UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 23 luglio 2008

Mercoledì 23 luglio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 luglio 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e altravoce.net  

 

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 19
Seminari a Giurisprudenza
   
Presso la facoltà di Giurisprudenza si è tenuto l'ultimo incontro di seminari sulla teleamministrazione organizzato dalla cattedra di Diritto amministrativo (professor Andrea Pubusa) in collaborazione con l'Elsa Cagliari. Premio ai migliori elaborati delle studentesse Roberta Giannotte e Alice Pes.

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
I sardi? Sempre più anziani e sfiduciati, ma alla ricerca di svaghi 
L’Osservatorio economico: diminuisce la natalità, migliorano leggermente i livelli d’istruzione 
 
CAGLIARI. Se non fosse per la provincia di Olbia-Tempio e in parte per quella di Cagliari, dove il numero dei vivi supera quello dei morti, il tasso di crescita naturale dei sardi sarebbe gravemente negativo. Il responso dell’anagrafe è uno dei dati più preoccupanti segnalati dall’edizione 2008 dell’Annuario statistico, circa 500 pagine di tabelle e grafici per la prima volta presentati in tre formati diversi (cartaceo, cd-rom e su internet all’indirizzo www.sardegna  statistiche.it). Una foto statistico-numerica che rappresenta un’isola anche con tanta voglia di svago, dai molti interessi, con i soliti problemi dei livelli di istruzione, del tasso di regolarità negli studi, e con Olbia-Tempio che si candida a diventare il motore culturale della Sardegna.
 Il piano completo dell’opera - presentato ieri mattina durante una conferenza stampa dal presidente dell’Osservatorio, Walter Racugno - è suddiviso in quattro macro-aree: ambiente e territorio, popolazione, economia, stato sociale. «L’annuario - ha precisato Racugno - non fornisce nessuna analisi economico-congiunturale della realtà sarda, ma predispone gli strumenti per farla 2 volte l’anno, ogni 6 mesi. La prima sarà pronta in ottobre».
 Ambiente e territorio. Vivere in Sardegna non è male. Per la sporcizia nelle strade si lamenta il 36,6% delle famiglie, un po’ al di sopra delle media italiana (34,1). Per il traffico protesta il 42,9% dei nuclei familiari (il 46,7% a livello nazionale), l’inquinamento dell’aria non è quasi un problema (solo 19,8% delle famiglie, la media nazionale supera 43%).
 Popolazione. Trend negativo per la differenza tra tasso natalità e mortalità che si attesta a -0,3% rispetto allo 0,8% del Mezzogiorno e al +0,1% del resto d’Italia. L’indice di vecchiaia (142%, più elevato di quello italiano) è più accentuato nelle province di Oristano (172,1%), Carbonia-Iglesias (161,1%) e Medio Campidano (157,8%). La meno anziana è sempre la provincia Olbia-Tempio ((124,3%). Il tasso di nuzialità è a livelli “continentali” (4,1%).
 Famiglia e società. Nel 2007 la situazione economica preoccupa il 47% delle famiglie. Rispetto al 2006 il 33% vede la situazione un po’ peggiorata; il 14, 9% molto peggiorata. Il 46% la considera invariata, solo per il 4,6% le cose vanno meglio.
 Una famiglia meno solida rispetto al passato come dimostrano le separazioni concesse dal Tribunale: tra il 2001 e il 2005 sempre intorno a quota 2450; anche i divorzi viaggiano su una media annuale superiore a 800 con il picco di 1032 del 2003.
 Economia. Il tasso di attività è pari al 47,1% rispetto al 48,9% in Italia, quello di occupazione sale dal 42,3% del 2006 al 42,5% del 2007, mentre, in un anno, il tasso di disoccupazione scende dal 10,8% al 9,9% (11% nel Mezzogiorno e 6,1% media italiana).
 Imprese. Sassari è la provincia più dinamica, Oristano quella che segna il passo. Il 32,9% del fatturato arriva dal commercio, il 25% dall’industria in senso stretto e il 24% dai servizi. Il restante 18% dal settore delle costruzioni.
 Ambiente e territorio. Cresce la raccolta differenziata in Sardegna che passa dal 9,9% al 18%, mentre l’Italia si attesta sul 24,3%. Nell’isola si producono 17,2 quintali dei rifiuti speciali per abitante, contro i 5,9 registrati in Italia.
 Cultura. Aumenta, ma di poco, il livello di istruzione dai 15 anni in su: nel 2006 il 73,4% aveva conseguito almeno la licenza media inferiore (72% nel 2005); il 26,7% quella superiore (26,1%); l’8% poteva vantare un titolo universitario (7%). Il 22,7% dei sardi assiste a manifestazioni musicali rispetto al 19,6 della media italiana (20,2 Mezzogiorno).
 Nel 2006 musei, gallerie e aree archeologiche hanno staccato oltre 265 mila biglietti, l’1,3% in meno rispetto all’anno precedente quando si è registrato oltre il 16% in più rispetto al 2004. Anche su questo terreno culturale la provincia di Olbia-Tempio è stata la più virtuosa con oltre il 41, 6 % dei visitatori, seguita dal Medio Campidano (24,3%), la maggior parte dei quali quasi sicuramente del circuito Sa corona arrubia.
Mario Girau
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Oristano
A Villa Piercy il fulcro del nuovo orto botanico 
di Federico Sedda
 
BOLOTANA. Potrà essere visitata fino al 31 luglio prossimo la mostra sui biotopi della Sardegna allestita nel cortile delle ex scuderie di Badde Salighes, il villaggio sui monti di Bolotana un tempo residenza del costruttore inglese delle ferrovie sarde, Benjamin Piercy. L’iniziativa, riproposta dai ricercatori dei dipartimenti di Botanica dell’università di Sassari e di Cagliari a vent’anni di distanza dall’ultima mostra che si tenne nel giugno del 1988, è stata sostenuta dall’assessorato regionale alla Difesa dell’ambiente e dall’Unione dei comuni del Marghine, in collaborazione con il comune di Bolotana. La mostra, che propone fotografie, grafici e cartine di dodici aree di rilevante interesse botanico, tra le quali, appunto l’area di Ortachis, Badde Salighes, Punta Palai e Mularza noa, è stata inaugurata sabato scorso nel corso di un convegno che si è tenuto a Badde Badde Salighes alla presenza dell’assessore regionale all’Ambiente, Cicito Morittu. All’incontro hanno preso parte botanici ed esperti del dipartimento di Botanica dell’università di Cagliari e del dipartimento di Ecologia vegetale dell’università di Sassari. «Il filo conduttore della giornata - dice il presidente dell’Unione di comuni, Francesco Manconi - è stato lo studio dell’ambiente come risorsa strategica del territorio. Oltre all’illustrazione della mostra sui biotopi dell’isola, si è parlato soprattutto del progetto di riqualificazione del complesso di villa Piercy, del villaggio di Badde Salighes e del parco annesso. L’area della montagna - sottolinea Manconi - è di importanza strategica per lo sviluppo turistico ed economico della zona. Questi progetti, insieme all’istituzione del parco Marghine-Goceano e dell’ orto botanico, rientrano tre le nostre priorità di intervento». Il completamento del progetto Badde Salighes, con finalità scientifiche e di ricerca per le università sarde e la valorizzazione del bosco e delle specie botaniche presenti nel compendio, sono stati inseriti anche nel piano strategico e nell’intesa tra la Regione e la Provincia di Nuoro. Villa Piercy, completamente ristrutturata, è destinata a costituire il centro dell’orto botanico e del costituendo sito ambientale del Marghine-Goceano.

 
1 – altravoce.net
Ecco la riforma pietosa che serviva:
arriva il colpo di grazia per finire l'università italiana in coma da anni
di Francesco Ramella*
 
Le polemiche sulla giustizia hanno messo in secondo piano la discussione sulla sostanza della manovra finanziaria varata dal governo. Alcune misure riguardano il mondo dell'Università e della ricerca scientifica. In primo luogo, viene deciso un contenimento progressivo dei finanziamenti pubblici (fondo ordinario) per un totale di circa 1,5 miliardi nel prossimo quinquennio. Le università avranno la facoltà di trasformarsi in fondazioni private e ciò, nelle parole della ministra dell'Università, Mariastella Gelmini, dovrebbe favorire la raccolta di contributi e donazioni da parte dei privati. In secondo luogo, viene stabilito un blocco parziale del turn-over: fino al 2011 ogni 10 docenti che cesseranno il servizio ne saranno assunti due. Nel 2012, 5 ogni 10. Tenendo conto delle stime fornite dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario sulle uscite previste nel prossimo quadriennio (Rapporto 2007), ciò significa una riduzione di oltre 7.200 unità: quasi il 12% del corpo docente. La ministra ha presentato questi provvedimenti nei termini di una sfida positiva: «Le università, come il resto dello Stato, dovranno spendere meno, ma potranno spendere meglio». L'opinione dei rettori è, naturalmente, ben diversa: a loro avviso i tagli proposti dal governo sono di «portata (...) dirompente» e preannunciano un «progressivo e irreversibile disimpegno dello Stato».
 
In realtà, quello che lascia più perplessi è la mancanza di lungimiranza di queste misure, tipiche di un Paese che sembra ormai incapace di pensare al proprio futuro. Negli ultimi anni il nostro sistema universitario è stato sottoposto ad un faticoso processo di riforma che ha coinvolto tutti i docenti. I frutti si iniziano ad intravedere e un sistema di valutazione nazionale - richiesto dagli stessi rettori - che collegasse i finanziamenti alle prestazioni dei vari Atenei, rappresenterebbe un significativo passo avanti. Quello che preoccupa è la mancanza di consapevolezza dello stato penoso in cui versa l'Università italiana, a causa di un cronico sotto-finanziamento e un deficit di ricambio del personale docente (tra i più vecchi d'Europa). Due difetti che la manovra va notevolmente ad aggravare, con risultati che rischiano di essere disastrosi per il nostro Paese. Nei nuovi scenari della competizione internazionale, lo sviluppo è legato a doppio filo agli investimenti nella ricerca e nella formazione.
 
Sotto questo profilo, l'Italia non soltanto è indietro rispetto alle altre economie industrializzate, ma rischia di aggravare ulteriormente il suo ritardo. Secondo l'ultimo rapporto Ocse (Education at a Glance 2007) spendiamo per l'università una quota pari allo 0,8% del Pil, contro una media dei paesi avanzati dell'1,3. Per ogni studente vengono impegnati mediamente 7.700 dollari (i dati sono riferiti al 2004 e calcolati a parità di potere di acquisto), contro una media Ocse di 11.100 (Spagna 9.400; Germania 12.200; Francia 10.700). Se è vero che i docenti di ruolo sono cresciuti nel corso degli ultimi 10 anni (del 26% tra il 1997 e il 2007: dati Miur), è però vero che siamo ancora molto distanti da un rapporto soddisfacente con il numero di iscritti. Nel 2005 in Italia c'erano 21,4 studenti per ogni docente universitario, contro una media dei paesi avanzati di 15,8 (Spagna 10,6; Germania 12,2; Francia 17,3). Peggio di noi fa soltanto la Grecia (30,2). In una recente intervista la ministra Gelmini - dopo aver rassicurato gli studenti che i tagli non si ripercuoteranno sulle tasse d'iscrizione - ha riassunto in quattro parole il futuro che si immagina per l'università italiana: internazionale, eccellente, meritocratica e trasparente. In poche parole, un sistema con pochi soldi ma ispirato da criteri di professionalità e competenza. Questi criteri, che condividiamo, dovrebbero però valere per tutti. A partire dalle più alte cariche di governo. Per il momento, per sognare, basta collegarsi al sito del governo spagnolo e scorrere la biografia della ministra dell'Università e dell'innovazione: dottore di ricerca in biologia molecolare, con un lungo curriculum di incarichi ai massimi livelli in prestigiose istituzioni pubbliche e aziende private che si occupano di ricerca e innovazione.
 (*da La Stampa)
 
 

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