Venerdì 15 ottobre 2010

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 ottobre 2010
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina     
Il monito di Napolitano
La durata dei processi non è “ragionevole”
di Leonardo Filippi*
 
Il monito del presidente della Repubblica per una riduzione dei tempi processuali riporta d'attualità il tema della durata “ragionevole” delle nostre procedure giudiziarie, siano esse civili, penali o amministrative. Giustamente Napolitano ha sottolineato che una giustizia troppo lenta mina la fiducia dei cittadini e, sul piano economico, allontana gli investitori dal nostro Paese, compromettendo così la capacità competitiva dell'Italia, e ha invitato il Parlamento a semplificare le procedure e ridurre i costi di gestione, dando attuazione ai principi del "giusto processo".
In realtà, sul piano della giustizia civile, qualche passo in avanti è già stato fatto. Infatti il decreto legislativo n. 28 del 2010 prescrive che dal marzo prossimo colui che intende esercitare in giudizio un'azione relativa a una controversia in materia di condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, da responsabilità medica e da diffamazione con il mezzo della stampa, contratti assicurativi, bancari e finanziari, è tenuto preliminarmente a esperire un procedimento di mediazione che tende a conciliare le parti.
Tale esperimento è configurato come condizione di procedibilità della domanda giudiziale, con conseguente improcedibilità dell'azione civile proposta senza il previo tentativo di conciliazione. In questo modo la mediazione svolta da un arbitro terzo e imparziale dovrebbe portare alla conciliazione delle parti, distogliendole dall'agire in giudizio e alleggerendo così il carico giudiziario.
Più complicato è il discorso per la giustizia penale, che non può certamente essere privatizzata, ma deve essere più efficiente e celere, in modo da portare in tempi ragionevoli alla condanna del colpevole o all'assoluzione dell'innocente. Si è proposto da tempo di stabilire tempi massimi di durata delle singole fasi processuali, che però non saranno tempi tanto brevi perché, a seconda della gravità del reato, si prevede una durata di sei anni e mezzo, sette anni e mezzo e, per i reati di criminalità organizzata, dieci anni, oltre l'eventuale giudizio di rinvio, e inoltre per questi ultimi è possibile pure una proroga fino ad un terzo, per cui si superano i quindici anni. Se si pensa che a tali termini devono essere aggiunti quelli per le indagini (cioè un altro anno o due), e che inoltre possono essere anche sospesi e quindi di fatto protrarsi, in media, tra i dieci e i quindici anni, ci si rende conto che siamo ben lontani dalla durata che la Corte europea considera "ragionevole", per cui i tempi processuali resterebbero troppo lunghi.
Occorre perciò con urgenza poter disporre delle ingenti somme accantonate nel Fondo Unico Giustizia e impiegarle per ridare efficienza alle strutture giudiziarie. Solo dopo si possono introdurre tempi processuali davvero "ragionevoli" e, soprattutto, farli decorrere solo per i nuovi processi. In questo modo si accantonerebbe anche il dubbio che si tratti di una proposta ad personam per i procedimenti che riguardano il presidente del Consiglio.
* Ordinario di Diritto processuale penale Università di Cagliari
 
2 – L’Unione Sarda
Politica Italiana - Pagina 5
Sì alla finanziaria, restano i malumori
Ministri contro Tremonti, Berlusconi media. Il nodo Università
La finanziaria passa all'unanimità in Consiglio dei ministri ma il nodo delle risorse si ripresenterà a fine anno. Critiche da Gelmini e Galan
 
ROMA Il via libera unanime del Consiglio dei ministri alla legge di stabilità (la nuova finanziaria) non spegne le polemiche all'interno della squadra di governo sulla possibilità di ulteriori tagli per i ministeri. Per evitare ulteriori spaccature nel corso del Cdm, sono intervenuti sia il premier Silvio Berlusconi che il sottosegretario Gianni Letta, impegnati, nelle ultime ore, in una lunga serie di mediazioni con i ministri sul piede di guerra da alcune settimane.
Si punta il dito contro il titolare dell'Economia, Giulio Tremonti. Ha cominciato il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini che mercoledì si è vista rinviare la riforma dell'università, provvedimento che conteneva al suo interno l'assunzione di 9000 precari, poichè un documento del tesoro faceva riferimento alla mancanza di adeguate coperture economiche. Il ministro, dopo averne parlato al telefono con il Cavaliere, avrebbe posto la questione direttamente al titolare di via XX Settembre nel corso di una riunione mercoledì sera a palazzo Chigi. Presenti oltre alla Gelmini e a Tremonti anche il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Gianni Letta nel ruolo di mediatore, con il premier in contatto telefonico da Arcore.
AMMORTIZZATORI Un incontro, raccontano fonti della maggioranza, in cui Tremonti avrebbe ricordato alla collega di governo la promessa fatta 15 giorni prima e cioè lo stanziamento di fondi per la riforma universitaria nel decreto milleproroghe previsto per la fine dell'anno. Il ministro dell'Economia avrebbe ribadito ai presenti che la priorità del governo restano sempre gli ammortizzatori sociali. La crisi è stata peggiore del previsto, è stato il ragionamento, ora ne stiamo uscendo ma c'è sempre il rischio di un colpo di coda. Ecco perchè, ha messo in chiaro, l'esecutivo deve avere a disposizione risorse da poter utilizzare nel caso ce ne sia bisogno.
TAGLI Al termine della riunione è partito anche un giro di telefonate tra il Tesoro e diversi ministri per chiarire che la legge di stabilità non contiene nessun taglio aggiuntivo rispetto a quelli già definiti lo scorso luglio.
«La legge di stabilità fotografa l'esistente», spiega il ministro del Welfare Maurizio Sacconi aggiungendo che «entro la fine dell'anno» saranno prese effettivamente le decisioni sui tagli e, parallelamente, in quali settori destinare le risorse.
Ecco perchè più di qualche ministro non esita ad ipotizzare che lo scontro in realtà sia solo rinviato, magari alla presenza di Silvio Berlusconi, assente perchè in convalescenza dopo l'intervento alla mano e sostituito da Altero Matteoli in qualità di ministro più anziano.
Ma, nonostante il ministro dell'Economia abbia ripetuto più volte nel corso della conferenza stampa finale come il via libera al provvedimento sia stato unanime dopo una discussione «responsabile», i mal di pancia restano. «È una tragedia, non ci sono i soldi», ammette senza giri di parole Giancarlo Galan, ministro dell'Agricoltura. «Non vado a elemosinare risorse, ho dimostrato di saper fare riforme che consentono di non rendere esclusivo l'intervento dello Stato sul mio settore», sottolinea polemico Sandro Bondi, anche lui in polemica da una settimana con il ministro del Tesoro.
DIFENSORE A difendere Tremonti ci pensa Umberto Bossi che ribadisce di avere «massima fiducia» nel titolare di via XX Settembre paragonandolo a Otto von Bismark, il cancelliere di ferro: «Sapete cosa diceva? - domanda il Senatur ai cronisti - Chi tiene stretta la borsa, tiene stretto anche il potere..».
 
Primo Piano - Pagina 2
Cagliari, gli studenti bocciano la Gelmini
Centinaia di universitari e ricercatori hanno manifestato in via Roma contro la riforma degli atenei
 
Gli studenti cagliaritani scendono in piazza contro la Gelmini. La vibrante protesta di ieri mattina dei lavoratori dell'Eurallumina si è unita a quella degli universitari contrari alla riforma proposta dal ministro della Pubblica istruzione. I centocinquanta operai in tuta verde giunti da Portovesme per dare manforte alla protesta di dodici loro colleghi che avevano trascorso la notte nelle tende piazzate sotto il palazzo del Consiglio regionale, si sono presto mescolati agli oltre 400 studenti e ricercatori dell'ateneo cagliaritano giunti in via Roma per esprimere ancora una volta il proprio dissenso nei confronti del disegno di legge di riforma dell'università e chiedere un intervento alla Regione a sostegno degli atenei sardi.
IL CORTEO Se inizialmente i due gruppi hanno manifestato separatamente, intorno alle 11 la protesta è diventata unica. Ciò che ne è scaturito è un affollato corteo (deciso sul momento e dunque non autorizzato dalla Questura) che le forze dell'ordine si sono limitate a controllare senza mai intervenire. Armati di fischietti, trombette e striscioni, i quasi seicento manifestanti hanno raggiunto la sede regionale della Rai (in viale Bonaria) provocando notevoli rallentamenti e paurosi ingorghi in tutte le strade adiacenti. Pesantissimi i disagi per gli automobilisti che solo il giorno prima avevano dovuto fare i conti con la grande mobilitazione del popolo delle campagne che aveva paralizzato il traffico in tutto il centro. La manifestazione degli studenti si è svolta, peraltro, in contemporanea nazionale in numerose città italiane. Fulcro della protesta piazza Montecitorio a Roma, dove migliaia di giovani (tra cui una delegazione sarda capeggiata dal neopresidente del Consiglio degli studenti dell'Università di Cagliari, Marco Meloni), hanno manifestato per ore al grido di Il sapere è un diritto pubblico .
LO STRISCIONE A Cagliari gli studenti hanno esposto un unico grande striscione con la scritta Dopo i tagli all'istruzione c'è soltanto regresso mentre nella capitale i cartelli sorretti dai manifestanti sono stati numerosi. Qualche esempio? Università pubblica, Gelmini la sua assassina, Tremonti il suo mandante , Noi siamo un buon investimento , Contro la distruzione dell'università pubblica e ancora Ricostruiamoci l'università . I portici di via Roma si sono riempiti minuto dopo minuto e alla fine sono stati oltre 400, in totale, gli studenti e i ricercatori che hanno risposto all'appello delle associazioni studentesche e professionali. A coordinare la protesta c'era Francesca Loi, giovane studentessa di Fisica armata di un potente megafono. «Siamo scesi ancora una volta in piazza per protestare contro la riforma Gelmini», ha spiegato, «e abbiamo deciso di unirci ai lavoratori dell'Eurallumina per porre l'accento su un disagio pesante che ormai tutti i cittadini stanno vivendo in ogni ambito della vita sociale. Abbiamo scelto di marciare fino alla sede regionale della Rai per garantirci una maggiore visibilità». A Roma, invece, i cagliaritani presenti erano appena una decina, in rappresentanza di diverse facoltà. «Siamo partiti con una piccola delegazione», riferisce il presidente del consiglio studentesco, Marco Meloni, «e ci siamo uniti agli altri in piazza Montecitorio. Abbiamo voluto dare un segnale forte finalizzato a tenere alta l'attenzione sulla nostra lotta e a ricordare a tutti che l'università è in crisi perché il paese è in crisi».
SCIOPERO Intanto i Cobas della scuola hanno indetto per oggi lo sciopero generale contro i provvedimenti del Governo in materia di istruzione. Si preannuncia pertanto un'altra giornata di proteste e disagi, soprattutto per gli alunni. Il corteo, in città, partirà dopo le 10 da piazza Garibaldi e si snoderà fino a via Roma.
PAOLO LOCHE
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 23
università
Decadenza degli studenti fuoricorso: il Tar non sospende il decreto
 
La prima sezione del Tar di Cagliari ha respinto la richiesta di sospensione del decreto rettorale “456” del 28 maggio 2010, riguardante il regolamento sulle carriere amministrative degli studenti.
Il ricorso era stato presentato da un gruppo di iscritti all'Ateneo di Cagliari in opposizione agli articoli che impongono la decadenza per chi risulta essere fermo da anni, cioè senza sostenere alcun esame - fuori corso o anche moroso - e per gli iscritti in ordinamenti precedenti al decreto ministeriale 509 del '99, se non concluderanno gli studi entro il 30 aprile 2012 oppure oltre il triplo degli anni previsti dalla normale durata del corso.
L'ordinanza del Tribunale amministrativo regionale fissa inoltre al prossimo 9 dicembre l'udienza per entrare nel merito del ricorso.
La decadenza dei fuori corso è uno dei provvedimenti contenuti nel nuovo regolamento sulle carriere degli studenti introdotto dal rettore a maggio. Contro questa decisione un gruppo di universitari, riuniti nel comitato “Nodecadenza”, aveva fatto ricorso al Tar ritenendola illegittima e lesiva del diritto allo studio.
 
4 – L’Unione Sarda
Prima Pagina     
oristano
Milioni di euro per le consulenze, aragoste comprese Antonio Masala
 
Due milioni e 700mila euro spesi dalla Provincia, duecentomila dal Comune di Oristano e due milioni dall'Argea. Sono solo alcuni dati sulle consulenze ed incarichi esterni del 2009 pubblicati sul sito internet del ministero per la Pubblica amministrazione. In tutto sono 37 le amministrazioni comunali, su 88, che hanno risposto all'appello per l'“operazione trasparenza”. Tra le spese più significative il progetto di ripopolamento delle aragoste, pagato all'Università di Cagliari dall'Argea, oltre un milione.
 
Oristano e Provincia - Pagina 19
L'esercito dei consulenti d'oro
Provincia, Comune, Argea: spesi oltre 4 milioni
Inchiesta. Tra incarichi per lavori e progetti, anche quello milionario per il ripopolamento dell'aragosta
 
Nel sito internet del ministero per la Pubblica amministrazione sono pubblicati gli elenchi delle consulenze e degli incarichi conferiti da amministrazioni ed enti locali nello scorso anno: ecco le curiosità e i dati più significativi.
Si appaltano lavori pubblici (pochi, sempre meno) e si assegnano anche lavori d'ufficio. In larga scala: la Provincia nel 2009 ha affidato incarichi a consulenti e collaboratori esterni per due milioni e 745 mila euro. Vale a dire che ognuno dei 168 mila oristanesi ha contribuito con 16 euro al pagamento delle oltre 120 persone coinvolte: giovani e non, professionisti e precari di lungo corso. Il ministero per la Pubblica amministrazione ha messo sul suo sito internet destinatari e compensi degli incarichi di enti e amministrazioni pubbliche. Parecchie sorprese, qualche curiosità e una grande conferma: tanta gente campa o arrotonda ancora attorno al Comune, alla Provincia, all'Asl e altri enti. Ecco come e quanto precisando però che gli importi indicati (probabilmente lordi) sono quelli previsti nell'assegnazione dell'incarico che non sempre corrispondono a quelli erogati nell'anno.
Se la Provincia si è lanciata sospinta, forse, dalle imminenti elezioni, il Comune di Oristano ancora lontano dall'appuntamento elettorale se l'è cavata con 197 mila euro. Sei euro a abitante, ci può stare.
L'ARGEA L'ente regionale che si occupa di agricoltura, su un pieno di quasi due milioni, ha fatto il botto con l'assegnazione all'Università di Cagliari di un milione e 250 mila euro «per la consulenza tecnica nella realizzazione del programma di ripopolamento dell'aragosta rossa». Somma già incassata: 375 mila. Settecentomila invece se ne andranno quasi tutti a finanziare le istruttorie e i collaudi dei progetti Por; 8 mila per la gestione del contenzioso, 20 mila per la prevenzione e protezione «in materia di sicurezza di lavoro».
COMUNE Il 70 per cento delle consulenze è stato appannaggio dello studio associato Secchi-Viganò, chiamato dalla Giunta per adeguare e redigere il Puc: 135 mila euro di cui 55 mila erogati nel 2009. Antonio Vacca e Stefano Lochi invece per aver collaborato con l'attività del IV settore hanno ricevuto 32 mila euro. Ancora, 960 sono stati pagati alla Laguna srl per la predisposizione della documentazione per «l'avvio dell'attività finalizzata al conseguimento della sostenibilità ambientale». Più altri 960 questa volta per il bando Unesco.
PROVINCIA Negli oltre 120 incarichi c'è da perderci la testa e fondere la calcolatrice bloccata all'apprezzabile cifra di 2.745.000. Si va dal top di 303 mila per la direzione dei lavori dell'aeroporto di Fenosu, ai 200 mila per l'Università (la grande incompiuta, ex Provveditorato agli studi), ai lavori nelle Magistrali e in altre scuole per 293 mila. E a proposito di Università 79.200 andranno a Giovanni Onni per la sicurezza. Ancora, 26.600 a Pierangela Obinu per «prevenzione e controllo contro gli insetti nocivi e parassitari dell'uomo», un incarico conferito nel 2007 e che doveva chiudersi un anno dopo. Per ora l'incasso è stato di 2 mila euro. E 48 mila a Rina Busia per la cura dei rapporti con enti turistici. Ancora tanti impegni per i piani, i sistemi innovativi e l'orientamento del lavoro (che non si vede). Molti gli incarichi scaduti ma non tutti saldati. Lo saranno, salvo controversie da sistemare magari con un altro incarico.
ANTONIO MASALA
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Olbia - Pagina 21
studenti
Proroga per le tasse universitarie
 
Il polo universitario di Olbia informa tutti gli interessati che i termini per il pagamento delle tasse universitarie, riguardo iscrizioni, immatricolazioni e tasse annuali, sono stati prorogati. La nuova scadenza è stata fissata per venerdì 29 ottobre con pagamento che dovrà essere effettuato tramite versamento nelle agenzie del Banco di Sardegna. Per tutte le informazioni il sito web della facoltà è: www.uniolbia.it. ( c.i. )
 
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 25
azienda mista
Oggi sciopero, disagi per i pazienti
 
Oggi ci potrebbero essere dei disservizi per i pazienti del San Giovanni di Dio, del Policlinico di Monserrato e della Clinica Macciotta a causa dello sciopero dei dipendenti “universitari” dell'Azienda mista. Lo fa sapere la direzione dell'Azienda che esprime il proprio rammarico «per le situazioni di disagio che i pazienti si troveranno a dover affrontare» anche se ci si sta «attivando affinché questi siano ridotti al minimo possibile».
Sui motivi dello sciopero proclamato dai sindacati, la direzione ribadisce «di essere impegnata a risolvere la vertenza con il comparto universitario e per farlo ha attivato una collaborazione fattiva con l'Università e con l'assessorato regionale alla Sanità in una situazione comunque molto difficile».
 

 
7 – La Nuova Sardegna
Prima pagina
No alla riforma Gelmini, sì al lavoro all’Eurallumina
Universitari e lavoratori hanno manifestato assieme dalla Regione sino alla sede della Rai
Gli studenti hanno solidarizzato coi problemi degli operai «Mio padre è cassintegrato»
 
 CAGLIARI. Le tute verdi dell’Eurallumina, ieri mattina, hanno incassato anche la solidarietà degli studenti universitari e medi che hanno raggiunto il porticato di via Roma, sotto il palazzo del Consiglio regionale, dove ci sono da 4 giorni le tre tende della protesta. È stata una giornata di attesa sfruttata dai lavoratori per illustrare ai graditi ospiti e ai passanti i problemi della fabbrica. Poi insieme si sono recati in corteo sino alla sede Rai di Viale Bonaria. «Siamo qui - ha spiegato agli studenti Sergio Murenu - perché siamo cassintegrati a termine».
 
Pagina 1 - Cagliari
Studenti e operai un unico corteo
Manifestazione contro la riforma-Gelmini e per riaprire l’Eurallumina
LA PROTESTA Da via Roma il corteo si è spostato verso viale Bonaria per ottenere maggiore visibilità
ROBERTO PARACCHINI
 
 CAGLIARI. Studenti e lavoratori uniti nel corteo. Non è la prima volta, ma ieri è stato un giorno simbolico per l’importanza della posta in gioco. Da una parte la protesta per la riforma universitaria e dall’altra i posti di lavoro di una fabbrica in crisi.
 CAGLIARI. Ieri mattina, intanto, i ricercatori universitari si erano dati appuntamento davanti al Parlamento perché era in programma l’inzio del dibattito sulla riforma del ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini. In città l’incontro tra studenti e ricercatori non era stato preordinato, ma è nato ugualmente, quasi spontaneo. E in alcuni casi si sono incontrati anche padre e figlio, quasi una canzone.
 La situazione locale dell’università è molto grave. Da un lato vi sono diversi centri di eccellenza e moltissime persone che lavorano e ricercano quasi gratis, dall’altro i finanziamenti tendono a venir ridotti al lumicino. La Finanziaria e il progetto di legge sono fatti con la logica ragionieristica del risparmio e non delle scelte strategiche.
 Cagliari è stata una delle prime città dove è partita la decisione di togliere la disponibilità per la didattica. Un lavoro che questa categoria di lavoratori dell’università ha sempre fatto volontariamente per passione, ma senza alcun guadagno aggiuntivo. Mentre la riforma li relega ai margini e in via di estinzione. Danneggiando così sia loro che gli studenti.
 Nello stesso tempo questa protesta ha avuto la solidarità anche di molti docenti associati e ordinari. Tutti hanno infatti ravvisato nel progetto di riforma una penalizzazione molto grave per la ricerca e la formazione. Nello stesso tempo è stato detto e ridetto che soprattutto nei momenti di crisi si deve investire in questi settori che sono considerati determinanti. Mentre l’Italia è diventata il fanalino di coda in Europa.
 La Regione, intanto, sta dando il suo contributo, ma si tratta di fondi insufficienti in rapporto ai problemi dell’ateneo. Ieri, però, c’è stato un fatto nuovo: studenti e ricercatori, da un lato; e operai dell’Eurallumina, dall’altro, hanno deciso simbolicamente di unirsi e di manifestare assieme. Un gesto di solidarietà reciproca, ma importante.
 
Pagina 1 - Cagliari
«No a questa crisi»
Molti i figli di cassintegrati: «La loro lotta è anche la nostra»
BETTINA CAMEDDA
 
 CAGLIARI. Studenti e lavoratori uniti spontaneamente nella protesta contro una politica che non fa nulla per scongiurare la situazione di grave crisi in cui l’intero Paese, e così la Sardegna, sta precipitando. Ieri mattina centinaia di studenti si sono incontrati davanti al palazzo della Regione, complice Facebook, il social network dove il giorno prima in poche ore l’Unione degli studenti e il collettivo di Scienze Politiche Entula Arrubia hanno organizzato tutto. La rabbia di studenti e ricercatori ha trovato il sostegno dei lavoratori dell’Euralluminia di Portovesme che, da quattro giorni, sostano davanti al Palazzo del Consiglio regionale chiedendo di essere ascoltati. Insieme si sono uniti in un grande corteo sino alla sede Rai. Per farsi sentire. Tra i giovani Alessandro, studente universitario: «Sono uno studente di Fisica, una delle facoltà che ha subìto un gran numero di tagli dei corsi perché la maggior parte dei docenti sono ricercatori e sono figlio di un operaio cassintegrato dell’Euralluminia». Alessandro, con lo sguardo fiero e orgoglioso con una mano indica il papà mentre con l’altra tiene il megafono.
 Una giornata fatta di più generazioni a confronto, a cui ha preso parte anche Roberto Puddu, segretario della Camera del lavoro del Sulcis-Iglesiente: «È bellissimo manifestare con gli studenti. Ricorda un po’ gli anni ’70 quando l’unione della forza di studenti e lavoratori ha riportato la democrazia, subito dopo è arrivata anche la legge 300 che stabilisce i diritti dei lavoratori». Decine gli striscioni e gli slogan tra i quali spicca tristemente “R.I.P. Università pubblica” e “Noi la crisi non la paghiamo”. Sono determinati gli studenti proprio come Raffaele Angius, Scienze politiche: «Credo in una democrazia basata sull’istruzione».
 
Pagina 14 - Attualità
Università, la rabbia in piazza
Proteste in tutta Italia. Tremonti: metteremo il massimo
Sit-in davanti a Montecitorio: ritirare la riforma. I rettori: servono risorse certe
MARIA ROSA TOMASELLO
 
 ROMA. Con elmetti gialli, cartelli «Vendesi» e striscioni, il mondo dell’università scende in piazza a Roma, mentre negli atenei di tutta Italia studenti e ricercatori occupano rettorati, bruciano curricula e inscenano lezioni a cielo aperto davanti a un governo che non trova i soldi per varare la contestatissima riforma di Mariastella Gelmini ed è costretto a fermare l’iter per un mese, fino al termine della sessione di bilancio.
 «Ricercatori usa e getta», «Siamo i nuovi emigranti» recitano i cartelli che tappezzano il sit-in davanti a Montecitorio nelle stesse ore in cui il consiglio dei ministri esamina la Finanziaria. Da palazzo Chigi, il titolare delle Finanze Giulio Tremonti assicura l’impegno del governo per trovare le risorse necessarie e afferma di non conoscere la «corrispondenza» che avrebbe inviato a Gelmini per comunicarle che l’assunzione di novemila ricercatori metterebbe a rischio i conti: «Per l’università faremo come per gli ammortizzatori sociali, cioè metteremo il massimo dei soldi possibili. Nel decreto di fine anno ci sarà di certo lo stanziamento». Sulla cifra, però, nessuna indicazione.
 Una condizione di incertezza che preoccupa il presidente della Conferenza dei rettori Enrico Decleva: «Il massimo possibile non è un numero. Il problema risorse doveva essere affrontato contestualmente all’iter della legge. La nostra linea è di tornare a parlare solo quando ci sarà una quantificazione certa». Umberto Bossi, però, si schiera con Tremonti: «I soldi ci sono, alla fine si troveranno». Ma per gli studenti arrivati da ogni parte d’Italia assieme ai ricercatori sono solo parole: «Un taglio di 1,3 miliardi di euro significa non darci un futuro» dice Nunzio Funaro, studente romano di Architettura. «Io sto inseguendo un sogno, fare la ricercatrice. Ma quando mi laureerò dovrò andare via dall’Italia: invece vorrei poter scegliere» osserva Francesca Mangiavacca, studentessa di Chimica a Perugia. «Se trovano i fondi per le bombe, non vedo perché non li possano trovare per la ricerca» fa Mauro Magistrati, iscritto a Pavia. «In questa riforma non c’è niente che porti al miglioramento della ricerca e dell’alta formazione» sostiene Bianca, biologa, ricercatrice a Tor Vergata, Roma.
 Il fronte degli studenti e dei ricercatori, sostenuto da opposizione e Flc-Cgil, continua a chiedere il ritiro di un ddl che «rafforza le baronie», le dimissioni del ministro e lo scioglimento della Crui. Sostiene il segretario Pd, Pierluigi Bersani, dopo avere incontrato una delegazione di manifestanti: «Le risorse si possono trovare mettendo a bando le frequenze liberatesi con la transizione al digitale». «Il governo ritiri una riforma che fa trionfare l’ignoranza e agevola i privati» accusa il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, mentre per il segretario Udc Pierferdinando Casini «senza soldi la riforma è irrealizzabile».
 
8 – La Nuova Sardegna
Prima Pagina
L’università cerca docenti a contratto per un euro
 
SASSARI. L’Università cerca professori a contratto per Lettere. Stipendio: un euro lordo. Lavoreranno gratis, ma irrobustiranno il curriculum con una docenza universitaria.
 
Pagina 11 - Sardegna
L’università assume docenti a contratto Stipendio: un euro
Il preside Morace «Colpa dei tagli, ma i candidati non mancano mai»
La docenza gratis rafforza il curriculum
FRANCESCO BELLU
 
 SASSARI. Faranno i professori, ma avranno un trattamento da stagisti. Uno stipendio complessivo di un euro (lordo) per mesi d’insegnamento. Lavoreranno gratis. La vera ricompensa è un’altra: poter irrobustire il curriculum con una docenza universitaria.
 Sembra una barzelletta, di cattivo gusto, vista l’aria di crisi che tira, ma non è così. Basta andare a leggere due bandi pubblicati dalla facoltà di Lettere e filosofia di Sassari per capirlo.
 Il primo, datato 29 settembre 2010, riguarda gli insegnamenti vacanti di «Tecnologie per l’istruzione» e «Metodi e tecniche del servizio sociale 3», il secondo, del 7 ottobre, fa riferimento alle materie di «Informatica umanistica» e «Archeologia medievale». In bella vista compare la retribuzione: «1 euro lordo».
 Possibile che qualcuno partecipi a un bando del genere, dove sono più pesanti gli oneri rispetto a quanto poi si riceve? Possibile, eccome. E non per un impeto di generosità e spirito di servizio come quello che in questi giorni spinge alcuni professori dell’Ipsia di Macomer a fare lezione gratis, di pomeriggio, agli undici studenti della «quarta elettronici» rimasti senza classe a causa dei soliti tagli.
 Avere sul curriculum una docenza universitaria fa la differenza. E si è disposti a tutto: a fare lezioni, seminari ed esami, a far da relatore alle tesi, a stare in commissione di laurea. Di fatto con gli stessi compiti dei docenti e dei ricercatori strutturati all’interno dell’Università, ma senza ricevere un soldo bucato.
 La mannaia dei tagli ministeriali obbliga le facoltà a contratti di lavoro «a cottimo» di questo tipo per gli insegnamenti vacanti. Non potendo ridurre ulteriormente gli stipendi ai professori di ruolo, associati e ricercatori, si taglia con i docenti a contratto. Diventati ormai i paria della cultura. Molti di loro hanno 30-35 anni, laurea, specializzazioni o dottorati, pubblicazioni in riviste scientifiche, viaggi all’estero. Altri sono «tecnici» specializzati in determinati settori. Insomma, sono il meglio che si può trovare sul mercato del sapere.
 Aldo Maria Morace, preside della facoltà di Lettere di Sassari e docente di Letteratura italiana, parla senza mezzi termini di «volontariato». Molte materie attivate dalla facoltà sono coperte da docenti a contratto. Alcune sono addirittura fondamentali, perché senza di loro non potrebbero essere attivati i corsi di laurea. «Per i tagli all’università, come altre facoltà qui in Sardegna e nella Penisola - sottolinea ancora il preside Morace -, non siamo più in grado di pagare le supplenze».
 Eppure, malgrado una paga inferiore a quella di un bracciante di Calcutta, nessun bando è stato sinora annullato per mancanza di partecipanti: «Siamo sempre riusciti a coprire tutti gli insegnamenti vacanti ogni anno», conferma il preside di Lettere.
 Il perché si capisce da solo: molti, pur di rimanere con un piede dentro l’università, accettano qualunque cosa. Anche un lavoro gratuito. In caso contrario, si rischia di uscire dal giro. E una volta fuori, rientrarci è praticamente impossibile.
 
Pagina 11 - Sardegna
Quei corsi di laurea salvati dai «volontari»
 
SASSARI. Un esercito di oltre quarantamila persone: tanti sono i docenti a contratto presenti nelle università italiane. Li hanno chiamati «docenti free lance», «professorini», «volontari del sapere». Girano in lungo e in largo l’Italia alla ricerca di una cattedra.
 Un fenomeno ormai diventato prassi in tutti gli atenei del nostro Paese: da Torino a Genova, da Venezia a Siena, da Firenze a Roma, a Napoli, a Messina. Nessuna regione è esclusa. Molti hanno accettato di lavorare gratis pur di rimanere nell’ambito universitario, altri - come è accaduto a Firenze e Pisa - hanno rifiutato categoricamente contratti di questo genere che li priverebbero di garanzie fondamentali come la giusta retribuzione in relazione al lavoro svolto. In barba all’articolo 36 della Costituzione e al concetto di «esistenza libera e dignitosa».
 Ma non ci sono soldi, i bilanci sono in rosso e ogni università corre ai ripari come può. D’altronde senza il «volontariato» molti corsi chiuderebbero, dando un colpo mortale a un’istituzione moribonda, con le casse prosciugate e la ricerca azzerata. A Messina, un anno fa, hanno anche cercato di rendere la medicina meno amara: nel bando si leggeva, infatti, di «contratti a titolo gratuito, in quanto volti all’arricchimento delle competenze professionali degli aspiranti».
 La sostanza è sempre la stessa: devi lavorare gratis nella certezza di arricchire il curriculum (per quello che vale), ma soprattutto nella speranza che al momento giusto qualcuno si ricordi di te. Il domani è sempre più incerto: il «no» secco del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, a dare il via alla contestatissima riforma universitaria voluta dal ministro della Pubblica istruzione Maria Stella Gelmini apre il campo a una sfida politica complicata. (f.b.)
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Oristano
Le tesi dei neolaureati animano il dibattito
Usellus, una serie di convegni organizzati dalla biblioteca comunale
 
 USELLUS. “Nascita e sviluppo delle Brigate Rosse prima del sequestro Moro”. Questo il titolo del convegno che si è tenuto sabato scorso e promosso dalla locale biblioteca comunale nell’ambito della presentazione delle tesi di laurea dei neo dottori locali.
 Ed è stata un’analisi a tutto tondo d’un periodo della storia recente che ha richiamato un apprezzabile pubblico, oltre 100 i partecipanti, con Manuel Muscas che, dopo l’introduzione di Giuseppe Manias, ha ripercorso quel segmento di storia patria tra la fine degli anni sessanta e la metà degli anni settanta.
 Altrettanto circostanziata la relazione di Walter Falgio che ha messo in evidenza le biografie degli esponenti più importanti delle Brigate rosse con il mutare dell’organizzazione. Da Curcio, più ideologo, alla leadership militarista di Mario Moretti. E proprio su quest’ultimo ci si è soffermati con la testimonianza di Claudio Bachis, presente a Usellus, che nel suo “Vita da sbirro” racconta l’arresto da lui compiuto dell’imprendibile Moretti a Milano.
 Il convegno è proseguito con un animato quanto interessante dibattito poi concluso dall’intervento del direttore dell’Istituto sardo per la Storia della resistenza e dell’autonomia, Aldo Borghesi, che ha messo in evidenza il background ideologico che diede vita ai movimenti extraparlamentari violenti e non.
 Il prossimo appuntamento sarà con la presentazione della tesi di laurea di Claudio Pilloni dal titolo “Il fenomeno Grillo e la crisi della sinistra”, relatore Roberto Scema, introdurrà Giuseppe Manias e coordinerà Adriano Atzei. (t.s.)
 
 

Questionario e social

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