Venerdì 16 ottobre 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 ottobre 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

L’UNIONE SARDA
1 - Costituzione e Pubblici ministeri, editoriale di Leonardo Filippi
3 - Nuovo statuto: il dibattito, un commento di Giuseppe La Sala
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Costituzione e Pubblici ministeri
Giustizia, riforma e carriere separate
di Leonardo Filippi *  
 
Si infiamma in questi giorni il dibattito politico, dopo la "bocciatura" del lodo Alfano, e si lanciano proposte di profonde riforme nel campo della giustizia: la riforma della Costituzione per reintrodurre l’autorizzazione a procedere a tutela del Parlamento contro iniziative giudiziarie; la durata ragionevole dei processi, che potrebbe essere raggiunta con il nuovo istituto della prescrizione processuale (o decadenza dell’azione penale), per cui il processo dovrebbe rispettare la durata prestabilita per legge per ogni fase, superata la quale il processo si prescrive e non può più procedersi; il sovraffollamento carcerario, che ha raggiunto numeri non più gestibili, in mancanza di edifici e, soprattutto, senza incrementare l’esiguo organico della polizia penitenziaria e degli altri operatori.
Tra l’altro, si parla di introdurre la separazione delle carriere dei giudici da quelle dei pubblici ministeri. Si tratta di una questione ricorrente ma che non si è mai completamente attuata. La separazione delle carriere è compatibile con la Costituzione e sembra un buon rimedio per rendere il giudice veramente "terzo e imparziale" non solo rispetto al difensore ma anche nei confronti del pubblico ministero, che oggi è un collega del giudice. D’altra parte, è corretto che le due carriere vengano separate dal momento che si tratta di due funzioni completamente diverse e che pertanto richiedono una diversa specializzazione: il pubblico ministero deve avere le capacità di un buon investigatore e saper coordinare l’attività della polizia giudiziaria e in udienza deve essere un buon argomentatore; al contrario al giudice si richiedono doti di serenità, distacco, profonda conoscenza degli uomini e delle leggi.
La separazione delle carriere comporterà anche la distinzione del Consiglio Superiore della Magistratura in due sezioni, dedicate rispettivamente ai giudici e ai pubblici ministeri e ciò si spera che possa attenuare l’attuale predominio delle correnti al suo interno.
Ma ciò che deve essere chiaro è che, anche dopo la separazione delle carriere, il pubblico ministero deve restare un magistrato indipendente da ogni altro potere, come prescrive la Costituzione al fine di garantire un’amministrazione della giustizia uguale per tutti. L’Italia fece già, in epoca fascista, l’infausta esperienza del pubblico ministero dipendente dal ministro della giustizia e tale dipendenza esiste ancora oggi in qualche Stato, come ad esempio la vicina Francia, dalla quale ci giungono continue doglianze sull’impossibilità per i pubblici ministeri d’oltralpe di svolgere indagini che riguardano gli uomini politici al governo. E’ perciò necessario, nel riformare la giustizia, non dimenticare le passate esperienze e, soprattutto, non dimenticare la Costituzione.
* Ordinario di Diritto processuale penale
Università di Cagliari
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 8
Killer anticancro cercansi
In campo tre équipe di ricercatori cagliaritani
 I farmaci anticancro ci sono già, e spesso funzionano egregiamente. Ma talvolta hanno effetti secondari dannosi, perché, oltre alle cellule malate colpiscono anche quelle sane. La scienza cerca rimedi
di Giancarlo Ghirra
 
La lotta ai tumori fa ogni giorno passi in avanti giganteschi. In attesa che si possa arrivare addirittura a terapie personalizzate per ogni malato (i cosidetti farmaci intelligenti auspicati da oncologi come Umberto Veronesi) chimici, biologi e medici studiano materiali e tecniche utili a tutelare al massimo i pazienti dai danni indiretti . A Cagliari, ma non solo, tre équipe di ricercatori stanno lavorando a un progetto interdisciplinare che non si occupa di studiare nuovi farmaci, ma di convogliare quelli esistenti verso le cellule tumorali, evitando di colpire quelle sane. Partendo dallo studio delle nanoparticelle effettuato dai chimici, gli esperti di Tecnologia farmaceutica guidati dalla professoressa Anna Maria Fadda studiano i comportamenti dei magnetoliposomi , incaricati di trasportare il farmaco proprio al bersaglio voluto: le cellule malate. Le nanoparticelle senza rivestimento di liposomi non potrebbero essere iniettate, e invece i ricercatori studiano come ingannare l’organismo facendogli accettare sostanze estranee.
Terzo, ma non per importanza, è il gruppo guidato da Giacomo Diaz, professore di Istologia a Medicina, che sperimenta gli effetti di liposomi e nanoparticelle: «Attraverso prove di tossicità e biocompatibilità - spiega il professor Diaz- verifichiamo come reagiscono le cellule».
NIENTE FACILI ILLUSIONI Non è il caso di pensare a risultati immediati nella terapia antitumorale sugli uomini, quinta tapa di un processo del quale non è neppure decollato il quarto tempo, che sarà affidato a un equìpe diretta dal professor Amedeo Columbano, incaricato di verificare su topi (il professor Diaz lavora invece in vitro , senza uso di animali) la reazione delle cellule. «I risultati non sono dietro l’angolo - spiega Anna Musinu, professore di Chimica impegnata da quindici anni sul fronte delle nanoparticelle - ma la nostra ricerca interdisciplinare può dare un contributo all’obiettivo di combattere le cellule malate salvaguardando quelle sane tutelando il sistema immunitario dai danni della chemioterapia. Impossibile fornire date o promettere successi. La ricerca non finisce mai».
In Italia, e in Sardegna in particolare, i ricercatori soffrono la quasi assoluta mancanza di finanziamenti, per cui studiare è ancora più complicato. Nella facoltà di Chimica già negli anni Novanta docenti quali Giaime Marongiu, Giorgio Piccaluga e Guido Ennas cominciarono ad avventurarsi sulla frontiera delle scienze biomediche. E nell’ultimo biennio l’équipe guidata dalla professoressa Anna Musinu, 56 anni, presidente del corso di laurea di Scienze dei materiali, ha portato fortemente in avanti le ricerche sui nanomagneti in biomedicina. Con lei ricercatori più giovani, Federica Orrù, Andrea Ardu, Carla Cannas, Davide Peddis, Francesca Marongiu, Mauro Mureddu, tutti del Dipartimento di Scienze chimiche, al lavoro in sinergia con il Dipartimento farmaco chimico tecnologico e con quello di Scienze e Tecnologie biomediche.
MATERIALI PICCOLISSIMI «Attraverso microscopi elettronici ad alta definizione il gruppo di stato solido e materiali del dipartimento di Scienze chimiche - spiega Anna Musinu - lavora sulla sintesi dei nanomateriali e sulla loro caratterizzazione magnetica». Si tratta di un lavoro sperimentale, nel senso che i chimici costruiscono (meglio sintetizzano) particelle infinitamente piccole, ma non più piccole di 20 nanometri, cioé venti milionesimi di millimetro, un miliardesimo di metro. «Non devono essere più piccole -spega la professoressa Musinu - perché altrimenti, mangiate dai macrofagi, si disperderebbero senza agire nel sistema endoteliale. Ma non devono neppure essere più grandi, perché rischierebbero di aggregarsi, creando trombi che ostruiscono i vasi sanguigni».
I chimici preparano insomma in laboratorio (il risultato visibile è una polverina) materiali particolari (si tratta di ferriti di cobalto) dei quali in dieci anni di lavoro in laboratorio sono riusciti a ottenere anche le forme sferiche e cubiche volute. Sono importanti non soltanto forma e dimensione, ma le proprietà magnetiche dei nanomateriali, che incidono sulla temperature e sul tipo di campo magnetico.
È questo un elemento determinante, perché sarà proprio un campo magnetico esterno a guidare il farmaco direttamente nel cuore della cellula malata, attraendolo nel punto in cui può creare effetti terapeutici utili senza sfiorare le altre cellule, quelle sane.
IL RUOLO DEI LIPOSOMI Le nanoparticelle non sarebbero in grado da sole di arrivare alle cellule. «A trasportarle - spiega Chiara Sinico, ricercatrice del Dipartimento farmaco chimico tecnologico - sono dei portatori ( carrier) particolari, i liposomi, vescicole che incapsulano le nanoparticelle magnetiche verso l’organo da raggiungere. I liposomi sono in grado di ingannare il sitema immunitairo, evitando che i farmaci vengano fagocitati o eliminati dal sangue. E per studiarne ancora meglio i comportanti abbiamo ora incapsulato un marcatore fluorescente del quale sarà ora più semplice al nostro gruppo, formato anche dai ricercatori Francesco Lai, Maria Manconi, Donatella Valenti e Alice Floris studiare il destino».
IPERTERMIA CONTRO I TUMORI Siamo insomma davanti a ricerche raffinate e affascinanti. Oltre al trasporto guidato e selettivo di farmaci verso le cellule malate, i ricercatori studiano gli effetti terapeutici del riscaldamento della zona tumorale. «Attraverso la magnetizzazione delle nanoparticelle -spiega la professoressa Musinu - si possono portare la zona malata a una temperatura di 42 gradi, in grado di uccidere le cellule tumorali».
Trasporto guidato di farmaci e ipertermia sono dunque due degli obiettivi degli studi ricerche in corso a Cagliari. Studi tanto più notevoli se si considerano le enormi difficoltà della ricerca scientifica, in particolare di quella di base, priva di finanziamenti e con i giovani studiosi sottopagati e superprecari, costretti spesso dopo anni di dottorato ad abbandonare lavoto e ricerca. Un danno incalcolabile.
 
3 – L’Unione Sarda
Commenti Pagina 43
nuovo statuto: il dibattito
Sardi con (poco) coraggio
di Giuseppe La Sala*
 
 Il dibattito sulla modifica dello Statuto sardo suscita l’interesse di gran parte della popolazione essendo essa sensibile ai principi autonomistici che affondano le radici nella storia del nostro popolo. Ragioni storiche, geografiche, linguistiche, culturali diverse dal resto dell’Italia giustificano le rivendicazioni autonomistiche, e la specialità della nostra regione è stata riconosciuta attraverso lo Statuto del 1948.
Emerge sempre più il convincimento che l’autonomia concessa allora dallo Stato non sia stata sufficiente a soddisfare le esigenze, mentre la specialità perde di significato con l’attuazione del federalismo fiscale e il decentramento dei poteri anche nelle altre regioni attraverso la riforma del titolo V della Costituzione italiana. Sembra diffondersi sempre più il convincimento che il mancato conseguimento dello sviluppo economico della Sardegna, obiettivo primario posto allorquando fu istituito lo Statuto autonomo, e inseguito in sessanta anni attraverso la politica regionale, nonché con gli interventi statali e comunitari, sia da attribuire alla insufficiente autonomia concessa.
Conseguente è il convincimento che la modifica dello Statuto porterà allo sviluppo economico sperato, oppure in via riduttiva che non possa esservi sviluppo economico in assenza di una maggiore libertà autonomistica.
Né l’uno né l’altro degli assunti si sono verificati, né alcuno dei loro assertori si è mai cimentato nel dimostrarlo.
Doverosa è una corretta analisi critica delle vicende e delle azioni di politica economica regionale che copra l’intero sessantennio, ed è da verificare, in termini scientifici, che il mancato sviluppo dell’economia regionale è in tutto o in parte attribuibile alla insufficiente autonomia concessa; nondimeno occorre effettuare un corretto distinguo tra autonomia giuridica e autonomia politica. Nel passato autonomistico sardo, i due concetti non hanno coinciso e se la prima ha trovato i propri confini nelle decisioni della Corte Costituzionale, la seconda, sostanzialmente più fattuale, trova i propri confini nella interdipendenza politico-partitica tra centro e periferia.
Tra le rivendicazioni autonomistiche, rilevante importanza viene riconosciuta all’attribuzione alla RAS (Regione autonoma Sardegna) di maggiori percentuali di entrate tributarie tra quelle erariali percepite nel territorio, mediante la modifica in termini estensivi degli articoli 7 e 8 dello Statuto sardo.
Naturalmente si tratta di aspirazioni localmente unanimemente condivise, così come condivisa è la richiesta di maggiori trasferimenti di risorse finanziarie dallo Stato e dalle istituzioni comunitarie a favore della nostra regione.
Ciò che però risulta evidente è che, se le risorse non si traducono in investimenti o servizi capaci di innestare un processo economico autopropulsivo nel breve, medio e lungo termine, si riducono a un trasferimento di risorse che, se anche incrementano la ricchezza disponibile della popolazione, finiscono per incrementare la domanda di beni e consumi prodotti prevalentemente all’esterno del territorio regionale senza però raggiungere l’obiettivo atteso.
Le risorse finanziarie pubbliche sia di provenienza regionale, statale o comunitaria per quanto ingenti e straordinarie, anche alla luce della esperienza degli anni pregressi non appaiono sufficienti se non accompagnate da altri provvedimenti modificativi, in modo significativo, del modo di utilizzo della finanza regionale.
Ben venga un nuovo Piano di rinascita come da molti auspicato, purché esista una chiara indicazione degli indirizzi da seguire e con l’adozione di comportamenti attuativi, oltreché trasparenti e rispettosi della forma, sostanzialmente efficaci a cui si deve accompagnare la verifica sistematica del raggiungimento del risultato. A differenza di quanto avvenne in occasione dell’insuccesso di El Alamein dove non mancò il coraggio ma i mezzi, in Sardegna non mancarono i mezzi, ma il coraggio di riconoscere che lo sviluppo economico deriva dalla capacità di produrre ricchezza endogena mediante l’impiego ottimale dei fattori della produzione, che nell’Isola certamente non mancano.
*Università di Cagliari
 
4 – L’Unione Sarda
Oristano e Provincia Pagina 17
Il caso Tagli a personale e stipendi
Università a rischio, i dipendenti chiedono garanzie
 
 Quale futuro per l’Università oristanese? Il quadro non è roseo, i fondi regionali non sono ancora arrivati e non ci sono certezze per il personale. Da loro parte un disperato grido d’allarme. «I corsi si avviano lentamente verso il declino nell’indifferenza generale».
I venti lavoratori, impegnati quotidianamente a garantire i servizi, non nascondono la preoccupazione «per il futuro e dell’importante presidio culturale», hanno scritto in una lettera aperta. Ben lontani dall’accusare qualcuno, chiedono maggiore attenzione. Per anni ci si è battuti per portare i corsi accademici a Oristano «oggi non vediamo lo stesso impegno nella difesa di una risorsa culturale, strategica ed economica», dichiarano. «I numeri della presenza universitaria oristanese sono noti, alcuni corsi sono unici nel loro genere, il numero dei laureati, gli iscritti, i lavoratori - sottolineano. - L’Università genera ricchezza, Oristano è disposta a rinunciare a tutto questo?». Il personale ricorda l’assemblea pubblica che nello scorso marzo si concluse con le rassicurazioni dei politici oristanesi. «Dove sono oggi? Abbiamo saputo di una riunione convocata recentemente per discutere della crisi in atto - riferiscono, - ma dove sono i fatti e le decisioni?». Da marzo ad oggi l’organico è stato ridotto di 5 unità, l’orario di lavoro e gli stipendi tagliati drasticamente. «Nessun intervento è stato fatto - vanno avanti, - dobbiamo pensare che le promesse di marzo si siano sciolte al caldo estivo? Non basta dire faremo, vedremo, ci impegneremo. Occorrono atti concreti prima che sia troppo tardi».
I lavoratori chiedono un impegno tangibile e diretto degli Enti soci del Consorzio Uno, a partire da Comune e Provincia. «Occorre credere nell’Università e investire, politicamente e finanziariamente - recita la lettera, - così come si fa per tanti altri enti e società non sempre del tutto virtuose. Non vogliamo fare guerre tra poveri, ma come è possibile che ogni anno le istituzioni spendano centinaia di migliaia di euro per altre iniziative e non stanzino nemmeno un euro per una realtà come quella universitaria». Il personale aspetta segnali precisi e fatti: «Attendiamo la divisione del fondo regionale e chiediamo ai Consigli comunale e provinciale, alla Camera di commercio di discutere e decidere se sostenere economicamente e non più solo a parole l’Università a Oristano». L’alternativa è la chiusura. ( v. p. )
 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro Pagina 19
Cappellacci accetta l’invito del sindaco Zidda
La prossima settimana vertice in città con il presidente della Regione
 
Il presidente della Regione Ugo Cappellacci ha accettato l’invito del sindaco di Nuoro Mario Zidda e la prossima settimana sarà in visita ufficialer a Nuoro. Data e programma degli incontri sono in via di definizione, intanto lo stesso Zidda che ieri ha avuto un colloquio telefonico con Cappellacci è soddisfatto per la pronta risposta del presidente che, si legge in una nota, «conferma la politica di ascolto della Regione nei confronti dei diversi territori della Sardegna». Molti gli argomenti sul tappeto, indicati dallo stesso primo cittadino nella lettera d’invito della settimana scorsa: crisi economica e sociale, arretramento dello Stato, Università, e la necessità di porre le basi per un concreto piano di sviluppo alternativo.
«Si cancellano molti servizi statali e legati al sistema statale - scrive Zidda - ma lo stesso Stato oggi non ha - e pare non preoccuparsi di averlo - un progetto alternativo, come fu a suo tempo l’idea della fabbriche e dell’università per il Nuorese. Anche dell’Università, attendiamo di poterne parlare, perché sembra ormai certa la volontà di smantellamento, prima ancora che gli impegni presi siano stati mantenuti. Come pure di una promessa di decentramento di alcuni uffici del sistema regionale, anch’essa rimasta a mezz’aria».
 
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 21
Ematologia, oggi simposio al T hotel
 
Si aprono oggi alle 16 al T hotel i lavori del congresso nazionale “Nuovi progressi in ematologia e nella coagulazione”. Il simposio, presieduto dal professor Roberto Targhetta, è curato dal Centro Emofilia e Patologia della coagulazione dell’università di Cagliari, convenzionato con l’Asl 8 e situato all’Ospedale Microcitemico. All’evento prendono parte i più qualificati esperti regionali e nazionali.
 
7 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 14
Scienze comunicazione
 
L’Università di Cagliari ha riaperto i termini per le iscrizioni alla selezione al corso di laurea in Scienze della comunicazione, essendo il numero delle domande sinora presentate inferiore al numero dei posti messi a concorso. Dal 12 ottobre chi ha i requisiti del bando potrà procedere alla iscrizione - preimmatricolazione on line dall’indirizzo https://unica.esse3.cineca.it/Start.do seguendo il percorso “immatricolazioni a corsi ad esaurimenti posti”, sino alla scadenza di venerdì 30 ottobre. Info: www.unica.it.
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Cagliari
«Università in declino nel silenzio»
La denuncia dei dipendenti del Consorzio Uno abbandonati dalla classe politica
 
ORISTANO. «L’Università si avvia verso il declino nell’indifferenza generale?» Non è una domanda. È molto di più, perché chi la pone sono i lavoratori del Consorzio Uno, che a colpi di scure rischia di sparire. È da questo che nasce la preoccupazione di chi continua a fare il proprio lavoro, nonostante l’aria che tira. Non è detto che se qualcosa finirà gambe all’aria ci sia per forza un responsabile. Stavolta però viene individuato. In mezzo alla tempesta, i dipendenti del Consorzio Uno si sentono abbandonati dalle forze politiche e sociali che «per anni hanno condotto una battaglia per la nascita dell’università. Oggi - spiegano in una lettera - non vediamo lo stesso impegno nella difesa di una risorsa culturale, strategica ed economica». Eppure a parlare in favore dell’ateneo ci sono i numeri degli iscritti. C’è l’unicità di alcuni corsi di laurea, il valore assoluto di altri. E non ultimo un discreto numero di posti di lavoro che l’università assicura, perché «genera ricchezza culturale ed economica, qualifica la città aiutandola a ritagliarsi quel ruolo guida nel territorio di cui spesso si parla, ma per il quale non si vedono grandi risultati». Alla prima domanda segue una seconda: «Oristano è disposta a rinunciare a tutto questo?» Ma i politici stavolta tacciono. (e.c.)

Questionario e social

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