Giovedì 25 giugno 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 giugno 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

LA NUOVA SARDEGNA
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Melis: «Il codice etico tra le priorità»
Coro di sì in difesa dei diritti di tutti 
Il nuovo rettore ne aveva auspicato l’istituzione anche durante la campagna elettorale 
di Roberto Paracchini
 
CAGLIARI. Il neo rettore Giovanni Melis è d’accordo: «L’ho precisato anche durante la campagna elettorale, il codice etico va istituito». L’argomento è ridiventato d’attualità per la richiesta fatta l’altro ieri da un gruppo di docenti e promossa da Marco Pignotti (professore di Storia contemporanea). In pratica si chiede uno strumento d’ateneo in cui, a fianco al riconoscimento della ibertà di insegnamento, si via anche la tutela dei diritti legati alla dignità della persona, come prevede la costituzione. Il caso è stato sollevato a seguito della protesta degli studenti della facoltà di Lingue per il testo del geografo Emilio Biagini che esprime giudizi pesanti su gay, marxisti, atei, islamici, protestanti, musicisti rock e, in genere, su coloro che non seguano la Santa Romana Chiesa. Al docente, che pone il suo testo come libro d’esame, è stata chiesta la possibilità di una scelta alternativa. Ma Biagini l’ha negata.
Per Giovanni Melis il problema dell’istituzione di un codice etico sarà una delle prime questioni da affrontare dopo l’insediamento ufficiale del primo novembre. Per il neo Magnifico la costituzione va tutelata per tutti. Ed è importante che vi siano delle norme deontologiche condivise, a cui il mondo universitario possa fare riferimento.
«L’argomento del codice - informa Franco Sitzia, docente di Diritto romano, già preside della facoltà di Giurisprudenza - domani (oggi, per chi legge - ndr) è all’ordine del giorno del senato accademico, ma esula totalmente dal caso Biagini: è un discorso che risale a diverso tempo fa». Ad ogni modo Sitzia è «assolutamente d’accodo con la necessità di norme. Infatti possono esserci dei casi in cui è difficile trovare un equilibrio tra libertà d’insegnamento da un lato, ed esigenze degli studenti dall’altro. Ed è per questo che penso che uno strumento interno all’ateneo possa essere utile. Mentre mi lasciano perplesso forme di eteronormazione, di regolazione di questi problemi dall’esterno dell’università: a volte hanno risolto qualche questione ma sono anche molto pericolose. In un codice etico potrebbe essere prevista la figura di un difensore civico come punto di riferimento e dialettica tra le parti».
La questione, però, va vista con molta attenzione. Secondo Gian Giacomo Ortu, professore di Storia moderna in Scienze politiche e in Architettura il «termine “codice etico” mi spaventa. Oggi vanno di moda i controlli e non vorrei che nascesse una nuova casta, i “controllori”... Penso che la libertà di ricerca vada sempre difesa. Diverso, però, è il discorso degli studenti: a loro il docente deve sempre mostrare le alternative alle sue interpretazioni. Chi insegna non può negare la possibilità di altri testi».
Per Massimo Deiana (docente di Diritto marittimo e preside della facoltà di Giurisprudenza) questioni come quelle del collega Biagini «non si risolvono in punta di codice. Come “leguleio” devo anche dire che l’esistenza di regole, purtroppo, non è una garanzia. Detto questo penso che la libertà di insegnamento vada decisamente rispettata ma questa non deve ledere gli altri diritti costituzionali, come invece fa chi offende altri credi religiosi».
Normalmente si pensa che chi sta dall’altra parte della cattedra sia, per definizione, una persona votata alla conoscenza e al dubbio. Ma spesso non è così. «Quello che mi lascia perplessa - sottolinea Paola Piras, preside della facoltà di Scienze politiche e docente di Diritto amministrativo - è che alcune cose che dovrebbero essere scontate, in realtà non lo sono affatto. Da qui l’esigenza di un codice etico, di norme deontologiche per ricordare a tutti noi che siamo ricercatori, ma anche docenti e, quindi, educatori. E come tali persone che dovrebbero dare l’esempio».
La farmacologa Maria Del Zompo aveva presentato una bozza di codice durante il periodo in cui era prorettore. Poi questa venne sospesa e poi ripresa. «Lo scopo di queste norme - afferma - è proprio quello di porre alcune regole che permettano di affrontare casi in cui è necessario avere un giudizio distaccato. Spesso, però, sono state banalizzate riducendole alla questione del nepotismo. In realtà vanno molto più in là ed è giusto che le si chieda».
 
Pagina 1 - Cagliari
In discussione una prima bozza 
Regole di comportamento oggi in senato accademico 
 
CAGLIARI. Tra i punti all’ordine del giorno del senato accademico di oggi c’è il problema del codice etico: sarà presentata una bozza con lacune linee generali. Il giurista Franco Sitzia ha precisato che non si tratta di un atto legato alla vicenda del docente Emilio Biagini, ma che si tratta di una discussione decisa in precedenza. Nel documento che sarà presntato vi saranno riferimenti al problema del nepotismo accademico; alla possibilità di istituire una sorta di difensore civico; e all’ipotesi di nominare nei casi più spinosi, una commissione, possibilmente esterna, in grado di esaminare i fatti con uno sguardo più distaccato di quello che potrebbero avere i colleghi delle persone interessate.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
ELEZIONI 
Luca Fanfani il nuovo preside 
 
CAGLIARI. Luca Fanfani, docente ordinario di mineralogia, è il nuovo preside della facoltà di Scienze (sarà formalmente operativo da ottobre). Nato a Firenze nel 1941, Fanfani è stato eletto dal consiglio di facoltà con con 120 voti, battendo Adolfo Lai (63), ex prorettore per la Ricerca scientifica. Il nuovo preside di Scienze, che succede a Roberto Crnjar, è stato in passato delegato d’ateneo per la ricerca scientifica (dal ’92 al ’94), e prorettore dal ’94 al ’97.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Esplode la passione per la matematica 
Facoltà di Scienze, da quest’anno numero chiuso per i troppi iscritti 
Molto gettonate anche chimica e biologia, diminuisce geologia 
 
CAGLIARI. Sino a pochi anni fa erano 30-40 le matricole che si iscrivevano nel corso di laurea in matematica. L’anno scorso, invece, sono state 145. E quest’anno anche in questo indirizzo di studi la facoltà di Scienze ha deciso di porre il numero chiuso: per l’anno accademico 2009-2010 le matricole non potranno essere più di 75.
Che la regina delle scienze si sia presa la rivincita: da Cenerentola nelle preferenze a (quasi) punta di diamante delle discipline scientifiche? Può essere. Di certo va rilevato che le scienze cosiddette dure (matematica, chimica e fisica) hanno prodotto un balzo in avanti. L’anno scorso, infatti, 140 studenti avevano scelto la scienza delle reazioni in provetta e 80 quella dell’infinitamente piccolo o infinitamente grande.
«Da quest’anno - afferma Roberto Cnrjar, preside uscente della facoltà di Scienze - noi avremo il numero programmato per tutte e nove i corsi di laurea della facoltà. Gli unici in Italia. E uso il termine “programmato” e non “chiuso” perchè si tratta di una scelta che non vuole escludere, ma permettere a tutti gli universitari di seguire adeguatamente le esercitazioni di laboratorio e, dove siano contemplate, le esercitazioni esterne». Il responsabile della facoltà precisa anche che l’anno scorso le matricole erano 770, quest’anno saranno 764, «solo sei in meno: abbiamo solo fatto una redistribuzione per permettere a tutti di studiare nel modo migliore».
 In tutte le facoltà vengono fatti i test di ingresso, per valutare l’adeguatezza della preparazione dello studente ed eventuali deficit formativi. Quast’anno, in Scienze, le domande di ingresso coincideranno con quelle d’accesso, indispensabili (se superate) per confermare l’iscrizione: venti saranno di cultura generale e di carattere logico, le altre specifiche per ogni corso di laurea.
La crescita delle iscrizioni di questi ultimi anni deriva da diversi motivi. Da un lato c’è stata un’azione vasta da parte di diversi organismi (come Scienza-Società-Scienza, presieduto da Carla Romagnino). Dall’altro vi sono stati programmi specifici promossi dal ministero per la facoltà di Scienze, per gli anni 2005-2008, con anche riduzione delle per chi si iscriveva nei corsi di laurea in matematica, fisica e chimica. Inoltre sono stati svolti dei programmi che hanno visto i docenti della facoltà andare nelle scuole superiori: per spiegare che cosa significa studiare queste discipline.
 In genere, infatti, gli alunni delle superiori hanno un’idea vaga o errata delle possibilità di sviluppo scientifico e di quelle occupazionali. Così, per restare alla matematica, molte studentesse e studenti hanno capito che questa disciplina apre oggi - se si è disposti a spostarsi - tantissime porte: in molti settori dell’industria, dove si ha sempre bisogno di ricerche sulla modellistica (dal settore automobilistico a quello tessile); nella ricerca genetica (per la bioinformatica) o farmacologica; nei comparti economici e bancari (per le proiezioni matematiche); nell’editoria scientifica ecc.
 In generale si può dire che in questi ultimi anni c’è stato un consistente aumento degli iscritti in matematica e chimica, una tendenza alla crescita (seppure minore) per fisica, un mantenimento dell’alto gradimento di biologia e informatica (i due corsi di laurea che erano già a numeero chiuso, rispettivamente 130 e 150) e una riduzione di geologia. Complessivamente il numero degli iscritti si è ridistribuito a favore delle scienze considerate più «dure». (r.p.)
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Cagliari
Viaggi d’istruzione ai raggi X 
Oggi al Chiostro i dati di un’indagine del Centro ricerche sul turismo 
 
ORISTANO. Il turismo scolastico si è conquistato, nel corso degli ultimi anni, nella scuola italiana un posto di rilievo non solo dal punto di vista sociale e pedagogico nel processo di formazione dello studente, ma anche in termini di dimensione economica del fenomeno, vista la quantità di studenti che ogni anno viaggiano e di risorse economiche che movimentano. Non è un caso che addirittura si affaccino nel mercato dell’offerta operatori specializzati proprio nella costruzione di pacchetti e cataloghi indirizzati alle scuole. E i viaggi di istruzione hanno costituito l’oggetto di una indagine curata dal Centro ricerche sul turismo dell’Università di Cagliari, attivo presso la sede del Consorzio Uno di Oristano, in collaborazione con la Direzione scolastica regionale. I risultati della ricerca, frutto del lavoro di Giuseppe Melis, Salvatore Ferraro e Angela Maria Fara, saranno presentati oggi alle 17 al Chiostro del Carmine.
Presiederà Aldo Pavan, preside della facolta di Economia. Dopo i saluti di Gian Pietro Pili, presidente del Consorzio Uno, e di Vincenzo Tortorella, responsabile dell’Usp, il gruppo di ricerca presenterà il rapporto. Concluderà Pasquale Onida.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 27 - Sassari
PORTO CONTE 
Difendersi da Aids ed epatite grazie al progetto «H-Cube» 
 
SASSARI.Per due giorni, venerdì 26 e sabato 27, la sede di Porto Corte Ricerche a Tramariglio ospiterà un meeting per il lancio del progetto «H-Cube» che ha l’obiettivo di diffondere nei nuovi Stati membri dell’Unione europea le recenti pratiche per la prevenzione delle malattie infettive sessualmente trasmissibili come l’Aids e le epatiti di tipo B e C.
 Finanziato con un bando Ue del 2008, «H-Cube» ha come capofila, per la prima volta in un progetto dell’Unione europea, l’Università di Sassari: un ruolo di grande prestigio e di enorme visibilità per l’ateneo sassarese ma anche per tutto il territorio.
 Tra gli obiettivi in programma nel meeting: la pianificazione di una campagna europea di prevenzione rivolta ai più giovani, la ricerca di nuove strategie da sviluppare insieme agli altri paesi Ue e un corso di formazione a distanza per gli operatori socio-sanitari. Tutto dovrà essere sviluppato in un arco di tempo di trenta mesi.
 L’iniziativa, patrocinata dalla Provincia, prevede la partecipazione, oltre che dell’Università turritana, di 13 partners: due italiani e altri degli stati membri dell’Unione Europea, tra cui Cipro, Malta e realtà problematiche come l’Est Europa: dalla Lituania, all’Ungheria, la Slovenia e la Romania.

6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
Università
Caso Biagini e codice etico, se ne discute in senato accademico
 
C'è anche la discussione sull'adozione di un codice etico che vincoli i docenti a principi di non discriminazione su basi religiose, razziali, ideologiche, nell'ordine del giorno della seduta odierna del senato accademico dell'Università di Cagliari.
Un tema molto delicato, alla luce delle polemiche sollevate dai testi che da quattro anni il professore Emilio Biagini, ordinario di Geografica, impone agli studenti che frequentano il suo corso: in quei libri e dispense, accanto alle nozioni strettamente legate alla disciplina, ci sono considerazioni di stampo generale, come le affermazioni secondo cui i Black Block sono il prodotto della stessa cultura che ha espresso gruppi musicali come i Beatles e i Rolling Stones, Giordano Bruno era una spia, i serial killer un prodotto del protestantesimo, l'omosessualità e il femminismo porteranno all'estinzione della popolazione dell'Europa occidentale, il preservativo non serve a prevenire il contagio da Aids.
Contro quei testi si è levata, in Consiglio di Facoltà, la protesta trasversale degli studenti, che vede uniti i rappresentanti indipendenti, quelli di centrosinistra e anche quelli di Comunione e Liberazione. E il caso, ormai, ha travalicato i confini dell'Ateneo cagliaritano. 
 
7 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 17
Facoltà di Scienze, Fanfani preside
 
Luca Fanfani, 68 anni, docente ordinario di Mineralogia, è stato eletto dal Consiglio di Facoltà nuovo preside di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Fanfani, con 120 voti, ha battuto Adolfo Lai, ex prorettore per la Ricerca scientifica, a quota 63. Fanfani, delegato d'Ateneo per la ricerca scientifica (dal '92 al '94), e pro-rettore dal '94 al '97, succede a Roberto Crnjar. 
 
8 – L’Unione Sarda
Commenti – pagina 37
Dote rara tra i politici
Ammettere l'errore è punto di forza
di Leonardo Tondo*  
 
Nel gergo psicologico, la proiezione è un meccanismo di difesa per cui attribuiamo ad altri la responsabilità di alcuni misfatti piccoli e grandi anche quando la colpa è solo nostra. Per dire, si ha un tamponamento in auto e si inveisce contro l'asfalto scivoloso o un cane che ha attraversato la strada e non alla mancata osservanza della giusta distanza di sicurezza. Mi cade un bicchiere in terra e la colpa è di chi mi ha chiamato al telefono e non della mia sbadataggine. Il senso è semplice. Più che accettare le nostre incapacità che proprio ci dà fastidio dover riconoscere, ci difendiamo pensando siano cause esterne o altri ad aver determinato quello sfortunato corso degli eventi. È sì un sistema di difesa, ma piuttosto primitivo (non a caso molto comune nei bambini o nelle persone più semplici), mentre sarebbe molto più maturo pensare che abbiamo delle limitazioni. Fino a questo livello si è proprio nella regolarità psicologica.
Un ulteriore passo avanti porta verso chi pensa che gli altri ce l'abbiano con lui. Circostanza spesso veritiera e talvolta confermabile, ma che diventa patologica quando si attribuisce a persone che non si conoscono e magari si incontrano per caso in strada. Allora si è pericolosamente vicini a qualche spunto psicopatologico (in gergo: ideazione persecutoria) che può implicare anche limitazioni importanti della nostra convivenza. Se vedo nemici dappertutto, non riesco a stabilire dei sereni rapporti con gli altri e rimango continuamente chiuso e intollerante. Se poi parliamo di potenti, la questione si fa complicata. Intanto per loro aumenta molto la probabilità di persone che li hanno poco in simpatia e che dicono cose malevole sul loro conto. Per cui, anche quando dicono di vedere complotti, magari potrebbero non avere torto. Però se insistono su quell'essere continuamente spiati potrebbe voler dire che hanno fatto qualcosa di sbagliato, ma non hanno alcuna voglia di riconoscerlo. E allora sono costretti ad affermare che sono gli altri a organizzare intrighi contro di loro per metterli in cattiva luce. Molti ovviamente possono essere onesti nel mettere in atto questo meccanismo. Sostenuti dal loro inconscio, credono veramente di non avere colpe, non riconoscono la loro debolezza di fondo e si difendono come possono. Altri, invece, ci marciano. Sanno bene come si sono svolti i fatti, ma accusano gli altri per una strategia e non perdere così una condizione di vantaggio. George W. Bush, facilmente uno dei peggiori presidenti che gli Stati Uniti hanno prodotto, identificò in Saddam la colpa di tutti i mali del mondo. Apparentemente era più facile da trovare (stava a casa sua) di Bin Laden che invece sfuggiva facendogli fare una figuraccia planetaria, anche se i maligni sospettano che una grande voglia di scovarlo non ci sia mai stata (se si fosse trovato, la carneficina irachena non sarebbe stata giustificata mentre era necessaria). È anche vero che l'idea di un Paese sottomesso con molto petrolio poteva essere attraente (alla luce dei fatti, anche se si realizzasse, sarebbe stato pagato molto salato). Ma la spinta principale ancora una volta viene dal profondo: il suo senso di inferiorità (poco colto, forse non un'aquila, un passato di alcolista) lo spinse a superare il padre spingendosi dove questi saggiamente si era rifiutato di andare: a Baghdad (e non in gita). Non c'è bisogno di dire come sia andata a finire.
Sebbene questo, come altri casi di potenti che si lasciano prendere dal fumus persecutionis, parli a sfavore di questo ingegnoso meccanismo che abbiamo a disposizione, non lo possiamo definire del tutto inutile. In realtà ci consente di proteggere dei nuclei interni di insicurezza che altrimenti ci farebbero sentire molto scoperti davanti agli altri. Su scale più vaste potrebbe addirittura essere una difesa a tutti gli effetti. Se, per esempio, gli Incas non si fossero sentiti così sicuri della loro superiorità, avrebbero avuto il sospetto che quegli spagnoli vestiti di armature splendendi al sole anziché essere semidei fossero dei malfattori e si sarebbero subito difesi. Un errore che costò loro la sopravvivenza. Una via di mezzo sta nel capire quando c'è da difendersi e quando non è utile. Anzi, affermare tranquillamente le nostre debolezze e i nostri errori potrebbe essere un punto di forza, quello di chi dà poca importanza al giudizio degli altri, riconosce i propri sbagli e magari si organizza per mettervi riparo. Peccato trovarlo così raramente in chi decide delle nostre sorti.
*Psichiatra, psicoterapeuta

Questionario e social

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