UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 30 dicembre 2009

Mercoledì 30 dicembre 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 dicembre 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

L’Unione Sarda
Pagina 35 – cultura
 
personaggi Docente e divulgatore
Addio Carlino Sole, storico eurosardo senza conformismi
 
 
            Èscomparso alla soglia dei novant’anni Carlino Sole, appassionato studioso di storia della Sardegna, diventato libero docente in Storia moderna nel 1960. Insegnerà per decenni Storia contemporanea, presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari, contribuendo al rafforzamento culturale ed accademico della giovane facoltà.
Assieme a Tito Orrù, Carlino Sole porterà avanti la monumentale pubblicazione dei sette volumi del Diario di Giorgio Asproni, facendo scoprire nel deputato di Bitti un protagonista democratico e repubblicano dell’unificazione italiana. Il Diario, uscito nella collana (fondata da Paola Maria Arcari) della Facoltà di Scienze Politiche per l’editore Giuffré, è diventato una fonte primaria per tutti gli studiosi di storia del Risorgimento a cominciare dagli allievi Domenico Selis e Virgilio Porceddu successori come docenti nella stessa facoltà.
Nato a Padria, laureatosi in Lettere, prima di diventare docente universitario aveva insegnato nelle scuole medie conservando una chiarezza didattica che gli permetteva di coinvolgere anche le matricole meno motivate. I suoi studi sono documentati con lunghe ricerche compiute presso archivi sardi, italiani e francesi in un’epoca nella quale la comunità sarda degli studiosi iniziava ad aprirsi verso gli archivi europei per dare respiro mediterraneo alla storia dell’isola. Negli anni cinquanta il giovane Carlino Sole, con Alberto Boscolo, Giancarlo Sorgia e i più maturi Francesco Loddo Canepa e Antonio Era, partecipava alle missioni di studio che porteranno la storiografia sarda ad uscire dall’angustia dell’erudizione.
Dotato di uno stile coinvolgente, oltre i numerosi saggi scientifici, ha raggiunto il grande pubblico con il volume “La Sardegna sabauda nel Settecento” uscito nel 1984 per l’editore Chiarella di Sassari, in una fortunata collana diretta da Alberto Boscolo. Un’opera di sintesi rispetto a trent’anni di precedenti ricerche durante le quali aveva individuato nel riformismo piemontese settecentesco un lontano precedente del Piano di Rinascita che, negli anni sessanta del ’900, suggestionava buona parte della classe dirigente sarda.
Carlino Sole è rimasto uno studioso lontano da facili interpretazioni sardo-centriche o sabaudo-centriche: le prime incapaci di cogliere la debolezza delle istituzioni autonomistiche isolane soggette nel Settecento - scrisse Sole - ad un processo di svuotamento e di mortificazione che porta a capire le ragioni dell’acceso rivendicazionismo culminato nella giornata del 28 aprile del 1794 con la cacciata dei piemontesi; dall’altro lato vi è però la difficoltà, per non dire l’impossibilità secondo lo stesso Sole, di un governo assoluto, accentratore e dagli orizzonti piuttosto angusti come quello piemontese che non dava respiro e vitalità alle tradizionali istituzioni autonomistiche isolane.
Un difficile dialogo quello tra classi dirigenti sarde e piemontesi in anticipo di cento anni rispetto ai drammatici problemi che avrà nel Meridione il regno d’Italia appena unificato sotto la monarchia sabauda. Alcune di quelle cicatrici e ferite le scontiamo ancora e lo storico Carlino Sole le aveva capite e fatte studiare a intere generazioni di studenti fuori da conformismi ideologici e mode accademiche.
 
STEFANO PIRA
 
 
L’Unione Sarda
Pagina 18 – provincia Sulcis
 
Iglesias
Carta: «Il futuro è la Zona franca urbana»
 
 
            LO SPOPOLAMENTO «La causa principale è la ricerca di un lavoro ma a volte c’è anche il desiderio di migliorare la qualità della vita sia dal punto di vista delle aspirazioni e delle capacità. Oggi, a causa della crisi globale, assistiamo ad una certa immigrazione di ritorno perché, a parità di condizioni, da noi il costo della vita è inferiore. La grande occasione è la Zona franca urbana, una opportunità che può attrarre ad Iglesias capitali e competenze. Purtroppo il governo sta introducendo nel decreto mille proroghe una norma che rischia di vanificare questo strumento pensato proprio per ridurre il deficit di competitività delle zone più povere».
SERVIZI E CULTURA «Sui servizi assistiamo al continuo taglio dei trasferimenti agli enti locali a fronte di sempre maggiori necessità ed incombenze a cui far fronte. Gli eventi negativi sono principalmente due: il primo è riconducibile nel mancato trasferimento ai Comuni da parte della Regione dell’aumento di risorse statali rivenienti dalla vertenza entrate, portata avanti con decisione dal presidente Soru; il secondo è rappresentato dal trasferimento del primo anno del corso universitario di scienze dei materiali da Iglesias a Cagliari. Tale avvenimento è reso ancor più grave e grottesco dal fatto che sia avvenuto con la nuova Giunta regionale che aveva fatto della difesa dell’Università periferica il suo cavallo di battaglia. Salvo disinteressarsi completamente del problema e assegnare all’Ausi, per il 2009, un quantitativo ridotto di risorse rispetto agli anni precedenti e con grave ritardo, considerando che ha deliberato solo nel mese di dicembre. Per la cultura in città il 2009 è stato entusiasmante: l’anno del gemellaggio con Pisa, del conferimento di due cittadinanze onorarie prestigiose, ma anche il terzo anno di scuola civica di storia, di festival della storia, di importanti rassegne di arte contemporanea, delle inaugurazioni della chiesa bizantina di San Salvatore, delle fortificazioni medievali e del Castello di Salvaterra, solo per fare alcuni esempi. La città ha ormai consapevolezza della propria storia e cerca di esserne all’altezza in tutti i modi. La cultura produce ricchezza».
LA SITUAZIONE «Il crollo dell’industria metallurgica rappresenta l’emergenza più importante con cui dobbiamo fare i conti e non consola vedere la generalizzazione di una crisi che ha coinvolto anche aree storicamente forti. Occorre rivendicare il diritto ad una alternativa e, nel frattempo, al sostegno dell’esistente. Le fondamentali problematiche dell’energia non vengono aggredite con decisione dal governo e il sospetto che tutto questo immobilismo possa essere finalizzato ad ammorbidire la posizione dell’opinione pubblica sul nucleare in Sardegna. Le due città consorelle devono assumersi la responsabilità di governare questo momento sia dal punto di vista della lotta in difesa dell’esistente che da quello della ricerca di economie complementari. Per quanto ci riguarda il Piano Strategico Comunale rappresenta la risposta più completa e organica perché tiene conto di tutti i bisogni e propone percorsi coordinati verso un nuovo modello economico e culturale».
LE PROSPETTIVE «Quello che ci aspetta è un anno faticoso. Difficile pensare che la crisi sia finita. Ma, proprio per questo, sarà anche un anno in cui tutte le nostre energie dovranno essere orientate verso il sostegno delle vecchie e nuove povertà soprattutto attraverso la costruzione di un nuovo modello economico e sociale. La città cambia a vista d’occhio e la ritrovata coesione delle associazioni e degli operatori economici ci fa bene sperare nel futuro. Ai miei concittadini porgo gli auguri più sinceri».

FRANCESCO PINTORE
 
 
 
 
 
 La Nuova Sardegna
Prima pagina
 
 
Il rettore: «Ci vuole un forte impegno della Regione»
 Università, Giovanni Melis tira le somme dei primi due mesi di lavoro e promette il rilancio
 “Le tasse non sono aumentate ora bisogna promuovere l’edilizia studentesca”
 
 CAGLIARI. Il rettore Giovanni Melis tira le somme dei primi due mesi di lavoro. Con i fondi regionali e la razionalizzazione delle risorse il bilancio riuscirà a quadrare «senza aumentare le tasse agli studenti». Melis chiede un impegno forte della Regione per promuovere l’edilizia studentesca («il pendolarismo rallenta la produttività dello studente») e anche per smantellare la classifica del ministero che relega l’ateneo al 40° posto. Il rettore è in linea con la decisione della Regione di cancellare il nuovo ospedale di Cagliari e annuncia che Architettura tornerà in seno a Ingegneria.
 
 
 
 
La Nuova Sardegna
Pagina 19 – Cagliari
 
«Le tasse non si devono toccare»
 Giovanni Melis parla dell’ateneo sotto tiro e chiede impegno istituzionale
 
 
 ALESSANDRA SALLEMI
 
 CAGLIARI. Due mesi e mezzo sono abbastanza per non chiamarlo più neo rettore. Lo svezzamento di Giovanni Melis è stato veloce e inclemente: tagli «mai visti» da parte del Governo, una classificazione quasi ingiuriosa per l’intero ateneo, un mare di problemi vecchi e nuovi, ma tutti da risolvere subito. Però in questi giorni Melis riesce a essere contento: forse ha recuperato 30 milioni di credito da Asl 8 e Policlinico per dieci anni di prestazioni in convenzione erogate dall’università. Soldi che aiutano per il prossimo bilancio («per la prima volta l’università presenta un bilancio triennale»), quello che deve fare i conti con i tagli del Governo. «E’ la razionalizzazione delle risorse, indispensabile - dice Melis - assieme all’impegno della Regione. Che per esempio per il 2010 ha finanziato con 30 milioni di euro la ricerca, di base e applicata. I fondi per la ricerca di base li abbiamo già distribuiti. Stiamo chiudendo il bilancio senza aumentare le tasse».
 La Regione è la stessa che ha tolto 15 milioni di euro per la casa dello studente assegnati all’Ersu.
 «L’ho saputo quando sono diventato rettore. Da 10 anni l’Ersu non costruisce un posto letto, da 15 non dà un nuovo posto pasto. Abbiamo chiesto un impegno a Comune e Regione. Il pendolarismo intacca la produttività dello studente».
 Torniamo alla ricerca: arrivano i fondi, ma per quale programma?
 «La ricerca la fanno i ricercatori. Ma senza fondi non si fa nulla. I finanziamenti c’erano già in casa, abbiamo fatto valere il nostro ruolo presso la Regione. Soldi che anziché andare a strutture esterne, che poi chiedevano a noi di fare la ricerca, li hanno dati direttamente a noi».
 Basterà a risalire la classifica fra atenei italiani dove Cagliari è al 40° posto?
 «Il problema è politico. E con Sassari lo porremo alla classe politica. Siamo stati valutati sulla base del numero di giovani che hanno trovato lavoro nell’anno successivo alla laurea e degli importi di progetti europei che l’università è riuscita ad aggiudicarsi, se ci avessero valutato su didattica e ricerca saremmo al 23° posto. E c’è da aggiungere che, qui, i ragazzi arrivano all’università meno preparati. I nostri studenti vengono da doppi turni, pendolarismo: si deve avviare un progetto comune per rilanciare la scuola di base».
 A proposito di razionalizzazione: sparirà la facoltà di Architettura?
 «Secondo il processo avviato dalla Gelmini, Cagliari non dovrebbe avere più di sei facoltà. I colleghi sanno che dovranno tornare nell’alveo di Ingegneria».
 Architettura solo ad Alghero, quindi.
 «Credo che avrà più problemi di Cagliari. Da sola quella facoltà non può reggere. Tutto il mondo universitario sta cambiando».
 Quando c’è crisi i programmi sono d’aiuto. I prorettori non hanno ancora esternato i loro.
 «Direi che questa è una disinformazione. Nel programma pluriennale ci sono vari capitoli con le varie politiche scritte assieme ai prorettori. Si tratta di linee generali che si devono tradurre su scelte concrete di bilancio: nel documento triennale ci sono fondi per didattica e ricerca. Anche per allungare gli orari di apertura delle biblioteche».
 Professore, la cerimonia di inaugurazione è stata vissuta come un’esclusione: era a inviti e nella biblioteca non c’era spazio per tutti i dipendenti.
 «La cerimonia era un ritorno alla tradizione che, per l’università, è la conoscenza. Voleva essere l’occasione per illustrare alle istituzioni i problemi dell’ateneo, che non è una realtà avulsa dal territorio. Anzi: è il luogo dove si formano i quadri della società. E il dialogo si comincia parlando di sè».
 E’ vero che la dirigenza sta soffrendo un po’ del suo dialogare con l’esterno e non con chi lavora nell’ateneo tutti i giorni?
 «Mah, non mi risulta. Qui ci sono 18 anni di abitudini basate sui rapporti personali. E’ difficile far passare la necessità di dare funzionalità. Noi ci siamo per erogare servizi agli studenti, non per esistere e basta».
 L’assessore alla sanità Liori dice che l’ospedale di Cagliari è il policlinico, così non si fa più l’ospedale nuovo della Asl 8.
 «Forse non era molto funzionale costruire un ospedale a 500 metri dal policlinico. Un doppione, perché l’ospedale universitario non raggiunge l’equilibrio anche didattico se non ha tutte le patologie, compreso il pronto soccorso».
 Didattica e ricerca sono la missione prima dell’azienda mista, negli ospedali però si devono anche curare le persone.
 «Io credo che se ci sono ospedalieri bravi è perché ci sono stati professori bravi».
 Dicono che lei non accetti suggerimenti.
 «Non mi pare, stiamo agendo su un programma votato da senato accademico e consiglio di amministrazione».
 Dicono che lei sia un accentratore senza il carisma di «Pasquale».
 «Datemi tempo...».
 
 
La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
 
Cavalieri ha sottoscritto l’incarico
Il nuovo commissario ieri a Cagliari dal governatore Cappellacci
 
 
 SASSARI. Il cambio al vertice dell’azienda mista è stato formalizzato a tutti gli effetti. Dopo la sottoscrizione dell’Intesa tra la Regione e il rettore dell’Università Attilio Mastino avvenuta il 28 dicembre, ieri pomeriggio il nuovo commissario Gianni Cavalieri si è incontrato con il governatore Cappellacci per mettere nero su bianco i termini dell’incarico. Cavalieri raccoglie il testimone del precedente direttore generale Renato Mura e guiderà l’azienda ospedaliera universitaria per sei mesi. Nei colloqui con Mastino e con Cavalieri, il presidente della Regione non è entrato nel merito delle emergenze da affrontare. Si è parlato genericamente di impegno e possibili finanziamenti, ma senza cifre e tempi. Cavalieri eredita non pochi problemi, molti dei quali sono stati evidenziati in un documento redatto dal Consiglio di Facoltà: tagli e un disavanzo finanziario programmato; una situazione organizzativa precaria, l’inadeguatezza e l’obsolescenza del patrimonio tecnologico, tutti gli edifici fuori norma sotto il profilo della sicurezza. Mastino ha chiesto garanzie sul Piano straordinario per gli interventi strutturali che prevede un intervento complessivo di 120 milioni di Euro (60 su fondi Fas e 60 su fondi statali). Poi c’è in ballo il piano per gli investimenti tecnologici da 3 milioni di euro, che la Facoltà di Medicina ritiene del tutto insufficiente per colmare le carenze esistenti. Ma questi sono solo gli aspetti contabili e finanziari. Cavalieri dovrà anche affrontare un questione più difficile: la coesistenza di due mondi ancora distanti anni luce: quello degli universitari e quello degli ospedalieri.
 
 
La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
 
Sassari, una ricerca di Anna Nudda e Giuseppe Pulina, sull’alimentazione nell’infanzia
 Agnello sardo, alimento ideale
 Secondo solo al latte materno per lo sviluppo cerebrale dei neonati
 
 Interessanti prospettive economiche per l’isola
 
PASQUALE PORCU
 
 SASSARI. Ormai è accertato scientificamente: la carne di agnello da latte, di razza Sarda rappresenta la migliore soluzione, dopo il latte materno, per fornire al neonato i grassi indispensabili per lo sviluppo cerebrale.
 La bella notizia, che apre interessanti prospettive economiche alla nostra isola, viene da una ricerca condotta da Anna Nudda e dai suoi colleghi della facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, coordinati dal professor Giuseppe Pulina.
 Lo studio è stato presentato sia al congresso nazionale che a quello mondiale dell’«Animal and Dairy Science» svoltosi recentemente a Montreal in Canada.
 Pediatri e nutrizionisti sanno bene come la dieta dei bambini in svezzamento e nei successivi mesi debba apportare adeguate quantità di grassi essenziali polinsaturi che favoriscono il corretto sviluppo cerebrale.
 Già, ma quali devono essere le fonti di tali grassi?
 Il gruppo di ricerca di Pulina ha analizzato il contenuto di queste preziose sostanze nutrtive oltre che nella carne di agnello da latte, anche in carni fresche di bovino e in omogeneizzati e liofilizzati commerciali di agnello, di manzo e di vitello, sia biologici che convenzionali.
 «I risultati hanno dimostrato che, dopo l’agnello- ribadisce la dottoressa Nudda-, la migliore fonte di grassi polinsaturi per il neonato è la carne fresca di manzo, seguita da quella di vitello. Meno equilibrati, ma abbastanza validi, sotto questo aspetto risultano gli omogeneizzati biologici, mentre un accentuato sbilanciamento è stato rilevato per gli omogeneizzati convenzionali, sia di agnello (forse perché sono utilizzati agnelli troppo grandi di età), sia di bovino, a causa dell’aggiunta a questi prodotti di olii vegetali, e per i liofilizzati anche di carne di agnello, nei quali non è stato rilevato (o è presente solo in tracce) un acido grasso fondamentale (il DHA)».
 «Vi è da aggiungere,- precisa il professor Pulina- che anche negli omogeneizzati, quelli di manzo sono risultati comunque con una migliore composizione di acidi grassi rispetto a quelli di vitello».
 I risultati della ricerca condotta dagli studiosi sassaresi consigliano alle mamme di preferire per i loro bambini la carne fresca di agnelli da latte e, quale seconda preferenza, quella di manzo (preferibilmente allevato al pascolo).
 Mentre per quanto riguarda gli omogeneizzati, sarebbe preferibile orientarsi verso quelli di agnello o di manzo o vitello allevato al pascolo. Ma come sono gli omogeneizzati prodotti dalle grande industrie alimentari per l’infanzia?
 «La grande variabilità trovata fra le diverse case produttrici- ribadisce Anna Nudda- dovrebbe spingere i consumatori e i pediatri a pretendere che gli alimenti per l’infanzia riportino in etichetta il contenuto in acidi grassi essenziali».
 Inutile dire che dalla ricerca condotta nella facoltà di Agraria dell’Università di Sassari potrebbe aprire nuove prospettive commerciali all’impiego degli agnelli sardi da latte per la corretta alimentazione nell’infanzia.
Esperti scientifici nel settore della nutrizione infantile hanno sottolineato quanto sia importante l’assunzione di acidi grassi nella dieta dei neonati. In particolare si raccomanda che sul sul totale degli acidi grassi nella dieta il 10% debba essere in acido linoleico (LA); 1,5% acido alfa-linolenico (ALA); 0.5% acido arachidonico; 0.35% per il DHA. E inoltre un contenuto in acidi trans inferiore al 3%; il rapporto omega6/omega3 ed in particolare il rapporto LA /ALA dovrebbe essere circa 8 (rapporto che è superiore al valore raccomandato per gli adulti).
 «Ma nonostante l’importanza degli acidi grassi nella alimentazione infantile,- ricorda il professor Pulina- i prodotti commerciali per l’infanzia a base di carne non contengono questa informazione in etichetta. Anzi le informazioni in etichetta non differiscono da quelle riportate in qualunque prodotto commerciale. Al contrario, i latti artificiali, riportano in etichetta il contenuto in acidi grassi essenziali (LA e ALA). Eppure anche questi sono consigliati (esattamente come gli omogeneizzati) a partire dal 4-5º mese di età».
 Un capitolo altrettanto interessante del quale si sta occupando l’équipe del professor Pulina riguarda l’alimentazione in età geriatrica. E anche in questo caso dalla ricerca c’è da attendersi risultati molto interessanti.

Questionario e social

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