Martedì 27 gennaio 2009

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 gennaio 2009
Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa

1 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 25
Burcei
Malattie dentali, screening tra i bambini
 
L’Amministrazione comunale di Burcei, in stretta collaborazione con la Clinica Odontoiatrica dell’Università di Cagliari, e della scuola cittadina, intende proporre una manifestazione sulla prevenzione e cura dentaria rivolta a tutti i minori di età compresa tra i 6 e i 14 anni. L’iniziativa, denominata Odontoday, si prefigge di visitare a scopo diagnostico preventivo tutti gli studenti dai 14 ai 16 anni delle scuole elementari e medie di Burcei. Per domani mattina alle 10 presso la Sala consiliare del Comune in via Progresso, è prevista la presentazione dell’Odontoday. Illustrerà i dettagli Vincenzo Piras, direttore della Clinica Odontoiatrica. (ant. ser.) 

2 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 – Fatto del giorno
Ricercatori universitari, servono norme chiare per costruire il sapere di domani 
Il reclutamento dei futuri docenti dovrebbe avvenire in modo più semplice, evitando che vadano disperse risorse preziose 
di Alberto Azzena * 
 
Il Ministro Gelmini ha ottenuto l’approvazione del Decreto legge sull’Università, che comprende norme per valorizzare il merito del personale docente (ignorando, però, gli studenti).
 L’argomento interessa, a giudicare dallo spazio che i giornali gli dedicano; e merita di essere conosciuto perché solo così si evita di eliminare quel che dell’università viene ancora apprezzato, risultati di certe ricerche, cure mediche (si veda Elisir in TV) e altre prestazioni professionali.
 Fra gli aspetti sfuggiti alla critica uno riguarda il modo in cui viene regolato il reclutamento dei docenti. Lo aveva già fatto il precedente Governo con un Regolamento del Ministro Mussi, talmente farraginoso, a giudizio del Consiglio di Stato e della Corte dei conti, che lui stesso aveva finito per bandire i concorsi col precedente sistema di regole (dimostrando che per regolare materie delicate occorre conoscerle bene, senza supponenza verso le regole poste dai predecessori).
 Come vecchio docente universitario (non esente quindi da tentazioni corporative) vorrei invece attirare l’attenzione sul modo in cui avviene il reclutamento iniziale dei ricercatori, da cui si attingono poi i docenti a pieno titolo. Il buon giorno si vede dal mattino.
 Espongo quindi come avviene il reclutamento iniziale nell’Università.
 A differenza di quasi tutti gli altri, questo concorso non mira (non deve mirare) ad appurare solo conoscenze specifiche e capacità di farne applicazione, come avviene in magistratura, nelle Poste e in genere nelle amministrazioni statali e locali, ma deve appurare il possesso di capacità critiche indispensabili per giungere a nuove conoscenze (o “scoperte”) di cui la conoscenza della materia è solo un presupposto; perciò l’attitudine a un tale ruolo creativo non si può appurare nel tempo di un concorso, ma solo attraverso il lavoro di ricerca e i suoi risultati. E deve quindi passare molto tempo.
 Ignorare questo aspetto è fuorviante.
 Dunque, al momento del concorso la valutazione è già compiuta (adeguatamente e onestamente o no, come dappertutto). Di più, il concorso viene bandito quando si è sicuri che vi sia almeno una persona, il candidato interno, in grado di superarlo; anzi, se si opera onestamente, un candidato di cui si è accertata, in lunghi anni in cui esso ha svolto (di regola gratuitamente o quasi) attività di ricerca, la chiara attitudine. Il che è più facile avvenga nei confronti di una persona che già opera all’interno dell’Università che bandisce, non essendo molto sensato e perfino controproducente che chi ha acquisito una formazione seguendo certi metodi (le c.d. “Scuole”), vada a lavorare in una equipe che ne segue di totalmente diversi, in un campo totalmente diverso e con finanziamenti esterni che comportano la non divulgazione fino al brevetto.
 Ma v’è un altro aspetto da non trascurare. Si troverebbe qualcuno (in qualunque settore di lavoro) disposto ad affinare le proprie capacità lavorando quasi gratis e rinunciando a sistemazioni meglio retribuite (a proposito perché l’università non può offrirle e Parlamento e Banca d’Italia per i propri funzionari si?) per poi (mediamente dopo sette anni, in un’età in cui mettere su casa e fare figli... per non restare “bamboccioni”) vedersi messo fuori (anche se in ipotesi a favore di un migliore di lui)?
 E’ illogico o sconveniente tutto questo? Certamente no; anzi è un modo corretto di procedere, che tiene conto delle esigenze della selezione che si deve fare. Che poi qualcuno ne approfitti e operi disonestamente, questo vale per ogni regola, quella non eludibile essendo ancora da inventare. E va combattuto miratamente, ad esempio escludendo per sempre il valutatore dal diritto di valutare.
 Quantomeno, per rendere la cosa accettabile, umanamente oltre che logicamente, occorre assicurargli di poter spendere in un altro settore la professionalità acquisita, anche per non disperderla, il che sarebbe un danno anche per la collettività che ha sovvenzionato la sua formazione.
 Tutto bene quindi? No sicuramente.
 La disfunzione del sistema c’è, ma ha un’altra origine, che si scopre continuando a scorrere il percorso selettivo, o meglio la vicenda della selezione dei ricercatori.
 Il fatto è che quando si bandisce il concorso di reclutamento dei ricercatori la selezione è già avvenuta quando il singolo docente ha deciso di avviare alla ricerca un giovane appena laureato, consentendogli di iniziare un precorso formativo lungo diversi anni, altrimenti impossibile, specie nelle materie scientifiche dove l’accesso è inevitabilmente precluso agli estranei; col rischio che se al suo termine.... le rose non sono fiorite, si sia indotti a introitare comunque il selezionato per non... lasciarlo sulla strada (o per ragioni meno apprezzabili).
 Dire come rimediare sarebbe lungo, ma si può tentare di sintetizzare, riservando i particolari a chi si dimostri interessato a conoscerli. La selezione va anticipata al momento in cui si decide chi avviare allo studio e alla ricerca. E deve essere pubblica, mediante concorso; mentre ora avviene come negli studi professionali, cioè nel settore privato, ad assoluta discrezione di chi recluta, senza che nessuno se ne accorga, mentre si tratta di incarichi pubblici.
 Completato il periodo stabilito per la formazione si deve semplicemente valutare (in sede nazionale, per evitare favoritismi, più agevoli dove il giudizio avviene senza concorrenza) se si siano acquisite e palesate le doti essenziali del ricercatore scientifico.
Chi supera il giudizio opera stabilmente nell’Università; chi no, può utilizzare la formazione acquisita (inadeguata per fare ricerca, ma sempre di ottimo livello) a favore di altre amministrazioni pubbliche, ad iniziare dalla scuola, cui dovrebbe avere diritto di accedere automaticamente (come avveniva per gli assistenti universitari che non avessero conseguito la libera docenza); anzi, ad evitare frustrazioni, sarebbe meglio invertire: fare accedere alla formazione in ricerca chi si è distinto in concorsi per l’accesso a pubbliche amministrazioni, già guadagnandosi il “posto”. Del resto allo stesso scopo può valere egregiamente l’ammissione al dottorato di ricerca, riservando poi il concorso di ingresso all’Università a chi abbia conseguito il titolo. Tutto qui.
* docente di Diritto amministrativo Università di Pisa
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
PROTESTA DEGLI UNIVERSITARI 
«Berlusconi parli dei problemi dell’istruzione» 
 
CAGLIARI. Il Gruppo Unicamente dell’Ateneo di Cagliari continua la sua protesta e dopo le occupazioni ha deciso di farsi sentire in maniera più forte.
 Una prima volta alla Fiera campionaria dove un gruppo di ragazzi è riuscito a protestare contro il premier e quindi a Sassari ed Alghero» Gli studenti dell’Ateneo cagliaritano ri sono riusciti ad entrare nel pubblico comizio del candidato presidente Ugo Capellacci e del presidente Silvio Berlusconi manifestando il dissenso contro la politica del Governo nei confronti dell’università.
 «Dopo tre cori e qualche minuto di disagio da parte del premier - hanno spiegato, in una nota, gli studenti - siamo stati allontanati dalle forze dell’ordine. I cori “fuori i soldi dell’Universita” e “no ad Università privatizzata” non hanno avuto l’effetto sperato: infatti il premier ha preferito definirci militanti di una fantomatica area di sinistra che legge l’Unità».
 Berlusconi è poi stato raggiunto dagli studenti di Unicamente anche ad Alghero: «Qui gli studenti - prosegue la nota - con un faccia a faccia sono riusciti almeno a spiegare la natura apartitica del movimento».
 «Noi vorremmo sentire il premier che finalmente parli dei problemi dell’istruzione e della ricerca italiana - hanno concluso - senza dover sopportare inutili giri di parole e spot di campagna elettorale».
 
 

Questionario e social

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