Giovedì 23 aprile 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 aprile 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa e web

L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 

1 – L’Unione Sarda
Cagliari – pagina 21
Elezioni. Il docente di Scienze politiche: più servizi al territorio, far vedere chi siamo
L'economista-manager dell'Università
Sassu: il nuovo rettore dovrà saper gestire l'azienda-ateneo  
La sfida dell'economista parte da qui: il laureato è il primo prodotto dell'Università
 
Dentro l'urna un rettore-manager. Chi pensa che l'azienda-ateneo di Cagliari debba avere una guida imprenditorial-dirigenziale vede in Antonio Sassu l'uomo giusto. E lui, il docente economista “prestato” dall'Università alla politica e alle istituzioni (prima in Regione, poi al Banco di Sardegna), è pronto a mettere di nuovo da parte l'insegnamento e la ricerca per gestire, questa volta, l'azienda di famiglia, quella che produce laureati (circa seimila l'anno).
LA POSTA IN GIOCO Non ha bisogno di sponsor: «Oggi per fare il rettore conta l'esperienza avuta come manager, la conoscenza degli uomini e delle istituzioni», sottolinea Sassu ricordando di aver svolto tutti gli incarichi-extra universitari «senza aver mai lasciato la cattedra e la ricerca». Nella sua carriera universitaria - è stato anche nel cda dell'ateneo, oltre che preside di Scienze politiche - ha scalato molti gradini eppure, quella poltrona di Magnifico che si libera dopo 18 anni, fa gola anche a lui: a 68 anni ben vale una sfida con quattro candidati di peso. Il traguardo più alto di una carriera costellata da successi. «Mi candido per due motivi: per mettere a frutto le esperienze realizzate e per sensibilità verso i problemi della collettività». Detta così potrebbe sembrare più facile di quel che non sarà. In realtà diventare rettore adesso vuol dire salire al timone di «un'Università fortemente sofferente per via degli ultimi provvedimenti del Governo che ha tagliato i fondi e il turn-over riducendo enormemente i ricercatori e i nostri collaboratori tecnici e amministrativi». Tempi duri, ma il fatto che più candidati, anche della stessa facoltà, scendano in campo per affrontare la competizione elettorale del 21 maggio «è una ricchezza, un momento di alta democrazia e di crescita culturale: c'è voglia di cambiare e a orientare il voto più che la forza di una facoltà saranno i programmi, oggi determinanti insieme alle caratteristiche del candidato e alla sua credibilità». La ricetta vincente è quella che riuscirà a risolvere i problemi dell'ateneo, perché - dice Sassu - «già eravamo messi male rispetto ai paesi più avanzati e alla media europea, ora con i nuovi tagli le prospettive sono davvero grigie».
OBIETTIVI Da dove parte la sfida dell'aspirante rettore Sassu? Riorganizzazione del personale («il Governo deve fare al più presto i concorsi») e reperimento delle risorse sono le due emergenze da affrontare. Ma non si pensi che il compito dell'Università sia quello di chiedere l'elemosina a mamma Regione. «Tutto dipende dall'immagine che l'ateneo dà di sé e dei servizi che offre al territorio: l'Università - è la frase che Sassu ripete di più - ha il compito di fertilizzare la società: Medicina già lo fa e la gente si rende conto della sua importanza sulla propria pelle, ma tutte le facoltà hanno da offrire qualcosa alla società. È questo il primo modo per ottenere risorse aggiuntive, poi una volta che l'Università avrà dimostrato quanto conta nella crescita della cultura e del sistema economico isolano, Regione ed enti si muoveranno». Il personale, con particolare riguardo al ruolo dei tecnici e degli amministrativi nei dipartimenti e nelle facoltà, i servizi, la governance (garantendo la presenza di categorie oggi escluse, come i ricercatori e gli associati), gli uffici della ricerca scientifica e dell'Ue, l'offerta didattica («l'importanza dell'Università non dipende dal numero dei corsi di laurea ma dalla qualità»), i fuoricorso («dovuti al fatto che manca un adeguato confort di strutture: il campus con la casa-college dello studente va in questa direzione e a vantaggio di tutti gli studenti»): sono questi i temi su cui il Magnifico si concentrerà. «Il compito del rettore è fare il manager - conclude Sassu - un'Università ben gestita sarà un'Università di qualità coccolata dalla società».
CARLA RAGGIO
 
Il curriculum. Dall'attività di facoltà all'esperienza nelle istituzioni sarde
Tra cattedra, assessorato e Banco di Sardegna
   
Antonio Sassu nasce a Sassari l'11 aprile 1941. Laurea in Scienze Politiche a Cagliari (dove vive), componente del Queens' College di Cambridge, nell'80 vince la cattedra di Politica Economica. Studia alla Yale University, poi a Stanford, in California, dove frequenta corsi e tiene seminari stabilendo rapporti di collaborazione con quelle Università.
È il primo economista sardo che sale in cattedra e inizia una scuola di economisti in Sardegna (tra cui Paci e Pigliaru) che si affermerà in tutta Italia. Dà vita al Crenos che lascia ai collaboratori, una volta nominato nel '94 assessore regionale alla Programmazione nella giunta Palomba. Entra nel cda della Fondazione Banco di Sardegna, fra il '98 e il 2004 completa la scuola di economisti di Scienze Politiche e Giurisprudenza, con ordinari e associati, contribuendo alla costituzione delle commissioni di concorso o partecipandovi direttamente. Nel 2001 è presidente del Banco di Sardegna, fino al maggio 2007. Dal punto di vista accademico, entra nel cda dell'Ateneo, è preside di Scienze politiche nel '90. Con la fine del mandato al Banco di Sardegna entra in due nuovi settori di ricerca scientifica, economia finanziaria ed economia sanitaria di genere. È “visiting professor” all'Università di Madrid. (c.ra.)

 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Cultura e Spettacoli
Una conferenza che apre il ciclo «Novecento e oltre» organizzato insieme con l’Università 
I confini dell’arte contemporanea 
Intervista con Francesco Bonami, oggi a Sassari ospite del Fai 
L’ex curatore della Biennale di Venezia oggi è direttore di Pitti Immagine 
MONICA DE MURTAS 
 
Cosa trasforma il cadavere di una mucca in un’opera d’arte? Perché una tela strappata e un orinatoio rovesciato sono considerati capolavori, citati nei libri di storia dell’arte, quotati milioni di euro? L’arte contemporanea appare spesso ai non addetti ai lavori come qualcosa di sconosciuto e difficile da interpretare, un universo impenetrabile a cui, sembrano ammessi solo pochi eletti. Eppure tutte le grandi capitali del mondo ospitano esposizioni sempre più grandi e costose, producendo un giro di affari colossale.
 A parlare di questi argomenti e raccontare l’arte contemporanea anche ad un pubblico di profani sarà questa sera alle 17, nella sala conferenze della Camera di Commercio di Sassari, Francesco Bonami, direttore artistico di Pitti Immagine Discovery di Firenze e curatore di alcune tra le più importanti mostre internazionali.
 L’incontro, dal titolo «Il valore dell’arte o l’arte del valore», apre il ciclo di conversazioni «Novecento e oltre» organizzata dal FAI in collaborazione con la Scuola di Dottorato in Scienze dei Sistemi culturali dell’Università di Sassari, che si propone di avvicinare il pubblico all’arte contemporanea attraverso cinque appuntamenti incentrati su altrettanti aspetti di rilievo del panorama artistico attuale.
 Bonami esordisce come pittore negli anni Ottanta lavorando tra Milano e New York, nello stesso periodo inizia la collaborazione con la rivista Flash Art, primo tassello di una vivace carriera internazionale con numerose tappe in Italia e negli Stati Uniti. Tra le mostre curate da Bonami, la Biennale di Venezia (2003) e la Triennale di Torino (2005); negli Usa è senior curator del Museo di Arte Contemporanea a Chicago.
 «Il metodo migliore - dice Bonami - per accostarsi all’arte contemporanea è quello di liberarsi dei preconcetti. Si dovrebbe sempre ammirare un’opera d’arte con ingenuità e con curiosità. Nel suo primo livello di fruizione l’arte è un fatto puramente emotivo e irrazionale, un momento di libertà assoluta in cui ognuno di noi è solo davanti all’idea, all’opera di un’altra persona. Per capire dobbiamo abbandonarci semplicemente a quello che sentiamo. Esiste poi un secondo livello che scava i significati più profondi. La cultura artistica si dovrebbe coltivare a scuola dagli anni dell’asilo sino all’università e i programmi ministeriali dovrebbero fornire gli strumenti per capire sia l’arte classica che quella contemporanea. In Italia invece la rigidità degli schemi impedisce un’apprendimento dinamico. Non possiamo studiare in maniera cronologica, il mondo non è lineare è come un albero con radici che vanno in tante direzioni. La storia dell’arte è fatta di dialoghi tra epoche anche lontane tra loro di linguaggi che ritornano e si trasformano e dovrebbe essere studiata in questo modo attraverso temi e collegamenti».
 L’ultimo libro di Bonami, pubblicato nel 2009 da Mondadori, si intitola «Lo potevo fare anch’io» e aiuta a capire la differenza tra artisti grandi e mediocri, semplici oggetti di uso comune e opere d’arte e spiega perché l’arte contemporanea è davvero arte.
 «Credo che si debba sempre ricordare - dice Bonami - che l’arte è sempre partita dalle idee. Michelangelo ha avuto l’idea di trasformare un blocco di marmo nel David che tutti ancora ammiriamo. L’artista di oggi ha molti strumenti in più rispetto al passato: immagini, materiali, stimoli ma anche oggi si parte dall’idea».
 L’ultima mostra curata da Bonami è stata «Italics», al Palazzo Grassi di Firenze, un allestimento molto discusso che ha riportato a galla temi scomodi - le contestazioni studentesche, le Br, la mafia - e per la quale il curatore ha ricevuto numerosi attacchi sui criteri di selezione degli artisti.
 «Il mio lavoro - spiega Bomnami - è quello di costruire un percorso, una storia, in base anche all’esperienza acquisita e ad una mia personale visione dell’arte. La mostra “Italics” era fatta sulle opere e non sui nomi, c’erano più di cento artisti e ognuno di loro era elemento di un percorso unico. E’ stato escluso chi non aveva opere inseribili in questo racconto. Ora ho iniziato a lavorare alla Biennale di Whitney, che si aprirà a New York nel marzo 2010, una mostra storicamente focalizzata sugli artisti americani; un buon tema da cui partire in questo momento di profonda crisi mondiale in cui gli Stati Uniti non sono una nazione, ma un’idea, un ideale, un luogo mentale e d’immaginazione collettiva. Lavorare in America sugli americani sarà per me un grande vantaggio: per un po’ di tempo non avrò a che fare con alcuni artisti italiani».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 38 - Cultura e Spettacoli
Il mondo di Michela Murgia 
La scrittrice questo pomeriggio all’Università di Sassari 
Sta per uscire da Einaudi un romanzo che ha per protagonista un’«accabadora» 
 
SASSARI. La scrittrice Michela Murgia, autrice del fortunato libro «Il mondo deve sapere, romanzo tragicomico di una telefonista precaria», incontra, per discutere della sua opera, gli studenti di Laboratorio Testi del corso di laurea di Scienza della comunicazione, Facoltà di Scienze Politiche, giovedì 23 aprile alle ore 17,30 nell’Aula Rossa della Facoltà, Via Mancini 30 (l’ingresso è quello della vecchia clinica dermo).
 L’incontro è aperto a tutti. Il corso di Laboratorio Testi (docente Paola Pittalis) ha come finalità quella di analizzare il libro e le sue utilizzazioni (recensione, intervista, saggio critico, film, dibattito culturale) in una società multimediale.
 «Il mondo deve sapere», nato da un blog, è interessante perché contiene la testimonianza di un’esperienza di lavoro nel call center di un’agenzia consociata con la multinazionale americana Kirby (analizza le condizioni dei lavoratori precari, le tecniche di manipolazione che governano il mondo del call center) e perché è scritto con un linguaggio veloce e sarcastico. Al libro si è ispirato il regista Paolo Virzì per il suo film «Tutta la vita davanti». «Questo libro mi ha cambiato la vita e mi ha aperto nuove possibilità», dice Michela Murgia, che nel frattempo ha scritto molto altro. Ad esempio un «Viaggio in Sardegna» (Einaudi, 2008), guida che sfugge agli stereotipi e originale ricerca sull’identità dell’isola (la scrittrice indentifica undici itinerari con undici parole, a ognuna delle quali dedica un capitolo: alterità, pietre, arte, confine, etc.). Firmato da Michela Murgia anche il racconto «Altre madri», nel libro a più mani «Questo terribile, intricato mondo» (Einaudi 2008), che nasce dal desiderio di recuperare i valori positivi del fare politica. E’ ancora, «Il posto è la notte», nell’antologia «Sono come tu mi vuoi» (Laterza, 2009), storie di un mondo in cui il lavoro, quello vero, è diventato un bene di lusso.
 Di Michela Murgia è in uscita, per Einaudi, un romanzo, ambientato negli anni Cinquanta, che ha per protagonista un’«accabadora», figura tra le più inquietanti della mitologia sarda: la donna che aveva il compito di porre fine alla vita di coloro che, vecchi o malati, non riuscivano a morire, evitando le lunghe sofferenze dell’agonia. Un tema caldo, in un momento in cui il dibattito sull’eutanasia è drammaticamente aperto. Il 13 maggio Laura Fortini, della III Università di Roma, terrà una lezione dal titolo «Vite precarie: Michela Murgia e le scritture della contemporaneità».
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Gallura
Sessioni di laurea nel corso di Economia 
 
 OLBIA. Cominicia oggi alle 10 la sessione straordinaria del corso di laurea in Economia e imprese del turismo della facoltà di Economia dell’Università degli studi di Sassari. Nell’aula Engle del polo universitario, al primo piano dell’aeroporto “Costa Smeralda”. I laureandi sono Maria Romeo, Marcella Masu, Marianna Arras, Vanessa Casu, Giuseppina Sotigu, Paolo Forteleoni, Tiziano Deiana, Marcello Della Vecchia, Cristina Calvisi, Gabriele Cancedda, Alessandro Altana, Valeria Deiana, Vanessa Rita Brundu, Fabio Docche, Chiara Carminati, Anna Ramona Desini, Camilla Pes. Per qualsiasi informazione si può consultare il sito www.uniolbia.it, alla pagina laureandi, o contattare la segreteria didattica, al numero 0789/642184.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
Un ciclo di conferenze per scoprire tutti i segreti di Charles Darwin 
RICORRENZE A 150 anni dall’«Origine» 
 
 SASSARI. Comincia oggi alle 15,30 nell’aula Barbieri della facoltà di Agraria in viale Italia, con le prime due relazioni, il ciclo di conferenze promosso dalla facoltà in collaborazione con docenti delle facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, di Medicina Veterinaria e di Medicina e Chirurgia, organizzate in occasione della ricorrenza dei 200 anni dalla nascita di Charles Darwin e dei 150 anni dalla pubblicazione dell’«Origine delle specie.
 Le conferenze hanno lo scopo di mettere in evidenza l’importanza della teoria darwiniana sulla biologia moderna e più in generale l’impatto di questa teoria sul pensiero e la ricerca scientifica contemporanea. Nonostante l’importanza della teoria dell’evoluzione nel mondo contemporaneo, l’opera di Darwin è, in realtà, poco conosciuta. È quindi molto importante riscoprire Darwin e le sue opere. Un aspetto poco noto ma molto rilevante del lavoro di Darwin è quello dell’analisi degli effetti che la selezione operata dall’uomo ha prodotto sulle piante e gli animali, a partire dalla nascita dell’agricoltura. Il primo capitolo dell’“Origine”, intitolato “La variazione allo stato domestico” e dedicato alla domesticazione, riporta un’analisi dettagliata dei cambiamenti indotti dalla selezione operata dall’uomo insieme alla descrizione dei risultati di veri e propri esperimenti, come quelli sui colombi. La domesticazione fu anche l’oggetto di un’opera specifica ed estremamente dettagliata: “La variazione di animali e piante dovuta alla domesticazione”, pubblicata pochi anni dopo la prima edizione dell’“Origine”. In quest’opera Darwin, in relazione al processo di domesticazione, scrive: «Si può dire che l’uomo abbia condotto un esperimento di dimensioni gigantesche, ed è lo stesso esperimento che la natura ha, da sempre, incessantemente condotto».
 La prima conferenza riguarderà la storia evolutiva degli animali di interesse zootecnico e sarà tenuta da Paolo Ajmone Marsan, docente di Zootecnica Generale e Miglioramento Genetico presso la facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del S. Cuore di Piacenza. Nel suo intervento metterà in rilievo come la nascita dell’agricoltura abbia rappresentato un punto fondamentale nello sviluppo della civiltà moderna, e la domesticazione di piante ed animali abbia mutato radicalmente le abitudini dei popoli di cacciatori-raccoglitori, determinando la fondazione di insediamenti stabili, la crescita demografica e in ultima analisi lo sviluppo di una società stratificata e complessa. Nel corso del suo intervento verranno evidenziati i progressi avvenuti negli ultimi venti anni nello studio del genoma delle specie animali di interesse zootecnico che hanno contribuito ad identificare i principali siti di domesticazione ed a ricostruire le vie di colonizzazione di Europa, Asia ed Africa.
 La seconda conferenza «Darwin: l’agricoltura come laboratorio dell’evoluzione» tenuta da Roberto Papa, docente di Genetica Agraria all’università Politecnica di Ancona, completerà il tema precedente illustrando l’importanza che lo studio della domesticazione delle piante e degli animali ha avuto e continua ad avere per la formulazione e lo sviluppo della biologia evoluzionistica e per il miglioramento genetico degli organismi di interesse agrario. A questo scopo verranno illustrati i risultati di alcune delle principali ricerche sulla domesticazione.
 
 

Questionario e social

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