Martedì 7 aprile 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 aprile 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

 L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA

 
1 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 8
Bacchisio Motzo, maestro di cultura
Oggi a Cagliari le facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze della formazione intitolano l'aula degli esami di laurea a un padre fondatore
 
Le Facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze della Formazione dell'Università di Cagliari hanno deliberato di intitolare l'aula degli esami di laurea a Bacchisio Raimondo Motzo con una cerimonia commemorativa che si svolgerà stamane alle 10.30, alla presenza delle autorità accademiche e dei professori Piero Meloni e Giovanni Lilliu, che 50 anni fa furono i suoi più diretti collaboratori. Un riconoscimento postumo ma significativo verso un maestro dell'Università cagliaritana della prima metà del Novecento, tra i padri fondatori della Facoltà di Lettere e Filosofia e in seguito della Facoltà di Magistero. Istituita nel 1859, la Facoltà aveva funzionato fino al 1866-67. Venne nuovamente istituita con altri ordinamenti nel quadro della riforma Gentile e i corsi ebbero inizio nel 1925. Nel drappello dei primi dieci docenti figuravano nomi come Giuseppe Toffanin (Letteratura italiana), Luigi Castiglioni (Letteratura latina), Augusto Rostagni (Letteratura greca), Carlo Albizzati (Archeologia), Raffaele Ciasca (Storia medioevale e moderna), Benvenuto Terracini (Glottologia), Adelchi Baratono (Filosofia teoretica) e Cecilia Dentice d'Accadia (Storia della filosofia), futura moglie di Motzo, allora fresco vincitore di concorso per la cattedra di Storia antica.
Nato a Bolotana il 6 marzo 1883, Motzo era giunto alla cattedra grazie soprattutto alla guida del suo maestro Gaetano De Sanctis, dopo un lungo tirocinio di specializzazione in discipline di carattere storico-filologico e dopo una sofferta vicenda personale. Formatosi a Roma nell'ultima fase del pontificato di Leone XIII, divenne sacerdote nel 1905. Iscrittosi in Lettere all'Università di Torino grazie a una borsa di studio presso il Collegio delle provincie - la stessa che in quegli anni consentì a Gramsci la frequenza della medesima Facoltà - si era laureato con De Sanctis nel 1909 con una tesi sulla setta degli Essèni. Vincitore di una borsa di specializzazione in Lingue orientali, per sei anni approfondì gli studi a contatto con la scuola filologica tedesca, soggiornando a lungo a Berlino. Nel 1916 il Sant'Uffizio lo sospese a divinis per aver collaborato alla Rivista di Scienza delle Religioni. Il Motzo, giovane valente filologo, si occupava prevalentemente di esegesi biblica e il problema suo, come di tutti gli esegeti cattolici, era quello di poter affrontare lo studio della Bibbia con gli strumenti della scienza filologica. L'incidente con il Vaticano ebbe una sua soluzione grazie all'intervento del cardinal Gasparri; ma l'atteggiamento della Chiesa non fu conseguente, per cui il Motzo, nell'estate del 1924, abbandonò lo stato sacerdotale. E con esso gli studi biblici, per concentrare l'attenzione sulla storia della nostra isola. Nacquero così i fondamentali lavori sulle passiones dei santi della più antica tradizione isolana. Nel 1934 Motzo aveva fondato la rivista Studi sardi, oggi ancora in vita. Nominato preside della Facoltà di Lettere nel 1939, durante gli anni della guerra assicurò la continuità dell'attività didattica, trasferendo uffici e sessioni di esami ad Oristano. Nel dopoguerra, preside della Facoltà di Magistero e di nuovo della Facoltà di Lettere, fece sì che insegnassero docenti come Bianchi Bandinelli, Geymonat, Venturi, Petronio, Gentili, Bulferetti, Sestan. Collocato a riposo nel 1953, continuò la sua opera di docente e preside in qualità di professore emerito fino al 1958, quando Aldo Moro gli conferiva la medaglia d'oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. Ritiratosi a Napoli, morì il 14 giugno 1970. Per sua volontà, le spoglie riposano nel cimitero di San Michele di Cagliari.
È importante che, attraverso l'intitolazione dell'aula delle lauree voluta dalle due Facoltà, i due presidi abbiano offerto la possibilità di sottoporre ai giovani l'opera di questo maestro dell'alta cultura. Del Motzo, Lilliu ha scritto che era «per temperamento, un uomo tutto d'un pezzo, d'una sincerità primordiale»; “un antico” e fiero difensore dei valori della nostra cultura e della nostra identità.
LUCIANO CARTA 
 
Cronaca di Cagliari Pagina 20
Dedica aula magna al professor Motzo
 
Oggi alle 10.30, la dedica dell'Aula magna delle facoltà Lettere e Filosofia e Scienze della formazione al professor Bacchisio Raimondo Motzo. La cerimonia si aprirà col saluto del rettore di Cagliari Pasquale Mistretta, del professore Antonio Cadeddu, preside di Scienze della Formazione e del preside di Lettere e Filosofia, Roberto Coroneo.
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 17
Il campus? Al San Giovanni di Dio
L'ipotesi è stata discussa ieri nel vertice tra sindaco e Regione
Comune. Proposta per la casa dello studente legata alla dismissione dell'ospedale
L'ipotesi è compresa in un'ampia proposta di riqualificazione che riguarda l'area tra il carcere di Buoncammino e l'ospedale San Giovanni di Dio. Resta l'alternativa di viale La Playa
 
La prima novità è di non poco conto e di sicuro è stata uno dei temi sul tavolo durante il vertice di ieri in Comune. Regione e amministrazione locale pensano, infatti, di localizzare il nuovo campus universitario al centro della città, a un passo dall'anfiteatro romano e dall'orto botanico. Molto più precisamente nei locali di un ospedale San Giovanni di Dio da ristrutturare dopo la dismissione già avviata dalla precedente Giunta regionale e confermata da quella attuale. Dell'ipotesi (ma anche di tanto altro) hanno parlato ieri il sindaco Emilio Floris e l'assessore regionale all'Urbanistica e agli Enti locali Gabriele Asunis, in un vertice che è stato allargato anche agli assessori comunali all'Urbanistica Gianni Campus e ai Lavori pubblici Raffaele Lorrai. Riunione andata avanti a oltranza, fino a tarda ora. «Anche se non è corretto dire che si è deciso di realizzare esclusivamente delle residenze in quell'area - precisa il sindaco - bisognerà sentire anche l'università, si tratta di un progetto ancora molto aperto».
LA NOVITÀ La nuova localizzazione del campus universitario (anche se la sua eventuale realizzazione non esclude che il progetto di casa dello studente in viale La Playa possa essere comunque recuperato) sarebbe inquadrata in una rivisitazione complessiva del comparto che unisce il carcere di Buoncammino e lo stesso ospedale civile San Giovanni di Dio. Ipotesi già presente nel nuovo piano regolatore, nel quale (nello stesso circuito) è previsto anche un recupero del vecchio ospedale militare. La residenza per studenti sarebbe solo una delle novità, che andrebbe a inserirsi in un comparto dove è anche prevista la realizzazione di alcune strutture ricettive, finalizzate all'aumento della capacità di accoglienza dei turisti. Nel corso del vertice, che è durato fino a tarda serata, si è parlato anche delle altre questioni che da anni tormentano l'amministrazione Floris, che ha realizzato i progetti e non ha potuto tradurli in pratica anche a causa dei rapporti non sempre idilliaci con la precedente Giunta regionale guidata dal presidente Renato Soru: su tutti il piano di riqualificazione del Poetto (marciapiedi, piste ciclabili, parcheggi), la pista ciclabile all'interno del tessuto urbano e, più in generale, Marina piccola, il porto e nuove residenze a Sant'Elia, insieme alla riqualificazione dell'area del parco di San Paolo.
Senza scordare la questione dei beni identitari che insistono all'interno del tessuto urbano, recentemente riesaminata in commissione Urbanistica.
BILANCIO Nel corso della seduta di Consiglio comunale in programma stasera, il sindaco Emilio Floris (che dall'indomani delle dimissioni del neo-presidente della Regione Ugo Cappellacci regge, ad interim, l'assessorato alla Programmazione) esporrà all'assemblea civica il bilancio di previsione per il 2009. Un'esposizione che non sarà seguita dalla discussione, visto che la commissione Finanze non ha ancora terminato l'esame del documento contabile, presentato alla sua attenzione solo lo scorso 30 marzo.
VERDE PUBBLICO Nella seduta di ieri i commissari hanno discusso la parte relativa ad Ambiente e Urbanistica, con un'audizione dell'assessore Gianni Campus. Si è parlato anche e soprattutto di verde pubblico e della gestione dei fondi concessi per l'anno in corso, praticamente gli stessi del 2008.
Ormai saltata l'ipotesi di uno sforamento del Patto di stabilità, la discussione sul bilancio dovrebbe approdare in una delle sedute della fine di aprile.
ANTHONY MURONI 
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 18
via Trentino
Sporcizia e bottiglie rotte vicino alla casa dello studente
 
Il parcheggio privato dell'area universitaria di via Trentino circondato da mucchi di spazzatura e invaso da cocci di vetro e bottiglie di birra. Nessun rispetto neanche dai frequentatori abituali, cioè gli studenti. Sacchetti di plastica, brandelli di giornali, bibite e contenitori di vario genere, si amalgamano nei marciapiedi ai lati del parcheggio, nell'aiuola al centro e in mezzo alle aree di sosta, come opere d'arte di pregiata bellezza. I residenti protestano. «Novantacinque gradini di inciviltà cronica», esclama Teo Spigno residente in via Lombardia, «ci si domanda a chi competa la manutenzione ordinaria dello spazio, se all'Università, visto che tutta la zona ricade sotto la sua giurisdizione, o è il solito fenomeno all'italiana: lo scaricabarile. In ogni caso perché il Comune non interviene?».
«Di chi è la competenza?», domanda Franca Zara studentessa della facoltà di Psicologia, assieme a un gruppo di colleghi. Dalla casa dello studente, Ernesto Cugusi il direttore, spiega che la pulizia dell'area parcheggi non rientra nel suo appalto. Dal Comune, l'assessore Giovanni Giagoni assicura che farà fare i necessari accertamenti e obbligherà chi di dovere a provvedere.
CRISTIANA SARRITZU 
 
4 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 14
Casa, più energia pulita
Presentato ieri a Cagliari un progetto dell'Enea
 
L'efficienza energetica è un'opportunità per il patrimonio edilizio italiano. Sia in termini economici che dal punto di vista ambientale. Ed è per questo che bisogna puntare su «un piano di riqualificazione» a livello nazionale. Lo ha ribadito ieri a Cagliari, dall'aula magna della facoltà di Ingegneria, Luigi Paganetto, presidente dell'Enea. Ieri è stata anche l'occasione per presentare “Csinnova”, lo sportello del Centro servizi promozionali per le imprese di Cagliari, dedicato al sostegno delle aziende assetate di conoscenza tecnologica.
IL PIANO Il numero uno dell'Enea ha sottolineato la necessità di un piano nazionale di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico, partendo da un campione di circa 15 mila edifici fra scuole e uffici.
I NUMERI I vantaggi sarebbero notevoli, a fronte di una spesa di 8,2 miliardi. Secondo un'elaborazione dell'Università di Tor Vergata (Roma), si svilupperebbe un giro d'affari di «circa 20 miliardi di euro e un valore aggiunto di 15 miliardi», spiega Paganetto. Notevoli poi i benefici sul fronte lavorativo. «L'incremento dell'occupazione», conclude il presidente dell'Enea, «sarebbe pari a 150 mila unità, mentre il Pil aumenterebbe dello 0,6% nell'arco temporale dell'intervento».

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«Il metrò sotterraneo è inutile e costoso» 
Perché la spesa sia corretta 130mila passeggeri al giorno 
«Un solo intervento non risolve il problema del traffico urbano» 
MAURO LISSIA 
 
 CAGLIARI. L’Università boccia i 18 chilometri di metro sotterranea per i quali il Comune vorrebbe spendere 451 milioni: secondo i docenti del Crimm, il Centro ricerche modelli di mobilità del dipartimento d’Ingegneria del territorio, rappresentano «un intervento sovradimensionato rispetto alla domanda reale». Perchè la spesa sia giustificabile dovrebbero usarla 20 mila passeggeri all’ora anzichè gli attuali 2500.
 I cinque docenti - Elisabetta Cherchi, Paolo Fadda, Gianfranco Fancello, Italo Meloni e Mario Olivari - attaccano il progetto sulla base di dati e di riferimenti scientifici, partendo da una premessa: «I fenomeni complessi, come dimostrano tutti gli studi in tutto il mondo, non si risolvono con un singolo intervento ma con una pletora di interventi, che agendo sinergicamente sulle varie componenti del fenomeno concorrono al raggiungimento di obbiettivi comuni».
 La nota del Crimm non lascia spazio a dubbi: «Le analisi quantitative, gli studi e i piani che all’interno dell’università sono stati elaborati dimostrano che la domanda di mobilità che si sviluppa ogni giorno nell’area cagliaritana non presenti livelli quantitativi tali da giustificare la presenza di un metro sotterraneo».
 La conferma è nei numeri: «Il metro sotterraneo Avg (Authomatic Vehicle Guide) è un tipo di sistema di trasporto collettivo di massa che viaggia su sede propria esclusiva, protetta, interamente in galleria, che può arrivare a soddisfare anche più di 20 mila passeggeri per ora per senso di marcia sull’itinerario su cui insiste». Il metro Avg «consente di realizzare frequenze elevatissime» e quindi «considerando che ogni convoglio trasporta mediamente 300-400 passeggeri in un’ora, Avg può trasportare 18.000-24.000 passeggeri per ora e per senso di marcia». Secondo i docenti del Crimm «se non si raggiungono tali valori di traffico non ha alcun senso logico realizzare sistemi di questo tipo. Non è corretto utilizzare questi sistemi con frequenze dell’ordine di cinque minuti che ridurrebbero la capacità a 3600-4800 passeggeri all’ora, in linea con le esigenze della città, ma che potrebbero essere mantenute anche dagli autobus su corsie riservate o da altri sistemi». Secondo il Crimm «un’altra prerogativa dei metro Avg è che consentono di soddisfare una domanda concentrata temporalmente, con forte concentrazione nell’ora di punta, per raggiungere i livelli di flusso adatti al sistema». Cagliari però non sembra averne bisogno: «La città (160 mila abitanti) e la sua conurbazione (almeno altri 100 mila) non presentano una configurazione insediativa capace di generare flussi di traffico di questo valore, caratterizzandosi con insediamenti diffusi ed estensivi e nessuna forte concentrazione spaziale di attività. La popolazione residente in un raggio di 500 metri di percorso pedonale dalle stazioni individuate non supera i 90 mila abitanti, mentre quella rientrante nei trecento metri, il percorso medio accettato dagli utenti per raggiungere a piedi la fermata, è di appena 60 mila abitanti e 28 mila addetti».
 Secondo i docenti «solo il 30% degli abitanti si sposta nella fascia di punta del mattino, la maggior parte utilizza l’auto privata. Facendo due calcoli aggregati e sommari si evidenzia come gli spostamenti raggiungono valori molto inferiori a quelli necessari per giustificare un tale sistema».
 Gli spostamenti potenziali calcolati sulla popolazione servita risultano pari a circa 3000 passeggeri all’ora. Questo valore rapportato al giorno corrisponde a circa 20 mila passeggeri ed all’anno quattro milioni e mezzo (su 13,2 km di linea), un dato in linea con quanto annualmente il Ctm dichiara di trasportare su un bacino di circa 335 mila abitanti e sull’intera sua rete di 480 chilometri e 29 linee (38 milioni di passeggeri all’anno) comprese quelle extraurbane (Decimo, Assemini ed Elmas) e le stagionali per il Poetto». Quindi «per giustificare il metro Avg la domanda giornaliera di 20 mila passeggeri dovrebbe essere concentrata in un’ora, in un giorno dovrebbero viaggiarci 130 mila passeggeri ed in un anno circa 30 milioni di persone, l’80% di quelle che il Ctm dice che viaggiano su tutta la sua rete (480 km contro i 13,2 km del metro sotterraneo proposto)». Il carico totale di passeggeri potenziali calcolato all’ora di punta «è stato stimato in circa 2500 passeggeri, quantità - è scritto - notevolmente inferiore a quella soddisfabile con il metro (20 mila)».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Fatto del giorno
L’isola non rischia: «Finiti da tempo i processi geodinamici più rilevanti» 
L’INTERVISTA Parla il docente dell’ateneo sassarese Giacomo Oggiano 
PIER GIORGIO PINNA 
 
 SASSARI. «L’isola rischia meno perché da 5 milioni di anni non registra processi geodinamici importanti». Giacomo Oggiano sfata un luogo comune. «Non è vero che da noi i pericoli sono inferiori perché la nostra è una terra antica - dice - Tutto dipende dall’assenza di certi fenomeni».
 Laurea in Scienze geologiche nel 1975 a Pisa, Giacomo Oggiano ha 58 anni e un curriculum di tutto rispetto. La carriera accademica l’ha portato in giro per il mondo nel corso d’indagini e ricerche scientifiche di grande rilievo. Da quando per il Cnr si è occupato di ricostruzioni paleogeografiche e paleotettoniche minerarie sino alle spedizioni in Africa e in Antartide. E poi alla nomina, nel 2000, a professore ordinario di geologia strutturale in Scienze nell’ateneo sassarese. È inoltre coordinatore del dottorato in Tecnologia delle rocce e dei minerali d’interesse industriale e membro del comitato sardo per la nuova cartografia geologica d’Italia.
 Tra una lezione e un impegno nella sua facoltà, in queste ore Oggiano riesce a trovare il tempo per spiegare gli aspetti che rendono la Sardegna fortemente asismica. Soprattutto rispetto ad altre regioni della penisola. «Ma chiariamo subito un punto: la nostra isola non è l’unica con un tasso di pericolo poco elevato - avverte il docente - In analoghe condizioni, con ridotti margini di rischio, si trovano vaste zone della piattaforma pugliese, della pianura padana, del Piemonte. Le regioni più esposte sono invece, oltre alla Carnia, gran parte della Sicilia e i territori appenninici. La Sardegna, tuttavia, ha una storia un po’ diversa da quella del continente italiano: è un frammento d’Europa che insieme con la Corsica 20 milioni di anni fa si è staccato dall’area oggi corrispondente a una porzione della Provenza e degli attuali Pirenei spagnoli che si affacciano verso il Mediterraneo».
 I territori della futura Ichnusa (così come quelli che in un domani molto più prossimo a noi apparterranno ai nostri vicinissimi cugini dell’Isola di Bellezza) si sono attestati nell’attuale posizione dopo una deriva durata tre milioni di anni. Una posizione che si rivelerà certo meno problematica sotto il profilo degli assestamenti sotterranei.
 Parti differenti dell’enorme frammento staccatosi dalle coste ora franco-iberiche hanno invece proseguito la loro lentissima corsa verso sud-est, formando così il blocco della Sicilia orientale dove oggi si trova Messina e l’area leggermente più a nord che ospita Reggio Calabria. «Ecco perché sostenere che la Sardegna non è zona di terremoti in quanto le sue rocce sono antichissime non è corretto sul piano scientifico - chiarisce ancora Oggiano - Se così fosse, l’origine geologica comune dovrebbe portare a escludere disastri a Messina e Reggio Calabria. E invece tutti sappiamo che proprio quella è un’area tra le più a rischio d’Italia, come hanno purtroppo attestano i devastanti terremoti del passato».
 La «resistenza» della Sardegna dipende quindi dal fatto che quasi tutti i processi rilevanti alla base dei sismi si sono esauriti moltissimo tempo fa. Il che non significa comunque l’assenza totale di pericoli, come dimostrano i sei-sette terremoti succedutisi dal secondo dopoguerra: uno nel mare a sud di Cagliari, gli altri al largo delle coste nord orientali. Esami e verifiche, a ogni buon conto, proseguono anche nell’isola. «Possiamo vedere i movimenti della crosta attraverso una misurazione a terra controllata con sistemi satellitari - spiega Giacomo Oggiano - In Sardegna esistono alcuni capisaldi di rilevazione che, tramite i Gps, permettono di monitorizzare la situazione. Sinora sono state riscontrate tracce quasi nulle, se si eccettua in alcuni tratti del Campidano qualche movimento che va approfondito meglio sul piano dello studio e della ricerca».
 La sostanza finale di ogni analisi, per quanto riguarda la Sardegna, è insomma che le uniche evidenze attendibili sui terremoti nell’isola si basano sui dati storici. E i fenomeni rilevati negli ultimi secoli non hanno mai portato a gravi devastazioni. «Un altro elemento da tenere presente che differenzia i sismi registrati vicino ai litorali sardi dai terremoti avvenuti sulla penisola, e in particolare lungo gli Appennini, è la profondità del punto nel quale comincia a svilupparsi l’energia - conclude Oggiano - Nel nostro caso si è sempre parlato di un massimo di otto-dieci km dalla superficie. Negli altri di molto di più».
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
«Costruire l’Europa», corso Unicef dedicato agli studenti universitari 
 
SASSARI. Gli effetti della globalizzazione, le misure per lo sviluppo delle regioni svantaggiate, i rapporti con l’area euromediterranea, le politiche europee per la ricerca e l’innovazione come strumenti per favorire la crescita, l’occupazione e lo sviluppo dei diritti civili e delle persona. Questi gli argomenti che trattati nel 16º Corso multidisciplinare universitario di educazione allo sviluppo organizzato e proposto dall’Unicef assieme all’università di Sassari. Il corso 2009, rivolto agli studenti universitari neolaureati e laureandi e ad altri giovani del mondo dell’associazionismo e del volontariato, ha come titolo specifico «Costruire l’Europa dei Popoli». Ai corsisti è stato proposto un percorso di conoscenza delle istituzioni dell’Unione Europea e di analisi del processo di integrazione e coesione sociale, con particolare riferimento ai diritti umani e ai valori sui quali si fonda la costruzione dell’Europa dei popoli. Inaugurato a fine febbraio, alla presenza del rettore Maida, il corso fa il punto sui traguardi raggiunti nella tutela dei diritti della persona e su alcuni problemi aperti, come la discriminazione delle minoranze, la xenofobia, l’intolleranza, la recessione economica, la sostenibilità ambientale, la tratta degli esseri umani e la violenza nei confronti dei bambini. Problemi per i quali urge trovare soluzioni condivise a livello planetario su un sistema di tutela dei diritti. Il programma di questo corso universitario multidisciplinare, che si svolge nell’aula Germania del Quadrilatero di viale Mancini negli orari dalle 15,30 alle 18,30 (le iscrizioni si ricevono al Punto d’Incontro Unicef in via Duca degli Abruzzi 3, di fronte alla facoltà di Lettere, 079.278981), si articola secondo un calendario prestabilito e ripartito in tre diversi moduli. Alla conclusione del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione che può essere utilizzato anche come credito formativo. Già iniziato e concluso il primo modulo che ha visto le relazioni di Armando Savignano, dell’università di Trieste, su «Discriminazione e valorizzazione delle differenze: come si diventa cittadini europei» e di Luca Contini (Sardegna Ricerche) su «Ricerca e innovazione nell’Unione Europea» e poi son seguite le relazioni su «Come rispondere alla crisi attuale in materia di recessione» del docente di Scienze Politiche, Antonello Paba, e del suo collega di Medicina, Andrea Montella, su «L’Università italiana in Europa». Il secondo modulo, iniziato ieri, verterà su «Globalizzazione, cooperazione e solidarietà». Il terzo modulo, previsto a maggio, sarà su «Costruire l’Europa con i bambini» e si concluderà con le tesine degli studenti, il 18 maggio. Le iscrizioni, e eventuali informazioni, anche on line sul sito dedicato: www.unicef.it.
Roberto Spezzigu 
 
 

Questionario e social

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