UniCa UniCa News Rassegna stampa Giovedì 18 dicembre 2008

Giovedì 18 dicembre 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 dicembre 2008
Rassegna quotidiani locali
a cura dell'Ufficio Stampa
L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
ePOLIS - IL SARDEGNA

 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 23
Università. La presentazione di un libro è stata l'occasione per progettare il futuro
«Il centro storico accolga gli studenti»
Ma sul campus il sindaco ribadisce: volumetria eccessiva  
 
L'Università rappresenta un'opportunità per la città. «Ma il campus proposto dalla Regione non va ben», afferma il sindaco.
Il centro storico che accoglie gli studenti universitari come se fosse un grande campus che abbraccia le facoltà, i dipartimenti e le altre strutture del sistema accademico. Da Stampace a Castello, da Marina a Villanova: secondo il sindaco Emilio Floris, questa soluzione può risolvere il problema della mancanza di alloggi per gli studenti, ma anche riqualificare il centro storico e farlo diventare punto di riferimento turistico. L'idea di un campus delimitato, come quello che la Regione intende costruire in viale La Playa, non convince il primo cittadino. Il rettore Pasquale Mistretta, invece, non sposa una particolare soluzione, ma ribadisce che l'Università deve essere un catalizzatore, uno strumento che stimoli l'aggregazione degli studenti di tutta la Sardegna, di quelli stranieri e degli abitanti: su questo principio, secondo Mistretta, dovranno basarsi tutte le scelte accademiche, ma soprattutto urbanistiche che riguardano il mondo universitario.
GLI ALLOGGI L'occasione del confronto è stata la presentazione di un libro di Antonio Tramontin, docente di Architettura delle grandi strutture nell'ateneo cagliaritano, che offre alcuni spunti su come realizzare una moderna città universitaria. «Oggi Cagliari non viene percepita come tale», ha detto a questo proposito Floris. «Lo sforzo urbanistico deve tendere a rendere più visibile l'università. Il Comune non è contro le case per gli studenti, ma queste dovrebbero essere realizzate come alloggio diffuso: per farlo, l'Ersu dovrebbe acquistare e ristrutturare i numerosi edifici privati abbandonati del centro storico assieme a quelli pubblici in dismissione, come l'ospedale San Giovanni di Dio, il tribunale militare, il carcere di Buoncammino, l'agenzia regionale del Lavoro». Secondo Tramontin, il fabbisogno stimato è di circa 3.800 posti: i duemila di viale La Playa non basterebbero e i restanti potrebbero essere realizzati proprio in centro, assieme alle mense e agli altri servizi.
IL CAMPUS Sul campus della Regione, Floris precisa: «L'area di 19 mila metri quadri prevista dal progetto, non può accogliere 150 mila metri cubi di cemento. Si tratta di volumetrie sproporzionate in rapporto agli spazi. In confronto, l'attuale centro di Sa Duchessa, nonostante sia vecchio di 53 anni, è più moderno e può essere definito un campus vero e proprio». Mistretta ha sottolineato l'importanza di un sistema universitario moderno: «Il Comune sta lavorando a un piano strategico che guarda ai prossimi vent'anni, in relazione al quale l'Università dev'essere il vero catalizzatore della popolazione cagliaritana. Significa creare una città aperta non soltanto alla popolazione sarda ma anche all'Europa e ai Paesi del mondo orientale». Il rettore ha poi ricordato: «Già oggi abbiamo ricevuto manifestazioni di interesse da parte di Pechino e Shanghai per una realtà universitaria come la nostra dove c'è la certezza dell'esistenza, dei rapporti sociali e della qualità della vita».
NICOLA PERROTTI
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari – pagina 31
Isili Asusa: ecco i risultati degli scavi
«Affiora un villaggio intorno al nuraghe»
   
Fino a poco tempo fa per tutti era solo una vaga idea di nuraghe, un cumulo disordinato di pietre, un ricovero per il bestiame, ma oggi il nuraghe Asusa esce dall'anonimato. Dopo gli scavi durati ben tre stagioni il sito si è rivelato di rara importanza. Hanno esposto i risultati di queste campagne di scavo professor Giovanni Ugas dell'università di Cagliari e l'archeologa isilese Alessandra Saba durante un convegno che si è tenuto in questi giorni.
Un monumento che è diventato oggetto di studi più accurati e molto probabilmente sarà interessato da un nuovo intervento nei prossimi anni. Asusa sorge alla periferia del paese, all'interno dell'omonimo parco urbano. È situato su una modesta altura vicino al canale tracciato dal rio Brabaciera, affacciandosi su un altopiano dove si registra un'altissima densità di nuraghi, la cui presenza evidenzia una regione che probabilmente aveva un importante ruolo strategico e godeva di un grande benessere economico. La vera sorpresa di quanto rinvenuto nel sito è la presenza esterna di un villaggio emerso nell'ultima campagna di scavi dove si sono evidenziate le creste di alcune capanne. Villaggio che mostra delle sovrapposizioni databili a partire dal 1600 a.C. fino al 1150 a.C., mentre il nuraghe sarebbe del 1300 a.C. L'Asusa è costituito da due torri che si affacciano su un cortile, ha un ingresso principale ad est, all'interno in una camera circolare emerge una ghiera anch'essa circolare che potrebbe essere un pozzo o una cisterna ancora da esplorare. Il nuraghe rappresenta oggi un edificio di notevole interesse sia architettonico che culturale. Sorprendente è anche la somiglianza, dal punto di vista formale, all'altro nuraghe di Isili Is Paras. Questo infatti ha fatto dedurre agli studiosi che i due edifici siano stati progettati dallo stesso architetto. «Oltre a questo», dice Alessandra Saba, «lo scavo sta delineando un utilizzo culturale del monumento legato soprattutto alla presenza del pozzo cisterna».
SONIA GIOIA
3 – L’Unione Sarda
Oristano – pagina 52
Consorzio Uno La delibera della Regione
L'Università è salva, stanziati due milioni per garantire i corsi
   
I corsi universitari oristanesi potranno continuare la loro attività. La Giunta regionale ha finalmente deliberato la ripartizione dei fondi: 2 milioni di euro sono in arrivo nelle casse del Consorzio Uno. Salvi tutti i corsi, tra cui Tecnologie alimentari, Viticoltura ed enologia e anche Archeologia subacquea. L'unico corso attivo in Italia e la cui sopravvivenza era stata messa in serio pericolo per i dubbi e le perplessità dell'assessore regionale alla Cultura Maria Antonietta Mongiu.
Negli ultimi mesi c'è stata una grande presa di posizione degli amministratori locali e dei consiglieri regionali. Mario Diana (An) aveva presentato un'interrogazione, Attilio Dedoni (Riformatori) e Oscar Cherchi (FI verso il Pdl) avevano portato la questione all'attenzione della commissione regionale alla Cultura. Poi era intervenuto il sindaco e infine il presidente della Provincia Pasquale Onida aveva ipotizzato un ricorso al Tar se la Giunta non avesse deliberato al più presto per distribuire le risorse previste in Finanziaria. Adesso la vicenda si conclude positivamente come ha osservato il sindaco Angela Nonnis.
«L'assessore regionale Maria Antonietta Mongiu ha garantito l'erogazione del 90 per cento delle risorse assegnate l'anno passato, pari a quasi 2 milioni di euro». Il taglio delle risorse c'è e non è trascurabile. «Questo ci preoccupa, ma è importante che l'Università oristanese possa continuare a svolgere la sua funzione nel territorio in un percorso di continua crescita», ha aggiunto il sindaco.
Con le risorse a disposizione sarà ancora più importante razionalizzare la spesa puntando sempre alla qualità dei servizi offerti. L'università oristanese è nata circa dieci anni fa, oggi i docenti impegnati sono in media 130, mentre gli iscritti ai corsi (tutti unici in Sardegna ad eccezione di Economia e gestione dei servizi turistici presente anche a Olbia) sono 624 studenti, di cui 112 matricole. Nel corso di questi anni si sono laureati 364 studenti; altri 75 hanno conseguito il diploma universitario. Gli studenti che si laureano in corso sono il 48 per cento, con un tempo medio di circa quattro anni.
L'assessore alla Cultura ha fatto sapere che è tutto pronto per l'avvio dei lavori alla torre di Torre Grande per la realizzazione del primo punto della rete museale dei fenici. ( v. p. )

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
Acqua: ha 11 miliardi di anni la più antica delle sorgenti 
ROBERTO PARACCHINI 
 
 CAGLIARI. Che l’acqua fosse importante e indispensabile per la vita lo si sapeva dal tempo dei presocratici. Poi gli astrofisici hanno teorizzato che si tratta di una delle molecole presenti sin dall’adolescenza dell’universo. E ora è stato empiricamente verificato che esiste una sorgente d’acqua antica 11 miliardi di anni e che si trova ai confini del cosmo.
 L’ha scoperta e descritta su Nature il gruppo coordinato dall’italiana Violette Impelizzeri, dell’istituto tedesco Max Plank di Radioastronomia, a Bonn, in collaborazione con Paola Castangia, dell’osservatorio di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). «Sino ad ora - spiega Castangia - si sapeva dell’esistenza di molecole d’acqua, ma solo in via teorica. Questa è la prima volta che vengono individuate».
 La scoperta, fatta con il radiotelescopio più grande d’Europa (quello di Effelsberg, vicino a Bonn), ha permesso anche di osservare il gigantesco buco nero che si trova al centro della galassia. «Vedere oggetti così lontani - continua Castangia - è stato possibile grazie al fatto che esistono delle lenti gravitazionali, specie di telescopi naturali, che possono essere anche una galassia, come in questo caso. Questi producono una luce deflessa e amplificata grazie alla curbatura dello spazio tempo. Il che significa che l’oggetto osservato viene ingrandito e che a noi ci arriva un segnale molto più forte».
 Per avere un’idea della distanza che separa la nostra Terra dal luogo dove è stata rilevata la presenza di molecole d’acqua, basti dire che la luce impiega undici miliardi di anni per arrivare da quel luogo sino a noi. Da qui l’importanza di questi «telescopi naturali».
 Un’altra lente d’ingrandimento che ha contribuito a «ridurre» le distanze «è il così deto effetto maser - precisa Castangia - prodotto dalle condizioni di densità e di temperatura presenti nella nube di gas in cui si trovano le molecole d’acqua. E questo è il primo ingrandimento, a cui segue quello della lente gravitazionale accennato».
 Come accenanto, inoltre, la scoperta coinvolge anche i buchi neri, quegli oggetti astronomici che hanno una densità milioni e milioni di volte maggiore degli altri corpi. E che proprio per questo producono effetti particolari: i quanti di luce, una volta che vi entrano, non riescono più ad uscire. La forza di gravità è talmente forte da immobilizzarli. Ed è per questo che vengono detti «buchi neri».
 Queste vecchissime molecole d’acqua si trovano «in una nebulosa che sta nei pressi di un buco nero. All’interno delle galassie - spiega la ricercatrice cagliaritana - vi sono oggetti detti nuclei galattici attivi al cui interno si tovano dei buchi neri super massimi, ovvero di massa veramente enorme, come in questo caso».
 Osservare queste molecole d’acqua «permette di studiare in dettaglio la regione che si trova presso i buchi neri, ovvero vicini a quegli oggetti considerati tra i più misteriosi dell’universo». Indagarli significa analizzare la situazione della materia «in situazioni estreme, tipo quelle che producono la modifica dello spazio tempo dovuta alla forza gravitazionale».
 Con questa scoperta diventa poi possibile studiare indirettamente l’universo come era undici miliardi di anni fa: «Il suo aspetto era completamente diverso, molto più denso, più piccolo e più ricco d’acqua di quanto non sia adesso».
 Paola Castangia, 32 anni, si trova attualmente a Bonn e tra breve tornerà a Cagliari nell’istituto di astrofisica, diretto da Nicolò d’Amico. La sua permanenza al Max Plank di radioastronomia è stata possibile grazie ai programmi regionali «master and back», che permettono periodi di studio all’estero. E ora, lo stesso le permetterà di continuare le sue ricerche nell’università di Cagliari per altri due anni. «Ho firmato il contratto a dicembre», afferma Paola. Un buon cervello che, una volta tanto, rientra.
5 – La Nuova Sardegna
Prima pagina - Nuoro
Università, Nuoro perde 400mila euro 
La Regione distribuisce i fondi e taglia. Tuona Russo: «Inaccettabile» 
Sotto accusa l’assessore Maria Antonietta Mongiu: calcoli sbagliati 
 
 NUORO. «È inaccettabile». Sergio Russo, presidente del Consorzio per l’università nuorese, è indignato per il taglio di 400mila euro da parte della Regione. Attacca l’assessore Maria Antonietta Mongiu: «Ha ripartito le risorse pubbliche senza chiamarci a discutere e per di più sulla base di numeri completamente sbagliati». La Regione assegna a Nuoro 2.697.314 euro, «in luogo dei 3.107.000 assegnati l’anno scorso». «Tutto ciò - sottolinea il presidente del conzorzio per l’ateneo barbaricino - sulla base di un numero di iscritti indicati in 453 unità» quando invece il capoluogo di provincia conta «1035 iscritti». Domani, si riunirà il cda dell’ateneo per decidere il da farsi.
 
Pagina 40 - Nazionale
Russo: «Università, tagli inaccettabili» 
La Regione stanzia fondi per 453 studenti. «Ma qui ce ne sono 1035» 
Il presidente del Consorzio attacca la Mongiu 
LUCIANO PIRAS 
 
 NUORO. «È inaccettabile». Sergio Russo è indignato stavolta. Ha appena saputo che l’università nuorese riceverà dalla Regione 400mila euro in meno rispetto all’anno scorso. «L’assessore Mongiu - attacca il presidente del Consorzio - ha ripartito le risorse pubbliche senza neanche chiamarci a discutere e per di più sulla base di numeri che sono completamente sbagliati».
 La Regione, infatti, assegna a Nuoro 2.697.314 euro, «in luogo dei 3.107.000 assegnati l’anno scorso» spiega Russo. «Tutto ciò - sottolinea il presidente del Consorzio per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale - sulla base di un numero di iscritti indicati in 453 unità» quando invece il capoluogo di provincia conta «1035 iscritti», assicura, con tanto di tabelle alla mano. «La Regione - incalza - afferma che il numero degli iscritti è stato fornito dalle Università». Tuttavia: «Questi numeri non sono mai stati comunicati al Consorzio, che, invece, ha fornito i dati in suo possesso».
 Questi i dati in questione. Corsi gemmati da Sassari: 4 iscritti in Scienze forestali, 60 in Forestali e ambientali vecchio corso, 66 in Forestali e ambientali nuovo corso, 170 in Tecnologie forestali e ambientali, 18 in specialistica Forestali, 19 in Ambientali, 25 in Ambientali terrestri, 38 in Ambientali naturali. Il totale è dunque di 400 studenti. I corsi gemmati da Cagliari, invece: 500 iscritti in Amministrazione e sviluppo locale, 25 in Amministrazione e organizzazione, 80 in Servizio sociale, 30 in Scienze infermieristiche. Il secondo totale parziale, dunque, è di 635 studenti. La somma tra le due università madri, perciò, è pari a 1035 iscritti.
 Sergio Russo, comunque, va ben oltre i numeri.
 «La Regione - spiega - ha provveduto soltanto martedì a ripartire il fondo a favore delle sedi universitarie decentrate, quando invece doveva farlo entro il 30 maggio scorso, entro 90 giorni cioè dall’approvazione della legge nº 3 del 5 marzo 2008».
 Questo significa che i soldi stanziati l’altro ieri andranno a coprire i costi di quest’anno. «Nel frattempo, il Consorzio ha dovuto comunque assumere per il 2008 tutti gli impegni di spesa necessari a consentire la normale prosecuzione delle attività didattiche. Al momento - sottolinea Russo - si sta operando una attenta verifica per accertare se le risorse assegnate sono sufficienti a coprire tutti gli impegni. Pertanto il Consorzio universitario - annuncia il presidente - riunirà il proprio consiglio di amministrazione già domani mattina e richiederà all’assemblea dei soci le opportune indicazione sulle azioni da intraprendere».
 «Con questa delibera in mano chiederemo qualche anticipo alle banche (alle quali dovremo poi pagare interessi su interessi) - spiega ancora Sergio Russo -, almeno per onorare parte degli impegni presi e non lasciare qualche famiglia senza un soldo in questo fine anno». «Tutto questo mentre la Regione continua ad enunciare (ma solo sulla stampa e mai in un colloquio diretto o in un documento formale) un astratto impegno al mantenimento delle attività universitarie nella sede di Nuoro».
 
Pagina 3 - Nuoro
Debiti fuori bilancio e università in Consiglio 
L’assemblea civica convocata per domani pomeriggio 
 
 NUORO. Sarà un consiglio comunale assai interessante quello convocato per domani pomeriggio dal presidente Leonardo Moro. Tra gli argomenti in discussione, i debiti fuori bilancio e la fondazione per università nuorese proposta dalla Provincia guidata da Roberto deriu e non particolarmente gradita dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Mario Zidda che teme di vedere sminuito il ruolo del suo ente.
 Sui debiti fuori bilancio, che comprendono le sentenze per i vecchi espropri che stanno dissanguando le casse comunali, l’assemblea civica è chiamata a dare alla giunta gli indirizzi di comportamento per il futuro. Quanto alla università e alla fondazione, l’argomento arriva in consiglio grazie a una mozione dei gruppi consiliari di “La città in Comune” e Udc. Secondo la Provincia, la fondazione dovrebbe sostituire l’attuale consorzio paritario tra la stessa Provincia e il Comune. Sarà interessante capire quali sono le posizioni all’interno dell’assemblea e, in particolare, della maggioranza.
 All’ordine del giorno dell’assemblea, tra gli altri argomenti c’è anche la razionalizzazione scolastica che in provincia di Nuoro, secondo la prima versione, avrebbe dovuto cancellare parecchie direzioni. Ma le ultime aperture della Gelmini hanno attenuato l’allarme e la relativa discussione potrebbe essere rinviata.
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Cagliari
La Regione conferma i fondi per l’Università 
 
ORISTANO. L’assessore regionale alla Cultura, Maria Antonietta Mongiu, ha comunicato ieri al sindaco, Angela Nonnis, l’approvazione della delibera con la quale la Giunta regionale ha finanziato i corsi universitari attivati a Oristano.
 «Con piacere ho appreso la decisione della Giunta regionale e la volontà dell’Assessore Mongiu, dopo le necessarie verifiche e valutazioni, di concedere i finanziamenti ai corsi universitari oristanesi - dice il sindaco Nonnis - -. Tra questi anche tecnologie alimentari, viticoltura ed enologia e quello di archeologia subacquea, unico nel suo genere e capace di qualificare l’università oristanese per la sua offerta didattica e scientifica. L’assessore Mongiu ha garantito l’erogazione del 90% delle risorse assegnate l’anno passato, pari a quasi 2 milioni di euro. Il taglio delle risorse c’è e non è trascurabile e questo evidentemente ci preoccupa, ma è importante che l’Università oristanese possa continuare a svolgere la sua funzione nel territorio in un percorso di continua crescita. Con le risorse a disposizione sarà ancora più importante razionalizzare la spesa puntando sempre alla qualità dei servizi offerti».
 Nel corso dello stesso colloquio l’assessore Mongiu ha informato il sindaco Nonnis sul prossimo avvio dei lavori alla torre di Torre Grande per la realizzazione del primo punto della rete museale dei fenici.
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Cagliari
Ecco i soldi per il salvataggio dell’università 
Ma per far quadrare il bilancio il consorzio Ausi dovrà fare i salti mortali 
Non c’è la certezza di continuare i corsi a Villa Bellavista 
ERMINIO ARIU 
 
IGLESIAS. È arrivato quasi fuori tempo massimo il finanziamento della Regione che potrebbe contribuire al salvataggio dell’università gemmata del Sulcis Iglesiente. Anche se poi la decisione definitiva di trasferire o meno il corso in scienza dei materiali spetterà al senato accademico dell’università di Cagliari. Intanto i soldi che l’Ausi ha ricevuto proprio mentre che si accinge a chiudere il bilancio dell’anno accademico 2007-08: la giunta regionale, con decisione di martedì scorso, ha stanziato a favore del consorzio Ausi la somma di quasi quattrocentomila euro.
 Si tratta di soldi che consentiranno all’amministrazione della sede periferica di Monteponi di predisporre la sistemazione dei conti. Per il momento al conto corrente dell’Ausi arriverà soltanto l’80 per cento della somma stanziata il resto sarà liquidato a presentazione del rendiconto del contributo assegnato.
 Ma nulla è stato deciso per il prossimo anno accademico 2008-09 che ha già mosso i primi passi da alcuni mesi senza poter contare sugli apporti finanziari della Regione. Non sarà facile quindi per il ragioniere del consorzio Ausi far quadrare i conti perché la somma deliberata tre giorni fa è inferiore di ben 60 mila euro rispetto a quella dell’anno precedente (452 mila euro). Acrobazie ed alchimie contabili quindi dovranno essere fatte tra i vari capitoli di spesa proprio alla fine dell’anno civile. Le assicurazioni giunte recentemente al Consorzio Ausi dal presidente dimissionario, Renato Soru, non corrispondono alle aspettative e si dovranno fare miracoli per proseguire a Villa Bellavista l’attività didattica e di ricerca. Intanto è rimasta senza risposta, perché la decisione spetta al Senato accademico dell’Università di Cagliari, la decisione di trasferire nella sede di Monserrato il corso di laurea in scienza dei materiali. Le ombre che, negli ultimi tempi, si sono addensate sul futuro delle università periferiche e quindi anche di Monteponi, hanno indotto i docenti e il rettore a proporre il trasloco a Monserrato di scienza dei materiali seguendo la falsa riga di quanto accaduto per ingegneria ambientale. Le manifestazioni di protesta degli studenti hanno avuto discreti risultati ma solo per quanto riguarda il pregresso. «Non si può contestare il manovratore - hanno detto gli studenti - e spesso chi critica le manchevolezze dei politici viene visto come responsabile dei drammi che stiamo vivendo». Nella stessa delibera la giunta regionale ha assegnato al Consorzio Forgea International 170 mila euro per i corsi di formazione riservati a tecnici e funzionari ministeriali provenienti da paesi dell’arra mediterranea.

8 -  Il Sardegna
Culture – pagina 35
Dal mondo della scienza
E all’origine fu l’acqua
La ricerca scientifica italiana torna alla ribalta internazionale con una scoperta che potrebbe influire sulle teorie circa l’origine dell’Universo: una sorgente di 11 miliardi di anni fa
di Valentina Lo Bianco
 
La ricerca italiana nonostante tutto. Nonostante i tagli, le riforme e le “Onde” in piazza. Due giovani scienziate, Violette Impellizzeri e la cagliaritana Paola Castangia hanno scoperto la sorgente d’acqua più antica del cosmo mai osservata: ha 11 miliardi di anni e il ritrovamento potrebbe aprire nuove frontiere sulle tesi che ruotano attorno all’origine dell’Universo. Questa è una di quelle storie che, anche se solo per un poco, allontana lo spettro della fuga oltre confine delle nostre giovani menti. Nonostante i recenti richiami del Presidente Napolitano a riflettere bene sui talenti scientifici che l’Italia sta perdendo o rischia di perdere, è difficile pensare in positivo. Ma è proprio in tempi come questi, in cui la crisi economica spazza via velleità di investimento nella scienza, e in particolare nei giovani che la alimentano, che la nostra ricerca trova una collocazione di primo livello nel panorama degli studi internazionali. Per merito anche di piccole oasi che tentano di sovvertire la nostra premessa. È il caso del programma “Master & Back”, pensato apposta per garantire un ritorno in Italia a potenziali cervelli in fuga. Paola Castangia (Inaf-Osservatorio Astronomico di Cagliari), assieme a Violette Impellizzeri (Max Planck Institut di Bonn), sono protagoniste di ciò che da oggi occuperà le pagine della rivista scientifica inglese Nature. Undici miliardi di anni fa la Terra ancora non esisteva e secondo la teoria del Big Bang, l’Universo nasceva circa 3 miliardi di anni prima. Ma questa nube di vapor d’acqua già vagava nello spazio interstellare di una remota galassia, un quasar, nelle vicinanze di un buco nero supermassivo. Si tratta dell’acqua più antica mai osservata e la sua scoperta apre nuove prospettive nello studio dell’origine dell’Universo. “In un Paese in affanno, che sembra dimenticarsi della necessità di passare lo scettro ai giovani, il programma sardo di Alta Formazione “Master & Back” si propone come un lungimirante e determinato atto di coraggio” commenta con soddisfazione Nichi D’Amico, docente di astrofisica all’Università di Cagliari e direttore dell’Inaf-Osservatorio Astronomico di Cagliari. La Castangia, all’epoca della prima osservazione del fenomeno era ancora fresca di dottorato. Nel luglio 2007 si trovava in Germania alle prese con la prima fase di studio: “Siamo state fortunate -racconta la scienziata- abbiamo individuato questa massa di vapore acqueo proprio nel primo oggetto sul quale abbiamo puntato il nostro enorme occhio, il radiotelescopio di Effelsberg, il più grande d’Europa, vicino a Bonn. Una scoperta così improbabile che quasi non ci credevamo”. In condizioni normali il radiotelescopio di Effelsberg sarebbe dovuto rimanere puntato per molto più tempo. “La lente gravitazionale, posta tra la sorgente del maser e la Terra - ha aggiunto la Impellizzeri - è stata determinante per scoprirlo: senza di essa avremmo dovuto osservare con il radiotelescopio di Effelsberg per 580 giorni di seguito. Invece ci sono state sufficienti quattordici ore”. ■  
 

Questionario e social

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