Sabato 7 febbraio 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 febbraio 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 43 - Cultura
Il docente oggi al T Hotel di Cagliari per il convegno sull'approccio multidisciplinare ai disturbi psichiatrici
Se tra gli antidepressivi spunta il lavoro precario
Parla lo psichiatra Giovanni Battista Cassano, stratega della guerra al male oscuro  
 
La recessione per sconfiggere la depressione. Sembra un gioco di parole e invece è solo una sintesi - estrema - di uno dei concetti che Giovanni Battista Cassano dispensa da una poltroncina del T Hotel di Cagliari, dove di lì a qualche ora (questa mattina alle 9'30, per l'esattezza) parlerà dello “Spettro psicotico”, relazione d'apertura del convegno “Efficacia dell'approccio multidisciplinare nel trattamento dei disturbi psichiatrici” organizzato dalla sezione sarda della Società Italiana di Psichiatria.
Di depressione il professor Cassano è un esperto di fama internazionale, è da decenni lo stratega di una guerra al male oscuro da combattere soprattutto a suon di farmaci. Quanto alla recessione, non è la psichiatria ma l'attualità di questi giorni plumbei che l'ha imposta alle nostre conversazioni, alle prime pagine dei giornali, al tessuto delle nostre occupazioni (e preoccupazioni) quotidiane. E questo non fa bene: «In questa fase i riferimenti ricorrenti alla crisi economica generano allarme, ansia, un'attitudine alle previsioni cupe che diventa contagiosa. E questo è un errore che addebito ai mass media».
I giornali ne parlano perché la crisi c'è.
«Bene, ma una volta che il messaggio è passato, una volta che l'informazione è stata data bisognerà pure che la gente faccia qualcosa, si adoperi per superare questa situazione, scopra le sue risorse».
Anche se siamo tutti un po' abbattuti.
«Vede, nei momenti di grande emergenza come può essere una guerra oppure un cataclisma l'uomo spesso scopre di avere delle risorse che neppure sospettava. L'abbattimento viene dopo, una volta superato lo stress. Un momento difficile potrà esserci quando molti dovranno cambiare stile di vita, abitudini, tipo di lavoro: potrà esserci più di un disturbo legato a questi mutamenti, ma non dimentichiamo che tutte le difficoltà stimolano le nostre capacità di reazione. L'uomo è un animale straordinario».
Quindi lo choc da crisi potrà giovare, almeno ad alcuni. Ma a proposito di stile di vita: ne esiste uno che può aiutare a prevenire la depressione?
«Può essere utile innanzitutto alimentarsi in modo congruo ed evitare di abusare dell'alcol, del caffè. Diciamo che vanno evitate tutte le sostanze che possono provocare danni vascolari al cervello, ma naturalmente il quadro cambia se parliamo di un soggetto predisposto».
In quel caso basta molto meno di una carriera da bevitori.
«Se un diluvio cade su un tetto solido, ben strutturato, probabilmente ne uscirà indenne. Ma se è fragile, allora basta molto meno a farlo cedere. Certo, poi se si tratta dell'uragano Katrina anche il tetto più solido può venire giù».
L'equivalente psichiatrico di Katrina qual è?
«Una depressione, pur presupponendo una predisposizione, può essere legata alla perdita di una persona, di un lavoro, di una posizione sociale».
Anche il mobbing può essere un fattore depressivo, oltre che deprimente?
«Mobbing ce ne sono molti, c'è anche quello dal basso. Il punto è che la paura fa parte dell'uomo, e anzi già dell'animale, che sa bene come il timore sia una protezione ben più efficace dell'aggressività rispetto ai pericoli. Il mobbing o comunque la frustrazione professionale più patogena può essere quella collegata alla mancanza di un'alternativa professionale. Se a Pisa mi trattano male e ho la possibilità di andare a lavorare altrove, è un conto. Ma se purtroppo per me la vita mi ha cristallizzato a Pisa, allora il problema è ben più serio. Ci pensi: se all' Unione Sarda prendessero a trattarla male lei potrebbe andarsene al Corriere della Sera così, da un giorno all'altro?».
Difficile.
«Direi anch'io. E allora, vede, il problema è l'essere intrappolati in una situazione: l'uomo non nasce così: inizialmente era un nomade, in grado di spostarsi ovunque ci fosse selvaggina più abbondante e capace di scappare appena ci fosse una minaccia. Poi, certo, siamo diventati stanziali, ma nessuno di noi è fatto per stare bene in una situazione bloccata. Gli stimoli sono un elemento essenziale della nostra esistenza: se mancano, se la nostra occupazione è ripetitiva, noiosa e obbligata, allora andiamo contro natura».
Alla faccia di chi insegue il posto fisso. Ma non sarà patogeno anche il precariato?
«Non è così facile a dirsi. In un certo senso noi dobbiamo essere precari, il docente universitario e il dirigente d'azienda devono esserlo esattamente come lo è lo sportivo professionista. Altrimenti il nostro mondo diventa statico, con una pensione garantita dallo Stato. Prenda il caso dell'università italiana: tutti sentiamo ripetere continuamente che bisogna svecchiarla, fare largo ai giovani. Benissimo, ma se un posto di lavoro all'università viene tenuto occupato per 40 anni, lo spazio per i giovani da dove salta fuori? Ci sono posizioni che devono necessariamente subire l'effetto di una profonda innovazione, altrimenti ritorniamo alle logiche del dipendente delle poste che lascia in eredità il suo impiego al figlio. Bisogna avere lo stimolo a progredire, come un giovane medico che si sobbarca i turni di guardia pensando che un giorno diventerà dirigente. Altrimenti a che serve il progresso tecnologico che ci consente di affidare la fatica alle macchine e la routine ai computer?».
Lei si è mai sentito depresso?
«Abbiamo tutti alti e bassi d'umore. Va visto se sono dei momenti di crisi in cui riesaminiamo criticamente le nostre scelte o se si tratta di fasi di abbattimento immotivato».
Quanti sono i depressi in Italia?
«Le stime ci parlano di una percentuale che oscilla dal 16 al 22 per cento per le donne, che ne soffrono maggiormente, e tra i 10 e il 16 per gli uomini».
Le sembra che tra gli uomini pubblici la percentuale di sofferenti sia maggiore rispetto alla media nazionale?
«Direi uguale. Ci sono però dei particolari disturbi, come quello bipolare, che ha caratterizzato moltissimi uomini di successo. Penso a Lincoln, Alessandro Magno, Churchill: spesso chi ne soffre associa intelligenza e leadership a momenti di grande fragilità».
La legge Basaglia nel 2008 ha compiuto trent'anni. È stata una buona idea?
«Lo è stata. L'errore è stato interrompere nettamente le immissioni negli ospedali psichiatrici: quella mancanza di gradualità ha finito per pesare sui pazienti e sulle loro famiglie. Ed è stato un errore il movimento antipsichiatrico, il No ai farmaci sempre e comunque. Diciamo che i francescani sono andati scalzi per il territorio mentre noi benedettini restavamo nei monasteri a guardia del sapere... Adesso però ci stiamo ritrovando insieme, benedettini e francescani».
Avete anche voi i vostri lefebvriani?
«No. Tutto ciò che è fede o ideologia non ci può appartenere: noi dobbiamo dubitare. Sempre».
CELESTINO TABASSO
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 45 - Cultura
Archeologia. Cagliari, stamane alle 10 si presenta l'opera edita da Carlo Delfino e Regione
Sei volumi per custodire sas prendas del Sardus Pater
Una vita di studi in “Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu”  
 
Sarà presentata stamattina alle 10 nella sala settecentesca della Biblioteca universitaria di Cagliari (via Università) l'opera in sei volumi “Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu”, edita dalla Carlo Delfino e dalla Regione. A parlarne gli studiosi Simonetta Angiolillo, Piero Bartoloni, Attilio Mastino e Alberto Moravetti.
Alle soglie dei 95 anni Giovanni Lilliu ha raccolto la sua produzione di articoli scientifici composti nell'arco di oltre un settantennio e la offre in un cofanetto che contiene is prendas, i tesori della Sardegna. In coerenza con l'impegno didattico della cattedra di Antichità Sarde, istituita dal Ministero Pubblica Istruzione proprio in funzione del magistero accademico di Lilliu, riscontriamo nella gigantesca produzione scientifica dell'autore una apertura culturale e cronologica, raramente sperimentata nei lavori dei suoi colleghi italiani e europei, con rare eccezioni che rispondono, per citarne alcuni, ai nomi di Ranuccio Bianchi Bandinelli, Massimo Pallottino o Jacques Heurgon.
Settantadue anni di straordinaria operosità scientifica a partire dal 1936 con l' edizione, nella prestigiosa rivista dell' Università di Cagliari, Studi Sardi, di una tomba tardo punica, con un guttus a vernice nera nel corredo, dalla località di Bau Marcusa della amata terra di Barumini. In quel lavoro l'archeologo ventiduenne pubblicava anche una carta archeologica del territorio di Barumini, aperta in una archeologia dei paesaggi ante litteram alla percezione delle dinamiche paesaggistiche indotte dall' interazione tra uomo e natura, nel divenire storico.
Nei lavori di Giovanni Lilliu ritroviamo un approccio totale ai segni lasciati dall' uomo nel paesaggio. Certamente, in virtù della sua formazione paletnologica alla scuola di Rellini della Sapienza di Roma, l' interesse primario di Lilliu è rivolto verso le espressioni della Sardegna prenuragica e nuragica, ma la scelta è anche dettata dalla rilevanza che ancora oggi possiedono nel paesaggio sardo le architetture neolitiche ed eneolitiche (domus de janas, dolmen, tombe a corridoio, a circolo, pietre fitte) e quelle dell'età del bronzo (nuraghi, tombe di giganti, templi).
Nell' opera si osserva il divenire della ricerca per le fasi più antiche della preistoria sarda, da un generico neo-eneolitico dei primi tempi, alla seriazione delle culture come quella di base di San Michele di Ozieri o la cultura dell' età del rame di Monte Claro, enucleata in un vastissimo studio redatto con Maria Luisa Ferrarese Ceruti, o ancora lo studio dei tipi di dolmen della Sardegna, a partire dall' esempio di Motorra (Dorgali)
Scorrendo i sei volumi riscopriamo lo sviluppo della indagine stratigrafica nei nuraghi di Barumini, il nuraghe Marfudi e quello di Bruncu su Nuraxi che l'avrebbe consacrato archeologo di fama mondiale. Ma ancora le ricerche nei nuraghi di Lasplassas e di San Vero Milis (il gigantesco S' Uraki) e gli studi sull'architettura dei nuraghi, dei templi a pozzo, dei rapporti con Corsica e Baleari.
Se ci volgiamo alla produzione artistica, abbiamo le pagine splendide sui bronzetti nuragici di Terralba, sulle navicelle bronzee dei santuari greci di Gravisca e Crotone, o le magistrali letture dei colossi di Monti Prama, a partire dal saggio Dal betilo aniconico alla statuaria nuragica , fino alla recente memoria dell'Accademia dei Lincei dedicata alla relazione fra bronzetti e statuaria nuragica.
Come si è detto Lilliu analizza l'intera civiltà dei Sardi, anche nelle espressioni del tempo delle dominazioni cartaginese, romana, bizantina. La sua conoscenza del mondo antico e medievale è totale, e si struttura con l'utilizzo delle singole metodologie di indagine come la linguistica, l' epigrafia semitica, l'epigrafia latina, la topografia antica, la storia dell' arte romana e bizantina, l' archeologia classica. Un lavoro che resta un modello insuperato di approccio allo studio di un centro urbano antico e del territorio di riferimento è Per la topografia di Biora (Serri) pubblicato nel settimo volume degli Studi Sardi del 1947. Chi scrive ricorda l'emozione quando una copia ingiallita di quel volume venne scovata nei ripiani della libreria Cocco del Largo Carlo Felice: era il 1969 e da quelle pagine ho appreso molto del metodo di ricerca topografica in Sardegna.
Nel libro si ripropone, arricchendole di note, uno studio sulla rivista sassarese Riscossa sulle città romane della Sardegna , additando l'opportunità di intraprendere scavi su vasta scala a Tharros, Nora, Neapolis. Proposta che si concretizzò con l'arrivo nella Soprintendenza di Gennaro Pesce che fece sua l'idea di Lilliu. Così nacquero lo scavo di Neapolis nel 1951, di Nora l'anno successivo, di Tharros nel 1956.
Non può ignorarsi la straordinaria ricchezza delle scoperte edite nei volumi VII, VIII e IX degli Studi Sardi: dagli scavi urbani della ricostruzione di Karales, martoriata dai bombardamenti, alla scoperta del bucchero etrusco nell'insediamento arcaico presso il nuraghe s'Uraki di San Vero; dal deposito votivo di Vallermosa con una moneta di Azio Balbo e Sardus Pater al villaggetto tardo repubblicano di Milli Pizzinnu, tra Seneghe e Milis. Negli anni più recenti l'interesse frontale per i dati paletnologici ha diminuito gli interventi di Lilliu in ambito classico, ma essi hanno continuato a sussistere. A partire dal 1990 si sono moltiplicati i lavori sull' età cartaginese, romana e medievale: lo studioso ha consegnato Le sopravvivenze nuragiche in età romana e La Sardegna e il mare in età romana ai volumi de L' Africa romana , curati da Attilio Mastino. Nelle Memorie dell'Accademia dei Lincei del 1992 appare Una riflessione sulle guerre cartaginesi per la conquista della Sardegna . Nel 1993 nel volume in memoria di Alberto Boscolo Lilliu pubblica Milizie in Sardegna durante l' età bizantina . La sua curiositas ionica lo ha portato ad indagare temi e luoghi che parrebbero lontani dal fulcro delle sue ricerche: non è così. Lo studioso ha amorosamente camminato lungo le strade della Sardegna, come quando giovanissimo archeologo di Soprintendenza percorse l'isola da Cagliari alla costa centro-orientale alla ricerca di un mitico testo trilingue magnificatogli da un canonico non troppo esperto in epigrafie antiche: l' epigrafe era spagnola! Ma anche quella studiò Lilliu, comprendendo sotto il suo sguardo tutte le espressioni della civiltà dei Sardi.
RAIMONDO ZUCCA
 
 

Questionario e social

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