Venerdì 17 ottobre 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 ottobre 2008
Rassegna quotidiani locali

L'UNIONE SARDA
1 - Tra tagli e riforme, un editoriale di Raimondo Cubeddu sull'Università
 
LA NUOVA SARDEGNA

1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Tra tagli e riforme
L'Università non può più sprecare soldi
di Raimondo Cubeddu  
 
Da decenni, ogni autunno, il mondo della scuola entra in agitazione. Il fenomeno talora si associa alla presentazione di un progetto di riforma, talaltra è spontaneo. Il fatto è che l'educazione riveste un'importanza vitale in ogni sistema democratico, e perché la ricerca si associa al progresso economico.
Questo nodo in Italia non è stato ancora risolto. Ogni progetto di riforma provoca agitazioni che lo snaturano e che talora inducono a ritirarlo. Nel frattempo varie agenzie internazionali hanno messo in luce come lo stato della nostra scuola e della nostra ricerca non sia buono.
Soffermiamoci sull'università. Dai tempi della riforma Berlinguer, contestata anch'essa dagli studenti e dai docenti di sinistra, era chiaro che l'autonomia avrebbe comportato la possibilità di scegliere se investire risorse nella didattica, nella ricerca o nei servizi. Di fatto si diceva: noi governo soldi non ve ne potremo più dare molti, ma vi diamo possibilità di ottenerne favorendo l'ingresso e di privati e fondazioni, portando le tasse al livello dei paesi occidentali, e consentendovi di far fruttare didattica e ricerca. Si trattava quindi di una responsabilizzazione a cui gran parte del mondo accademico ha risposto in maniera sostanzialmente sbagliata sia aumentando le spese del personale con talora immotivate promozioni, sia aumentando il numero dei corsi (anche se frequentati da pochissimi studenti). Dopo alcuni anni si scopre così che le spese per il personale hanno raggiunto e talora superato il 90% dei bilanci, che molte università hanno accumulato centinaia di milioni di euro di debiti, che alcune di esse non hanno neanche pagato i contributi previdenziali per i propri dipendenti. Che per la ricerca non ci sono fondi.
E così si arriva al dramma. La finanziaria impone tagli drastici e draconiani. Ma molti atenei non vogliono o non possono farlo e sostengono che ricerca e didattica, ovvero le riforme, non possono essere fatte a costo zero. Il tentativo è quello di scaricare sull'attuale governo le responsabilità della crisi.
E' vero che la produzione di cultura è un bene pubblico che non ha ricadute immediate e i cui risultati, poiché si vedono nel tempo, vanno sostenuti dalla finanza pubblica; ma da qui a sostenere che il governo debba pagare il conto della megalomania di docenti ed atenei il passo è lungo.
Tre riflessioni. La prima è che il mondo dell'università dovrebbe assumersi qualche responsabilità per quel che è successo e per l'opposizione ai progetti di riforma che proponevano di legare la qualità della didattica e della ricerca a un conto economico. Ciò vuol dire razionalizzare e valorizzare ciò che viene prodotto, ed è cosa diversa dall'accusare la Gelmini di voler 'privatizzare la scuola'. La seconda è che si dovrebbe iniziare a ragionare sulla possibilità di istituire università che si occupano di didattica ed università che si occupano di didattica e di ricerca. La terza è che fin dalla sua nascita, l'attuale governo ha sottovalutato il problema dell'università. E' vero che le emergenze son tante; ma arrivare oggi a dire che tra qualche mese sarà presentato un progetto di riforma organico, non è stato saggio.
Può darsi che la presentazione delle linee guida della riforma avrebbe dato ugualmente luogo a proteste ed occupazioni, ma su una simile questione una qualche forma di discussione nelle sedi istituzionali non sarebbe stata inutile.
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 21
Un corteo di universitari ha attraversato le vie del centro
Gli studenti si mobilitano contro la riforma Gelmini
   
I manifestanti bocciano le novità: non piacciono la nuova scuola elementare, le superiori e, soprattutto, le riforme universitarie.
La protesta contro la riforma scolastica e universitaria sbarca anche in città. Ieri pomeriggio, un gruppo di studenti universitari, insieme ad alcuni ricercatori, ha dato vita una manifestazione per le vie del centro: partiti da piazza Yenne, i giovani hanno attraversato le strade cittadini distribuendo migliaia di volantini. Un gruppo che, nonostante la presenza di alcuni sigle organizzate (Fgci, Comunisti italiani, Entula Arrubia), non si riconosce in alcun partito politico.
Gli studenti bocciano in blocco le riforme che il governo ha varato negli ultimi: non piacciono i cambiamenti che riguardano la scuola elementare (dalla riduzione dell'orario al ritorno al maestro unico), l'abbassamento dell'obbligo scolastico e la possibile privatizzazione della scuola. Ma le preoccupazione maggiori riguardano l'università: gli studenti temono, in particolare, l'incentivazione alla trasformazione degli atenei pubblici in fondazioni. «Con il rischio», affermano, «che si creino università di serie A e di serie B. Non solo: nelle fondazioni, possono entrare anche le amministrazioni locali. Il rischio è che anche l'università possa essere lottizzata. Inoltre la presenza delle imprese finirà con il sacrificare ambiti del sapere non immediatamente volti al profitto».
Proteste anche contro i tagli dei fondi e il blocco del turn over. «Per ogni cinque docenti che andranno in pensione», spiegano, «ne verrà assunto uno solo». Dunque, temono che possano essere eliminati i corsi già esistenti per mancanza di organico o per insostenibilità dei costi. Non solo: secondo gli studenti che manifestano è reale il rischio di un innalzamento delle tasse universitarie. «Tra le pieghe della legge», avvertono, «c'è anche il divieto di insegnare in una regione diversa da quella nella quale ci si è laureati».
La prima uscita ufficiale del movimento che si batte contro le riforme. Anche se in alcuni atenei la protesta è già cominciata da tempo. «Siamo, però, in ritardo rispetto a quello che sta accadendo in altre città d'Italia. A Siena è stato occupato il rettorato». A Cagliari si sono riuniti in assemblea permanente gli studenti di scienze politiche e magistero. «Ma, nei prossimi giorni», annunciano i manifestanti, «verranno organizzate assemblee permanenti in giurisprudenza, scienze naturali e biologia».
La riforma non piace neanche alla Regione che ha deciso di sollevare davanti alla Consulta l'eccezione di legittimità costituzionale. Secondo l'esecutivo, le disposizioni emanate dal Governo violerebbero sia lo Statuto Speciale sia l'articolo 118 della Costituzione. «Il decreto», ha spiegato l'assessore della Pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu, «pretende di determinare dall'alto l'assetto ordinamentale del sistema organizzativo e didattico, senza tener conto che la titolarità di tali prerogative appartiene alle regioni».
MARCELLO COCCO
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro – pagina 17
Scampato pericolo per l'Ailun
La Regione conferma i contributi promessi  
Scongiurata la chiusura dopo il colloquio di ieri a Cagliari tra il presidente Palermo e l'assessore Mongiu
Saranno pagati gli stipendi ai dipendenti dell'università privata che da maggio lavorano in modo gratuito
 
Per ora scampa al rischio di chiusura. L'Ailun avrà i fondi attesi dalla Regione. Ieri la svolta durante un incontro a Cagliari tra il presidente dell'ente Lorenzo Palermo e l'assessore regionale alla Pubblica istruzione Maria Antonietta Mongiu. Nel pomeriggio la comunicazione al consiglio di amministrazione convocato nei giorni dell'emergenza per decidere l'eventuale scioglimento dell'ente. «La Regione conferma gli impegni presi per il 2008», esordisce Palermo nel cda. Tutti, dentro e fuori la sala riunioni della palazzina bianca di Funtana Buddia, tirano un sospiro di sollievo. In testa i dipendenti che da maggio sono senza stipendio. In questi mesi hanno continuato a lavorare come su nulla fosse successo, garantendo i servizi amministrativi quasi avessero una missione da compiere.
IL FUTURO La riunione del cda diventa occasione per allungare lo sguardo verso il futuro. Le sorti dell'università privata, decollata in città 18 anni fa con corsi di alta formazione post-laurea, sono legate più che mai alla nuova fase di quella pubblica che sembra aver imboccato la strada della rinascita con la Fondazione tanto cara alla Provincia e sostenuta da Camera di commercio, associazioni produttive, banche. «Il futuro dell'Ailun - sottolinea perciò Palermo - non può prescindere dall'assetto che verrà dato al polo universitario nuorese». Il presidente esterna fiducia. «Una realtà come l'Ailun non può morire», commenta. Lo stesso auspicio viene dagli studenti di oggi e di ieri, come dai dipendenti che col pensiero rivolto a cinque mesi di lavoro gratuiti fanno notare: «È strano che si parli tanto della necessità di corsi di eccellenza. Qui ci sono e non vengono sostenuti». Pochi giorni fa, dopo aver portato tanta pazienza, hanno confessato tutta la loro amarezza. Senza un soldo in cassa, il presidente Palermo ha lanciato allora un ultimatum alla Regione annunciando per ieri una seduta del cda sull'eventuale scioglimento dell'ente. Poi il sì dell'assessore Mongiu al trasferimento dei fondi promessi che dovrebbero essere equivalenti a quelli concessi negli anni passati, ovvero 700 mila euro. Costituiscono la gran parte del bilancio dell'Ailun, di poco inferiore al milione di euro.
EX ALLIEVI In attesa dei trasferimenti regionali, che sarebbero imminenti, resta l'appello rivolto alle forze politiche dall'associazione Alumni Ailun guidata da Roberto Boi. «Chiediamo con fermezza che le istituzioni politiche sia del territorio che regionali si impegnino affinché i master internazionali dell'Ailun non diventino una ennesima incompiuta nella storia della Sardegna, di cui rammaricarsi solo quando non ci saranno più e di cui rispondere, loro malgrado, alle prossime generazioni. Se si vuole parlare di rinascita, questa volta la classe politica non dovrà prescindere da ciò che l'Ailun sta facendo per la formazione di eccellenza e dovrà, perciò, garantire fondi adeguati e certi per proseguire su questo importante obiettivo le cui ricadute questa volta rimarranno nella nostra Isola».
POLO DI ECCELLENZA I master internazionali in Scienza dell'organizzazione e nel settore turistico richiamano allievi da tutta l'Isola, anche dalla Penisola e dall'estero. Laureati selezionati con prove psico-attitudinali e di lingua inglese che nelle aule nuoresi si ritrovano a tu per tu con docenti di prestigio internazionale. In gran parte arrivano dagli Stati Uniti, altri dall'Australia e da Gran Bretagna, Spagna e Germania. «Se andiamo a guardare altri master organizzati sia in Sardegna che in altre regioni italiane è facile scoprire come nessuna di queste alternative è in grado di offrire un corpo docente composto da oltre 40 professori di assoluto valore internazionale. Per molti è difficile che ciò possa realizzarsi a Nuoro, ma è tutto vero», sottolinea l'associazione Alumni Ailun. E conclude: «Non possiamo e non vogliamo che questo scetticismo infondato, accompagnato da disinteresse diffuso e da obiettivi politici, portino alla scomparsa a Nuoro di un centro di eccellenza unico, di cui tutti dovrebbero andare fieri per la capacità di attrarre studiosi di elevatissimo livello e giovani interessati ad acquisire una forte professionalità fondata sulle conoscenze più avanzate».
MARILENA ORUNESU
 
Funtana buddia L'appello degli studenti
«Questa università di eccellenza è una gran risorsa»
   
C'è chi arriva da Roma, da Verona, da Lecce. Qualcuno dall'Abruzzo, una dalla Croazia dopo aver rinunciato a lavorare a Zagabria per una multinazionale: ha preferito trasferirsi a Nuoro per frequentare un corso dell'Ailun. Sono gli attuali allievi dell'università privata nuorese che può contare anche sulla presenza di una pattuglia di giovani sardi. Appena due sono, però, i nuoresi.
Tutti hanno grandi ambizioni professionali al punto che non fanno troppo caso alla full immersion che li impegna dalle 9.30 del mattino fino alla mezzonotte e perfino alle tre della notte. «Abbiamo scelto la libera università di Nuoro perché qui i docenti sono all'avanguardia e non si incontrano altrove. Vengono direttamente gli autori di teorie e testi e portano gli ultimi sviluppi di ogni disciplina, sono i migliori ricercatori internazionali. Tra noi e loro c'è un'interazione attiva e diretta», sottolineano non senza entusiasmo, sebbene reduci da una nottata di studio, Massimo Carta, Paola Mereu, Angela Rosano, Laura Aldegheri, Gianluca Laconi, Roberto Ferrante e Giovanni Oggiano.
I loro colleghi stanno nell'aula a fianco, seguono la lezione di una docente italiana, quasi una rarità in questo straordinario micro-universo che abitualmente parla inglese e ospita studiosi stranieri.
I master, che garantiscono elevati standard di qualità e criteri innovativi, qui sono gratuiti. Ma gli studenti fugano ogni equivoco su una eventuale scelta di convenienza. «Intanto, siamo qui sulla base di una selezione. Comunque, sarebbe più facile per noi pagare un master altrove e avere il titolo senza problemi. Qui, in realtà, noi paghiamo con l'impegno perché senza una forte motivazione è difficile reggere certi orari di studio. Certamente non abbiamo scelto il corso di Nuoro perché è gratuito».
La crisi finanziaria dell'Ailun non turba l'attività didattica, affidata a ricercatori di università prestigiose, sebbene qualche preoccupazione non manchi tra gli allievi. «Non è concepibile per noi che una struttura come questa possa chiudere. La nostra preparazione - tengono a dire i giovani - è spendibile ovunque, qui c'è un'organizzazione impeccabile, anche una bella sede. Questa realtà è una risorsa che la Regione dovrebbe riconoscere e su cui dovrebbe investire». ( m. o. )

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Biopetrolio sfruttando il C02 
 
 CAGLIARI. L’ultima frontiera enegertica è il biopetrolio. C’è chi lo estrae dalla canna da zucchero e dalla colza, nel Parco scientifico di Pula hanno scelto le micro-alghe. Spirulina e chlorella, queste le specie più comuni, da sempre si nutrono di anidride carbonica - è il principio della fotosintesi - e una volta digerito il CO2, diventano di fatto dei micro-serbatoi da cui si potrà estrarre la benzina del futuro, il bio-petrolio appunto. Nella descrizione, il processo industriale è molto banalizzato, in effetti è più complicato, ma dovrebbe essere un successo sicuro, tanto che l’altro giorno è stato depositato il brevetto nazionale. Brevetto presentato dall’equipe di ricercatori del dipartimento di ingegneria chimica dell’università cagliaritana, coordinata da Giacomo Cao, e dall’azienda-partner, la Biomedical Tissues. La Bt è una società a responsabilità limitata dal capitale sociale versato da imprenditori sardi e che ha come amministratore delegato la cagliaritana Luisa Mancuso. Questo matrimonio virtuoso avrà 18 mesi di tempo, questa la durata del brevetto, per mettere a punto i fotobioreattori necessari alla fotosintesi e capire se l’invenzione è economicamente valida. Sulla carta non ci sono dubbi: il bio-petrolio estratto dallo schema CO2-alghe non è invasivo come quello prodotto attraverso le piante (si dice che l’aumento folle del prezzo del mais sia dovuto all’utilizzo del cereale per i biocarburanti), ha una produttività altissima per ettaro, fino a 300 tonnellate, e tempi di raccolta di appena 90 giorni contro i tre anni medi della colza. Non è finita: il biopetrolio sardo pare sia molto più ricco di quello estratto dalle piante. Oltre alla benzina ecologica, produrrà biodisel e carbone verde, e anche composti che potranno essere utilizzati come materia prima nell’industria alimentare, in biomedicina, nella cosmetica e nella zootecnia. Fra diciotto mesi, la risposta definitiva.
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Gli studenti verso l’occupazione 
Clima rovente e assemblee in tutte le facoltà universitarie della città
Coro unanime: «I tagli del governo Berlusconi uccidono l’istruzione» 
Il tam tam fra gli istituti è chiaro: la protesta deve andare avanti ma è fondamentale essere uniti 
 
CAGLIARI. Il rischio concreto che l’università cada definitivamente sotto la scure di un governo poco lungimirante val bene la pena di un’ora di traffico in tilt e di centinaia di cittadini pacificamente assediati perchè siano informati della situazione. Devono aver pensato proprio così gli universitari che ieri sera hanno preso d’assalto prima piazza Yenne. Poi, con un corteo, diverse vie del centro storico per dire “no” al famigerato decreto 133, la legge finanziaria con cui il governo di centrodestra abbatte (quasi) definitivamente l’università pubblica. E’ stata la prima azione forte dopo il succedersi di assemblee permanenti che da qualche giorno animano il mondo accademico.
 Per adesso la parola occupazione rimane sospesa nell’aria, ma la sensazione che si tramuti in qualcosa di concreto, magari già dalla prossima settimana, si fa sempre più netta col trascorrere delle ore.
 Ormai è assemblea permanente nel polo scientifico della cittadella di Monserrato, in quello umanistico di Sa Duchessa, in quello economico-giuridico di viale Sant’Ignazio. «Da due giorni è stato di agitazione anche da noi - conferma Luigi Pisci, studente di scienze politiche e tra gli esponenti del collettivo studentesco - noi universitari siamo costantemente riuniti in assemblea permanente».
 Riunioni convocate senza sosta in aule spesso fumose, messe a disposizione dai presidi, dove gli studenti cercano di fare quadrato attorno alla situazione, spiegando cosa succede a chi magari è matricola ed è ancora poco avvezzo delle cose dell’università. Ma cercando anche di definire strategie di lotta efficaci e visibili.
 «L’ideale - dice ancora Luigi Pisci - è che in questo frangente gli studenti di qualunque facoltà siano uniti e facciano fronte comune: se si va d’accordo si è anche più forti e sinceramente non vedo alcun ostacolo a che si possa davvero stabilire un piano d’azione comune».
 Lo stesso pensiero circola negli ambienti del polo di Sa Duchessa, dove oggi dalle 9.30 si terrà un’assemblea organizzata dalla facoltà di scienze della formazione, dove la tensione sembra essere alle stelle: qui alcune lezioni sono state addirittura sospese. Sempre qui, giusto qualche giorno fa, il preside ha invitato docenti, ricercatori e studenti a partecipare a una riunione straordinaria per riflettere sul fatto che «con questa legge ci sarà un taglio netto delle risorse e un blocco delle assunzioni per i prossimi anni».
 In questo polo i segnali di guerra si scorgono già dall’ingresso, dove per terra qualcuno ha scritto a chiare lettere col gesso: «La legge 133 uccide l’Università. Sveglia studenti: no al governo piduista». Una tensione altissima che, sembra ormai inevitabile, sfocierà nell’occupazione: «Per adesso - fa sapere Luca Murgiano, studente di scienze politiche - nessuna facoltà è stata occupata. Ma la preoccupazione è alta e questa possibilità non si può certo escludere».
 Mentre gli unversitari dei diversi gruppi studenteschi e delle diverse facoltà cercano di prendere contatti perchè la protesta centri il bersaglio, ieri una singolare forma di lotta s’è vista anche nell’istituto di neurogenetica e neurofarmacologia del Cnr, dove i ricercatori precari hanno appeso gli “striscioni del disagio” contro il premier Berlusconi e il ministro Brunetta. I giorni che verranno - e questa è forse l’unica certezza che non teme smentite - saranno davvero roventi.
Sabrina Zedda 
Pagina 10 - Attualità
Milano, Roma, Bologna, Firenze: insegnanti, studenti e universitari in piazza contro il ministro Gelmini 
Cortei e occupazioni, la protesta cresce 
Sit-in sui binari e lezioni all’aperto, oggi lo sciopero nazionale dei Cobas 
MONICA VIVIANI 
 
Mentre tra occupazioni e lezioni a «cielo aperto» cresce ancora il clima di mobilitazione, la protesta anti-Gelmini entra da oggi nel vivo con il primo sciopero ufficiale, proclamato dai Cobas della scuola che scenderanno in piazza a Roma con una manifestazione nazionale per dire «no» a maestro unico e tagli. E da qui a metà novembre sarà un mese di fuoco per l’istruzione italiana: dalla tre giorni di autogestioni nelle superiori indetto dall’Unione degli studenti dal 21 al 23 ottobre, allo sciopero nazionale della scuola proclamato per il 30 ottobre dai sindacati confederali a quello degli atenei che probabilmente si terrà il 14 novembre.
 All’indomani della «Notte bianca» di protesta organizzata in tante scuole d’Italia (criticata dal presidente del Veneto Galan che vorrebbe addebitare ai manifestanti la bolletta della luce consumata per tenere aperti fino a tardi gli istituti coinvolti), genitori, insegnanti e studenti continuano a far sentire la loro voce contro i provvedimenti del ministro Gelmini. Dopo una lunga assemblea, seguita da un corteo che ha attraversato le vie di Roma per raggiungere il Ministero del Tesoro, gli studenti dell’Università La Sapienza hanno ieri deciso di iniziare l’occupazione dalla facoltà di Lettere garantendo comunque le lezioni. Intanto al liceo classico Mamiani è stato il secondo giorno di occupazione che si chiuderà oggi anche se uno striscione appeso all’esterno della scuola avvverte: «Mamiani (pre)occupato, è solo l’inizio».
 Anche a Milano le iniziative di protesta proseguiranno oggi con una manifestazione indetta dai Cobas in concomitanza con quella a Roma, con «feste per il tempo pieno» e «merendate di protesta» organizzate da alcune scuole elementari, mentre sabato 18 un corteo di genitori milanesi occuperà i parchi cittadini. A Firenze e Siena invece studenti e docenti hanno ieri organizzato lezioni universitarie in piazza per coinvolgere la cittadinanza. Lezioni all’aperto anche nel cuore di Bologna, sotto la statua del Nettuno, per gli studenti del Liceo Classico Minghetti, occupato da due giorni. All’Aquila gli universitari si sono riuniti nella Facoltà di Ingegneria e assemblee sono state tenute anche nelle Università di Ferrara e Lecce. A Napoli gli studenti aderenti alla rete «Universitari in movimento» hanno deciso di attuare un blocco autonomo della didattica e il 21 ottobre saranno in corteo per «dare il benvenuto» a Berlusconi e alla Marcegaglia. A Cosenza è da ieri in stato di agitazione la facoltà di Ingegneria dell’Università della Calabria. Gli studenti della facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Palermo sono invece al quinto giorno di assemblea permanente e puntano a organizzare un corteo per il giorno 20. E’ stato ribattezzato infine «Kaos» il movimento di studenti medi di Genova che per oggi ha organizzato, insieme agli studenti universitari, un corteo in concomitanza con lo sciopero generale.
 Sciopero, quello proclamato da Cobas e Cub, che porta oggi in piazza a Roma migliaia di persone e apre il mese caldo della scuola italiana che avrà il suo clou il 30 ottobre quando incroceranno le braccia gli aderenti a Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti. «Confermiamo lo sciopero e lo faremo vigorosamente - ha detto ieri Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl - farò tutto quello che serve e se il governo non cambia il piano sarà muro contro muro». E mentre anche il mondo universitario ha già attivato le procedure per incrociare le braccia il 14 novembre, l’associazione dei consumatori Codacons ha annunciato una raccolta di firme in tutta Italia per chiedere le dimissioni del ministro dell’Istruzione nonchè un ricorso contro il decreto Gelmini, per contestare, in particolare, l’introduzione del maestro unico e i tagli all’istruzione.
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
UNIVERSITÀ
Oggi accoglienza studenti Erasmus
 
Stasera alle 19 nell’aula magna dell’Università, promosso dall’Associazione Erasmus Esn Sassari, il rettore Alessandro Maida darà il benvenuto ufficiale agli studenti stranieri ospiti dell’ateneo turritano per l’anno accademico 2008/2009.
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
CONVEGNO
Iperglicemia
 
 CAGLIARI. Domani dalle 9 alle 17 si svolgerà al Cesar’s Hotel di via Darwin 2/4, l’incontro scientifico dal titolo “Iperglicemia e rischio cardiovascolare nel paziente diabetico”. L’incontro è oragnizzato dal professor Marco G. Baroni e dal dottor Efisio Cossu della cattedra di endocrinologia e diabetologia, Dipartimento di scienze mediche internistiche dell’Università di Cagliari con la partecipazione di esperti nazionali e regionali nel settore diabetologico. Fra i relatori, è prevista la partecipazione del professor Angelo Avogadro.
 

Questionario e social

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