Sabato 28 novembre 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 novembre 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e redazione web
 
L’UNIONE SARDA
1 - Commenti. Quei ricercatori a metà
2 - Oristano. Università: è rivolta per i fondi 
3 - Remo Bodei e la filosofia nella valigia
4 - Monserrato. Convegno sul morbo di Parkinson
 
LA NUOVA SARDEGNA 
5 - E’ atterrato lo Shuttle. A bordo i topini sardi
 


L’UNIONE SARDA
 
1 – L’Unione Sarda
Commenti - Pagina 47
incertezze e ripensamenti  
QUEI RICERCATORI A METÀ
Dopo il via libera del Consiglio dei ministri (27 ottobre scorso), il "Disegno di legge in materia di organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio" della Gelmini sulla riforma dell’Università è passato alle Camere per la discussione e la definitiva traduzione in legge. Scandito in tre parti concernenti, rispettivamente, le tematiche della cosiddetta "governance", della "qualità e meritocrazia" e del "reclutamento", l’articolato presenta luci e ombre. Forse più ombre che luci. Ci si augura che il lavoro parlamentare riesca, se non ad azzerare (stanti le condizioni di partenza), almeno a ridurre le prime, e a rafforzare le seconde. Ma procediamo con ordine.
Al di là dei principi ispiratori generali della riforma, sempre sbandierati a gran voce (avanzamento "culturale, civile ed economico", produttività, autonomia, trasparenza, organizzazione, professionalità, accorpamenti e rifusioni, diritto allo studio, libertà d’insegnamento, ricerca, responsabilità, valutazione), salvo poi essere contraddetti nel testo, e delle stesse norme tecnico-strumentali, il nodo più problematico rimane quello eminentemente politico. Formato dal Rettore, un rappresentante degli studenti e da massimo altri nove elementi, per un totale di undici componenti, il Consiglio di Amministrazione sarà costituito per il 40 per cento da non meglio precisati "esterni" (ovvero personaggi cooptati dal mondo aziendale e imprenditoriale), assorbendo gran parte dei poteri del Senato Accademico. La capacità di condizionamento che ne deriva non sembra di poco conto, tanto da poter inficiare ogni autonomia operativa di quest’ultimo. Un organo di gestione, il CdA, così concepito si troverà a decidere non solo sulle questioni di bilancio e risorse, ma anche sulle scelte didattiche e culturali che, come è lecito aspettarsi, non saranno certo determinate in funzione delle necessità scientifiche e formative, quanto da interessi di profitto. Il "privato" insomma prenderà il sopravvento, indirizzando lo studio e la ricerca là dove il mercato tira, a vantaggio di uno sviluppo economico di parte.
Le nuove regole riguardanti la qualità e l’efficienza del sistema universitario non convincono e non lasciano ben sperare. Se per un verso è giusto e condivisibile l’istituzione di un fondo premiale per il merito e l’eccellenza degli studenti meno abbienti secondo i dettami costituzionali, per altro verso non si ravvisa affidabilità nell’attribuzione al governo della delega di effettuare, senza la verifica parlamentare, successive riforme della materia con interventi di forte impatto (diritto allo studio, distribuzione risorse, commissariamento degli atenei in dissesto finanziario, criteri di valutazione).
Quanto al riordino della disciplina di reclutamento del personale accademico, si intravedono segnali positivi, sia pure parziali. Il ritorno all’abilitazione nazionale (ex "libera docenza"), il superamento della logica concorsuale "di vicinato", praticata dagli atenei in virtù di una autonomia falsamente intesa, la ridefinizione dei settori scientifico-disciplinari, la rimozione delle ideologie perverse ("università sotto casa", segmentazione dei saperi, proliferazione di sedi, facoltà, corsi di laurea e cattedre), l’istituto del sorteggio, la presenza in commissione di uno studioso autorevole straniero (magari da far valere in regime di reciprocità a livello europeo), costituiscono aspetti significativi di revisione delle posizioni mancate. Semmai rimane ancora inspiegabilmente scoperto il ricercatore, sia nella versione "ante quem" così come in quella "post quem". Eternamente sospeso tra ricercatore vero, a pieno titolo, dotato di autonomia di finanziamenti dignitosi, e docente di fatto, non di diritto. Alla paradossale vicenda della figura storica, in attesa del riconoscimento dello status giuridico sin dall’origine (legge 382/1980), messa ad esaurimento, corrisponde, con simmetria quasi geometrica, la figura "di nuovo conio" a tempo determinato, la cui incertezza di accedere d’un fiato al ruolo di professore associato, previa valutazione, risulta pari all’incognita di ritrovarsi nullafacente alla scadenza dei sei anni di onorato servizio. Tutto questo negandogli addirittura ogni rappresentatività, attiva e passiva, nelle procedure di reclutamento relative al ruolo di appartenenza. A tale riguardo, il recupero in extremis di analoga situazione per il professore associato, ancorché limitato ai concorsi per ricercatore, potrebbe portare il legislatore a ulteriori, doverosi ravvedimenti, ripristinando le graduate rappresentanze preesistenti di ordinari, associati e ricercatori. In perfetta aderenza alle gerarchie delle "maturità scientifiche" possedute e per le quali si scende in campo. Ciò che farebbe pensare a una brutta storia conclusasi però a lieto fine.
Luigi Calcagnile
Università La Sapienza-  Roma
 
 
2 – L’Unione Sarda
Oristano e Provincia - Pagina 21
Protestano gli studenti, i dipendenti e gli amministratori comunali. La Provincia stanzia 100 mila euro
UNIVERSITÀ: È RIVOLTA PER I FONDI
Ridotti i finanziamenti, si rischia la chiusura
I lavoratori del Consorzio uno: «Per Nuoro c’è la conferma dello stanziamento di un anno fa, pur essendoci due corsi in meno e gli stessi contributi sono previsti anche per Iglesias che, però, non ha più nemmeno un corso».
Senza nuove risorse, il destino dell’Università di Oristano sembra già segnato. Corsi e posti di lavoro a rischio, tra le aule del chiostro del Carmine scatta la rivolta. «La realtà oristanese è in continua crescita, ma si ritrova penalizzata rispetto alle sedi di Nuoro e Iglesias». La proposta di delibera della Giunta regionale prevede 1 milione 990 mila euro per i corsi oristanesi, ma dal Consorzio uno erano stati 2 milioni 500 mila euro. «Fondi necessari per consentire la prosecuzione dell’attività didattica, dei laboratori e per garantire tutti i posti di lavoro - ha spiegato Francesco Asquer del Consorzio uno. - Andare avanti in questo modo diventa sempre più difficile». Senza contare lo smacco politico: la suddivisione del fondo unico per le università decentrate (pari a 5 milioni 300 mila euro) sembra svantaggiare pesantemente solo l’oristanese, mentre le sedi di Nuoro (oltre 2 milioni di euro) e Iglesias (404 mila euro) non sembrano risentire di tagli. «Per Nuoro c’è la conferma dello stanziamento di un anno fa, pur essendoci due corsi in meno - sostengono i lavoratori del Consorzio uno, - e gli stessi contributi sono previsti anche per Iglesias che, però, non ha più nemmeno un corso». Una situazione al limite del paradosso. «Noi ci batteremo perché l’Università di Oristano non venga smantellata - ha assicurato il sindaco Angela Nonnis, - saremo accanto a studenti e lavoratori e non abbasseremo la guardia perché crediamo molto in questa realtà». Ma la preoccupazione resta alta: cinque dei ventidue lavoratori sono stati licenziati, gli altri hanno il part- time con una riduzione dello stipendio. Inevitabili le conseguenze sui servizi offerti, con la biblioteca chiusa ormai da mesi. «Speriamo che nella legge Finanziaria del 2010 la Regione preveda maggiori risorse per la sede oristanese - va avanti Asquer, - seguiamo con attenzione l’esame della manovra e aspettiamo fiduciosi». Se lo stanziamento per l’anno prossimo non sarà definito entro i primi mesi dell’anno, non ci saranno più i tempi utili per programmare i corsi e farli ripartire. Secondo la riforma del ministro Gelmini, infatti, l’offerta formativa per avere efficacia deve essere presentata al più presto.
Un piccolo segnale arriva dalla Provincia: saranno assegnati subito 100 mila euro «la prima tranche del finanziamento che avevamo promesso - ha sottolineato il presidente Pasquale Onida. - In questi giorni la proposta arriverà tra i banchi del Consiglio. Entro dicembre saranno disponibili gli altri 100 mila euro». Risorse fresche, quasi un toccasana per i corsi ma che, da sole, non basteranno per programmare con sicurezza l’attività futura e garantire i posti di lavoro. «Credo sia fondamentale uno sforzo da parte di tutti per tutelare questi corsi, non possiamo permetterci di perderli», ha aggiunto Onida.
Valeria Pinna
  
 
3 – L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 50
Remo Bodei e la filosofia nella valigia
Un collega dell’Ucla, l’Università di Los Angeles dove insegna da cinque anni, lo ha definito il meno peninsulare dei filosofi italiani, intendendo dire che non è provinciale. «È vero: ma solo perché sono il più insulare. Sono sardo». A Cagliari, nella sua città, Remo Bodei, ritenuto uno dei grandi filosofi contemporanei, è tornato per una serie di lezioni agli allievi della facoltà di Lettere e Filosofia. A invitarlo Vanna Gessa Kurotschka, ordinario di filosofia morale, nell’ambito del programma “Visiting Professor” finanziato dalla Regione. Tema degli incontri con gli studenti, e della lectio magistralis tenuta giovedì in Rettorato, “I paradossi del tempo e della memoria”. Un tema intrigante che Bodei, accolto dal preside Roberto Coroneo e da molti colleghi dell’Ateneo, ha svolto da par suo. Mettendo in luce la sua visione multidimensionale delle cose: che è cultura del dubbio, capacità di rapportarsi agli altri. Di rovesciare punti di vista e certezze assolute.
Professore, oggi si parla tanto di filosofia, qual è il suo ruolo?
«Quello di sempre, trovare un orizzonte di senso. Veniamo al mondo senza saperlo e volerlo, siamo costretti a vivere una vita entro confini spazio-temporali ridotti. La filosofia ci mette in contatto con ciò che si è pensato e sentito negli ultimi 2500 anni, ci rende più sensati».
Ma che cosa è la filosofia?
«È lo sforzo collettivo di tante generazioni di trovare risposte a domande ineludibili. La filosofia procede attraverso integrazioni, una non cancella l’altra».
La cito: “la filosofia moderna guarda avanti e non in alto...”. Che cosa significa?
«Nel momento in cui la religione cristiana ha perso due pilastri - l’idea della immortalità dell’anima e quella della Provvidenza - e gli uomini sono diventati capaci di guidare il processo storico, ecco che anziché guardare in alto guardano avanti aspettando progressi dall’umanità. Talvolta per la verità si guarda in alto, ma non in maniera decisa. Troppo spesso la religione viene vista come una contrassicurazione, o una moda. Insomma, è uno sguardo a mezz’asta».
Questa estate ha partecipato da filosofo a una crociera nel Mare Egeo, un viaggio dello spirito davvero insolito...
«L’iniziativa ha avuto un grande riscontro, ogni giorno un’ottantina di persone seguivano le mie quattro ore. Anziché scendere a terra e fare shopping mi riempivano di domande. Ho fatto un ciclo di incontri sulla navigatio vitae , sulla analogia tra la nostra vita che attraversa il mare dell’esistenza, senza rotte prefissate, e il viaggio. Viaggio viene dal provenzale viagen , viaticum , le cose che ti porti dietro e ti sostengono. L’inglese travel viene dal francese travail , lavoro, e dal latino triparium , strumento di tortura. È una bella differenza».
Federico Rampini nel suo recente “Slow Economy” sostiene che noi occidentali un po’ depressi dovremmo prendere esempio dall’Oriente che investe più sulla qualità che sulla quantità e non confonde la fretta con la velocità...
«Gli economisti stanno cambiando il loro orizzonte d’azione. Prima si guardava alla massimizzazione, ora si scopre che le scelte umane non sono legate soltanto all’interesse, che a pesare sull’economia ci sono fattori di tipo affettivo-tradizionale. È un mix che non riflette più l’idea di un homo economicus che va verso una sola direzione».
Rampini suggerisce di sostituire come indicatore del benessere al Pil (prodotto interno lordo) il Fil (felicità interna lorda)....
«Anche io credo che il Fil debba essere l’indicatore reale, ma se si muore di fame non funziona. La felicità non si impone a comando, ci vuole una base di benessere e di sicurezza. Si può far molto. Cambiando stile di vita, cercando di prendersela comoda col tempo».
Anche l’era digitale cambia il rapporto col tempo...
«Indubbiamente. E cambia anche il rapporto con gli altri. Pensiamo a Facebook. Io credo con Aristotele che un eccesso di relazioni porti alla povertà delle relazioni. Molti amici, nessun amico».
Il suo studio sulla geometria delle passioni delinea un mondo in cui gli uomini sappiano sfuggire alle “servitù volontarie” e diventare persone a più dimensioni, dotate di senso critico. Né “io mongolfiera” né “animali d’allevamento”. Questa è la sfida dell’uomo moderno?
«È una delle tante: l’egocentrismo e l’edonismo degli anni Ottanta hanno ceduto il posto a un’epoca di crisi che non dà spazio alle mongolfiere... Ora le persone sono più gregarie ed è sempre più difficile pensare con la propria testa. Guardiamoci intorno: oggi si tende ad affidarsi a poteri superiori, a rinunciare all’iniziativa individuale. Domina a destra come a sinistra l’acriticità, e l’individuo non si sente più protagonista».
È un mondo diverso e più fragile... Siamo al tramonto dell’Occidente?
«Direi di sì. L’Occidente mi sembra dominato dalla paura, l’Islam dal rancore, Cina, India e Brasile, nonostante tutto, dalla speranza. Una vignetta dell’Herald Tribune sulle recenti nomine europee era dedicata “al presidente ignoto”. La verità è che gli stati forti non vogliono un presidente forte. Così, 470 milioni di europei per 27 paesi che vanno dalle Azzorre a Cipro e dal Circolo Artico a Malta si ritrovano ad avere un Pil più alto degli Stati Uniti, ma una politica debole e una potenza militare inesistente».
Che cosa è la vita “a bassa tensione”?
«È sottovivere, adagiarsi, non farsi valere come volontà esistenziale. Tra un vidiri e uno svidiri, direbbe Camilleri, non vedi niente. L’economista Amartya Sen si è chiesto come sia possibile che la gente da un lato non si ribelli, dall’altra non cerchi qualcosa di meglio. Hanno ammazzato la speranza, una buona parte dell’umanità rotola verso il basso. Noi si banchetta in una foresta assediata, ma i sensi di colpa individuali servono a poco... Ci vuol altro».
Nel suo ultimo saggio “La vita delle cose” lei distingue tra cose e oggetti: sostenendo che le prime hanno un’intenzione, i secondi sono inerti. Significa che viviamo meglio se ci rapportiamo alle cose?
«Certo. Gli oggetti hanno un puro valore d’uso e di scambio, le cose sono stratificazioni di senso, cosa viene da causa. È un po’ come l’amore, che non deve essere né possesso né indifferenza».
Il prossimo libro?
«È dedicato all’ira, per la collana del Mulino sui vizi capitali. Affronto le passioni tristi in senso spinoziano, cerco di capire l’ambiguità di un sentimento che fa soffrire ma anche gioire... Ne ho altri due in cantiere da una quindicina d’anni: uno sugli ospiti della vita, l’altro sulla vita degli altri: come la immaginiamo, come riusciamo a legarla alla nostra. Al contrario di Rilke non credo a un io simile a un nocciolo, credo sia un nodo sempre ricomposto, un ritagliarsi di rapporti sociali: non mongolfiera ma cantiere aperto».
La sua idea di identità?
«C’è quella naturalistica (le radici), quella che glorifica ciò che siamo diventati, e quella simile a una corda che intreccia diverso fili. L’identità è l’arte del tessitore che mantenendo fermo il suo filo lo mischia con quello degli altri».
Maria Paola Masala
  
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 23
Azienda mista
Convegno sul morbo di Parkinson
Un incontro sul morbo di Parkinson dedicato ai malati, alle loro famiglie e più in generale a chiunque sia interessato ad avere informazioni precise sulla patologia. L’appuntamento è per stamattina alle 9 nella sala convegni della Cittadella universitaria di Monserrato, in coincidenza della prima Giornata nazionale della malattia. L’iniziativa è dell’Associazione sarda malati di Parkinson, presieduta da Danilo Mancosu, in collaborazione con l’Azienda mista ospedaliero-universitaria e il Dipartimento di Neurologia e Neurofisiopatologia dell’Università.
Il programma prevede un convegno scientifico durante il quale si parlerà della diffusione della malattia nell’Isola, del livello di qualità dell’assistenza, delle nuove frontiere terapeutiche e delle necessità e speranze dei malati. Interverranno, tra gli altri, Mario Piga (preside di Medicina), Ninni Murru (direttore dell’Azienda mista) e Maria Giovanna Marrosu (docente di Neurologia dell’ateneo cagliaritano). Nel corso della giornata verranno esposte opere artigianali realizzate da un gruppo di artisti affetti da Parkinson.
(p.l.)
 
 

 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
E’ atterrato lo Shuttle. A bordo i topini sardi 
SASSARI. Ieri alle 15,45 al Kennedy Space Center (Florida) è atterrato lo Shuttle Atlantis si è conclusa l’avventura nello spazio di tre topini, che hanno sostato per oltre tre mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) in una particolare struttura/stabulario chiamata MDS e che saranno ora oggetto di studio in diversi laboratori scientifici italiani e stranieri. Alla missione ha partecipato anche l’Università di Sassari con un esperimento sull’effetto della microgravità su alcuni enzimi dello stomaco e dell’intestino del topo ideato dall’équipe del professor Proto Pippia e della dottoressa Alessandra Peana.

Questionario e social

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