UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 24 febbraio 2009

Martedì 24 febbraio 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 febbraio 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa

L'UNIONE SARDA
1 - La cultura colpita ora vuole rinascere, editoriale di Giuseppe Marci
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Un progetto per la Sardegna
La cultura colpita ora vuole rinascere
di Giuseppe Marci  
 
Ogni inizio porta con sé la speranza, e anche a questo che viviamo oggi, in Sardegna, ci dobbiamo preparare con spirito positivo e la determinazione di chi sa di dover risalire dal fondo in cui si trova. Il mondo della cultura è in forte sofferenza: ha compiuto una traversata del deserto e ne è uscito stremato. Non vinto. Occorre ora chiamare a raccolta coloro che operano nel settore: abbiamo competenze professionali di qualità, entusiasmi e voglia di fare; serve un coordinamento e un progetto politico che per poter avere speranze di riuscita dovrà essere elaborato con il concorso di tutti.
La precedente amministrazione ha commesso l'errore di voler fare da sola, ha tenacemente rifiutato il confronto e respinto le proposte che venivano dalla società civile, dal mondo delle associazioni e dalle cooperative, dai gruppi culturali, da quell'universo, generoso e ricco di fantasia, fatto di lavoro volontario che produce iniziative di prim'ordine a costi contenuti. È un patrimonio che va tutelato e sottratto allo stato di umiliazione nel quale si trova; lì, prima che altrove, sta il valore identitario del quale tanto si parla, a parole volendolo difendere, di fatto colpendolo quando si manifesta e chiede sostegno per poter dare migliore testimonianza di sé.
Certo, un pubblico amministratore non può accontentarsi di quel che trova e deve imprimere indirizzi di governo, deve coordinare gli sforzi e gli investimenti verso obiettivi alti, creare stimoli, proporre parametri di confronto. Ma, se anche fosse il più capace degli uomini, non può farlo unicamente attingendo al bagaglio della personale sapienza quando mille altre conoscenze sono disponibili nel territorio, nelle aule delle scuole e dell'università, nelle biblioteche, nelle cineteche, negli archivi, in tutti i luoghi nei quali i giovani si riuniscono per imparare, per recitare, suonare, cantare, dipingere, scolpire.
Forse qualcuno fra loro diventerà un artista famoso, uno scrittore o un musicista quali quelli che il mondo ci invidia. Ma non è questo il punto né francamente mi pare l'obiettivo al quale debba guardare un amministratore il cui compito è piuttosto quello di creare le condizioni per le quali coloro che operano in questo campo possano farlo serenamente, in modo da migliorare la qualità del proprio intervento ed estenderne la portata fino a coinvolgere strati sempre più ampi della popolazione.
C'è da affrontare un lavoro enorme e chiunque rifletta sul problema comprende che insegnanti, operatori culturali, giovani che animano le più diverse iniziative artistiche, nella molteplicità delle rispettive esperienze e dei punti di vista, avrebbero molto da offrire a chi voglia imprimere un'accelerazione alla vita sociale della Sardegna e intenda farlo avvalendosi del contributo di tutti.
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 17
Università. La prima volta nella facoltà di Lettere. Precedenti in Economia e Ingegneria
L'età dei Nuraghi spiegata in sardo
Uno studente di Serrenti ha deciso di scrivere e discutere la sua tesi di laurea in sardo: è la prima volta che accade nella facoltà di Lettere
 
Ha discusso la tesi di laurea in limba, per la precisione in campidanese: un giovane studente di Lettere ha scelto di scrivere e illustrare il proprio lavoro in sardo. E così Daniele Carta, 23 anni, ha conseguito ieri mattina la laurea triennale in Beni culturali presentando una tesi sul patrimonio archeologico di una zona del Medio Campidano dal titolo “Su sattu de Serrenti in s'aedadi prenuraxica e a su tempu de is nuraxis” (L'agro di Serrenti nell'età prenuragica e al tempo dei nuraghi). Un momento speciale anche per la facoltà di Lettere e filosofia e i docenti della commissione, tra i quali c'era anche il preside Roberto Coroneo.
L'INIZIATIVA Quello di Daniele Carta è infatti un caso raro (anche se la legge 482 del 1999 prevede questa possibilità) preceduta soltanto da pochi casi simili. «Da quand'ero piccolo mi piace scrivere in sardo», racconta lo studente, nato a Serrenti. A stimolare l'iniziativa è stato anche il relatore Giovanni Ugas, docente di Preistoria e protostoria al dipartimento di Scienze archeologiche dell'Università. «Lui stesso ha tenuto lezioni in sardo e mi ha sostenuto in questo progetto. Fin dall'infanzia in famiglia ho sempre parlato il sardo e devo dire che la cosa più difficile è metterlo per iscritto. Ho dovuto fare da autodidatta perché purtroppo nelle scuole non viene insegnato».
L'APPELLO Si tratta di un problema gravissimo, secondo il relatore Giovanni Ugas, che lancia un appello: «Sono preoccupato perché i giovani non parlano il sardo e il rischio che la lingua scompaia è forte. Invece bisognerebbe insegnarlo a partire dalle scuole materne e la Regione dovrebbe fare uno sforzo maggiore per dare praticità a questo principio, senza discutere su quale sardo scegliere, ma insegnandolo in tutte le varianti».
I PRECEDENTI Non sono molti i precedenti e riguardano per lo più iniziative isolate: come quella dello studente Giorgio Demurtas, che nel dicembre 2003 si era laureato in Ingegneria elettrica discutendo la tesi in sardo. Impresa ripetuta lo stesso anno dalla studentessa di Economia Giovanna Busu, con una tesi sul linguaggio giuridico nella lingua sarda. A queste e altre, oggi si aggiunge anche Daniele Carta il cui lavoro è stato premiato dalla commissione col voto di 103 su 110, che lo studente ha festeggiato assieme al padre Efisio, alla madre Francesca, alla sorella Valeria e ai tanti amici e colleghi che ieri hanno seguito la discussione. Lui ha già deciso di proseguire il percorso verso la laurea specialistica che, manco a dirsi, scriverà e discuterà in sardo.
NICOLA PERROTTI
 
3 – L’Unione Sarda
Primo Piano Pagina 2
ricerca
Napolitano: «No ai tagli indiscriminati»
 
 ROMA L'invito del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a rivedere scelte di bilancio improntate a tagli indiscriminati sulla ricerca ha riaperto il dibattito sulle «sofferenze» del sistema dell'istruzione. Un monito, quello del capo dello Stato, colto dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che si è affrettata a precisare che l'intento del Governo è solo quello di ridurre gli sprechi.
Napolitano ha invitato a non abbandonarsi a «generalizzazioni negative e liquidatorie che mettono a rischio la ricerca e l'università», settori nei confronti dei quali più volte ha mostrato attenzione. E le sue parole hanno raccolto il plauso dell'opposizione. Ma non solo.
«Il tema toccato dal capo dello Stato, quello del finanziamento dell'università, è un tema centrale. Ne va della sopravvivenza - ha sottolineato il presidente della conferenza dei rettori (Crui), Enrico Decleva - della massima istituzione formativa del nostro Paese. D'altra parte, si sta lavorando proficuamente per definire le linee di una revisione normativa della governance e del sistema di reclutamento». Una posizione non lontana da quella del ministro: «È nostro dovere amministrativo e morale - ha detto Gelmini - eliminare gli sprechi e le spese non necessarie accumulate negli anni a causa di gestioni universitarie poco efficaci. Ci sono ampi margini per migliorare le modalità di spesa degli atenei e per destinare fondi alla ricerca e alle università più virtuose».
I sindacati di categoria di Cgil e Cisl si associano a chi chiede di recuperare risorse da investire nell'istruzione. «Gli altri Paesi - ha fatto notare il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo - stanno investendo nel settore della conoscenza e dell'istruzione come motore per uscire dalla crisi, da noi si taglia: 8 miliardi nella scuola, 1 e mezzo nell'università».
Ma il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha assicurato che da parte del Governo «non ci sono stati tagli indiscriminati». E rispetto alla ricerca, «il governo ha un'enorme attenzione. Lo dico io che sono un professore universitario e lo dimostrano i protocolli di intesa» già firmati.
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 5
Non ci sono più fondi per gli studi storici
Beni culturali. L'assessore Mongiu: inesatto parlare di chiusura dell'istituto sardo per la Resistenza. Il presidente Ortu: è tutto vero
 
Scoppia la polemica a distanza sulle sorti dell'Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell'autonomia, autorevole associazione di storici e ricercatori che da 24 anni curano manifestazioni, incontri con gli studenti, eventi culturali e studi sulle vicende del Novecento. Nella sede cagliaritana di via Lanusei vantano la più ricca e importante biblioteca di storia contemporanea disponibile oggi in Sardegna e custodiscono l'archivio privato di Emilio Lussu, catalogato e digitalizzato per intero. Dallo scorso anno, però, non possono più operare perché sono rimasti senza neppure un euro perché la Regione ha bloccato i finanziamenti. Le ultime iniziative (gli incontri per il Giorno della Memoria, lo scorso gennaio) le hanno svolte solo grazie alla passione dei soci, cioè degli studiosi che ci lavorano a titolo gratuito. In pratica, senza più fondi, l'Issra (così chiamato) è condannato alla chiusura definitiva. Il grido d'allarme e di dolore è partito dal presidente, Gian Giacomo Ortu, docente dell'università di Cagliari, che in un'intervista ha recitato il de profundis per il "suo" istituto in conseguenza della politica culturale della giunta Soru.
Ieri è giunta la replica dell'assessore alla cultura Maria Antonietta Mongiu: «Parlare di "cancellazione", come fa l'Unione Sarda nell'intervista a Gian Giacomo Ortu è del tutto inesatto. Per l'Issra è stato previsto, così come in tutti gli anni della giunta Soru, anche nel 2007 un contributo di 42 mila euro, pari a quanto richiesto dall'Ente che ne riceverà 29.280 poiché non ha speso l'intera somma ricevuta nell'anno precedente. L'Issra, inoltre, non ha presentato domanda per il 2008», dice in una nota. «Affermare che, con l'approvazione da parte del Consiglio nel 2006 della legge 14, sono stati tagliati i finanziamenti non corrisponde, dunque, al vero: con le direttive previste nel maggio 2008, si sono individuati i criteri per l'erogazione dei contributi agli enti e le istituzioni culturali. Così all'Issra, come a tutti gli altri soggetti culturali, è stato richiesto di svolgere i compiti stabiliti dalla stessa legge di istituzione».
«Non c'è mai stato nessun controllo sull'attività svolta dai singoli enti culturali - aggiunge la Mongiu - da parte dell'assessore o della giunta in genere, poiché la programmazione delle loro attività è assolutamente libera ed è oggetto di verifica solo in sede di controllo amministrativo. Nell'unico incontro con i rappresentanti degli enti ci si è limitati, così come previsto dalla legge, a dare alcuni indirizzi, in particolare a richiedere il coordinamento tra la programmazione e le attività degli enti che operano sulle medesime tematiche, ma non ci risulta che ad oggi siano stati in grado di realizzare tale sinergia».
Il professor Ortu conferma punto per punto i contenuti dell'intervista e rincara la dose: «I chiarimenti forniti dall'assessore Mongiu - dice - non recepiscono la sostanza delle mie dichiarazioni. Per quale ragione (politica o meno) ad un ente che ha beneficiato per ventiquattro anni, sulla base della legge 25 del 1985, di un contributo per il suo funzionamento che gli ha permesso di costruire delle importanti strutture di lavoro (due archivi e due biblioteche informatizzate a Cagliari e a Sassari) e di avere assegnati due insegnanti al Ministero della Pubblica istruzione, è stata sottratta d'un colpo la possibilità di sostenere l'onere di queste strutture e delle molteplici attività di servizio che ha svolto per cinque lustri? L'Issra ha tutti i requisiti, compresa la personalità giuridica, per accedere ai finanziamenti previsti dalla legge 14 del 2006, ma non dispone più delle condizioni di struttura per utilizzarle al meglio. Da qui la mancata richiesta di contributi per il 2008. Il finanziamento di cui l'Issra ha ancora beneficiato per il 2007, ma nell'anno successivo, è stato ovviamente utilizzato per sanare i costi di attività sostenuti nello stesso anno». (c. f.)  
 

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Attualità
Napolitano: rivedere i tagli indiscriminati 
I rettori plaudono al presidente. Il ministro Gelmini: vogliamo eliminare gli sprechi 
L’allarme del mondo accademico: è a rischio la stessa sopravvivenza dell’istituzione scolastica 
GABRIELE RIZZARDI 
 
 ROMA. «Mi auguro che siano maturi i tempi per ripensare e rivedere scelte di bilancio improntate a tagli indiscriminati». Intervenendo alla celebrazione per i 700 anni dell’Università di Perugia, Giorgio Napolitano torna sui risparmi imposti con la finanziaria e striglia il governo. Davanti al presidente della conferenza dei rettori, Enrico Decleva, che vede a rischio la «sopravvivenza» della massima istituzione formativa del paese, il Capo dello Stato lancia un pesante monito alla maggioranza e rinnova l’appello a definire le riforme per l’Università «senza abbandonarsi a generalizzazioni liquidatorie», ma guardando ai singoli atenei in base ai risultati e ai problemi della ricerca «con coraggio» e considerando ciò che accade in Europa e nel mondo in questo settore che «può suggerire» delle soluzioni.
 Napolitano rivendica il diritto di fare dei richiami pubblici rispetto alla «situazione difficile» e alla crisi, e ascolta con preoccupazione l’intervento del rettore dell’Università di Perugia, Francesco Bistoni, secondo il quale la cosiddetta «fuga dei cervelli all’estero» costa allo Stato un miliardo e mezzo di euro l’anno. Il presidente della Repubblica coglie questa osservazione per sottolineare che la ricerca e la formazione sono la «leva fondamentale» per la crescita dell’economia e per rimarcare che questa è una «verità difficilmente contestabile» e «apparentemente» non contestata nel nostro paese. Fatta la precisazione, Napolitano ammette le difficoltà legate all’«ingente» debito pubblico, ma chiede a «tutte le forze responsabili del paese» di «salvaguardare» il nostro capitale umano, e di fare il possibile per evitare la «dispersione di talenti» e dei risultati del nostro sistema scolastico e universitario.
 La crisi economica, insomma, è un motivo in più per considerare gli investimenti in ricerca e conoscenza come una «leva fondamentale» per lo sviluppo. L’appello è rivolto al governo e le risposte arrivano da Maria Stella Gelmini e da Renato Brunetta. I due ministri difendono le scelte del governo e negano che siano stati decisi tagli a pioggia. Il ministro dell’Istruzione definisce «sagge e condivisibili» le parole del capo dello Stato, ma sostiene di aver tagliato solo gli sprechi. «Le preoccupazioni del presidente Napolitano sono anche le preoccupazioni del governo, che vuole premiare le università migliori e tagliare gli sprechi», spiega la Gelmini, per la quale è necessario investire il denaro pubblico «con grande attenzione e oculatezza». «E’ nostro dovere amministrativo e morale eliminare gli sprechi e le spese non necessarie accumulate negli anni a causa di gestioni universitarie poco efficaci», puntualizza poi il ministro dell’Istruzione. A difendere in pieno l’operato del governo è anche il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta: «Non ci sono stati tagli indiscriminati e con la manovra finanziaria da 36 miliardi di euro per il triennio 2009-2011 abbiamo salvato l’Italia».
 A non pensarla allo stesso modo sono i partiti dell’opposizione, i sindacati e il mondo accademico. La critica più dura arriva dall’Italia dei Valori. Massimo Donadi lancia l’allarme-tagli, denuncia un «gravissimo danno» per tutto il paese e promette battaglia: «Ci auguriamo che il monito del presidente Napolitano non rimanga inascoltato e che il governo faccia marcia indietro. Siamo pronti, se necessario, alla mobilitazione in Parlamento e nelle piazze per impedire che si faccia scempio della ricerca». Un plauso «convinto» a Napolitano viene anche dal segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, mentre Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera, chiede al governo di ascoltare il monito di Napolitano e di fare marcia indietro sui tagli indiscriminati: «Le responsabilità di questo stato di cose sono del governo che con la politica dei tagli al sapere ha compromesso la didattica e la ricerca universitaria, fattori strategici che costituiscono il volano per la crescita di ogni economia».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
L’Ersu fa le valigie: trasloco da Carbonazzi a via Coppino 
Con la vendita della vecchia sede in arrivo nuovi alloggi 
 
SASSARI. L’Ersu di Sassari trasferirà i suoi uffici in una nuova sede adiacente alla residenza studentesca “Alessio Fontana” in via Coppino. Il trasloco sarà realizzato in tempi brevi, probabilmente entro il mese di marzo, la procedura di acquisizione dei nuovi locali è stata infatti appena ultimata.
«La scelta di trasferire la sede dell’Ente dal quartiere periferico di Carbonazzi al centro della città - dice il presidente dell’Ersu Antonello Mattone - dove si trovano le sedi storiche dell’Università, biblioteche, mense e residenze studentesche, nasce con l’obiettivo di agevolare ulteriormente l’accesso ai nostri servizi e di evitare disagi agli studenti».
 I nuovi locali in via Coppino sono stati acquistati grazie a un contributo appositamente stanziato della Regione e attingendo dai residui di bilancio dell’ente. Il settore per il diritto allo studio (quello più frequentato dagli utenti) avrà i suoi uffici nel piano piazza, proprio all’interno della residenza di via Coppino, l’area amministrativa e la direzione dell’Ersu troveranno invece posto al terzo piano.
 Il consiglio d’amministrazione dell’Ersu (scaduto il 9 gennaio scorso), composto da Giuseppe Masala, Antonello Peru, Giorgio Pintore e Simone Campus, ha promosso l’acquisizione della nuova struttura anche per garantire agli studenti nuovi spazi dinamici da utilizzare per attività culturali, di svago e socializzazione.
 Al piano terra della nuova sede saranno disponibili una sala convegni da 50 posti, una postazione informatica-multimediale e una sala lettura in cui gli studenti (residenti in via Coppino e non) potranno incontrarsi, studiare, collegarsi a Internet utilizzando liberamente la rete wireless.
 Al terzo piano (1.405 mq complessivi) accanto agli uffici della direzione è in fase di realizzazione una sala convegni molto più ampia (350 mq) da 200 posti con annessa terrazza (590 mq): entrambi gli spazi saranno messi a disposizione degli studenti, dell’Università e delle associazioni culturali cittadine. Tutti i locali saranno facilmente accessibili anche ai disabili.
 I locali di via Carbonazzi che ospitano attualmente la sede dell’Ersu di Sassari saranno messi in vendita: il ricavato dell’operazione sarà utilizzato per realizzare nuovi alloggi per gli studenti fuori sede.
 
 
 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie