Sabato 11 luglio 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 luglio 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
«Dinamiche da controllare» 
Così vengono studiati i microrganismi nell’isola 
L’Ostreopsis ovata di per sé non è fonte di guai, che possono però nascere di fronte a consistenti addensamenti 
 
 SASSARI. «L’Ostreopsis ovata di per sé non è fonte di guai. Sta nell’ambiente naturale come tante specie che, sul piano astratto, possono rappresentare rischi per l’uomo. La sua presenza diventa un problema solo di fronte a consistenti densità cellulari». Antonella Lugliè, professore associato dell’università di Sassari, studia da anni queste microalghe tossiche. Docente di Ecologia a Scienze, è una specialista nelle ricerche sul fitoplancton, l’insieme dei microrganismi capaci di sintetizzare sostanze organiche usando la radiazione solare come energia. Fondamentale per tutti noi, il fitoplancton: «È alla base delle maggior parte delle catene alimentari acquatiche e contribuisce alla liberazione dell’ossigeno», ricorda la stessa professoressa.
 - Quali le caratteristiche dell’Ostreopsis ovata?
 «È una microalga. Gli individui singoli sono osservabili solo al microscopio: noi usiamo quello a scansione elettronica, ingrandisce sino a 250mila volte. I bagnanti, dunque, non possono vederli, a meno che non si presentino in forte densità sulla superficie dei substrati su cui si sviluppa. L’alga si configura come un organismo unicellulare che vive su macroalghe o macrofite bentoniche, cioè su alghe o piante marine attaccate sul fondo del mare. Ogni cellula vive al massimo uno-due giorni».
 - Come può succedere che s’allontani dalle rocce?
 «Il moto ondoso e le correnti, quando quest’alga si trova in grandi densità, possono favorirne il distacco accidentale. Le cellule entrano così a far parte del fitoplancton nella sovrastante massa d’acqua. In certe situazioni possono raggiungere la superficie, mescolarsi con l’aria, spostarsi con il vento».
 - È questa la situazione potenzialmente più pericolosa?
 «Esatto. Le tossine, se inalate dall’uomo, sono in grado di causare febbri, vomiti, malesseri. Sintomi che comunque in genere non hanno conseguenze gravi».
 - Eppure, nel 2005, sulle coste liguri, 200 bagnanti hanno dovuto fare ricorso alle cure dei medici.
 «È vero, ed è stato il precedente di maggior peso su scala nazionale. In linea di massima, tuttavia, è difficile imbattersi in “fioriture” tanto cospicue».
 - In Sardegna è mai stato rilevato un fenomeno così imponente?
 «No, che io sappia no. Già nel 2002 abbiamo individuato l’Ostreopsis ovata nelle acque dell’isola, ma mai in numero tale da creare difficoltà».
 - Quali studi sono condotti oggi in Italia?
 «Attualmente è in atto una ricerca su scala nazionale, coordinata dall’Ispra-ex Icram, l’istituto che si occupa delle tematiche del mare e delle sue risorse: coinvolge Cnr, Stazione zoologica di Napoli, Centro di riferimento per le tossine algali di Cesenatico e diversi atenei. Altri colleghi svolgono ricerche nell’ambito di un Progetto d’interesse nazionale (Prin) che coinvolge anche le università di Urbino e di Napoli».
 - E in Sardegna?
 «A Sassari ci siamo mossi in maniera autonoma utilizzando finanziamenti interni del dipartimento di Scienze botaniche, ecologiche e geologiche: abbiamo così svolto rilievi e monitoraggi».
 - Come mai l’impulso è partito proprio dal nord dell’isola?
 «Sassari è fra l’altro una delle sedi, assieme al dipartimento cagliaritano di Biologia animale ed ecologia, del Centro di competenza sulla biodiversità marina. Col tempo, poi, noi ci siamo occupati di microalghe, avviando diversi studenti alla compilazione di tesi specifiche. Per evitare ogni rischio, infatti, l’aspetto fondamentale è seguire l’andamento delle dinamiche della specie». (pgp)
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
Veterinaria, ridotte le matricole 
Decreto del ministro: solo 26 nuove iscrizioni nell’unica facoltà dell’isola 
Preoccupazione per il futuro: la Gelmini annunciò la chiusura dei corsi sotto i 30 studenti 
di Paoletta Farina
 
 SASSARI. La doccia fredda è arrivata una settimana fa. Il 3 luglio il ministro Gelmini ha emanato il decreto che taglia dalle 43 precedenti a 26 le immatricolazioni a Veterinaria. Per la facoltà, 80 anni di storia e unica in Sardegna, potrebbe essere il preambolo della chiusura.
 A partire dal prossimo anno accademico 2009-2010, insomma, il numero chiuso sarà ancora più restrittivo. Ma non solo per Sassari, anche tra le altre 13 facoltà di Veterinaria di tutta Italia ci sono stati tagli. Al Sud soprattutto, però. Il decreto, per altro concertato al tavolo tecnico in cui sono rappresentati i presidi e gli Ordini professionali, fissa 1050 nuove iscrizioni contro le 1201 dell’anno precedente. Ma se si considera che Mariastella Gelmini ha ampiamente annunciato di voler sopprimere i corsi di laurea con meno di trenta studenti, i timori sulla sorte della sede sassarese sono più che giustificati. E si ricorda anche che non ha certo facilitato la causa sarda il fatto che l’ex assessore regionale alla Sanità della giunta Soru, Nerina Dirindin, avesse indicato come sufficienti 10 studenti per anno.
 Oggi si tiene a Roma un incontro della Federazione nazionale degli Ordini professionali dei veterinari a cui sarà presente il presidente della categoria per le provincie di Sassari e Olbia-Tempio, Andrea Sarria. Si cercherà di trovare soluzioni ai colpi di scure romani. «Faremo il possibile perché una facoltà storica come quella sassarese, fondata nel 1928, abbia diritto ad esistere - afferma Sarria -, sarebbe una perdita enorme per un territorio già in crisi. L’esistenza di Veterinaria è legata a una realtà economica che non si può ignorare. Siamo la regione italiana con il maggior numero di capi ovini e caprini, oltre tre milioni. Un patrimonio zootecnico che ha bisogno di esperti finora sempre formati nell’isola».
 Preoccupazione da parte del rettore uscente Alessandro Maida e di Salvatore Naitana, preside da un anno, che si stanno attivando su più fronti. Il professor Maida afferma che l’università sta preparando un dossier da inviare al ministero in cui è ribadita l’importanza di Veterinaria in una regione a forte vocazione agropastorale. «Il ridimensionamento di Sassari è un gesto non rispondente alla programmazione ministeriale - sostiene -. Si era deciso per una riduzione di immatricolazioni generalizzata e invece alcune facoltà hanno visto aumentare i nuovi iscritti. La realtà è che in questi anni si sono aperti corsi in aree geografiche dove, a poca distanza, già ne esistevano. Ora ci auguriamo che la nostra presa di posizione abbia un sostegno politico, perché interessa tutta l’isola». Parla di «choc» il preside Naitana, pronto a difendere l’esistenza della facoltà. «Negli anni precedenti, sulla base della legge 264, siamo sempre stati consultati perché indicassimo il numero di studenti che potevamo accogliere in considerazione dell’offerta didattica. Questa volta non è avvenuto. Voglio ricordare, poi, che proprio da noi, primi in Italia, partì nel 2004 la riduzione spontanea delle matricole: da 80 a 50». Con il preside anche i rappresentanti degli studenti. Sara Longo, palermitana, e Chiara Bosu, nuorese, sono pronte a dare battaglia. «I tagli sarebbero il declino della facoltà: meno studenti significa anche meno finanziamenti».

Questionario e social

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