Sabato 13 settembre 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 settembre 2008
Rassegna quotidiani locali

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Studiosi sardi alla corte del dio bosone 
«Lavoriamo da anni al progetto Ricerca grandiosa e affascinante» 
Sono 25 gli specialisti impegnati nelle diverse attività scientifiche 
di Valentina Careddu 
 
CAGLIARI. C’è un pezzo di Sardegna tra quelle particelle che viaggiano ad altissima velocità (quasi alla velocità della luce) nell’acceleratore Lhc, il tunnel lungo 27 km costruito nel sottosuolo di Ginevra. Il primo passo è stato raggiunto, quello cioè di testare il funzionamento della strumentazione, anche se per «vedere» le prime nubi di protoni scontrarsi fra loro (ricostruendo così le condizioni iniziali del Big Bang), bisognerà aspettare fino al mese di ottobre.
 La piena efficienza dell’Lhc sarà raggiunta solo nel 2009. All’esperimento, partito ufficialmente lo scorso agosto, hanno preso parte nel corso del tempo più di seimila scienziati provenienti da 29 Paesi, tra i quali l’Italia. E un contributo non trascurabile a quest’avventura mai fatta prima d’ora, arriva proprio dalla sezione cagliaritana dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) e dal dipartimento di Fisica dell’università degli studi del capoluogo di regione che collabora a due dei quattro progetti avviati (più altri due correlati) con una dozzina di ricercatori e diversi dottorandi.
 «Attualmente ci sono circa 25 persone della nostra équipe che si stanno occupando di questo esperimento - spiega infatti Biagio Saitta, professore ordinario di Fisica sperimentale dell’ateneo cagliaritano - Ma lavoriamo già da dieci anni alla buona riuscita di questo evento. È un grande risultato per noi vedere funzionare una macchina così sofisticata come una acceleratore di grandi dimensioni, allestito in un tunnel situato a cento metri al di sotto del terreno. Ora arriva la parte più interessante, quando inizieremo a esaminare gli effetti e a elaborare i primi dati».
 Molti anni di studio, quindi, e una grande emozione in questi giorni nelle quali le particelle non hanno ancora raggiunto la massima velocità, viaggiando tra i magneti superconduttori che necessitano di temperature bassissime (2 kelvin, ovvero 271 gradi sottozero, la più bassa temperatura esistente) che scatenano un campo magnetico 160mila volte più potente di quello della Terra.
 Anni di attesa per vedere finalmente l’avvio di un’impresa a cui, spesso silenziosamente, si lavora per lungo tempo. Come nel caso di Enrico Fois, laureato in Fisica all’università di Cagliari e originario di San Gavino, che ha speso gli anni del dottorato di ricerca e ha dedicato la sua tesi proprio allo studio dei magneti dell’acceleratore, recandosi più volte a Ginevra nel corso dei suoi studi e calandosi nelle cavità del tunnel.
 «Se qualcuno si domanda quali siano i risultati nell’immediato futuro, rimarrebbe assolutamente deluso - continua il professor Saitta -. L’esperimento durerà altri dieci anni, ma è indubbio che molti progressi nella scienza e nella tecnologia sono stati già compiuti, anche solo con la creazione di una tecnologia così avanzata e sofisticata, di cui molta creata dall’industria italiana: un know how che non andrà di certo perso ma che costituisce la base per sviluppi futuri».
 Prematuro dire quali possano i campi di applicazione di eventuali scoperte, obiettivo peraltro che non sembra assolutamente essere tra quelli prioritari tra i fisici: «Gli scienziati si pongono problemi e cercano soluzioni attraverso gli esperimenti. Non credo ci sia niente di sbagliato nella ricerca fine a se stessa, che per essere di qualità necessita anche di grandi finanziamenti. D’altronde spesso dimentichiamo - conclude Saitta - che molte scoperte nascono proprio da questa sete di conoscenza: basti pensare al protocollo del World Wide Web, nato da studi nel campo della fisica, e oggi invece dominio di chiunque voglia usare Internet».
 

Questionario e social

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