Domenica 11 ottobre 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 ottobre 2009
Rassegna quotidiani locali
A cura dell'Ufficio Stampa e redazione web
L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 

1 - L'Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 17
Qualità nella didattica, progetto-pilota a Cagliari
Università. Prima sperimentazione in Italia seguita da docenti di diversi Atenei
 
Dopo un anno di corsi l'Università di Cagliari si accinge, prima in Italia, a sperimentare un metodo di valutazione dell'insegnamento e dell'apprendimento (“metodo Crui” elaborato dalla Conferenza dei rettori) per garantire la qualità nella didattica. Obiettivo sempre più rilevante all'interno degli Atenei, alla cui capacità di “saper fare e dare” è legata la loro sopravvivenza e la possibilità di ottenere maggiori finanziamenti dallo Stato, che d'ora in avanti premierà solo chi ha le carte in regola.
Misurare la qualità della didattica e verificare quanto gli studenti abbiano realmente percepito e quanto “sapere” riescano effettivamente a spendere sul mercato è, dunque, una necessità per tutti gli atenei, chiamati a far monitorare, verificare e certificare i risultati ottenuti nelle loro attività, sul piano didattico, scientifico e amministrativo. Tanto più necessario da quando esiste l'Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione dell'Università. Proprio per questo, per insegnare a 50 docenti cagliaritani come applicare questo metodo di valutazione, è arrivata a Cagliari la “cabina di regia” nazionale, composta da una decina di docenti di Scienze della Formazione di 7 Università italiane. Tutto l'anno saranno impegnati in una sperimentazione (la prima in Italia) sulle pratiche didattiche, su come accompagnare gli studenti nell'apprendimento, su come valutarne i risultati, al fine di migliorare tutto il sistema. Il team nazionale è seguito da un docente di Firenze, il professor Paolo Orefice. Ad occuparsi dello sviluppo del progetto a Cagliari è invece il professor Vincenzo Solinas, delegato d'ateneo per il progetto qualità Campus-Unica. «I docenti imparano come si insegna e a verificare quello che gli studenti acquisiscono, soprattutto dal punto di vista delle competenze da spendere sul mercato - spiega il coordinatore del progetto - non solo il sapere ma anche il saper fare. In questo processo gli studenti non sono soggetti passivi ma attivi, che vengono coinvolti, anche perché senza di loro non si puo testare l'apprendimento. Finora la nostra capacità di valutazione si fermava all'esame finale, invece ora le tecniche che derivano dalle Scienze della formazione e le verifiche di apprendimento ci consentiranno di saperne di più e intervenire in tempo per apporre i giusti correttivi, in vista del giudizio finale che arriverà dall'Agenzia nazionale».
Interessati a seguire la sperimentazione si sono mostrati soprattutto i docenti di aree cosiddette scientifiche anche se non manca la partecipazione di esponenti delle aree umanistiche. 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 20
Malattie metaboliche, esperti a confronto
Per la prima volta in Sardegna luminari internazionali si confrontano su patologie rare ed ereditarie
 
Un importante confronto tra i maggiori esperti nazionali e internazionali nell'ambito delle malattie rare, dello screening neonatale e delle malattie metaboliche ereditarie.
Per la prima volta in Sardegna, da domani a mercoledì, si terrà a Cagliari il Congresso nazionale Simmesn (Società malattie Metaboliche ereditarie screening neonatale e SimgePed (Società italiana malattie genetiche pediatriche e disabilità), in collaborazione con la Asl e l'Università.
Al convegno, presieduto da Franco Lilliu, responsabile della Unità operativaMalattie del metabolismo e screening neonatale della seconda Clinica Pediatrica del Microcitemico, prenderanno parte esperti nel campo della pediatria e della neuropsichiatria infantile. Ad aprire il congresso sarà il professor Antonio Cao, con una lettura magistrale sugli aspetti genetici dell'Apeced, la poliendocrinopatia autoimmune con candidiasi e distrofia ectodermica, una delle patologie genetiche più frequenti in Sardegna.
Tra gli argomenti trattati anche le problematiche di laboratorio inerenti lo screening neonatale, la fibrosi cistica e le malattie del metabolismo degli aminoacidi. In particolare, si parlerà dello screening neonatale metabolico allargato, un importante passo avanti verso il trattamento precoce e la prevenzione di danni neurologici nel neonato affetto da queste malattie ereditarie, reso per la prima volta operativo in Toscana. Fino a pochi fa infatti solo il manifestarsi di gravi sintomi clinici permettevano al neonatologo di indirizzare il proprio sospetto diagnostico verso una di queste malattie. Spesso i sintomi si verificano a domicilio e queste patologie potevano essere la causa della morte improvvisa del neonato. Ora invece le nuove tecnologie della “tandem massa” permettono, con un piccolo prelievo di sangue, eseguito in 2-3 giornate di vita, di dosare in una sola seduta analitica i metabolici diagnostici per 30-40 di queste malattie. In questo modo è possibile la diagnosi precoce prima che i sintomi si presentino permettendo di iniziare immediatamente la terapia, evitando gravi danni cerebrali irreversibili. In Sardegna ogni anno nascono circa 4-5 bambini affetti da malattie metaboliche ereditarie, facilmente curabili, al contrario di altre genetiche. (m.r.) 
 
3 - L'Unione Sarda
Commenti Pagina 8
Al 176esimo posto nella classifica mondiale
Discesa all'inferno delle università italiane
di Maurizio Crippa
 
Vorrà dire pure qualcosa, in fondo, se il neo-premio Nobel per la Pace - oltre che presidente più votato e più cool della storia americana - è un laureato della Harvard Law School, nonché il primo afroamericano a dirigere poi la prestigiosissima Harvard Law Review. Esistono le doti di natura, ma poi una buona istruzione è quello che fa la differenza. Non è un caso che Barack Obama abbia studiato a Harvard. E non è un caso se l'università di Harvard - prestigioso ateneo statunitense, uno del ristretto manipolo che forma la mitica Ivy League americana - si sia piazzata ancora una volta prima nella classifica, seria e documentata, delle migliori università del mondo, stilata ogni anno dal Times Higher Education Supplement. Dietro all'università di Cambridge Massachusetts, si è piazzata l'università di Cambridge, West Anglia: ovvero il mitico ateneo inglese che quest'anno compie 800 anni, ma decisamente li porta meglio dei tanti medievali atenei italiani. Terza c'è l'americana Yale, che si scambia di posto con il tempio degli studi britannico. E poi via, un lungo palleggiarsi di eccellenze tra i due lati dell'Atlantico: l'University College di Londra e la Chicago University, il MIT di Boston ed Edimburgo, finché a un certo punto, a quota 24, spunta Zurigo; e poi Tokyo, Toronto e persino Hong-Kong.
Delle università italiane, ma purtroppo non è una novità, nemmeno la traccia. Il migliore dei nostri atenei, l'Alma Mater Studiorum, l'Università di Bologna che è stata una delle prime d'Europa, figura miseramente al 176esimo posto. Ovvero abbondantemente fuori anche dall'elenco delle "migliori cento". Ed è tutto dire che, rispetto allo scorso anno, sia risalita di ben 18 posizioni.
La classifica del Times Higher Education Supplement è costruita su una serie di parametri il più possibile oggettivi, tiene conto di fattori diversi, tra cui anche la successiva "riuscita" professionale degli allievi, è autorevole e rispettata. Ma per gli italiani ogni anno è nient'altro che una mazzata, una discesa all'inferno. Immaginiamo che soprattutto per i giovani studenti sia un motivo di grave scoramento. O al massimo, per i più bravi ambiziosi e intraprendenti, uno stimolo all'emigrazione intellettuale. Precoce e coatta. Si è fatto un gran parlare, nelle ultime settimane in Italia, della necessità di (ri)formare e fortificare una classe dirigente, una "élite" che da noi evidentemente ancora manca. Il presidente di Fiat Luca Cordero di Montezemolo, con la sua fondazione ItaliaFutura presentata proprio questa settimana, è in fondo solo l'ultimo in ordine di tempo a lanciare un allarme che non riguarda solo la politica, né solo l'economia, ma tutto il nostro sistema-Paese: serve una classe dirigente che pensi, elabori, lavori ai massimi livelli per progettare il futuro. La domanda è tragicamente facile: ma non si dovrebbe partire proprio dalle università? La risposta, scoraggiante e altrettanto semplice, la si può affidare alle parole di Enrico Decleva, rettore della Statale di Milano e presidente della Conferenza dei rettori: «Ormai è un rito annuale. Ad ogni inizio d'autunno il Times arriva puntualmente a ricordarci quanto il sistema universitario italiano sia indietro rispetto agli standard di eccellenza mondiali. E ogni anno è peggio». E il fatto che, ha dichiarato ancora Decleva, «delle duecento università classificate come prime nel mondo, quelle dei Paesi europei non di lingua inglese sono meno di quaranta» non è certo una consolazione. Anche perché una sola è italiana: la Sapienza, seconda classificata dello Stivale, sta a quota 205. La realtà è che nazioni come Svizzera, Germania, Francia, ma anche le "piccole" Svezia e Olanda hanno scommesso ormai da decenni sull'alta formazione. L'Italia, invece, ha smesso di crederci da altrettanto tempo. Se mai lo avesse fatto, in passato.
E in tutta questa tragedia, la politica. A novembre Mariastella Gelmini, il ministro dell'Istruzione, presenterà l'annunciata riforma dell'Università cui lavora da un anno. Gli obiettivi, ha sempre detto, sono «promuovere la qualità, premiare il merito, abolire gli sprechi e le rendite di posizione». Perché c'è un dato inquietante: la spesa Italia è grossomodo allineata alla media europea, ma il problema è che le risorse per l'Università sono spesso sprecate e malgestite, a vantaggio di rendite locali e sacche di potere accademico. Le università italiane sono 95, ma le sedi distaccate 320. Ci sono 327 facoltà che hanno meno di 15 iscritti. Ma intanto i corsi di laurea sono passati in pochi anni - grazie a una riforma che non ha funzionato, quella dei corsi triennali - da 2.444 ed oggi sono saliti a 5.500. Ma sappiamo già come va: il ministro Gelmini viene massacrato a parole e ostacolato da scioperi nelle università da un anno, ben prima di poter mettere a punto il suo progetto. E semplicemente perché ha preso un pallottoliere e ha sciorinato agli italiani i numeri del disastro. Per le prossime settimane è già stata annunciata una nuova ondata di scioperi "a difesa dell'università". Il Times Higher Education il suo verdetto su tutto ciò l'ha già pronunciato. C'è altro da aggiungere?
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Migliorare l’università
Per una didattica di qualità: i prof fanno i corsi
 
CAGLIARI. Una cinquantina di docenti dell’università ha partecipato a corsi per apprendere un metodo che garantisca la qualità nella didattica. L’ateneo è il primo in Italia ad avviare questa sperimentazione sotto la guida di una regia nazionale costituita da professori di altre università e coordinata da Paolo Orefice di Firenze. Nella cittadella di Monserrato si è conclusa ieri la due giorni di incontri per ragionare sulle pratiche di didattiche, di come si accompagnano gli studenti nell’apprendimento e si valutano i risultati. La partecipazione è stata maggiore fra i docenti di aree scientifiche. Ma, come spiegato da Cecilia Tasca della facolta di Lettere, format didattici si prestano meno a essere adottati negli insegnamenti umanistici.
 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Gallura
Università, la nuova fabbrica di posti di lavoro
Neanche un disoccupato tra i laureati nel corso di Economia e management del turismo
Intanto viene varato anche un Seamaster che si svolgerà a Olbia
 
 OLBIA. L’università in città ha numeri da primato. Oltre 450 iscritti e una media di disoccupati tra i suoi laureati pari a zero. Una fabbrica di posti di lavoro. Il corso di “Economia e management del turismo” macina record. Quest’anno le matricole sono 130 e si spera che la Regione possa essere più generosa con il corso in città: l’anno scorso ha stanziato appena 130 mila euro. Intanto la facoltà di Economia ha varato anche un corso di specializzazione post laurea. Si tratta del Seamaster che formerà supermanager dell’imprenditoria nautica e della gestione delle strutture portuali.
ROJCH a pagina 19
 
Pagina 35 - Altre
Nella fabbrica dei posti di lavoro
Tutti assunti i laureati in Economia e management del turismo
Caccia agli stage: sono oltre duecento le imprese da scegliere
LUCA ROJCH
 
OLBIA. Nessuno la chiami fabbrica di illusioni. L’ufficio di collocamento più efficiente della Gallura è fatto di libri e lezioni. Docenti e teorie. Formule e test. L’università in città mostra numeri da primato. Oltre 450 iscritti e una media di disoccupati tra i suoi laureati uguale a zero. Una fabbrica di posti di lavoro in cui le tute blu hanno lasciato il posto ai colletti bianchi. Il corso di “Economia e management del turismo” è la fucina degli ingranaggi dell’industria delle vacanze.
 Il numero delle matricole, 130 quest’anno, conferma il trend di crescita. Nessuno sorride più per l’università che viene ospitata in aeroporto. La sua sede originale sembra essere parte della sua fortuna. La ricetta vincente è nel mix tra teoria e pratica. Tra l’attività didattica immersa all’interno di una azienda che vive di turismo, la Geasar. Il corso ha trovato la ricetta del successo. I suoi studenti sono così desiderati che il corso ha più richieste di stage che curriculum da proporre. «Tutto vero - spiega il preside della facoltà di Economia, Francesco Morandi -. Le aziende hanno offerto diversi stage ai nostri studenti, che hanno dimostrato di avere alta professionalità e una grande preparazione. Abbiamo avuto più richieste di quanti sono gli studenti». Il corso continua a crescere anche se la Regione in questi anni si è mostrata matrigna nei confronti del corso in città. Appena 130mila euro, contro i milioni di euro assegnati ad altre sedi periferiche. Nuoro e Oristano, ma i numeri di studenti e laureati delle due sedi gemmate sono inferiori a quelli di Olbia. Nessuna questione di campanile. Ma il sostegno più forte al corso universitario arriva dal Comune che mette più o meno il doppio di quanto negli anni scorsi ha messo la Regione. Ma questo non sembra avere fatto da zavorra alla facoltà, che nel 2009 ha visto crescere il numero delle matricole. «Ora cerchiamo di dare al corso anche una veste internazionale - continua Morandi -. Vogliamo aprirci in modo più forte all’Europa. Gli stage ora vanno al di là della stagionalità. Sono continuativi e legati a lunghi periodi. Molti fanno la loro esperienza fuori dall’isola. Credo sia normale. Chi fa questo tipo di scelta deve essere pronto a muoversi. Abbiamo laureati in giro per il mondo. Due piccoli esempi, un nostro laureato è a Dubai, un altro in Australia». Le strutture in cui questi manager si formano sono a 4 e 5 stelle. La formazione che viene data è di tipo manageriale, per aziende che lavorano in tutti i campi del turismo. «Per questo abbiamo scelto di cambiare nome in Economia e management del turismo e di tarare in modo più preciso gli esami e la preparazione».
 
Pagina 35 - Altre
IL PROGETTO
Il sogno nel cassetto: un campus per gli studenti
 
OLBIA. Il futuro è un campus universitario in cui far crescere ancora l’università in città. Il corso continua la sua ascesa, oltre 130 nuove matricole, che il pre-test di ingresso non ha scoraggiato, oltre 450 iscritti e più o meno 100 fuori corso. Segnali incoraggianti per “Economia e management del turismo” che in questo 2009 ha superato un altro muro. Sono oltre 100 i laureati in questi anni. Un corso collegato in modo profondo con il mondo delle imprese. Sono oltre 220 le aziende che sono convenzionate con l’università e pescano dal bacino degli studenti del corso di laurea. Numeri da record che non sembrano avere convinto una Regione poco attenta. Per il corso in città in passato sono stati dati appena 130 mila euro. Spiccioli se messi in rapporto ai 3 milioni di euro assegnati a Nuoro. La sede è ospitata nell’aeroporto. Ma esistono trattative con il Comune per individuare un’area in cui creare una cittadella universitaria, senza abbandonare la sede al Costa Smeralda. Un passo che darebbe al corso la possibilità di crescere in modo ancora più forte e di avere una maggiore interazione anche con il resto della città. In questi anni diverse le proposte per spostare almeno una parte dei corsi al centro. (l.roj)
 
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Varato il master per i dottori dei mari
La prossima settimana pubblicato il bando per 20 posti
 
 OLBIA. L’intreccio tra il corso universitario in “Economia e management del turismo” e la città diventa sempre più stretto. Da una parte si cerca di rendere più internazionale l’ateneo, dall’altro si sfruttano le sue radici sul mare. Per questo è stato creato il primo “Seamaster”, un master di specializzazione in economia, politiche e diritto del mare. La prossima settimana verrà reso pubblico il bando. Solo 20 posti e una doppia selezione. A Olbia e a Roma. Da qui già si intuisce l’intenzione di varcare i confini dell’isola. Il master nasce grazie alla collaborazione con l’Autorità portuale del nord Sardegna, l’Associazione industriali del nord Sardegna, la Confitarma, confederazione italiana armatori, la Camera di commercio di Sassari, e il Comune di Olbia. Una joint venture per dare vita a un master che crei figure superspecializzate nella gestione delle attività legate alla portualità. Dalla nautica ai settori commerciali, alla cantieristica, al management.
 L’università lavora in questo settore a stretto contatto con l’Autorità portuale che da tempo cerca di creare un polo di alta formazione legato alla nautica. La rinascita degli ex cantieri Sep, che dovranno diventare una scuola di formazione per maestranze, va in questa direzione. Ma anche il Comune punta sul settore che sembra non conoscere crisi. L’assessorato alle attività produttive ha fatto del polo della nautica uno dei suoi principali obiettivi. Da poco è riuscito a far inserire il progetto per creare un centro iperspecializzato di progettazione, produzione e manutenzione di imbarcazioni tra gli obiettivi del programma strategico regionale da realizzare entro il 2012. L’università avrà il compito di creare i cervelli, le élite direttive di questo circolo virtuoso. Un percorso che vuole anche aprire la città a influenze internazionali. Abituati a parlare solo davanti ai risultati, dai vertici dell’ateneo non si sbilanciano, ma fanno capire che se le risorse che arrivano da Cagliari fossero meno ristrette si tenterebbe di creare altri master di alta specializzazione che darebbero continuità al corso universitario in città. Progetti rivolti a un futuro non troppo lontano. Si lavora anche per una internazionalizzazione dell’ateneo, si punta a sfruttare la posizione centrale e fortunata dell’isola nel Mediterraneo per allargare le sinergie con università francesi e spagnole. In questo modo si potrebbero gettare le basi per una affermazione fuori dai confini nazionali del polo di formazione e produttivo della nautica. (l.roj)
 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
La qualità della sanità ai raggi X in un questionario
L’Azienda mista propone una serie di domande agli utenti per verificare il livello di soddisfazione e le criticità
 
 SASSARI. Per migliorare l’offerta sanitaria e il livello qualitativo dei servizi, l’Azienda mista coinvolge i pazienti attraverso un questionario. Diverse le domande proposte riguardanti vari ambiti, dalla qualità dell’assistenza alla qualità alberghiera della struttura.
 «Si tratta di un sistema efficace per cercare di capire quale sia l’opinione del cittadino che ha a che fare con le strutture e il personale, medico e non medico, dell’Azienda ospedaliero-universitaria», spiega Antonella Virdis, responsabile del progetto “qualità, produzione, risk management”.
 Nel questionario si parla di accoglienza e informazioni ricevute sull’organizzazione del reparto, aspetti strutturali e alberghieri, assistenza del personale infermieristico, assistenza del personale medico, cure prestate, informazioni ricevute sul proprio stato di salute e sulle cure ricevute, osservazioni rispetto alla riservatezza personale, indicazioni fornite dagli operatori sanitari su come comportarsi dopo la dimissione. Il questionario chiede poi di esprimere un giudizio complessivo sull’esperienza di ricovero e, infine, se possa essere consigliato il ricovero nelle strutture aziendali.
 «Il questionario potrà essere un valido supporto per la direzione aziendale e per le strutture stesse - sottolineato il direttore sanitario Nicolò Licheri - perchè i dati raccolti possono offrire la possibilità di porre rimedio ai disagi percepiti dall’utente».
 Attualmente il questionario, rigorosamente anonimo, è in sperimentazione in alcune strutture aziendali: Neurologia, Pneumologia, Urologia, Clinica Chirurgica, Malattie Infettive, Clinica Medica. La sperimentazione, iniziata lo scorso primo settembre si concluderà il 31 ottobre. La valutazione e i risultati dell’analisi dei questionari saranno discussi insieme alle strutture che hanno partecipato alla sperimentazione e successivamente i dati saranno presentati a tutta l’Azienda. In seguito il questionario potrà diventare uno degli strumenti fondamentali per la valutazione costante del livello di soddisfazione dei cittadini che si rivolgono alle strutture dell’Azienda ospedaliero universitaria.

Questionario e social

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