Venerdì 24 ottobre 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 ottobre 2008
Rassegna quotidiani locali

L’UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 - Dossier sulla protesta, con un’intervista di Sabrina Zedda al Rettore dell’Università di Cagliari

1 – L’Unione Sarda
Nuoro e Provincia Pagina 43
Università. Il Consiglio delibera il recesso, avviata la fase di liquidazione. Assente il centrodestra
Un requiem per il Consorzio
Provincia fuori dall’ente, Fondazione più vicina
 
 A favore la maggioranza di centrosinistra, Rifondazione contraria: non ci è cercato il consenso del Comune.
La Provincia lascia il consorzio universitario e imbocca con determinazione la via della Fondazione. Dal primo novembre l’avvio della procedura di liquidazione del consorzio in vista della nuova istituzione che dovrebbe ereditare la gestione dell’università del futuro. Ieri il via libera dell’assemblea provinciale apre la fase di transizione e acuisce la contrapposizione con il Comune che finora nulla ha detto sulla Fondazione. Il recesso dal consorzio è accompagnato dall’autorizzazione al consiglio di amministrazione a convocare l’assemblea per deliberare lo scioglimento dell’ente. L’idea della Fondazione, da tempo portata avanti dal presidente Roberto Deriu, raccoglie il sostegno della maggioranza di centrosinistra che si esprime con 13 sì. Contraria Rifondazione che teme una fase di vuoto amministrativo mentre i partiti di centrodestra e il Psd’az disertano l’aula per protesta contro il mancato inserimento al primo punto all’ordine del giorno della mozione di sfiducia al presidente Deriu.
IL PRESIDENTE «Dopo le manifestazioni degli studenti di un anno fa da parte delle istituzioni del territorio non è venuta una risposta. Non c’è la consapevolezza sufficiente su una questione strategica», esordisce in aula Deriu dopo un avvio di seduta burrascoso. E sulla Fondazione precisa: «Non si tratta della privatizzazione dell’università, ma di chiedere a tutte le forze di capitale del territorio di partecipare con una quota minima, di 500 mila euro, a un’operazione di rilancio dell’ateneo». Deriu rassicura Rifondazione che con Tonirosa Brotzu denuncia i rischi di vuoto amministrativo e critica l’accelerazione verso la Fondazione senza la condivisione con l’altro partner del consorzio, ovvero il comune di Nuoro. «Bisognava cercare a tutti i costi il consenso e accelerare la conferenza promessa dall’assessore regionale Mongiu con la firma di una nuova intesa. Nulla vieta di lavorare per un’alternativa, lasciando in piedi il consorzio», dice Brotzu. Deriu ignora il Comune. Attacca, invece, gli assenti. «Agitano in piazza i segni del malgoverno di questa amministrazione e quando si dibatte di temi fondamentali, col gettone pagato, escono». Rilancia l’ambizione di un’università con tremila studenti, il triplo degli attuali, sostenuta da enti locali, compresa la Provincia Ogliastra. «Tutti - sottolinea - hanno detto sì al rilancio anche col superamento del consorzio che per Comune e Provincia è un investimento da 50 mila euro in tutto». Per dare corso alla volontà dell’assemblea annuncia l’incontro con i rettori delle università di Cagliari e Sassari. In esame il progetto definitivo della Fondazione, definita «scelta di coraggio e lungimiranza».
APPELLO AL COMUNE Caterina Loi, presidente della commissione Cultura, illustra la delibera di recesso dal consorzio, atto finale di uno studio sulle altre realtà universitarie italiane. «La Fondazione di partecipazione è l’unico strumento che può garantire ciò che si vuole, senza sostituirsi alle competenze statali». Lei rivolge un appello al Comune capoluogo. «Non c’è una proposta blindata, ma aperta per far crescere l’università. Chiediamo l’avvio di un dialogo con il Comune e anche con la Regione per destinare prioritariamente i fondi all’università pubblica». Anche il consigliere del Pd Gigi Muroni esprime plauso per l’iniziativa e bacchetta gli assenti.
NESSUN VUOTO L’assessore Franca Carroni interviene con una nota per replicare alle critiche. «Non ci saranno problemi amministrativi e tutto nella fase di liquidazione rimarrà sotto controllo, sarà garantito nel migliore dei modi e senza soluzione di continuità il passaggio delle funzioni dal consorzio al nuovo organismo. La Provincia ha compiuto un passo in avanti verso il rilancio e il potenziamento dell’università. È chiaro che si ha necessità di accelerare la costituzione del nuovo soggetto di gestione che abbiamo individuato nella Fondazione di partecipazione». Con 500 mila euro messi dalla Provincia, altrettanti da enti locali, categorie produttive e sistema creditizio la quota complessiva arriva a un milione e mezzo di euro. «Queste risorse permetteranno finalmente alle università di Cagliari e Sassari di programmare senza precarietà la loro presenza a Nuoro».
MARILENA ORUNESU 
2 – L’Unione Sarda
Politica Italiana Pagina 3
universitari
Cortei a Roma e sit in davanti al Senato
 
ROMA Scuole e facoltà occupate, lezioni libere in strada, cortei: in tutta Italia, è stata un’altra giornata di lotta contro gli interventi del governo e i piani del ministro Mariastella Gelmini su scuola e università.
Anche se appaiono molto lontani gli scenari di guerriglia che mercoledì la conferenza stampa del premier Berlusconi sembrava prospettare, non sono mancati momenti di tensione, e anche un intervento delle forze dell’ordine: nel cosentino, agenti di polizia e carabinieri hanno «convinto» gli studenti delle scuole di Fagnano Castello, San Marco Argentano e Roggiano a interrompere le occupazioni. Mentre a Cosenza, nel corso di una manifestazione, sono state danneggiate le finestre di un istituto. A Napoli, alcuni cortei di studenti, non annunciati, hanno bloccato il traffico su varie strade.
All’università Statale di Milano è stata bloccata per un’ora l’entrata della facoltà di Scienze Politiche, i cui studenti chiedono il blocco della didattica. A Trieste, gli studenti medi hanno costruito una «scuola di libri», un muro eretto con i libri di testo davanti alla chiesa di San Giacomo.
A Roma con lo slogan «Non tagliateci il futuro», alcune centinaia di studenti hanno manifestato davanti a Palazzo Chigi, per poi spostarsi verso il Senato, e sono partite le occupazioni di vari istituti, tra cui il liceo classico Tasso e lo scientifico Malpighi. Gli universitari della capitale non stanno a guardare: alla Sapienza, gli studenti hanno deciso di occupare la facoltà di Ingegneria a San Pietro in Vincoli. Stessa forma di protesta alla facoltà di Scienze di Roma Tre. In serata poi corteo con nuovo sit in davanti al Senato, con tanto di contestazioni e fischi ai senatori, anche a quelli del Pd.
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 29
L’Università in rivolta, le lezioni si fanno al Bastione
La singolare forma di protesta scelta a Lettere e Filosofia
 
Il calendario sarà presentato stamattina, ma è già sicuro che domani due docenti raduneranno gli studenti al Bastione per parlare di Costituzione, antifascismo, cittadinanza democratica e diritti civili.
Lezioni alternative in luoghi lontani dalle aule dell’ateneo al posto delle classiche “frontali”. Al Bastione, ad esempio. Il consiglio di facoltà di Lettere e Filosofia ha deciso di sospendere temporaneamente le lezioni tradizionali. Il calendario sarà presentato stamattina, ma è già sicuro che domani due docenti raduneranno gli studenti sulla terrazza di Saint Remy per spiegare temi sulla Costituzione, l’antifascismo, la cittadinanza democratica e i diritti civili.
«Siamo d’accordo nel rimodulare i contenuti delle lezioni», spiega il preside della facoltà Roberto Coroneo, «per aprire dibattiti, laboratori e incontri sui temi della cultura e della società. Sarà comunque attività didattica, anche se non verrà realizzata nelle solite aule. Così fino a giovedì prossimo. Ora ci auguriamo di trovare l’appoggio anche di Scienze della formazione».
È d’accordo Claudio Natoli, professore di Storia contemporanea, anch’egli disponibile a incontrare gli alunni sulla terrazza del Bastione. «È un’idea che abbiamo accolto sulla scia di quanto sta già avvenendo anche nel resto della Penisola. Sarà un modo di aprire l’università alla città, rimanendo noi stessi. Ci armeremo di microfono e magari di un tavolino da campeggio».
Già da ieri mattina gli studenti del Magistero hanno iniziato a strutturare gruppi di lavoro che organizzeranno i differenti ambiti operativi della protesta. «Stiamo strutturando una gestione orizzontale dei rapporti tra le diverse aree dell’ateneo in vista di eventi comuni, attraverso riunioni quotidiane tra iscritti in tutte le facoltà», spiegano. E precisano di non aver intenzione di interrompere il dibattito sulla legge 133. Sottolineano, piuttosto, che «queste iniziative stanno prendendo forma su proposta e in collaborazione con un alto numero di studenti, secondo modalità che scavalcano completamente ogni principio di delega e rappresentanza ristretta».
Intanto anche gli alunni delle superiori iniziano a far sentire sempre più forte la loro voce. È il caso dell’istituto magistrato Eleonora d’Arborea dove per due giorni i giovani hanno attivato un presidio della scuola, occupando il cortile dalla mattina alla sera, ma senza intralciare chi volesse restare in classe a seguire le lezioni.
STEFANO CORTIS 
 
Provincia di Sassari Pagina 47
Sassari. Universitari in piazza
Lezioni all’aperto per dire no alla riforma del ministro Gelmini
 
Lezioni all’aperto, cortei e assemblee per dire no alla riforma. Gli universitari sassaresi sono pronti a scendere in piazza insieme agli studenti delle scuole superiori e ai comitati dei genitori degli alunni delle elementari per protestare contro i tagli del Governo alla scuola pubblica e all’Università.
Il prossimo appuntamento è per martedì mattina in piazza santa Caterina dove sei professori terranno in piazza le loro lezioni. «Saranno pubbliche, aperte a tutti, per sottolineare l’importanza del diritto allo studio», assicura Daniele Salis, del coordinamento degli universitari. Si tratta del primo passo per organizzare la protesta che prenderà forma giovedì 30, quando gli universitari, gli studenti delle superiori e i genitori degli alunni delle elementari si ritroveranno in piazza d’Italia per manifestare. Ieri mattina l’incontro nell’aula magna della facoltà di Scienze politiche è stato interrotto a sorpresa dalla visita degli studenti delle scuole superiori che hanno letteralmente sbarrato la porta alla riforma Gelmini. Puntuali al suono della campanella si sono trovati davanti all’ingresso, incollato manifesti carichi di slogan controriforma e poi si sono messi in marcia verso la facoltà di Scienze politiche. Hanno camminato insieme fino al palazzo della Provincia e poi si sono promessi di tenersi in contatto: perché vogliono fare fronte unico. Alla facoltà di Lettere in via Zanfarino, ieri pomeriggio, i rappresentanti del coordinamento degli studenti universitari della Lettere e Filosofia e quelli del Forum studentesco si sono riuniti per fare il punto della situazione. La notte tra il 30 e il 31 nell’ateneo di via Roma sarà notte bianca, quasi una prova tecnica dell’occupazione che sembra ormai certa. Quel giorno gli universitari si aspettano delle risposte dal rettore Alessandro Maida «Prima della manifestazione dovrà prendere posizione. Se non dovesse farlo potremmo occupare il rettorato», assicura uno dei promotori della protesta. E proprio il rettore dell’ateneo turritano da Roma, dove ieri ha preso parte alla conferenza nazionale dei rettori, si dice preoccupato, «Confidiamo che questi tagli vengano ridimensionati, altrimenti avremo gravi difficoltà a far funzionare l’Università. Non solo quella di Sassari. Tutti gli atenei italiani avranno un ridimensionamento e sarà sempre più difficile anche mandare avanti la ricerca». Intanto, proprio per ribadire l’importanza del diritto allo studio, gli universitari a Sassari cercano di non saltare nemmeno una lezione e organizzare la loro protesta durante i break. (m.c.) 
 
Politica Italiana Pagina 3
«Mai pensato alla polizia nelle scuole»
Berlusconi corregge il tiro. Dilagano proteste e occupazioni
La protesta degli studenti dilaga in tutta Italia e a Pechino Berlusconi corregge il tiro: «Mai pensato alla polizia nelle scuole»
 
ROMA Mentre in Italia la protesta degli studenti monta come un fiume in piena, da Pechino Silvio Berlusconi prova ad arginare: «Mai detto nè pensato che la polizia debba entrare nelle scuole». Ma non è un dietrofront, quello del premier, che anzi ancora una volta punta il dito contro i mezzi di informazione, rei di descrivere l’inesistente. Nessuna marcia indietro, dunque, perchè esiste il «dovere» del governo di tutelare il «diritto essenziale di andare a scuola da parte di chi non vuole protestare».
I RETTORI Nel mirino del premier - che parla dalla Cina dove è arrivato per il settimo summit euro-asiatico - finiscono anche studenti e rettori delle Università italiane in rivolta.
«Protestano? Ma se per l’Università addirittura ancora non è stato fatto niente...», osserva incredulo. «Se qualcuno va in piazza è perchè gli piace andare in piazza - aggiunge polemico - A qualcuno piace la musica, a qualcuno piace manifestare...Noi, in realtà, per ora abbiamo solo detto che ci saranno 5.500 corsi di laurea, qualcuno addirittura con uno studente solo».
Da Pechino il premier ammorbidisce i toni. «Volete manifestare in piazza? Siete i benvenuti, ma almeno non sparate bufale sul numero dei partecipanti, di solito moltiplicato per 25».
Berlusconi poi non dice più che le occupazioni non saranno tollerate. Afferma invece di avere in mente «spiritosi» metodi di «convincimento». «Se ci sarà chi vorrà occupare a prescindere - prova a sorridere - con opportune azioni di convincimento, e ne ho in mente qualcuna molto spiritosa, bisognerà garantire agli altri che vogliono imparare la possibilità di non essere disturbati da costoro». Quali possano essere questi metodi, il premier non vuole svelarlo.
«Non lo dico, altrimenti farei i titoli».
Ancora all’attacco, invece, dei mezzi di informazione con l’accusa di non essere obiettivi. «Accade di frequente, anzi molto spesso che io non riesca a riconoscermi nelle situazioni che ho vissuto da protagonista. Posso perciò parlare di un divorzio tra la realtà di quanto da me vissuto e la realtà che raccontano i giornali». Così è stato oggi, afferma, di fronte alla lettura dei quotidiani. «I titoli che ho letto venendo qui, che parlano di Polizia nelle scuole, non sono condivisibili, sono un divorzio dalla realtà - segna con la matita blu il premier - Io non ho mai detto nè pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. Ho detto invece che chi vuole è liberissimo di manifestare e protestare ma non può imporre a chi non è della sua idea di rinunciare ad un suo diritto essenziale».
«Ho detto soltanto - precisa ancora Berlusconi - che lo Stato non è più legittimato ad essere Stato, se non garantisce ai cittadini i propri diritti. E io sento questo come un preciso dovere del governo. Con tutta la preoccupazione e la necessaria leggerezza che il caso richiede, non possiamo non intervenire e sottrarci così al nostro dovere».
AL VIMINALE Una chiave di lettura sulle questioni legate all’ordine pubblico è venuta in tarda serata dal vertice convocato ad hoc dal Viminale: fermezza contro ogni degenerazione violenza, richiamo a presidi e rettori affinchè abbiano una posizione chiara su quanto accade all’interno di scuole e atenei per consentire la continuità didattica.
In generale, comunque, la mobilitazione di studenti, insegnanti, ricercatori e genitori, dalle elementari all’università passando per i licei, ieri è proseguita. Anzi. Si è registrata un escalation delle occupazioni, senza tuttavia interrompere nella gran parte dei casi le attività didattiche, proposte magari in maniera alternativa. 
4 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 56
Vita e morte delle cellule, le risposte dallo spazio
 
La prima parte della missione della Soyuz, partita dalla base russa di Baykonur il 12 ottobre scorso, è stata compiuta due giorni dopo, al momento dell’aggancio con la stazione spaziale internazionale. È stato l’astronauta russo Yuri Lochakov a prelevare dall’incubatore le provette per l’esperimento Road, messo a punto dal Dipartimento di Scienze fisiologiche, biochimiche e cellulari dell’Università di Sassari, l’unico esperimento italiano fra i cinque scelti dall’agenzia spaziale europea che hanno trovato posto a bordo della Soyuz.
Obiettivo dell’esperimento è studiare come viene affrontato nello spazio il programma di sopravvivenza o di morte insito nelle cellule. Si chiama apoptosi ed è un sofisticato meccanismo in cui l’evoluzione cellulare fa da setaccio per difendere l’organismo da cellule infettate da virus, da altre del sistema immune autoreattive e infine da cellule in cui si verifica un danno al Dna o da cellule tumorali.
«In sostanza - precisa la dottoressa Maria Antonietta Meloni, veterana di questi esperimenti nello spazio - le cellule sono programmate per suicidarsi. Per rimanere in vita devono ricevere continuamente segnali di sopravvivenza da parte di altre cellule. Quando questo non avviene, si è in presenza di malattie neoplastiche o degenerative. Lo spazio - spiega la dottoressa Meloni - è l’ambiente ideale per verificare come avvengono questi mutamenti e quali cellule li provochino».
Le provette contenenti linfociti T puri sono state trattate dall’astronauta in due fasi: tre ore dopo l’aggancio e 24 ore dopo. Ora tutto è stato riposto in uno speciale congelatore che tornerà a terra il 29 novembre non più a bordo della Soyuz ma dello Shuttle. Gli esami di laboratorio daranno probabilmente le risposte che il gruppo sassarese di Biologia spaziale, guidato dal professor Proto Pippia, attende con ansia.
Quella in corso è la terza missione Soyuz che ospita esperimenti dell’Ateneo sassarese, in questo caso in collaborazione con l’Università di Teramo. Ed è la naturale prosecuzione dei due precedenti che hanno consentito di accertare come la microgravità presente a bordo della Stazione Spaziale Internazionale altera, riducendolo, il movimento dei monociti, cellule importantissime del sangue perché impegnate nella presentazione degli agenti estranei (batteri, virus e altri patogeni) ai linfociti T che rappresentano la più potente e specifica linea di difesa dell’organismo contro le infezioni.
L’impigrimento dei monociti in assenza di gravità potrebbe essere proprio la causa del deficit immunologico osservato negli astronauti fin dai tempi della missione Apollo dall’équipe sassarese insieme ai coniugi Augusto e Marianne Cogoli del Politecnico di Zurigo. Questi esperimenti tendono ad accertare a quale punto del viaggio nello spazio avvengono le modificazione nel sistema immunitario e le cause. «La risposta immunitaria verso un invasore estraneo - sostiene Maria Antonietta Meloni - inizia dall’abbraccio molecolare fra i monociti e i linfociti T che si scambiano informazioni sugli intrusi da combattere. Questo scambio di informazioni fra cellule immunitarie necessarie a scatenare la risposta dell’organismo a un’infezione non è mai stato del tutto compreso e le nostre ricerche in questo campo sono volte proprio a far luce su un fenomeno estremamente complesso».
Una risposta attesa, oltre che per le implicazioni scientifiche che comporterebbero nella lotta a tante malattie gravi, anche in relazione ai futuri programmi che prevedono viaggi più lunghi e una permanenza maggiore degli astronauti nello spazio. Da qualche tempo si parla ormai di turismo spaziale (a bordo della Soyuz, oltre ai due astronauti, è presente un turista miliardario, Richard Garriott, re dei videogiochi). Ma ovviamente la comunità scientifica punta a trarre da questi elementi le conoscenze dei meccanismi cellulari e molecolari dell’apoptosi o morte cellulare programmata che potrebbero consentire di sviluppare strategie terapeutiche nei confronti di malattie neoplastiche e degenerative come l’Aids, l’Alzheimer, il Parkinson e la Sla.
La prossima Missione Soyuz è programmata per la primavera del 2009.
GIBI PUGGIONI 
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 27
Bella Cagliari
In via Trentino tappeto di siringhe
 
Lo sterrato - parcheggio attiguo alla sede dell’Ersu è meta ogni notte di tossicodipendenti che prima si iniettano la dose nascosti tra le auto in sosta e poi abbandonano a terra le loro siringhe. Il risultato è che di mattina gli studenti universitari diretti al Magistero sono costretti a fare lo slalom tra le siringhe. Nell’area sono presenti anche rifiuti ingombranti e cumuli di macerie. ( p. l. ) 
6 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 22
Laureati, formazione
 
La Direzione orientamento e comunicazione dell’Università di Cagliari ha organizzato un nuovo corso di formazione per neolaureati, della durata di ottanta ore, sul tema “Dalla laurea al lavoro: le competenze per competere”. Il corso, rivolto prevalentemente a laureati in materie umanistiche ed economico-giuridiche (ma aperto anche ai laureati in discipline scientifiche), si svolgerà dal 31 ottobre al 26 novembre. Le domande devono essere presentate entro martedì 28 ottobre. Il bando, con il modulo di domanda scaricabile, è disponibile nel sito internet www.unica.it. Per informazioni rivolgersi al Centro orientamento di Ateneo, telefono 070.6758771.

 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina prima - Gallura
Studenti in piazza contro la riforma 
Anche nell’isola cresce la protesta in difesa dell’istruzione pubblica 
Retromarcia del premier: «Mai pensato alla polizia nelle scuole» 
 
 CAGLIARI. Continua a crescere la mobilitazione nelle scuole e nelle università della Sardegna. Sotto tiro, la riforma Gelmini e la legge 133 che taglia fondi agli atenei e ipotizza la privatizzazione. A Oniferi il Comune offre un bonus da 500 euro ai genitori che iscriveranno i loro figli nella scuola «comprensiva» del paese e ne eviteranno così la chiusura. Dagli insegnanti e dai genitori sardi critiche allo «Stato di polizia voluto dal premier». Furibondo con il presidente del consiglio lo scrittore Gavino Ledda. Intanto a Roma gli studenti manifestano davanti al Senato e Berlusconi fa retromarcia: mai parlato di polizia nelle scuole.
 
Pagina prima - Nuoro
Studenti in piazza contro la riforma 
Anche nell’isola cresce la protesta in difesa dell’istruzione pubblica 
Retromarcia del premier: «Mai pensato alla polizia nelle scuole» 
 
 CAGLIARI. Continua a crescere la mobilitazione nelle scuole e nelle università della Sardegna. Sotto tiro, la riforma Gelmini e la legge 133 che taglia fondi agli atenei e ipotizza la privatizzazione. A Oniferi il Comune offre un bonus da 500 euro ai genitori che iscriveranno i loro figli nella scuola «comprensiva» del paese e ne eviteranno così la chiusura. Dagli insegnanti e dai genitori sardi critiche allo «Stato di polizia voluto dal premier». Furibondo con il presidente del consiglio lo scrittore Gavino Ledda. Intanto a Roma gli studenti manifestano davanti al Senato e Berlusconi fa retromarcia: mai parlato di polizia nelle scuole.
 
Pagina prima - Oristano
Università, il rettore sta con gli studenti 
Anche nell’isola cresce la protesta contro la riforma del ministro Gelmini 
Retromarcia del premier: «Mai pensato alla polizia nelle scuole» 
 
 CAGLIARI. Continua a crescere la mobilitazione nelle scuole e nelle università della Sardegna. Da Carbonia a Sassari. Sotto tiro, la riforma Gelmini e la legge 133 che taglia fondi agli atenei e ipotizza la privatizzazione. A Cagliari il rettore, Pasquale Mistretta, si schiera dalla parte dei docenti e degli studenti. Poi spiega che per protestare vanno bene tutte le iniziative, «compresa l’occupazione». Lo ha fatto in una pubblica assemblea l’altro ieri, lo ribadisce con forza in un’intervista alla «Nuova». Intanto a Roma gli studenti manifestano davanti al Senato e il presidente del consiglio Berlusconi fa retromarcia: mai parlato di polizia nelle scuole.
 
Pagina 1 - Cagliari
«Se gli studenti occupano io starò a osservare» 
Il rettore Pasquale Mistretta si schiera con gli universitari e precisa: «Sarò responsabile di ciò che succede verso la polizia» 
«Non resta che vedere cosa succederà alle manifestazioni» 
SABRINA ZEDDA 
 
CAGLIARI. L’etichetta di paternalista la rigetta completamente: come potrebbe, lui che è uomo delle istituzioni, schierarsi in modo così plateale a fianco degli studenti? Eppure il colpo di scena dell’altra mattina, durante l’assemblea convocata nella facoltà di Lettere dal preside Roberto Coroneo, è di quelli che ha spiazzato tutti.
 E sì, Pasquale Mistretta, rettore dell’ateneo cagliaritano, anche se ancora solo per pochi mesi, rivolto agli studenti in lotta contro la legge 133, che prevede nuovi tagli all’università e una sua possibile privatizzazione, ha detto che sì, per protestare vanno bene tutte le iniziative, ‹‹compresa l’occupazione››.
 - Professor Mistretta, lei ha fatto la gioia degli studenti...
 ‹‹Forse è così, ma badate bene: io non ho detto “ok, occupate”, ma “vi lascio fare, se volete”. C’è una bella differenza››.
 - Provi a spiegarla.
 ‹‹Ho semplicemente riconosciuto agli studenti il loro ruolo all’interno dell’Università. D’altronde in un certo senso sono anche i padroni degli spazi. Io starò a osservare, e sarò anche responsabile di ciò che succederà››.
 - Ai ragazzi ha anche detto che all’Università difficilmente potrebbe entrare la polizia, perchè voi non l’avete mai fatta entrare.
 ‹‹Sarò responsabile di ciò che succederà anche davanti alla polizia, che credo farà il suo dovere se ce ne fosse bisogno››.
 - Condivide quello che ha detto Berlusconi?
 ‹‹Le parole di Berlusconi si riferivano ai tafferugli. In generale io dico che si dovrebbe fare come negli stadi: se lì dentro quando si creano disordini intervengono le forze dell’ordine, perchè non dovrebbe avvenire lo stesso dentro all’università?››.
 - Sarebbe però la peggiore delle ipotesi...
 ‹‹Questo l’ho già detto agli studenti: non voglio vetri e banchi rotti e d’altronde se s’arrivasse a tanto non li considererei più neppure studenti››.
 - Vicino ai ragazzi ma allo stesso tempo con distacco, dunque?
 ‹‹Guardi, io sono stato uno, e la mia vita è lunga, che ha sempre partecipato a ciò che accadeva, ma mantenendo il mio ruolo. Sin da quando ero presidente dell’Opera universitaria (l’odierno Ersu) e si assistevano a scene come l’occupazione degli uffici amministrativi anche per 10 giorni, ho vissuto tutti i momenti. Insomma: ne ho visto abbastanza e penso che quando le motivazioni siano serie occorra agire di conseguenza››.
 - Che cosa non condivide della legge 133?
 ‹‹Principalmente l’articolo 13, quello che parla della possibilità per le università di trasformarsi in fondazioni di diritto privato: ne sarebbe lesa la loro autonomia, soprattutto qui in Sardegna dove grandi imprese che potrebbero investire nell’università, se si esclude Tiscali e poco altro, non ce ne sono. Il rischio è che si faccia avanti il settore pubblico.››.
 - Insomma, lei teme l’ingerenza politica. E le altre componenti dell’Università?
 ‹‹Della legge 133 gli studenti contestano soprattutto l’articolo 16 ovviamente. E ovviamente lo contestano anche i ricercatori e tutti i precari dell’università››.
 - Beh, non è certo rassicurante avere come prospettiva nuovi tagli.
 ‹‹Già, c’è da dire però che il Consiglio d’amministrazione e il Senato accademcio hanno una certa responsabilità per aver favorito la moltiplicazione dei costi. In questo senso non posso dire che il 20 per cento del turn over prospettato dal governo sia sbagliato››.
 - Tornando alla lotta sulla 133, come finirà?
 ‹‹Non resta che vedere cosa accadrà alle manifestazioni. Che avranno tre momenti: il primo domani, con la grande iniziativa organizzata dal Partito democratico. Il secondo il 30 ottobre, con lo sciopero organizzato dai sindacati. Il terzo il 14 novembre, nella nuova manifestazione a favore dell’istruzione››.
Pagina 1 - Cagliari
La protesta si estende anche al polo giuridico 
 
CAGLIARI. Dopo le facoltà del polo umanistico di Sa Duchessa, contro la legge 133 adesso scaldano i motori anche gli studenti del polo giuridico: se in Economia ci pensano soprattutto docenti e ricercatori a sensibilizzare sui pericoli della legge che vorrebbe imporre nuovi tagli all’università, in Giurisprudenza gli studenti hanno cominciato a organizzare le prime assemblee, mentre in Scienze politiche, dopo la proclamazione dello stato d’agitazione dei giorni scorsi, l’ultimo bollettino parla dell’occupazione dell’aula magna. Un gesto simbolico e forte al tempo stesso, dice Danilo, 26 anni, tra gli animatori del fronte contro la legge 133, deciso dopo una partecipata assemblea di docenti, studenti e ricercatori organizzata mercoledì sera. ‹‹L’obiettivo - si legge in un documento diffuso dal gruppo Studenti occupanti di Scienze politiche contro la legge 133 - è far crescere il fronte della protesta, agendo su più fronti››. Uno è quello delle lezioni in piazza (magari davanti all’Anfiteatro romano, sempre in viale Sant’Ignazio), l’altro è quello della sensibilizzazione di tutta la cittadinanza, utilzzando ogni mezzo idoneo, dai volantini alle catene di emali attraverso internet, passando per il coinvolgimento delle scuole e per la collaborazione con le altre facoltà. ‹‹Si tratta - aggiunge Danilo - di una linea d’azione che abbiamo concordato con tutte le anime della facoltà e che servirà ad arrivare preparati anche alla prima grande manifestazione organizzata dai sindacati il 30 ottobre››. Un appuntamento a cui si preparano anche nelle altre facoltà, soprattutto dopo l’assemblea generale di mercoledì nella facoltà di Lettere, dove il preside Roberto Coroneo ha suggerito l’opportunità di lezioni in piazza per dare più visibilità alla protesta. (s.z.)
 
Pagina 25 - Sassari
Ieri mattina un migliaio di ragazzi in piazza d’Italia contro la riforma 
«Gelmini, non ucciderai la scuola» 
Sit-in nella facoltà di Scienze politiche, oggi assemblea ad Agraria 
Dibattito sui temi del contestato decreto: «Lotteremo perché il diritto allo studio non sia riservato soltanto a poche persone» 
GABRIELLA GRIMALDI 
 
SASSARI. Ancora una mattinata di protesta contro la riforma della scuola. Ieri un migliaio di studenti universitari e delle superiori hanno manifestato in piazza d’Italia per far sentire il proprio dissenso sulle scelte fatte dal governo in tema di diritto allo studio. I ragazzi provenienti da numerosi istituti e facoltà hanno così disertato le lezioni, si sono armati di striscioni e fischietti, e hanno attraversato la città gridando slogan contro il ministro Gelmini e il premier Berlusconi.
 Le contestazioni erano cominciate al suono della campanella d’ingresso a scuola. Gli studenti delle superiori hanno preso in mano le bombolette, tracciato i loro pensieri su grandi teli bianchi e si sono diretti alla facoltà di Scienze Politiche, al Quadrilatero in viale Mancini. Era lì infatti l’appuntamento con i giovani del coordinamento studenti universitari che aveva organizzato un’assemblea sui temi della protesta.
 A metà mattina il cortile della facoltà si è riempito all’inverosimile di persone provenienti da tutti gli istituti cittadini. Dopo alcuni interventi di servizio ci si è però resi conto che l’incontro in quel luogo era impraticabile. Un numero troppo alto di persone e la mancanza di un impianto di amplificazione ha indotto gli organizzatori a dirottare l’assemblea verso un luogo aperto e grande: piazza d’Italia.
 «Lo scopo dell’assemblea di oggi - hanno detto - è quello di dare informazioni sulle conseguenze nefaste che le azioni del governo porteranno non soltanto alla scuola elementare, ma a tutto il sistema dell’istruzione. Perchè l’obiettivo più evidente è quello di tagliare le spese e risparmiare sui costi del personale ma quello più sottile e meno visibile è, ad esempio, che le università si possano trasformare in fondazioni senza più un tetto prestabilito per le tasse. Significa che il diritto allo studio sarà garantito soltanto a un ristretto numero di persone».
 Gli studenti hanno quindi lasciato la facoltà di viale Mancini e hanno formato un corteo che si è diretto verso il centro. Lì, ad aspettarli, davanti al palazzo della Provincia, un discreto schieramento di forze dell’ordine, a portata di mano caschi e manganelli: i presupposti per una tenuta antisommossa.
 L’assemblea, che ormai si era trasformata in una manifestazione di protesta, si è comunque svolta in modo pacifico fra gli interventi dei coordinatori degli studenti delle superiori e dell’università. Non potevano mancare i commenti sulle affermazioni di Silvio Berlusconi di mercoledì riguardo al «divieto» di occupare scuole e università (affermazioni poi ritoccate dallo stesso premier nella serata di ieri). «Si tratta di affermazioni dettate dal nervosismo - ha detto Mauro Piredda, del coordinamento universitari -. Non abbiamo deciso se occupare o meno le facoltà ma di sicuro non smetteremo di lottare. Vorremmo che anche gli insegnanti partecipassero più attivamente a una battaglia che li vede prime vittime, assieme agli studenti, di una riforma che non può essere accettata».
 Non sono mancate però le voci di dissenso all’interno del mondo studentesco. Alcuni gruppi di universitari ieri mattina hanno preso le distanze dalla manifestazione. «Non siamo d’accordo sul metodo - ha detto Antonella Puggioni dell’associazione “Non solo numeri” di Medicina -. Noi ad esempio abbiamo scelto di non impedire la didattica ma, insieme ai docenti, di partecipare a lezioni alternative fuori dalle aule. Vogliamo dimostrare che non siamo fannulloni ma amiamo le nostre facoltà». Della stessa opinione Paola Rais di Giurisprudenza: «Non siamo favorevoli a queste forme di protesta. Oggi al Quadrilatero si è soltanto turbata l’attività didattica».
 Altri invece, come Simone Campus rappresentante degli studenti nel consiglio di amministrazione dell’Ersu, si lamentano del fatto che il coordinamento sia qualcosa di politicizzato. Fra le bandiere quella del Partito Comunista dei Lavoratori e nella folla giovani militanti della Rifondazione.
 Tutti d’accordo invece per ritrovarsi oggi alle 16,30 nell’aula magna della facoltà di Agraria.
 Lì si terrà un’assemblea organizzata dai docenti universitari, ma sono stati invitati a partecipare anche tutti gli studenti e chiunque fosse interessato a capire il contenuto della riforma, in particolare della legge 133 firmata a suo tempo dal ministro per l’Economia Giulio Tremonti.
 Nei prossimi giorni invece, annuncia il coordinamento degli studemti, si svolgeranno assemblee e sit-in in vari luoghi della città. Ma il corteo più corposo è atteso per il 30 ottobre quando si terrà la grande manifestazione della scuola a Roma. Gli studenti sassaresi hanno deciso di stare in città e unirsi alla protesta nazionale con un’iniziativa che, sperano, sia significativa come quella del 18 ottobre organizzata dal Comitato dei genitori delle scuole dell’obbligo.
 
Pagina 12 - Attualità
Senato assediato da migliaia di studenti 
Protesta mentre si discuteva il decreto Gelmini. Lungo faccia a faccia con la polizia 
I ragazzi a braccia alzate davanti agli agenti: «Li difendiamo noi i diritti dei vostri figli» 
VALENTINA DELLA SETA 
 
 ROMA. È già buio quando il corteo di studenti romani, di tutte le università, ma anche dei licei, arriva sotto il Senato della Repubblica, dove è in discussione il decreto Gelmini. Non sono i trentamila denunciati dai portavoce della protesta, ma sono comunque tanti.
 Palazzo Madama, una tappa ’simbolo’ della loro protesta, dove chiedono la sospensione dei lavori e soprattutto, di «fermare la riforma della scuola». Una manifestazione che segna la fine di un’altra lunga giornata di proteste, occupazioni e sit-in a Roma e in tutta Italia.
 Quello del Senato diventa l’appuntamento per unire le proteste degli universitari e quelle dei liceali che per tutto il giorno hanno animato la città. Agli agenti in tenuta antisommossa, che con le camionette bloccano l’accesso a Corso Rinascimento dove si trova la sede del Senato, gli studenti sventolano sotto il naso uno striscione: «Polizia, li difendiamo noi i diritti dei vostri figli». Se Pier Paolo Pasolini fosse ancora qui, forse sarebbe felice di vedere che questa rivolta studentesca non è in mano ai soliti figli di papà buoni solo a tirar sassi contro gli agenti. A riempire le strade oggi è un gruppo denso di ragazzi e ragazze di tutte le facoltà, che sembra animato soprattutto dalla voglia di cambiare le cose. Per qualche minuto la tensione è alta. Basterebbe un gesto per far partire gli scontri, ma i manifestanti si avvicinano al blocco con le mani alzate, al grido di Roma Libera! In pochi intonano i soliti slogan di insulti. A premere per arrivare sotto la sede del Senato sono le prime file di un corteo di dieci, massimo ventimila studenti, che come un serpentone arriva fino a piazza Venezia.
 La maggior parte dei ragazzi sono partiti intorno alle 15 dalla sede centrale de La Sapienza a Piazzale Aldo Moro e hanno cominciato a dirigersi verso il centro della città. Striscioni delle facoltà di Fisica, Medicina, Lettere, Filosofia e Scienze Politiche. A loro si sono uniti poi gli studenti di Roma Tre, che oggi hanno occupato la facoltà di Scienza. A piazza Venezia si è unito al corteo anche un centinaio di ragazzi del Centro Sociale Horus, sgombrato con la forza all’alba del 21 ottobre. Alla manifestazione partecipano anche numerosi studenti di licei della capitale.
 Piazza S. Andrea della Valle, accanto al Senato, alle 17 è ormai piena, affollata anche di passanti, turisti incuriositi, signori distinti che senz’altro hanno visto anche le rivolte del ’68. Qualcuno di loro critica l’atteggiamento del governo. «Si può manifestare anche sotto la Casa Bianca - commenta una signora - secondo me il governo vuole provocare scontri per screditare il movimento studentesco». Ma i ragazzi non ci cascano, e dopo alcune trattative riescono a farsi aprire un varco in direzione di Piazza Navona. Il corteo si dirige allora verso la piazza e ordinatamente cerca di avvicinarsi ancora alla sede del Senato.
 Un altro cordone di polizia non permette di giungere sotto al palazzo dove si stanno svolgendo i lavori per approvare il decreto Gelmini. Qualcuno si affaccia alle finestre e volano fischi. Alcuni senatori del Pd si avvicendano in una staffetta per parlare con gli studenti e spiegare loro come sta procedendo in aula l’esame del provvedimento. Qualche fischio vola anche per loro. Ma una vera bandiera politica non si trova neanche all’interno del movimento studentesco. Mentre i ragazzi tornano a casa, qualcuno decide di restare a Piazza Navona. Dice che forse ci passerà la notte.
 
Pagina 12 - Attualità
I RETTORI 
Confronto senza stop alla didattica 
 
«Vanno garantiti gli spazi per il libero confronto con e tra gli studenti, senza interrompere le attività istituzionali didattiche e di ricerca». È questa la posizione espressa dalla Conferenza dei rettori ieri riunita in assemblea. Considerata la situazione in atto in molti atenei e lo sviluppo delle proteste legate alla questione universitaria, i rettori auspicano che «non vengano meno le condizioni basilari per una dialettica tra le posizioni anche dura, ma libera, rispettosa dei dati di fatto, non pretestuosa né deformata. A questo riguardo - dicono - è essenziale che il tono del confronto non venga esasperato, facendo perdere di vista le questioni di sostanza e l’obiettivo, centrale nell’interesse del Paese, del buon funzionamento dell’Università e della ricerca».
 I rettori - nel documento emerso dall’assemblea - sottolineano, a questo riguardo, l’importanza dell’autorevole presa di posizione del Presidente della Repubblica. La Conferenza dei rettori ribadisce quindi il proprio ruolo di rappresentanza istituzionale unitaria degli atenei italiani statali e non statali e conferma il proprio impegno per il rapido avvio di interventi legislativi e normativi di forte contenuto innovatore in linea con le posizioni espresse nel documento approvato il 25 settembre scorso (valutazione, governance, reclutamento, stato giuridico, dottorato di ricerca, formazione degli insegnanti, diritto allo studio, trasferimento tecnologico); una urgente riconsiderazione delle condizioni finanziarie determinate dai recenti provvedimenti del Governo che porterebbero a situazioni del tutto insostenibili per l’intero sistema a partire dal 2010».
 
Pagina 12 - Attualità
Occupate 150 scuole e 20 facoltà 
A Genova corteo-funerale degli universitari, tensione a Cosenza
L’Aquila, anche i docenti a un sit-in davanti alla prefettura 
 
 ROMA. «Premier hai soffiato sul fuoco». Ha sortito un effetto opposto a quello sperato, la minaccia, poi smentita, di Berlusconi di mandare la polizia nelle scuole e nelle università occupate: la protesta degli studenti non solo non si arresta, ma si estende. E ieri non è mancato anche un intervento delle forze dell’ordine, che nel Cosentino hanno «convinto» gli studenti a interrompere alcune occupazioni.
 Da nord a sud, ecco la mappa delle principali proteste che ieri, secondo i dati del Viminale, hanno portato a quota 300 le manifestazioni tenute dal 1º ottobre, con 150 scuole e 20 facoltà occupate.
 Milano. Nel capoluogo lombardo si sono susseguiti cortei degli universitari della Bicocca, del Politecnico e della Statale dove in mattinata un picchetto ha bloccato per un’ora l’ingresso a Scienze Politiche.
 Torino. Anche il Politecnico, dopo le facoltà umanistiche, si mobilita: circa duemila aspiranti ingegneri si sono riuniti in assemblea e hanno deciso un’occupazione simbolica. Sempre a Torino, poi, ieri mattina hanno sfilato alcune centinaia di ragazzi delle superiori.
 Trieste. Una «scuola di libri» è stata invece costruita in piazza da oltre 200 studenti delle superiori di Trieste.
 Padova. Altre mille persone hanno sfilato per le vie di Padova, dove è stato decretato il blocco della didattica universitaria e dove gli studenti di un istituto sono andati a scuola vestiti a lutto.
 Venezia. In un migliaio hanno preso parte all’assemblea indetta alla Facoltà di Lettere.
 Verona. All’Università oggi sarà blocco della didattica.
 Bologna. In piazza del Nettuno è stata allestita un’aula a cielo aperto.
 Genova. In duemila hanno partecipato al corteo-funerale organizzato dagli universitari.
 Toscana. A Firenze sui ponti sull’Arno sono apparsi striscioni come «L’università non è in vendita», almeno 10mila persone hanno manifestato a Pisa e altre tremila a Siena, mentre a Grosseto gli studenti del liceo artistico hanno sigillato le serrature della scuola.
 Roma. Nella capitale oltre al sit-in davanti al Senato, centinaia di liceali hanno manifestato in mattinata davanti a Palazzo Chigi con lo slogan «Non tagliateci il futuro» e sono partite nuove occupazioni di scuole, tra cui il classico Tasso e lo scientifico Malpighi, e facoltà.
 L’Aquila. Docenti e studenti dell’università dell’Aquila hanno inscenato un sit-in davanti alla prefettura.
 Napoli. Manifestazioni spontanee si sono susseguite anche a Napoli.
 Matera. Qui sono scesi in piazza un migliaio di studenti delle medie superiori.
 Lecce. Scienze Politiche è in assemblea permanente.
 Cosenza. A Cosenza, nel corso di una manifestazione, sono state danneggiate le finestre di un istituto e infine a Palermo un migliaio di studenti ha assistito a una lezione all’aperto.
M.V. 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Fatto del giorno
Nell’isola più di 50 centri ad alto rischio 
La vera causa del dissesto idrogeologico è il disordine urbanistico in zone sensibili 
ROBERTO PARACCHNI 
 
 CAGLIARI. In Sardegna sono oltre cinquanta le cittadine e i paesi a forte rischio ambientale. «Ma è il disordine urbanistico di questi ultimi decenni il vero responsabile», spiega Felice Di Gregorio, professore di Geologia ambientale nella facoltà di Scienze dell’università di Cagliari. In pratica «non sono i capricci del clima o le violente precipitazioni meteoriche a dover essere incolpate, ma le dissennate scelte edilizie».
 Le previsioni meteo sono oggi sempre più precise, vi sono sistemi che permettono di sapere, come è avvenuto per l’alluvione di mercoledì, che vi sarebbe stata una pioggia molto intensa. «La responsabilità - continua Di Gregorio - nasce dal modo con cui si è urbanizzato. Spesso vi sono state costruzioni abusive, ma molto più spesso gli interventi di lottizzazione sono derivati dai piani urbanistici che hanno permesso di intervenire anche in zone sensibili, vicine ai letti dei fiumi e dei corsi d’acqua (da Pirri a Castiadas, da Bosa a valle di Quirra)».
 Lo studio dei territori e della loro orografia (coi relativi rilievi) racconta che si sono formati col tempo come dei “corridoi” funzionali al trasporto delle acque, piovane (ma non solo). Ma «quando l’uomo interferisce - sottolinea Di Gregorio - con urbanizzazioni che non lasciano un’area di rispetto sufficiente dal rio o dal fiume (come ad Assemini, Elmas, Sestu, Capoterra ecc.) allora si crea il rischio ambientale idrogeolgico».
 I geologi, da anni, hanno lanciato l’allarme: «Adesso purtroppo - precisa Di Gregorio - scontiamo l’effetto di questa mancata attenzione verso il territorio. Oggi, però, è stato redatto il Pai, il piano regionale di assetto idrogeologico in cui si individuano le principali zone a rischio. Anche se va detto che nell’attuazione del piano occorre una maggiore velocità».
 L’area di Capoterra è diventata un (tragico) esempio da manuale, «ma sono diverse le aree interessate a questo tipo di rischi. Tra queste - spiega Di Gregorio - c’è anche Bosa: in passato le acqua del Temo sono arrivate sino ai balconi del primo piano delle abitazioni. In tutta l’area vi sono pure tanti altri piccoli corsi d’acqua, interessati a varie lottizzazioni». Secondo il geologo, infatti, non bisogna incorrere nell’errore di pensare che solo i fiumi veri siano “pericolosi”. Il rischio ambientale nasce dal fatto che l’acqua piovana durante le forti precipitazioni, non trovando più il suo canale, travolge tutto quel che incontra.
 In molti Comuni, purtroppo, i danni sono già stati fatti. In alcuni casi, quando si tratta di abusivismo, «può essere necessario intervenire rimuovendo, per evitare danni maggiori». In altri occorre organizzare un piano di assetto e sistemazione idrogeologica. Ed è questo a cui mira il Pai. «Ma il tutto va realizzato con maggiore celerità - afferma Di Gregorio - intervenendo soprattutto nella formazione del personale: i corpi di protezione civile, da quello forestale alle unità delle province, vanno rafforzate anche in termini qualitativi».
 Dove le lottizzazioni hanno coinvolto i letti dei fiumi e dei ruscelli bisogna studiare caso per caso come intervenire: a Pirri, municipalità di Cagliari, ad esempio, alcune aree dove c’erano i corsi d’acqua sono state del tutto cementificate. In questo caso occorre potenziare le strutture di deflusso idrico. Altrove, spiega Di Gregorio, «si può intervenire con opere di protezione e difesa. A Capoterra, ad esempio, con la sistemazione, a monte, dei bacini. Oggi, però, occorre vigilare per impedire che si costruisca a ridosso dei fiumi e dei ruscelli. Altrimenti capitano i disastri».
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Sassari
Thiesi. Oggi si parla di «emergenza educativa» 
 
THIESI. Si svolgerà oggi, dalle 18.30 nella sala “Aligi Sassu” l’incontro dibattito “L’Emergenza educativa tra affermazione e ricerca di senso”. L’iniziativa, promossa dal centro culturale di Thiesi, con il patrocinio dell’assessorato ai Servizi Sociali e alla Pubblica Istruzione del Comune, prenderà lo spunto dalla presentazione dell’ultimo libro di Felice Nuvoli, docente di Pedagogia Generale presso l’Università di Cagliari, dal titolo “Affermazione e Ricerca di senso”. Accanto all’autore sul banco dei relatori prevista la partecipazione di Gavino Cabras, dirigente scolastico della Scuola media di Thiesi e di don Giuseppe Virgilio, sacerdote diocesano. “Che cosa è l’educazione? Perché l’educazione e quale il suo fine? Quando e come educare? Chi è l’educatore?”. Queste sono solo alcune delle domande fondamentali a cui il testo presentato cerca di dare una risposta entrando nel merito della natura e degli scopi ultimi del discorso educativo. Per fare questo l’autore traccia un articolato quadro storico dei principali dibattiti pedagogici e filosofici che intorno a questo tema si sono intrecciati nel corso dei secoli, a partire dalla “paideia” greca, fino a giungere ad una riflessione sull’esperienza attuale.
L’iniziativa proposta a Thiesi sarà la quinta di un percorso che ha già fatto tappa in altri realtà della Sardegna quali Bosa, Ossi, Benetutti e Pattada.
Antonio Carboni 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Il romanzo d’esordio di Paolo Maninchedda, oggi la presentazione 
 
SASSARI. Un romanzo d’esordio intenso e profondo, che coinvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina in un intrigo politico giudiziario che ha come cornice il paese di Gitile, al “confine di ogni cosa”, in una Sardegna di quarant’anni fa. È Diaspora (Marietti, 16 euro), di Paolo Maninchedda che si cimenta nel genere dopo la raccolta di racconti, Non toccate la gramigna, uscito nel 2001.
 L’autore incontrerà i lettori oggi, con l’introduzione della consigliere regionale Simonetta Sanna e del direttore del settimanale “Tempi” Luigi Amicone. L’appuntamento, organizzato dalla Libreria Internazionale Koinè con la collaborazione dell’Università di Sassari, è in Aula Eleonora D’Arborea (all’Università centrale, in piazza Università), alle 18.  Paolo Maninchedda vive e lavora in Sardegna. Ha quarantasei anni, è Consigliere regionale e professore di Filologia romanza all’Università di Cagliari. Collabora con diverse testate giornalistiche.
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
I medici e l’obiezione di coscienza, un incontro promosso dall’Amci 
 
 SASSARI. La Sezione di Sassari dell’Amci, l’associazione medici cattolici italiani, in occasione dell’apertura del nuovo anno sociale 2008-2009, promuove per sabato prossimo l’incontro dal titolo: «Obiezione di Coscienza: Significato e Attualità».
 All’appuntamento, di grande attualità, interverranno don Gianni Pinna, moralista, assistente ecclesiastico Amci Sassari (Formazione della Coscienza morale); Salvatore Pisu, medico e docente di Bioetica presso l’università degli studi di Cagliari (Fondamenti etici e deontologici); Marina Casini, giurista e ricercatrice di Bioetica presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma (Obiezione di coscienza: un istituto ancora valido?).
 Moderano i lavori Benedetto Arru, consigliere nazionale Amci e presidente della sezione Amci di Sassari e Mario Oppes, presidente del Comitato di Bioetica dell’Ordine dei Medici di Sassari.
 L’incontro avrà luogo sabato prossimo alle 11 nella sala conferenze del “Villino Ricci”, viale Dante 2, Sassari.
 L’interesse di questo incontro risiede nella sua completezza in quanto il tema dell’Obiezione viene trattato in modo organico sia sotto l’aspetto morale (cosa vuol dire agire secondo coscienza?), sia sotto quello etico, deontologico e giuridico.
 Particolare attenzione sarà poi data nel corso dell’incontro al futuro e all’attualità di questo Istituto, dalla cosiddetta contraccezione d’emergenza all’etica della sperimentazione fino ai temi di fine vita.
 Proprio a questo risponderà l’intervento della dottoressa Marina Casini, (esperta di Biodiritto e stimata ricercatrice dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica, che è anche autrice di numerose pubblicazioni) che avrà come titolo: «Obiezione di Coscienza: un Istituto ancora valido?».
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
ACCADEMIA BELLE ARTI 
Presentato il nuovo corso triennale in Didattica dell’arte 
 
SASSARI. I tempi sono stretti: le iscrizioni scadono il 31 ottobre e la prova d’ammissione è fissata per il 4 novembre. L’Accademia di Belle Arti ha scelto comunque di mobilitarsi per aprire la strada alla scuola di Didattica dell’arte, il settimo e specifico ramo dei corsi di diploma triennale di primo livello. Così l’offerta formativa si arricchisce di un nuovo percorso.
 Nicola Maria Martino, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, ha illustrato il progetto assieme a Marcello Madau e Paola Pintus, rispettivamente prodirettore e docente di Beni culturali e ambientali e insegnante di Pedagogia e Didattica dell’arte. Sulla base di un recente provvedimento ministeriale, la scuola di Didattica dell’arte si prepara ad accogliere candidati attesi non solo dall’isola ma anche da altre sedi.
 «Inizialmente prevista in una successiva stagione accademica, la scuola con specifica percorrenza e diploma triennale di primo livello potrà invece rappresentare, già da questo anno accademico 2008-2009 una preziosa e originale risorsa formativa per il territorio - ha ribadito il direttore Martino -. Si tratta di un’assoluta novità per la Sardegna e di una delle poche scuole del genere in campo nazionale. Abbiamo fiducia nella qualità di questa scelta».
 Tra le materie previste sono comprese Estetica, Teoria della percezione e Psicologia della forma, Teoria e Metodo dei mass media, Museologia, Storia dell’arte e costume, Design, Tecnologia dell’informatica, Applicazione digitali e visive oltre a Beni culturali e ambientali e a Pedagogia e Didattica dell’arte. Dall’indirizzo web www.hdemiass.org/docs/AA 2008-09/offerta-formativa.php si può trarre l’elenco completo delle materie previste dalla scuola di Didattica dell’arte.
 «La scuola vuole assicurare agli allievi un’adeguata padronanza dei metodi e delle tecniche comunicative - ha sottolineato Marcello Madau -. Trasmissione e comunicazione delle modalità di realizzazione delle opere d’arte sono campi di approfondimento assieme agli elementi di conoscenza finalizzati alla cura degli allestimenti e alla promozione degli eventi tramite uffici stampa. In Sardegna c’è davvero bisogno di operatori che sappiano rispondere alle molteplici esigenze di presentazione e fruizione di un patrimonio e di un’attività in campo artistico che vedono una diffusione nelle diverse realtà territoriali. Si può pensare, per esempio, al sito sassarese del Carmelo, prescelto come polo museale di arte contemporanea».
 La professoressa Paola Pintus ha messo in evidenza, invece, la possibilità per gli ammessi a “Didattica dell’arte” di affiancare allo studio teorico esperienze pratiche in enti e istituzioni pubbliche e private.
 «Sugli sbocchi - ha aggiunto -, il diploma triennale va senz’altro incontro all’importante obiettivo di formare specialisti di cui c’è veramente bisogno. In ambito locale immaginiamo la progressiva riscoperta del Castello. Un filone che richiama l’esigenza di promozione e valorizzazione della risorsa culturale». Il direttore Nicola Maria Martino ha messo inoltre l’accento su sinergie che nel rispetto dei ruoli sono state definite con la facoltà universitaria di Lettere e Filosofia, tramite un protocollo d’intesa. «Per quanto riguarda il rapporto tra la scuola di Didattica d’arte e il territorio - ha considerato il direttore dell’accademia di Belle Arti -, credo che ci siano seri sbocchi di lavoro a partire dagli enti locali, dai Comuni, che hanno bisogno di operatori all’altezza della promozione del bello, di una più accurata ed efficace divulgazione in ambito artistico e culturale».
Marco Deligia 
13 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Si chiude oggi il Forum internazionale di Cagliari sui diritti e i doveri di chi usa Internet 
Rodotà: «Abusi con le tecnologie» 
«Il potere di pochi è un limite». E il federalismo diventa digitale 
«I governi danno risposte a buon mercato ai problemi della sicurezza» 
 
 CAGLIARI. Politica e Internet: al Forum internazionale di Cagliari che si chiude oggi è stato tracciato un primo bilancio sui temi discussi nei seminari tecnici. La sintesi a cui si giungerà stamani costituirà la base per l’incontro che si terrà in India a dicembre e in cui si cercherà di scrivere la Carta dei diritti per chi naviga sul Web. Dunque, la politica si è interrogata sull’uso delle tecnologie anche grazie alle esperienze del governo locale: partecipazione al sistema politico, voto elettronico, su tutti. E si scopre che persino il federalismo fiscale è sinonimo di digitale.
 Non c’era il ministro dell’Innovazione, Renato Brunetta, impegnato a Roma. Un peccato per i 133 ricercatori dell’Università che volevano confrontarsi con lui e che hanno esposto due striscioni: il primo a sostegno «dell’Università libera e pubblica»; il secondo per annunciare, secondo il vecchio schema di un necrologio, «la morte della Ricerca». Così i 17 strutturati e i 31 precari dell’Università di Cagliari hanno esposto le proprie ragioni contro la legge 133 che blocca il rinnovo dei contratti atipici al terzo anno, causando la perdita di personale altamente qualificato.
 L’ex garante della Privacy, Stefano Rodotà, docente di Diritto civile alla Sapienza di Roma, accetta «in diretta» la carica di presidente del nuovo organismo sociale Igf-Italia. E poi sintetizza tre questioni: la gestione dei beni comuni, l’accesso e il rapporto con la politica. E lancia un monito, riprendendo il concetto espresso il giorno precedente dal presidente della Regione, Renato Soru: «Guai all’abuso dei sistemi di videosorveglianza», avverte Rodotà, «che con il pretesto di darci più sicurezza ci trasformano in una società meno democratica. E guai anche a consentire che uno o pochi privati si approprino di un bene pubblico quale è Internet».
 Rodotà non si nasconde, né ricorre alle perifrasi e va, invece, al cuore del problema: «La tecnologia è un fatto positivo ma bisogna stare attenti a non fare scelte sbagliate che non saranno facilmente modificabili e soprattutto in un prossimo futuro potrebbero rivelarsi nefaste dal punto di vista della libertà e della democrazia».
 La politica, dice, ha un vizio: tentare di risolvere i problemi con la tecnologia. «C’è il problema dei Rom e della sicurezza in genere? La risposta è videosorveglianza, braccialetti, microchip sotto pelle. Ma è solo un modo di fare la faccia feroce per dare una risposta a buon mercato ai problemi. Con sistemi che vanno al di là del legittimo».
 Stefano Rodotà parte dal presupposto che viviamo in un mondo in cui emergono beni comuni: «Anche la conoscenza che viaggia sulla Rete è un bene comune e perciò non può essere lasciato nelle mani di mediatori privati, anche se questi hanno nomi altisonanti come Google». (Proprio l’esempio di Google era stato fatto anche da Soru).
 «Il rispetto dei dati personali», è la tesi di Rodotà, «dev’essere intesa come condizione per non essere discriminati, come proiezione nel mondo della libertà e non come condizione per chiudersi in se stessi».
 Federalismo fiscale e digitale nei contributi di Massimo Dadea, assessore agli Affari generali, e Michele Vianello, vicesindaco del comune di Venezia. Lo scopo è anche quello di rendere universale l’accesso a banda larga in tutti i Comuni della Sardegna. Si elabora un piano digitale che punta al monitoraggio delle gestioni delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli. Ma il Federalismo fiscale, certamente, non si basa solo sulla parte contabile perché vuol dire anche contare su un sistema che si sposta dalla spesa all’efficienza.
 Dell’adozione del cosiddetto «Protocollo Ipv6», il nuovo sistema che ha a che fare con gli indirizzi Internet, ha parlato Laura Abba, dirigente dell’Istituto di telematica del Cnr di Pisa. «Il passaggio al nuovo protocollo dovrà avvenire al più presto - è stato detto - perché ormai il vecchio sistema Ipv4 è arrivato a saturazione». Significa che pubbliche amministrazioni e aziende private dovranno cambiare metodo di lavoro anche perché se non ci si adegua presto ci sarà l’esaurimento degli indirizzi Internet. Dopo numerosi interventi prevalentemente improntati sul Web visto non tanto come strumento tecnologico, ma soprattutto come sistema di relazioni sociali, luogo di scambio di conoscenza e condivisione del sapere, a chiudere i lavori è stato Stefano Trumpy, presidente dell’Isoc, la Sezione italiana di Internet society.
 «Con questo dell’Internet Governance Forum Italia abbiamo raccolto i vari portatori d’interesse della Rete», ha concluso Trumpy, «e il risultato è stato molto positivo perché è emersa una gran voglia di confronto e di collaborazione tra rappresentanti della società civile, del Governo, del mondo accademico e delle aziende che operano sul Web». Per stamani sono previsti, tra gli altri, gli interventi del rappresentante del governo del Brasile Claudio Prado, Thomas Schneider, presidente dell’Associazione per i diritti umani nella società dell’Informazione e Markus Kummer coordinatore esecutivo all’Onu per il World summit sulla società dell’informazione.
 
 
 
 

Questionario e social

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