giovani del quartiere: «Eravamo entrambi assistenti, ci siamo innamorati e sposati».
Come si trova a Bonn?
«È una città a dimensione d'uomo, come Cagliari, tranquilla e molto bella. La differenza sostanziale è la mancanza del profumo del mare».
Se la cava col tedesco?
«Ci litigo parecchio, purtroppo ho poche occasioni di parlare e la lingua resta un problema. In ufficio parlo inglese e a casa italiano, il tedesco solo nei supermercati e nei negozi. Gli amici sono tutti stranieri provenienti dal Cile, dal Messico, Spagna, Grecia, Inghilterra, Olanda, Corea e Cina, quindi la lingua principale rimane l'inglese anche nei momenti di svago».
Qual è il suo progetto di lavoro?
«Concludere il dottorato, mi manca ancora un anno e mezzo, poi vorrei rimanere ancora uno o due anni qui in Germania e magari andare in Inghilterra, Olanda o oltreoceano, anche se è più complicato quando si ha una famiglia. Australia o gli Usa mi interessano molto».
Perché non tornare in Sardegna?
«Mi piacerebbe, anche per trasmettere le mie conoscenze e contribuire alla crescita della nostra Terra, ma un'esperienza fuori è d'obbligo. Per ora vengo una volta all'anno e solo d'estate; quando lo dico ai colleghi mi guardano con un po' di invidia e mi chiedono perché abbia lasciato un posto così bello per la fredda e buia Germania».
E lei?
«La risposta è semplice: passione per l'astrofisica».
Qui non avrebbe futuro?
«A Cagliari ci sono ottimi astronomi ed astrofisici, un giorno spero di farne parte e ne sarei orgoglioso, ma il confronto con diverse culture fa crescere più in fretta, professionalmente intendo».
Si può dire che il suo lavoro sia passare il tempo a scrutare le stelle?
«In un certo senso sì, anche se non le scruto con un telescopio, ma diciamo che cerco di “ascoltare” i loro vagiti».
Dai vagiti alla scoperta astronomica. In cosa consiste?
«Il nostro team si occupa di vari aspetti dell'astrofisica e dell'astronomia, in uno di questi abbiamo ottenuto un risultato sorprendente: siamo riusciti per la prima volta a determinare l'orientazione del campo magnetico in tre dimensioni attorno ad una protostella massiva».
Cos'è un campo magnetico?
«Bella domanda. Se uno avvicina due calamite tra loro sente una forza che le attrae l'una all'altra o le respinge. Questa forza è dovuta al campo magnetico, che non è solo presente attorno alle calamite, ma molti oggetti in natura ne possiedono uno. E le stelle ovviamente sono tra questi».
Come agisce sulle stelle?
«Nella loro formazione funziona come un'autostrada, attraverso la quale la materia confluisce verso la protostella. Noi abbiamo osservato che il campo magnetico si comporta in maniera simile sia per le stelle massive che per le stelle meno massive».
Che sono...?
«Una protostella massiva è la fase iniziale della formazione di una stella la cui massa supera più di otto volte la massa del Sole. Quello che abbiamo scoperto finora è che il campo magnetico aiuta la formazione delle stelle massive in maniera analoga a come aiuta la formazione delle stelle più piccole, come il Sole».
A che serve questa scoperta?
«Consente di fare un po' di luce sulla questione. Infatti esistono principalmente due teorie a riguardo: una afferma che le stelle massive si formano dall'unione di stelle più piccole e l'altra che il processo della formazione è identico a quello che origina le stelle meno massive, ma in una scala più grande. E questo risultato sembra supportare questa seconda teoria».
Come si formano le stelle tipo il Sole?
«Innanzitutto si ha una nube di gas che inizia a collassare fino a formare una piccola protostella. La materia continua ad affluire sulla protostella tramite un disco di accrescimento che nel frattempo si è formato attorno ad essa. Quasi contemporaneamente si formano due getti perpendicolari al disco che sputano fuori parte della materia consentendo al momento angolare di conservarsi».
La vostra è una scoperta in assoluto o è solo una teoria?
«È un tassello importante che supporta una delle teorie. Ci limitiamo a raccogliere prove da mettere a disposizione della comunità scientifica, che poi trarrà le conclusioni. Ma noi crediamo di aver imboccato la strada giusta e continueremo a percorrerla fino a dove potremo».
Può essere utile alla vita di tutti i giorni?
«Non so se nella vita di tutti i giorni potrà essere applicata e non riesco neanche ad immaginarlo. Credo che in un futuro qualcuno potrà farci qualcosa che adesso potrebbe essere considerata pura fantascienza».
Quanto tempo ha lavorato al progetto?
«Il progetto è iniziato tre anni fa e io ne faccio parte da un anno e mezzo, cioè da quando ho iniziato il dottorato a Bonn».
Come è entrato nell'equipe tedesca?
«In realtà quasi per caso. Come tanti neo laureati ho mandato il curriculum nei migliori istituti del mondo, tranne che in Germania: avevo qualche riserva. Come spesso accade il curriculum ha girato per altri istituti e alla fine mi è arrivata questa proposta, ho accettato e mi sono ricreduto sulla Germania».
Un profano potrebbe imbattersi in una nuova stella come succede nei film?
«Non credo sia possibile. È già abbastanza difficile individuarne una con strumenti avanzatissimi, figurarsi se con un normale telescopio ci si può imbattere in una nuova stella. Infatti le nuove stelle massive sono purtroppo rare, proprio a causa della velocità con cui si evolvono».
Esiste in Sardegna uno strumento come quello che ha consentito al suo team questa scoperta?
«Lo stanno ultimando dalle parti di San Basilio; mi riferisco al Sardinia Radio Telescope. Utilizzato insieme agli altri radiotelescopi europei consentirà di potenziare questa ricerca, non vediamo l'ora di poterlo usare».
Porterà alla Sardegna qualcosa di buono?
«Sicuramente tanti ricercatori. Potrà diventare il centro assoluto della radioastronomia nel Mediterraneo, ne ha le potenzialità. Senza contare tutta la pubblicità che la nostra Isola avrebbe non solo in Europa ma nel mondo».
Siamo in grado di creare e gestire un centro di ricerca così avanzato?
«Assolutamente sì, ne sono convinto».
Da scienziato guarda ancora le stelle con occhio romantico come faceva da bambino?
«Prima di studiarle sì, adesso è più raro... mi ricordano quanto lavoro devo fare il giorno dopo».
piccioni@unionesarda.it
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 55
Alghero Stamattina mobilitazione
Tagli ad architettura Governatore solidale con il preside
 
 La facoltà di Architettura avrà il sostegno che merita, e da parte delle istituzioni. Lo ha assicurato il presidente della Regione Ugo Cappellacci nel corso di una telefonata fatta al preside Vanni Maciocco. Un colloquio definito cordiale durante il quale il governatore ha espresso la vicinanza della Regione ai problemi della facoltà e la volontà di trovare in questo senso le soluzioni a sostegno di una realtà che ha definito senza mezzi termini «di eccellenza in campo universitario».
L'Università di Alghero, da sede suburbana di Sassari, vorrebbe essere riconosciuta come sede gemmata decentrata. La facoltà di Architettura ha promosso una raccolta di firme (arrivata a quota tremila) e questa mattina è in programma una assemblea in piazza Sulis per ribadire l'esigenza di garantire al corso di laurea un finanziamento congruo, pari a quello ottenuto negli ultimi otto anni di attività didattica. «Servirà a mantenere in vita un'esperienza di
qualità a livello internazionale - si legge nell'appello - con un modello formativo innovativo ed efficace e con risultati riconosciuti unanimemente, un'esperienza utile per il territorio, in varie forme, dirette e indirette».
Solidarietà arriva anche dall'Arcivescovo di Sassari: «Vengo ad assicurare l'appoggio della Chiesa di Sassari, di cui sono il pastore, perché proprio nell'anno in cui l'istituto ha raggiunto livelli di eccellenza, risultando prima tra le facoltà di Architettura d'Italia, non la si privi del necessario contributo per continuare a crescere e a svolgere il suo alto ruolo formativo e di segno nel territorio».
C. FI. 
 
3 – L’Unione Sarda
Prov Gallura Pagina 56
olbia
L'assemblea di Aleo per i giovani laureati
 
Domenica scorsa si è svolta la prima assemblea generale dell'Aleo, l'associazione che riunisce e promuove i laureati di Economia e management del turismo di Olbia. Tra le attività quella di organizzare convegni e career day per valorizzare gli studi e l'impegno dei neolaureati. Per info aleo@uniolbia.it. ( i. c. ) 
 
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 55
Sanità: no all'accorpamento
Alghero. Audizione di Tedde davanti alla commissione regionale
 
 Gli ospedali di Alghero devono avere una loro autonomia, come presidio territoriale. Lo ha ribadito il sindaco Marco Tedde, nell'audizione davanti alla settima commissione del consiglio regionale che dovrà esaminare la proposta di legge sul servizio sanitario. Il primo cittadino si è opposto all'ipotesi di accorpamento, facendosi portatore della volontà della comunità locale, della classe medico-ospedaliera e delle forze politiche cittadine.
Accompagnato dall'assessore comunale alla Sanità Maria Grazia Salaris, il sindaco ha riportato in modo inequivocabile la posizione dell'Amministrazione, sostenuta dalle decisioni assunte dal consiglio comunale e dai dirigenti dei settori ospedalieri algheresi. All'audizione erano presenti, tra gli altri, il presidente della commissione, Felicetto Contu, i consiglieri regionali del territorio algherese Mario Bruno e Pietrino Fois. «I nostri ospedali devono avere collocazione all'interno delle Aziende sanitarie provinciali di Sassari, come presidio territoriale, al pari di Ozieri - ha spiegato Tedde - L'accorpamento al Santissima Annunziata e all'Azienda Universitaria di Sassari sarebbe causa, per gli ospedali di Alghero, di marginalità e di totale assenza di autonomia economica e finanziaria».
Per Marco Tedde questo assetto «non consentirebbe di attribuire alla sanità di Alghero un ruolo primario. L'autonomia economica e finanziaria, al contrario, sarebbe in grado di offrire non solo servizi sanitari adeguati ma anche migliore qualità della vita con effetti positivi sulla crescita sociale ed economica. Una sanità dignitosa - ha detto - crea una società giusta ed un'economia viva e vitale». D'accordo con Marco Tedde anche gli onorevoli Bruno e Fois che hanno sottolineato come la vera svolta può arrivare con la realizzazione del nuovo ospedale.
«Devono essere reperite risorse sufficienti, così come chiesto dalle forze politiche, dai dirigenti ospedalieri e dalla comunità algherese». Da parte del presidente e dei consiglieri regionali c'è stata la garanzia della massima attenzione per le proposte del sindaco di Alghero e l'annuncio che, a breve, sarà affrontato l'esame della proposta di legge. (c. fi.) 
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 11
Errori medici, colpa della cattiva comunicazione
Il convegno. In Italia il 13 per cento degli sbagli è causato dalle attrezzature
 
Eventi avversi: è questo l'eufemismo che i medici usano per chiamare tutto ciò che non va come dovrebbe, dalle lesioni, fino alla morte del paziente. E i motivi possono essere tanti: un referto scambiato, un dosaggio eccessivo, un'etichetta scolorita nella confezione di un farmaco. Si è parlato anche di questo nel convegno sul rischio clinico e la conciliazione sanitaria, organizzato dall'Aimos e dal Dipartimento di Scienze giuridiche e forensi dell'Università di Cagliari, che si è tenuto giovedì scorso in un hotel cittadino.
GLI ERRORI Su 70.000 eventi avversi che si sono verificati negli ospedali italiani, solo l'8 per cento dipende dal paziente, ovvero quando si presentano delle normali complicanze. Lo dicono i dati del professor Quirino Piacevoli, responsabile “Incident reporting” della World Health Organization. «Nel 13 per cento dei casi la causa sono le attrezzature: questo perché in Italia non si fa la manutenzione, che ha costi elevati. Il 32 per cento si deve all'inefficienza, il 29 per cento agli infermieri, che trascorrono più tempo col malato».
LE ALTRE CAUSE La percentuale rimanente è da addebitare ai farmaci (11%), alle terapie e ai trattamenti (7%): ed è qui che a sbagliare è il medico. Qui interviene il “risk management”, che Piacevoli spiega così: «Bisogna conoscere tutto ciò che avviene in un ospedale, e identificare i fattori di rischio. Oltre il 50 per cento degli errori avviene in sala operatoria e una causa frequente è la difficoltà di comunicazione».
LA CONCILIAZIONE E quando ormai il danno è fatto? Non sempre è necessario finire davanti al giudice, come hanno spiegato il magistrato Paolo De Angelis e l'avvocato Carlo Pilia. La riforma del processo civile istituisce anche per la responsabilità medica, il “tentativo obbligatorio di conciliazione”. Ma, come chiarisce Ernesto d'Aloja, docente di Medicina Legale, «spesso subentra l'aspetto morale: molti pazienti pretendono le scuse da parte del medico che ha sbagliato». ( f.fu. )

 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
L’Università di Sassari nel progetto europeo per la tutela del Fiore Sardo 
Nell’isola 75 aziende: ogni anno producono 130mila forme. Il «gemello» spagnolo Manchego 
Un formaggio artigianale che talvolta presenta difetti: 4 équipe di ricerca al lavoro per eliminarli 
PASQUALE PORCU 
 
SASSARI. Per molti gourmet è il pecorino più antico e più buono del mondo: è il Fiore Sardo e si ottiene da latte intero crudo di pecora. Esempi simili si trovano in Spagna e in Romania. È il massimo dell’artigianalità e per questo, qualche forma, può avere dei difetti. Da qui nasce il progetto Techeese dell’Ue che lo tutela.
 Sia il Fiore Sardo che il formaggio spagnolo Manchego godono della tutela della Dop. Il formaggio sardo da latte ovino intero e crudo ha un Consorzio (formato da 75 soci) le cui aziende producono ogni anno 130mila forme (per 6mila quintali in totale).
 Il Manchego è il più importante formaggio spagnolo a latte crudo intero. Viene prodotto in circa un milione di forme all’anno (ognuna pesa dai due ai tre chili) nella regione della Mancha (quella di Don Chisciotte) fin dai tempi della dominazione romana.
 Tradizione e artigianalità, dunque, caratterizzano questi particolari e gustosissimi formaggi. La qualità della produzione non è costante, anzi qualche forma presenta dei difetti. Da qui il progetto Techeese (presentato a Sassari in occasione della prima riunione europea dei di ricercatori di Techeese) che mette insieme i migliori studiosi europei della materia.
 Il coordinamento del team europeo è affidato alla professoressa Isabel Barrega dell’universita Castilla-La Mancha. Il progetto coinvolge 12 unità operative (spagnole, italiane, danesi, belghe, e rumene). Tra esse quattro associazioni di piccole medie imprese (fra cui il Consorzio di Tutela del Fiore Sardo), quattro aziende private (compresa l’azienda biologica di Gianfranco e Luciano Delogu di Bitti, mille pecore, 400 ettari) e quattro centri di ricerca: Università di Castilla La Mancha, Spagna; Università di Sassari; Università di Brasov, Romania (all’incontro di Sassari era presente il preside della Facoltà di Cibo e Turismo dell’università della Transilvania); Innospexion, azienda privata danese ad alto contenuto tecnologico. L’unità operativa dell’Università di Sassari coordinata dal professor Antonello Cannas coinvolge anche i professori Giuseppe Pulina e Rassu, i dottori Nudda, Battacone, Marongiu, Atzori e diversi dottorandi. E inoltre il professor Campus e il dottor Urgeghe del Disaaba ed il professor Antonio Scala del Dipartimento di Biologia Animale.
 Lo scopo del bando europeo è di dare alle piccole-medie imprese aderenti all’iniziativa (ed alle loro associazioni) un supporto finanziario per condurre attività di ricerca, che le stesse commissionano ai centri di ricerca coinvolti nel progetto. L’obbiettivo è aumentare la competitività economica delle aziende produttrici.
 Due le azioni che possono essere messe in atto per migliorare la qualità e la commercializzazione dei prodotti. Intanto la prevenzione e poi il controllo.
 La prevenzione si basa su un’idea semplice: quella di somministrare alle pecore in lattazione delle erbe ricche di composti aromatici che abbiano anche una efficacia antimicrobica verso specifiche classi di microorganismi. Sono questi ultimi, a generare difetti nei prodotti caseari.
 «Lo scopo - dice il professor Cannas - è di trasferire dalle piante al latte e quindi ai formaggi queste sostanze naturali ad azione antimicrobica. Le piante utilizzate sono coltivabili anche in Sardegna e fanno parte della comune flora spontanea».
 Chi apprezza i formaggi a latte crudo sa che il loro gusto varia in rapporto alle varietà vegetali delle quali si sono nutrite le pecore. Al punto che un palato esperto, mettendo in bocca una scheggia di formaggio, può riconoscere il pascolo che ha alimentato le pecore.
 Ma come si fa a capire se una forma di Manchego o di Fiore Sardo sono esenti da difetti? Il controllo delle diverse forme potrà essere eseguito, dicono i ricercatori di Techeese, mediante strumenti di ispezione a raggi X a bassa energia, più o meno come gli scanner usati negli aereoporti. Il controllo delle forme passate allo strumento ai raggi X consentirà di vedere e quantificare i difetti interni ai formaggi prima che essi siano inviati al mercato.
 Il progetto avrà importanti ricadute economiche oltre che su quello del miglioramento della qualità dei formaggi ottenuti. Techeese metterà a confronto tre aree geografiche importanti nella produzione di latte ovino in Europa (Castilla La Mancha, Sardegna, Romania) creando importanti sinergie fra le Università di queste regioni e fra alcuni dei più importanti consorzi di tutela di formaggi Dop, come hanno ricordato l’altro giorno sia il preside della Facoltà di Agraria, professor Piero Luciano che il magnifico rettore, professor Attilio Mastino.
 Un altro aspetto che è stato sottolineato nell’incontro nella facoltà di Agraria è che «per la prima volta - ha ribadito Isabel Barrega - è che ci sarà una collaborazione attiva fra il Consorzio che tutela il Fiore Sardo, il più tipico dei formaggi sardi, ed il Consorzio del formaggio Manchego (coinvolto nel progetto), il più noto e caratteristico dei formaggi Dop spagnoli».
 
 

Questionario e social

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