Martedì 17 marzo 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 marzo 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa

L'UNIONE SARDA
1 - Università senza soldi, ma quanti docenti - editoriale di Gaetano Di Chiara
 
LA NUOVA SARDEGNA
 

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Manifestazioni e conti in rosso
Università senza soldi
Ma quanti docenti
di Gaetano Di Chiara
 
Per il 4 aprile la sezione della Cgil che raccoglie i "Lavoratori della Conoscenza" (cioè i docenti universitari e i ricercatori degli Enti di ricerca pubblici), ha indetto una manifestazione di protesta contro le politiche governative sulla ricerca, l'università, il pubblico impiego, la crisi economica, il diritto di sciopero. In pratica una manifestazione contro la politica del governo nella sua globalità. Perciò, nonostante il relativo appello sia stato firmato da studiosi italiani di livello internazionale, è difficile non attribuire alla manifestazione un significato strumentale di natura politica. La manifestazione del 4 aprile rischia così di asservire i problemi della ricerca e dell'università a una generica logica di opposizione. Il pericolo di questa strategia è che qualsiasi proposta, pur buona e ragionevole, sia bollata come strumentale e -conseguentemente - cassata.
Il fatto è che l'abbraccio all'università da parte della Cgil rischia di essere mortale. Difficilmente la logica del posto fisso della Cgil potrà portare qualcosa di buono all'Università. Il problema centrale è infatti che il corpo docente di ruolo è assolutamente elefantiaco. Quirino Paris, economista americano, ha paragonato le università della California a quelle dell'Italia. L'Italia, pur avendo meno studenti a tempo pieno (670 mila) rispetto alla California (940 mila) ha il doppio (in economia, fisica, matematica) e fino a 5 volte (economia agraria) dei docenti universitari di ruolo della California. Quindi non è vero che l'università italiana ha il più basso rapporto docenti/studenti del mondo. In realtà ci chiediamo da dove venga questa leggenda. Probabilmente dall'utilizzazione a fini statistici del totale degli studenti iscritti. Ma gli iscritti alle università italiane non sono equivalenti agli iscritti alle università straniere, dato che in queste università non sono ammessi i fuori corso.
Grazie al connubio tra politica e autoreferenzialità universitaria, il corpo docente di ruolo delle nostre università è lievitato in seguito a due leggi, la 210/1998, che ha decentrato i concorsi e introdotto la tripla idoneità, e la 509/1999, che ha istituito le lauree triennali e specialistiche (il 3+2). Queste leggi hanno creato aspettative (gli idonei) e aumentato l'offerta formativa, determinando una immissione in ruolo di docenti e lo sfondamento del tetto del 90% dei fondi statali destinati al pagamento di stipendi. Il risultato è stato, per università come quella di Cagliari prive di finanziamenti aggiuntivi a quelli statali, l'impossibilità di una politica che non fosse quella di pagare stipendi e distribuire posti di lavoro, un risultato soddisfacente per il sindacato ma non certo per l'università. Per questo, la saldatura tra gli interessi dei docenti universitari e quelli di un sindacato come la Cgil non può che suonare come un campanello d'allarme. Tanto più che, in contraddizione con la necessità di contenere la spesa per stipendi, la doppia idoneità concorsuale è prevista anche dal ddl 1387 sull'università che prossimamente approderà in Senato. Che dire: è proprio vero che l'autoreferenzialità universitaria sopravvive a qualsiasi cambio di governo.
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Medio Campidano
Studiosi da tutto il mondo per conoscere il ladiri  
Sono venuti anche dal Perù per conoscere le case di ladiri, tradizionale materiale di costruzione del Campidano. Secondo i tecnici le sue caratteristiche sono concorrenziali al cemento. Visite guidate anche a Serrenti e San Gavino. Le iniziative dei Comuni
Samassi. Iniziativa del sindaco Ennio Cabiddu e della facoltà di Ingegneria dell'Università cagliaritana
Al capezzale del mattone crudo
 
Tre giorni di studio, curati dall'Università di Cagliari, culminati con la visita di alcune delle più caratteristiche costruzioni e siti in ladiri del Medio Campidano, per dire che «la terra cruda non appartiene solo al passato, ma può essere reintrodotta nell'architettura moderna».
«Termo-regolazione, duttilità e resistenza: i mattoni crudi hanno caratteristiche invidiabili che ne fanno un materiale costruttivo da rivalutare»: il pensiero, in sintesi, nelle parole di Gaia Bollini, del comitato scientifico dell'Associazione nazionale Città della terra cruda, così come è emerso dalla tre giorni di confronti fra i massimi esperti mondiali ospitata nella facoltà di Ingegneria di Cagliari. "1a Mediterranean conference on earth architecture": il simposio, per qualche giorno ha fatto della Sardegna, e di Cagliari, la capitale mondiale dell'architettura della Terra cruda.
Gli studiosi, provenienti oltre che dall'Italia da Algeria, Maroco, Perù, Stati Uniti, Arabia Saudita, Siria e Portogallo, hanno fatto ieri tappa a Serrenti, San Gavino Monreale e Samassi.
Nella storica dimora in mattoni crudi "Sa domu de nannai", nel centro storico, il sindaco di Samassi e presidente dell'Associazione nazionale città della Terra cruda Ennio Cabiddu ha fatto da anfitrione. «L'occasione era la premiazione delle migliori tesi di laurea sull'architettura di terra cruda», spiega Cabiddu. Il "Premio per studi e ricerche sui sistemi costruttivi in Terra Cruda" è stato consegnato dal neo assessore regionale della Pubblica istruzione Maria Lucia Baire a due neo laureate: l'abruzzese Caterina Buccione, che ha svolto la tesi sullo studio per il restauro di edifici in terra cruda della sua regione, e Valentina Gervaso, piemontese, che ha spostato l'oggetto dei suoi studi «sul patrimonio da salvare di Royaume», in Marocco.
Siti carichi di fascino, «depositari», puntualizza la studiosa Gaia Bollini, «della storia e delle radici delle popolazioni», come Sa domu de nannai di Samassi, che ha ospitato la consegna dei premi alle migliori tesi di laurea, o come la particolare casa di San Gavino o la struttura di nuova realizzazione di Serrenti che sono state visitate in mattinata dagli esperti mondiali della terra cruda. «Nel nostro centro», spiega il sindaco di Serrenti Gianluca Becciu, «è stato possibile visitare l'edificio di via Santa Barbara, costruito da artigiani e maestranze locali».
Serrenti (con Assemini, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, Sanluri, San gavino Monreale, San Sperate, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Ussana, Vallermosa, Villacidro e Villamasargia nell'Associazione nazionale Città della Terra cruda) e l'edificio costruito a qualche passo dall'Orto botanico rappresentano la prova che si «possa ancora costruire con i mattoni crudi». Per costruire l'edificio di Serrenti, destinato ad ospitare la Vetrina espositiva dei prodotti artigianali e agricoli locali, «sono stati realizzati appositamente 60 mila ladiri». Quale futuro, concreto, per il ladiri? La risposta, ancora, a Gaia Bollini: «la grande resistenza, maggiore del cemento armato che non ha ancora una storia in questo senso, fa della terra cruda un materiale con un futuro, a patto che non se ne faccia solo un discorso economico».
IGNAZIO PILLOSU
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 15 - Oristano
Università, lavoro a rischio per trenta dipendenti
Appello all'assessore regionale alla Cultura Baire per salvare i servizi
Oristano. Mobilitazione del personale di segreteria, tutor, manager didattici, tecnici e amministrativi
 
Si era temuto per la chiusura dei corsi di laurea. Per adesso, però, gli unici a pagare le spese della scure della Giunta Soru sull'università periferica (300 mila euro in meno) sono i dipendenti della segreteria, i tutor, i manager didattici e personale tecnico- amministrativo. Ed è un conto salato: orario di lavoro e stipendi ridotti, con una preoccupazione crescente per il futuro.
Trenta lavoratori rischiano il posto di lavoro, ma sono in bilico anche i servizi offerti agli studenti e la qualità dei corsi. La mobilitazione è già partita e presto il problema finirà sul tavolo dell'assessore regionale alla Cultura Lucia Baire.
«L'università oristanese è una realtà che va assolutamente tutelata - osserva Oscar Cherchi, consigliere regionale di FI verso Il Pdl. - Per cinque anni abbiamo combattuto la miope politica dell'ex governo regionale che mirava a creare due poli di eccellenza a scapito delle sedi periferiche. Adesso bisogna invertire la rotta». Fino all'anno scorso la somma concessa dalla Regione era pari a 2 milioni di euro. I tagli ulteriori hanno messo in serio pericolo persino la prosecuzione dei corsi già avviati. Solo in extremis la Giunta Soru aveva deciso la ripartizione dei fondi, ma Oristano aveva continuato ad essere la cenerentola. E adesso si avvertono le prime conseguenze negative.
«Coinvolgerò gli altri colleghi per sottoporre il problema al nuovo assessore - continua Oscar Cherchi - non è pensabile che siano i dipendenti a subire le conseguenze delle scelte della vecchia amministrazione regionale». Già in passato la questione era stata affrontata nella commissione regionale alla Cultura, c'erano state diverse interrogazioni e mozioni: il timore era che si volesse colpire l'università diffusa. «Queste difficoltà vanno superate, si dovrà fare in modo di potenziare questi corsi, non di smantellarli», aggiunge Cherchi. Pare che anche l'assessore regionale Lucia Baire sia sulla stessa frequenza. Sabato, intanto, il personale ha organizzato un'assemblea pubblica (alle 11.30 nella sede del Consorzio Uno in via Carmine) a cui sono stati invitati il presidente della Regione Ugo Cappellacci, l'assessore regionale alla Cultura Lucia Baire, il sindaco Angela Nonnis, il presidente della Provincia Pasquale Onida, i consiglieri regionali oristanesi e gli amministratori del Consorzio Uno. L'obiettivo è chiedere al nuovo governo regionale di rivedere le decisioni della Giunta Soru, ripristinare gli stanziamenti e assicurare l'ottimale funzionamento dei corsi. Alle rappresentanze politiche locali verrà chiesto un impegno diretto nei confronti del presidente Cappellacci. Oggi i corsi di laurea sono cinque: Economia e gestione dei servizi turistici (della facoltà di Economia di Cagliari), Biotecnologie industriali (Scienze di Cagliari), Tecnologie Viticole, Enologiche, Alimentari con i curricula in Tecnologie Alimentari e Viticoltura ed enologia, (Agraria di Sassari), Archeologia Subacquea, del corso di laurea in Scienze dei beni culturali della facoltà di Lettere e Filosofia di Sassari.
VALERIA PINNA

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
Fronte comune contro la meningite 
Intesa fra le due aziende e la Asl convoca i nati nel ’93 per il vaccino 
 
 SASSARI. Un protocollo operativo per stabilire le linee guida comuni da seguire, in ambito territoriale e ospedaliero, nei casi di ricovero di soggetti affetti da meningiti batteriche o sepsi. L’accordo è stato predisposto nei giorni scorsi dall’azienda sanitaria locale numero uno e dall’azienda ospedaliero universitaria di Sassari e sarà formalizzato in breve tempo. Si tratta di stabilire uno stretto rapporto di colaborazione fra i diversi reparti e servizi coinvolti quando si manifestano casi di meningite. Un coordinamento che si è reso necessario dopo i ricoveri e i decessi per meningite concentrati in pochi mesi nel Nord Sardegna.
 «All’esame è dunque un protocollo utile alla collettività - dicono i responsabili della Asl - qualora sia segnalato un caso, anche solo sospetto, di malattia invasiva da meningococco, pneumococco ed emofilo».
 Ecco i principali punti dell’accordo. Le strutture ospedaliere che ricoverano i pazienti colpiti da meningite o sepsi dovranno effettuare nel più breve tempo possibile una segnalazione scritta alle direzioni sanitarie di riferimento e al servizio di igiene pubblica. Le direzioni sanitarie, con i medici competenti (medici del lavoro che operano all’interno dell’Asl), si occuperanno del personale sanitario esposto a rischio di contagio, attuando nei loro confronti un’azione di chemioprofilassi e di sorveglianza sanitaria.
 L’igiene pubblica invece, che ha il suo campo d’azione sul territorio, dovrà mettere in atto le indagini epidemiologiche e le eventuali azioni di profilassi sulla popolazione entrata in contatto con il soggetto malato.
 Nell’accordo è inoltre previsto che i medici competenti effettuino una valutazione dei rischi professionali del personale esposto a questo malattie per individuare gli operatori sanitari che dovranno essere vaccinati contro il meningococco C.
 Nella riunione è stata inoltre confermata l’intenzione della Asl di offrire la vaccinazione antimeningococcica, limitatamente al ceppo di tipo C, agli adolescenti in occasione del richiamo di vaccino antidifterite-tetano e pertosse (nell’anno in corso saranno convocati a breve i ragazzi nati nel 1993), e probabilmente, in un prossimo futuro, il vaccino potrà essere offerto, dietro versamento di una quota in compartecipazione di spesa, ad altre fasce di età, non ancora individuate.
 La vaccinazione antimeningococcica di tipo C è raccomandata dal calendario vaccinale della Regione ai nuovi nati al compimento del 13esimo mese di vita.
 A Sassari queste vaccinazioni si fanno dal 1º gennaio del 2008.
 Dalla stessa data si offre attivamente e gratuitamente il vaccino contro le malattie invasive da pneumococco; questo vaccino, si somministra dietro richiesta dei genitori, ai neonati durante il primo anno di vita, ma già da diversi anni si consigliava i bambini che andavano all’asilo precocemente o ai soggetti considerati a rischio per patologia.
 Il vaccino contro le malattie invasive da haemophilus, altro germe responsabile di meningite nella prima infanzia, viene somministrato routinariamente a tutti i neonati, con le altre vaccinazioni, da circa 10 anni.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Nuoro
«Basta litigi, senza fondi siamo alla frutta» 
Università, l’appello della coop di servizi: sinora troppe chiacchiere dai politici 
«Troviamo i soldi oppure corriamo il rischio di sparire» 
VALERIA GIANOGLIO 
 
 NUORO. Sinora avevano scelto la strada della pazienza e del silenzio carico di speranza. Nonostante i mesi di stipendi in ritardo, il conseguente ricorso alle anticipazioni di cassa, le fatture arretrate che attendono di essere saldate, i corsi di laurea ridotti negli ultimi anni da otto a due, e diversi docenti costretti a pagarsi di tasca le trasferte.
 Ma all’ennesima tappa della telenovela sull’università nuorese, fatta sinora soprattutto di litigi continui, incontri che saltano, promesse sventolate e mai mantenute e piccoli sgambetti nei palazzi della politica, i 34 lavoratori dell’ateneo nuorese hanno deciso di gridare al mondo che di questa che loro definiscono una “pantomina” ne hanno piene le scatole. Che, a meno della immediata convocazione di un tavolo operativo, l’ateneo barbaricino rischia seriamente di scomparire. E che loro sono stufi di sentirsi ripetere dalla gente, per strada: «Ma come, l’università non sta chiudendo?». E di vedere lo sconforto cominciare a prendere persino gli studenti barbaricini più tenaci. C’è una data, in particolare, che fa loro paura: è quella del 30 aprile. Entro quel giorno le università devono consegnare al ministero la loro programmazione, ovvero l’offerta formativa.
 «Gli atenei di Cagliari e Sassari - dicono i 34 dipendenti della cooperativa Ecotopia che da quindici anni gestisce i servizi del Consorzio universitario - ci hanno fatto capire che se entro breve l’università nuorese non sarà sicura di avere i fondi che le spettano, rischia di sparire dalla loro programmazione». «Il vero dramma - dicono i dipendenti della cooperativa - in questi anni è stata l’incertezza continua dei finanziamenti, i ritardi con cui la Regione eroga i soldi, la mancata concertazione con le università “madri”, la poca o addirittura falsa conoscenza, da parte dei nostri amministratori di quello che ha prodotto e produce l’università a Nuoro». Sino a questo momento, spiega la responsabile della coop Gina Loi, la Ecotopia, vista la carenza di fondi, ha dovuto anticipare i tasca persino gli stipendi per i suoi 34 dipendenti. Mentre le fatture arretrate per le spese ordinarie di gestione del Consorzio, dalla pulizia dei locali alla gestione della biblioteca, ormai non si contano più. «Intendiamoci - spiega ancora Gina Loi - la colpa di questi arretrati non è del Consorzio ma piuttosto di chi non lo finanzia con puntualità». «Si accusa spesso il Consorzio - continua - di aver fallito nel suo obiettivo, non gli si dà atto di aver lavorato alacremente e bene per tanti anni, di aver creato l’esistente, e non si analizzano i veri motivi di questa crisi dando a intendere che sia lo strumento “istituzionale” usato a non aver funzionato, assolvendo la politica».
 E invece è proprio con la politica, sinora foriera di molte promesse ma pochi fatti concreti, che i dipendenti della coop se la prendono. Definiscono «danza immobile», la «pantomima di dichiarazioni del Comune e della Provincia sull’università nuorese». «Tutti - aggiungono - con il dichiarato intento di valorizzare e rilanciare l’università, propongono ricette miracolose: campus, fondazione, scuola forestale, polo di eccellenza per la governance e l’ambiente, e nel frattempo, da più di due anni, l’università a Nuoro subisce le picconate medianiche dei nostri amministratori, con il drastico calo delle iscrizioni e con una offerta formativa ridotta alla metà degli anni passati». Ce l’hanno in particolare con la «situazione di annunci e smentite, di progetti di rilancio e di grave difficoltà economica», perché stando così le cose si chiedono come si possa «sperare che Nuoro attiri nuovi studenti o invogli le università di Sassari e Cagliari a investire?». «La presidente della commissione cultura della Provincia - concludono - l’altro giorno dichiarava che la situazione è drammatica e ha ragione. Ma dubitiamo che la colpa di questa situazione sia la forma di gestione. Se si cambia la scatola ma non il contenuto i problemi saranno gli stessi».
 
Pagina 2 - Nuoro
LA SCHEDA 
Da otto corsi a due il lento declino dell’offerta formativa 
 
NUORO. Fino a due anni fa, l’ateneo nuorese vantava otto corsi di laurea, ora di questi ne sono rimasti soltanto due: scienze ambientali e forestali fuse in un unico corso e scienze della pubblica amministrazione. Basterebbero solo questi numeri per raccontare in poche righe il declino dell’università nuorese.
 Eppure, spiegano i trentaquattro dipendenti della cooperativa Ecotopia che da diversi anni hanno in appalto diversi servizi per conto del Consorzio per la promozione degli studi universitari, «fino a pochi anni fa la sede di Nuoro era in continua crescita, di numero di studenti, di corsi di laurea, di progetti di ricerca, attraverso dottorati e ricercatori, di servizi erogati: un fermento culturale e un fermento economico davvero preziosissimo per il nostro territorio, perché non bisogna dimenticare la ricaduta economica che questa istituzione ha portato: posti di lavoro, servizio mensa, affitti di case, reddito perlibrerie, copisterie e, non ultimo, il risparmio per le famiglie che hanno potuto far laureare i propri figli senza dissanguarsi». (v.g.)
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
ALIMENTAZIONE 
IN ARRIVO IL PECORINO ANTI COLESTEROLO
 
CAGLIARI. Sta per nascere un pecorino anti colesterolo. Lo sostiene una ricerca coordinata dall’Università di Pisa e alla quale hanno partecipato anche le università di Cagliari e Sassari. Agendo sull’alimentazione degli animali, i ricercatori hanno ridotto il colesterolo «cattivo» (Ldl), nei soggetti che hanno mangiato formaggi prodotti con il latte di quelle pecore.
 
Pagina 7 - Sardegna
Un formaggio anticolesterolo 
Studio delle università di Pisa e sarde 
 
CAGLIARI. Formaggio e carne anti-colesterolo. Una ricerca tutta italiana - coordinata dall’Università di Pisa e alla quale hanno partecipato le università di Firenze, Cagliari, Sassari, Salerno, Milano, Bologna, Piacenza e l’Istituto nazionale ricerca alimenti e nutrizione di Roma - sta lavorando alla produzione di cibi liberi dal colesterolo ‘cattivo’ (Ldl). «Il nostro scopo - ha spiegato Marcello Mele, docente di Zootecnia alla Facoltà di Agraria dell’università di Pisa - è di migliorare naturalmente, e non con i farmaci, la qualità dei cibi che finiscono sulle nostre tavole». Per il momento i ricercatori italiani hanno già raggiunto il primo successo producendo naturalmente il primo ‘pecorino anti-colesterolo’. «Questo formaggio - ha detto Mele - è in grado di prevenire, e in alcuni casi anche di ridurre, l’aumento dei livelli di colesterolo. La sua produzione non prevede l’utilizzo di sostanze artificiali, ma segue un procedimento naturale. Noi agiamo sulla materia prima e cioè sull’alimentazione degli animali». I ricercatori hanno infatti cibato una cinquantina di pecore con una miscela di mais, orzo e vari cereali. L’ingrediente chiave è l’utilizzo di semi di lino che permetterebbe di arrivare a produrre un formaggio con un contenuto quintuplicato di acido lenoleico coniugato, molto efficace contro il colesterolo’cattivo’. Gli effetti benefici del pecorino ‘anti-colesterolo’ sono stati testati all’ospedale Brotzu di Cagliari su due gruppi di volontari a cui è stato chiesto di consumare ogni giorno, per tre settimane, una porzione di formaggio. Il primo gruppo di soggetti (una quarantina di volontari), aveva normali livelli di colesterolo anche prima della sperimentazione. Dopo la dieta a base di pecorino ‘anti-colesterolo’ il loro stato di salute è rimasto invariato. Il secondo gruppo di volontari, che aveva prima della ricerca alti livelli di Ldl, è riuscito a ridurre l’Ldl dopo essersi cibato per un mese mezzo col formaggio speciale. «Il loro livello di colesterolo è calato del 10 per cento», ha detto Mele.
 
 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie