Giovedì 30 ottobre 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 ottobre 2008
Rassegna quotidiani locali

L'UNIONE SARDA
2 - La scommessa di una vera istruzione, editoriale di Raimondo Cubeddu
 
LA NUOVA SARDEGNA

 
1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Sì del Senato dopo una dura polemica. Il Pd: referendum. Replica del premier
Nasce la legge Gelmini
E la scuola sciopera
Oggi un migliaio di sardi presenti alla manifestazione di Roma  
 
Oggi a Roma anche un migliaio di sardi nel giorno dello sciopero generale della scuola. Sindacati confederali e autonomi insieme manifesteranno contro le scelte del governo che proprio ieri, al Senato, dopo un duro scontro politico, ha detto sì al decreto del ministro Gelmini che a questo punto è legge dello Stato. Non ci sta il centrosinistra, e il Pd ha annunciato che proporrà un referendum. Per la Gelmini, adesso si torna a lavorare seriamente mentre il premier Berlusconi ieri ha ripetuto che dal Pd arrivano soltanto frottole: «I ragazzi sono ingannati dalla sinistra». Ieri scontri e tanta tensione a Roma e a Milano, tra studenti delle opposte fazioni e tra studenti e polizia.
 
Cronaca di Cagliari – pagina 21
Università, l'aula è sotto i portici
Lezioni in via Roma per protestare contro la riforma  
Sit-in degli studenti di Matematica, Informatica, Fisica, Biologia, Farmacia e Chimica di fronte al Consiglio regionale
Un pezzo dell'Università sotto i portici del Consiglio regionale, in via Roma, per chiedere «il ritiro degli articoli riguardanti gli atenei».
«...Perché dovete sapere che il cuore è costituito da tre strati: pericardio, miocardio e endocardio». Sono le 10 e Maria Pina Serra, ricercatrice di Farmacia, parla di Anatomia di fronte ad un centinaio di studenti in camice bianco. Poco più avanti, la stessa scena è moltiplicata per le facoltà di Informatica, Fisica, Biologia, Matematica e Chimica. Un pezzo dell'Università sotto i portici del Consiglio regionale, in via Roma, per chiedere «il ritiro degli articoli della legge 133 riguardanti gli atenei», come si legge nel volantino che i rappresentanti degli universitari distribuiscono ai passanti.
Andranno avanti così per due ore fino a mezzogiorno: a chiudere le lezioni a cui hanno partecipato oltre 300 universitari, è stato Umberto Guidoni, astronauta ed euro parlamentare (in città per la presentazione di un nuovo progetto politico), che in un intervento di dieci minuti condensa i motivi dell'opposizione alla riforma: «L'accordo di Lisbona impegna gli stati europei a investire il 3 per cento del prodotto interno lordo nell'istruzione entro il 2010. La media del continente e del 2, noi spendiamo l'1 per cento». Mentre uno dei primi italiani ad aver partecipato ad una missione Nasa nello Spazio restituisce il microfono, in via Roma arriva il corteo degli studenti. Grida e cori contro il Governo: il più pacato, ritmato con applausi e tamburi, è «Gelmini in fiamme».
IL PRESIDE Poco prima, i toni di Roberto Crnjar, preside della facoltà di Scienze, sono stati decisamente più moderati: «Attendiamo di vedere il provvedimento sull'università che il ministro ha annunciato per la prossima settimana». Cnrjar si è detto contrario al blocco delle lezioni, ma favorevole a mantenere alta la guardia, «facendo lezioni in piazza una volta la settimana perchè la gente sappia quello che sta succedendo».
L'ASSEMBLEA Le manifestazioni sotto il Consiglio sono continuate fino alle 16, quando circa 200 studenti universitari hanno partecipato all'assemblea generale (prevista in piazza del Carmine e spostata sotto i portici per la pioggia) indetta da Unica-mente, raggruppamento di studenti dell'ateneo cagliaritano. Il portavoce Enrico Puddu spiega: «Abbiamo intenzione di continuare la protesta, chiediamo almeno dei correttivi alla legge, che consentano di rivedere i punti che non condividiamo. Riteniamo sia grave non solo il taglio dei fondi destinati all'università, ma anche il fatto che ci sia la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni e non siamo d'accordo neppure con il blocco del turn over al 20%, ovvero un'assunzione ogni cinque docenti che vanno in pensione o che vengono licenziati».
FIRME ANTI-PROTESTA Mentre il Lungomare di via Roma veniva monopolizzato dalle manifestazioni anti-riforma, in viale Fra' Ignazio, l'associazione “Studenti per le Libertà” e il movimento giovanile di Forza Italia stavano raccogliendo, sotto un gazebo, le firme per sostenere la petizione “Io voglio studiare”. In due giorni, la raccolta on-line ne ha contato centinaia. E oggi, con la manifestazione di protesta organizzata dagli universitari in piazza Garibaldi (raduno alle 9,30), continua l'opposizione studentesca alla riforma dell'istruzione voluta dal ministro Gelmini.
MICHELE RUFFI
 
Scuola. Lunghissimo corteo nelle vie del centro: solidarietà del preside della facoltà di Lettere Coroneo
L'urlo di mille ragazzi: «Ascoltate la nostra voce»
Imponente manifestazione di tutti gli istituti superiori: uniti nel dissenso  
 
Con un velo bianco a incorniciarle il viso, i capelli biondi e un'aureola fatta di carta stagnola, una giovanissima alunna dell'Eleonora d'Arborea ha impersonato il ruolo della Beata ignoranza. «Non potevo mancare - racconta - se continua così, sarò sempre più presente nelle scuole». È stata lei il simbolo più rappresentativo della protesta contro la riforma Gelmini: gli studenti delle superiori si sono sfogati per l'ennesima volta ieri mattina, prima davanti alla redazione dell'Unione Sarda, poi in piazza del Carmine e davanti al palazzo della Regione in viale Trento.
L'appuntamento è stato stabilito dal giorno prima: alle 9.15 i primi a presenziare sul Terrapieno sono stati i ragazzi del nautico Buccari. A ruota gli altri, tra cui: Siotto, Dettori, Eleonora d'Arborea, Artistico, Meucci, De Sanctis. Non è stato facile coordinare gli oltre 600 giovani dei diversi licei. Dal megafono, più volte gli alunni maggiormente responsabili hanno esortato i compagni a non occupare la strada. Perché molti hanno accennato di volersi sedere in viale Regina Elena e bloccare il traffico. È intervenuta anche la Digos a invitare i ragazzi a non attuare gesti azzardati. «Siamo qui - spiega una diciassettenne armata di megafono e striscioni - perché abbiamo bisogno anche della stampa per farci sentire. Da soli non possiamo cambiare le cose. Ci serve un aiuto da chi ha più potere di noi: l'opinione pubblica. E il vostro giornale può aiutarci a stimolarla». Dalla sede dell'Unione Sarda gli studenti si sono poi spostati in piazza del Carmine. Qui, tra cori, schiamazzi e suoni di trombe da stadio, hanno fatto sospendere la lezione di Storia contemporanea dell'università di Scienze politiche, inserita nel programma di rimodulazione della didattica dell'ateneo. Presente anche Roberto Coroneo, preside di Lettere e Filosofia, che ha commentato: «Non importa, fa comunque piacere vedere le piazze piene di studenti che manifestano il proprio dissenso». I giovani poi si sono spostati ancora. Direzione: viale Trento, verso il liceo classico Siotto. E poco più in là, davanti al palazzo della Regione. Qui hanno definitivamente deciso di bloccare il traffico, sedendosi sull'asfalto e intonando cori di ogni tipo contro la riforma Gelmini.
La motivazione fa eco a quanto dichiarato in viale Regina Elena: «Vogliamo dimostrare di essere uniti, compatti e determinati - spiegano alcuni giovani - le nostre sono manifestazioni pacifiche, utili a far sentire la nostra voce. Ma abbiamo necessità di essere ascoltati. Solo le istituzioni possono trasmettere il nostro ideale. Per questo lo manifestiamo anche qui davanti». Resta, però, un dubbio da parte degli adulti che vedono tanti scolari sfilare in giro per la città: «Il 90 per cento non ha voglia di entrare a scuola e basta», dicono. Immediata la risposta: «Ci stiamo organizzando per realizzare un corteo anche domenica, così vediamo se cambiano opinione». Intanto gran parte degli istituti cittadini ha deciso di aderire in massa alla manifestazione di oggi.
STEFANO CORTIS
 
cittadella
In settecento all'assemblea di Medicina
   
Il Terrapieno e i portici di via Roma non sono stati gli unici luoghi dove ieri si è parlato della riforma Gelmini. Ieri mattina nell'aula magna “Boscolo” della facoltà di Medicina il gruppo “Università per gli studenti” ha organizzato una riunione alla quale hanno partecipato quasi 700 persone fra ricercatori, docenti e studenti. In questo caso la linea è stata leggermente diversa rispetto alle manifestazioni che hanno sfilato per il centro città: durante l'assemblea (vista l'approvazione in Senato della legge) si è parlato di fine della «fase critica» e inizio di quella «propositiva», che cercherà di influenzare l'indirizzo delle risorse a disposizione. Sul sito di Unica radio (www.unicaradio.it) è stata pubblicata invece una puntata speciale sulla riforma, alla quale hanno partecipato il preside della facoltà di Lettere Roberto Coroneo, i rappresentanti degli studenti Andrea Coinu e Gianvito di Stefano. Martedì prossimo nell'aula magna del liceo Siotto di Cagliari, si terrà invece una assemblea dal titolo “Quale destino per l'istruzione pubblica”. Interverranno docenti dei diversi ordini e gradi della scuola e dell'università, il personale Ata, rappresentanti dell'Unione degli studenti delle scuole superiori e rappresentanti degli studenti universitari .
 
Pagina 3 – Primo piano
Milano. Occupata brevemente anche la stazione di Lambrate
Tensione e blocchi stradali
   
MILANO Anche a Milano è stata lunga la giornata di proteste: un corteo di almeno cinque ore, complice la pioggia, ed alcuni improvvisi blocchi stradali, hanno mandato in tilt il traffico in buona parte della città. Fino poi alla decisione del primo pomeriggio di bloccare brevemente alcuni binari della stazione ferroviaria di Lambrate, nella periferia orientale del capoluogo lombardo. Gli studenti, che hanno anche tentato, senza riuscirci, di raggiungere la trafficata tangenziale Est, hanno segnalato contatti con la polizia che ha per lo più lasciato circolare i cortei improvvisati. Ieri a dare il via ai cortei milanesi, non autorizzati, è stato un migliaio di ragazzi dei licei che si sono mossi in due cortei nati in due zone diverse della città, ai quali si sono aggregati studenti di altre scuole superiori e gli universitari che fanno riferimento alla facoltà di Scienze Politiche. Il corteo, a questo punto più partecipato, ha raggiunto a metà mattinata l'Accademia di Brera, dove è stato lanciato un petardo, quindi Palazzo Marino e la sede di Mediobanca, in pieno centro cittadino. Qui un gruppetto ha iniziato a scappare gridando «Aiuto, aiuto ci sono i manganelli». Due studenti hanno denunciato di essere stati colpiti dalla polizia che voleva impedire loro un percorso diverso: i ragazzi sono stati medicati al Fatebenefratelli con prognosi di 5 e 8 giorni. Intanto la notizia che il decreto Gelmini era stato approvato ha interrotto il seguitissimo intervento di Dario Fo all'Università statale. «Bisogna rompere con questa tradizione nefasta, non basta prendere ciò che si può - stava dicendo il Premio Nobel - bisogna capovolgere l'ordine». Un migliaio di studenti si è riversato in strada, bloccando diverse vie, nevralgiche per il traffico del centro città. Il corteo, dopo aver tentato di depistare le forze dell'ordine, si è diviso in due tronconi: i liceali hanno bloccato il traffico e tracciato scritte con bombolette spray su un tram, mentre un paio di centinaia di universitari della Statale ha proseguito lungo la circonvallazione, paralizzando il traffico. Alla stazione delle Fs di Lambrate gli universitari hanno occupato per una mezz'ora i binari, sedendosi sulle rotaie e ritardando la partenza di un Eurostar.
 
Roma. Quattro feriti, due arresti e 21 giovani portati in Questura
Battaglia a piazza Navona
   
ROMA Arriva verso le 10,30 la notizia dell'approvazione in legge del decreto Gelmini, in una piazza Navona, a pochi passi dal Senato, già gremita dagli studenti che da giorni stanno portando avanti la protesta, universitari e liceali insieme. Ma anche destra e sinistra. E proprio tra i due schieramenti si creano momenti di tensione che poi sfociano in scontri. Bilancio: quattro feriti, tre studenti e un agente, e due arrestati, oltre a 21 giovani portati negli uffici della polizia per essere identificati. Le prime avvisaglie di un clima pesante in strada poco dopo l'approvazione del decreto Gelmini nell'aula di Palazzo Madama accolto dagli studenti con slogan irriverenti e un risoluto «Noi non ce ne andiamo». Improvvisamente un gruppo di giovani facenti capo a Blocco studentesco, un'associazione di estrema destra, aggredisce gli studenti radunati a Piazza Navona. Un blitz a colpi di cinte e mazze nascoste tirate fuori da un camioncino che molti testimoni, esponenti del Pd compresi, dicono fosse parcheggiato già dalla sera prima nei pressi del Senato. Non solo: gli studenti aggrediti lamentano anche l'assenza delle forze dell'ordine, «tutte schierate solo davanti Palazzo Madama». Ma l'aggressione è solo un anticipo. Gli scontri veri avvengono più tardi quando a Piazza Navona, dove la polizia intanto forma un cordone per dividere studenti di destra e sinistra, arriva il corteo degli studenti universitari, con esponenti dei centri sociali, partito dall'Università La Sapienza. Scoppia la rissa subito: per picchiarsi gli studenti usano anche tavolini e sedie dei bar circostanti, oltre a caschi e un pinocchio di legno, altezza d'uomo, davanti a turisti spaventati e a esercenti che chiudono le saracinesche dei loro negozi. Poi torna la calma. E gli studenti, nuovamente in corteo, nuovamente bloccando la città già messa a dura prova dal nubifragio, tornano all'Università La Sapienza. Qui si riuniscono in assemblea prima davanti al rettorato, poi nelle facoltà: discutono di un decreto che ormai è legge e si preparano alla giornata di oggi. Proprio dall'ateneo romano partirà il secondo corteo, quello degli studenti.
 
2 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Tra maggioranza e opposizione
La scommessa di una vera istruzione
di Raimondo Cubeddu  
 
Apparentemente, e per molti, il decreto Gelmini approvato ieri segna una sorta di restaurazione: il ritorno a una scuola povera di mezzi e di strumenti culturali. Di qui le proteste, generate in occupazioni e in scontri, il cui scopo dichiarato era quello di resistere a un'involuzione che avrebbe riportato le nostre scuole nella situazione in cui erano decenni fa.
Visto l'attuale - e certificato - stato di degrado non sarebbe stato certamente un cattivo risultato. Purtroppo non è neanche così. Si è trattato, in realtà, soltanto di misure di emergenza prese in un momento di tagli per ogni settore della vita nazionale e di un tentativo di porre argine a una situazione che rischiava di sfuggire di mano a tutti. La sinistra e quanti hanno presidiato scuole e piazze hanno un bel dire sull'asprezza della cura.
Il fatto è che non è stato contrapposto niente di costruttivo. La sinistra ha soltanto tratto profitto dagli ennesimi errori di comunicazione da parte del ministro (e c'è da chiedersi perché la Gelmini non prenda lezioni da Brunetta che riesce a creare consenso su temi e provvedimenti ben più draconiani) diffondendo informazioni che al primo esame critico si rivelavano errate. Ciò ha tuttavia consentito all'opposizione di creare e di cavalcare un allarme sociale (valga per tutti l'esempio dei presunti licenziamenti che erano in realtà blocco del turn over) il quale, comunque, ha avuto il salutare effetto di far finalmente capire a tutti che in una democrazia la scuola, l'educazione e la ricerca sono questioni fondamentali e che nessuna convivenza potrà mai esistere ed una società svilupparsi se la scuola anziché formare cittadini produrrà stupidi dotati di aspettative illimitate su di sé e sul mondo.
Coi tempi che corrono era quindi vano attendersi che il governo, un qualsiasi governo, potesse reperire risorse da destinare al nostro sistema educativo.
La scommessa è comunque aperta. Si potrà iniziare a sperare soltanto quando i privati inizieranno a investire nei processi educativi e nella ricerca. Il fatto che questo non sia finora avvenuto ha varie cause, non ultima la dimensione della nostra piccola impresa che fa indubbiamente ricerca quando migliora costantemente prodotti che debbono reggere la concorrenza internazionale, ma che non è abbastanza grande da finanziare università o da dotarsi di strutture di ricerca specifiche. Ciò detto, e aggiunto che troppo spesso nella grande industria le spese per la ricerca sono state inferiori a quelle dei benefit per i propri dirigenti, bisogna aggiungere che il regime fiscale e la struttura di governance degli atenei non sempre invogliavano a investire in ricerca e in educazione. Di fatto, soltanto una scuola ed un'università più serie, parsimoniose e meglio organizzate, possono cambiare in meglio la situazione.
Al momento non resta che seguire due sfide. La prima è quella dello sciopero generale nella cui occasione, ed approfittando dell'attenzione mediatica, la sinistra potrebbe lanciare ed illustrare un suo progetto complessivo e realistico. La seconda è quella della Gelmini la quale ha promesso che entro una settimana presenterà un progetto di riforma dell'università. Ma anche di esso per ora non si sa nulla; né di preciso, né di vago.
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 23
molentargius
La produzione del sale al Coast day
   
Oggi, nell'ambito degli appuntamenti del Coast day, al palazzo Sali scelti nel parco di Molentargius si terrà un convegno dal titolo “Le saline, stato di conservazione ed esigenze di equilibrio tra aspetti naturalistici e produzione del sale”. L'inizio è previsto alle 16 e interverranno Vincenzo Tiana (coordinatore e presidente regionale di Legambiente) e Helmar Schenk, per l'associazione del parco del Molentargius.
Alle 21 al teatro delle saline andrà in scena lo spettacolo “Estate numero 10”, scritto, diretto e interpretato da Elio Turno Arthemalle, mentre per tutto il giorno si potranno noleggiare le biciclette per esplorare i sentieri liberi dell'oasi naturalistica.
Domani pomeriggio (ore 17, sempre al teatro delle saline) la manifestazione prosegue con un incontro tra Marcello Fois, Giorgio Todde, Michela Murgia e Francesco Pigliaru sul tema “Dove va il turismo in Sardegna?”, introdotto da Alessio Satta, direttore della Conservatoria delle coste. Il Coast day andrà avanti fino al 2 novembre.
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 24
università
Curerà i corsi per specializzandi
Ginecologia, Melis tutor dei chirurghi italiani
 
Gian Benedetto Melis, direttore della clinica di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale San Giovanni di Dio, è stato nominato coordinatore delle scuole di specializzazione italiane in Chirurgia ginecologica. L'importante incarico gli è stato affidato la settimana scorsa durante un congresso promosso dalla Società europea di Endoscopia ginecologica che si è tenuto ad Amsterdam, al quale hanno partecipato oltre 1500 ginecologi. Melis, coadiuvato dal suo staff (Anna Maria Paoletti e Stefano Angioni) avrà il compito di coordinare le scuole di specializzazione per impostare il programma volto a unificare gli standard dei giovani ginecologi ai parametri europei. In sostanza le 50 scuole di specializzazione presenti nel nostro Paese dovranno adeguarsi al nuovo regolamento comunitario che prevede l'effettuazione di un certo numero di interventi chirurgici. Un impegno gravoso. In Italia gli specializzandi in endoscopia ginecologica sono circa mille, 50 in Sardegna (35 a Cagliari, 15 a Sassari).
«Il lavoro è diviso in due fasi. La prima consiste nel verificare a livello nazionale la quantità e la peculiarità degli specializzandi per proporre una politica che migliori la qualità», spiega Melis. «La seconda ha l'obiettivo di trasmettere ai direttori delle scuole i modelli da adottare».
Detta così potrebbe sembrare un argomento a esclusivo orientamento medico. Non è così. «Il nostro scopo è anche quello di verificare se le terapie mini invasive rispettano i modelli internazionali. Molte strutture universitarie e ospedaliere non lo fanno e questo si traduce in decorsi post operatori più lunghi e danni estetici maggiori. Per non parlare dei costi, che verrebbero abbattuti». (a. a.)

 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Studenti, docenti e genitori in strada per protestare contro il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini 
Scuola, università e ricerca tutti in piazza 
La manifestazione, promossa dai sindacati, partirà da piazza Garibaldi 
SABRINA ZEDDA 
 
CAGLIARI. «Uniti per la scuola, l’università, la ricerca e l’alta formazione di tutti». Sarà questo il refrain che scandirà la giornata di oggi: alle 9.30 insegnanti, genitori, studenti, anime varie del mondo universitario e non, si daranno appuntamento in piazza Garibaldi per dare il via, in città come a Roma, e come a Milano, Bologna, Firenze, Pisa, alla grande manifestazione organizzata da Cgil, Cisl, Uil, Snasl e Gilda, contro il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e i tagli che vorrebbero svuotare di significato l’intero mondo dell’istruzione. Un appuntamento atteso da settimane e che, a 24 ore dall’approvazione in Senato dei proponimenti della Gelmini, ora divenuti legge, non mancherà di riservare qualche sorpresa. Nelle ultime ore le file della protesta si sono ingrossate: a sostenere le ragioni dei manifestanti ci saranno gli esponenti della federazione cittadina del Partito della Rifondazione comunista-Sinistra europea: «Le destre hanno deciso di uccidere la scuola e l’università pubblica proponendo un’università di classe con più precarietà, meno qualità, più tasse da pagare, meno risorse e meno spazi - si legge in un volantino del partito - noi abbiamo un’altra idea di scuola e università. Per questo siamo con gli studenti e con tutto il mondo della scuola». Saranno parte della protesta anche i docenti del Comitato insegnanti precari: «Manifestare per noi comporta un grande sacrificio economico - dice Maristella Curreli, presidente nazionale dei Cip - scendiamo in piazza con convinzione, ma anche costretti dalla scarsa sensibilità fin qui dimostrata dalle organizzazioni sindacali verso il precariato e dalla dissennata divisione del fronte sindacale che sostiene le stesse ragioni in giorni e manifestazioni separate».
 In trincea, dopo settimane di duro lavoro, anche i più dubbiosi, che sfileranno sotto la sigla comune “Unicamente contro la legge 133”: saranno loro, insieme a docenti e ricercatori, a chiudere il corteo che si preannuncia lunghissimo, marciando dietro il grande striscione che sintetizzerà il pensiero dell’intero ateneo cagliaritano. Ieri pomeriggio, per dare gli ultimi ritocchi alla giornata di oggi e convincere ad essere presenti gli ultimi indecisi, gli studenti si son ritrovati sotto il palazzo del Consiglio regionale dando vita a un’assemblea che ha contagiato anche i passanti. L’ultimo atto d’una giornata scandita da lezioni in camiche bianco sotto i portici di via Roma (erano gli studenti di Chimica e Farmacia) e da altrettante organizzate dalla facoltà di Scienze Politiche (ora è occupazione nell’intero polo giuridico-economico) in alcuni punti della città come piazza Garibaldi e il Terrapieno. Intanto, giudizi negativi sulle scelte del governo arrivano anche dalla Lega autonomie: «Con la riduzione delle risorse finanziarie al sistema universitario statale - dice Sirio Sini, segretario regionale di Legautonomie - emerge il fatto che il governo vuole alternative diverse dalle pubbliche. Se tale orientamento non fosse bloccato, ripreso e corretto, si andrebbe a mortificare ancor di più le autonomie accademiche, trasformandone ruolo e orientamento».
 
Pagina 1 - Cagliari
BASTA UN CLICK 
Sul web diretta da Roma grazie a «Unicaradio» 
 
CAGLIARI. Basta un click per seguire in diretta la grande manifestazione di oggi. Su unicaradio.it, la radio via web dell’Università di Cagliari, la protesta sarà trasmessa in diretta dalle 9 alle 12, sull’orma di quello che sarà fatto da altre 19 radio universitarie di alcuni tra i più grandi atenei italiani come Roma o Catania. L’iniziativa cui l’ateneo cagliaritano ha deciso di aderire, parte da un’idea di RadUni, l’associazione nazionale degli operatori radiofonici universitari che, per l’occasione, ha anche aperto un blog per discutere della legge 133. ‹‹Il nostro obiettivo - spiega Romeo Perrotta, presidente di RadUni- è approfondire le ragioni della protesta attraverso le voci di chi parteciperà alla manifestazione». Sull’argomento martedì Unicaradio ha realizzato uno speciale (è possibile scaricarlo) cui hanno partecipato, tra gli altri, il preside della facoltà di Lettere, Roberto Coroneo, i rappresentanti degli studenti delle facoltà di Lettere e Ingegneria e una delegazione del liceo Siotto. (s.z.)
 
Pagina 4 - Fatto del giorno
Prova di forza del movimento studentesco 
In migliaia a Roma. Cortei a Sassari, Cagliari, Olbia, Nuoro e in altre città dell’isola 
Una giornata di mobilitazione con pochi precedenti In campo anche gli universitari: contestano i tagli previsti dalla legge numero 133 nei due atenei 
di Pier Giorgio Pinna 
 
 SASSARI. È il giorno più lungo. Scuole e università si mobilitano con un ponte ideale tra Roma e l’isola. La protesta del movimento negli istituti regionali contro il decreto Gelmini e i tagli nei due atenei sbarca nella capitale. Oggi nel maxicorteo voluto dai sindacati sfilano migliaia di sardi. Partiti da Cagliari, da Sassari, dalla Gallura, dalle Barbagie, dal Sulcis, dall’Oristanese. E se a Cagliari ci sarà stamane un megaraduno regionale, cortei e sit-in si svolgeranno in tutte le altre città sarde.
 Nel capoluogo dell’isola l’appuntamento è per le 9.30 in piazza Garibaldi. Da lì, davanti alla storica scuola elementare Riva di Villasanta, partirà l’Onda che toccherà altre zone del centro, sino a piazza del Carmine. Qui sono in programma gli interventi di sindacalisti, lavoratori, studenti. Su Cagliari dovrebbero confluire dimostranti mobilitati da giorni nel Campidano e nell’Oristanese.
 Sempre a Cagliari, vigilia ricca d’idee e iniziative. Circa 500 studenti hanno causato rallentamenti nel traffico in viale Regina Elena sedendosi per qualche minuto sulle strisce pedonali al grido di «Né rossi né neri ma liberi pensieri». Mobilitazione in camice bianco a Farmacia, Scienze, Fisica, Matematica. Altri 200 universitari hanno partecipato sotto i portici del consiglio regionale, in via Roma, all’assemblea contro la legge «133». Normativa che, com’è stato a più riprese sottolineato, dà la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni e blocca il turn over al 20% (ovvero una assunzione ogni cinque docenti che vanno in pensione). Dopo Lettere, Scienze politiche, Filosofia, Medicina e polo di Monserrato, la protesta si è estesa a Economia e Giuriprudenza dove simbolicamente sono stati occupati l’atrio e diverse aule.
 Ieri, a Nuoro, dove stamane è previsto un grande corteo, ci sono stati momenti di tensione al Classico: per evitare l’occupazione della sede centrale il dirigente, Delio Caporale, ha chiesto l’intervento della polizia. I ragazzi sono stati accompagnati fuori dell’istituto, senza incidenti. Hanno poi aspettato l’uscita del preside per fargli sentire le ragioni del loro dissenso rispetto alla decisione di avvertire gli agenti. Il dirigente è stato «scortato» pacificamente da un gruppo di ragazzi per un lungo tratto di strada. Alla fine, però, la contestazione è tornata di fronte alla scuola. A Macomer stamane tutti uniti nella lotta anti-Gelmini: lavoratori a fianco degli studenti. Nel Nuorese manifestano pure gli iscritti ai corsi universitari.
 E sempre oggi a Sassari sfilano lungo le vie del centro migliaia di ragazzi, centinaia di docenti, numerosi rappresentanti dell’attivissimo Comitato dei genitori delle elementari. Aderiscono gli universitari, i dirigenti di Cgil, Cisl, Uil e molte altre sigle sindacali. In programma altre lezioni all’aperto (anche nella facoltà di Architettura, ad Alghero). Notte bianca a Lettere: i manifestanti trascorreranno le ore tra oggi e domani in dibattiti e intrattenimenti. Mobilitazione in tutte le superiori.
 Autogestione in parecchie scuole, un po’ in tutta la Sardegna. In rivolta Iglesias, Sant’Antioco, Carloforte, Monteponi. In Ogliastra e nel Sulcis Iglesiente sit-in e marce di protesta. Così come a Bosa e nella penisola del Sinis. A Tempio oggi saranno schierati assieme insegnanti e ragazzi, con particolare attenzione alle incertezze riguardanti i precari della scuola.
 Le manifestazioni di oggi verranno trasmesse in diretta a reti unificate - a partire dalle 9 e sino alle 12 - da diciannove emittenti d’ateneo. Partecipa UnicaRadio.it dell’università di Cagliari col sito www.unicaradio.it.
 «Pro un’iscola sarda, populare e laica» in campo pure i militanti di «A manca indipendentzia». Costituito nella sede sarda dell’Italia dei valori un gruppo di studio sul decreto Gelmini. Perché, come spiega Rina Salis a nome dell’Idv, la riforma «taglia risorse per otto miliardi e vanifica tutte le conquiste di decenni di sperimentazione, di lavoro e di lotte sui temi dell’inclusione scolastica e dell’integrazione».
 
Pagina 4 - Fatto del giorno
Okkupazione da caos calmo 
Ragazzi in aula nella notte. «Politica fuori dal portone» 
Siamo preoccupati per il nostro futuro Non abbiamo voglia di fare casino, ma non accettiamo in modo passivo riforme ingiuste 
GIOVANNI BUA 
 
 NUORO. Kefia e play station, sacchi a pelo e dvd, tazebao e autogestione autorizzata dal preside. Padri katanga che inorridiscono e assistenti scolastici (i vecchi bidelli) che battono le mani. Tentare di inquadrare i ragazzi di oggi nello schema classico da scuola “okkupata” è impresa vana.
 Loro la politica preferiscono lasciarla fuori dal portone, insieme ad alcolici e sigarette. «Perché il preside ci ha dato fiducia, e protestare è un nostro diritto, ma rompere qualcosa nella nostra scuola invece no».
 Nuoro, istituto tecnico commerciale intitolato al giurista (e senatore) Gian Pietro Chironi. Fondato nel 1938 per dare maggiore impulso alla terziarizzazione della città iniziata dopo l’istituzione della Provincia nel 1927. Trecentosessanta iscritti, più centocinquanta in sette corsi serali, che funzionano a meraviglia e sfornano cinquanta diplomati all’anno: «Togliendoli dai bar - racconta il docente Tonino Bassu - e mandandoli all’università, anche se questo decreto ci vuole far chiudere». Alunni in gran parte provenienti dai paesi del circondario. E una gran voglia di farsi travolgere dal ciclone anti-Gelmini.
 Scuola autogestita per due giorni. Poi il grande salto: la prima notte di occupazione. Concordata, sia chiaro. Perché i ragazzi di oggi hanno un modo tutto loro di ottenere quello che vogliono. Parlano come libri stampati, ma non hanno paura di dire che «hanno studiato per non fare brutta figura» e che «il decreto non è tutto da buttare, anche se in realtà è solo una cortina di fumo per nascondere i tagli fatti da Tremonti». E che soprattutto: «Noi con il preside ci andiamo d’accordo - racconta Adriano Guria - e non è contro di lui che protestiamo. Come siamo andati d’accordo con la polizia. Che ci ha fatto fare una manifestazione non autorizzata, e noi in cambio non abbiamo fatto casino».
 C’è il tanto per far inorridire i genitori settantasettini, disgustati da tanta “connivenza”. O per dare ragione a chi definisce gli studenti i veri conservatori. Ma sarebbe un errore.
 «Noi siamo pragmatici - spiega Igor Conteddu - e preoccupati per il nostro futuro. Non abbiamo voglia di fare casino, ma di far vedere che non accettiamo in modo passivo una riforma che riteniamo profondamente ingiusta. Noi non discutiamo di politica tra noi. Non almeno nel senso che credono i grandi. Quello che vogliamo davvero è prendere il nostro diploma, trovare un lavoro, avere dei progetti».
 I cancelli della scuola rimangono aperti fino alle undici di notte. Ma anche in questo caso i patti sono chiari. Lista dei presenti e poi portoni chiusi. Fuori tutti gli estranei, con i due collaboratori scolastici che fino a sera tarda vigilano con divertita partecipazione. «Li abbiamo sistemati al terzo piano - racconta Margherita Angius, all’Itc da 24 anni - Sono dei bravi ragazzi, molto educati. Sono eccitati perché per molti di loro è un’esperienza unica, che si ricorderanno a lungo. Ma anche molto rispettosi. Siamo sicuri che rispetteranno i patti». «Mia figlia ha dormito a scuola ieri notte - spiega il suo collega Giampaolo Puggioni - non ero per nulla preoccupato. I ragazzi di oggi hanno una bella testa. E una notte in sacco a pelo aiuta a fare gruppo. A rompere le barriere». I ragazzi annuiscono, e applaudono la “signora Margherita”.
 Al terzo piano, tra striscioni appesi ai muri, e sacchi a pelo schierati nei corridoi, spunta un impianto stereo, l’immancabile chitarrista solitario, un televisore dotato di dvd, e una play station che fa capolino da uno zaino. E tanti panini impilati in ordine nella stanza-cucina: «Abbiamo fatto una colletta - racconta Francesco Africano - per comparare il necessario per fare i cartelloni, e per prendere da mangiare. Faremo assemblee e discuteremo molto della manifestazione, ma vogliamo anche divertirci e stare insieme». Perché alla fine l’occupazione è un grande momento di formazione, una gita scolastica all’ennesima potenza, la prima notte fuori di casa per molti, i primi giornali letti e capiti per alcuni.
 C’è chi di questa febbre si farà contagiare: «Continueremo anche dopo il decreto - sottolnea Igor - a parlare con i rappresentanti delle altre scuole, a coordinarci. Perché Nuoro è viva se noi siamo vivi, ed è per questo che rimarremo qui, e non andremo a Cagliari o a Roma». C’è chi la vivrà solo come una notte diversa: «Che poi abbiamo l’esame - sottolinea un ragazzo - e dobbiamo studiare». E, dopo le discussioni e i cartelloni, da uno zaino spuntano il computer e le casse, e inizia la musica. Alcuni si appartano per vedere l’immancabile film horror (voluto dalle ragazze), in molti giocano a carte. Parte un divertito mega nascondino.
 Un appropriarsi della propria scuola non interrotto nemmeno dalla visita della vice preside, che all’una di notte fa capolino, dà un’occhiata e saluta, subito circondata dai ragazzi, che scherzano con lei e si scattano le foto ricordo. Qualcuno crolla nei sacchi a pelo, altri non perdono nemmeno un minuto della lunga notte, ricorrendo perfino al Monopoli per andare avanti.
 Alla prima luce iniziano le pulizie, perché la scuola deve essere perfetta, come promesso. Si aprono i cancelli. Collaboratori e dirigenti entrano, controllano, fanno i complimenti. E nelle facce gonfie di sonno dei ragazzi, che questa notte sono diventati un po’ più grandi, spunta un sorriso soddisfatto.
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
ROMA. Arriva verso le 10.30 la notizia dell’approvazione in legge del decreto Gelmini
Paura a due passi dal Senato, volano le poltrone dei bar, critiche alla polizia «Doveva prevenire» 
 
 ROMA. Arriva verso le 10.30 la notizia dell’approvazione in legge del decreto Gelmini, in una piazza Navona, a pochi passi dal Senato, già gremita dagli studenti che da giorni stanno portando avanti la protesta, universitari e liceali insieme. Ma a incendiare l’ennesima giornata di mobilitazione è l’aggressione a freddo contro gli studenti di un gruppo di giovani armati di spranghe aderenti al Blocco studentesco, un’associazione di estrema destra.
 Un blitz a colpi di cinte e mazze foderate di tricolore, tirate fuori da un camioncino bianco che molti testimoni, tra i quali più di un esponente del Pd, dicono fosse parcheggiato già da martedì sera nei pressi del Senato. Non solo: gli studenti aggrediti lamentano anche l’assenza delle forze dell’ordine, «tutte schierate solo davanti Palazzo Madama».
 Ma l’aggressione è solo l’anticipo di una giornata ad alta tensione. Gli scontri più gravi avvengono più tardi, quando a Piazza Navona, dove la polizia intanto forma un cordone per dividere studenti di destra e sinistra, arriva il corteo degli studenti universitari, con esponenti dei centri sociali, partito dall’Università La Sapienza. Scoppia la rissa subito: per picchiarsi gli studenti usano anche tavolini e sedie dei bar circostanti, oltre a caschi e un pinocchio di legno davanti a turisti spaventati e a esercenti che chiudono le saracinesche dei loro negozi. Poi torna la calma. E gli studenti, nuovamente in corteo, nuovamente bloccando la città già messa a dura prova dal nubifragio, tornano all’Università La Sapienza. Qui si riuniscono in assemblea prima davanti al rettorato, poi nelle facoltà: discutono di un decreto che ormai è legge e si preparano alla giornata di oggi. Proprio dall’ateneo romano partirà il secondo corteo, quello degli studenti.
 Alla fine il bilancio registra quattro feriti, tre studenti e un agente, e due arrestati, oltre a 21 giovani portati negli uffici della polizia per essere identificati, quasi tutti di destra. I fermati sono un ragazzo di 19 anni appartenente alla fazione di destra, M.B., accusato di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, che agli agenti ha detto di essere uno studente universitario e di essersi trovato per caso in piazza quando sono scoppiati gli incidenti. L’altro fermato, Y.G. di 36 anni, è un dipendente di Rifondazione Comunista. Dovrà rispondere di danneggiamento, violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Durante gli scontri ha ferito un dirigente della Digos procurandogli la frattura di un dito di una mano. Il poliziotto guarirà in dieci giorni. Altri tre poliziotti sono stati medicati in ospedale.
 Sui fatti di Piazza Navona interviene la Consap (sindacato autonomo di polizia), che da una parte esprime solidarietà ai poliziotti rimasti contusi e dall’altra manifesta «forte preoccupazione per la deriva che sta assumendo il controllo dell’ordine pubblico». «E’ preoccupante - si legge in una nota - che manifestanti con armi atte ad offendere, (spranghe, catene ecc) siano potuti giungere, fino alla sede del palazzo istituzionale che rappresenta la seconda carica del Paese».
 Dopo i colpi assestati, il pomeriggio politico è di accuse incrociate. Veltroni non ci sta ad accreditare la tesi degli “opposti estremisti”: «I disordini avvenuti - dichiara - sono stati l’aggressione di una parte politica sull’altra, io penso che il movimento di protesta contro il decreto del ministro Gelmini debba restare pacifico».
 L’Unione degli studenti chiede provvedimenti di polizia in base alla legge Mancino sul neofascimo contro il Blocco studentesco. Questo, dal quartier generale di Casa Pound addita Rifondazione come mandante degli scontri. Forza nuova, destra, invita alla moderazione. L’Onda lunga, movimento, rifiuta ogni «cappello politico». Il Senato chiede al governo un’informativa sul comportamento delle forze di polizia - perché non hanno prevenuto gli scontri aspettando per intervenire l’arrivo del corteo degli universitari? -. Il prefetto Carlo Mosca chiude, per oggi, la metropolitana di piazza di Spagna.
 
Pagina 2 - Fatto del giorno
RIFORME E REALTA’
L’UNIVERSITÀ DEI PARENTI 
di Vittorio Emiliani
 
Di riforme della scuola ce ne sono state parecchie ormai. Nessuna di esse però partiva da una raffica di tagli pesanti o pesantissimi messi in legge finanziaria e tali da condizionare poi qualunque intervento sul sistema didattico. Che è integralmente investito da questa politica di secca riduzione delle risorse, pensata come se istruzione, ricerca e cultura fossero soprattutto un costo e non invece un investimento, anzi l’investimento per eccellenza. Sistema scolastico, il nostro, con forti differenze al suo interno. Una scuola materna per lo più di alto livello. Una scuola elementare che ha mantenuto, in generale, uno standard spesso valido. Una scuola media inferiore dove invece il livello si abbassa, e cominciano, nel Sud anzitutto, gli «abbandoni», ed una scuola superiore a macchia di leopardo. Come la rete delle Università pubbliche per le quali la riforma del tre+due è stata nel complesso negativa portando gli Atenei a pensare essenzialmente a «fare cassa».
 La protesta di massa - altro che le «frange» rimarcate dal ministro Gelmini - si è coagulata attorno al tema, fondamentale, dei tagli alle risorse e, fatto del tutto inedito rispetto al ’68 o al ’77, non ha riguardato gli studenti universitari, ma i genitori, le famiglie, i bambini, i ragazzi, i docenti di ogni ordine e grado, fino ai rettori. Un capolavoro politico del duo Berlusconi-Gelmini fortemente sospettato di voler rattrappire l’istruzione pubblica a vantaggio di quella privata. La massa di dissenso e di protesta si è compattata sul campo, anche se risulta molto variegata al proprio interno. Con forze che probabilmente tirano a conservare le risorse per continuare a fare quello che hanno fatto sinora oppure per difendere conquiste di vera civiltà didattica come il tempo pieno. Su questo punto non ci piove: la riduzione degli insegnanti e quindi dell’orario di permanenza a scuola colpiranno soprattutto il Mezzogiorno e i ragazzi delle famiglie meno acculturate, che così non recupereranno.
Il traino alla protesta lo forniscono gli studenti delle Università e degli istituti superiori. I cui discorsi si fondano sulla esigenza primordiale di studiare, magari meglio e non a costi elevati, cosa possibile soltanto nella Università pubblica, e di poter fare validamente ricerca. Né vi è stata sin qui una spaccatura destra/sinistra e nemmeno vi dovrebbe essere dopo la spedizione chiaramente squadristica di ieri mattina in piazza Navona, con un camion che, sfuggito «miracolosamente» ai blocchi della polizia (abito nella zona e quindi so di che parlo), ha portato i bastonatori contro gli studenti all’inequivocabile grido di «duce, duce».
Credo però che questo movimento di massa dovrà alzare il livello della propria proposta critica, soprattutto per l’Università. Per esempio, reclamare che una quota consistente dei fondi venga assegnata agli Atenei in base al lavoro di ricerca effettivamente prodotto e che le Regioni, cui compete, attuino sul serio il «diritto allo studio». E, ancora, rompere la gabbia del clientelismo famigliare. Roberto Perotti (Bocconi ed ex Columbia University) nel recente libro «L’Università truccata» (Einaudi), denuncia casi come quello dell’appena eletto rettore della Sapienza di Roma che ha moglie e due figli nella sua stessa Università.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Fatto del giorno
Università e forze dell’ordine 
La ricerca scientifica aiuta la formazione dei tutori della legge 
Si è svolta a Sassari una giornata sul ruolo della polizia giudiziaria 
 
Il 22 ottobre nell’Aula Magna dell’Università di Sassari si è svolta la prima giornata di Formazione Interforze dei Nuclei di Polizia Giudiziaria in materia di dichiarazioni menzognere e falsa testimonianza. L’incontro è stato l’occasione per condividere i risultati di una ricerca svolta in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato che, attraverso gruppi di lavoro condotti dai ricercatori, si sono confrontati sugli strumenti e sulle competenze necessarie alla raccolta delle dichiarazioni di indagati e testimoni nel corso delle indagini investigative. La ricerca, che proseguirà coinvolgendo Polizia Municipale, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale e Polizia Penitenziaria, intende promuovere e coordinare tavoli di lavoro interforze per la predisposizione di linee guida condivise, e confrontate a livello nazionale, sulla gestione dell’interrogatorio e la raccolta della testimonianza: strumenti per la polizia giudiziaria a garanzia delle indagini e a tutela del cittadino. Nel suo saluto di apertura, il Rettore prof. Alessandro Maida ha condiviso con i partecipanti la rilevanza di queste forme di collaborazione, sostenendo l’importanza di progettualità integrate fra operatività, ricerca scientifica e formazione permanente. Queste finalità sono state confermate dai relatori, tutti componenti dello staff di ricerca: la prof. Patrizia Patrizi che ha ripercorso fasi e obiettivi della ricerca di cui è responsabile scientifica; il dott. Giovanni Caria, Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sassari, che ha approfondito gli aspetti tecnico-giuridici dell’interrogatorio; la sottoscritta e il dott. Eugenio De Gregorio che ne hanno illustrato metodologie e principali risultati. Erano presenti tutte le forze dell’ordine con una nutrita rappresentanza di agenti, ufficiali e autorità locali, fra cui il colonnello Paolo Carra, comandante dei Carabinieri, il vice-commissario Antonello Brancati, comandante della Polizia Penitenziaria di Alghero, il comandante della Polizia Municipale dott. Antonio Careddu e il vice-comandante dott. Gianni Serra, la dott. Giusy Stellino dirigente della squadra mobile della Questura, l’arch. Francesca Conti, funzionario del comando provinciale dei Vigili del Fuoco.
 I partecipanti hanno manifestato ampio interesse dibattendo intorno a tematiche come l’ascolto del minore vittima di reato. E’ stata messa in luce la necessità di metodi formalizzati e di protocolli operativi capaci di integrare le specifiche competenze e professionalità della polizia giudiziaria: la preparazione, la professionalità e la responsabilità del singolo operatore, le sue abilità e predisposizioni costituiscono infatti una preziosa risorsa se inquadrate in una metodologia operativa standardizzata capace di integrare le competenze acquisite e gli apprendimenti provenienti dalla pratica professionale. La ricerca, che rientra in un progetto con le Università di Bergamo e di Portsmouth (UK), è stata realizzata nell’ambito delle iniziative del Centro Studi Urbani del Dipartimento di Economia, Istituzioni e Società. Da anni la Sezione Giustizia e Politiche d’Intervento del Centro attiva scambi internazionali accogliendo nell’Ateneo i massimi esperti in indagini investigative e analisi della testimonianza, consulenti dell’FBI e di Scotland Yard, come David Canter, che a maggio di quest’anno ha partecipato al convegno “Prevenire il crimine”, e Aldert Vrij che nel 2007 è intervenuto al convegno “L’intervista investigativa”.
Anna Bussu
Dottoranda in Scienze della Governance e Sistemi complessi Università di Sassari
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Fatto del giorno
LA SCURE SULL’ISTRUZIONE 
Il decreto Gelmini è legge ma la protesta andrà avanti
Ne va del nostro futuro 
Il referendum sollecitato da Veltroni può essere lo sbocco politico di una grande mobilitazione che vede i giovani in primo piano 
 
Il decreto Gelmini da ieri è legge. Oggi stesso studenti, genitori, docenti, sindacati, scenderanno in piazza per far sentire la loro voce contro un Governo che su questo tema ha rifiutato ogni confronto. Penso che la protesta non si debba fermare: il referendum di cui ha parlato Walter Veltroni può essere lo sbocco politico di tale mobilitazione. Una vera e propria scure si abbatterà sul futuro dei più giovani. I numeri, a scorrerli, lasciano sgomenti: il decreto legge prevede un taglio di risorse per scuole e atenei di 9 miliardi e 300 milioni di Euro in quattro anni. Un intervento mascherato da riforma, sotto cui si cela lo svilimento dell’istruzione pubblica. Che scuola e università vadano riformate è una necessità oggettiva. L’opposizione vuole le riforme. Le vogliono gli studenti e i docenti insieme. Ciò che il governo attua non è però una riforma che sposta o riorganizza le risorse. Semplicemente, e soltanto, le taglia. Spariranno in questo periodo 87mila e 400 cattedre scolastiche. Migliaia di lavoratori precari, anche nella nostra isola, non lavoreranno più. Si ridurrà il tempo scuola, nelle materne e nelle elementari, a 24 ore settimanali. Si andrà a casa prima. Sparirà quindi il tempo pieno. E’ quello che rimarrà avrà poco a che fare con la didattica e molto con la logica del parcheggio di bambini. Spariranno 4200 plessi scolastici, quelli con meno di 50 alunni. La Sardegna sarà colpita con durezza. Il futuro delle scuole in molti nostri piccoli paesi,spesso isolati, è a rischio. Bene ha fatto la Regione Sardegna a ricorrere alla Corte Costituzionale. Non va meglio per l’università. Negli atenei verranno tagliati subito 178 milioni (cui si somma un taglio alla ricerca di 315 milioni). A ciò seguiranno riduzioni per 731 milioni nel 2010 e 863 nel 2011. Saranno a rischio persino gli stipendi dei professori attualmente in ruolo. Insomma, si fa ricorso ai tagli in una situazione già ai limiti del tracollo. Il blocco del turn over universitario farà sì che per ogni cinque professori in pensione si recluti un solo docente. È, di fatto, la fine delle speranze per le menti più brillanti di un’intera generazione. Per un paese che è già indietro di mezzo punto di Pil sulla ricerca rispetto alla media europea, questo è un colpo durissimo, definitivo. La legge del Governo costringe gli atenei a cercare capitali privati e a trasformarsi in Fondazioni. Cercare privati disposti ad investire nelle Facoltà umanistiche sarà difficile. E in Sardegna non c’è certo da stare allegri visto vista la struttura del nostro sistema economico, non certo ricchissimo di grandi capitali. Il governo replica alle proteste e parla di una incomprensione verso un’idea di eliminazione degli sprechi e di progressiva rimozione degli strapoteri baronali. Tutti obiettivi meritori, ma di cui non si scorge traccia nel combinato Tremonti-Gelmini. Tagliare i fondi già scarsi e negare la possibilità di accesso ai giovani risolverà gli sprechi ed eliminerà il potere dei baroni? No di certo, le magre risorse a disposizione insisteranno in uno scenario dove a perdere saranno i soggetti deboli (studenti e ricercatori) mentre i poteri consolidati si arroccheranno ancor di più, forti delle loro posizioni di privilegio. Il pacchetto di provvedimenti ha messo allo scoperto insieme le contraddizioni di un sistema educativo da riformare e la miopia di un governo che di fatto taglia il futuro dei nostri giovani. E chi non ha un progetto strategico per il futuro dell’istruzione non ha un progetto per il paese.
deputato del Pd e membro della commissione Bilancio della Camera
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
SEMINARIO
Degrado delle spiagge
 
 CAGLIARI. Avanzamento, arretramento e degrado delle spiagge della Sardegna: cause naturali o antropiche: è questo il tena del confronto tra ricercatori e geologi delle università di Cagliari e Sassari, in programma domani, alle 10, al Palazzo Sali-scelti del Parco di Molentargius. L’incontro è promosso dall’Osservatorio coste, coordinato da Sandro Demuro.
 
 
 

Questionario e social

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