Mercoledì 11 marzo 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 marzo 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa

 
1 – L’Unione Sarda
Una riforma per l'Università
Lo studente, Internet e un buon professore
di Giuseppe Marci  
Cercando, per i sentieri di Internet, l'indirizzo di un collega che insegna in una importante università della penisola, sono capitato in un Forum studentesco dove ho letto: «Salve a tutti! Qualcuno conosce il professor I. C.? Sapete per caso com'è? Vorrei chiedergli la tesi e visto che ho già avuto brutte esperienze in merito non voglio riskiare! Grazie». Risposta: «Il prof è molto bravo, ma hai fatto il suo esame? altrimenti non credo che ti accetti perché so che ha parecchi laureandi. Prova a chiedere».
Strabiliante, non vi pare? E non, come si potrebbe pensare di primo acchito, perché ci troviamo di fronte a uno studente che vuole referenze prima di "assumere" un professore. Anche in passato, e senza utilizzare spazi virtuali, gli alunni, negli anditi delle facoltà, si trasmettevano informazioni sui docenti. Cambia il mezzo ma la sostanza non cambia. O almeno sembra. In realtà c'è una gran differenza, rappresentata dal fatto che chi domanda si rivolge non ai suoi colleghi di corso o a coloro che hanno sostenuto l'esame e avuto la tesi da quell'insegnante, ma a un interlocutore indistinto. Egli, in sostanza, è estraneo rispetto alla comunità studentesca, forse è passato raramente in facoltà e non saprebbe a chi rivolgersi. In più dice di aver avuto "brutte esperienze": possiamo immaginare che abbia già chiesto la tesi senza ottenerla, o che l'abbia avuta e non sia riuscito a svolgerla. Il suo stato d'animo è con tutta evidenza negativo, tanto che dice di non voler più "riskiare".
Se dovessimo definire la situazione in base a questa richiesta, dovremmo esprimere un giudizio fortemente critico: abbiamo, da una parte, un'istituzione che, per mille motivi, ha perduto il contatto con gli utenti e non è più in grado di far fronte ai suoi compiti istituzionali. Dall'altra scorgiamo un giovane confuso.
Epperò nella risposta c'è un raggio di luce e una qualche indicazione di metodo. «Il prof è molto bravo». Badate, non semplicemente "bravo", ma "molto bravo" e la valutazione senza riserve viene da uno studente esperto che, difatti, chiede all'interlocutore se abbia sostenuto l'esame col prof. I. C., il quale, altrimenti, non lo accetterebbe, anche perché ha parecchi laureandi. Sta spiegando al collega l'abc della vita universitaria e sta dicendo che esiste ancora una prospettiva praticabile: ci sono insegnanti "molto bravi", e non sono pochi. Però hanno parecchi laureandi; e della quantità di adempimenti burocratici che debbono affrontare giorno per giorno non se ne ha un'idea.
Così non si può andare avanti. Bisogna avviare una riforma, attenta alle esigenze di un Paese che solo nella formazione dei giovani può trovare possibilità di sviluppo. Ma dobbiamo far presto: non possiamo "riskiare" che i "molto bravi" siano indotti a gettare la spugna.
 
2 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 15
Campus, storie di progetti e di veti
Oltre 22 mila studenti aspettano l'eterna incompiuta
Università. In otto anni sette proposte, nessuna concretizzata. Cronistoria di un percorso con molti colpi di scena
 
 Nel 2000 l'Ersu pubblica due bandi a distanza di un mese. Tra il 2004 e il 2005 approva poi boccia un progetto.
Strano destino, quello dei Campus universitari e delle Case dello studente a Cagliari. Negli ultimi otto anni ne hanno progettati sette, nessuno realizzato. Idee tante, compresa l'ultimissima - lo studentato diffuso - soluzioni zero. Una maledizione? Una partita spesso condizionata dalla politica e dai veti, piuttosto. Che finisce per penalizzare gli oltre 22 mila studenti universitari fuori sede (su 35.561 iscritti in regola con le quote). Ragazzi che hanno bisogno di un alloggio e lo trovano, spesso, in nero.
I maligni potrebbero pensare che mantenere lo status quo consente a molti proprietari di case di continuare a contare su rendite facili. Chissà. Certo è che il fabbisogno minimo stimato dall'Ersu, stando alle richieste, è di 2500 posti letto. E Cagliari ne ha meno di mille.
Ricostruire i fatti di questi anni aiuta a capire qualcosa. Ad esempio che talvolta i progetti sono cambiati al variare del vento politico.
IL PRIMO BANDO Sedici gennaio 2000. L'Ersu pubblica sui quotidiani un avviso per la ricerca di un immobile da destinare a casa dello studente. Deve essere in prossimità del Polo universitario di piazza D'Armi. L'ente offre in permuta beni di sua proprietà. Il 15 febbraio la Saico, società che fa capo all'imprenditore Vinicio Sarritzu, presenta un'offerta: 240 posti letto in un'area di via Montesanto.
UN MESE DOPO SI CAMBIA Il 17 febbraio, un mese dopo, l'Ersu cambia idea e pubblica un nuovo bando. Scompare il requisito della prossimità con il Polo universitario di piazza D'Armi e si indica la vicinanza con i nuovi insediamenti dell'ente, in Corso Vittorio Emanuele e via Roma. L'area dell'ex semoleria della famiglia Cellino è perfetta. Infatti a presentare un'offerta è la Edilia, società che fa capo al presidente del Cagliari e all'imprenditore Romano Fanti.
Intanto l'iter della prima offerta prosegue e a fine luglio la proposta della Saico viene definita «di interesse» da Anna Maria Murtas, direttore generale dell'Ersu.
SÌ A EDILIA Ciononostante il 28 settembre il cda dell'ente delibera all'unanimità di privilegiare l'offerta di Edilia «tendente alla realizzazione di un complesso abitativo e di altri servizi per studenti con 332 posti letto». Costo per l'Ersu: 39,5 miliardi di lire più iva. Il 12 ottobre il direttore generale comunica la bocciatura dell'offerta della Saico perché ritenuta eccessiva e si invita la società a presentarne un'altra. La Saico presenta una nuova offerta: 240 posti letto, 26,4 miliardi (8,5 in meno) che successivamente viene bocciata.
TUVIXEDDU Nel febbraio del 2002 il rettore Pasquale Mistretta annuncia la crescita del Polo di piazza D'Armi. Prevista, tra l'altro, l'edificazione di un campus universitario nelle aree di Coimpresa, a Tuvixeddu.
L'ACCORDO DI PROGRAMMA Nel frattempo il Comune dà il via libera al progetto di Edilia. In cambio, ottiene un silos ristrutturato (3000 metri quadri) da destinare all'archivio storico comunale.
LA SVOLTA Nel settembre del 2003 un'altra svolta improvvisa: l'Ersu viene commissariato e al vertice arriva il consigliere comunale serrentiano Silvaldo Gadoni. Nuova inversione: niente campus nell'ex semoleria, si torna a Tuvixeddu, in via Codroipo: «Con la stessa cifra Cualbu ci dà 100 posti in più», annuncia Gadoni. Che firma la delibera e dà il via all'operazione.
2004: SI CAMBIA ANCORA Nel 2004 alla presidenza dell'Ersu arriva Chistian Solinas, (neo consigliere regionale Psd'az), che, supportato dal nuovo cda, congela immediatamente l'accordo del predecessore sollevando alcune perplessità, confermate dall'avvocatura dello Stato. Nel 2005 la delibera di Gadoni viene cancellata.
IL RITORNO DELLA SEM Si torna alla ex semoleria e alla Edilia (che ottiene le concessioni edilizie ed è pronta a costruire). Renato Soru concorda sulla collocazione, non sulla costruzione progettata dagli ingegneri Mauro di Martino e Alessandro Murgia, firma un protocollo d'intesa con il Comune (che riguarda anche la riconversione di Sant'Elia e il museo Betile) e affida un nuovo progetto da 1008 posti letto a Paulo Mendes da Rocha, brasiliano, big dell'architettura mondiale: costo 105 milioni.
L'ACCORDO DI PROGRAMMA La Giunta regionale lo approva ad aprile 2007 e il 28 aprile 2008 Emilio Floris e Renato Soru firmano un accordo di programma che attua il protocollo d'intesa del 2006. Un accordo che il Consiglio comunale non ratifica (24 febbraio 2009): eccesso di cubatura, è una delle motivazioni. Seguono vibranti polemiche. Il direttore generale dell'Ersu, Paolo Salis, non gradisce: «È un vero peccato, così si rischia di perdere 57 milioni di euro stanziati dallo Stato (altri 30 li ha impegnati la Regione, 28 l'Ersu).
IL FUTURO Otto anni dopo la presentazione del primo progetto Cagliari non ha né campus né case dello studente. In compenso arriva l'ennesima proposta, contenuta anche nella bozza del Piano particolareggiato del Centro storico: uno studentato diffuso nella città vecchia: nell'ex caserma Griffa, al palazzo delle Seziate, all'ospedale militare. C'è anche la proposta per un ennesimo campus. Al posto dell'ospedale civile, in via di dismissione.
FABIO MANCA 
 
Cagliari e Provincia Pagina 15
Quattro su dieci in affitto in nero
Un business da 510 milioni all'anno
 
Nelle case dello studente di Cagliari ci sono circa mille posti letto, a fronte di un fabbisogno (fonte Ersu) di 2500.
E il 35% degli oltre 22 mila studenti universitari fuori sede paga un affitto in nero, in media 200 euro al mese per una stanza. Il dato emerge da un'indagine realizzata a settembre dello scorso anno da Antonio Fadda, uno dei responsabili dello Sportello d'orientamento dell'università per la ricerca di un alloggio, attivato dall'associazione “Il paese delle meraviglie” in collaborazione con l'Ersu. L'indagine ha preso in esame un campione di 400 studenti che l'anno scorso hanno compilato il questionario di 38 domande proposte da Fadda.
Il 65 per cento dei 400 studenti interpellati ha dichiarato di aver firmato un regolare contratto d'affitto. Dunque il 35% sarebbe fuori regola. Ma il dato è ritenuto sottostimato. «Molti dei ragazzi che hanno partecipato all'indagine hanno una borsa Ersu e quindi devono essere regolari».
Oltre alla spesa per l'affitto, gli studenti devono mettere in conto energia elettrica (20-50 euro al mese), acqua (10-20 euro), telefono con Internet (5-10 euro), gas (10 euro): totale, tra 50 e 90 euro. Più eventuale riscaldamento, tassa sui rifiuti e condominio. Secondo Fadda ogni studente ogni anno lascia in città 5-6.000 euro. Un dato sottostimato, a giudizio di Antonio Tramontin, ordinario alla facoltà di Archiettura, secondo cui la popolazione studentesca lascia in città 510 milioni di euro: 1.060 al mese. (f. ma.) 
 
Cagliari e Provincia Pagina 15
i commenti
«Studentato diffuso? Cagliari come Urbino»
Critica la Cisl, sì della circoscrizione
 
L'ultima ipotesi è lo studentato diffuso o campus naturale. Teorizzata da Antonio Tramontin, docente di Architettura delle grandi strutture alla facoltà di Architettura, è stata inserita nelle linee di indirizzo del Piano particolareggiato del Centro storico elaborato da Giancarlo Deplano e all'esame della Giunta. Prevede «l'acquisizione all'università delle aree ospedaliere del Santissima Trinità e dell'Agenzia regionale per il lavoro, dell'ospedale civile, del carcere di Buoncammino e del tribunale militare». Più - aggiunge Emilio Floris - «il Palazzo delle Seziate, l'ex Caserma Griffa (viale Buoncammino) e l'ex ospedale militare». Prospettive, naturalmente, niente di più.
Gianfranco Carboni, presidente della prima circoscrizione, è tra i pochi, nel centrosinistra ad approvare l'idea. «Lo studentato diffuso? L'ho lanciato io. Cagliari è una città universitaria e le residenze nel centro storico sono una soluzione ottimale per avvicinarci ai modelli Perugia o Urbino. Inoltre Castello è vicino a tutti i poli universitari: far risiedere lì gli studenti significherebbe meno trasporto privato, quindi migliore qualità della vita».
Durissima, invece, la reazione del Sicet, il sindacato inquilini casa e territorio che fa capo alla Cisl. «Aree verdi, carenza di servizi, eccessi di volumetria sono state le scuse utilizzate dal Consiglio comunale per giustificare un no, quello al progetto del nuovo campus universitario, che ci aveva sorpreso. Ma la verità è venuta fuori in questi giorni, sotto forma dell'approvazione di un piano del centro già votato in Giunta e che prevede numerosi interventi per la trasformazione di edifici del centro storico in residenze per gli studenti, un piano che evidentemente qualcuno aveva già nel cassetto».
«Allo studentato diffuso abbiamo sempre pensato: non è alternativo ma complementare al campus», replica Massimiliano Tavolacci, presidente della commissione Urbanistica, sorpreso dalle accuse «infondate» del Sicet. «Del resto gli studentati diffusi hanno rivitalizzato i centri storici in tutta Europa».
E il progetto di viale La Playa? Tavolacci, ingegnere ricorda che «Edilia aveva già le concessioni approvate, ma qualcuno ha voluto cambiare il progetto, realizzandone uno incompatibile con le norme urbanistiche». (f. ma.) 

 
3– La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Cappellania, convegno sull’amicizia 
 
SASSARI. L’amicizia è al centro di un convegno dibattito in programma oggi alle ore 17,15 nell’aula L della facoltà di Lettere. Il convegno vuole essere una delle tante proposte che la Cappellania universitaria attua per realizzare e promuovere l’Università stessa. Padre Francesco Malara ha scelto il tema dell’amicizia che sarà trattata con i punti di vista differenti dell’agiografo, del filosofo, dello storico della letteratura, del pedagogista e dello psicologo. Il professor Morace, storico della letteratura, tratterà il tema dell’amicizia in alcuni scrittori italiani. La psicologa Miriam Manca prenderà in considerazione i vantaggi che derivano dall’amicizia e le conseguenze di una eventuale rottura.
 Non saranno trascurati i risvolti pedagogici che Giusy Manca vorrà trattare dell’amicizia, del senso della sua funzione nella fase adolescenziale e in età adulta, vista in termini identitari e di rispecchiamento nel gruppo dei pari.
 L’agiografa Annamaria Piredda farà un excursus sulle modalità del passaggio dalle concezioni classiche dell’amicizia (Cicerone e i Pitagorici) a quelle cristiane. Questi sono solo alcuni dei punti che il convegno metterà in luce.
 
4– La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Nuoro
Il sindaco: l’università diventi luogo di ricerca 
 
NUORO. «L’università nuorese deve essere un luogo di ricerca, non solo di didattica». Nella seconda giornata che l’università di Nuoro dedica all’orientamento dei ragazzi delle scuole superiori, il sindaco Mario Demuru Zidda - intervenendo per un saluto agli studenti delle scuole superiori- ha voluto sottolineare la necessità che le facoltà nuoresi non costituisca soltanto un luogo di insegnamento - seppur di qualità -, ma possano essere attrezzate e potenziate in modo tale da farne un luogo nel quale la ricerca nel campo delle materie previste dalle facoltà, abbia un ruolo centrale e qualificante. «L’università a Nuoro - ha detto il sindaco - deve costituire un elemento attrattivo per tutto il territorio della “vecchia provincia”, per il fermento, per il lievito dell’intelligenza che i giovani fornisco ai territori. L’università nuorese deve far sì che questo diventi un territorio per i giovani, senza dover pensare che possa servire esclusivamente a “trattenere i nostri ragazzi”: ognuno dovrebbe avere le possibilità di realizzare il proprio progetto di vita dove meglio crede. Ma Nuoro deve diventare il luogo dove si fanno didattica e ricerca qualificata». Il sindaco ha poi ribadito il ruolo della amministrazione comunale nella gestione dell’università nuorese, finalizzato ad assicurare la logistica: «nel recente protocollo aggiuntivo per il campus c’è anche la firma del demanio. Questo significa che i tempi per entrare in possesso di una parte della Loi da trasformare in campus si accorciano».
«Il futuro dell’università del nuorese poggia anche e soprattutto sulle vostre spalle» ha concluso il sindaco rivolgendosi agli studenti.
 
5– La Nuova Sardegna
Pagina 38 - Cultura e Spettacoli
I segreti del recensore spiegati nel saggio di Massimo Onofri 
Il libro «Recensire: istruzioni per l’uso» sarà presentato oggi a Sassari nell’aula magna di Lettere 
 
SASSARI. La Libreria internazionale Koinè, insieme alla Facoltà di Lingue e letterature straniere e alla Scuola di Dottorato, promuove un incontro con Massimo Onofri, docente di Critica letteraria e Letteratura italiana contemporanea dell’Università di Sassari e critico letterario, in occasione della presentazione del suo ultimo saggio, «Recensire. Istruzioni per l’uso» (Donzelli Editore). L’appuntamento è fissato per le ore 18 di oggi nell’aula magna della Facoltà di Lingue e letterature straniere (via Roma).
 Una serata dedicata a chi si interessa di critica letteraria, e a tutti i curiosi, che potranno entrare nella “stanza dei bottoni” del critico, magari per scoprire qualche segreto del meccanismo dell’analisi di un testo e del suo contenuto, del suo autore, del contesto. Coadiuvato da Alessandro Marongiu, Onofri spiegherà cosa si deve fare per scrivere una buona recensione, cosa assolutamente va evitato, e svelerà i “buoni e i cattivi” del mondo della critica.
 Che cos’è la recensione, si chiede Onofri nel libro? «È un genere letterario specifico, rigorosamente definibile? O non è, piuttosto, una modalità del pensiero e della scrittura, tale da poter coincidere con la critica letteraria?» Dopo l’analisi delle condizioni e dello statuto della critica militante, Massimo Onofri torna impavido su un terreno da sempre scivoloso e decide di farci entrare nell’atelier del critico in carne e ossa, all’opera mentre si serve degli strumenti e dei trucchi del mestiere.
 Attraverso una ricca e significativa rassegna di casi particolarmente felici o infelici di recensioni celebri a libri celebri, Onofri si chiede in sostanza: che cosa si fa, insomma, quando si scrive una recensione? Il critico, convinto com’è che ogni articolo serbi in sé il rimpianto di tutti quelli che non si sono scritti al suo posto, se lo chiede, ben sapendo che il recensire non è un atto sbrigativamente riducibile alla pratica giornalistica, ma rivela, in profondità, la verità dell’atto critico in quanto tale, se è vero che il critico è, innanzitutto, un lettore che scrive e si dà ragione della sua esperienza.
 Su tali premesse, il libro offre anche un ampio campionario di exempla, divisi idealmente in tre tipologie: come si debba recensire; come assolutamente non si debba; e le stroncature memorabili.
 Mai reticente, ma sempre chiamando tutti per nome e inchiodando ogni critico alle proprie personali responsabilità, Onofri sveste i panni accademici e si mostra qui nella sua più smagliante versione militante.
 
 
 
 

Questionario e social

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