Martedì 22 luglio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 luglio 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 3 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 
1 – L’Unione Sarda
Economia Pagina 10
Agevolazioni Industria, artigiani, servizi
Pacchetti integrati, 145 milioni per le imprese sarde
 
Seconda applicazione del Pacchetto integrato di agevolazioni (Pia) per industria, artigianato e servizi. Dopo il primo bando che offriva alle imprese sarde 60 milioni di aiuti pubblici (ma ne ha assegnato solo 16), c'è una nuova occasione (scadenza il 29 settembre) con un budget di 45 milioni. Il nuovo bando si incrocia con un innovativo strumento che aiuta i “sistemi di imprese”, il Contratto di investimento. Offre aiuti per 100 milioni. Nel complesso, a disposizione delle imprese sarde ci sono 145 milioni.
IL BANDO Sotto l'apparente semplificazione dell'unica domanda si nasconde la complessità tipica della strumentazione nata nel periodo della progettazione integrata. Il bando è finalizzato a finanziare gli investimenti produttivi, l'acquisizione di servizi reali, i progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, la formazione continua aziendale.
GLI INTERVENTI Le piccole e medie imprese industriali, le grandi imprese limitatamente agli investimenti produttivi e alla formazione, le imprese artigiane e gli organismi di ricerca (università e centri di ricerca), operanti nei settori estrattivo, manifatturiero, dell'informatica e della ricerca e sviluppo e nei servizi alle imprese, possono presentare un piano di sviluppo aziendale articolato in piani specifici per la realizzazione degli investimenti produttivi, i servizi reali, la ricerca e lo sviluppo tecnologico e la formazione continua.
GLI AIUTI Gli investimenti produttivi saranno agevolati o con un contributo a fondo perduto nei limiti dei massimali espressi in termini di Equivalente sovvenzione lorda (Esl), che per 346 Comuni ammessi valgono il 40% per le piccole imprese, il 35% per le medie e il 25% per le grandi. Nei Comuni non ammessi invece per le piccole imprese vale il 15% e il 7,5% per le medie. Oppure un contributo massimo pari al 25% in Esl delle spese ammesse e la parte restante con un contributo in conto interessi per il finanziamento necessario alla copertura del fabbisogno. Le imprese devono finanziare almeno il 25% degli investimenti ammessi. Vale anche la forma di agevolazione costituita dal “de minimis”, per un massimo di 200 mila euro in tre anni.
GABRIELE CALVISI

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
Dall’esigenza di rispettare le norme europee su sanità e igiene alla possibilità di nuovi rapporti commerciali 
Come rilanciare gli allevamenti sardi 
Workshop su un progetto d’interscambio con i Paesi del Mediterraneo 
CONVEGNO A SASSARI Confronto all’università tra esperti internazionali 
 
 SASSARI. «L’allevamento nell’area del Mediterraneo: aspetti zootecnici, sanitari e ambientali nelle aziende a conduzione convenzionale e biologica». È questo il tema di un work shop che si terrà giovedì nell’aula magna dell’ateneo, sede centrale di piazza Università. Parlerà anche il governatore Renato Soru. Promosso dall’istituto zooprofilattico sperimentale, vedrà la partecipazione d’importanti studiosi ed esperti di valore internazionale.
 L’iniziativa proseguirà venerdì mattina con gruppi di studio specifici nella facoltà di veterinaria. Partecipano al programma la Regione, specialisti provenienti da Marocco, Tunisia e Algeria, Agris Sardegna, il Comune di Nuoro, il Consorzio Valverde e la stessa università turritana. Tutto rientra in un progetto finanziato dalla Regione. Con un team di strutture istituzionali e del mondo produttivo sardo. Capofila, appunto, lo Zooprofilattico. Gli obiettivi? Parecchi. Contribuire a un’armonizzazione degli interventi di settore nell’area del Mediterraneo e a un processo d’integrazione fra le diverse condizioni economiche, sociali, sanitarie e produttive. Favorire l’impegno politico europeo per la creazione di una zona di libere relazioni fra l’Ue e i Paesi del Mediterraneo. Dare impulso al miglioramento delle tecniche di allevamento e produzione degli animali. Incrementare lo sviluppo degli Stati, incentivando fra l’altro i rapporti commerciali diretti con i produttori dell’isola. Infine, partecipare a uno scambio scientifico che può rappresentare un’occasione di crescita per tutti i partner coinvolti. Con la Sardegna, nelle intenzioni dei promotori dell’iniziativa, anello di collegamento tra le le due sponde del Mediterraneo.
 I lavori si protraranno per tutta la mattinata di giovedì. La Regione finanzia le attività di collaborazione culturale (come rimborsi-spese, viaggi, stages) «per mettere a disposizione il sapere o il saper fare». Le attività svolte nelle prime fasi del progetto hanno riguardato un approfondimento delle conoscenze sul mondo istituzionale e produttivo nei Paesi partner del progetto. Il raggiungimento di questo obiettivo si è concretizzato in diversi momenti di confronto diretto tra istituzioni e Rappresentanti degli allevatori, che hanno rappresentato opportunità, per tutti i partecipanti, di particolare crescita professionale derivante dall’esclusivo contesto dell’esperienza. C’è stata inoltre l’attivazione a Nuoro (in una sede resa disponibile dal Comune) di un Osservatorio permanente per le produzioni zootecniche nel bacino del Mediterraneo. La sua attività, ancora agli inizi, cerca di creare «un punto di convergenza della evoluzione delle competenze e delle attività delle singole istituzioni che hanno partecipato al progetto e un centro di raccolta, con una propria identificazione logistica (sede), di attività, dati, iniziative, esperienze». Da un punto di vista operativo, collegato al mondo imprenditoriale locale del settore primario, ci si prefigge infine il traguardo di mettere in grado gli allevatori di attivare forme di gestione sanitaria adeguata delle aziende. Tutto per rispettare la normativa europea su benessere animale e sicurezza alimentare.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Cagliari
Sirai, riti funebri con i grappoli d’uva 
Nuove scoperte nel corso della campagna di scavi archeologici 
GIANFRANCO NURRA 
 
CARBONIA.L’uva era un elemento rituale, nelle cerimonie funebri degli antichi punici della collina di Monte Sirai. È più che una ipotesi, e nasce sui risultati dalla campagna di scavi archeologici in corso nella necropoli, che si avvia ormai al termine. In una delle tombe il defunto teneva tra le mani un grappolo. In un’altra sepoltura il grappolo era stato depositato a fianco all corpo, all’altezza della spalla.
 A rafforzare l’ipotesi contribuisce la deposizione, a fianco al capo dei defunti, di alcune coppe per le libagioni, di provenienza attica, una delle quali, bellisima, decorata a figure nere, riporta il mito di Peleo e Teti. E’, quella dell’uva, una delle curiosità della campagna di scavo che da un mese vede all’opera sulla collina, sotto la direzione del professor Piero Bartoloni, dell’Università di Sassari, studenti e studiosi degli atenei di Sassari, Alicante, Cagliari, e gli appassionati della Summer School organizzata dalla facoltà di lettere di Sassari in collaborazione con la Lutec e con il contributo del Rotary Club di Carbonia e di sant’Antioco. A dirigere sul campo gli scavi, che sono effettuati con la collaborazione istituzionale della Sovrintendenza, e la presenza a Sirai di Paolo Bernardini, l’archeologo Michele Guirguis, anche lui ormai di casa a Monte Sirai. E collaboratori preziosi sono i dipendenti dell’ Ati Ifras Intini, che da anni collaborano con le campagne di scavo archeologiche. Ma non è certamente la presenza dei grappoli d’uva nei riti funerari l’unico elemento di interesse. L’elemento che sotto il profilo scientifico appare più rilevante sembra essere infatti quello di aver identificato un’area che segna una sorta di passaggio tra i riti funerari fenici e quelli è punici, e che, se da un lato offre conferme di elementi già in possesso degli studiosi, dall’altra apre la strada a nuovi approfondimenti. «Quest’anno abbiamo portato le indagini su due settori differenti sotto il profilo cronologico - ha spiegato Piero Bartoloni -. Il più antico, e che risulta dislocato più vicino all’area della necropoli originaria continua a portare alla luce tombe che risalgono al periodo compreso tra il 540 e iol 500 avanti Cristo. Nell’altro settore, invece, vicino al parcheggio di acceso al parco, le tombe, al di là di qualche eccezione, sono per la magigor parte puniche. E’ qui che è stata rilevata una situazione di rilevante interesse. I corpi dei defunti sono apparsi infatti parzialmente combusti, come se fossero stati esposti al fuoco per un tempo limitato. Sembrerebbe come un rito di passaggio tra la incinerazione e la inumazione. Una sorta di rito purificatore, col passagio attraverso il fuoco, prima della sepoltura. E l’incinerazione sembra diventata solo un elemento simbolico. Sono stati anche identificati gli «ustrina», banconi di tufo, prossimo alle tombe, dove questo rito veniva celebrato». La certezza di questa scoperta arriva da ricerche effettuate da scienze diverse dalla archeologia, e i cui risultati consentiranno, fra qualche mese, di qcauisire nuove certezze. Al cantiere di scavo collaborano infatti anche gli istituti di chimica e di medicina dell’Università di Sassari e l’Università di Alicante, che hanno portato conoscenze aggiuntive ad ogni scoperta. Fianco a fianco a Michele Guirguis e a Piero Bartoloni sono stati Stefano Enzo per la parte chimica, ma anche il paleopatologo Giampaolo Piga e il paleozoologo Gabriele Carenti. In più, tutti i ritrovamementi, in collaborazione con l’Università di Alicante, sono sottoposti all’esame del Dna. Per determinare non solo le razze presenti sulla collina, ma anche la composizione dei gruppi familiari. Un lavoro di studio che si svolgerà in laboratorio, questo, nei prossimi mesi, ma che già nell’autunno potrebbe dare una mappa completa, e sicuramente di tutto interesse, dei risultati scientifici della campagna di scavo.
 
 

Questionario e social

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