Martedì 12 agosto 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 agosto 2008

RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI:
  
L’Unione Sarda 
1 - L’amore, i sogni, i ricordi: intervista con Gavino Ledda (Piera Serusi)
  
La Nuova Sardegna
2 - Via Peschiera. Iniziativa dei residenti allarmati dal crollo della strada 
3 - Sassari. Notizie in breve
 
 
RASSEGNA WEB:

La Stampa
4 - Università, non è solo una questione di soldi (Giuseppe Bertola)
 


 

 
L’UNIONE SARDA

L’Unione Sarda
Cultura Estate - Pagina 7
L’amore, i sogni, i ricordi: intervista sentimentale con Gavino Ledda
«Io, che m’inventai la mia mamma»
Siligo. Sta seduto sulla soglia del portone della sua casa, sovrastato dall’architrave di trachite rosa sul quale ha fatto scolpire una testa di muflone che solo agli sciocchi e ai superficiali può sembrare una semplice decorazione. L’uomo che ha passato la vita a dare testate, tiene le gambe strette fra le braccia, il capo rigido di un faraone, come uno di quei pastori nuragici fotografati da Franco Pinna negli anni Cinquanta, in una Sardegna ormai quasi scomparsa. Ha settant’anni, i capelli nerissimi e pettinati, il viso che sembra intagliato in un tronco d’ulivo. «Prego, scusi il disordine, ma è che qui manca la mano di una donna».
Gavino Ledda, lo scrittore di Padre padrone , romanzo universale come pochi altri, vive in una grande casa disordinatissima all’ingresso di Siligo, unica proprietà - assieme a un paio di ettari di terra fuori dal paese, dove ha piantato un orto botanico - acquistata con i soldi guadagnati con il libro pubblicato nel 1975, che ha venduto un milione e mezzo di copie, è stato tradotto in 30 lingue ed è uscito in 49 edizioni. Da allora ha scritto altri tre libri e un film, ma è la prima opera quella che oggi gli torna fra le mani: dice che sta «scrivendo» Padre padrone. «Proprio così: scrivendo. Come non fosse mai uscito, perché a 37 anni, quando l’ho fatto la prima volta, ero troppo piccolo. Oggi lo sto scrivendo in sardo, ma il sardo vero, quello puro e incontaminato antecedente all’arrivo dei Pisani. La lingua che parliamo oggi è bastarda al settanta per cento». Nella grande cucina pile di libri ovunque, una distesa di pomodori abbandonati su un ripiano, cipolle accanto a una boccetta di propoli, una camicia piegata sulla poltrona, e il meraviglioso camino di trachite rosa vecchio di 150 anni («l’ho pagato e salvato: stava in un vecchio palazzo che doveva essere demolito») sul quale svetta una stropicciata foto in bianco e nero: lui ragazzo, il padre Abramo con gli occhi di fuoco, la madre Mariantonia con lo sguardo basso. Nient’altro, nessun’altra immagine, nessuno altro sguardo nella sua casa, se non quello dell’uomo che fu suo padrone e della donna che lo ha consegnato troppo presto a una vita priva di tenerezza. «Mi manca una compagna».
L’uomo che ha passato la vita a correre e a cercare di recuperare il tempo perduto, che in poco più di dieci anni è saltato dall’ovile alla cattedra di ricercatore, dalla licenza elementare alla laurea in Glottologia (tesi sul lessico agricolo e pastorale sardo) - si è fermato un attimo e si è messo in attesa. Sta qui, come chi, pur essendo consapevole di essere stato un privilegiato dalla sorte, sa bene che la vita non gli ha ancora concesso il minimo sindacale di felicità. Gavino Ledda, che è stato marito per un anno e padre per cinque mesi, lo dice in un soffio: «Mi manca una compagna. E mi manca un figlio».
Un figlio?
«Sì, dev’essere bello raccontare una favola a un bambino tuo, insegnargli la vita. Io, con mio figlio, non ho potuto farlo. È nato malato, nel settembre del 1987, ed è morto a gennaio dell’anno dopo. Si chiamava Abramo, come mio padre».
Si può superare un dolore così grande?
«Sa cos’è? È che con la morte del bambino si è sfaldato il matrimonio. Quell’assenza ha devastato la coppia. È accaduto che mia moglie, dopo i funerali, è tornata al suo paese, a Sant’Antioco. Io sono rimasto a Siligo, nella nostra casa. L’ho aspettata per più di un anno, inutilmente. Mio padre mi diceva: “se è andata via, non ti ama”, ma io restavo qui ad attenderla, con fiducia e pazienza. Se avesse preso il treno e fosse tornata, anche dopo tanti mesi, io avrei ricominciato. Invece, niente. Un giorno ho telefonato. Mi ha risposto la mamma e mi ha detto che Lorella non pensava più a me. Auguri, ho risposto».
È stato un grande amore?
«Sì. L’ho conosciuta nell’86, e l’ho sposata nel giro di pochi mesi. Lei aveva un negozio a Sant’Antioco e io, che ero in gita nell’isola, entrai per comprare un panino. È stato un colpo di fulmine. Ma, guardi, adesso non sto qui ad attribuire colpe a Lorella. È andata così, punto e basta».
Avrà incontrato altre donne che le hanno fatto perdere la testa, no?
«Per molto tempo, dopo il mio matrimonio finito male, non ho avuto neanche avventure. Poi, sì, ci sono state tre storie importanti, ma non ho mai trovato la donna che volesse quello che cerco io: una famiglia vera, dei figli».
In “Padre padrone” lei racconta scene di iniziazione sessuale con le bestie, che fecero molto discutere frotte di intellettuali più o meno attenti. Come ha imparato, poi, che il sesso è anche tenerezza?
«Le assicuro che tutta quella bestialità l’ho consumata pensando alle femmine della mia specie».
Il sesso è un incontro tra due persone adulte e consenzienti.
«Nell’ovile non si incontravano donne e così uno se le inventava. Si colmava un’assenza. Questa non era mica una deviazione sessuale. Lo è invece quella di chi, pur vivendo in una città, non riesce a reggere il confronto con una donna e fa l’amore con un animale contento di farlo con un animale».
Il primo amore.
«È arrivato tardi, molto tardi. Sono stato sfortunato in questo: è che avevo sempre da fare altro. Fino a vent’anni stavo all’ovile, poi ho cominciato a studiare e non vedevo che i libri. Quando ero a Roma, alla Sapienza, avevo paura di avvicinare quelle bellissime ragazze che erano le mie colleghe. Ero un poeta: mi piacevano le belle donne, ma ne avevo timore. Non capivo neanche quando qualcuna mi corteggiava».
Le donne saranno arrivate a pioggia negli Anni Settanta con la fama di scrittore e con l’incarico di assistente di Linguistica sarda all’Università di Cagliari...
«Beh, sì, in quel periodo ho avuto tante avventure...»
Anche con le sue studentesse?
«Con tante donne, ma mai con le allieve».
Si è mai pentito di aver lasciato l’Università e di essere tornato al paese?
«Se penso al lato economico, dovrei dire di sì, visto che oggi vivo coi mille euro mensili di vitalizio della legge Bacchelli. Ma se penso all’arte, no, non mi sono pentito. Quello è un mondo di invidie, di faide. Fossi stato un po’ più furbo sarei rimasto. Ma non faceva per me».
Oggi, a settant’anni, come vede la sua infanzia?
«Come un periodo della mia vita. Io ho avuto tante esistenze. Sono stato un pastore analfabeta, fino a vent’anni figlio e proprietà di mio padre; poi uno studente, uno scrittore, un ricercatore universitario. Sono passato dal mutismo più totale alla conoscenza di quattro lingue. Sono cresciuto dentro una cultura omerica, sono passato dall’obbedienza alla ribellione».
Nessuno ha fatto il salto che ha fatto lei. Ma di bambini pastori, ai suoi tempi, ce n’erano tanti...
«Io ero l’unico che viveva a quel modo, in totale isolamento, perché mio padre aveva deciso così. Sono stato portato via dalla scuola che avevo appena sei anni, un mese dopo l’ingresso nella prima elementare, e portato a vivere da solo, in un bosco di querce e sughere, con le pecore e i cani. Un’esistenza solitaria: io e la natura».
A quell’età un bambino ha bisogno di carezze...
«E infatti, visto che non potevo stare con mia mamma, me ne sono inventato una. Era di volta in volta la rugiada, la luce, l’acqua fresca. Oggi mia madre ha 94 anni, sta con mia sorella e vado a trovarla ogni tanto. Certo, le voglio bene, ma per lungo tempo ho avuto nel cuore la mamma che mi ero inventato».
Suo padre, invece, è sempre stato incombente. Una presenza e poi un’ombra pesante.
«Abramo è morto un anno e mezzo fa. Ricordo il suo commento, quando finì di leggere “Padre padrone”. Ne avevo dato una copia a mia madre che gliela consegnò. Per lungo tempo non disse nulla, poi parlò e fu lapidario: “Hai scritto la verità”».
Le ha condizionato la vita.
«Vero. Mi ha insegnato a vivere in un ovile. Mi ha dato gli strumenti per affrontare il più sconfinato degli orizzonti: la pastorizia. Io ho vinto grazie a mio padre». 
Piera Serusi

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LA NUOVA SARDEGNA
 
La Nuova Sardegna
Cronaca di Cagliari - Pagina 13
Iniziativa dei residenti allarmati dal crollo della strada
Nasce il comitato di via Peschiera
Cittadini allarmati dai crolli e dai cedimenti nella zona alta del quartiere di Is Mirrionis. Così per attirare l’attenzione del Comune è nato il Comitato voragine via Peschiera. Chiede con forza un’indagine dell’amministrazione comunale sulla situazione delle strade che si trovano in quella zona e dei terreni su cui poggiano abitazioni ed edifici.
I fondatori del comitato sottolineano la necessità di eseguire un accurato controllo del sottosuolo per verificare la stabilità del terreno e l’esistenza di perdite d’acqua delle condutture idriche.
«Lo stato del terreno», spiegano i responsabili del comitato, «è noto al Comune ed ai tecnici. Ironia della sorte le facoltà d’Ingegneria e di Geologia sono in via Marengo. Peccato non sia mai stato fatto qualcosa per studiare il terreno, le grotte sottostanti ed il lago d’acqua sotto piazza d’Armi. Dopo quanto accaduto, e di quanto potrebbe accadere, il Comitato voragine via Peschiera si adopererà per intervenire con forza con le autorità competenti per sollecitare tutte le azioni necessarie a tranquillizzare la comunità che risiede in quella zona». 


Pagina 26 - Sassari
BREVI
Università-Collaboratori
L’università di Sassari, nell’ambito del progetto Fixo, cerca quattro operatori di “Placement” da assumere con contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Tutte le informazioni sul sito www.uniss.it o al Centro orientamento (orientamento.uniss.it)
Universitari
L’Ersu di Sassari ha bandito un concorso per il conferimento di borse di studio e servizi abitativi. Hanno titolo a concorrere gli studenti in possesso dei requisiti di reddito e di merito che s’iscrivono, per l’anno accademico 2008/09 all’Università, Accademia di belle arti, Conservatorio di musica. La richiesta dovrà essere inviata esclusivamente on line collegandosi al sito Internet dell’ente: www.ersusassari.it dove è possibile scaricare il testo integrale del bando. Le domande dovranno pervenire improrogabilmente entro le ore 24 del 29 agosto.
Biblioteca universitaria
Per consentire il riordimo e la revisione dei fondi bibliografici, la Biblioteca universitaria resterà chiusa fino a lunedì 25 agosto, in questo periodo dalle ore 11,30 alle 13,30 saranno disponibili i servizi di informazioni bibliografiche e l’ufficio prestito solo per le restituzioni.

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A CURA DELL’UFFICIO STAMPA E WEB

Questionario e social

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