Venerdì 1 maggio 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 maggio 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

1 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 58
Cervello, speranze dai microsensori
   
Un nuovo modo di osservare le variazioni neurochimiche nel cervello connesse con particolari comportamenti. Un sistema wireless, cioè completamente senza fili, che è stato sviluppato nelle università di Sassari e Dublino. Il metodo si basa sul monitoraggio del consumo di ossigeno nel cervello con l'impiego di microsensori di nuovissima concezione. Ma a che cosa potrà servire? Come è stato realizzato? Chi lo ha creato? Ne abbiamo parlato con uno degli ideatori: il medico Pier Andrea Serra (Dottorato di ricerca in Farmacologia e Tossicologia, PostDoc all'University College di Dublino, professore associato di Farmacologia alla facoltà di Medicina dell'Università di Sassari).
Come avete misurato l'ossigeno nel cervello?
«I sensori per l'ossigeno cerebrale derivano da oltre 10 anni di studi e sono originali e unici sia per il per materiale usato, epossidica caricata al carbonio, che per la forma, conica, che riduce notevolemte il trauma dovuto all'inserzione neurochirurgica in una regione cerebrale. La conquista è aver posizionato una “finestra” che ci consenta di associare una variazione neurochimica a un comportamento o condizione sperimentale estremamente specifica. Questo nuovo quadro potrebbe consentire di scoprire aree del cervello che “consumano” di più nel momento in cui lavorano più intensamente e capirne finalmente il significato in condizioni ottimali sia per l'animale che per il ricercatore, il quale non interferisce se non in minima parte con la vita normale dell'animale mentre lo studia».
Cosa avete osservato?
«Nel campo specifico di cui mi occupo è di cruciale importanza sapere se e come l'ossigeno viene utilizzato dai neuroni in corso di malattie del sistema nervoso centrale. Alcune malattie neurodegenerative o neurotossine compromettono in modo specifico i mitocondri e vanno ad inficiare la produzione di energia la quale comporta un consumo di grandi quantità di ossigeno. Se l'ossigeno non viene più “consumato” per produrre energia può significare che qualcosa di veramente importante può essersi rotto».
Lo studio potrà servire per analizzare l'effetto di nuovi medicinali e nel trattamento di pazienti affetti da Alzheimer e Parkinson o vittima di ictus o eventi traumatici?
«Esattamente. Riteniamo che questo sia un perido di transizione verso la tecnologia da noi proposta. Nel nord Europa e negli Usa c'è un forte interesse da parte di alcune case farmaceutiche per questo tipo di sensori e per impianti wireless, in quanto consentirebbero di ridurre i tempi e i costi della ricerca in vivo e soprattutto il numero di animali da utilizzare per gli esperimenti. Le possibilità applicative sono innumerevoli, a partire dal monitoraggio dell'ossigeno cerebrale in corso di ischemia cerebrale, ictus, attacchi ischemici transitori, in condizioni iperbariche, oppure per valutare la capacità del sangue di rilasciare ossigeno al cervello dopo intossicazioni da agenti chimici».
La vostra ricerca potrebbe avere sviluppi importanti anche in altri campi?
«In campo aerospaziale sarebbe interessante lo studio in tempo reale delle dinamiche dell'ossigeno durante forti accelerazioni. Un ricercatore di Cambridge che si occupa di medicina d'alta quota mi ha chiesto di entrare a far parte di un progetto internazionale per lo studio dell'ossigeno cerebrale in alta quota e nei voli spaziali. Il progetto fa parte di uno studio internazionale che culminerà in una spedizione scientifica inglese sull'Everest prevista per il prossimo anno».
La ricerca è stata pubblicata su “Analytical Chemistry” (organo ufficiale dell'American Chemical Society) del 17 febbraio a firma di Gianfranco Bazzu, Giulia Puggioni, Sonia Dedola, Giammario Calia, Gaia Rocchitta, Rossana Migheli, Maria S. Desole e Pier Andrea Serra (del dipartimento di Neuroscienze dell'ateneo sassarese), John P. Lowry (National University of Ireland), Robert D. O Neill (University College Dublin).
ANDREA MAMELI
 
2 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Cagliari. Uno studente di ingegneria di 24 anni ai campionati mondiali
Il ragazzo che fa volare l'aeroplanino di carta
   
Uno studente cagliaritano di 24 anni, dopo aver vinto le selezioni regionali e quelle nazionali, è volato a Salisburgo per partecipare ai campionati mondiali di lancio degli aeroplanini di carta. Marino Brundu, iscritto in Ingegneria, è riuscito a far fare al suo aeroplano di carta un volo di oltre 39 metri, grazie a una tecnica di costruzione che permette «di aumentare il peso in punta e bilanciare meglio le ali». Oggi in Austria sfiderà i campioni provenienti da 85 Paesi.
 
Uno studente di Ingegneria ha vinto il campionato italiano
Aeroplanini di carta, un cagliaritano ai mondiali
   
Un cagliaritano ha vinto il campionato nazionale di aeroplanini di carta e parteciperà ora ai campionati mondiali.
Con un lancio di oltre 39 metri si è qualificato al primo posto nel campionato italiano. E oggi gareggerà per il titolo mondiale di lanciatore di aeroplanini di carta a Salisburgo. Un traguardo che Marino Brundu sente di poter ottenere, grazie alla messa a punto di un nuovo prototipo, migliorato rispetto alle caratteristiche studiate per la tappa nazionale della manifestazione. «Ho aumentato il peso in punta e bilanciato diversamente le ali. Gli avversari più temuti sono i turchi e i brasiliani».
IL CAMPIONE Non ha dubbi lo studente cagliaritano, 24 anni, che ha partecipato alle selezioni regionali del “Red bull paper wings” lo scorso febbraio a Cagliari. «Mi ero iscritto tanto per provare, non credevo di poter ottenere un risultato simile». Ne era invece sicuro Federico Pani, organizzatore della tappa cagliaritana del torneo. «Lo avevo visto lanciare un aeroplanino di carta all'università», spiega, «un tiro incredibile. Per questo l'ho subito contattato, dicendogli che secondo me poteva diventare un campione». Così è stato. Marino Brundu è uno studente di Ingegneria. E forse è proprio per questo che riesce a progettare aeroplanini vincenti. Ma lui preferisce sminuirsi. «Sono iscritto in Ingegneria chimica», commenta, «al massimo può avermi aiutato lo studio della fluidodinamica, ma lo escludo. È questione di fortuna».
IL TORNEO A Verona, lo scorso 2 aprile, il suo lancio ha raggiunto i 39,05 metri. Oggi, invece, si scontrerà con studenti universitari di 85 paesi del mondo. Con lui ci saranno anche il bergamasco Stefano Sbarra che ci rappresenterà nella categoria “durata del volo” e Antonio Terrone di Napoli per “volo acrobatico”. Se tutto andrà bene, domani avranno la possibilità di accedere alle finali.
«Per me è come una vacanza», aggiunge Brundu, «anche se già che ci sono posso anche provare a vincere il titolo. È alla mia portata». Una convinzione giustificata se si vanno a guardare i risultati dell'ultimo campionato del mondo. Nel 2006, infatti, il vincitore ottenne il primo posto grazie a un lancio di appena 30 centimetri più lungo del suo tiro vincente agli italiani.
LE PROSPETTIVE «Lo vedo in forma», commenta Pani, «per ora solo in Turchia e Brasile hanno ottenuto un risultato paragonabile al suo. Sono queste le nazioni da battere».
Alla gara conterà anche la concentrazione. L'aeroplanino dovrà essere costruito utilizzando fogli di carta forniti dall'organizzazione e li si potrà solo piegare. Per questo Brundu dovrà riprodurre sul momento il prototipo studiato a casa. «Ne ho sperimentato di due tipi», conclude, «spero mi portino bene».
STEFANO CORTIS
 

 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
UNIVERSITÀ
Cattedra negli Usa
 
 CAGLIARI. Mauro Pala, docente di Letteraratura inglese del dipartimento di filologie e letterature moderne, ha vinto una delle quattro cattedre messe a disposizione della Commissione Fulbright per l’Italia. Mauro Pala seguirà un progetto di ricerca nell’università americana di Notre Dame.
 
 

Questionario e social

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