Sabato 6 dicembre 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 dicembre 2008
Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa

1 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cronaca di Cagliari
Tuvixeddu. Solo l'intervento della polizia ha evitato che la situazione degenerasse
Scontri davanti al cantiere riaperto
Studenti contro operai: un'auto investe un manifestante  
Dopo circa 800 giorni il cantiere di Nuova iniziative Coimpresa in via Is Maglias ha riaperto con alcuni momenti di tensione
 
Doveva essere un sit in pacifico, invece ha rischiato di degenerare. È successo quando alcuni fra i trenta tra studenti universitari, esponenti del Cagliari social forum e un ex provveditore agli studi, Serafino Canepa, hanno tentato di impedire agli operai di entrare con l'auto all'interno del cantiere di Nuova Iniziative Coimpresa, in via Is Maglias.
LA QUASI RISSA Uno di loro, a bordo di una Opel Astra, è andato avanti nonostante davanti a lui ci fosse una barriera umana. L'auto ha così calpestato il piede di uno studente, rimasto lievemente ferito. Per sfuggire alla furia dei manifestanti si è poi allontanato ad alta velocità. Una guardia giurata, intervenuta per sedare gli animi, è stata colpita da calci e pugni. Quando è arrivata la polizia, chiamata dagli uomini della sicurezza, non c'era più traccia né del presunto investitore né della vittima. Gli agenti della squadra volante hanno raccolto le testimonianze delle persone presenti. Qualcuno ha anche consegnato ai poliziotti il numero della targa dell'Opel Astra. Fino a ieri sera comunque negli uffici della volante non era stata depositata alcuna querela.
CANTIERE APERTO Dopo 28 mesi dal primo blocco (era il 9 agosto del 2006) ieri il cantiere sul colle di Tuvixeddu ha riaperto i battenti. Scaduto l'ultimo stop trimestrale, imposto dalla Regione il 4 settembre scorso, giustificato dal presunto ritrovamento di 431 nuove tombe, gli operai dell'impresa edile che sta realizzando un complesso residenziale rientreranno al lavoro per ricominciare da dove avevano interrotto: la costruzione dei primi edifici sul versante di via Is Maglias. L'amministratore della società, Giuseppe Cualbu, aveva spiegato che il primo periodo della riapertura sarebbe servita a ripristinare il cantiere, abbandonato da circa 800 giorni.
STUDENTI CONTRO La ripresa dei lavori aveva creato polemiche anche nei giorni scorsi. La guerra contro il programma urbanistico-edilizio più importante mai realizzato a Cagliari (l'area interessata dagli interventi è di 460.000 metri quadri) era entrata anche all'Università diventando argomento di lezioni in piazza e di interventi accorati dell'assessore regionale ai Beni Culturali, Maria Antonietta Mongiu, molto attiva sul fronte della difesa della necropoli punica. Ma fermare i lavori - che prevedono la realizzazione di un parco di 23 ettari e 272 mila metri cubi di ville e palazzine sul fronte di via Maglias - sembra sempre più difficile. Le numerose sentenze dei giudici amministrativi di primo e secondo grado hanno infatti legittimato l'Accordo di programma siglato nel 2000 tra Regione, Comune e Coimpresa che aveva dato il via ai progetti. Inoltre la trattativa avviata dalla Regione con Coimpresa per lo scambio delle aree sul colle con una serie di immobili ex statali, si è arenata. ( red. ca. )

 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
«A lezione dentro aule trappola» 
In affitto saloni parrocchiali privi di uscite di sicurezza 
  
SASSARI. Lezioni universitarie in ambienti non a norma. La situazione riguarda la facoltà di Lettere e Filosofia, non in possesso di un’aula sufficentemente capiente per i corsi più numerosi e costretta ad affittare due saloni della parrocchia di san Paolo Apostolo, in via Besta. Si tratta delle sale chiamate “San Paolo” e “San Simplicio”, ampie ma - si lamentano gli studenti - decisamente fuori dei canoni riguardanti le normative sulla sicurezza.
 Un’unica porta per entrare e uscire, le altre sono chiuse a chiave; finestre con le grate. «E se scoppia un incendio non abbiamo nemmeno la possibilità di utilizzare un estintore». La più pericolosa in caso di pericolo è quella del primo piano, perchè non c’è una porta di sicurezza con sbocco all’esterno. «L’Università paga per affittarle - dicono - ma anche noi paghiamo le tasse per studiare: se non sono sicure, perchè ci troviamo a seguire le lezioni anche in 200?»
 Il preside di Lettere, Aldo Morace, spiega: «Mi sono ritrovato con la facoltà più numerosa dell’ateneo, 2500 iscritti, con corsi che superano i 150 iscritti. Ma anche con una massima capienza per aula di 57 persone... Siamo obbligati ad affittare quei saloni che abbiamo cercato di rendere il più funzionali possibili per questo scopo, ma che non vediamo l’ora di abbandonare per le loro condizioni di precarietà e per i disagi che creano gli spostamenti in questa sezione staccata».
 Quanto tempo durerà questa situazione? «Abbiamo chiesto sia all’ateneo che al Comune di trovare una soluzione che consenta di spostare un deposito di libri attualmente ospitato nelle nostre strutture e la cui presenza ci impedisce di realizzare un progetto: abbattendo un paio di tramezzi, creare una sala grande e accogliente per ospitare i corsi numerosi. Se tutto va come spero, a febbraio-marzo potrebbe essere pronta un’aula da 170 posti, allestita secondo tutte le normative sulla sicurezza. Se ci riusciremo - scherza, ma non troppo - prometto che andrò in pellegrinaggio. A San Paolo». (a.pa.)
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Cultura e Spettacoli
Le residenze universitarie, progetti e problemi 
Ieri a Sassari la prima giornata del convegno organizzato dall’Ersu 
SILVANA PORCU 
 
 SASSARI. Quattordici miliardi di dollari. Il valore degli studenti che scelgono di andare a vivere vicino alla loro università non si misura solo in voti e conoscenza. Qualche tempo fa la Federal Reserve ha progettato uno studio per capire quanto potesse costare agli Stati Uniti il calo di studenti stranieri dopo l’11 settembre. Il risultato a nove zeri di questo capitale umano si riferisce al giro di affari generato da 564 mila universitari che arrivavano negli States da ogni angolo del mondo. Il dato è saltato fuori ieri mattina a Sassari durante il convegno «Dai collegi medievali alle residenze universitarie» organizzato dall’Ersu nella nuova casa dello studente di via Coppino.
 «Le sedi decentrate sono ectoplasmi. L’università è un luogo dove si trovano servizi, didattica, accoglienza. Altrimenti manca l’elemento principale: la civitas». Così l’assessore regionale alla pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu nel suo intervento. Ma sfogliare le pagine della storia si trovano motivi diversi che hanno convinto le istituzioni a dare un letto agli studenti. Se il pragmatismo americano dimostra l’importanza dell’argomento con il potere dei numeri, è dal Milletrecento che collegi e convitti hanno iniziato ad accompagnare i corsi di studi. I gesuiti sono stati un punto di riferimento. L’intento era quello di plasmare la futura classe dirigente: allevare nuovi burocrati per garantirsi un dialogo privilegiato con la chiesa.
Le rivoluzioni più importanti sono nate nelle aule guidate dalla Compagnia di Gesù: la divisione in classi e le verifiche dei progressi negli studi sono state messe a punto proprio dai gesuiti, come ricorda Andrea Romano, dell’Università di Messina.
 Ma i cattolici non si sono fatti attendere. Già nel Cinquecento si aprono a studenti poveri e volenterosi le prime residenze volute da cardinali e arcivescovi. A spiegarlo è Simona Negruzzo dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Studi di teologia, logica e grammatica si accompagnano a un codice rigoroso. Chi salta le lezioni è escluso dalla cena, se è fortunato rimedia pane e vino. Il vestiario è quasi sempre in panno nero, mai di seta, ad eccezione del mantello.
 Nell’incontro, coordinato da Attilio Mastino e Piero Sanna, si intravede anche un intenso scorcio della Sardegna del Seicento, grazie alla ricostruzione storica del Collegio dei nobili di Cagliari messa a punto da Carla Ferrante (Archivio di Stato di Cagliari) e da Antonello Mattone, professore dell’ateneo sassarese e anima del convegno.
 Oggi in Italia gli studenti universitari hanno a disposizione 33 mila letti. Rispetto agli iscritti (un milione e 800 mila nell’ultimo anno accademico) le stanze coprono solo il due per cento. «Un vero e proprio gap rispetto all’Europa» denuncia Christian Solinas, presidente dell’associazione nazionale per il diritto allo studio universitario. La Spagna garantisce il 9 per cento, e le repubbliche baltiche toccano la punta vertiginosa del 23%. In molti casi però la quantità si bilancia con stanze microscopiche di sette metri quadrati.
 «La Sardegna è la regione che ha investito di più in Italia per lo studio universitario» conferma Solinas. Un dato più volte sottolineato anche dall’assessore regionale all’istruzione, Maria Antonietta Mongiu, intervenuta a fine mattinata.
 Oggi, dalle 9, la giornata conclusiva dei lavori, dedicata ai risultati di un’indagine che rivela pregi e difetti della vita nelle case dello studente. Doveva esserci anche Soru, ma ha fatto sapere che non verrà.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Gian Luigi Gessa al primo posto in campo internazionale 
Per numero di citazioni nelle pubblicazioni scientifiche 
 
 CAGLIARI. Se i voti venissero dati ai ricercatori e ai docenti universitari, il neuroscienziato Gian Luigi Gessa sarebbe ai primi posti. Questo, infatti, è quello che risulta sulla base dell’impact factor, il punteggio ottenuto sulla base del numero di citazioni avute nelle pubblicazioni scientifiche internazionali.
 Il neurofarmacologo cagliaritano compare tra 83 nominativi apparsi fra i migliori 250 di tutto il mondo. I voti sono stai dati da due società, la Isi Thomson e la Harzing. Per avere un’idea dell’autorevolezza di queste strutture basti ricordare che, ogni anno, la Isi Thomson tira a indovinare i nomi dei possibili vincitori del premio Nobel prima che vengano nominati ufficialmente e, spesso, indovina: quest’anno, ad esempio, ha fatto centro con la chimica, l’economia e la medicina. Nei paesi anglosassoni, inoltre, l’impact factor è determinante nell’assegnazione delle cattedre universitarie.
 Oggi alle 17,30 nella biblioteca provinciale (vico San Giovanni) sarà presentato il libro di Gessa «Cocaina».
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cagliari
Monteponi, l’università agli sgoccioli 
Un futuro segnato senza i trasferimenti della Regione e i fondi di Igea e Carbosulcis 
di Erminio Ariu 
 
IGLESIAS. Forse non sono ancora i rintocchi delle campane a morto ma per l’Ausi la musica non è di festa. «Con le dimissioni del direttore e del presidente dell’Ausi e con la mancanza delle risorse finanziarie del 2008 - ha detto Anna Musinu, responsabile del corso di scienza dei materiali - sono venuti a mancare i presupposti per la didattica e la ricerca. Ci è stato detto che avrebbero chiuso i rubinetti e dopo un colloquio con il rettore abbiamo deciso di trasferire il corso a Monserrato».
 Margini di tempo per recuperare la situazione non c’è ne sono e dal prossimo anno, anno accademico 2009-2010, le lezioni e la ricerca si faranno a Monserrato. Ciò che preoccupa è la fuga di alcuni soci del consorzio Ausi; fuga prima di palesi dichiarazioni che confermerebbero la decisa presa di posizione della Regione di non far arrivare al destinatario molte delle poche risorse finanziarie che i soci dell’Ausi si erano impegnati a far arrivare regolarmente. Niente dalla Regione quindi e niente da Carbosulcis e Igea che dalla ricerca sui materiali potrebbero usufruire di ampi vantaggi. Dal punto di vista logico il ragionamento o il diktat di impedire ad Igea e alla Carbosulcis di sostenere l’Ausi in questa nobile iniziativa è validissimo perché se la Regione stringe i cordoni non si capirebbe come mai due aziende pubbliche (con azionista unico la Regione) potrebbero far rientrare dalla finestra quello che la giunta regionale ha impedito di far passare per la porta. «Non si riesce neppure a tenere le assemblee dei soci - ha denunciato Giorgio Piccaluga, direttore dimissionario dell’Ausi - per discutere le dimissioni mie e del presidente Gaviano. Si presenta solo il rappresentante del Parco Geominerario e sono assenti ingiustificati proprio i rappresentanti delle istituzioni pubbliche». A combattere una battaglia davvero difficile sono rimasti i docenti, gli studenti, i tecnici, la Portovesme srl, l’Alcoa e il Parco geominerario della Sardegna. Quest’ultimo sembra pronto a giocare una carta che potrebbe risultare vincente coinvolgendo il ministero degli affari esteri in un progetto ambizioso che porterebbe Monteponi a diventare sede Euro-universitaria.
 Il “Nemo propheta in patria” non solo viene confermato ma trova un’inaspettata amplificazione nei fatti di Monteponi. «Tenteremo di incontrare il presidente Soru - ha detto Cinzia Pateri - per tentare di farlo recedere da una decisione che penalizza il territorio, la ricerca».
 Le accuse mosse recentemente ai docenti e al Magnifico Rettore che avrebbero ordito una sorta di congiura per cancellare Monteponi sono state respinte dagli interessati e dagli studenti che ritengono, senza alcun ombra di dubbio, che l’artefice del disegno di azzerare l’Ausi sia il Governatore Soru e gli amministratori comunali che fanno parte della coalizione del presidente della giunta regionale.(e.a.)
 
 
 

Questionario e social

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