Sabato 6 settembre 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 settembre 2008

Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 4  articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

L’UNIONE SARDA
1 - Studenti, l’affitto è sempre più nero
2 - Geografia e storia per diventare medici: "Quesiti necessari"
3 - Continuità. Roberto Devoto: "Nuovo regime con prezzi alti"
4 - Sassari, azienda mista: il nuovo manager è un chirurgo

LA NUOVA SARDEGNA
5 -  Sassari. Renato Mura nuovo direttore dell’azienda mista
6 - Professore condannato, copiava tesi degli alunni
 


  

1 - L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 13
Università. Indagine su un campione di 400 matricole: quattro su sei senza contratto
STUDENTI, L’AFFITTO E’ SEMPRE PIU’ NERO

Canone in aumento per le stanze: + 10% rispetto al 2007
L’anno scorso pagavano in media 200 euro al mese. Oggi gli studenti universitari fuori sede devono mettere in conto venti euro in più per affittare una posto letto in città. Nel far west degli alloggi, nonostante i controlli e le iniziative messe in piedi dalle istituzioni, continua a prevalere il colore nero: quello dei contratti che non vengono stipulati dai proprietari delle abitazioni. Sono soltanto due dei problemi che devono affrontare i circa diecimila studenti fuori sede che si devono preparare all’inizio dell’anno accademico.
L’AUMENTO Nel 2007 per una stanza singola in città si spendevano in media 200 euro. Quest’anno le cifre, per le matricole, registrano un aumento del dieci per cento: la media è salita a 220 euro. «È quello che stiamo riscontrando paragonando i prezzi con quelli dell’anno scorso», commenta Antonio Fadda, uno dei responsabili dello sportello d’orientamento (nella sala Maria Carta, alla casa dello studente di via Trentino) per la ricerca di un alloggio, attivato dall’associazione “Il paese delle meraviglie” in collaborazione con l’Ersu. «Un incremento», aggiunge lo studente laureato in Economia manageriale proprio con una tesi sugli affitti agli universitari, «che ricadrà sui ragazzi che prendono in affitto una stanza in appartamenti liberi. Chi aveva già un posto o subentra a uno studente in un’abitazione già al completo, difficilmente subirà aumenti del prezzo».
I PREZZI In un campione di 400 studenti, che l’anno scorso hanno compilato il questionario di 38 domande proposte da Fadda (che poi ha studiato i dati realizzando la sua tesi di laurea curata dal docente di Analisi di mercato, Francesco Mola), i prezzi per una camera singola variavano dai 190 ai 225 euro. Nell’hinterland si riusciva a strappare qualcosa di meno, arrivando ai 180 euro. La zona più cara è risultata quella di Monte Urpinu (225 euro). I quartieri più a buon mercato erano quelli di San Michele e Is Mirrionis dove si pagavano 190 euro. Negli altri rioni la spesa era di 200 euro. Per avere un posto letto in una camera doppia si spendeva tra i 130 e i 190 euro. Il quartiere con più residenti studenti (il 30 per cento degli intervistati) è stato quello di Is Mirrionis, seguito da Sant’Avendrace, la zona di via Cadello e San Benedetto.
CONTRATTI IN NERO Il 65 per cento dei 400 studenti interpellati ha detto di aver firmato un regolare contratto d’affitto. «Il 35 per cento era in nero», sottolinea Fadda, «ma il dato è sotto stimato Molti dei ragazzi che hanno partecipato all’indagine hanno una borsa Ersu e quindi devono essere regolari». Il mercato del sommerso ha quindi confini decisamente più ampi. Nella metà dei casi sarebbero i proprietari degli appartamenti a non voler firmare alcun contratto.
VIVERE IN CITTÀ Gli studenti in arrivo da fuori Cagliari non devono ovviamente mettere in conto soltanto la spesa per l’affitto. Tra energia elettricità (20-50 euro al mese), acqua (10-20 euro), telefono con Internet (5-10 euro), gas (10 euro) si devono aggiungere dai 50 ai 90 euro. In alcuni casi può capitare che nell’affitto non sia compreso il riscaldamento, la tassa sui rifiuti e il condominio. In questo caso la spesa lievita ulteriormente. Così, aggiungendo anche la registrazione del contratto (150 a 200 euro da dividere tra proprietario e ragazzi), le spese per gli alimenti, per i trasporti e per l’acquisto di libri e fotocopie crescono toccando i 500-600 euro al mese. «In tutto», conclude Fadda, «stiamo parlando di 5.000, 6.000 euro che ogni studente fuori sede lascia in città». (m. v.)

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2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari - Pagina 21
Test d’ingresso, le polemiche
Geografia e storia per diventare medici: «Quesiti necessari»
Dove si trova il lago Trasimento? Chi ha scritto La scomparsa di Patò ? E Gente di Dublino ? Queste sono solo alcune delle 33 domande di cultura generale proposte tra le 80 presenti nel test di ammissione al corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Ed è subito polemica. Perché in tanti sostengono che sapere chi ha progettato la Reggia di Caserta non debba essere importante quanto i quesiti di biologia, chimica, fisica o matematica.
Per sostenere l’importanza della presenza di argomenti non specifici rispetto al percorso di studi che le matricole affronteranno, interviene Ernesto d’Aloya, docente di Medicina, membro della commissione che ha valutato i test di quest’anno.
«La selezione in un campo delicato come la Medicina - spiega - deve necessariamente tenere in considerazione una serie di caratteristiche. Ovviamente le conoscenze scientifiche servono come base. Il buon medico, però, non deve avere solo una componente tecnica ma anche morale. Altrimenti si va a ricostruire un modello di medico entrato in crisi adesso. Spesso gli episodi di mala sanità sono non di carattere scientifico ma comportamentale. Scegliendolo soltanto dal punto di vista tecnico si rischia di fare una selezione che penalizza l’aspetto umano, che nella professione medica è un elemento di non secondaria importanza».
Ma è vero anche che «a volte - aggiunge - le domande di cultura generale proposte non servono a scegliere la persona migliore». Anche se «hanno lo stesso tipo di punteggio rispetto a quelle scientifiche».
D’Aloya, per questo, suggerisce una variante. «Lascerei identico l’aspetto scientifico della prova ma farei anche un test psico-attitudinale. Preferirei evitare di prendere uno studente psicotico o che ha problemi d’ansia depressiva, oppure un nevrotico, perché non farei un buon servizio alla comunità». Perché può succedere che «una persona disturbata prenda la laurea. Esistono medici che dal punto di vista psichico non sono molto bilanciati. In Medicina così come in tante professioni».
Infine, il docente risponde alle polemiche affermando che «abbiamo a che fare con un atteggiamento schizofrenico della nostra società, che da un lato vuole il medico iper tecnico e dall’altro ha bisogno di una figura professionale che si interessi al paziente considerandola una persona e non un soggetto malato».
Stefano Cortis

 
3 – L’Unione Sarda
Economia - Pagina 16
Continuità. Compensazioni indispensabili
«Nuovo regime con prezzi alti»
Con il nuovo regime di continuità territoriale si potrebbe fare un passo indietro. «Forse si liberalizzeranno le tariffe per i non residenti, ma c’è il rischio che la concorrenza non aumenti». È questa l’opinione di Roberto Devoto, docente di Trasporti aerei alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari. Il modello di continuità territoriale che viene fuori dal bando pubblicato nei giorni scorsi non lo convince. Soprattutto se «lo scopo deve essere quello di promuovere il turismo e non solo abbattere le tariffe per i sardi».
LE RISORSE La mancanza di fondi per finanziare il regime di continuità territoriale sulle rotte che collegano la Sardegna per Roma e Milano, secondo Devoto, penalizzano l’efficienza del sistema. «Fino ad ora, la quota dei non residenti veniva pagata dalle tariffe più alte dei non residenti», spiega Devoto, «e la situazione non cambierà». In altri termini, per i non residenti il prezzo del biglietto resterà alto e non stimolerà il turismo.
Il confronto tra i voli delle compagnie a basso costo permette di completare il ragionamento. Il Cagliari-Firenze, in regime di continuità territoriale, è stato utilizzato da 43.000 passeggeri nel 2007. Ryanair, che fa invece il Cagliari-Pisa, ha trasportato 112 mila persone. «Questo significa che la gente preferisce i voli che costano meno, anche per una destinazione un po’ più distante, e che la concorrenza delle compagnie low cost finisce per togliere traffico ai voli in continuità territoriale, pur stimolando anche traffico aggiuntivo», è la conclusione di Devoto, che poi si chiede: «Ma allora non era meglio mettere tutti in concorrenza, con un rimborso a passeggero trasportato?».
IL MODELLO I numeri, peraltro, confermano questo fenomeno dello spostamento dei passeggeri dai voli in continuità territoriale a quelli low cost (anche le compagnie a basso costo in un modo o nell’altro ricevono finanziamenti pubblici, sotto forma di sconti negli aeroporti o contributi pubblicitari) anche nel Nord Italia. I trasferimenti in continuità territoriale da Cagliari a Linate, da quando sono stati riammessi i voli sugli scali di Malpensa e Orio al Serio, hanno perso circa 14 mila passeggeri. In questo quadro, suggerisce il docente cagliaritano, è chiaro che «non si possono promuovere basse tariffe senza un sacrificio in denaro. Le compensazioni sono indispensabili, altrimenti qualcuno deve pagare gli sconti: in questo caso, i non residenti». Il modello migliore, dunque, «è quello con un rimborso a passeggero a prescindere dalla residenza», spiega Devoto, «in quel modo, come ha fatto la Regione Calabria per il bando, appena pubblicato, sulla linea Milano-Crotone, si garantisce uno sconto a tutti coloro che viaggiano». Qualunque compagnia può decidere di effettuare voli e avrebbe una compensazione a passeggero trasportato: «Così si ottiene una vera concorrenza tra le compagnie, low cost e tradizionali», conclude Devoto, «mentre in Sardegna corriamo ora il rischio che resti un duopolio a garantire la continuità territoriale, con prezzi non proprio concorrenziali».
Giuseppe Deiana   
 
4 - L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 29
sassari Nominato Renato Mura
L’Azienda mista: è un chirurgo il nuovo manager

L’Azienda mista sassarese ricomincia da tre. Al terzo tentativo di dare continuità amministrativa alla nuova struttura ospedaliero-universitaria, la Regione affida a Renato Mura la direzione generale dell’Azienda mista. Dopo la breve guida di Gianni Cherchi, scomparso nel dicembre dello scorso anno, e la nomina a vuoto dell’americano David Harris (non possedeva i titoli per occupare quella poltrona), lunedì Renato Mura firmerà il contratto che gli affiderà una missione impossibile: miscelare a dovere la sanità ospedaliera e accademica del nord ovest Sardegna. Alla presentazione ufficiale Mura, sassarese, 63 anni, chirurgo, da quattordici anni a Olbia (dodici come primario di Chirurgia e gli ultimi due come direttore sanitario della Asl 2), siede gomito a gomito con l’assessore regionale alla Sanità, Nerina Dirindin. Ascolta in composto silenzio la lunga premessa dell’assessore, che parla di, «nomina legata esclusivamente al curriculum e ai risultati professionali ottenuti», che condisce il benvenuto con promesse e garanzie, «metteremo a disposizione finanziamenti per portare avanti i progetti», che indica senza tentennamenti le priorità del nuovo manager, «un progetto di organizzazione complessiva dell’Azienda, con la messa a norma di tutte le strutture, e la predisposizione dell’atto aziendale, così come indicato dalle linee di indirizzo varate dalla Regione». Il nuovo manager tiene le mani incrociate sulla scrivania, dosa gli sguardi e centellina i sorrisi. Dopo l’introduzione della Dirindin, Mura ascolta con altrettanta compostezza l’intervento del rettore dell’Università di Sassari, Alessandro Maida. Dopo le schermaglie di mezza estate, quando la Regione aveva tentato di nominare il cavallo di ritorno Bruno Zanaroli al vertice dell’Azienda mista, incassando il no secco dell’Ateneo, l’arrivo di Mura è stato concordato con attenzione. Il sì degli accademici è legato a filo doppio all’arrivo di finanziamenti regionali, pattuiti in un incontro fra gentiluomini (niente scritti, basta la parola), fra i vertici dell’Università sassarese e il Governatore Soru. Quando finalmente tocca a lui parlare, Renato Mura spende poche parole: «Il mio compito è arduo e punto a due obiettivi, creare un’ottima assistenza ospedaliero-universitaria, e sposarla con un’ottima attività didattica e di ricerca». (v. g.)

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5 - La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Sassari
Ieri il manager è arrivato in città «scortato» dall’assessore Dirindin e dal rettore Maida
«Il mio obiettivo? Raggiungere l’eccellenza»
Prima uscita pubblica per il nuovo direttore generale dell’azienda mista Renato Mura

Sempre uguali gli obiettivi: «Porteremo a norma le strutture e daremo fiato alla ricerca»

SASSARI. Le «mosse» strategiche per rendere la sanità sassarese adeguata alle necessità della popolazione sono sempre quelle. E anche Renato Mura, direttore generale dell’azienda mista appena nominato dal governatore Soru, non ha potuto non ripercorrere ragionamenti già espressi. Nella prima uscita ufficiale di ieri, negli uffici della direzione Asl in via Catalocchino, con la scorta dell’assessore alla Sanità Nerina Dirindin e del rettore Alessandro Maida, Renato Mura ha parlato di immediato adeguamento delle strutture alle norme di sicurezza previste dalla legge e di forte impegno perchè le cliniche universitarie possano tornare ai livelli di eccellenza che le hanno sempre contraddistinte fino a non molti anni fa.
L’assessore regionale, invece, ci ha tenuto a sottolineare che la scelta di Renato Mura è stata dettata da ragioni puramente professionali e che si è arrivati alla nomina con il consenso unanime della parte universitaria. Proprio l’ateneo sassarese aveva a suo tempo siglato un protocollo di intesa con la Regione per la costituzione dell’azienda mista ospedale-università.
«Come assessorato - ha detto - dobbiamo anche ringraziare i manager Antonello Ganau e David Harris che in mezzo a non poche difficoltà hanno consentito di portare avanti il lavoro in un’azienda che, a pochi mesi dalla nascita, è stata segnata dal lutto della perdita del proprio direttore generale, Gianni Cherchi». Harris e Ganau, che ieri erano presenti all’incontro ufficiale, hanno infatti svolto rispettivamente il ruolo di direttore generale e sanitario anche se le loro nomine erano state fin dall’inizio contestate da più parti per la mancanza dei requisiti necessari. Dopo diversi tentativi della Regione di sanare una situazione imbarazzante si è arrivati alla nomina di un nuovo direttore. Il quale, a sua volta, in servizio da lunedì 8, nominerà i direttori sanitario e amministrativo. Ieri Mura, tuttavia non si è sbilanciato sulla futura formazione del suo staff. «Lasciatemi prendere possesso del mio ufficio - ha detto - poi tutto verrà sistemato».
Mura, comunque, i problemi della sanità sassarese li conosce bene. Nonostante abbia lavorato per diversi anni a Olbia, fra l’altro accanto a Cherchi, si è laureato a Sassari e qui ha intrapreso la sua carriera di chirurgo. «Ho lasciato questa città quando la sua sanità era ad altissimi livelli - ha detto - vorrei tanto contribuire a riportarla su un piano di efficienza».
Il punto da cui partire sono ovviamente le strutture. A questo proposito l’assessore Dirindin ha detto che i lavori per la conclusione del primo «lotto» dell’ospedale civile Santissima Annunziata saranno portati a termine entro l’anno, compreso l’arredamento degli interni. All’inizio dell’anno prossimo i reparti potranno cominciare ad ospitare i degenti. Sono scaduti fra l’altro i termini del bando pubblicato dalla Asl per la seconda parte dell’ospedale che cancellerà del tutto l’ospedale come lo conosciamo oggi. «Sono già arrivate proposte e progetti interessanti quindi si potrà cominciare subito ad avviare i lavori per il completamento della struttura».
L’ambizioso progetto era andato ad aggiungersi in un secondo tempo all’ampliamento dell’ospedale civile. Il «dente» che sta prendendo forma sull’area dove prima c’erano i giardini dell’ospedale è stato finanziato con 25 milioni di euro e prevede l’attivazione di tutta una serie di servizi che oggi sono ospitati in una struttura ormai considerata del tutto inadeguata. Le risorse per il nuovo ospedale, ha detto ieri l’assessore, saranno disponibili entro l’autunno. Un alto bel po’ di soldi saranno necessari per rifondare daccapo le cliniche universitarie, vero tallone d’Achille della sanità sassarese. Il neodirettore Renato Mura ha confermato, come il suo predecessore Harris, che si partirà dal risanamento del settore materno infantile il quale sarà spostato dalla sede attuale delle vecchie cliniche di viale San Pietro è troverà una collocazione più dignitosa per i pazienti e per i medici. Mura ha anche sottolineato, supportato in questo dalle parole del rettore Maida, che farà di tutto per raggiungere l’obiettivo aziendale di unire nel modo migliore gli aspetti dell’assistenza, della didattica e della ricerca.
Ieri l’assessore Dirindin ha anche incontrato i sindaci di Ittiri e di Thiesi dove si trovano le due strutture destinate a diventare ospedali di comunità.

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6 - La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Attualità
Professore condannato
Copiava tesi degli alunni
ROMA. Aveva pubblicato un libro con alcuni capitoli copiati dalle tesi di laurea di due studenti, di cui era stato il relatore. Ma il professore della provincia di Trento è stato beccato dai suoi alunni e alla fine ha subito un procedimento penale con una condanna confermata poi ieri anche dalla Seconda sezione penale della Cassazione (Sentenza 34726). Il professore era stato così condannato dal tribunale di Treno, a risarcire i due studenti ingannati con circa mille euro ciascuno. Ma gli “alunni provetti” non si sono arresi e hanno fatto anche ricorso in appello. La Corte d’Appello di Trento nel 2007, aveva condannato il “professore copione” anche a 7 mesi di reclusione e al risarcimento di 3000 euro alle parti civili, perchè aveva tentato di partecipare ad un concorso universitario a Trento, con lo stesso libro. Nel ricorso in Cassazione il professore ha tentato di giustificarsi dicendo che non poteva trattarsi di violazione del diritto d’autore, perchè le parti delle tesi copiate non avevano le caratteristiche di novita «e originalità, costituivano, invece una mera opera compilativa» che al massimo, secondo il professore, risultava essere un’opera collettiva. Ma gli Ermellini non si sono fatti convincere dalla tesi del docente, evidenziando come «già i giudici di merito avevano reso in modo logico ed esaustivo la motivazione» e avevano correttamente rilevato che l’imputato, non solo aveva copiato il contenuto, ma aveva fatto proprio un «copia e incolla effettuata dai floppy disk usati dagli studenti e consegnati insieme alla tesi al ricorrente loro professore».

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Questionario e social

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