UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 10 dicembre 2008

Mercoledì 10 dicembre 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 dicembre 2008
Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa

L'UNIONE SARDA
 
LA NUOVA SARDEGNA
 

1 – L’Unione Sarda
Cronaca regionale – pagina 6
Nuove energie, più sviluppo
Fonti alternative, rinnovabili ed ecosostenibili  
Convegno a Sassari per dimostrare che solo nuove fonti energetiche potranno portare un maggior sviluppo in Sardegna e una minore dipendenza da carbone e petrolio. Il parere dei sindaci.
LUCIO SALIS
 
SASSARI Energie rinnovabili ed ecosostenibili per promuovere lo sviluppo dell'Isola. È la ricetta emersa ieri nel corso di un convegno promosso dalla Fondazione Antonio Segni. Solo attraverso il risparmio delle risorse e lo sfruttamento di nuove fonti si può colmare il gap che penalizza la Sardegna. Lo ha detto a chiare lettere Giorgio Palazzi, dirigente dell'Enea (Ente nazionale energie alternative): «La Sardegna dipende, per il 98 per cento, da petrolio e carbone, mentre utilizza le fonti rinnovabili in percentuali decisamente inferiori a quelle nazionali. Allo stesso tempo, i sardi consumano una quantità doppia di energia elettrica rispetto agli altri italiani. Il motivo è presto detto: l'Isola non può contare sul gas». Su queste basi, la Fondazione si è fatta promotrice (già da diversi anni) di un dibattito che, sotto l'impulso dell'europarlamentare Mario Segni, vuole rompere con una situazione energetica ancorata a parametri ormai obsoleti. Come hanno dimostrato gli interventi di politici, scienziati ma soprattutto amministratori comunali e imprenditori. In un confronto sempre teso, ricco di spunti, ma condotto evitando schematismi e facili entusiasmi. Proprio Palazzi, infatti, ha ammonito che accanto ai fattori positivi delle energie rinnovabili (disponibili, virtuose, suscettibili di creare elevata occupazione) ci sono quelli negativi (discontinuità, bassa densità e alti costi).
Detto questo, l'iniziativa della Fondazione Antonio Segni ha avuto il merito di mettere in evidenza un'immagine dell'Isola con alcuni aspetti sorprendenti. La politica, attraverso gli assessori regionali Concetta Rau e Cicito Morittu, ha riaffermato l'impegno alla promozione delle energie rinnovabili nel territorio attraverso la programmazione del settore, scelte precise e il sostegno della ricerca. Che in Sardegna significa soprattutto università e CRS4. Così Alfonso Damiano, del dipartimento di Energia elettrica ed elettronica dell'ateneo cagliaritano, ha illustrato gli studi condotti, in collaborazione con "Sardegna ricerche", nel campo del fotovoltaico. Mentre Gabriele Mulas, del dipartimento di Chimica dell'università di Sassari, si è soffermato sulle nuove frontiere aperte dallo sfruttamento dell'idrogeno.
Ma ieri è balzata in evidenza anche un'altra Sardegna, per certi versi più avanti rispetto alla politica e alla stessa scienza, che vuole misurarsi, in concreto, con le nuove frontiere dell'energia. Con una mentalità già proiettata nel futuro, come quella di Pasquino Porcu, sindaco di Mores, che vorrebbe risanare l'ambiente e affrancare il proprio paese dalla schiavitù delle bollette. Puntando sul fotovoltaico. «Mores ha la disgrazia di un territorio devastato dai cavatori di sabbia. Noi vorremmo porvi rimedio raggiungendo tre obiettivi: realizzare un parco fotovoltaico in grado di produrre l'energia che ci serve, creare un'area di sviluppo nelle zone compromesse dalle cave, risanare l'ambiente. Ottenendo 2 megawatt potremmo soddisfare tutte le esigenze del paese».
Autosufficienza, ma non solo. Perché Porcu vorrebbe che a Mores nascesse un centro pilota per lo studio e la promozione del fotovoltaico, «un settore nel quale l'Italia è ultima in Europa, mentre la Sardegna è ultima in Italia».
La sua proposta non ha però suscitato entusiasmi nell'Isola, «quando ne ho parlato alla Regione, il consulente dell'assessore ha sollevato un mucchio di difficoltà», mentre ha riscosso un certo interesse all'estero, «mi sono arrivate diverse risposte dalla Germania. Ma io vorrei che "Sardegna ricerche" venisse da noi, poi i soldi per realizzare il progetto li troviamo».
Se Porcu spera, il sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti, ha detto di vivere un momento «di eventi straordinari improntati ad ecosostenibilità ed ecocompatibilità». Tutto in seguito al G8, il summit mondiale previsto per la prossima estate. «Ero un re senza regno, col territorio comunale occupato da servitù militari. Ora sono sparite quasi tutte. In poco tempo è stata bonificata l'area (150 mila metri quadrati) dell'ex arsenale. Lavorando giorno e notte, sono stati portati via 2800 semirimorchi di materiale, caricato su due navi, che facevano servizio giorno e notte, quindi riversato in discariche autorizzate. Tutto con una spesa di 30 milioni di euro».
Nella zone dell'ex arsenale sorgerà il cuore del G8, con hotel a cinque stelle e centro congressi, «che vivrà autonomamente, dal punto di vista energetico, grazie all'installazione di 240 piccole centrali eoliche. Diventeremo un parco internazionale della ecocompatibilità».
Previsti anche interventi di edilizia residenziale pubblica «fra i più avanzati in Italia anche dal punto di vista architettonico, che prevedono l'impiego di fonti energetiche rinnovabili».
Sullo stesso fronte, l'architetto Cristiano Gemma, del Club Mediterranée, ha illustrato come verrà ristrutturato il vecchio complesso sorto negli anni Cinquanta, puntando sulla ecocompatibilità degli interventi e sull'impiego di energie rinnovabili «in seguito a impegni già presi con Enea ed Enel». Via quindi i vecchi tucul di ispirazione polinesiana, le costruzioni passeranno dalle attuali 600 a 250, con l'individuazione di una fascia completamente libera, dalla battigia all'interno, larga 150 metri.
La progettazione definitiva in corso è il frutto «di un ripensamento globale che prevede una ecosostenibilità a 360 gradi, frutto di una serie di studi sul territorio, non solo di tipo paesaggistico, ma anche ambientale, perché si tratta di una materia prima non rinnovabile che non può essere sprecata. Il nostro principale obiettivo è stato il rispetto del sito».
2 – L’Unione Sarda
Pagina 44 – Cultura
Cent'anni di magia
Cagliari ricorda De Martino
Angioni, Cherchi, la Gallini e Pinna: dagli allievi un ritratto del maestro italiano di antropologia  
 
Ieri Cagliari non ha celebrato Ernesto De Martino nel centenario della sua nascita. Lo ha onorato. Pochissimo spazio per l'aneddotica, nessuno per l'enfasi, molto per le riflessioni sul pensiero di un grande dell'antropologia nato tre giorni dopo Claude Lévi-Strauss (al quale il primo dicembre tutto il mondo pensante ha fatto gli auguri per il secolo di vita) ma morto ben 43 anni fa, nel maggio del '65.
Un'esistenza breve e densa con una significativa parentesi sarda: fu all'università di Cagliari che il primo e più importante analista del magismo trovò, cinquantenne, la cattedra di Storia delle Religioni dopo un percorso di ricerca brillante e indipendente tra Napoli, Bari e Roma. De Martino portò con sé una giovane laureata lombarda, Clara Gallini, futura protagonista dell'antropologia italiana, destinata tra l'altro a sistemare gli appunti e le annotazioni del maestro nel volume postumo “La fine del mondo”: assistente volontaria, neanche una lira dall'ateneo isolano, dovette dividersi tra l'insegnamento al liceo Siotto («E chi gliela contende una cattedra in Sardegna?» sorrise il funzionario ministeriale accogliendo la domanda), le ricerche sul campo e l'Università. Ieri mattina c'era anche lei a testimoniare l'avventura intellettuale demartiniana, al convegno organizzato nella sala Cosseddu dell'Ersu dall'Università di Cagliari, l'Istituto superiore etnografico della Sardegna (che ha portato il film “La taranta” girato nel '61 da Gianfranco Mingozzi) e l'Associazione internazionale Ernesto De Martino con Giulio Angioni, Placido Cherchi e Tomasino Pinna. Tutti allievi e interpreti di una lezione umanistica che seppe andare controcorrente in tempi in cui la “corrente” era impersonata da Benedetto Croce.
Per una mattina a Cagliari è risuonata ancora la lezione laica di un uomo curioso dell'Uomo, meravigliosamente inattuale in questi tempi contraddittori di scappatoie irrazionaliste e di pensieri pronti ad arruolarsi - a volte in una legione straniera per transfughi dal liberalismo e dall'illuminismo - tra i ranghi blindati di una Gerarchia.
Dopo aver brevemente ricordato le ricerche sull'argia, e quanto lo studio della “taranta sarda” stupì gli allora giovani studenti sardi, Angioni ha infilato un paradosso solo apparente, inaugurando una mattinata dedicata alla memoria con l'elogio demartiniano del «liberatorio dimenticarsi». Ma non sono gli studi o le acquisizioni dell'etnologia a dover finire nel «felice oblio» di cui scrive “La fine del mondo”: sono «gli antichi atti» divenuti per noi culturalmente una seconda natura. Insomma: non devo tornare ogni mattina al punto zero della storia umana per darmi ragione del mio levarmi e assumere la stazione eretta.
Ma prima di analizzare questa consuetudine alla vita - così come la conosciamo, così è determinata dalla cultura che abbiamo assorbita - De Martino dovette difendere le sue intuizioni su una trincea concettuale apparentemente, questa sì, di grado zero: la presenza . È stato Cherchi - con la passione di chi ricostruisce a tavolino le grandi battaglie del passato, disponendo le armate e riproponendo le manovre strategiche dei reparti - a ripercorrere le tappe del pensiero pubblico dell'antropologo. Prima lodato da Croce per l'acume del “Mondo magico” pubblicato nella collana viola dell'Einaudi che dirigeva insieme a Pavese, poi stroncato dopo maturo ripensamento da Don Benedetto: quel trattare i poteri magici come “cose” mandava gambe all'aria un concetto di realtà vecchio di millenni. Il parlare di magismo come età storica non poteva piacere all'establishment filosofico, ed ecco quindi le bordate di Croce e di Paci, ma anche il silenzio gelido del maestro di De Martino, Omodeo. La reazione è sorprendente: con una tattica di ripiegamento dettata secondo Cherchi dalla metis , l'astuzia dell'intelligenza, lo studioso accoglie le critiche, vi si adegua, in apparenza le sposa quando, nell'introduzione alla “Origine dei poteri magici” di Durkheim, Mauss ed Henri, a proposito della storicizzazione della presenza bacchetta (proprio come un ortodosso ontologista) chi vuole «sottrarsi ad un pantano tirandosi per i capelli». L'eresia è rientrata, ma ecco che scrivendo su Aut aut l'articolo su “Crisi della presenza e reintegrazione religiosa” «adotta il metodo controdeduttivo come in un tribunale» ed esponendo gli argomenti dell'accusa riesce in profondità a svuotarli. È in questione, ancora una volta, il cigolare del “sereno autoappartenersi”: pur non essendo un cantore o un cultore del concetto di crisi, De Martino vi si appoggia per fotografare il costante bisogno umano di metastoria, di narrazioni che diano senso quando nel nostro consueto panorama culturale si apre un crepaccio. Un itinerario - dall'apostasia al mea culpa fino al riaffermare la “culturalità” del non razionale - «che troviamo descritto come una felice contraddizione, mentre è il segno di una difficile coerenza».
Un'autonomia di pensiero che si sposa bene con il puntiglio raccontato dalla Gallini: la meticolosità di un docente che con mezzo secolo d'anticipo sui “moduli” metteva in programma solo mezzo libro, ma pretendeva che lo studente dimostrasse d'averlo capito. Un'ampiezza mentale inconciliabile con la militanza politica disciplinata ma anche con le professioni di anticlericalismo, che infatti non riusciva ad apprezzare. Non che lo studio della religione potesse convertirlo: è stato Tomasino Pinna a ricordare come secondo De Martino l'esplorazione dello spirituale si potesse fare secondo due itinerari: «Procedendo verso la fede o verso la ricostruzione storiografica, ma questa seconda è una strada di sola andata». Non si può abbracciare un credo dopo averlo analizzato in quanto “apparato tecnico” per superare un momento di crisi, che sia la guerra, la pubertà, l'attraversamento di territori sconosciuti o un'altra apocalisse - privata o collettiva, ciclica o inedita.
CELESTINO TABASSO
3 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cronaca di Cagliar
Statuto speciale, venerdì convegno
   
“Proposte per un progetto di Statuto speciale per la Sardegna”. È il titolo del convegno in programma venerdì dalle 10,30 nel Teatro ex Istituto Ciechi (Facoltà di Scienze Politiche) in via Nicolodi 104. Il Convegno è organizzato, nell'ambito degli incontri previsti per i 60 anni di autonomia in Sardegna, dall'associazione degli ex consiglieri regionali e dalla facoltà di Scienze politiche dell'Università degli studi di Cagliari. Presiede Maria Rosa Cardia, presidente dell'Associazione ex consiglieri regionali della Sardegna e direttore del master Esperti della Pubblica amministrazione in Sardegna. Intervengono: Andrea Deffenu (Scienze Politiche), Paolo Fois, facoltà di Giurisprudenza di Sassari e Andrea Raggio.

 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
Il Giappone premia il professor Puddinu
 
SASSARI. Il professor Paolo Puddinu, ordinario all’università di Sassari, il 1º dicembre scorso ha ricevuto dell’ambasciatore del Giappone in Italia, Hiroyasu Ando, l’Ordine del Sol Levante, Raggi in Oro con Rosetta, per il suo prezioso contributo per l’insegnamento della lingua giapponese.
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 41 - Cultura e Spettacoli
La Sardegna e l’Africa Romana 
Da domani a sabato a Olbia un convegno internazionale fa il punto della ricerca su un tema di grande interesse 
Promosso dall’Università di Sassari l’incontro mette a confronto le esperienze di studiosi di varie nazionalità
Quasi duecento le comunicazioni previste nei tre giorni 
MARCELLO MADAU 
 
Ritorna in Sardegna - e ad Olbia, dopo l’edizione di dodici anni fa - il convegno internazionale di Studi l’Africa Romana, promosso dall’Università di Sassari (Facoltà di Lettere e Filosofia - Dipartimento di Storia), dalla Scuola europea di dottorato “Storia, letterature, culture del Mediterraneo” e dal Centro di studi interdisciplinari sulle province romane. Anche quest’anno sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
 È la sua XVIII edizione. Il regista princeps e antico fondatore è Attilio Mastino (docente di Storia Romana e Pro-Rettore dell’ateneo sassarese). Si annunciano tre giorni di interventi, relazioni, presentazioni, che si svolgeranno su di un tema di eccezionale interesse: «I luoghi e le forme dei mestieri e della produzione nelle province africane»: aspetti economici, artistici e artigianali, salari, tecniche, strumenti di lavoro, associazioni professionali, edifici, impianti produttivi del lavoro.
 Aprono, alle nove di domani giovedì 11 dicembre presso il Melia Hotel Resort (sala Scirocco-Libeccio), prestigiose autorità accademiche e della tutela (Alessandro Maida, Angela Donati, Fulvia Lo Schiavo, Aldo Maria Morace, Antonello Mattone) e rappresentanti delle istituzioni (Gianni Giovannelli, Anna Pietrina Murrighile e Maria Antonietta Mongiu). Dopo le presentazioni di 16 volumi, parte (nel primo pomeriggio, ore 15) un vero tour de force, un’immersione piena ed articolata nei saperi di antichisti provenienti da vari paesi: agli studiosi italiani, presenti ovviamente in gran numero e con una ricca ‘delegazione’ sarda, si aggiungono quelli nord africani (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia), francesi, tedeschi, inglesi, belgi, statunitensi e della penisola iberica.
 Molti nomi di altissimo livello e in tutto 186 (centottantasei) comunicazioni divise in quattro sessioni: “I luoghi e le forme dei mestieri e della produzione nelle province africane” e “nelle altre province romane”, “Epigrafia” e una dedicata ad “Olbia”.
 Attraverso questo tema, opportunamente suscitato, si può ben andare oltre il classico e tradizionale “descrizionismo” dell’archeologia, raggiungendo attraverso il segno scomparso e poi riemerso i quadri delle società di riferimento, entro i quali svolgono un ruolo di grande significato le forme dei lavori distribuiti nei vasti luoghi dell’ecumene romano.
 Ceramisti, coroplasti, metallurghi, intagliatori, incisori; commercianti e trasportatori, esperti idraulici e mosaicisti; scalpellini, scultori, orafi; lavoratori del sale, della caccia, dello spettacolo; dell’olio, del grano, delle erbe aromatiche. Nei tre giorni - e negli atti che seguiranno fra uno o due anni, con la consueta straordinaria capacità di restituzione editoriale da parte dell’Università sassarese - vedremo tradizioni talora alla base di quanto oggi facciamo. Ancora sullo sfondo (eppure presente, eccome) la condizione del lavoro: emerge in questo convegno dalle iconografie, dall’impiego dei barbari, dalla presenza di mano d’opera spesso schiavile.
 Dell’Africa Romana, convegno al quale sono particolarmente affezionato (anche perché l’ho visto nascere e si lega ai primi anni della mia vicenda professionale), ho sempre amato quell’aria internazionale che iniziò a spalancarsi, come ossigeno un tempo non molto frequente nella città di Sassari, ospite guardinga dei primi anni, e in Sardegna. Le dosi di ossigeno, talora, erano così forti e ravvicinate da creare quella tipica euforia determinata dalla rarefazione dello stesso.
 Oggi, a distanza di venticinque anni dal primo convegno sassarese (si chiamano nozze d’argento, mi pare), all’ossigeno ci siamo persino abituati, perché in un quarto di secolo la ricerca - pur fra mille contraddizioni - è cresciuta. Lorsignori che governano sappiano che non è un lusso ed è sempre una spesa che rientra, anche se non la vedi subito negli scaffali degli ipermercati: sappiamo che capita di rinunciare a ciò che non si capisce, ma non sta bene far rinunciare gli altri. Speriamo che Lorsignori non pensino di vendere l’ossigeno a caro prezzo in qualche fast-food museale, visto che il supermanager dei musei nominato dal Ministro Bondi è un esperto in cheese-burger e casinò.
6  - La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Cagliari
Pili alla guida dell’università 
Il sindaco di Terralba presidente del Consorzio uno 
 
ORISTANO. Sarà il sindaco di Terralba, Gian Pietro Pili (nella foto), a sostituire alla guida del Consorzio universitario 1, l’ex primo cittadino del capoluogo, Antonio Barberio. Pili è stato nominato ieri mattina dall’assemblea dei soci del Consorzio uno. Gian Pietro Pili, attuale consigliere provinciale, rimarrà in carica per i prossimi 3 anni. La nomina di Pili, scelto quale rappresentante dell’Amministrazione provinciale, ha lasciato nuovi strascichi e polemiche soprattutto tra i soci privati del Consorzio 1. Così come per l’ex deputato Giovanni Marras, non è stata contestata la scelta della persona, ma il modo con il quale è avvenuta la nomina del neo presidente. Si è trattato di una spartizione tra i partiti di centro destra che governano Provincia e Comune di Oristano. Nella recente lottizzazione degli Enti era finita anche la poltrona dell’Università. In passato proprio per evitare indebite ingerenze dei partiti si era sempre scelto tra il presidente della Provincia o il sindaco del Comune capoluogo. Ieri è stata infranta una tradizione, come hanno tenuto a sottolineare anche nella riunione di ieri i soci privati. Come previsto quindi nella precedente riunione, il presidente della Provincia, Pasquale Onida, dopo il rinvio aveva chiesto una settimana di tempo per individuare un altro nominativo dopo la bocciatura dell’ex parlamentare Giovanni Marras.
 Ieri mattina, alla presenza dei soci, Provincia e Comune di Oristano, Camera di Commercio, Associazione dei commercianti, Associazione degli industriali, l’Aymo Consulting, Consorzio turistico Sardegna nord, la Faita, Ente bilaterale del turismo, Biotecne e 3A, Pasquale Onida ha proposto il nominativo del sindaco di Terralba, Gian Pietro Pili. Il nominativo è stato il frutto dell’ultima mediazione tra i partiti del centro destra.(e.s.)
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Nuoro
ARCHIVIO DI STATO 
Una ricerca sul tracoma nella Giornata del disabile 
 
NUORO. È stato quasi come rituffarsi nella Sardegna del passato, quando i paesi dell’Ogliastra vivevano isolati nella loro povertà e la città di Alghero non era certo una meta turistica ambita. Una Sardegna dove la malaria e la tubercolosi la facevano da padrone, a causa della scarsa igiene e dell’estrema indigenza del popolo. L’Archivio di Stato, grazie alla sensibilità della sua direttrice, la dottoressa Angela Orani, è stata l’unica istituzione cittadina ad aver celebrato ieri (3 dicembre) la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità.
 E lo ha fatto in maniera molto originale, presentando uno studio sulla presenza del tracoma nella Sardegna dell’Ottocento e del Novecento. Il tracoma è una grave forma di infezione della congiuntiva e della cornea ad andamento cronico, causata da un batterio. Pur essendo poco contagioso, si diffonde con facilità in presenza di scarse condizioni igieniche, dovute spesso a situazioni di estrema povertà. La ricerca presentata a Nuoro vedeva messe a confronto la situazione di Alghero, studiata dalla professoressa Lucia Pozzi, docente di demografia all’Università di Sassari, con quella di due paesi dell’Ogliastra molto vicini. Urzulei e Talana, studiati dalla dottoressa Paola Maria Melis. Quest’ultima, originaria di Seneghe con alle spalle anni di lavoro negli Stati Uniti, oggi è tecnologo dell’Istituto di Genetica delle Popolazioni del CNR di Sassari. «Un ruolo importante, per il successo di questa ricerca, - ammette la dottoressa Melis - lo ha giocato proprio Nuoro, visto che ho proceduto alla consultazione dei registri del Fondo “Liste di Leva”, conservato nell’Archivio di Stato del capoluogo barbaricino, uno dei pochi ad aver salvato questo tipo di reperti». Un’altra fonte inesauribile di notizie per la dottoressa è stata la memoria storica del dottor Bachisio Latte, oculista per molti anni in città, oggi pensionato a Sassari, che è stato uno dei primi ispettori dell’Epa (Ente provinciale antitracomatoso). «Il dottor Latte - continua Melis - ispezionava le scuole. C’è da dire che Sassari è stata la prima città sarda ad aver creato, nel 1902, una scuola per tracomatosi. La scuola è conosciuta ancora con questo nome e si trova nel centro storico. La provincia di Nuoro, invece, ha iniziato molto più tardi. Ad esempio a Urzulei la prima classe differenziale è stata creata soltanto nel 1960». Oggi il tracoma, come altre malattie legate alla povertà, non è più un problema della Sardegna. «Tuttavia - ha concluso amaramente la dottoressa Melis - ci sono Paesi nel mondo (come India, Cina e molti stati africani) dove il tracoma colpisce ancora migliaia di persone. Basterebbe migliorare l’igiene delle abitazioni e l’accesso all’acqua. Una risorsa che, invece, sempre più spesso viene privatizzata».
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
Una via per Tangheroni 
Lo ha deciso la giunta comunale 
 
 IGLESIAS. La via Campidano cambierà nome in via Marco Tangheroni. Lo ha deciso la giunta comunale nel corso di una delle ultime sedute. La cerimonia ufficiale dell’intestazione della via allo medievalista pisano, autore di un fondamentale libro sulla città dalle origini sino al medioevo, avverrà probabilmente il prossimo 11 febbraio, quinto anniversario della scomparsa dello storico, conosciuto in città anche per avere insegnato per diversi anni all’università di Cagliari. Tangheroni nel corso dei suoi studi ha toccato diversi aspetti della realtà medievale, da quelli economici a quelli religiosi, interessandosi soprattutto all’area mediterranea.
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
La Sardegna, che oggi usa al 98 per cento petrolio e carbone, vuole cambiare 
Energie rinnovabili, si può 
Gli esempi del G8 alla Maddalena, di Mores e del Club Med 
CONVEGNO A SASSARI Un dibattito organizzato dalla Fondazione Segni 
FABIO CANESSA 
 
SASSARI. Nel taccuino degli otto big del pianeta che alla Maddalena si siederanno attorno allo stesso tavolo è un argomento evidenziato in rosso. Quello delle energie rinnovabili sarà uno dei temi caldi del G8.
 All’appuntamento di luglio, davanti agli occhi di Barack Obama e degli altri leader mondiali, l’isola vuole presentarsi come un regione all’avanguardia su questo terreno. Per fare il punto su alcune linee di ricerca e sulle applicazioni più innovative nell’arcipelago che ospiterà il summit, e più in generale su tutto il territorio regionale, si è svolto ieri a Sassari un convegno, organizzato dalla Fondazione Antonio Segni, dal titolo «Energie rinnovabili ed ecosostenibili in Sardegna».
 Il punto di partenza non è certo tra i migliori. In un paese come l’Italia, in ritardo nell’uso di energie pulite rispetto ad altri Stati europei, l’isola è ancora più indietro: «La Sardegna - ha segnalato Giorgio Palazzi, direttore del dipartimento energia Enea - utilizza moltissimo fossile. La media, il 98 per cento, è superiore a quella nazionale perché mancano il gas e le energie rinnovabili. Ma il potenziale di energia solare, come in tutto il Meridione, è altissimo come dimostra un semplice grafico sull’irraggiamento delle nostre regioni. Eppure la zona dove il solare sta andando meglio è Bolzano». Uno dei paradossi italiani che le istituzioni regionali vorrebbero far cadere facendo della Sardegna un modello da seguire senza puntare a fare dell’isola una valle del sole: «Non ci importa il grande campo fotovoltaico - ha sottolineato l’assessore regionale all’Ambiente Cicito Morittu - ma ci interessa in primo luogo produrre energia in maniera diffusa. Lo si può fare nelle abitazioni, negli edifici della pubblica amministrazione, nelle scuole, nelle imprese». Incremento delle energie rinnovabili che avrebbe ricadute importanti proprio per le imprese: «Una giusta diffusione regolamentata sotto il profilo paesaggistico - ha evidenziato l’assessore regionale all’Industria Concetta Rau - offre nuove possibilità di sviluppo alle aziende». Un tema sul quale Confindustria, secondo Stefano Lubrano presidente dell’Associazione degli industriali del Nord Sardegna, «pone da tempo un’attenzione particolare. Il problema alle volte si sposta su procedure amministrative lunghissime che diventano un calvario per chi magari vorrebbe scegliere il fotovoltaico».
 Il sindaco di Mores Pasquino Porcu vuol fare del paese una città del sole. Un’idea che tra polemiche e burocrazia porta avanti con perseveranza: «Un progetto che - ha affermato - sembra godere di maggiore considerazione all’estero che in casa: Friburgo per esempio ci ha offerto la propria collaborazione». Un altro sindaco che ha sposato il futuro energetico è il primo cittadino della Maddalena Angelo Comiti: «Nell’isola si stanno facendo molte cose - ha sottolineato Comiti - La zona est dell’ex ospedale militare e dell’arsenale vivrà autonomamente dal punto di vista energetico. Ci sarà fra l’altro l’installazione di circa 246 pali di microeolico, il numero delle Nazioni Unite».
 Anche i privati come il Club Mediterranée nella riqualificazione dello storico insediamento turistico di Caprera ha scelto come parola d’ordine la sostenibilità. «Cercheremo - ha spiegato l’architetto Cristiano Gemma che segue la riqualificazione - il minor impatto ambientale, la maggior efficienza dell’involucro edilizio, utilizzeremo mezzi ecologici per gli spostamenti dentro il villaggio e i collegamenti, pannelli solari termici per l’acqua calda e fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, magari con pensiline sotto le quali saranno parcheggiate le auto». Il nuovo albergo del domani, del «futuro che - ha concluso Mario Segni - non è per l’isola nella chimica ma in questi campi d’avanguardia».
 
 
 

Questionario e social

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