Domenica 17 gennaio 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 gennaio 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e redazione web

  
L’UNIONE SARDA                                                      
01. Regione. Patto sardo-lombardo per la ricerca  
02. Maullu: «Accordo chiave per il rilancio dell’Isola»
03. Alghero. Facoltà di Architettura ridimensionata dai tagli
04. Riva: «Il punto G esiste, basta cercarlo»
05. Influenza: cronaca di un’emergenza sanitaria fantasma
06. Archeoantropologia, ricerca di studiosi toscani e dell’università di Cagliari
07. Scienze della formazione, dal 12 febbraio un corso dell’Unicef
08. Iscrizioni al coro del centro universitario musicale di Cagliari
 
LA NUOVA SARDEGNA
09. Università per gli studenti: «La Regione deve commissariare l’Ersu»
10. Nichi D’Amico: «Il radiotelescopio è una risorsa per tutti»
11. Sassari. Avvisi e notizie brevi
12. Fare sistema, intesa tra Cappellacci e Formigoni 
 
 
 L’UNIONE SARDA
   
1. L’Unione Sarda
Cronaca Regionale - Pagina 5
Patto sardo-lombardo per la ricerca
Il presidente Cappellacci ha firmato ieri l’intesa con Formigoni
Accordo tra Sardegna e Lombardia per lo scambio di esperienze su biomedicina e beni culturali.
Firmato ieri a Milano l’accordo di collaborazione tra le regioni Sardegna e Lombardia in materia di ricerca scientifica e innovazione tecnologica. Al Pirellone i governatori Ugo Cappellacci e Roberto Formigoni hanno siglato l’intesa per realizzare programmi congiunti, condividere sistemi di accreditamento dei centri di ricerca, confrontare e mettere in rete strumenti di supporto all’innovazione. Sette milioni di euro (due la Lombardia, cinque la Sardegna) sono il capitale messo a disposizione per raggiungere gli obiettivi nell’arco di tre anni. Questa è la durata dell’accordo, rinnovabile una sola volta.
Saranno biotecnologia, ict (information and communication technology), beni culturali e biomedicine, con particolare riferimento a diagnostica e farmaceutica i settori in cui si svolgeranno le azioni congiunte. La finalità del progetto: favorire la presentazione di manifestazioni di interesse e progetti di ricerca da parte di università, enti, imprese e consorzi che aderiranno.
Soddisfatto il presidente Cappellacci, accompagnato dall’assessore agli Affari generali Maria Paola Corona e da Giorgio La Spisa, assessore alla Programmazione e al bilancio: «Dobbiamo essere competitori a livello mondiale, creare i presupposti per fare sistema - ha detto il governatore -. Questo accordo è l’inizio di un percorso comune tra sardi che abitano in Lombardia e lombardi che investono in Sardegna. La collaborazione non nasce oggi - ha concluso - ma la Lombardia ha raggiunto traguardi straordinari e siamo orgogliosi di cooperare attraverso i nostri centri di ricerca».
Per iniziare il lungo percorso che vedrà affiancarsi le due realtà geografiche, verrà creato un comitato di studio e di indirizzo che entro tre mesi predisporrà un programma di attività e in seguito ne verificherà i risultati. Dal punto di vista pratico, saranno due le aziende a gestire la parte telematica: Sardegna IT srl e Lombardia Informatica spa. La prossima settimana l’assessore Corona sarà di nuovo a Milano per firmare l’accordo che renderà operative le due società: «La Sardegna in questo modo si candida ad essere regione d’Europa e non solo italiana. A livello di information technology - ha spiegato l’assessore Corona - potremo utilizzare lo scambio di esperienze con altri enti, come abbiamo già fatto con l’Emilia Romagna per il timbro digitale e prossimamente con la Sicilia a livello di personale dipendente».
Importante, per La Spisa, la valorizzazione del capitale umano di eccellenza attraverso la formazione e l’occupazione: «Poniamo la persona al centro della ricerca scientifica. La nostra regione ha sul proprio territorio alcuni centri molto importanti come il CRS4 (Center for Advanced Studies, Research and Development in Sardinia), eccellenza in materia di strumentazione e preparazione tecnica». Quali opportunità concrete per la Sardegna? «I lati positivi sono principalmente due - ha affermato La Spisa -: da un lato si moltiplicano le risorse perché le due regioni lavoreranno su progetti comuni, dall’altro ci “attacchiamo” al treno della Lombardia che in questi ultimi anni ha raggiunto traguardi importanti nel settore ricerca e innovazione».
Nel presentare il protocollo d’intesa, il presidente della Lombardia Roberto Formigoni ha precisato l’alto valore delle future operazioni sardo-lombarde: «Dobbiamo lavorare insieme su temi essenziali per essere competitivi nel nostro Paese, e non solo a livello di regioni. I campi sono quelli della biotecnologica, biomedicina, per esempio, nell’ambito dei quali si potranno incentivare i trasferimenti di conoscenze dalle nostre università alle piccole e medie imprese del territorio». E per concludere, una nota di automerito: «Noi presidenti siamo i sostenitori dello sviluppo».
Sabrina Schiesaro
 
 
2. L’Unione Sarda
Cronaca Regionale - Pagina 5
L’assessore sardo-lombardo Maullu: Cappellacci sta lavorando bene. Turismo e agroalimentare sono i settori sui quali dover puntare
«Accordo chiave per il rilancio dell’Isola»
«Ha fatto bene il presidente Cappellacci a far sentire alta la sua voce, vestendo i panni di mediatore a favore, per esempio, dei lavoratori dell’Alcoa per tentare in tutti i modi di conservare i posti di lavoro». Stefano Maullu, inequivocabili origini sarde, eletto nelle file di Forza Italia nel Consiglio regionale della Lombardia, dal 2008 assessore alla Protezione civile della giunta Formigoni, è stato un grande sostenitore del governatore dei sardi, in campagna elettorale, e quasi un anno dopo saluta con favore la strategia di governo di Cappellacci. È lui uno degli ispiratori dell’accordo di ieri.
Assessore Maullu, che importanza riveste il protocollo d’intesa su ricerca e innovazione firmato a Milano?
«È la prima volta che viene firmato un accordo strutturale tra le due Regioni. Questo è un fatto importantissimo e Cappellacci ha rispettato un suo impegno elettorale. Nell’accordo ci sono molti fattori qualificanti che mettono in rete Sardegna e Lombardia, una delle regioni più ricche d’Europa e locomotiva del nostro Paese».
Lei che ruolo ha avuto in tale accordo?
«È una vecchia idea che proposi già al presidente Pili, ma il merito di questo accordo è da attribuire esclusivamente al presidente Cappellacci che prese a suo tempo dei contatti con il presidente Formigoni per concretizzare l’idea».
Come collaboreranno esattamente la Sardegna e la Lombardia?
«Ci saranno una serie di impegni rilevanti sulla formazione, sul coordinamento dei programmi regionali, e sullo scambio di conoscenze.
Questa intesa prevede il coinvolgimento del mondo industriale e accademico delle due regioni?
«Certamente. In Lombardia esiste una filiera che va dalla ricerca universitaria, alla creazione d’impresa, all’occupazione. Questa collaborazione tra pubblico e privato può essere adottata anche dalla Sardegna che deve far tesoro delle esperienze lombarde».
Cosa si intende per trasferimento tecnologico?
«Trasferire il sapere e i risultati della ricerca di ogni singola Regione. Per esempio, la Lombardia è in grado di fornire alla Sardegna esperienze industriali di alto livello in numerosi settori.
Questo accordo appare in grado di fornire alla Sardegna quello sviluppo economico che da tanti anni insegue?
«Sicuramente sì. Cappellacci, che parla poco e agisce molto, sta guardando avanti anche se sta operando in un momento di crisi generale. Scommettere sulla ricerca, sull’innovazione e apprendere dalle conoscenze di altri è oggi indispensabile».
In quali altri settori Sardegna e Lombardia potrebbero collaborare per una futura crescita economica?
«Può portare enormi risultati la valorizzazione di prodotti alimentari tipici e di tutta la filiera legata all’agricoltura, settori che in Lombardia troverebbero un importante mercato».
Con la crisi dell’industria In Sardegna che ruolo può avere il turismo?
«Importante, se non basilare. Bisogna però per esempio puntare sui porti turistici e sul golf. La Sardegna potrebbe diventare una Costa Azzurra ma con un mare di gran lunga migliore».
Qual è la sua ricetta per combattere la disoccupazione?
«È necessario un cambio di marcia, investendo sui giovani e dotandoli di risorse per farli entrare nel mondo dell’imprenditoria».
Crede che la continuità territoriale delle merci, per la nostra Isola, sia un passaggio obbligato per rendere i nostri prodotti concorrenziali?
«Premesso che mi auguro che il monopolio della Tirrenia finisca al più presto, la continuità è indispensabile per uno sviluppo economico dell’Isola che oggi subisce dei costi di trasporto ingiusti».
Sergio Atzeni
 
  
3. L’Unione Sarda
Provincia di Sassari - Pagina 43
Alghero. Il sindaco in campo
Facoltà di Architettura ridimensionata dai tagli: Tedde con gli studenti
Scelta sconsiderata trasformare la facoltà di Architettura da sede gemmata a suburbana di Sassari. Il sindaco Marco Tedde si schiera al fianco degli studenti e dei docenti nella battaglia contro la Regione per ottenere una diversa classificazione del polo universitario di Alghero, rimasto a corto di finanziamenti e costretto ad attingere dal fondo unico ministeriale.
Ma il primo cittadino tiene anche a precisare che il pasticcio è stato commesso dalla precedente giunta regionale, quella di Renato Soru, «come si evince dalla lettura della convenzione sottoscritta nel 2008 dagli allora assessori regionali alla Pubblica istruzione e alla Programmazione e dai rettori delle Università di Cagliari e Sassari». Un provvedimento che Tedde giudica inspiegabile e anche offensivo, perché in questo modo si degrada Alghero in maniera semplicistica ad area urbana di Sassari, «schiaffeggiando otto secoli di storia, cultura e identità di straordinaria valenza».
Il sindaco si è subito adoperato per sensibilizzare il nuovo assessore regionale alla Pubblica Istruzione sulla necessità di destinare fondi specifici alla Facoltà di Alghero, ma soprattutto per riconoscerle il ruolo e la specifica autonomia territoriale che sono state negate dalla precedente giunta regionale.
L’assessore Baire, da parte sua, ha assicurato che prenderà in mano la situazione, cercando, nei tempi consentiti, di restituire al polo universitario di Alghero la classificazione che merita.
L’Amministrazione comunale ha sempre sostenuto la facoltà di Architettura, facendo fronte, già dal momento della sua istituzione, a tutte le esigenze di ordine logistico, mettendo a disposizione degli immobili e intervenendo con risorse proprie per consentire l’utilizzo dei locali della Diocesi. Negli anni il corso di studi si è distinto, a livello nazionale, tanto da risultare primo nella graduatoria stilata dal Censis sulle migliori facoltà scientifiche in Italia.
Poi il cambio di collocazione: da sede gemmata a suburbana, con la perdita dei fondi extra. «Appaiono oscure e inspiegabili - incalza Tedde - le ragioni che hanno spinto il precedente governo regionale a tarparne le ali».
E quel che è peggio, a giudizio del primo cittadino, il fatto che non si fosse trattato di una svista, «ma di un’azione cosciente, anche se errata».
Caterina Fiori
 
 
4. L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 20
Un recente studio britannico ha riaperto il dibattito sulla scientificità delle diverse teorie
«Il punto G esiste, basta cercarlo»
Il professor Riva spiega i segreti dell’orgasmo femminile
Dove si trova? «Sono delle ghiandole poste nella parete anteriore della vagina».
Le donne che l’hanno scoperto assicurano che poi non se ne può più fare a meno, altre invece lo cercano per una vita senza mai trovarlo, tanto da arrivare a dubitare che esista veramente. Il professor Alessandro Riva invece ha solo certezze: «Il punto G? Certo che esiste, dal punto di vista anatomico è rappresentato dai residui della ghiandola prostatica». E il suo è un parere che conta: milanese di nascita ma sardo d’adozione (vive a Cagliari dal 1964), è infatti il rappresentante dell’Italia nel Comitato federativo internazionale per la terminologia anatomica (Ficat), nonché ordinario di Anatomia alla facoltà di Medicina di Cagliari.
IL PUNTO DEL PIACERE Ma dove si trova esattamente la zona dell’estasi femminile? «Sono delle ghiandole situate nella parte anteriore della parete della vagina - aggiunge - una zona ricca di terminazioni nervose e molto vascolarizzata, che per questo ha la capacità di destare sensazioni di tipo orgasmico». Vennero individuate dal medico scozzese Alexander Skene, che le scoprì alla fine dell’800, ben prima quindi di Enrst Gräfenberg, il ginecologo da cui prese il nome il punto G. «Ormai è accertato - prosegue Riva - che sia nel maschio che nella femmina ci sono gli stessi abbozzi degli organi, che poi si sviluppano in un senso o nell’altro a seconda del sesso. Si tratta di momenti evolutivi, ma il punto di partenza è lo stesso: ad esempio, nella femmina il clitoride rimane lungo pochi millimetri, nel maschio diventa invece il pene». Ecco perché, in casi molto rari, anche gli uomini si ammalano di tumore alla mammella e le donne di tumore alla prostata.
LA PSICOLOGIA Ma allora perché il punto G viene scoperto solo da alcune fortunate? «Tutte le donne ce l’hanno - fuga ogni dubbio il professor Riva - la variabilità è correlata al fatto che, essendo organi rudimentali, possono avere uno sviluppo diverso a seconda dell’individuo. Alcune donne possono avere dei rudimenti così piccoli da rendere questa zona inefficiente, mentre in altre è più sviluppata». Un’ipotesi in contrasto con quella del team del King’s College di Londra coordinato da Andrea Virginia Burri, che in un recente studio definiva il punto G «solo una percezione senza basi genetiche». Ma la ricerca britannica, per Riva, è solo un test di carattere psicologico. «In questo campo entrano in gioco tante variabili dovute alla morale personale e alle inibizioni - spiega - il punto G bisogna andare a cercarlo: ci sono donne disposte a farlo, altre lo rifiutano. Io posso assicurare che quest’area esiste, ma che sia il punto G lo deve dire la donna».
GHIANDOLE SALIVARI Ma il professor Riva da oltre trent’anni studia anche un altro tipo di ghiandole, quelle salivari. Per le sue ricerche, nell’aprile del 2009 ha ricevuto a Miami uno dei prestigiosi premi dalla Iadr (International association for dental research), primo italiano nella storia. Riva, inoltre, si occupa di microscopia elettronica e ha inventato un metodo per studiare l’azione dei farmaci sulle cellule in vitro, e un altro per vedere i mitocondri in tre dimensioni.
CERE ANATOMICHE Ma non è tutto: il professore è anche il responsabile della collezione di cere anatomiche del museo Clemente Susini, da lui promossa nel 1991, che si trova in esposizione permanente presso la Cittadella dei Musei di piazza Arsenale. La collezione, di un realismo straordinario, è composta da 23 bacheche per un totale di circa 80 pezzi, alcuni dei quali sono stati esposti in importanti mostre a Milano, Venezia, Parigi, Londra e Tokio.
Francesco Fuggetta
 
 
5. L’Unione Sarda
Cronaca Regionale - Pagina 8
Influenza: quando i vaccini fanno flop
A-H1N1, cronaca di un’emergenza sanitaria fantasma
Il picco di massima diffusione si è avuto a fine novembre, quando 18 mila sardi erano a letto con l’influenza suina. Da allora, l’aggressività del virus si è attenuata. Oggi si calcola che i malati non siano più di un migliaio.
Sono le vittime (ultime?) di un’epidemia che, dall’estate 2009, ha visto 4 milioni e 36 mila italiani combattere contro l’A-H1N1. Una guerra che ha causato 200 morti, distribuiti fra tutte le regioni (50 in Campania) tranne la Sardegna. Almeno secondo i dati ufficiali dell’Istituto superiore di sanità. In realtà, due vittime si sono avute anche a Sassari, pazienti con gravi patologie ai quali l’influenza ha dato il colpo di grazia. Tanto è bastato per assolvere il virus. In realtà, anche in questa occasione, è emersa la scarsa propensione dei camici bianchi a denunciare i casi di influenza suina. Tant’è che per evidenziarne la diffusione si deve ricorrere a calcoli basati sull’incidenza rilevata dai cosiddetti medici-sentinella, distribuiti nel territorio isolano.
«La verità è che medici di famiglia e pediatri hanno fatto ben poche denunce - spiega Paolo Emilio Manconi, titolare della cattedra di Medicina interna all’università di Cagliari -. Mi spiace dirlo, ma anche sulla vaccinazione la categoria ha dimostrato scarsa credibilità. C’è stato persino chi si è dichiarato obiettore di coscienza»
Considerazioni che si possono fare senza spirito polemico, ora che «la malattia si è dimostrata molto meno grave di quanto si pensasse all’inizio. Pure la diffusione è stata inferiore. Anche in mancanza di dati certi, possiamo dire che è stata un’epidemia di media dimensione, non superiore a quelle registrate negli anni passati».
Eppure in autunno si temeva che le cose andassero ben diversamente, soprattutto a fronte dei 2290 morti registrati negli Usa e ai 2078 in Europa. Il tasso di mortalità dello 0,005 per cento che si è avuto in Italia, è stato ben lontano da quello, più grave, previsto dalle organizzazioni sanitarie internazionali (0,04 per cento). Perfino un esperto come il professor Maurizio Pregliasco, virologo alla Statale di Milano, membro dell’ European influenza surveillance scheme , aveva azzardato stime oscillanti fra le 12 mila e le 92 mila vittime nel caso il virus avesse subito mutazioni».
In settembre-ottobre l’opinione pubblica era molto preoccupata, affioravano segni di panico e, proprio in previsione del peggio, il ministero della Salute aveva organizzato una campagna di prevenzione ad ampio raggio. Ora che il pericolo sembra scampato, esplodono le polemiche su modalità e costi dell’operazione. In effetti, la vaccinazione di massa delle cosiddette categorie a rischio non si può dire sia stata un successo. Il ministero ha acquistato 24 milioni di dosi , con una spesa di 184 milioni di euro. Obiettivo: immunizzare oltre 20 milioni di persone, in prevalenza bambini, donne in gravidanza, malati cronici e addetti a servizi pubblici. A tutt’oggi, i soggetti vaccinati sono 821 mila, pari al 4,05 per cento del totale previsto. Alle regioni sono state distribuite oltre 10 milioni di dosi, ma ne sono state somministrate appena 850 mila (8,5 per cento).
Un flop. Perché, nonostante le paure iniziali, le richieste di vaccinazione sono state notevolmente inferiori al previsto, paradossalmente, proprio mentre molti cittadini, allarmatissimi, si recavano nei poliambulatori delle Asl e venivano respinti perché non compresi negli elenchi ministeriali. La maggior parte delle defezioni si sono registrate nella categoria degli operatori sanitari, la più esposta al rischio contagio, quella che avrebbe dovuto dare l’esempio. Così su oltre un milione di medici e infermieri, hanno deciso di immunizzarsi appena in 160 mila, il 15,05 per cento. Non hanno fatto meglio vigili del fuoco e dipendenti del ministero dell’Interno (vaccinati 68 mila su un milione e 200 mila: 5,69 per cento ) e i malati cronici dai 6 mesi ai 65 anni di età (517 mila su 4 milioni e 300 mila: 12,06 per cento).
In Sardegna le cose non sono andate meglio, anche se l’epidemia si è diffusa più tardi rispetto al resto del Paese. Il picco si è avuto nella settimana fra il 23 e il 29 novembre, con una incidenza (cioè numero di malati ogni mille abitanti) di 32,16. In quel periodo, i più colpiti sono stati i più giovani, fra i 5 e i 14 anni di età. A inizio gennaio, l’incidenza è precipitata a quota 2,45 , con una prevalenza di pazienti fra i 15 e i 64 anni.
Anche nell’Isola la vaccinazione ha riscosso scarso successo. «Procede piuttosto a rilento - dice Carlo Steri, direttore del Dipartimento di igiene e sanità pubblica della Asl 8 - forse a causa di una comunicazione, soprattutto via internet, che ha creato un certo disorientamento fra la gente».
Il programma dell’assessorato regionale alla Sanità era ambizioso: vaccinare 600 mila persone, il 40 per cento della popolazione sarda, compresa nelle categorie a rischio. Si è arrivati a quota 17.492, il 3 per cento. Ed è avanzata una montagna di vaccini. Il ministero ha inviato nell’Isola 291 mila dosi, ne sono state utilizzate poco più di 17 mila, il 6 per cento. Purtroppo, non esistono dati regionali disaggregati che consentano un’analisi dell’operazione, nonostante la disponibilità del professor Manconi (componente del Comitato di sorveglianza sull’epidemia) e dell’ufficio stampa dell’assessorato. Numeri abbastanza indicativi si trovano invece presso la Asl 8, la più grande dell’Isola.
L’azienda ha potuto contare su 80 mila dosi, ne ha somministrato circa 8000, il 10 per cento. Parte le ha utilizzate nei propri ambulatori, parte (12.133) le ha consegnate ad altre organizzazioni . Così, i medici di famiglia ne hanno ricevuto 8557 ma ne hanno utilizzato poco più della metà; gli ospedali 2340, ne hanno usato un terzo; le case di cura private 278, somministrate 31. Curiosità: nella casa circondariale di Buoncammino sono arrivate 500 dosi, ma è stata vaccinata una sola persona. Anche nella distribuzione all’esterno della Asl è avanzata la metà dei vaccini disponibili. Persino presso i dottori di famiglia.
Emilio Montaldo, segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) ha vaccinato se stesso e i familiari «nonostante fosse in atto una campagna di dissuasione», ma ritiene che «se i medici si sono sottratti all’opportunità di fare una cosa giusta e corretta avranno avuto le loro ragioni, sulle quali non possiamo intervenire». Ma punta anche sul tasto dell’informazione: «Penso vi sia stato un difetto di comunicazione. La catena di informazioni da ministero e Asl ai cittadini non era ben chiara e poteva ingenerare qualche confusione. In futuro è auspicabile un sistema di comunicazione più efficace».
Ora che l’emergenza è diventata un brutto ricordo, il dottor Steri ha ridimensionato la task force organizzata dalla Asl 8 per la vaccinazione, ma non intende abbassare la guardia: «Dopo Natale, abbiamo ridotto il personale e l’orario di apertura degli ambulatori, ma continueremo a vaccinare. Anche perché l’epidemia non è finita. Lo stesso ministero ci ha invitati ad andare avanti, per evitare la mutazione del virus, com’è già avvenuto nel mese di novembre in Norvegia. E soprattutto, per evitare una fase due dell’epidemia che, come ci insegna la storia, spesso è molto peggiore della prima».
Lucio Salis
 
  
6. L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 49
L’ipotesi rafforzata da una nuova ricerca che coinvolge studiosi toscani e dell’università di Cagliari
Sardi e iberici, stessa origine
C’è diversità biologica tra Nuragici ed Etruschi
Sardi e iberici hanno la stessa origine? È una delle ipotesi che emergono dallo studio presentato a Cagliari il 27 novembre scorso, in occasione del congresso dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, con il titolo: «Indagine sul popolamento della Sardegna nella preistoria attraverso lo studio della variabilità morfometrica craniofacciale».
La ricerca, firmata da Giuseppe D’Amore, Silvia Di Marco e Elsa Pacciani (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Laboratorio di Archeoantropologia), Giovanni Floris e Emanuele Sanna (Università di Cagliari), mette a confronto campioni di reperti sardi del Neolitico con quelli di popolazioni europee del Paleolitico superiore e del Mesolitico. I reperti ossei che presentano maggiori similitudini con i campioni sardi provengono dalla penisola iberica: da Muge (Portogallo) e Urtiaga (territorio basco). E questo potrebbe indicare una comune origine, da un’unica popolazione ancestrale europea del Paleolitico superiore. Campioni di gruppi sardi datati dal Neolitico recente (la cosiddetta cultura Ozieri) al periodo Nuragico, sono stati confrontati con i campioni di popolazioni recenti (XIX secolo) della Sardegna e dell’Italia peninsulare, di popolazioni coeve dell’Italia centrale, e campioni portoghesi, spagnoli, francesi e italiani del Paleolitico Superiore e del Mesolitico.
Lo studio evidenzia per la prima volta, in modo documentato, la sostanziale continuità biologica tra popolazione sarda del Neolitico, Nuragici e Sardi odierni. Ma evidenzia anche altri due dati importanti: la tendenza alla differenziazione tra i gruppi sardi e quelli della penisola italiana, e la diversità biologica tra i Nuragici, gli Etruschi e le altre popolazioni italiane coeve.
All’antropologo Emanuele Sanna (autore del volume Nella Preistoria le origini dei Sardi , Cuec, 2009) abbiamo chiesto di commentare la scoperta, alla quale ha fornito un apporto determinante.
Cosa significa morfometrica craniofacciale?
«In questo studio possiamo considerarla come una delle aree di ricerca della Biologia dello scheletro. Nell’ambito della morfometria craniofacciale i singoli dati quantitativi, ottenuti a seguito dell’individuazione di appropriati punti, e la misurazione della loro distanza tramite appositi strumenti, vengono poi trattati con metodi statistici. La morfometria craniofacciale rappresenta un importante campo di ricerca finalizzabile anche alla valutazione delle affinità tra le popolazioni del passato. In altre parole la morfometrica craniofacciale si basa sulla rilevazione quantitativa dei tratti del cranio e loro trattamento statistico da cui deriva l’inferenza dei risultati, né più né meno che un approccio identico al trattamento dei dati di marcatori biologici quantitativi».
Quali significati attribuite alla vostra scoperta?
«L’ipotesi della discendenza diretta è affascinante perché risolverebbe il quesito dell’origine dei Sardi. Tuttavia, benché si rilevi un’altissima similitudine tra i reperti, considerate le date di attribuzione di questi reperti e le date sul popolamento della Sardegna derivanti da altri reperti e dall’Antropologia molecolare delle popolazioni attuali, a mio modo di vedere è più attendibile considerare una comune discendenza da una popolazione del Paleolitico superiore stanziata in una delle zone rifugio dell’Europa occidentale durante l’ultimo massimo glaciale».
Cosa ci possiamo aspettare in futuro?
«Non disperiamo che dati ulteriori, relativi a nuove scoperte consentano l’individuazione, con minori margini di dubbio, della popolazione ancestrale che ha dato origine a quella Sarda. Sarebbe interessante appurare se la popolazione sarda si possa considerare una popolazione geneticamente eterogenea, cioè con la presenza di subpopolazioni, oppure omogenea e dunque una popolazione che condivide sostanzialmente lo stesso pool genetico».
Andrea Mameli
 
 
7. L’Unione Sarda
Cultura Pagina - 49
Diritti umani Dal 12 febbraio a Cagliari
Bambini invisibili: un corso dell’Unicef li farà conoscere
Unicef, ancora un corso controcorrente. Un impegno teorico e pratico, di lezioni e laboratori, che intende richiamare l’attenzione di un mondo sempre più disattento su temi che ci riguardano tutti. Stavolta la scommessa del corso interdisciplinare promosso dalla sezione provinciale di Cagliari con l’ateneo è rendere visibile l’invisibile, garantire un impegno forte a un mondo fatto di bambini che non vediamo, perché sono gli ultimi. Eppure essenziali: alla nostra buona coscienza, certo, ma soprattutto al futuro del nostro pianeta. Ed ecco allora il nuovo progetto multidisciplinare di educazione allo sviluppo, il sedicesimo, dalla nascita dell’Unicef nella nostra isola. Dal 12 febbraio al 28 maggio riunirà il venerdì dalle 18 alle 20 nell’aula magna del corpo aggiunto della facoltà di Scienze della Formazione numerosi studiosi ed esperti internazionali. I corsisti saranno 250: studenti e neolaureati delle Facoltà cagliaritane, operatori sociali ed educatori. (Iscrizioni nella sede provinciale presso l’Istituto Grazia Deledda di via Sulcis, www.unicef.it dal 18 gennaio al 5 febbraio).
Quattordici gli appuntamenti sui temi più disparati dei diritti (negati) dell’infanzia e dell’adolescenza: dalla lotta all’Aids alla discriminazione razziale, dalla giustizia all’impiego delle risorse. Con “incursioni sul campo” in Benin, Kenya, Cina. A inaugurare il corso Vincenzo Spatafora, presidente nazionale Unicef. Con lui Rosella Onnis, presidente provinciale e coordinatrice del corso, Paola Manconi, presidente regionale, Antonio Cadeddu, preside della facoltà, Sergio Del Giacco, direttore del corso.
Tra gli altri protagonisti, Renata Corona, Unicef Italia, direttrice dei laboratori, Laura Boldrini, portavoce Unhcr Italia, Jab Rizk Soliman, mediatore culturale provincia di Cagliari, Alexian Santino Spinelli, università di Chieti, Genevieve Makaping, università Calabria, Laura Baldassarre, che ha contribuito alla realizzazione della figura del garante dell’infanzia istituita dalla Provincia. E il garante Gianluigi Ferrero, Blandina Stecca, responsabile progetto Child disability, Veronica Avati, Child Protection Section, Mauro Maggi, rappresentante Gruppo Abele. I docenti dell’ateneo: Grazia Maria De Matteis, Enrico Euli, Giacomo Biagioni, Emilio Botazzi, Aldo Pavan, Patrizia Manduchi. Alcuni; Bianca Maria Carcangiu, Rita Fadda, Gianni Loy, Laura Zedda, Sergio Vacca formano il comitato didattico scientifico. Chiuderà il corso Alessio Boni. Il popolare attore protagonista de La meglio gioventù è Goodwill Ambassador dell’Unicef e ha partecipato a missioni in Mozambico e Malawi.
M.P.M.
 
 
8. L’Unione Sarda
Spettacoli e Società - Pagina 51
Coro del Cum, via alle iscrizioni
Il Coro polifonico del Centro universitario musicale di Cagliari, diretto da Onofrio Figliola, apre le selezioni di giovani voci maschili e femminili da inserire nel coro. Per l’ammissione, sede di via Università 55, domani, martedì e mercoledì dalle 19 alle 20,30. Età non superiore ai 30 per le donne, 35 per gli uomini, sufficiente capacità di leggere le partiture e attitudine all’apprendimento.
 
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
 
9. La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«La Regione deve commissariare l’Ersu»   
Gli studenti universitari chiedono l’intervento di Cappellacci 
CAGLIARI. Il campus per gli studenti di viale la Plaia è ormai scomparso e non «si conosce il futuro che lo attende», «alcune case dello studente sono in condizioni precarie» e il consiglio d’amministrazione dell’Ersu «è praticamente dimezzato». Per superare questa situazione di «impasse» il gruppo che ha vinto le elezioni studentesche, Università per gli studenti, ha chiesto al presidente della Regione Ugo Cappellacci di commissariare l’Ersu.
In questo momento l’Ersu si trova con un presidente facente funzioni, il docente di filosofia Giancarlo Nonnoi che, in qualità di consigliere d’amministrazione più anziano, ha sostituito Cristian Solinas candidato e poi eletto nel consiglio regionale. Il mandato dell’attuale responsabile, assieme a quello dello studente, scadrà a ottobre. Secondo i rappresentanti degli universitari, che hanno scritto una lettera al governatore della Sardegna, in questo periodo l’ente per il diritto allo studio regionale Ersu si trova in una «situazione di stallo che crea numerosi problemi. Tra questi: «le precarie condizioni di alcune case dello studente, bisognose di opportune ristrutturazioni», il «continuo ritardo nella pubblicazione dei bandi di concorso a cui possiamo accedere» e, ultimamente», «l’assenza di una seria e corretta amministrazione». Gli studenti sottolineano che nel bilancio 2010 «le spese di rappresentanza in tempi di magra» sono «salite da 5 a 20mila euro». Poi vi sono i ritardi con cui «si procede nel ripensare il ruolo dell’Ersu». In particolare gli universitari hanno fatto riferimento al «grande progetto per la costruzione del campus di viale La Plaia di cui ancora non si conosce il futuro». E alla necessità di potenziare le attività «culturali e sportive, le biblioteche e le mense..., e a un ripensamento serio nella politica degli affitti». In questo quadro, di dimezzamento del consiglio d’amministrazione dell’ente, hanno sottolineato gli universitari di «U x S», l’Ersu può svolgere solo l’ordinaria amministrazione «che comporta però gravi danni per tutti gli studenti». Mentre occorre «un vero piano a tutela e miglioramento del diritto allo studio». Da qui la richieta del commissariamento ed, entro maggio, la nomina dei nuovi componenti.
Riguado alle spese di rappresentanza, Nonnoi risponde che la cifra nasce dal fatto che sono state azzerate tutte le spese di missione non utilizzate in precedenza. E che quella somma è funzionale a una serie di iniziative di confronto sulla residenzialità, ma che non ci esclude che «possano essere ridotte». In rapporto alla situazione di transizione, l’attuale reggente dell’Ersu sottolinea di aver sollecitato «diverse volte» il governatore della Sardegna e il rettore acchè venisse nominato il nuovo presidente dell’ente per il diritto allo studio. Il tutto in una momento in cui l’Ersu «non attraversa certo uno dei momenti più felici della sua vita». E in un quadro in cui «languono i programmi per la residenzialità» con la perdita di quasi tutti i settanta milioni investiti a suo tempo. Con in più la diminuzione, per il 2010 di un milione e 300mila euro per le borse di studio.
(r.p.)
 
 
10. La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Cagliari
Sarrabus Gerrei, i Comuni puntano sull’impianto astromomico per rilanciare lo sviluppo dell’area 
«Il radiotelescopio è una risorsa per tutti» 
San Basilio. «Il Sardinia Radio Telescope, il più moderno radiotelescopio europeo in fase di realizzazione a Pranu Sanguni, ha un carattere strategico per l’area e un altissimo valore scientifico», ha sottolineato Nichi D’Amico, direttore dell’osservatorio astronomico del capoluogo.
Per questi motivi dovrà avere i finanziamenti per farlo funzionare completamente. «Alla costruzione del grande radiotelescopio - spiega D’Amico, che è anche direttore del progetto specifico - si stanno affiancando anche altre iniziative».
Quali sono queste iniziative? «Il sito del radio telescopio - risponde D’Amico - è stato inserito nella rete regionale di supercalcolo “CyberSar” che è stata finanziata dal ministero della Ricerca e che vede la presenza di altri poli di supercalcolo presso le università di Cagliari e Sassari, e nel centro di ricerche regionale CRS4, che è stato diretto per diversi anni dal Nobel Carlo Rubbia». La regione Sardegna, prosegue D’Amico, «sta provvedendo adesso alla connessione in fibra dedicata a banda laga di tutti i poli di questa rete regionale, mentre è in corso la posa del cavo sottomarino che ne garantisce l’inserimento nella rete nazionale ed europea. Un fatto, questlo, che proietta il Sardinia Radio Telescope nella rete europea ed internazionale».
Il telescopio è stato inserito nei piani di sviluppo e di potenziamento del sistema scientifico e tecnologico del Meridione. Inoltre la struttura è stata finanziata congiuntamente dal ministero della ricerca, dalla Regione e dall’agenzia spaziale italiana. Ed è dotato di una grande parabola di 64 metri di diametro in grado di raccogliere i segnali elettromagnetici emessi dagli astri. Sarà anche utilizzato per gli studi di geodinamica e per le comunicazioni con le sonde interplanetarie. È inoltre previsto, informa D’Amico, che entrerà a far parte della rete internazionale per l’interferometria radio Vibi e delle catene di stazioni della Nasa e dell’Esa per le missioni spaziali.
Tutti i Comuni del Sarrabus Gerrei si stanno intanto attrezzando per sfruttare le opportunità che il grande radio telescopio potrà offrirà dal punto di vista turistico. In particolare è stato predisposto il progetto “Perdas, Pranus e Steddas”, per il miglioramento dei centri urbani che è stato finanziato dalla Regione. «Ci stiamo preparando - dice il sindaco di San Basilio Pino Cogodi - per non perdere questo importante treno. Il nostro territorio ha il più alto tasso di disoccupazione e di spopolamento. Il Sardigna Radio Telescope può essere il volano del nostro sviluppo».
Gian Carlo Bulla 
 
 
11. La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Sassari
Università Martedì 19 gennaio, alle 17,30 nell’aula Eleonora d’Arborea dell’ateneo centrale, si terrà la conferenza del professore in medicina interna Antonello Malavasi sul tema: «Razionalità e verità in Michael Polany». L’incontro è organizzato dall’associazione sassarese di Filosofia e scienza.
Università per la terza età Martedì 19 gennaio, alle ore 16,30, nell’aula magna della facoltà di Agraria, Paolo Fois, docente di Diritto dell’Unione Europea presso la facoltà di Giurisprudenza, terrà una lezione dal titolo: “Una politica europea dell’immigrazione. La questione dei rifugiati”.
Giovedì 21 gennaio, alle ore 16,30, sempre ad Agraria, Antonina Dolei, direttore del Laboratorio Influnet Sardegna, ordinario di Virologia, facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Sassari, terrà una lezione dal titolo: “La nuova influenza A(h1n1)v”.
Inpdap L’Inpdap informa che è stato bandito un concorso per il conferimento di 6000 borse di studio per i figli e gli orfani di iscritti e pensionati Inpdap per la frequenza di scuole secondarie di primo e secondo grado bando e moduli agli sportelli di via Sardegna 21 o sul sito www.inpdap.gov.it.
 
 
12. La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
Cappellacci a Milano sottoscrive un accordo di collaborazione con Formigoni 
Fare sistema, intesa con la Lombardia 
CAGLIARI. Un accordo da sette milioni di euro tra Lombardia e Sardegna per incentivare il trasferimento di conoscenze dal mondo universitario e della ricerca a quello delle aziende, oltre a valorizzare nuove vocazioni scientifiche del territorio e sostenere politiche di sviluppo per il sistema imprenditoriale e le piccole e medie imprese. L’intesa, che punta a mettere in campo politiche condivise sulla ricerca e il trasferimento tecnologico, è stata siglata ieri nella sede della Regione Lombardia tra il presidente Roberto Formigoni e il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci.
«È un accordo importante da molti punti di vista - ha sottolineato Formigoni -, che prevede un percorso di lavoro comune su temi essenziali per la competitività del nostro Paese e non solo delle nostre regioni».
Ovvero «politiche condivise - ha aggiunto Formigoni - sul tema della ricerca, del trasferimento tecnologico e su materie come quella della biotecnologia, della biomedicina in particolare diagnostica e farmaceutica». Soddisfatto anche il governatore, Ugo Cappellacci: «Questa firma è il passaggio intermedio di un processo programmato da tempo che avrà un valore strategico anche a livello nazionale. Oggi è spesso difficile creare i presupposti per fare sistema, ma noi, con questo accordo, stiamo certificando la possibilità di percorsi comuni, pur partendo da due ricchezze diverse quali sono la Lombardia e la Sardegna».
Tra le azioni comuni previste c’è la «partecipazione a bandi di evidenza pubblica, su contenuti di condiviso interesse nelle tematiche prioritarie per le due Regioni, e promozione di progetti di cooperazione scientifica e tecnologica nei rispettivi territori allo scopo di favorire lo sviluppo e lo scambio di know-how e di partnership tecnologiche». In particolare, verranno promossi progetti collaborativi di «ricerca fondamentale», «ricerca industriale», «sviluppo sperimentale» e «formazione generale di alto livello».
R. R. 

 

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