Martedì 30 giugno 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 giugno 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 
L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Cagliari – pagina 18
Architettura, Sanna è il preside
   
Antonello Sanna è il nuovo preside della facoltà di Architettura per il triennio accademico 2009/12. È stato eletto con 35 voti. Tre gli astenuti. Sanna è ordinario di Architettura tecnica ed è direttore del dipartimento di Architettura. Succede a Carlo Aymerich.
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 7
Piccole sculture usate come moneta
Sant'Antioco. La statuetta in bronzo del guerriero “benedicente con l'arco in spalla” viene fatta risalire al nono secolo avanti Cristo
 
Il Cleveland Museum of Art ha restituito una splendida statuetta di età nuragica, meglio nota come “bronzetto”, che raffigura un arciere benedicente con l'arco in spalla. Come già ha avuto modo ampiamente di illustrarli Giovanni Lilliu, indiscusso Maestro del mondo nuragico, si tratta di oggetti di artigianato artistico, che costituiscono una espressione caratteristica del mondo nuragico maturo, compreso tra il IX e l'VIII secolo a.C., secondo una cronologia accettata solo in parte. L'arciere che sta per giungere al Museo antiochense è notevole poiché è praticamente integro ed ha un'altezza di 22 centimetri.
Per quanto riguarda i giacimenti di rame dell'Isola, occorre osservare che, a discapito della fama di una notevole ricchezza di questo metallo, l'Isola è da considerare tutto sommato abbastanza povera di rame, soprattutto se paragoniamo questa situazione con quella dell'argento. Tutto ciò traspare dalle analisi dei reperti archeologici di vari siti, ove in genere il rame cipriota appare in percentuali valutabili attorno al 20 per cento, quello sardo raramente supera il 2, mentre il rame ricavato da rifusione, quindi la cui origine non è valutabile, supera il 75 per cento. Da cui consegue che vi era un forte e continuo riutilizzo del metallo, che in realtà costituiva un bene prezioso. Inoltre, la forte percentuale di rame riciclato ci suggerisce di ripensare alla natura e alla qualità dei cosiddetti ripostigli di fonditori e di valutare appieno quanto suggerito al riguardo in alcuni saggi. Infatti, visto il pregio del metallo, la cui provenienza era addirittura anche oltremarina, si può ritenere che tali depositi più che ripostigli di fonditori siano piuttosto, o anche, altrettanti tesoretti con valenza premonetale. È chiaro che la coincidenza è apparentemente equivalente, ma concettualmente è sostanzialmente diversa. In effetti, come è noto, nella maggior parte dei suddetti ripostigli sono conservati solo frammenti di oggetti, che a buon diritto potevano costituire una sorta di moneta di scambio, mentre, nel caso di oggetti integri, si sarebbe potuto sommare il valore intrinseco dell'oggetto stesso.
Le miniere di rame note fin dall'antichità sono ubicate soprattutto nell'Algherese, nell'Ogliastra, nelle Barbagie di Belvì e di Seulo e nel Sulcis, ma le uniche realmente prossime alla costa sono quelle alla periferia di Alghero. La più famosa è senza dubbio quella di Fontana Raminosa, presso Gadoni, ove ancora oggi sussistono piccoli filoni di rarissimo rame nativo, cioè praticamente allo stato puro. È recentemente assurta a notorietà la miniera di Cala Bona, immediatamente a sud dell'abitato di Alghero, perché alcune analisi hanno mostrato come da questa miniera provenga il rame utilizzato per la realizzazione della statua della Lupa Capitolina,
Fin dalla metà del secondo millennio, il rame fu importato nell'isola soprattutto da Cipro, sotto forma degli ox-hide ingots , i ben noti lingotti a forma di pelle di bue. Il rame, dunque, oltre ad avere l'indispensabile funzione di realizzare utensili e, soprattutto, armi, aveva anche un valore monetale. Il rame e il bronzo, che deriva dal rame in lega con lo stagno, ebbero quindi un'importanza fondamentale nell'economia della Sardegna protostorica e storica.
I cosiddetti “bronzetti” nuragici sono stati rinvenuti principalmente all'interno o in prossimità degli antichi luoghi di culto dell'epoca, quali soprattutto i ben noti “templi a pozzo”. I “bronzetti”, che raffiguravano divinità o personaggi offerenti oppure oggetti legati al prestigio o alla vita quotidiana, erano offerti al tempio probabilmente sia per impetrare una grazia sia come ex-voto. Il numero dei bronzetti noti non raggiunge i 700 esemplari, anche se il numero di quelli falsi è considerevole e trova ospitalità anche presso prestigiosi musei europei e ricche collezioni private.
PIERO BARTOLONI
(Professore ordinario di Archeologia fenicio-punica dell'Università di Sassari)

 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Cagliari
Università, una morte annunciata 
Monteponi, interviene il presidente Anna Musinu 
«La Facoltà trasferita a Cagliari per l’ostilità dell’ex presidente Soru» 
 
IGLESIAS. La mancanza di risorse finanziarie certe e la manifesta ostilità dell’ex presidente della giunta regionale, Renato Soru, verso le sedi universitarie decentrate sarebbe la causa dello smantellamento dell’Ausi La conferma arriva dal presidente del corso di laurea, prof.ssa Anna Musinu e dai precedenti presidenti, Giorgio Piccaluga e Franco Cristiani, in un comunicato stampa dove viene espressa “la vera causa per trasferire, a Cagliari il corso di scienza dei materiali”. «La motivazione principale della decisione - sostiene Anna Musinu - deriva dalle scelte politiche della scorsa amministrazione regionale, il cui presidente ha sempre manifestato una totale ostilità verso le sedi universitarie decentrate. Ciò ha determinato non solo una progressiva diminuzione delle risorse erogate dalla Regione che è sempre stato il principale finanziatore dell’università diffusa, ma anche un insopportabile ritardo nelle erogazioni che mettevano le sedi nell’impossibilità di funzionare. Basti pensare che l’entità del contributo per l’anno 2008 è stata comunicata a dicembre 2008 ed è stata comunicata a dicembre dello stesso anno e che fino a giugno 2009 non un euro è stato ancora versato». Anna Musino denuncia anche che all’atteggiamento della Regione c’è stata solo una reazione di facciata da parte degli enti locali presenti nel consorzio Ausi che gestisce la sede di Monteponi. «Tutto ciò ha reso quasi impossibile continuare ad erogare un servizio didattico efficiente - prosegue la nota stampa - ma soprattutto ha reso completamente irrealizzabile l’obiettivo che era alla base della scelta dell’Università di Cagliari di avviare l’esperienza iglesiente. Infatti ciò che ci si proponeva, nell’avviare il Polo Universitario era la creazione di un distretto tecnologico del Sulcis del quale l’università avrebbe dovuto essere il nucleo fondante. Mai nell’avviare i corsi di laurea l’università ha pensato di doversi limitare ad attività formative avulse dagli interessi locali. L’università si proponeva di riunire molte forze e le molte competenze presenti (Igea, Enti locali, Carbosulcis, aziende Portovesme, Parco geominerario Sardegna Ricerche». Si parlava anche di una sede a Monteponi di Sardegna Ricerche e il Sulcis con molti sindaci collegati politicamente all’ex presidente Soru, hanno remato contro. Un’occasione quindi perduta che sarà difficile recuperare «Presupposti per andare avanti nella direzione della istituzione del distretto tecnologico del Sulcis non sono venuti meno - conclude Anna Musinu- e il corso di laurea è sempre pronto a valutare se nuovi indirizzi politici consentiranno di riconsiderare la propria presenza a Monteponi».(e.a.)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Cagliari
Al via la scuola estiva di archeologia 
Sant’Antioco, iniziativa tra atenei italiani e spagnoli 
 
SANT’ANTIOCO. Quest’anno si svolge la seconda edizione della “Summer School”, la scuola estiva per archeologi organizzata dall’università di Sassari in collaborazione con quella di Cagliari e di Bologna e le Università di Valencia e di Alicante è stata inaugurata ieri sera alle 18 nell’aula consiliare del comune di Sant’Antioco.
 Erano presenti il sindaco Mario Corongiu, l’assessore alla cultura Daniela Ibba, Aldo Morace, preside della facoltà di lettere a Sassari e Salvatore Murgia. Al corso, coordinato come ogni anno da Piero Bartoloni, direttore del Museo Archeologico comunale e docente all’università di Sassari, parteciperanno quest’anno una trentina tra studenti provenienti dalle università italiane e spagnole. «Il corso prevede una decina di lezioni - dice Bartoloni - alcune in aula, frontali ed altre invece attraverso la visita a strutture museali e a siti archeologici della zona. La mattina invece si svolgerà la campagna di scavo. Tra i docenti avrò dei validissimi colleghi come la Soprintendente Archeologa di Cagliari Donatella Mureddu, Raimondo Zucca, docente a Sassari, Francesca Cenerini docente a Bologna. ll terreno di scavi invece sarà quello del cronicario di Sant’Antioco sul quale è in corso una capagna di scavi da una decina d’anni. Collaboreranno ovviamente altri ricercatori e docenti dell’Università di Sassari e Cagliari come Michele Guirguis, Elisa Pompianu, Antonella Unali, Carla Perra». Gli studenti provengono dalle università di Sassari, Bologna, Alicante, Valencia, Cagliari. Per i ragazzi una esperienza che consentirà di unire studio e vacanze e l’esperienza della operatività di un cantiere di scavo con i lavori di ricerca sul campo e la catalogazione dei reperti. Per il territorio un’occasione da offrire a dei futuri studiosi che magari potranno tornare per le prossime campagne di scavo e contribuiranno a diffondere la conoscenza del ricchissimo patrimonio culturale del Sulcis Iglesiente.
Carlo Floris 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
«Vita lunga con pane e yogurt» 
Gli studiosi sul ruolo dell’alimentazione nella longevità dei sardi 
 
CAGLIARI. Non solo la genetica, ma anche il complesso degli stili di vita sani sarebbero alla base della longevità dei sardi, soprattutto quelli dell’Ogliastra. Le prime indicazioni arrivano da alcuni studiosi sardi, Gianni Pes, nutrizionista dell’Università di Sassari e Luisa Sarais, demografa, che, per sostenere questa tesi, vorrebbero effettuare una ricerca in collaborazione con la Provincia Ogliastra. E’ quanto emerso a margine dell’incontro istituzionale fra i rappresentanti della Provincia di Cagliari e dell’Ogliastra e quelli della regione del Gucoksundam (Corea del Sud) nella quale gli anziani superano il 30% della popolazione.
 «Non vi è dubbio che la Sardegna sia fra le regioni del mondo, come Okinawa, in Giappone e Nicoia, in Costa Rica in cui vi è una longevità eccezionale - ha detto Pes - oltre agli studi genetici, oggi stiamo iniziando a rispondere al quesito se ed in che modo lo stile di vita influisca sulla longevità ed in particolare se l’attività fisica, le relazioni sociali e l’alimentazione possono essere fattori determinanti. In particolare riguardo all’alimentazione - ha spiegato - si verificherà la correlazione tra la longevità e i cibi fermentati naturalmente dai batteri (pane, latte, yogurt, vino) per cercare di scoprire proprietà insospettate». Dal punto di vista demografico, ha spiegato Luisa Sarais, che ha condotto uno studio per conto dell’Università di Louvain (Belgio) a Villagrande Strisaili, «il vantaggio della Sardegna è che vi è un rapporto di 1:1 o 1:2 fra uomini e donne, rispetto alle altre regioni che vantano centenari, dove il rapporto fra centenari e centenarie è di 1:4 o 1:7. Sarebbe importante coniugare le scoperte tra i vari ricercatori per definire il puzzle di conoscenze».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
L’Arciere torna a casa dagli Usa 
Sant’Antioco, bronzetto nuragico restituito dal museo di Cleveland 
Ritrovato dopo le indagini del nucleo speciale dei carabinieri, a luglio potrà essere esposto 
di Paoletta Farina
 
 SANT’ANTIOCO. E’ il pezzo forte dei 13 reperti che il Cleveland Museum of Art, negli Usa, restituirà all’Italia. L’«Arciere sulcitano», splendido bronzetto nuragico, sta per tornare a Sant’Antioco.
 Il prossimo mese la statuina andrà ad arricchire il patrimonio del museo archeologico sulcitano, come era negli accordi che stabilivano il rientro nel luogo di provenienza. Tornerà a casa, vicino al complesso nuragico di Grutt’e Acqua dove probabilmente i tombaroli avevano prelevato il bellissimo bronzetto per poi immetterlo nel mercato clandestino.
 Giri tortuosi lo hanno fatto finire prima in Svizzera e poi nel museo statunitense dove era uno dei pezzi più ammirati. Perché l’«Arciere sulcitano» ha caratteristiche uniche. «È più alto degli altri esemplari finora scoperti - spiega Piero Bartoloni, direttore del museo di Sant’Antioco e docente all’università sassarese -. Ventidue centimetri contro i dieci-quindici in media degli altri bronzetti. È databile tra il nono-ottavo secolo avanti Cristo e raffigura un «miles cornutus», un soldato con un elmo con grandi corna di bue, che nella mano sinistra tiene l’arco e ha la destra alzata che benedice. Cleveland ce lo restituisce perfettamente restaurato», gongola Bartoloni che già lo immagina in vetrina nelle sale dove compaiono altre eccezionali testimonianze del passato, come i due bellissimi leoni fenici di Sulki.
 Giovedì a Roma la presentazione dei reperti, tra cui un crocifisso medioevale, resi da Cleveland. Ci saranno tutti i protagonisti dell’intesa, un lavoro di pazienza e diplomazia durato due anni: i carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale innanzi tutto (tra cui figura un antiochense doc, il luogotenente Roberto Lai), che hanno avuto un ruolo determinante.
 E poi l’Avvocatura dello Stato che ha tessuto l’accordo, e nella cui sede è prevista la presentazione. Ci saranno anche il ministro per i Beni e le attività culturali Sandro Bondi, il sindaco di Sant’Antioco Mario Corongiu, lo stesso direttore del museo di Sant’Antioco Piero Bartoloni, la soprintendente per i beni archeologici della Sardegna Fulvia Lo Schiavo e Lucia Baire, assessore regionale alla Cultura.
 «Grazie a un nostro viaggio a Basilea - ha detto il carabiniere Roberto Lai - siamo riusciti a individuare da un catalogo una serie di opere di provenienza clandestina fra le quali quelle acquistate dal museo americano. Dopo un paziente lavoro di mediazione svolto anche attraverso l’Avvocatura dello Stato, che ha utilizzato tutti gli strumenti legali a disposizione per fare le dovute pressioni, il museo statunitense ha deciso di collaborare e questi sono i primi frutti. Il nostro lavoro ovviamente si estenderà verso altre istituzioni qualora ravvisassimo gli stessi problemi. Lavoriamo perché il patrimonio artistico dello Stato rimanga in Italia».
 È l’inizio di una nuova era di cooperazione tra il museo statunitense e il ministero. Buona volontà è stata manifestata concretamente dal direttore Timothy Rub. E in cambio il ministero dei beni Culturali consentirà una mostra temporanea di altri capolavori italiani al museo di Cleveland.
 
 

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