Lunedì 1 febbraio 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 febbraio 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
L'Università all'italiana
Ricerca, veri soldi e falsa meritocrazia
di Gaetano Di Chiara  
 
In questi giorni il ministero dell'Università e della ricerca ha comunicato l'elenco dei coordinatori dei progetti di ricerca che saranno finanziati nell'ambito della più importante fonte di finanziamento pubblico della ricerca in Italia, il cosidetto Prin, che sta per Progetti di ricerca di interesse nazionale. Questi finanziamenti dovrebbero coprire il fabbisogno di ciascuna unità di ricerca, costituita da un minimo di tre ricercatori o docenti di ruolo, per almeno 2 anni. Per sapere quanto riceverà ciascuna unità di ricerca basta dividere il finanziamento totale (95 milioni di euro) per le unità di ricerca finanziate (3588). La cifra che si ottiene (25000 euro), copre il 70% del costo dei progetti. Il resto, cioè il 30%, corrispondente a circa diecimila euro, è fornito dall'Università o dall'ente di ricerca. In pratica, le unità di ricerca il cui progetto sia stato selezionato riceveranno un finanziamento annuale medio di 17.500 euro.
È evidente che nessun ricercatore con una seppur minima produttività può pensare di finanziare la propria ricerca con questi fondi.
Ma la peculiarità dei finanziamenti statali della ricerca di base non si ferma alla loro esiguità. L'altra peculiarità è il modo attraverso il quale viene effettuata la valutazione, e quindi la scelta, dei progetti da finanziare. Come è ovvio, se i criteri di valutazione sono fallaci, il criterio meritocratico può tramutarsi nel suo opposto e produrre risultati paradossali. Per esempio, nel caso del Prin, per essere ammessi al finanziamento è necessario aver ottenuto un punteggio di almeno 58 su 60, cioè un punteggio da premio Nobel. In realtà il meccanismo valutatorio utilizzato dal ministero per la selezione dei progetti Prin non è il risultato di un confronto alla luce del sole tra i componenti di una commissione di esperti, quella che nei paesi anglosassoni si chiama study session, ma è effettuato da due referenti anonimi scelti dal personale del ministero. Questa scelta non è dunque trasparente. Questo, assieme all'abnorme entità del punteggio necessario ad ottenere il finanziamento, introduce il sospetto, che per molti è assoluta certezza, che, accanto a progetti realmente meritevoli, ve ne siano molti altri per i quali i referenti siano stati suggeriti dagli stessi proponenti e istruiti sulla necessità di attribuire un punteggio elevato ai progetti.
Purtroppo in Italia il sistema di valutazione utilizzato per il Prin ha contagiato gli altri finanziamenti della ricerca di base, come il Firb giovani, per il quale ci risulta che per ottenere il finanziamento bisognava ottenere 40 punti su 40!
Questi aspetti sono l'espressione delle difficoltà nelle quali si dibatte la ricerca italiana e in generale del fatto che la meritocrazia rischia di diventare un paravento per le peggiori ingiustizie se non si traduce in adeguati e trasparenti meccanismi di valutazione. Purtroppo, il metodo Prin è stato utilizzato anche per i finanziamenti regionali della ricerca di base, nel quadro della legge 7/2007. Si spera che i punteggi necessari per ottenere questi fondi non siano contagiati dalla stessa febbre che ha colpito i punteggi dei progetti nazionali.

 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
Pressione fiscale, un aumento del 45 per cento 
I sardi alle prese con la crescita di Ici, Irap e addizionali Irpef. E le aziende investono per non pagare le tasse 
 
CAGLIARI. Dalla Conferenza regionale sul credito è stato lanciato un autentico esse-o-esse: la sottocapitalizzazione delle imprese sarde, (un fattore storico, purtroppo), legato all’aumento della pressione fiscale potrà costituire un’autentica emergenza. Lo scenario è diventato così cupo che mercoledì 13 febbraio la Commissione Bilancio del Consiglio regionale sentirà in audizione i dirigenti regionali di Equitalia. Il tema è drammatico per centinaia di imprese.
 La pressione fiscale, dal 2001 al 2007, è cresciuta in Sardegna del 45%, la percentuale più alta d’Italia secondo il Centro studi Sintesi. In euro pro-capite (a prezzi costanti) significa che nel 2001 ogni sardo pagava 723 euro e nel 2008 ne ha pagati 1.051.
 Il pericolo è dietro l’angolo perché con l’attuazione a pieno regime del federalismo la Regione potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover aumentare ancora la pressione. Accade già oggi che le imprese non riescano a pagare Equitalia dando vita a un ineluttabile corto circuito perché le banche chiudono i rubinetti del credito vedendo venir meno le garanzie. Emergenza tasse, dunque. E le imposte condizionano molte scelte aziendali. Luca Piras, docente di Finanza aziendale all’Università di Cagliari, esamina i dati: «Il 55% delle aziende sarda ha un cash flow superiore allo zero, il guaio è che il 37% brucia cassa. La situazione peggiora se si guarda al tipo di finanziamento visto che il 6,5% paga il tasso a breve termine, entro i 12 mesi. La chiave di lettura è che le imprese sarde preferiscono pagare interessi piuttosto che pagare imposte». Come dire: fanno investimenti poco utili per la produzione ma sufficienti per ridurre il tetto di imposte da pagare. «Non può essere l’unico criterio il controllo delle tasse», aggiunga Piras, «piuttosto che creare valore». Significa fare la cosa giusta per la ragione sbagliata. Ma al di là del quadro più generale, la pressione fiscale rischia di stritolare i sardi visto che non c’è attività che sfugga alle tasse locali. Infine non tutte le regioni speciali sono uguali: i siciliani, grazie al loro Statuto, pagano meno tasse di tutti: 772 euro contro i 1051 dei sardi. Grazie alle maggiori competenze trattengono nelle province siciliane una quota maggiore delle entrate fiscali globali. Ancora diverso il caso della Val d’Aosta che ha una forte pressione fiscale (1.519 euro pro capite nel 2008) ma è anche la regione più assistita d’Italia.
 
3 – Il Sardegna
Grande Cagliari – pagina 17
Università
Il ministero ha accolto 13 progetti dell’Ateneo
 
Tredici progetti cagliaritani ammessi al finanziamento Prin (Progetti di rilevante interesse nazionale) dal ministero per l’Università e la ricerca. L’Ateneo ha presentato 188 progetti. I premiati arrivano da Medicina, Scienze e Ingegneria. L’ammontare dei finanziamenti è di un milione e 141 mila euro, quello complessivo verrà reso noto il 20 febbraio.
Infatti, il Miur ha fissato per il 19 febbraio la data entro la quale i coordinatori nazionali devono ripartire l’ammontare delle assegnazioni. Il bando ha coinvolto 73 università e istituti di ricerca. Lo stanziamento del ministero è pari a 93 milioni. I filoni di ricerca: dall’effetto dello stress ai sistemi biometrici multimodali, passando per i meccanismi molecolari epatici, le modificazioni del metabolismo, un sistema etilometrico intelligente, fino alla dipendenza da morfina e l’abuso di cannabinoidi.
I 13 coordinatori dei progetti sono Sebastiano Banni, Marco Giorgio Baroni, Giovanni Biggio, Raffaello Cioni, Amedeo Columbano, Alessandra Concas, Gian Luca Ferri, Walter Fratta, Pierfranco Lattanzi, Marisa Marrosu, Alessandro Riva, Fabio Roli e Rinaldo Vallascas. ■
 
 

Questionario e social

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