Martedì 21 aprile 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 aprile 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 37
il lutto
Addio alla docente nuorese
La fede nella parola
Giovanna Cerina, intellettuale generosa
   
Si è spenta domenica notte a Cagliari Giovanna Cerina, docente di Semiotica e finissima studiosa di letteratura, già consigliere regionale del Pd nella scorsa legislatura. La ricorda il suo collega Sandro Maxia, decano degli studiosi di letteratura italiana contemporanea.
 
Ogliastrina di nascita ma nuorese di elezione e di profondi legami affettivi, Giovanna ha lottato a lungo contro la grave malattia che l’ha sottratta ai suoi e a tutti noi, che per lunghi anni (ma ora, nel ricordo, volati via in un attimo) abbiamo condiviso con lei l’insegnamento universitario e gli studi letterari che ne sono stati il nutrimento. Allieva di quel grande maestro che è stato Giuseppe Petronio, Giovanna ha iniziato la sua carriera di docente nella scuola secondaria, palestra insostituibile per tanti di noi di impegno e di ininterrotto contatto col mondo giovanile. Ottenuto un incarico di insegnamento nella Facoltà dell’allora Magistero della nostra Università per i meriti acquisiti nel campo degli studi letterari, e presto entrata nei ruoli a tempo pieno, portò nel nuovo impegno una già allora solida dottrina, nutrita di un’insolita capacità di scendere direttamente nel cuore di quei classici della nostra letteratura, antichi e moderni, che di volta in volta proponeva agli studenti, ma anche (e i giovani lo sentivano e corrispondevano al suo afflato) uno slancio pedagogico, una fiducia nella trasmissibilità della conoscenza, che era fiducia nella parola, lei che era come abitata da un demone espressivo che teneva legati gli astanti senza minimamente trasformarli in passivi ascoltatori.
Il rapporto di Giovanna coi colleghi non era facile, perché lei lo sostanziava della stessa intransigenza che applicava a se stessa; ma nessuno di noi, che io sappia, ha potuto lamentare una sua trascuratezza, una sua sbrigativa sbadataggine. Infine, cessato il periodo di servizio nell’Università, non è venuta meno la sua incoercibile tendenza a spendersi generosamente, anzi si è accentuata, trasferendosi nell’impegno politico come rappresentante del popolo sardo nel Consiglio Regionale. Certamente non si è risparmiata, come forse le già precarie condizioni della sua salute avrebbero consigliato. Ma risparmiarsi, tirare i remi in barca, non era nel suo carattere fiero.
A queste povere parole, dettatemi dall’amicizia di una vita, voglio aggiungere poche altre note sul suo contributo agli studi letterari, che Giovanna arricchiva con un forte interesse antropologico, attestato dai suoi lavori di grande interesse sulla fiaba, popolare e d’autore. Innovative analisi della novellistica di Pirandello, dell’opera di Italo Calvino, di Federigo Tozzi, i saggi e le monografie da lei dedicati allo studio della metodologia letteraria, si accompagnano agli studi su Grazia Deledda, della quale Giovanna Cerina è certamente tra i migliori interpreti, e su altri scrittori sardi, e in primo luogo di quel Salvatore Satta che nel Giorno del giudizio ha innalzato Nuoro a luogo dello spirito, non diversamente dalla Trieste di Svevo o alla Dublino di Joyce. In questo lavoro di scavo la studiosa si è ispirata ad una prospettiva storiografica che mira a ridiscutere il rapporto tra centri e periferie, "secondo un orientamento - ha scritto nella premessa al volume Deledda e altri narratori, pubblicato dalla CUEC nel 1992 - che tende a ridefinire la fisionomia culturale dell’isola fuori dagli schemi folkloristici e dai complessi di subalternità politico-culturale".
Addio Giovanna, lasci nella nostra vita un vuoto non destinato a colmarsi.
SANDRO MAXIA
2 – L’Unione Sarda
Cultura – pagina 37
la curiosità Il racconto del professore
«Camilleri, io e i miei baffi prestati a Montalbano»
   
Tra amici accade di prendere in prestito qualcosa senza troppe cerimonie, magari dimenticando di avvertire il proprietario. Andrea Camilleri, per esempio, nel 1996 commise uno scippo - virtuale e benevolo - ai danni di un docente cagliaritano. Una sottrazione che lo scrittore siciliano ha più volte ammesso, fino a rievocarla in un suo articolo pubblicato domenica su Repubblica , in cui parla di quando «mi scrisse dall’Università di Cagliari il professor Giuseppe Marci invitandomi a un incontro con gli studenti che avevano seguito un corso dedicato al mio “Birraio di Preston”. (...) Fu così che incontrai Salvo Montalbano all’aeroporto di Cagliari con un mio romanzo sottobraccio. Era veramente impressionante la sua somiglianza col mio personaggio. Dirò di più: la vista del professore unificò in me l’immagine del commissario che fino a quel momento era ancora come un puzzle mancante di alcuni pezzi di sfondo».
Professore, come reagì quando Camilleri le disse che il commissario aveva la sua faccia?
«In realtà non me lo ha mai detto. Neppure quando ci siamo visti ad Agrigento, alla festa per i suoi ottant’anni: è stata una bella serata e abbiamo conversato gradevolmente ma non abbiamo mai sfiorato l’argomento».
Un tabù?
«Sul tema c’è un riserbo anglosassone, diciamo».
Finché un bel giorno Camilleri ha detto: Montalbano è Marci.
«A un giornalista. Un uomo che rilascia centinaia di interviste, pressato dalle domande, a un certo punto dovrà pur dire qualcosa. E così a un cronista che gli chiedeva del commissario rispose: “L’ho appena visto” e diede una mia sommaria descrizione».
Sommaria mica tanto.
«Il fatto è che negli anni Camilleri ha svelato progressivamente il volto del commissario, aggiungendo via via nuovi elementi. In un suo libro dice che Montalbano ha un neo sotto l’occhio sinistro: lo ha scritto dopo aver notato che io ce l’ho».
Di certo lei ha i baffi e i capelli, al contrario di Zingaretti.
«E infatti quando si cominciò a lavorare sul primo episodio del Montalbano televisivo Camilleri aveva in mente altri attori».
Verrebbe da pensare a Giancarlo Giannini.
«Era nella lista, ma il primo era Jean Rochefort».
Se Montalbano si modella sulla sua figura, per lei sarà un sollievo sapere che Camilleri ha rinunciato a farlo morire.
«Ma a suo tempo aveva detto di aver già scritto il libro in cui muore, che ora è in una cassaforte della Sellerio».
A parte i baffi, i capelli e il neo che cosa vi accomuna?
«Camilleri disse di aver trovato nel nostro incontro i “quarantacinque anni stropicciati” che attribuiva al suo personaggio. Zingaretti ha dato vita a un’ottima interpretazione ma è troppo giovane per aver vissuto il ’68, come è accaduto a me e al commissario. Apparteniamo a una generazione che ha vissuto grandi sogni e poi ha visto che progressivamente la realtà li vanificava, li rovesciava».
Montalbano sbirro malinconico.
«Che però continua a lavorare e a impegnarsi, convinto della necessità di applicare la sua funzione con costanza. E io, senza voler fare paragoni enfatici, insegno da quarant’anni e resto convinto che sia il mestiere più bello del mondo, il lavoro sul quale scommettere per mondo migliore». ( cel.ta )
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 21
monserrato
Dibattiti e una mostra libraria per i duecento anni di Darwin
 
Fino al 30 giugno Darwin fa tappa a Monserrato. Sarà inaugurata oggi alle 17, nella Biblioteca di via Porto Cervo, l’iniziativa del Comune “Charles Darwin a Monserrato”.
In occasione dei duecento anni dalla nascita dello scienziato, e dei 150 anni dalla pubblicazione de “L’origine della specie”, la Biblioteca comunale dedica una mostra libraria al padre della teoria dell’evoluzione. Saranno esposte alcune rare edizioni delle prime traduzioni italiane delle opere di Darwin.
Proprio a Monserrato, precisamente nella Biblioteca biomedica della Cittadella universitaria, è conservata una copia della più antica edizione italiana del testo di Darwin: è quella curata da Giovanni Canestrini nel 1875.
Alla mostra libraria saranno esposte anche le edizioni ottocentesche di due tra le opere più importanti dello scienziato, ma non ci saranno soltanto i libri: nelle prossime otto settimane saranno organizzati anche reading (cioè, letture pubbliche) di “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”, scritto dallo stesso Darwin.
Oggi pomeriggio, all’appuntamento inaugurale, parteciperanno il sindaco Marco Sini, l’assessore alla Cultura Franca Cicotto e i docenti Bruna Tadolini (dell’Università di Sassari) e Beniamino Orrù, dell’Ateneo cagliaritano. (s. se.) 
 

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Romanzi e politica
La preziosa lezione di Giovanna Cerina 
 
CAGLIARI. Giovanna Cerina è morta l’altro ieri notte. Aveva 77 anni. E’ stata consigliere regionale del Partito democratico nella scorsa legislatura - dopo essere stata tra i soci fondatori di Progetto Sardegna - e docente della facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari. Da tempo malata, Giovanna Cerina ha affrontato la malattia con il coraggio e con la serenità con cui si disponeva sempre di fronte alle cose del mondo.
 Giovanna Cerina è stata una studiosa di letteratura tra le migliori che la Sardegna abbia mai avuto e un’insegnante come nelle nostre università, ormai, ne son rimasti pochi: il suo rapporto con gli studenti era un rapporto vero, fondato non sulla trasmissione di un sapere freddo o puramente strumentale, ma sulla condivisione della passione per per la verità e del piacere dell’intelligenza. Perciò i suoi allievi l’amavano. E per tanti è stata, nel corso dei decenni, una maestra.
 La passione per la verità e il piacere dell’intelligenza l’avevano spinta, negli ultimi anni, sulle sponde della politica, ma sempre con il distacco, l’ironia sottile, di chi sa - come scriveva Luigi Pintor alla fine della vita - che la politica può essere, spesso è, il «luogo del delitto». Il luogo in cui le migliori intenzioni sono annulate dal gioco triste del potere.
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Il rigore e la passione 
Amata dai suoi studenti sempre coraggiosa e generosa 
La disponibilità disinteressata al servizio, al colloquio 
GIULIO ANGIONI 
 
Giovanna Cerina è stata fino all’ultimo una signora della cultura nei vari sensi odierni di un termine complicato: a cominciare dalla sua disponibilità disinteressata al servizio, al colloquio, all’animazione, al confronto, dappertutto in Sardegna e non solo nelle sue molte patrie isolane, dalla Nuoro natale all’Ogliastra d’origine, alla Cagliari sua patria adottiva e residenza di lavoro come studiosa e docente di letteratura all’Università, dove è stata un’insegnante di clamorosa popolarità presso gli studenti e i colleghi ricercatori e docenti avuti durante quarant’anni di attività. Il suo insegnamento più duraturo e caratterizzante è stato quello di semiotica del testo. E i testi su cui Giovanna Cerina ha più lavorato sono quelli degli scrittori sardi, specie dei grandi del Novecento, con l’impegno massimo sui nuoresi, Grazia Deledda e Salvatore Satta, ma anche su tutti gli altri suoi concittadini, da Maria Giacobbe a Marcello Fois, con un’attenzione costante a tutto ciò che si è man mano prodotto letterariamente in Sardegna nel secondo Novecento e in questo inizio di millennio, dei quali è difficile che abbia mancato di recensire o di presentare almeno un libro, fino agli ultimi odierni e più giovani.
 Ciò porta a ricordare un altro aspetto importante e noto della sua attività, che ne ha fatto una presenza ricercata, da molti considerata immancabile, in un’infinità di accadimenti culturali, non solo letterari e artistici, veramente in tutta l’isola e non solo. Giovanna è stata, almeno tra gli intellettuali sardi, una dei massimi, stimata e ascoltata animatrice, anticipatrice e divulgatrice specie della produzione letteraria sarda, dove molti autori l’hanno avuta come madrina, ma anche italiana e oltre, con i suoi interessi specialistici per Pirandello e per Calvino, per esempio. Svolgeva queste attività pubbliche con un garbo spontaneo e una disponibilità unica. Anche per questo la rimpiangeremo in molti che l’abbiamo apprezzata in simili occasioni dove spesso dava il meglio. Ma ci resta intera e disponibile la sua opera di studiosa nelle sue sempre chiare, utili e in molti casi imprescindibili pubblicazioni, come quelle su Grazia Deledda e Salvatore Satta, sulla fiaba, sul racconto breve, dove rende al massimo la sua capacità di movimento interdisciplinare.
 Uno dei suoi più recenti atti di coraggio e generosità è stato l’impegno e il lavoro nel movimento politico-culturale di Progetto Sardegna, a fianco di Renato Soru, e quindi nel Consiglio Regionale, dove ha lavorato con la sua solita generosità, mentre si sapeva già compromessa nella salute più che nell’età, adoperandosi soprattutto nell’ambito della cultura, come quando si è occupata della legge regionale per le attività cinematografiche. La malizia dei tempi le ha riservato da ultimo la delusione di una sconfitta elettorale per lei inaspettata e immeritata, perché considerava la stagione politica, civile e culturale che l’ha vista impegnata in prima linea come ampiamente e positivamente innovativa per la nostra isola. Ma appunto per questo considerava una fortuna dei suoi ultimi anni quella di esserne stata parte importante. In questo Giovanna è stata una compagna di molti di noi, che anche per questo le siamo affettuosamente grati.
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Donna senza tentennamenti 
Lascia un grande esempio di stile e umanità 
Con lei era bello persino essere in disaccordo Era una studiosa raffinatissima 
MARCELLO FOIS 
 
Quanto sia difficile l’esercizio della scrittura si capisce in occasioni come queste. Giovanna Cerina è morta e a me sembra di aver perso, un’altra volta, mia madre. Certo, perché i nostri rapporti erano in tutto e per tutto quelli turbolenti e amorevoli che intercorrono tra madre e figlio, non decisi a priori, prima di capire che ci saremo voluti bene non ci siamo seduti a nessun tavolo, non abbiamo fatto nessun accordo, ci siamo incontrati semplicemente: stessa cadenza, stesso quartiere, stessi occhi di mia madre, quella vera; ed io: stesso colore, stessa complessione, forse persino certe ruvidità di suo figlio, quello vero. Io mi ricordo solo momenti belli, perché con Giovanna era bello persino essere in disaccordo, lei mi stanava comunque nel bene o nel male perché era una donna con una sapienza che io conoscevo alla perfezione, e sapevo per genetica che era uno di quei destini da cui è impossibile sottrarsi. Mi diceva che non facevo una buona cosa a mostrare solo il lato antipatico di me esattamente come a suo tempo l’aveva detto mia madre.
 Eppure sbaglierei se limitassi il mio personale privilegio di averla conosciuta ad un semplice transfert tra un orfano adulto e una madre d’anima. C’era dell’altro, Giovanna Cerina è stata, sarà, una studiosa raffinatissima. La sua voce era quella persuasiva di una mente sempre attenta alle sfumature. Io non credo di averla mai sentita gridare se non quando riproducevamo sos contos de fochile di Santu Predu. Più spesso sussurava guardandoti negli occhi. I suoi erano chiari, come quelli di mia madre, quella vera. Mi addolora quest’assenza, mi addolora non avere fatto in tempo ad emendare qualche silenzio di troppo come qualche parola di troppo. Perché in ogni caso il piatto della bilancia della ragione, contro quello del torto, pende sempre dalla parte di chi fa il viaggio che Giovanna ha appena intrapreso.
 Io capivo dal suo silenzio che avevo fatto qualcosa che le era stato sgradito, e lei capiva dal mio che sono un testardo malu a cumprendere. E barroseddu come teneva a specificare, ma devo dire che detta da lei quell’espressione non mi ha mai offeso in alcun modo, anzi molte volte l’ho rivendicata. Abbiamo fatto tante cose insieme che mi scorrono in mente come una sequenza indistinta eppure precisissima, lei ha capito prima di molti che qualcosa di importante si stava muovendo nella scrittura in Sardegna, ha consolidato, senza imporla, una visone femminile non compromessa, non subiettiva, non retorica. Era, è, la professoressa Giovanna Cerina, non solo la moglie amorevolissima del Professor Pirodda. Era, è, una donna di cultura senza tentennamenti politici, insegnava il dubbio sistematico e la curiosità negli studi, ma, insieme, la responsabilità di tener fede alle scelte intraprese. Per questo non aveva bisogno di rilasciare interviste: quanto aveva da dire lo diceva a quattr’occhi. Come nel suo stile, che, contro ogni folklore, non è mai stato quello del muretto a secco. Molti e molte dovrebbero imparare da Giovanna Cerina. Me compreso. Ecco le poche cose che ho da dire per egoismo, per convincermi che questo piccolo, insulso, autodafé, possa aiutarmi ad affrontare una pena e una tristezza infinite.
 In su chelu siat!
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
LE REAZIONI 
Maria Giacobbe: «Ricordavamo insieme l’infanzia a San Pietro» 
 
Intelligenza, curiosità verso ogni tipo di espressione culturale, grande umanità. Sono solo alcuni dei lati di Giovanna Cerina che vengono fuori nel ricordo di coloro che l’hanno conosciuta. «Avevo un grande legame con lei e con il marito - commenta l’archeologo Giovanni Lilliu -. Abbiamo lavorato insieme all’Istituto etnografico a Nuoro, facevamo entrambi parte del comitato scientifico, e ho approfondito la sua conoscenza in quell’occasione. Si era subito creata un’amicizia. La conoscevo già da prima come studiosa, ma da allora ho avuto l’opportunità di constatarne la grande umanità».
 I ricordi della scrittrice Maria Giacobbe, che da lungo tempo vive in Danimarca, risalgono all’infanzia comune a Nuoro, nel quartiere di San Pietro. «Più giovane di me di qualche anno, era compagna della mia sorella minore, e quando si è piccoli le differenze contano. Lei ricordava di essere stata a casa mia e che le facevano impressione i molti libri che c’erano, più di quanti ce ne fossero a casa sua. Ricordo che un giorno, dopo un incontro pubblico a Nuoro, siamo andate in piazza Satta e abbiamo revocato quel periodo, sedute nei graniti della piazza. C’era sempre qualcosa di gradevole nel ricordare insieme episodi del passato. Una volta presentò un mio libro e mi colpì come lei avesse notato, da semiologa, che nei miei racconti c’è sempre qualche finestra che si apre o si chiude. Io francamente non ci avevo mai pensato, ma questa sua considerazione mi ha fatto credere ancor più come nei miei libri ci sia sempre la descrizione di una casa, che è poi la mia casa del’infanzia».
 «La conoscevo da tempo - dice il regista Salvatore Mereu - ma l’occasione per approfondire quella che poi è diventata un’amicizia è arrivata con la legge regionale sul cinema, dove lei è stata relatrice, alla cui stesura io e altri abbiamo collaborato. Era una persona che conquistava perché aveva la grandissima capacità di stare con i giovani, come se il limite anagrafico non esistesse, qualità anche rara per una persona di quella generazione. È sempre stata molto curiosa di tutto ciò che si muoveva intorno a lei e questo ci ha avvicinato molto. A quella legge lei ha dato l’anima, ci si è buttata dentro con tantissima passione. E quando la legge venne ostacolata in consiglio e utilizzata in modo strumentale per mandare messaggi alla giunta, sono sicuro che ne rimase addolorata, anche se lei non faceva trapelare molto: questo perchè un’altra sua caratteristica è che parlava delle persone solo se ne poteva parlare bene, sennò evitava di farlo».
 Il sindaco di Nuoro Mario Zidda ha inviato a nome della città un telegramma ai familiari di Giovanna Cerina in cui ricorda, tra l’altro, «la curiosità e solidità intellettuale che la rendevano un’affascinante interlocutrice con cui dialogare e confrontarsi». (paolo merlini)
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
All’Università l’incontro organizzato dal movimento Progetto Magnifico 
«La macchina organizzativa funziona quando ci si affida a professionisti» 
L’esperienza positiva degli atenei di Trento e di Torino 
 
SASSARI. Per fare girare il motore bisogna oliare per benino gli ingranaggi. L’università che cambia ha bisogno di una massiccia revisione per fare funzionare al meglio la macchina gestionale. L’ateneo sassarese ascolta l’esempio dei “grandi”, prende appunti sulla strada intrapresa dal Politecnico di Torino e dall’università di Trento. L’occasione è offerta dall’incontro-dibattito organizzato dal movimento Progetto Magnifico.
 È il secondo appuntamento, dopo il primo dedicato alla valutazione della ricerca. Progetto Magnifico, il movimento nato per iniziativa del docente di Economia Marco Vannini, continua la sua speciale radiografia sui problemi dell’università sassarese. A due mesi dall’elezione del nuovo rettore, i candidati sono ancora due: il prorettore Attilio Mastino e il preside di Agraria Pietro Luciano. È possibile che Progetto Magnifico possa esprimere un terzo nome. Se così non sarà, di certo il movimento inviterà i due in lizza ad approfondire le criticità emerse durante i dibattiti. Per proporre all’elettorato le possibili soluzioni.
 Il processo organizzativo è un nodo spinoso. Con la nascita dei dipartimenti, l’ateneo deve essere pronto a decentrare le funzioni. Dice Marco Tomasi, direttore amministrativo del Politecnico di Torino: «I servizi di base devono essere gestiti centralmente, il resto va delegato. Ma per fare questo bisogna potenziare l’apparato informativo e, soprattutto, è necessario creare le figure adatte». Stop ai direttori di dipartimento «che invece di occuparsi della ricerca si comportano da segretari. Questo ruolo deve essere affidato a direttori amministrativi che affianchino i docenti, li aiutino a reperire i finanziamenti, si occupino dei rapporti internazionali». Ma è fondamentale anche lavorare per progetti e porsi obiettivi strategici. Funziona così a Trento e a Torino «dove - spiega Laura Pedron, responsabile della gestione risorse informative al Politecnico - il cambiamento è stato avviato attraverso la modifica del sistema contabile». Significa questo: si analizzano le entrate e le uscite, in base alla differenza si fissano i traguardi. Certo, sarebbe meglio contare su una pianificazione pluriennale «ma è difficile, visto che i finanziamenti - dice Tomasi - si conoscono a settembre. Quest’anno si era deciso di anticipare al 31 marzo ma siamo già in ritardo di quasi un mese». (si. sa.)
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Cagliari
Monte Meana e Pani Loriga, riprendono gli scavi 
Santadi, il museo archeologico coordinerà le attività e ospiterà nei laboratori i primi lavori di restauro 
di Enrico Cambedda 
 
SANTADI.Riprendono le campagne di scavi nei più importanti siti archeologici del territorio comunale. Dopo la parentesi invernale stanno per essere riavviati gli interventi a Monte Meana e a Pani Loriga. L’amministrazione comunale fornirà il massimo supporto grazie al museo archeologico, diretto da Remo Forresu, il quale fungerà da centro di coordinamento per tutte le attività e metterà a disposizione i suoi laboratori per i primi lavori di restauro. Le nuove campagne sono molto attese perché consentiranno di valorizzare diverse aree.
 Saranno due gli interventi che caratterizzeranno queste nuove ricerche in un’area del Basso Sulcis dove la concentrazione di siti archeologici e culturali è una delle più alte della Sardegna. La prima campagna di scavi riguarderà la Grotta di Monte Meana, un ambiente ipogeico di straordinaria importanza che nel corso degli anni ha rivelato preziose testimonianze del periodo neolitico. Fra i reperti più suggestivi, una pregevole «Dea Madre», in osso. In questo particolare contesto, in passato sconvolto dalla presenza di una cava di onice e dall’estrazione indiscriminata del prezioso materiale, sono stati individuati almeno tre livelli culturali risalenti a: Neolitico Medio, Neolitico Recente e Bronzo Antico. Ad occuparsi degli scavi e del monitoraggio della grotta sarà una squadra di giovani archeologi, scelti fra gli studenti dell’Istituto di Storia e Preistoria, dell’Università di Cagliari, diretta dalla professoressa Giuseppa Tanda, insigne studiosa ed archeologa di fama internazionale. internazionale.La campagna di scavi durerà circa un mese e consentirà di portare a compimento una parte delle ricerche avviate lo scorso anno. Dal Neolitico al Fenicio Punico. La seconda campagna di scavi riguarderà, invece, il sito di Pani Loriga, cioè un’area di straordinaria importanza culturale che secondo gli studiosi (ma non tutti sono d’accordo) era una sorta di cittadella fortificata a guardia delle vie di transito che dalle coste sulcitane conducevano sino al centro della Sardegna. Un sito, utilizzato sin dal periodo prenuragico ed in varie epoche storiche ma che raggiunse il massimo splendore proprio durante la presenza dei commercianti fenici e,subito dopo, dei bellicosi popoli punici. Sarà il ricercatore del CNR, Massimo Botto, coadiuvato da Ida Oggiano ad effettuare anche questa campagna di scavi. Già detto del CNR, c’è anche l’interesse delle Università di Pisa e di Roma. Sarà, infatti, una squadra di studenti e ricercatori delle due Università (ma ci saranno anche studenti di Cagliari e di Viterbo) a lavorare sulla collina di Pani Loriga per trovare conferma della validità delle scoperte già fatte lo scorso anno. In pratica, grazie a Massimo Botto ed ai suoi collaboratori, è stato possibile individuare le caratteristiche della grande cinta muraria che proteggeva la fortezza, scoprire la porta d’accesso e riportare alla luce preziose testimonianze sulla disposizione del centro abitato. Pani Loriga non fu, dunque, solo cittadella militare ma molto probabilmente ospitò una vera e propria comunità di uomini e donne. Abitazioni, luoghi di culto, necropoli di varie epoche, c’è un po’ di tutto in questo sito misterioso che grazie al lavoro ed all’entusiasmo di alcuni studiosi potrebbe svelare, a breve, molti dei suoi segreti. Intanto il comune, grazie alla squadra che gestisce il Museo Archeologico locale, ha preparato un progetto per la valorizzazione di Pani Loriga.
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Sassari
Un fenomeno preoccupante per l’estensione, intervengono i botanici dell’università 
Un tappeto di alghe ricopre lo stagno del Calick 
Già effettuati numerosi prelievi per stabilire le cause della massiccia invasione 
Tra le prime ipotesi quella di un aumento delle sostanze nutrienti Scarichi dei depuratori da tenere sotto controllo 
 
ALGHERO. Un vero e proprio tappeto di alghe galleggianti sta interessando una vasta superficie dello stagno del Calick. Un fenomeno non raro, in passato si è già verificato, ma che stavolta risulta più allarmante soprattutto per la dimensione di queste lussureggianti praterie a galla che forniscono alla laguna alla periferia della città un aspetto diverso dal solito. Un processo di eutrofizzazione che è attualmente allo studio del dipartimento di Botanica dell’Università di Sassari, secondo un programma di monitoraggio disposto dal Parco regionale di Porto Conte, che nei giorni scorsi ha effettuato numerosi prelievi di alghe, presenti in diverse specie, per stabilirne l’origine e soprattutto le cause della massiccia diffusione.
 Tra le ipotesi che si fanno sul fenomeno in genere e in questo caso soprattutto sulla proliferazione delle alghe la più accreditata sarebbe quella che vede il Calick interessato da un incremento delle sostanze nutrienti che con l’aumento della temperatura avrebbe dato corpo a una esplosione di vegetazione.
 Sullo stagno si concentrano una serie di situazioni diverse sulle quali sarebbero utili approfondimenti di merito e scientifici per evitare che la laguna si trasformi in una gigantesca e improduttiva pozzanghera. Intanto il fenomeno di interramento a causa dei detriti che giungono dagli affluenti rio Barca e rio Filibertu che portano a valle tutto ciò che raccolgono nel loro percorso. Compresi alcuni scarichi urbani. L’interramento determina un impoverimento del processo di ossigenazione delle acque e di conseguenza problemi alle specie ittiche della peschiera e soprattutto al novellame. Il ricambio delle acque dal mare attraverso il porto canale di Fertilia non appare inoltre sufficiente per le note questioni legate proprio alla portualità. Sulla laguna inoltre non va dimenticato confluiscono le acque depurate dell’impianto di Santa Maria La Palma, che accoglie anche quelle di Fertilia, e a breve anche quelle di Maristella. Inoltre lo stesso nuovo depuratore della città catalana, oggi in funzione nell’area industriale di San Marco, riversa acque depurate nel Calick soprattutto nel corso della stagione invernale. Nel periodi di irrigazione tali reflui sono convogliati nelle condotte del Consorzio di Bonifica della Nurra che a sua volta le utilizza per approvvigionare i propri associati e i loro programmi colturali. Resta ora da verificare quali problemi si potranno determinare nello stagno con il costante versamento di milioni di metri cubi di acqua dolce provenienti dai due depuratori e da quello di San Marco in particolare.
 Nonostante lo straordinario valore ambientale il Calick è sempre sottoposto a continue prove di sopravvivenza e in larghissima misura provocate dall’uomo. Sulle sponde dello stagno non è raro trovare rifiuti scaraventati da automobilisti di passaggio che preferiscono liberarsi dei loro avanzi di pic nic gettandoli tra i pini della laguna anzichè andare alla ricerca di un cassonetto. Ma non solo. Le immediate adiacenze dello spazio acqueo sono spesso occasione per abbandonare carcasse d’auto che, tra l’altro, nessuno rimuove e quindi restano esposte per mesi e anni alla vista dei turisti stranieri che richiamati dal valore ambientale della laguna si recano in visita.
 Oggi la presenza del Parco di Porto Conte garantisce un minimo di attenzione per il Calick ma si tratta di ben poca cosa, anche per le limitate disponibilità finanziarie dell’ente, rispetto alle esigente di questo patrimonio naturalistico che in tanti ci invidiano ma da queste parti lo si utilizza come deposito di rottami.
 

Questionario e social

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