UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 13 dicembre 2009

Domenica 13 dicembre 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 dicembre 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e redazione web
 

 
L’UNIONE SARDA
1 - Giurisprudenza, convegno. Antonio Pigliaru 40 anni dopo
2 - Dipartimento studi storici geografici e artistici presenta rivista “Afers”
 
LA NUOVA SARDEGNA
 

 
L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 57
Convegno a Cagliari, facoltà di Giurisprudenza
ANTONIO PIGLIARU 40 ANNI DOPO
A 40 anni dalla scomparsa, la facoltà di Giurisprudenza di Cagliari celebra Antonio Pigliaru, uno dei intellettuali più lucidi che la Sardegna abbia prodotto, docente della facoltà nella seconda metà degli anni Cinquanta: quelli in cui lavorava alla sua opera più cnosciuta: La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico . La facoltà, con la sezione cittadina dell’Elsa (The European Law Student’s Association) lo ricorda con una iniziativa «che secondo il suo insegnamento vuol essere aperta al contributo di presenze esterne al mondo accademico». Dell’attualità di Pigliaru si parlerà domani alle 16 nell’aula Arcari di via Sant’Ignazio 86. Dopo i saluti del Rettore Giovanni Melis e del preside Massimo Deiana, sono previste le relazioni di Francesco Cocco, che fu suo allievo, di Giuseppe Lorini (filosofo del diritto), Michelina Masia (sociologa del diritto), Andrea Pubusa (diritto amministrativo). Promuovono Regione, Provincia, Comune, Università, Ersu.
  
 
2 - L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 57
IN BREVE DALL’ISOLA
Rivista Afers
Domattina alle 11, Aula 4 B del Dipartimento studi storici geografici e artistici dell’Università di Cagliari si presenta il numero monografico della rivista “Afers”, dedicato a “El regne de Sardenya a l’època moderna”.
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
 
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Sassari
AZIENDA MISTA
Percorsi dei pazienti operati
tra le criticità da affrontare
SILVIO PINNA 
In riferimento all’articolo su la Nuova Sardegna del 6 dicembre appare doveroso fare alcune precisazioni per offrire una panoramica completa sullo stato delle cose e sull’impegno della direzione dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, di cui fa parte il complesso “le stecche”. Le criticità evidenziate nell’articolo e riferite in particolare ai percorsi differenziati per i pazienti operati, rappresentano un problema annoso, fin dal momento in cui entrò in funzione il blocco operatorio privo di percorsi differenziati. Bisogna dare atto che l’attuale dirigenza, operativa solo da un anno, sta concludendo un percorso condiviso con gli organi regionali per mettere a norma le strutture, a partire dal blocco operatorio. Alcune criticità, quali la promiscuità dei percorsi per i pazienti e soprattutto per quelli operati, potranno essere superate definitivamente solo con la realizzazione del nuovo complesso ospedaliero dell’Aou, il cui progetto è stato presentato all’assessorato regionale alla Sanità dal direttore generale dell’Aou, congiuntamente al rettore e al preside della facoltà di Medicina e che attende la conferma dei finanziamenti per la sua realizzazione. Fatta salva la libertà degli organi di stampa di far conoscere ai lettori lo stato dei servizi pubblici, occorre tuttavia far conoscere le iniziative intraprese dall’Aou e dall’Università per rimuovere criticità come quelle evidenziate e altre molto importanti, quali lo stato di degrado di gran parte del patrimonio edilizio e le carenze del parco tecnologico. Ciò per evitare allarmismo fine a sé stesso e per creare un atteggiamento solidale a sostegno di coloro che, nonostante le carenze, cercano di offrire un servizio di alta professionalità, adeguato alle aspettative di chi si affida alle strutture sanitarie dell’Aou.
prof. Giuseppe Madeddu, preside facoltà di medicina
prof. Giulio Rosati, delegato rettoriale alla sanità dell’università
 
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Oristano
Esplode la rabbia dei lavoratori del Consorzio Uno: «Sono state tradite tutte le promesse» 
LA REGIONE CONFERMA I TAGLI ALL’UNIVERSITÀ ORISTANESE 
Accuse anche al Comune: «Per noi neanche un euro ma salva l’aeroporto» 
ORISTANO. L’amministrazione regionale ha confermato i tagli all’università oristanese. Si materializzano così le paure dei lavoratori del Consorzio Uno e degli studenti che avevano sperato nelle tante promesse di amministratori locali e regionali. In un durissimo documento i dipendenti del consorzio che gestisce l’università oristanese lanciano un atto d’accusa contro l’intera classe dirigente che non ha saputo dare seguito, con atti concreti, alle tante parole spese a favore dei corsi avviati a Oristano. Accuse anche al Comune, reo di spendere soldi «in un aeroporto che non c’è».
 
Ci chiediamo quali criteri abbiano ispirato le scelte della Regione per la divisione dei fondi per le sedi decentrate 
ORISTANO. «Amarezza» e «sconcerto» per un epilogo che molti avevano previsto, ma che i dipendenti del Consorzio Uno speravano di non dover vedere. In un durissimo documento i lavoratori dell’università oristanese prendono atto della suddivisione del Fondo unico per le sedi universitarie decentrate sarde: «Non contiene ciò che ci era stato promesso, o quanto meno, ciò che ci avevano autorizzato a sperare».
Nella delibera della Regione, scrivono i dipendenti dell’università oristanese, «si dichiara che le risorse economiche destinate alla sede universitaria decentrata di Oristano sono esattamente le stesse fornite nel 2008 dalla giunta Soru, non un centesimo di più ma, motivo di grande soddisfazione per l’Assessore Bayre, con la bellezza di 8 giorni di anticipo rispetto a quanto accaduto nel 2008».
Ma ciò che è più grave, secondo i dipendenti del Consorzio Uno, sono le motivazioni indicate nella delibera: «si è infatti deciso di dare un maggiore contributo alla sede di Olbia come “premio” per il maggior numero di iscritti per l’anno accademico 2009-2010, dimenticandosi completamente che i corsi di Oristano sono a numero chiuso (e quindi non possono incrementare il proprio numero di nuovi iscritti) e che, rispetto all’anno scorso, gli iscritti di Olbia sono diminuiti, e non aumentati».
E le altre sedi? «Nuoro che ha perso un gran numero di corsi e, di conseguenza, di immatricolazioni, è stato confermato il medesimo finanziamento del 2008; Iglesias per il corso di laurea di Scienze dei Materiali che non esiste più, quando tutti sanno che è stato trasferito alla cittadella universitaria di Monserrato e questo dettaglio non può essere sfuggito agli efficientissimi uffici regionali».
Dopo la conferma dei tagli, i lavoratori dell’università oristanese pongono pubblicamente una serie di domande: «Con quale criterio è stato valutato l’incremento di iscritti presso la sede di Olbia meritevole di un tale “premio”? Che cosa è stato valutato per Nuoro e Iglesias? E per Oristano? Che fine hanno fatto, quindi, i parametri di valutazione della qualità di un corso di laurea? Una volta si diceva che la validità di una sede universitaria si valutava in base al numero dei laureati, al numero degli occupati dopo la laurea, alle strutture ed ai servizi didattici messi a disposizione degli studenti; perché tutto questo non conta più nulla? Come mai Oristano rimane sempre fuori dagli interessi di tutti? Come mai ci si ricorda del nostro territorio solo durante una campagna elettorale o solo quando si tratta di impiantarvi centrali eoliche e nucleari?».
Nel duro documento si ricordano i tanti contatti e le tante promesse degli ultimi nove mesi. «Abbiamo spiegato all’opinione pubblica e a tutte le parti politiche interessate (o presunte tali), e alle stesse Università, i gravi problemi che il taglio alle risorse operato nel 2008 dalla giunta Soru ha prodotto alla nostra sede decentrata in termini di qualità di servizi, di posti di lavoro e di prospettive di miglioramento».
E ancora: «Abbiamo ricevuto dall’assessore Bayre grandi elogi conditi con parole di conforto di circostanza, proprio come si fa ad una veglia funebre, Abbiamo assistito alle appassionate dichiarazioni dell’on. Oscar Cherchi a proposito di una fantomatica integrazione di 500 mila euro al contributo messo a disposizione della sede oristanese il quale riteneva, non solo non necessario un impegno da parte di Comune e Provincia, poiché la Regione Sardegna si sarebbe fatta carico di tutto per non far chiudere i corsi di Oristano».
«E che dire - prosegue la nota - del Comune di Oristano, che fa parte del Consorzio Uno? Dichiarazioni di solidarietà e impegno per salvare l’Università, salvo poi non stanziare un solo euro! E salvo, ancora, constatare lo stanziamento di 293.000 euro per coprire i continui debiti di un aeroporto che non c’è invece di salvare l’Università che funziona e senza debiti».
 
 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Fatto del giorno
LA SCUOLA CHE NON FUNZIONA 
L’Italia dimentica la lingua E così perdiamo l’anima 
Dalle elementari all’università gli studenti hanno una conoscenza molto approssimativa dell’idioma nazionale 
Sta venendo fuori un problemaccio che renderà l’Italia di domani peggiore di oggi: gli studenti arrivano all’università con una cultura lacunosa e una barcollante conoscenza della lingua italiana. Leggendo le risposte ai test affrontati dalle matricole, ci viene addosso una desolata depressione. Non considero grave scrivere: «Qual’è la natura» e «Un’uomo», e nemmeno «quore»: sono erroracci, d’accordo, ma non rivelano una stortura del cervello. La stortura c’è in chi scrive: «Se sarei venuto a Roma, t’incontrerò». Si resta allibiti. È tutta la società che perde la lingua. Il padrone di una squadra di calcio ha dichiarato in tv: «C’è chi può e chi non può, io può». Una maestra ha scritto nel verbale di una gita: «Lo scolaro Gamba è caduto e s’è rotto la medesima». La maestra capirebbe l’errore se pensasse la frase in latino. Ma il latino non si fa più o, dove si fa, si fa alla carlona. Il latino ti fa vedere, nella parola che c’è, la parola che c’era, nella frase che scrivi, la frase che si scriveva, e un po’ della parola e della struttura di un tempo rimangono nella parola e nella frase di oggi. Gli studenti che lasciano le biciclette accatastate nei marciapiedi davanti agli istituti, non sanno il latino: non capiscono che un marciapiede deve restar libero perché ci marciano i pedoni, che puoi vedere se guardi in fondo al porticato: il latino li allenerebbe a capire che, se c’è un «ut», prima che il periodo finisca dev’esserci una finale, se scorri avanti con l’occhio la vedi.
La lingua è la nostra struttura. Qualcuno sostiene che «l’inconscio è strutturato come un linguaggio» (Lacan), cioè che i nostri sogni e i nostri sentimenti (e la nostra sessualità) hanno a che fare con la lingua che parliamo. I ragazzi che parlano e scrivono male non sono soltanto studenti sbagliati, sono anche uomini sbagliati. Chi usa una lingua disordinata ha una vita disordinata. La vita di chi non sa parlare e scrivere correttamente è una vita misera. Non parlo di ricchezza, ovviamente: un conto è il tenore della vita, altro conto è la qualità della vita.
Questo è un tempo che ha azzerato il rapporto tra merito e premio. Puoi ottenere anche senza meritare. Non è più necessario studiare, ricordare, scrivere. Si può andare avanti lo stesso, laurearsi e guadagnare. Tutti gli studenti, una volta, per laurearsi, dovevano scrivere un libro: la tesi. Per una volta nella vita, erano «autori». La tesi era il «capolavoro» della loro cultura. Una volta nelle fabbriche si chiamava «capolavoro» il pezzo che l’operaio costruiva davanti agli esaminatori che dovevano assumerlo. Bene, la tesi era il capolavoro di ogni studente, il vertice della sua capacità di ricerca, ragionamento, scrittura. Oggi ricerca, ragionamento, scrittura sono sostituiti da Internet: qualunque argomento è già svolto in Internet. Non devi usare il cervello, basta usare il Copia e Incolla.
E così la nostra società è segnata dalla «perdita della lingua». Che comincia già alle elementari. Non sappiamo scrivere perché non leggiamo, né libri né giornali. Se da noi solo 98 persone su mille leggono un giornale, la domanda è: i nostri cittadini sono in grado di capire e decidere? Sono adatti alla democrazia?
E come mai arrivano all’università, se non sanno scrivere? Non andrebbero stoppati prima, alle medie superiori, alle medie inferiori, costretti a ripetere l’anno, o a riparare a settembre? Insomma, costretti a studiare, leggere e scrivere?
(fercamon@alice.it)
 
 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
Oggi la 26ª edizione della discesa 
GOLIARDIA IN FESTA, IN VIALE TRENTO SFILANO I CARRUZZI 
SASSARI. L’associazione goliardica Turritana e il Pontefice Massimo Carraiolu I “il Soave” organizzano la tradizionale discesa dei carruzzi, arrivata alla 26ª edizione. Appuntamento oggi dalle 10 alle 13 in viale Trento. Nonostante gloriosamente superi quest’anno il quarto di secolo, la discesa dei carruzzi continua a sorprendere per originalità e attualità riscontrabili proprio nei temi che caratterizzano l’allestimento dei singoli carri allegorici e che incarnando in modo colorato disagi cittadini, grandi vicissitudini politiche ed economiche o talvolta semplicemente situazioni o personaggi particolari della nostra Sassari, ne raccontano in modo singolare e del tutto ironico i tratti salienti racchiusi un un messagigo a quattro ruote (anzi cuscinetti a sfera, le ruote non sono accettate da regolamento) che sfila con un pizzico di follia ma con tanto entusiasmo, regalando emozioni, sorrisi e tanta spensieratezza. L’evento è inoltre patrocinato dal Comune e dall’Università.
Nei giorni 17-18-19 dicembre, i festeggiamenti proseguiranno con l’altra storica manifestazione, la “Liberatio Scholarum” che vedrà impegnati i goliardi turritani a “liberare” gli studenti delle scuole superiori. Al termine, il corteo sfilerà al centro storico.
 
 
7 - La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Sassari
BREVI
Facoltà di lingue
Il 16 dicembre con inizio alle ore 9,30, organizzata dalla facoltà di Lingue e letterature straniere e dal Dipartimento di Scienze del linguaggi dell’Università di Sassari, con il patrocinio dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, si svolgerà nell’Aula Lessing, via Roma 151, la «Giornata di studio per Giovanna Rabitti». Alle ore 18,30, a conclusione dei lavori, avrà luogo il conferimento da parte del preside della prima edizione del Premio “Giovanna Rabitti”.
 

Questionario e social

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