Domenica 29 marzo 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 marzo 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Linee guida. Consensi in Sardegna: «Meno nepotismi» 
Alt ai concorsi locali in ateneo 
Per la selezione dei professori si va verso la lista nazionale 
Il prorettore di Cagliari Vanna Ledda: così sarà possibile reclutare i migliori 
 
 SASSARI. Assunzioni dei professori: all’università si cambia. Stop ai concorsi locali e lista nazionale per il reclutamento. Due provvedimenti che suscitano più consensi che critiche: anche negli atenei sardi. Ecco perché. Le linee guida della mini-riforma sono già state presentate dal ministro ai 70 rettori. È previsto l’abbandono totale dell’attuale sistema d’ingaggio. Un sistema che spesso ha fatto gridare allo scandalo per i tanti casi di parentopoli, clientelismo, malcostumi baronali. In sua sostituzione Maria Stella Gelmini suggerisce altri criteri. E richiama proposte simili avanzate (senza poi concreto successo) dai predecessori Fabio Mussi e Letizia Moratti, sino ad arrivare a Luigi Berlinguer.
 Gli aspiranti dovranno così affrontare un esame di abilitazione scientifica a numero aperto. Si creerà quindi una graduatoria unica, un listone. Da lì le singole università attingeranno per scegliere il docente. I candidati conserveranno questa specie di diritto di prelazione per diversi anni. Nel frattempo ogni ateneo potrà promuovere i propri interni. Ma con un limite massimo dettato dalle risorse finanziarie. In ogni caso, esisterà sempre una quota maggioritaria obbligatoriamente riservata agli esterni.
 Baroni e clientele. Vanna Ledda, prorettore dell’ateneo di Cagliari, delegata ai problemi dell’internalizzazione, ricorda come in questo decennio si sia assistito a un profondo riassetto nel reclutamento. «Con l’avvio dei concorsi gestiti in sede locale - prosegue - si è però penalizzata la mobilità dei docenti e si sono determinati spiacevoli episodi di “nepotismo accademico” - prosegue poi - Tutto ciò ha contribuito a porre in cattiva luce l’intero reclutamento e creato pericolose strumentalizzazioni». Di qui le attese generalizzate di riforma. E oggi è perciò rilevante, secondo la professoressa Ledda, sottolineare come, nella recente proposta ministeriale, si punti all’ingaggio dei «migliori» nel quadro di una competizione internazionale. Con una «idoneità scientifica nazionale», per tutti i livelli di docenza, con criteri naturalmente tarati sulla tipologia del concorso (ordinario, associato, ricercatore) e sulle aree scientifiche di appartenenza.
 Moderni criteri. «Vengono così fissati alcuni punti importanti - dice ancora il prorettore - Primo: tutti i candidati saranno valutati con gli stessi criteri di qualità. Secondo: il fatto che i futuri vincitori verranno selezionati a livello nazionale e inseriti in un unico albo dovrebbe garantire la loro credibilità scientifica. Terzo: l’elenco degli idonei sarà aperto, dovrà cioè essere costantemente aggiornato, sia in entrata che in uscita (idonei che non abbiano più “prodotto” potrebbero uscire dalla lista, nuovi giovani potrebbero farne parte)». «Ma l’intera procedura, auspicabile sulla carta, avrà peso reale solo a certe condizioni - conclude Vanna Ledda - In particolare se i parametri su cui si farà la valutazione iniziale, quella che determinerà l’idoneità, saranno sufficientemente trasparenti e rigorosi».
 Intervenendo come membro del Consiglio degli studenti di Sassari, anche Roberto Santoru parla «di provvedimento positivo se sarà confermato così come indicato nei giorni scorsi». «Questo nuovo reclutamento è infatti un sistema che premia senza dubbio la meritocrazia - spiega con estrema convinzione - E allo stesso tempo colpisce fenomeni di nepotismo che sappiamo molto bene essere diffusi in tutte le università italiane».
 Tagli da eliminare. Critico sulle strategie più generali di approccio politico, Toto Fadda, manager didattico a Sassari. Delegato Cisl, Fadda è attualmente impegnato in un dottorato a Granada: «Certo, tutto così potrebbe funzionare meglio, come in Spagna, dove esiste l’Aneca, un’agenzia nazionale per l’idoneità del professorado - osserva - Ma il discorso di fondo è che non si può continuare ad affrontare le questioni dell’università per progressivi spacchettamenti di temi diversi. Oggi parla di concorsi, domani chissà di che cosa...».
 «La prospettiva allora dev’essere un’altra - è la valutazione di Fadda - Il ministro dovrebbe preliminarmente dire come intende eliminare i tagli previsti entro il 2010 e prendere di petto nella sua interezza tutte le questioni fondamentali sul tappeto. Non è corretto lavorare per compartimenti stagni, in un’ottica non globale. E poi non dimentichiamo mai che, nel caso dei concorsi, si fa riferimento semplicemente a linee guida, a orientamenti finora non supportati da decisioni concrete».
 In effetti, le nuove regole sono contenute in un progetto di riforma della governance degli atenei. Un programma che dovrebbe modificare pure gli assetti dei consigli d’amministrazione, con l’inserimento di rappresentanti esterni al mondo accademico, ma che allo stato attuale non è ancora stato trasferito in un disegno di legge. Prima che i progetti possano venire attuati, dunque, passeranno almeno un paio di mesi. E non è detto che nel frattempo rimangano così come sono stati annunciati nella fase di studio governativo e nel successivo esame in parlamento. Di qui alcuni timori, diffidenze, sospetti. Accompagnati, comunque, almeno in Sardegna, da speranze, attese, plausi.
 «Vedo il cambiamento in termini positivi nonostante di per sé non rappresenti una novità - commenta Patrizia Mureddu, prorettore a Cagliari per la didattica e per l’orientamento - Questa svolta rappresenta in qualche modo un ritorno ai criteri adottati negli anni Settanta con il concorso nazionale. Ma ora s’istituisce una via di mezzo che garantisce le scelte locali. Di mutare rotta si parlava già dai tempi di Berlinguer, direi che se ne sentiva proprio l’esigenza».
Lascia più perplessa la professoressa Mureddu la proposta di aprire il Cda a finanziatori privati e pubblici, ex studenti, esponenti sociali a vario titolo. «Se l’università ha una ricchezza, è proprio quella di costituire un’alternativa indipendente rispetto al contesto nel quale opera - chiarisce il prorettore - Credo nella sua autonomia: e quindi quest’ipotesi non mi piace. Mi spiego con un esempio: se Volta a suo tempo avesse cercato sponsor per le ricerche sull’elettricità, non avrebbe trovato nessuno disposto a dargli retta».
 Le statistiche. In questi anni i concorsi nei singoli atenei hanno promosso candidati interni nel 98 per cento dei casi. È un processo che non ha di sicuro favorito né lo scambio delle ricerche né la circolazione delle idee. Anche nell’isola.
 Qualche altro dato numerico consente forse di comprendere meglio la situazione. Tra Sassari e Cagliari e le loro sedi gemmate sparse un po’ in tutta la Sardegna, all’interno di ventidue facoltà e di una settantina di dipartimenti, operano oltre duemila docenti. Sono distinti in prof di prima, seconda, terza fascia: ovvero in ordinari, associati, ricercatori. E naturalmente, a fronte di questi posti certi e garantiti, esiste una grande aspettativa da parte di chi da anni lavora come precario di entrare nei ruoli permanenti dei due atenei. Altrettanto ovvio, quindi, che i mutamenti nei concorsi e negli ingaggi interessino direttamente una considerevole platea di possibili candidati, spesso in spietata concorrenza tra loro, quasi in una guerra tra poveri.
 Attesa per i passi concreti. A Sassari il preside di Lettere, Aldo Maria Morace, ritiene positivi in linea di principio i mutamenti. E rileva: «Probabilmente i poteri forti nazionali rappresentati dalle maggiori università saranno in grado d’influire sulle selezioni. Ma credo che, rispetto all’accentuato localismo attuale, il nuovo sistema sia comunque da preferire». «Non più tardi di venerdì, proprio per affrontare questi argomenti, ho partecipato con altri miei colleghi alla conferenza nazionale dei presidi delle facoltà di lettere - aggiunge - Ma il punto centrale della questione è che ancora, di concreto, non c’è niente. Sinché le linee guida non si tradurranno in specifiche disposizioni si continuerà a discutere solo in termini generali, ipotetici. Del resto, non c’è assolutamente da stupirsi: la riforma dei concorsi ha ormai una gestazione di moltissimi anni».
 «In questa fase, per noi docenti, si discute inoltre di avanzamenti legati alla possibilità di trasferirsi in un’università diversa da quella in cui si opera: sarebbe una discontinuità in carriere oggi bloccate - conclude Aldo Maria Morace - Ma per capire come potrà venire realizzata la riforma, anche in questo caso, dovremo attendere i provvedimenti attuativi: altrimenti c’è il rischio di parlare di nulla».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
IL CONVEGNO Le valutazioni delle indagini scientifiche 
Domani pomeriggio a Sassari il rettore di Trento e altri due autorevoli relatori della Bocconi e di Modena 
Il peso della ricerca, esperienze a confronto 
Il dibattito è stato organizzato dal movimento Progetto Magnifico 
 
SASSARI. Nuove politiche accademiche e valutazione della ricerca. Temi che fanno discutere. E non da ora. Sui metodi e sulle esperienze possibili si confrontano domani autorevoli relatori. È infatti previsto l’intervento del rettore dell’ateneo di Trento, Davide Bassi, di Carlo Devillanova (docente alla Bocconi), di Sergio Paba (prorettore a Modena). L’appuntamento è per le 16 nell’aula magna dell’ateneo centrale, in piazza Università. Coordinerà Marco Vannini, professore della facoltà di economia sassarese e direttore del dipartimento di economia, impresa, regolamentazione.
 L’iniziativa è promossa da Progetto Magnifico, lo schieramento in lizza a Sassari per sostenere profonde riforme nel peso delle indagini scientifiche e per chiedere ai candidati alla carica di rettore forti misure contro i tagli previsti dal governo. Gli organizzatori considerano non più rinviabile la risposta a un interrogativo che da mesi incombe sugli atenei di più ridotte dimensioni: verso la rinascita o il progressivo declino? Domanda che inevitabilmente sarà posta nel dibattito di domani. Secondo Progetto Magnifico, infatti, «le linee guida del governo lasciano pochi dubbi sul regime entro il quale le università si troveranno a operare». «Un regime caratterizzato da regole di finanziamento incentrate sui risultati della ricerca e dei processi formativi piuttosto che sulla spesa storica - si fa notare ancora - Nel quale la qualità di singoli e strutture diventano leve fondamentali per riacquistare margini di crescita indispensabili per produrre conoscenza e formare il capitale umano del futuro».
 Nelle intenzioni degli ideatori del convegno sassarese, proprio perciò, domani il clou della discussione sarà la comparazione fra metodi ed esperienze riguardanti la valutazione della ricerca. In questo senso Bassi, Devillanova e Paba rappresentano tre atenei di riferimento perché ai vertici nelle classifiche sulla qualità delle indagini scientifiche e dei processi educativi. Inotre, nel caso di Trento e Modena, tanto la città quanto l’università sono confrontabili con Sassari. La Bocconi è invece un caso a sé: opera con meno vincoli (e più soldi) della media degli atenei nazionali.
 Davide Bassi è un insigne fisico da anni impegnato a migliorare il sistema accademico: direttamente nella guida dell’ateneo trentino e sul piano culturale con interventi significativi che appaiono nella sua home page (http://www2. unitn.it/ davide.bassi/). Il docente sardo Sergio Paba, già preside di Economia a Modena, potrà esporre il modello adottato nel suo ateneo. Che, senza aspettare le decisioni ministeriali, si è affidato a una agenzia esterna e indipendente per valutare la ricerca e poi usare i risultati per assegnare le risorse (come per esempio i recenti finanziamenti ministeriali per posti di ricercatore). Carlo Devillanova fa parte della commissione ricerca della Bocconi, che ha già deciso di sperimentare forme alternative di reclutamento per assumere docenti promettenti anche al di fuori delle procedure ministeriali.
 Progetto Magnifico va avanti con l’attivazione del blog aperto (www.pm.uniss.it) e con la programmazione di un altro dibattito. Il 20 aprile a Sassari si parlerà di «Razionalizzazione dei processi organizzativi nell’università che cambia». Al convegno prenderanno parte Marco Tomasi, responsabile amministrativo del politecnico di Torino, indicato da molti come futuro direttore generale del Miur, e Giuseppe Catalano, docente di ingegneria gestionale a Milano. (pgp)
 
 

Questionario e social

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