Domenica 6 dicembre 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 dicembre 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 29
Accordo sindacati-rettore
Contratto integrativo: il personale ottiene il salario accessorio
   
Firmato il contratto integrativo 2009 per il personale tecnico e amministrativo dell’Università. Sindacati e rettore hanno raggiunto un accordo dopo un duro braccio di ferro che ha rischiato di rovinare l’inaugurazione dell’anno accademico. Cgil, Cisl, Uil e Rsu avevano infatti minacciato di occupare il rettorato se non si fosse arrivati a un esito positivo della vertenza. Per gli 800 dipendenti dell’Università e gli oltre 300 dell’azienda ospedaliera la firma di tutti i sindacati, del rettore Giovanni Melis e del direttore amministrativo vale un bel po’ di soldi che rischiavano di finire sotto la scure del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. Ora l’accordo è al vaglio dei revisori dei conti e tra qualche giorno potrà essere applicato.
L’INTESA Il primo banco di prova delle relazioni sindacali con il nuovo Magnifico si conclude, dunque, con l’accettazione delle proposte dei lavoratori. Che, in sostanza, chiedevano di rendere stabile una buona parte del “salario accessorio”, portandolo all’interno dello stipendio per evitare che future riforme lo mettano a rischio. Tre i punti oggetto dell’accordo. Il primo riguarda le progressioni economiche che l’amministrazione potrà riconoscere (in base all’anzianità, alla formazione e ai titoli professionali del personale) al 45 per cento degli aventi diritto (650 dipendenti) alla data del primo gennaio 2009 e al 25 per cento al primo gennaio 2010. «Più di 400 lavoratori avranno la possibilità di proteggere il salario accessorio dagli attacchi di questa controriforma Brunetta - spiega Giorgio Mancosu, segretario di ateneo della Uil - un pezzo di questo salario diventa stipendio fisso e quindi non più soggetto a sforbiciate».
FONDI RESIDUI Sono in tutto 400 mila euro: verranno distribuiti a gennaio a tutti coloro i quali erano in servizio nel 2007-2008, in base alle categorie e ai risultati della valutazione fatta dall’amministrazione tra i dipendenti. Per i funzionari di categoria D sono state create altre due fasce di responsabilità che consentiranno, in base agli incarichi ottenuti e alla selezione del personale, di scalare ben 5 livelli, sino all’ultimo di 5 mila euro annui. «È l’inizio del dialogo col nuovo rettore - dice Mancosu - ci lascia ben sperare per la futura applicazione della controriforma Brunetta», contro la quale la Uil sciopera il 21 dicembre e la Cgil l’11. «Tutte le erogazioni di denaro - sottolinea il sindacalista - si basano su criteri di merito e premialità che dimostrano che i lavoratori pubblici non solo non sono fannulloni ma ogni soldino se lo devono guadagnare. È un accordo voluto da tutti i sindacati: un’unità necessaria per raggiungere un risultato forte e stabile».
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 29
Fuga di cervelli, aiuti per il rimpatrio
Bando regionale: dieci domande ma i contratti sono due  
Le convenzioni con l’Università a sostegno dei ricercatori sardi all’estero. Ecco le storie
Le esperienze dei ricercatori sardi all’estero e il loro desiderio di tornare nell’Isola
 
C’è una ricercatrice dell’Università di York, un neuroscienziato che lavora a Londra, un fisico del Massachusetts institute of technology di Boston. Sono alcuni dei cervelli dell’Università di Cagliari fuggiti all’estero, chi per scelta chi per necessità, quasi sempre perché attratti dalle maggiori prospettive di altri Paesi. Per molti ricercatori sardi è stato così e le difficoltà che ancora esistono in questo pianeta, i continui tagli ai fondi per finanziare i progetti, favoriscono l’emigrazione di tanti giovani, in Europa e nel resto del mondo, dove possono farsi valere e trovare un’occupazione stabile. Quanti siano è difficile dirlo, ogni dipartimento sa il fatto suo, ma indubbiamente è un campione variegato. «Chi resta qui deve avere molta pazienza, ci sono 50enni ancora precari - spiega Angela Carreras, dirigente della direzione Ricerca scientifica - la scelta di partire dipende anche dalla rete di relazioni internazionali sviluppata durante il percorso di studi e ricerca fatto all’Università. Molte volte sono i professori a spingere i propri allievi a fare esperienze all’estero: ritornano con un bagaglio di esperienza e pubblicazioni di particolare importanza e valenza nei concorsi universitari».
RIMPATRIO Ma vogliono tornare. Non tutti, ma tanti. Non è facile stare lontano da casa ma è ancora più difficile tornarci. C’è chi da anni ci sta tentando con il programma ministeriale sul rientro dei cervelli, consultabile nel sito dell’Università: dal 2001 a oggi c’è riuscito il sardo Michele Saba, fisico di punta del Mit di Boston. Il suo contratto è in scadenza, dopo i 4 anni canonici, il massimo consentito dal ministero che finanzia la retribuzione dei ricercatori per il 100% e il programma di ricerca per il 90 per cento. Ora si attende il bando di quest’anno, che il ministero ha congelato in vista di alcune modifiche che intende apportare alla procedura.
BANDO REGIONALE Ma un’opportunità ai docenti e ai giovani ricercatori sardi che desiderano rientrare nell’Isola la offre quest’anno anche la Regione con i fondi della legge 3 del 2008. In palio ci sono per Cagliari solo due posti: due contratti di due anni (rinnovabili per altri due) da 75 mila euro l’anno, corrispondente alla fascia stabilita dal ministero per i prof ordinari. Le domande, da parte di chi ha svolto un’attività di ricerca all’estero per almeno tre anni (i candidati possono essere nati in Sardegna o figli di genitori sardi), scadevano il 20 novembre e saranno esaminate con i relativi progetti da una commissione nominata dal rettore. Quante sono? Una decina, troppe quindi rispetto ai posti in palio. «È stata una scelta meditata - spiega Lidia Melis, responsabile dell’ufficio rientro dei cervelli - bisogna rendere appetibile il rimpatrio, seppure temporaneo, con compensi ben remunerati: è un’opportunità che apre una porta in più al ricercatore che vuole rientrare».
CHI CI PROVA Sara Farris, laurea alla Sapienza di Roma, insegna Sociologia ad Amsterdam e a 32 anni scrive saggi e libri in inglese: ha fatto domanda per ritornare nella sua terra. «Ci spero - dice - sono partita prima per Londra con una borsa universitaria, poi in Germania e Olanda: anche qui è difficile ottenere impieghi stabili». Dall’Università di York Maria Raimonda Usai tenta da anni il rimpatrio. «Ho fatto la domanda con il bando regionale: voglio tornare per fare ricerca in Sardegna e far rifiorire la mia terra portandola all’avanguardia». La sua laurea in geopedologia le consente di studiare i segreti del suolo e dell’archeologia. «Nella domanda di rimpatrio propongo di studiare le necropoli sarde, i cui studi non sono stati mai completati». Chi per ora non ha in mente un biglietto di ritorno è il neuroscienziato Roberto De Lisa: è stato assunto all’Emea, l’Agenzia europea dei medicinali, a Londra. «Mi sento molto sardo da quando sono qui». Tornare? «Certo, un giorno: si tratta solo di decidere quale».
CARLA RAGGIO

3 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Adesso si dopano anche i giocatori di scacchi 
Il controllo degli atleti in un convegno alla cittadella universitaria 
MAURO FARRIS 
 
CAGLIARI. Quando lo sport puzza di farmacia e gli interessi economici vincono il braccio di ferro con la salute. Si è parlato dell’annoso problema del doping ieri, nella sala conferenze della cittadella universitaria di Monserrato, nel corso del convegno intitolato “La tutela della salute dello sportivo e la lotta al doping”, tema di strettissima attualità.
 Davanti a giovani medici ed operatori sportivi si è consumato il dibattito che non ha trascurato l’approfondimento promesso su uno dei temi più caldi dello sport professionistico del terzo millennio.
 Nutriti gli interventi degli specialisti della disciplina: «La lotta al doping si è fatta oggi molto più complessa di qualche anno fa - ha spiegato nell’aprire i lavori Giampiero Cortis, professore del laboratorio di tossicologia forense dell’Università di Cagliari - le sostanze usate dagli atleti sono molto più sofisticate e di difficile individuazione rispetto al passato». Problemi che si aggravano, come ha spiegato Alessia Maccioni, membro dello staff di Cortis, quando gli esami pratici riguardano ad esempio il testosterone: «E’ uno degli esami più complessi perché sulla sua analisi incidono anche alcuni aspetti genetici. Gli originari dei paesi asiatici, ad esempio, ne hanno un quantitativo più basso che ne rende difficile l’individuazione a scopi fraudolenti del prodotto sintetico».
 Nel mondo sono presenti 34 laboratori accreditati per l’analisi dei campioni - in Italia uno soltanto all’Acquacetosa di Roma - gran parte di questi si trovano in Europa. Soltanto due però hanno sede nel continente africano: «Questo fa capire la portata del problema - ha proseguito Maccioni - pensate a quanti atleti di livello internazionale provengono da quell’area geografica».
 Le nuove frontiere della ricerca passano poi per l’analisi di campioni biologici diversi dal sangue: «Oggi si sta pensando di utilizzare per gli esami anche il capello - ha spiegato nel suo intervento Cristiana Stramesi del laboratorio di tossicologia forense di Pavia - questo cresce circa un centimetro al mese e l’analisi di singole frazioni dello stesso permette di risalire anche all’assunzione del farmaco vietato nei mesi precedenti la gara incriminata».
 Infine un’occhiata curiosa al passato e al presente del doping fai da te, colorato anche del blu del viagra: «Bartali beveva trenta caffè al giorno, i maratoneti usavano addirittura la stricnina e oggi c’è chi fa uso della pillola blu per via dei suoi effetti vasodilatatori - conclude Cortis - allora nessuno considerava il fatto disdicevole. Al giorno d’oggi, invece, è soprattutto il grande interesse economico che ruota attorno alla vittoria ad alimentare il problema».
 Non solo calcio e ciclismo, di recente è stato addirittura trovato positivo al test del Coni un giocatore di scacchi: «Ovunque ci sia commercializzazione del risultato sportivo può esserci doping - conclude Cortis - e la cosa più grave è che la gente non sa che ciò che assume adesso potrà avere effetti, anche devastanti, in futuro».

Questionario e social

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