Lunedì 11 maggio 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 maggio 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 13 - Fatto del giorno
Laureati, specie in estinzione 
L’Italia è quart’ultima nella classifica dei paesi europei 
Ottiene il diploma solo il 19 per cento della fascia tra i 25 e i 34 anni 
di Manlio Brigaglia 
 
Un’altra statistica che ci dice che siamo ultimi in Europa. Ultimi o quasi, facciamo quartultimi sui 27. Stavolta si parla di laureati, e si sa che le statistiche che riguardano il nostro sistema degli studi e i suoi risultati Paese sono sempre le più dolorose. Hanno fatto il conto di quanta gente si laurea in Italia. Risultato, 19 per cento nella fascia tra i 25 e i 34 anni, con una larga maggioranza di donne. Questa delle femminilizzazione, come si dice, degli studi e del titolo di laurea è peraltro fenomeno diffuso in quasi tutti i paesi europei: la differenza è che altrove fra maschi e femmine la distanza è molto meno notevole.
 Da cosa deriva? L’istituto che ha fatto questi studi (l’Eurostat, che è l’ufficio statistico della Commissione europea) ne indica la causa nella diversa possibilità di arrivare alla laurea per studenti di famiglie povere e studenti di famiglie ricche: povere e ricche in termini di disponibilità economica, e povere e ricche in termini di tradizione di studi all’interno della stessa famiglia. In Italia i figli di famiglie ricche e dove ci sono, per esempio, tutti e due i genitori laureati hanno la possibilità di arrivare alla laurea sette volte più di chi proviene da una famiglia povera e con genitori a basso grado di scolarizzazione. La statistica precisa che questa differenza non esiste in quasi nessun altro paese d’Europa. Quindi la causa va addebitata anche alla diversa capacità dei singoli Stati di assicurare l’ascesa nell’itinerario degli studi anche a chi non ha i mezzi necessari. Un sistema di premi, incentivi, assegni e borse di studio permette in quasi tutti i paesi europei di studiare anche a chi non possiede risorse economiche. Quello che vale, altrove, è il merito: che apre la strada a chiunque mostri di avere capacità che lo Stato ritiene preziose. In Italia questo non succede, sebbene la stessa Costituzione proclami, all’articolo 34, che “i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” e che “la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze”.
 La Sardegna, tutto sommato, sta un po’ meno peggio, in fatto di attenzione delle istituzione alla promozione dei meritevoli, grazie non tanto al Governo centrale quanto alla Regione e altri enti. A partire dalla prima legge sul diritto allo studio del compianto Paolo Dettori per finire con le iniziative prese dalla giunta Soru nella penultima legislatura sarebbe difficile negare che questa attenzione ci sia stata. Anche se, per esempio, si fa notare che qualche volta qualcuno degli obiettivi è stato mancato: è il caso dei provvedimenti legati al cosiddetto “master and back”, che concedeva borse di studio di una non irrilevante dimensione per permettere ai laureati meritevoli di andare all’estero, conseguire la specializzazione presso Università o istituti prestigiosi e poi tornare in Sardegna portando con sé il patrimonio delle conoscenze acquisite. È successo invece che quelli che hanno potuto poi mettere a frutto questo supplemento di studi, lo hanno fatto in genere fuori della Sardegna o addirittura fuori d’Italia, in genere nello stesso Paese dove avevano conseguito la specializzazione: sicché un intervento volto a far tornare in Sardegna i destinatari della borsa di studio, ha finito per entrare nel calderone delle leggi che in qualche misura favoriscono la temuta fuga dei cervelli.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Attualità
Alla ricerca internazionale ha collaborato il Cnr di Cagliari 
Scoperti undici nuovi geni causa della pressione alta 
 
ROMA. Tracciata la mappa genetica della pressione alta: sono stati scoperti nuovi geni legati alla regolazione della pressione del sangue grazie a un vastissimo studio internazionale che ha coinvolto anche ricercatori italiani. La ricerca, pubblicata in due articoli sulla rivista Nature Genetics, ha identificato 11 geni, presenti in otto regioni del genoma umano, le cui mutazioni sono collegate alla pressione alta.
 Lo studio è stato condotto dal consorzio Global blood pressure genetics (Global BPgen) che include 159 ricercatori di 93 centri negli Stati Uniti e in Europa, e dal consorzio Charge. Per l’Italia hanno partecipato le università di Torino e Federico II di Napoli, l’Istituto di Neurogenetica e neurofarmacologia del Cnr di Cagliari, l’Istituto Nazionale Ricovero e Cura per Anziani (Inrca) di Roma. Lo studio ha coinvolto in tutto 130.000 persone ipertese, delle quali è stato analizzato il genoma. Si è scoperto in questo modo che sei delle otto regioni del Dna nelle quali si sono scoperte mutazioni legate all’ipertensione erano finora sconosciute, ovvero non collegate in alcun modo ai meccanismi di regolazione della pressione sanguigna. Si apre in questo modo la strada alla ricerca di nuovi meccanismi responsabili della malattia e di nuovi bersagli farmacologici.
 L’ipertensione, che in Italia colpisce oltre 15 milioni di persone (circa il 30% della popolazione) e causa 240.000 morti ogni anno, pari al 40% di tutte le cause di decesso, è uno dei principali fattori di rischio per infarto e ictus e ogni anno causa nel mondo sette milioni di morti. Finora erano noti alcuni geni legati all’ipertensione comune, in studi su piccoli campioni di individui. Le nuove ricerche hanno invece coinvolto migliaia di persone ed hanno permesso di scoprire molti geni collegati alla pressione alta. Tra questi: Atp2B1, che produce una proteina di membrana per il trasporto dello ione calcio; Cacnb2, un’altra proteina per il canale del calcio; Cyp17A1, un enzima necessario alla produzione di steroli. Le mutazioni a carico di questi e altri geni trovati nello studio insieme sono capaci di aumentare in modo rilevante il rischio individuale di soffrire di pressione alta.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Cronaca
«Il sindaco Zidda sblocchi l’ateneo» 
Il gruppo della «Città in Comune» sostiene la Fondazione di Deriu 
 
NUORO. Mozione urgente sull’università in agonia. Il gruppo consiliare della «Città in Comune» parte dal mutato quadro normativo e dalle difficoltà economiche che hanno portato alla chiusura di alcuni corsi di laurea, rendendo incerto il futuro di questa istituzione. E prende in esame la proposta del presidente della Provincia di Nuoro, tesa a sostituire il consorzio universitario con una Fondazione, per chiedere al sindaco di sbloccare tutto.
 Il gruppo chiama prima a raccolta Regione, Provincia, Comune di Nuoro e Comuni del circondario per far fronte comune quella che appare oggi come la «sola proposta in campo per rilanciare l’Università nuorese ed evitarne la chiusura». Poi ricorda che sono trascorsi oltre 10 mesi da quando, in consiglio comunale (su un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare “La Città in Comune” sul tema Universita’ nuorese) la giunta e la maggioranza dichiararono che doveva essere portata ina aula una «piattaforma di discussione politica e tecnica».
 Nel frattempo invece si è dimesso anche il presidente della Commissione Cultura.
 Il gruppo prende inoltre in esame le dichiarazioni del prorettore dell’università di Sassari Attilio Mastino, il quale ha affermato che i corsi di Nuoro hanno «possibilità di esistere se qualificano l’offerta formativa collegandola alla ricerca ed alle vocazioni locali, con la presenza stabile di docenti, laboratori, centri di ricerca e se i Consorzi, le Fondazioni, i Comuni, le Province, la Regione garantiscono risorse adeguate», liberando l’Ateneo da qualunque tipo di intervento finanziario. E con quella di Attilio Mastino anche la nota del preside della facoltà di Agraria Pietro Luciano che auspica tra l’altro una «maggiore disponibilità finanziaria aggiuntiva alle sempre più scarse risorse regionali» e tempi certi nella realizzazione delle strutture destinate all’università nuorese.
 Sottolineata infine la «lodevole iniziativa» della Provincia di stanziare 500 mila euro a sostegno dell’Università, la mozione impegna il consiglio comunale ad «accantonare nel bilancio di previsione 2009 un contributo finanziario adeguato» da destinare alle attività dell’Università nuorese, di concerto con l’amministrazione provinciale e gli altri soggetti interessati.
Firmano l’iniziativa i consiglieri comunali nuoresi del gruppo: Giuseppe Tupponi, Francesco Fadda, Luigi Floris, Paolo Manca, Pierpaolo Saba. (n.b.)
 
 
 
 

Questionario e social

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