Lunedì 2 novembre 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 novembre 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

L’UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Primo Piano Pagina 2
Le cifre
Trecento milioni per lavoro e infrastrutture
 
Sarà una Finanziaria da 9 miliardi e mezzo, ma tra debiti da onorare e spese fisse (mantenimento degli enti e spesa sanitaria da 3 miliardi su tutte), i margini di manovra restano limitati. Le voci principali sommano investimenti per circa 300 milioni.
La Giunta regionale ha messo in cantiere 50 milioni per il credito d’imposta, con cui aiuterà le piccole imprese a mantenere i livelli occupativi. Inoltre, saranno stanziati 100 milioni all’anno per il prossimo triennio in modo da migliorare le infrastrutture e incentivare le attività produttive. Altri 50 milioni saranno disponibili per istruzione e formazione professionale, 10 milioni per la ricerca scientifica di base, 7 per l’Università. Per fronteggiare la crisi e arginare la perdita di posti di lavoro, accogliendo le osservazioni dei sindacati, sono previsti 100 milioni di fondi regionali per le politiche sociali, che saranno integrati dagli 80 del fondo sociale europeo. Per Francesca Ticca, segretario della Uil, occorre velocizzare la spesa: «C’è la necessità di una riforma adeguata ai tempi e ai bisogni della società a cominciare dalle politiche sociali». (lo. pi.) 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 12
Comune
Gli studenti restaurano i monumenti del cimitero di Bonaria
 
Sit tibi terra levis (ti sia leggera la terra), si augurava ai morti nell’antica Roma. La formula, spesso incisa sulle lapidi funerarie, potrebbe essere lo slogan del programma di riqualificazione e promozione del cimitero di Bonaria, proposto dall’assessore alle Politiche Sociali Anselmo Piras.
Sono diversi i lavori di manutenzione che verranno effettuati in collaborazione con l’Università e la Soprintendenza, come chiarisce il dirigente dei Servizi Demografici Andrea Pinna: «Diversi monumenti sono stati restaurati dagli studenti, con ottimi risultati. Inoltre sta per essere ultimato il centro di restauro nella parte alta del colle». In programma anche il consolidamento del costone roccioso, che verrà messo in sicurezza, e il risanamento dell’orto delle palme. «Entro l’anno il Comune rientrerà in possesso delle cappelle in stato di abbandono, che verranno ristrutturate», aggiunge l’assessore, «e le concessioni saranno assegnate nuovamente con un’asta pubblica». Il Comune sta inoltre portando avanti un progetto con le scuole per realizzare delle visite guidate.
Sul cimitero è stato realizzato un libro fotografico: “Nel silenzio di Bonaria”, di Nicola Castangia.
FRANCESCO FUGGETTA 

 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cronaca
Povertà provvisoria, la nuova emergenza 
Una ricerca di Remo Siza delinea i contorni di un fenomeno sempre più allarmante 
 
CAGLIARI. La povertà non ha la faccia di sempre: non dura per tutta la vita di un individuo, ma non colpisce più classi sociali definite. Le persone che sono povere e restano tali in Italia non raggiungono l’11 per cento, la Sardegna non fa eccezione.
Ma quel che sta crescendo non solo nell’isola, bensì in tutta Europa, è la povertà cosiddetta provvisoria, che ha la caratteristica di durare un anno o due, però riesce a mettere in ginocchio persone, famiglie, addirittura intere reti familiari. Il tema è analizzato da Remo Siza, nel suo libro (Franco Angeli editore) dal titolo «Povertà provvisorie, le nuove forme del fenomeno», collana social issues. Siza, già direttore generale delle politiche sociali all’assessorato regionale igiene e sanità, è autore di una serie di volumi sulla progettazione sociale e insegna politica sociale all’università di Cagliari. «Povertà provvisorie» nasce da una sua collaborazione con l’università di Birmingham e centra il problema delle famiglie che vanno incontro a una povertà, normalmente di durata breve e che raramente si configura come deriva sociale irreversibile. La provvisorietà di tale povertà non deresponsabilizza, però, il sistema sociale. Perché «il rischio di povertà è molto più esteso rispetto al passato, ora - sottolinea Siza nel suo libro - coinvolge quasi la metà della popolazione». Anche in Sardegna. E’ la quantità di nuovi poveri, o poveri «provvisori», che fa esplodere l’emergenza: tale condizione non è legata «a un periodo di crisi economica più o meno grave, ma a dinamiche sociali che generano crescente instabilità e insicurezza nella vita delle persone, nel lavoro, nella famiglia». Il nuovo percorso della povertà è fatalmente destinato a «ridurre l’efficacia degli attuali sistemi di protezione sociale, creando instabilità in tutte le relazioni».
 Le povertà provvisorie colpiscono famiglie un tempo al riparo da questo rischio: nuclei familiari di insegnanti, di impiegati, di operai.
 Le cause dello squilibrio che porta alla povertà, vale a dire la caduta sotto la soglia di reddito che, nei diversi paesi, configura uno stato di povertà, possono cominciare con la perdita del lavoro di uno dei coniugi; una malattia che richiede cure costose e rende impossibile la prosecuzione di un lavoro autonomo; una separazione fra coniugi in famiglie monoreddito; l’impossibilità di stabilizzare il lavoro precario di almeno uno dei coniugi. Se questi eventi si abbattono su famiglie mononucleari, senza quindi una rete di parentela forte, oppure colpiscono famiglie ultime nella serie dei parenti a finire in povertà, ecco che il problema esplode e occorrono misure sociali opportune, calibrate sulla realtà e non su schemi superati. Un esempio. In vari casi, per superare uno stato di povertà, possono «bastare» due azioni: un sostegno economico alla famiglia, l’aggiornamento professionale per il lavoratore che è uscito dal sistema produttivo. L’uno deve durare finché la formazione non è completata, ma con un intervento del genere l’uscita dall’indigenza è certa. Siza nel libro entra nel merito delle politiche sociali che «possono costituire un reale aiuto per le famiglie che si trovano in questa condizione di vita». (a. s.)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Cronaca
L’amministrazione provinciale pronta a mettere a disposizione una cifra prossima ai 300 mila euro per salvare l’università 
Onida rilancia, i dipendenti applaudono 
I lavoratori del Consorzio Uno chiedono che la proposta venga sostenuta da altri enti 
L’intervento finanziario dovrebbe consentire di riaprire la biblioteca 
ROBERTO PETRETTO 
 
ORISTANO. Il presidente della Provincia, Pasquale Onida, rilancia l’idea di un intervento degli enti locali per il salvataggio dell’università oristanese. Mentre i dipendenti del Consorzio Uno sperano che l’iniziativa sblocchi la situazione.
Onida, già nel corso di un’assemblea pubblica, aveva lanciato l’idea di un impegno finanziario degli enti locali, per u periodo di tempo limitato, finalizzato a salvare l’università in attesa di un intervento più consistente e duraturo da parte della Regione. Idea rilanciata nei giorni scorsi dalle pagine della Nuova, ma caduto nel vuoto. Onida però è intenzionato a andare avanti: «Sto determinando la somma da impegnare per l’università - dice -. Spero di riuscire a mettere in piedi una cosa molto seria, con una cifra persino superiore a quella che avevo ipotizzato in un primo momento. Conto di riuscire ad arrivare a 250-300 mila euro».
 Sarebbe per il Consorzio Uno e per l’università oristanese una bella boccata d’ossigeno, che farebbe ripartire una macchina che si sta fermando: «Con questo impegno economico, molto importante per noi - aggiunge il presidente della Provincia -, dovremmo riuscire a salvare l’università oristanese. Si potrebbe riaprire la biblioteca, si potrebbe aumentare il numero dei tutor, migliorare la ricerca e la didattica».
Un intervento non indolore: «Certo, dovremo tagliare in altri settori, e dirò pubblicamente in quali in modo che la gente sappia dove sono stati presi i soldi per salvare l’università. Ma credo sia un atto dovuto».
Si continua a dire dovrebbe essere la Regione a assumersi l’onere di salvare l’Università oristanese, anche alla luce di ciò che era stato promesso in campagna elettorale: «È vero, la competenze in materia è della Regione e dello Stato - ammette Onida -, ma se questi non intervengono che facciamo? Quando sono stato assessore regionale, avevo stanziato miliardi per la sicurezza degli edifici scolastici. Anche quella non era una competenza nostra, ma non potevo lasciare che le scuole cadessero in testa agli studenti. Anche pulire le spiagge non è compito della Provincia, eppure lo facciamo. Tutti dicono che l’università è fondamentale, ma poi in concreto non si fa nulla».
Una frecciata agli altri enti locali, in primo luogo al Comune di Oristano, che non hanno seguito la proposta della Provincia: «So che qualcuno ridacchia della mia iniziativa - dice ancora Pasquale Onida -. Forse pensavano fosse un bluff, ma si accorgeranno che non è così».
Il presidente della Provincia precisda però che l’intervento finanziario dovrà avere una ben precisa e vincolante destinazione: Ovviamente l’iniziativa deve essere vincolata agli obiettivi dell’università per Oristano. Gli atenei di Sassari e Cagliari non si sognino di tuffarsi su queste risorse per spartirsele e poi utilizzare per altro. I soldi sono destinati all’università oristanese».
Intanto ilavoratori del Consorzio Uno, riuniti in assemblea dopo la riunione congiunta dei consigli comunale e provinciale, in una nota «esprimono apprezzamenti per l’impegno delle istituzioni locali per la difesa dei corsi universitari. La crisi che investe il sistema universitario italiano e quello sardo in particolare impone però decisioni rapide e coraggiose».
Per questo motivo i lavoratori manifestano pubblicamente il riconoscimento per l’impegno del presidente della Provincia, Pasquale Onida, che ha proposto una partecipazione finanziaria diretta delle istituzioni locali per salvare i corsi e i posti di lavoro.
«Riteniamo che le parole del presidente Onida siano il primo atto concreto da molti mesi a questa parte e chiediamo che la sua proposta venga discussa e valutata adeguatamente e concretamente dagli organi assembleari istituzionali del territorio».
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Regione. Oggi la seduta per le nomine negli Enti, rinvio impossibile per motivi tecnici 
Niente vertice, decide la giunta 
Forti tensioni, Cappellacci sente i segretari della maggioranza 
FILIPPO PERETTI 
 
CAGLIARI. Fare le nomine il 2 novembre è certamente sconsigliabile, ma Ugo Cappellacci non ha scampo: l’appuntamento è obbligatorio in quanto i termini per il rinnovo degli Enti regionali sono scaduti venerdì scorso (ma a Cagliari era giornata festiva per la ricorrenza del santo patrono). E così, dopo aver reso omaggio in diversi cimiteri ai presidenti deceduti e dopo aver telefonato ai segretari dei partiti del centrodestra, il governatore riunirà la giunta alle 13 per deliberare. E aprire di sicuro un nuovo fronto di scontri e di polemiche nella maggioranza. Alla seduta dell’esecutivo non parteciperà Franco Manca, l’economista che Cappellacci ha nominato in «in diretta» a Nuoro: Manca è al momento incompatibile in quanto aveva fatto causa alla Regione dopo essere stato licenziato da Renato Soru dalla guida dell’Osservatorio industriale e per essere nominato in giunta deve necessariamente eliminare il contenzioso. Giusto il tempo - così almeno si dice - di chiudere la pratica.
Sulle nomine della giunta (c’è invece molto riserbo su quelle di competenza del Consiglio regionale) sono trapelate alcune indiscrezioni. Al Psd’Az è stata assegnata la presidente dell’Ente Foreste, al Pdl l’Istituto zooprofilattico e l’Ersu di Cagliari, all’Udc l’Arst e ai Riformatori l’Ersu di Sassari.
I problemi politici maggiori sarebbero nel Pdl. Per due ragioni. La prima sarebbe dettata dal dominio decisionale che da tempo sarebbe imposto dalla presidente del Consiglio, Claudia Lombardo (che è anche vice coordinatrice vicaria del partito), e dal capogruppo, Mario Diana. I quali, secondo le accuse sotterranee sinora lanciate dalla minoranza interna, approfitterebbero del fatto che il coordinatore Mariano Delogu non può seguire sempre da vicino le vicende regionali in quanto impegnato in Senato. La seconda ragione sarebbe territoriale: i sassaresi (stavolta esclusi persino dall’Ersu) e i galluresi sono sempre più sul piede di guerra.
L’altro fronte polemico è quello di due partiti non organici al centrodestra: Udc e Psd’Az. Nell’Udc, al di là delle questioni di facciata, ci sarebbe uno scontro piuttosto duro: da qui il crescente malumore del capogruppo Roberto Capelli, che anche in questa occasione non ha nascosto il dissenso nei confronti del metodo solitario di governo scelto da Cappellacci. Nell’Udc c’è anche il segretario Giorgio Oppi a scalpitare: avrebbe gestito bene la questione delle nomine, ma preme su Cappellacci per un rafforzamento politico della giunta (in caso contrario minaccia di lasciare l’assessorato e di restare in Consiglio).
Malessere anche da parte del Psd’Az, con il capogruppo Giacomo Sanna che più di altri spinge, in vista del congresso di metà novembre e delle elezioni amministrative del 2010, per una maggiore presa di distanze politica dalla giunta di centrodestra.
 
 

Questionario e social

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