Giovedì 24 luglio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 luglio 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e altravoce.net  

 
1 - Università, il tempo delle vacche magre, editoriale di Gaetano Di Chiara su L'Unione Sarda
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina
Gli sprechi e i tagli
Università, il tempo delle vacche magre
di Gaetano Di Chiara
 
L'università minaccia il blocco delle lezioni per il prossimo anno accademico se il famigerato DL 112 contenente i tagli al finanziamento statale agli Atenei e al ricambio dei dipendenti non sarà emendato. Senza dubbio, il fatto che l'attuale governo applichi all'Università, la sede istituzionale del sapere, della ricerca e dell'alta formazione, le stesse misure draconiane applicate ai comparti della pubblica amministrazione imputati degli sprechi, suona come il segno della decadenza e del degrado del sistema Italia: per i militanti di sinistra è addirittura l'espressione emblematica di una destra che ha posto sotto il tacco del suo stivale i valori della cultura, dell'umanesimo e della conoscenza.
Tuttavia la responsabilità di questo stato di cose è da attribuire in buona parte alla stessa università, a partire dalle sue più alte rappresentanze, la conferenza dei rettori (Crui) e il Consiglio universitario nazionale (Cun), fino ai rettori, ai presidi di facoltà e agli stessi docenti.
Come abbiamo più volte scritto su queste colonne, l'Università ha bisogno da tempo di una riforma che leghi i fondi statali alla qualità e al merito, sulla base di parametri di valutazione oggettivi. Una riforma che incentivi l'efficienza anche attraverso una differenziazione dei salari.
Nulla di tutto questo è avvenuto. La Crui non ha mai proposto una riforma organica ma si è limitata a smantellare sistematicamente tutte le riforme proposte. L'ultima, in ordine di tempo, è stata la riforma Moratti, che per prima ha introdotto un sistema nazionale di valutazione e intendeva attribuire ben il 30% dei fondi statali sulla base della valutazione della ricerca. Di quella riforma, che non fece in tempo a vedere i decreti attuativi, rimase solo la tardiva abolizione della doppia idoneità nei concorsi a professore: un meccanismo perverso, introdotto dalla riforma Berlinguer, al quale si deve, dopo il blocco della mobilità dei docenti, la definitiva provincializzazione dell'università italiana, la sua normalizzazione verso il basso e, in parte, la lievitazione della spesa per i salari.
Ma il vero colpo di grazia all'Università lo dobbiamo al cosiddetto 3+2, l'introduzione delle lauree triennali e di quelle specialistiche biennali, che si è tramutato in un vero e proprio assalto alla diligenza da parte di facoltà che si sono inventate una pletora di corsi di laurea del tutto svincolati dal mercato del lavoro e dal territorio. Una rivoluzione nella quale, in assenza di controlli da parte dello Stato e di una male interpretata autonomia, le università hanno potuto utilizzare il proprio budget per assumere personale. Così, se è vero che il 3+2 è stato a costo zero per lo Stato, ha fornito a certi rettori l'occasione per dirottare verso i salari fino al 100% dei fondi statali. Poco male se per i docenti vincitori di concorso non erano previsti nuovi spazi o fondi per la ricerca, avrebbero continuato a fare quello che facevano da ricercatori, cioè gli assistenti del maestro/mentore, ma con l'etichetta ed il salario di professore ordinario!
Adesso è arrivato il tempo delle vacche magre, che non vuol dire necessariamente la morte dell'Università, a patto, ovviamente, che l'Università stessa si dia un codice di governance virtuoso. Altrimenti sarà davvero la fine.
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari Pagina 22
Muore in Spagna una giovane ricercatrice
S. Andrea Frius Tragico incidente: lutto in paese
 
 Una giovane ricercatrice di Sant'Andrea Frius, Maria Barbara Aru, è morta in un incidente stradale in Spagna dove lavorava per conto dell'Università. La tragedia è avvenuta l'altro pomeriggio in un parco naturale della regione di Castiglia e Leon dove la dottoressa in compagnia di una sua collega stavano effettuando alcuni sopralluoghi. Pare che il mezzo sul quale viaggiavano le due donne, un fuoristrada di proprietà dell' Ateneo, si sia improvvisamente ribaltato. I primi soccorsi sono giunti sul luogo dell'incidente solo alcune ore dopo. La notizia è stata comunicata ai parenti della vittima nella tarda serata di martedì da un sacerdote spagnolo.
Maria Barbara Aru aveva 36 anni: era cresciuta insieme a sua sorella Ester a Seui, dove il padre Raffaele prestava servizio come carabiniere. Per questo motivo, aveva frequentato nel piccolo centro barbaricino il liceo scientifico per poi iscriversi alla facoltà di Scienze Naturali di Cagliari. Circa quindici anni fa, una volta conclusi gli anni di servizio del padre nell'Arma dei Carabinieri, la famiglia Aru si è trasferta a Sant'Andrea Frius, loro paese d'origine.
«Barbara era una persona solare», racconta tra le lacrime la sorella Ester, «era innamorata del suo lavoro con una voglia di vivere talmente forte da riuscire a trasmetterla a chi le stava vicino».
Durante i suoi soggiorni a Sant'Andrea Frius Maria Barbara cantava nel coro della parrocchia di Sant'Andrea Apostolo: suonava la chitarra e spesso cantava come solista. Una passione che continuava ad alimentava attivamente, nonostante omai da sei anni si fosse trasferita in Spagna per fare la ricercatrice in botanica. A chi la conosceva rimane fra gli altri anche il ricordo della sua stupenda voce.
NICOLETTA PALMAS

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
ECONOMIA. C’È ANCHE UN DIBATTITO SULLE BANCHE 
Premiazione per le imprese-giovani 
 
CAGLIARI. Due appuntamenti di economia oggi. Alle 16.30, all’ex distilleria, è in programma la fase finale provinciale della “Smart Cup”, il concorso per le migliori idee di impresa presentate dai giovani. Questa volta saranno premiati i quattro migliori progetti fra quelli firmati dagli studenti universitari cagliaritani, che hanno partecipato ai seminari di orientamento su creazione e gestione d’impresa, strategia aziendale, marketing, organizzazione e finanza. Oltre a essere premiati con borse di studio e avere la certezza che il progetto sarà seguito fino alla stesura del business plan definitivo, i vincitori parteciperanno alla fase nazionale della “Smart Cup”. Il secondo appuntamento è alle 18, all’hotel Mediterranmeo, con il convegno “Sinergie tra la banca dei territori e gli attori dell’economia sarda”, organizzato da Intesa San Paolo e Banca Cis.
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Attualità
Manovra. Protesta davanti a Montecitorio 
Insegnanti precari: stop ai tagli al personale 
 
 ROMA. Protesta degli insegnanti precari davanti a Montecitorio e fermento nelle università contro i tagli previsti nella manovra in discussione alla Camera.
Una protesta quella dei prof. di fatto organizzata dai Cip (comitati insegnanti precari), dalle Rete docenti precari, sostenuta dai Cobas e da tanti esponenti dell’opposizione che si sono fermati a parlare con i manifestanti. Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro ha commentato duramente le iniziative del governo: «I professori sono trattati peggio dei delinquenti. Stiamo denunciando l’irrazionalità di questa manovra che taglia ai più deboli per dare ai più forti, che taglia senza ragione per far quadrare i conti».
 Secondo i precari le conseguenze delle decisioni del governo, cioè centomila docenti in meno, saranno immediatamente visibili: tagli del tempo pieno, un maggior numero di alunni per classe con prevedibili conseguenze sulla qualità della didattica, il ritorno della riforma Moratti.
 Sul fronte universitario, tagliare 500 milioni di euro significherà, dicono le associazioni di studenti che sono già sul piede di guerra, aumentare le tasse per gli studenti, scaricando su di loro e sulle loro famiglie gran parte dei risparmi. Il ministro Mariastella Gelmini ha chiesto che le agitazioni si fermino.
 Restano però i tagli alle retribuzioni del personale universitario, il blocco del turn over, la trasformazione degli atenei in Fondazioni: di fronte a queste decisioni e all’allarme lanciato in Commissione istruzione del Senato dal presidente dei rettori Enrico Decleva («lo stato si disimpegna dall’università») sarà difficile il clima alla ripresa delle lezioni. (a.f.)
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
Rivoluzione nei due atenei sardi
Test attitudinali per le iscrizioni 
In quasi tutti i corsi di laurea delle facoltà non a numero chiuso previste prove scritte per valutare la preparazione degli studenti 
PIER GIORGIO PINNA 
 
 SASSARI. Università: si cambia ancora. Tagli alla ricerca e alla didattica. Timori per le ipotesi di trasformazione degli atenei in fondazioni. Blocchi nel turn over di docenti, tecnici, impiegati. E per le immatricolazioni? In Sardegna è già tutto pronto. O quasi.
 Ma anche in questo caso si annunciano rivoluzioni. A cominciare dai test attitudinali, estesi a quasi tutti i corsi. Imminente l’ora X per il via ufficiale alla presentazione delle domande. A Sassari come a Cagliari, per le iscrizioni al primo anno, ci sono diverse settimane di tempo. Ma intanto non mancano guai, incomprensioni, difficoltà, equivoci. Perché, se la parola d’ordine è rinnovamento costi-quel-che-costi, c’è ancora tanto da capire. E a pagare il prezzo più alto, in mancanza di contromisure adeguate, saranno una volta di più i meno informati.
 Ecco allora una mini-bussola per orientarsi nel grande mare dei cambiamenti. Primo punto: nei due atenei sardi si prevede l’arrivo di sette-ottomila matricole mentre altre duemila andranno in sedi della penisola o all’estero. Secondo punto: le tasse non dovrebbero aumentare, ma il fatto è tutt’altro che certo.
 Terzo: ai primi di settembre restano confermati i test per le facoltà a numero chiuso, perlopiù scientifiche. Quarto: per i più bravi e per chi vive lontano da casa, la Regione ha stanziato assegni di merito, compresi fra i tremila e i seimila euro ogni dodici mesi (le richieste sono possibili sino al 2 agosto, per ogni news si può consultare il sito sul web della Regione Sardegna).
 Quinto: per far fronte al riordino voluto dall’ex ministro Mussi si riducono un po’ dappertutto, razionalizzandoli, indirizzi di laurea, esami, numero dei docenti.
 Ultimo punto (ma non certo sotto il profilo dell’importanza): per le lauree triennali - nei corsi diversi da quelli a selezione programmata - dall’anno accademico 2008-2009 ci saranno prove d’ingresso. La procedura è fissata da una legge del 2004, la 270. Per l’isola è però una novità assoluta, se si esclude un percorso di sperimentazioni fatte a Cagliari negli anni scorsi. Ma in che cosa consiste, esattamente?
 Questa, in estrema sintesi, la svolta. Gli iscritti nelle prime settimane di settembre dovranno sottoporsi a un test scritto (in passato non previsto come obbligatorio). E una commissione vaglierà poi le loro propensioni a seguire un certo tipo di studi.
 Al limite, in caso di specifiche lacune su materie centrali, i rappresentanti degli organismi didattici interni potranno consigliare facoltà differenti. Ma spetta sempre al candidato decidere. Nessuno potrà infatti bloccare il suo accesso, come avviene invece dove vige il numero chiuso.
 In definitiva, sulla base di nozioni rientranti nella cultura generale di un diplomato c’è l’esigenza di verificare propensioni e pre-requisiti. Così, a livello individuale, la commissione esaminatrice potrà registrare qualche obbligo formativo.
 «Ossia la necessità per il neoiscritto di seguire un percorso didattico preciso», come da Sassari chiarisce meglio il preside di Lettere, Aldo Maria Morace. Che subito aggiunge: «Parliamo di affiancamento da parte del tutor nel periodo iniziale, della lettura nella stessa fase di testi consigliati per il genere d’indirizzo scelto, di altre iniziative mirate: insomma, si punterà a un’integrazione delle conoscenze acquisite a scuola sino a quel momento».
 
Pagina 5 - Sardegna
Tutti gli indirizzi e i numeri utili da conoscere per una decisione approfondita 
Sassari, ventaglio di offerte 
I criteri da seguire per trovare la propria strada 
 
 SASSARI. Ecco un panorama della situazione in Sardegna università per università. Oggi si parte dal quadro generale formativo di Sassari. Nei prossimi giorni sarà la volta di un approfondimento dettagliato sulle offerte specifiche e concrete proposte a chi s’iscrive a un corso di laurea triennale in una delle undici facoltà dell’ateneo turritano. Poi, con gli stessi criteri sempre articolati su due tappe di analisi, toccherà a Cagliari.
 I principi base. Gli elementi fondamentali delle ultime riforme hanno puntato su aspetti chiave. L’elenco è lungo. Aumento dell’autonomia degli atenei accompagnata da maggiore flessibilità interna. Incentivazione delle iniziative per orientamento e tutorato. Definizione del concetto di «classe»: cioè il contenitore che distingue in modo netto un tipo di studi da un altro attraverso «corsi dello stesso livello con medesimi obiettivi qualificanti».
 Ancora. Introduzione della formula del tre + due: i diplomati possono conseguire una laurea in tre anni e poi decidere se proseguire o no per un altro biennio acquisendone una seconda, magistrale, in passato chiamata specialistica. Per la prima sono necessari 180 punti di credito, per l’altra ulteriori 120. Sino a pochi mesi fa, questo monte di 300 crediti era connesso in maniera strettissima per chi voleva completare il quinquennio. Oggi i due pacchetti di punti sono più indipendenti reciprocamente. Un fatto che può favorire scelte dinamiche, meno rigide, soprattutto per il futuro degli studi personali. Infine, dal 2008-2009 almeno la metà dei corsi (90 crediti su 180) dovrà essere tenuta da docenti di ruolo che svolgano in modo stabile didattica e ricerca.
 Che cosa sapere. A Sassari le facoltà sono in tutto undici. Eccole: Agraria, Architettura (sede ad Alghero), Economia, Farmacia, Giurisprudenza, Lettere e filosofia, Lingue e letterature straniere, Medicina, Veterinaria, Scienze matematiche, fisiche e naturali, Scienze politiche. Per farsi un’idea approfondita sulle decisioni da prendere e sulle procedure d’iscrizione, esistono elementi chiari di riferimento. Intanto c’è un numero verde che aiuta a scegliere: 800 88 29 94. Poi è bene tener presente il sito internet dell’ateneo: www.  uniss.it. Altri contatti sono possibili rivolgendosi al Centro allestito proprio a questo scopo nell’ex Collegium Mazzotti di piazza Duomo 3. Utili, sempre in rete, orientamento.uniss.it. e orientamento@uniss.it. Numeri telefonici: 079 2010650 e 079 2007001.
 Counseling. Nell’ateneo sassarese opera al servizio degli studenti (e dei potenziali iscritti) un’équipe psicopedagogica. Nel caso delle immatricolazioni per il triennio il suo compito è quello di aiutare a scegliere il percorso attinente ai propri interessi e capacità. Pertanto, come spiegano gli organizzatori di quest’iniziativa, «gli utenti vengono coinvolti in attività finalizzate all’autoanalisi, all’autovalutazione, all’elaborazione di un progetto personale, realistico e praticabile» su basi individuali.
 C’è anche una consulenza finalizzata al superamento dei disagi e delle difficoltà emotive. Oltre che a prevenire il fenomeno dell’abbandono e del fuori corso. Per questo servizio ci si può rivolgere al Centro orientamento di piazza Duomo (vedi indirizzo esatto e numeri telefonici di riferimento poco più su).
 Tasse. Sono computate a seconda del reddito familiare e del merito. Quest’anno a Sassari si è deciso di mutare una serie di griglie, modificando la tradizionale curva che aveva caratterizzato le fasce in precedenza. Nelle intenzioni dei promotori dovrebbero beneficiarne gli studenti più capaci e che hanno ottenuto i migliori risultati.
 In ogni caso, attraverso www.uniss.it è possibile un calcolo preciso delle quote da pagare in ciascuna facoltà per quanto riguarda le prime iscrizioni. In genere il versamento è fissato in due distinte tranche. Una da corrispondere al momento dell’immatricolazione o subito dopo, pari in genere a circa un terzo della somma complessiva per il 2008-2009. L’altra da pagare solitamente in febbraio. Le tasse variano comunque, a seconda delle diverse situazioni, da meno di 300 a quasi 700 euro.
 Orientamento. Le competenze amministrative legate a quest’attività istituzionale, così come indicate nel regolamento didattico di ateneo, sono assegnate per quanto attiene all’orientamento in entrata e in itinere a Mariangela Marras, responsabile dell’ufficio segreterie studenti. (079.2006148 ma.marras @uniss.it).
 Segreterie. La premessa è che per tutti gli iscritti ne esiste una per ogni facoltà. Ed è quindi a questi soli uffici, dopo avere fatta la propria scelta individuale sul corso da seguire, che di volta in volta bisognerà fare capo nella fase iniziale degli studi. Indirizzi e numeri di tutte le sedi, comprese quelle ancora attive per i corsi gemmati con sedi fuori da Sassari, sono reperibili su qualsiasi normalissimo elenco telefonico alla voce università, sul sito internet dell’ateneo e delle facoltà, sul materiale illustrativo disponibile nell’ex Collegium Mazzotti.
 Come iscriversi. Ecco, infine, tutte le informazioni per immatricolarsi rapidamente. A Sassari il Manifesto degli studenti è ancora in fase di pubblicazione. Nel frattempo, in questo settore, possono valere riferimenti di carattere generale basati sulle esperienze degli anni precedenti. Così per le iscrizioni a Sassari c’è in genere tempo dal l 1º agosto al 30 settembre. Ma naturalmente, e in via preliminare, tutti i candidati delle facoltà a numero chiuso (per esempio, Medicina o Veterinaria) devono inserire i loro nomi nelle liste per i test di selezione e sbarramento. In questo senso, ancora per i pochi giorni disponibili, ci si deve basare sulle notizie date da ogni singola facoltà. È altrettanto ovvio che per iscriversi a un normale corso di laurea triennale è indispensabile avere il diploma di scuola media superiore o un altro titolo di studio conseguito all’estero e riconosciuto come idoneo.
 Le domande per l’immatricolazione sono dirette al rettore. Dovranno venire redatte su un modulo disponibile negli uffici delle segreterie studenti o scaricabile dall’indirizzo www.ammin.uniss.it  /Segreterie-Studenti  /index.php?page=  moduli.php&gruppo= 3&nome=Moduli. Bisognerà poi compilare un secondo modulo per l’autocertificazione di tutti i dati personali richiesti. Ai documenti, solo per il primo anno, andranno allegate tre fotografie formato tessera (identiche e recenti). L’università potrà fare dei controlli per verificare la veridicità delle dichiarazioni. Se si pensa che in tutta l’isola sono stati più di ventimila i candidati che nelle ultime settimane hanno superato l’esame di Stato (cioè la Maturità), non è improbabile che tra gli studenti decisi a proseguire almeno tremila possano iscriversi a Sassari. Ma per conoscere il loro numero esatto, naturalmente, sarà indispensabile attendere le pre-immatricolazioni e poi le iscrizioni definitive nelle diverse facoltà. (pgp)

 
1 – altravoce.net
Interventi.
Università e scuola, è la soluzione finale
attacco contro cultura e iustruzione
classe dirigente nel privato, solo per ricchi
di Cristina Lavinio
 
In questa calda estate ormai avanzata, quando chi ancora non è andato in ferie non vorrebbe comunque più sentir parlare di problemi seri, è allarme rosso, grazie a Tremonti e al suo Decreto Legge 112, negli Atenei di tutta Italia. Ma anche la scuola avrebbe di che protestare. E tanto.
 
Purtroppo è minima l'informazione su quanto questo decreto (da convertire in legge entro il 25 agosto) sia drammaticamente pesante anche per scuola e Università. Dopo una breve discussione alla Camera, il governo ha chiesto la fiducia su questo provvedimento, indicato sommariamente come una “finanziaria”. Presto approderà in Senato.
 
Nelle Università di tutta Italia la mobilitazione del personale docente e tecnico-amministrativo è comunque in crescita. Anche a Cagliari, dove si moltiplicano le prese di posizione degli organi accademici dopo la conferenza stampa convocata dallo stesso Rettore. Il 17 luglio c'è stata un'affollatissima assemblea sindacale, il 18 una durissima e preoccupata presa di posizione del Senato Accademico. E il 22, a Roma, assemblea nazionale convocata dal Senato accademico della “Sapienza”. Mentre un pò tutti ormai minacciano per l'anno prossimo lo sciopero bianco, che impedirebbe a moltissimi corsi di laurea di funzionare.
 
Non si tratta però di una protesta corporativa del mondo accademico. Anche se forse in pochi se ne sono accorti, i motivi di questa protesta dovrebbero riguardare gli studenti (e la società tutta), se non altro perché d'ora in poi rischiano di aumentare, e di molto, le tasse d'iscrizione agli studi universitari, per di più in un prevedibile generale abbassamento della qualità di corsi e servizi.
 
Infatti, sono molto pesanti i tagli previsti per il Fondo di Finanziamento Ordinario (il cosiddetto FFO), cioè la somma che arriva agli Atenei direttamente dallo Stato per le retribuzioni di tutto il personale. Da anni ci si dice che tale Fondo dovrebbe essere utilizzato per non più del 92% per il pagamento degli stipendi; ma in molte sedi, compresa Cagliari, non è possibile non sforare rispetto a tale percentuale. Qui siamo alla sua utilizzazione per il 96% e ben poco resta per altro: ricerca, didattica a contratto, spesso necessaria per integrare l'offerta formativa, manutenzione, edilizia ecc. È evidente che, tagliando (di 500 milioni di euro nei prossimi tre anni) la somma complessiva per tale finanziamento ordinario, tutti gli atenei saranno in grandissima difficoltà nel garantire lo stesso livello attuale, già carente, condizionato da una politica di tagli che dura ormai da parecchio tempo. Quella degli Atenei è una difficoltà che spesso non si vede, e da queste parti si potrà pensare che sia ampiamente compensata dal consistente contributo che la Regione versa ogni anno all'Università di Cagliari e di Sassari. Ma non è così se (cito un dato clamoroso) continua ad essere ridicola la cifra che mediamente ogni docente ottiene localmente per la ricerca (il cosiddetto ex-60%): per il 2007 essa è stata di circa 500 euro, non sufficienti neanche per le spese di missione/partecipazione a uno dei numerosi convegni scientifici nazionali e internazionali ai quali è opportuno essere presenti se si vuole stare al passo con gli sviluppi della ricerca. E come fare per ricerche che prevedano l'utilizzazione di materiali e di strumentazione costosi?
 
Parallelo al taglio dell'FFO è un taglio forse ancora più grave, che colpisce le legittime aspirazioni dei tanti giovani che in questi anni hanno goduto di assegni di studio, hanno conseguito il dottorato di ricerca e aspettano un qualche concorso per intraprendere la carriera universitaria. In una Università il cui personale docente ha un'età media sempre più alta e in cui tanti raggiungeranno presto l'età della pensione, il turn over potrà essere solo al 20% (come prevede il DL 112 per tutta la pubblica amministrazione): su 10 docenti che andranno via solo due potranno essere rimpiazzati mettendo a concorso i posti liberatisi. E quali poi, di grazia? come fare in una Università in cui i docenti sono specialisti di discipline che non sono certo intercambiabili e che magari sono fondamentali nei percorsi di studio degli studenti? si dimentica tra l'altro che l'Università non è la scuola elementare, dove qualcuno può invocare e invoca il ritorno al maestro unico, buttando a mare disinvoltamente l'organizzazione scolastica modulare felicemente collaudata.
 
L'Università risulterà insomma, rapidamente, messa in ginocchio. Ma il DL 112 apre disinvoltamente la strada alla sua “salvezza”: consente una rapida trasformazione in Fondazioni di diritto privato degli atenei che lo vorranno. Basterà una votazione a maggioranza semplice in Senato Accademico. E agli enti, aziende, società che saranno disposti ad acquistare così, quasi si trattasse di un saldo estivo, le Università in sofferenza, lo Stato regalerà tutti i loro beni, senza oneri e tassazioni di alcun tipo.
 
A parte il fortissimo sospetto sulla legittimità costituzionale di tale operazione di autoalienazione di beni dello Stato da parte dello Stato, è sicuramente contraria allo spirito della Costituzione questa privatizzazione, con relative immediate sperequazioni, di un'istituzione pubblica che dovrebbe poter funzionare al meglio ovunque nel nostro Paese, consentendo a tutti pari opportunità anche nell'alta formazione. Il conseguimento della laurea non dovrebbe dipendere dalla disponibilità economica familiare a pagare quelle tasse altissime che, lo sappiamo bene, le poche università private esistenti in Italia già fanno pagare ai loro studenti. E, tra l'altro, continuando a ricevere dallo Stato finanziamenti di notevole entità, che crescono quando a governare è il centrodestra... Inoltre, in Sardegna (ammesso che fossimo d'accordo o che fossimo proprio costretti a pensare di diventare una Fondazione), dove sono i magnati disposti a farsi carico, comunque, delle nostre Università? cosa si potrà fare di fronte a questo oggettivo smantellamento di un'istituzione che oggi più che mai, per lo sviluppo del “capitale umano” nella “società della conoscenza” (sono solo belle parole?), dovrebbe essere invece prioritariamente, assieme alla scuola tutta, al centro dell'attenzione di qualunque politica appena decente?
 
E anche la scuola rischia di uscire con le ossa ancora più rotte dal medesimo DL 112. Tra l'altro, esiste già un disegno di legge (formulato da Valentina Aprea) che prevede anche per le singole scuole la possibilità di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato. Inoltre, ci sono persino emendamenti peggiorativi che rischiano di passare con il decreto Tremonti. Il più grave è la possibilità di conseguire l'obbligo scolastico (portato a 16 anni dal governo Prodi) nella formazione professionale. Si tratta di una riproposizione di quanto già prevedeva la legge Moratti sulla scuola, con il doppio canale entro cui scegliere precocemente: licei e scuola pubblica da una parte, formazione professionale, gestita da enti privati e più o meno qualificati, dall'altra. Con un'aggravante, però: ai tempi della legge Moratti l'obbligo fino ai 14 anni si sarebbe dovuto conseguire a scuola, mentre adesso ci potrà essere chi si sentirà autorizzato a sottrarre alla scuola i ragazzi addirittura prima dei 14 anni. Come del resto, soprattutto in Sardegna, stava già ampiamente capitando prima che la Regione mettesse giustamente un freno a tale deriva, tentando di riportare il più possibile a scuola gli allievi.
 
Si potrebbero ricordare altre cose deleterie previste da Tremonti (ma non era Gelmini il ministro dell'istruzione?): dall'abolizione dei libri di testo, sostituiti da uno studio da farsi solo online all'abolizione delle SSIS, cioè delle Scuole di Specializzazione per Insegnanti che, benché con una serie di limiti e molti problemi, si sono rivelate molto più utili ed efficaci di quanto non appaia: possono testimoniarlo numerosi dirigenti scolastici, che percepiscono la differenza (in preparazione metodologica e disciplinare) tra gli insegnanti usciti dalle SSIS e quelli che non hanno avuto la medesima formazione.
 
Tagli, tagli, sempre tagli. Ma non si tratta di una politica complessiva ispirata solo al risparmio, come si potrebbe pensare. Si tratta piuttosto di una scelta perversa contro la cultura e l'istruzione, da parte di una destra che vuole formare la classe dirigente di domani in sedi private di eccellenza il cui accesso sarà oggettivamente consentito solo a coloro che potranno pagare profumatamente. Tutti gli altri si dovranno accontentare di un'istruzione scadente e più che scadente, che non scalfisca la passività consumistica e l'indifferenza ottusa da fan del Grande fratello televisivo. Alla faccia della Costituzione.
Muore l'Università senza ricerca
senza futuro anche la società
il caso-Cagliari, aprire il dibattito
di Maria Del Zompo
 
Nell'ambito del dibattito che si è acceso in questi giorni a seguito del DL 112 vorrei esprimere alcune considerazioni personali, che ritengo solo apparentemente lontane da quanto sta succedendo in questi giorni.
 
Ho in mente, infatti, il rapporto dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione dei 30 Paesi più industrializzati) del 2006, che ha misurato le performance dei diversi sistemi educativi e ha messo in evidenza le gravi carenze dell'Europa sulla qualità dell'Educazione, risultata di gran lunga inferiore non solo a quella di USA e Giappone, ma anche a quella di Cina, Corea e India. Il monito più grave proveniente dall'OCSE è che i paesi europei, Italia compresa, tendono a finanziare l'Educazione “in modo classista e qualche volta in modo catastroficamente regressivo”: ad esclusione dell'Europa del Nord, ma con l'inclusione della Gran Bretagna, il Vecchio Continente investe di base molto poco nell'Educazione, in ogni ordine e grado, dall'asilo all'Università. Il risultato si commenta da solo: a fronte del 30% di laureati in USA e Corea del Sud e del 28% in Giappone, l'Europa ha il 21% in Francia, il 14% in Germania, il 12% in Italia. Il rapporto infine, ricordando che ogni euro speso per una Educazione di qualità produce una crescita economica assolutamente maggiore rispetto a quanto speso, si chiude con una esortazione ai paesi dell'Europa affinché rendano il sistema educativo più efficace e accessibile ad un numero elevato di persone.
 
Il rapporto, quindi, insegna che quanto più un'Educazione qualificata e di livello è accessibile a tutti i cittadini, tanto più essa sarà portante per lo sviluppo dell'economia di una nazione. Purtroppo, la nostra realtà offre uno scenario molto diverso: l'idea dominante è che si deve investire solo per le posizioni richieste dal “mercato del lavoro”, con tutti i limiti temporali e spaziali che questa scelta comporta: se la tendenza è quella di soddisfare le “esigenze per il tempo necessario”, in un mero calcolo che tenga conto solo dell'attuale, si finisce per costruire senza fondamenta e, peggio, senza progetto.
 
Non va dimenticato che nel “mercato del lavoro” ciò che si scambia non sono merci, ma “mestieri e professioni”, ovvero “saperi e conoscenze”. E questi sono valori pregnanti per sé, fonti di ricchezza sempre e comunque, costruiti da ogni individuo con studio ed esperienza personale: abbandonare questo concetto risulterà non solo nell'impoverimento culturale della nostra società ma anche nell'impoverimento economico.
 
Se non vogliamo consegnare alle nuove generazioni una società gravemente depauperata nei valori fondamentali, si deve cercare, anzi fortemente volere, un'inversione di tendenza, andando ad incidere laddove il sapere e la conoscenza si formano: dall'asilo all'Università.
 
L'Università Italiana, come sappiamo, è un sistema binario: nello svolgere e produrre Ricerca realizza e offre Formazione. Queste due anime devono convivere in equilibrio, sostenendosi reciprocamente, pena il collasso dell'intero sistema. In questa ottica l'Università, quindi anche l'Ateneo Cagliaritano, è chiamata a partecipare al processo di razionalizzazione delle risorse in un paese che sta conoscendo una grave crisi economica. Affrontare questo processo nel giusto modo è la sfida. Se si affronta il problema dal mero punto di vista contabile, come il DL 112 intende, la sfida sarà persa. Se l'intero Sistema Universitario Italiano si porrà come parte attiva nel trovare e proporre soluzioni che equilibrino la razionalizzazione delle risorse con la crescita del sistema, la sfida sarà vinta.
 
E come può porsi l'Università di Cagliari in questo quadro? Nessuno di noi ha, credo, la soluzione in tasca, ma un atteggiamento aperto, non subalterno e consapevole, nel mantenere ed espandere la propria missione culturale in questo contesto è certamente un buon primo passo. Tutti noi siamo chiamati a questo compito non facile: suggerimenti e contributi di tutti sono necessari più che auspicabili.
 
In poche righe il mio pensiero: se guardiamo al resto del mondo, le Università considerate come le migliori sono le Research University, ovvero quelle università in grado di attrarre fondi pubblici e privati grazie al tipo di organizzazione. Le Research University, infatti, sono pensate, organizzate e gestite per dare opportunità e far esprimere capacità e bravura al maggior numero possibile di ricercatori, grazie all'insieme di servizi per la ricerca che rendono fattibile progettualità ad alto livello e conseguente appannaggio di grant vincenti. Se partiamo dal principio che l'Università deve essere ancora un sistema binario, dobbiamo andare in questa direzione. Altre Università Italiane, più ricche della nostra, lo hanno fatto ed i risultati ci sono.
 
Al momento, non possiamo che cercare di razionalizzare le risorse di cui disponiamo o disporremo, guardando al potenziamento dei Servizi per la Ricerca, per tutte le discipline del nostro Ateneo, come ad un volano che consenta alle forze attuali di far partire un circolo virtuoso che attivi il sistema binario con le dovute ricadute sulla offerta formativa ed i servizi per la didattica.
 
Per concludere, il DL 112 (art. 16, 66 e 69) non induce le Università ad andare verso questi orizzonti, e il mio pensiero al riguardo è quindi di totale dissenso nel metodo e nel contenuto e condivido la preoccupazione di molti di noi che l'approvazione di questi provvedimenti possa determinare la scomparsa in breve tempo dell'Università Italiana come sistema pubblico nazionale, previsto e tutelato dalla Costituzione, il cui mantenimento deve essere a carico dello Stato per poter andare a vantaggio di tutti i cittadini e parimenti garantire il principio di eguaglianza.
 
Mi associo alla richiesta proveniente da più parti di una seduta a porte aperte del Senato, per rafforzare la protesta.
 (*da www.Multiversitas.it)
 

Questionario e social

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