Mercoledì 9 luglio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 luglio 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna  

 
1 - L'allarme del Rettore Mistretta sulle novità contenute nel Decreto legge n. 112 (L'Unione - La Nuova - Il Sardegna)
2 - Merito e qualità per salvare gli atenei, un editoriale di Beniamino Moro
1 – L’Unione Sarda
Richiamo in prima pagina
L'allarme del Rettore: è crisi
Chiusura di corsi di laurea, meno soldi per la ricerca, blocco delle assunzioni.
L'allarme del Rettore di Cagliari Mistretta
M. Vercelli
 
Cagliari e Provincia Pagina 15
Lo Stato taglia i finanziamenti, ricerca e didattica in crisi. In futuro l'ipotesi Fondazione anche se non mancano i dubbi
Università sull'orlo della bancarotta
Il rettore: «Chiuderemo i corsi, stop alle assunzioni»
 
 L'Ateneo di Cagliari perderà tra i 10 e 12 milioni di euro all'anno. Soldi in meno che porteranno alla chiusura di numerosi corsi di laurea, al blocco delle assunzioni e alla riduzioni dei fondi per la ricerca.
«Sono preoccupato». Se a dirlo è Pasquale Mistretta, che in diciassette anni da rettore ne ha viste di tutti i colori, il futuro per l'Ateneo cagliaritano è davvero nero. Il taglio dello Stato ai finanziamenti - 1.500 milioni di euro entro il 2013 - per le Università italiane rischia di essere devastante.
Nell'aula del rettorato di via Università Mistretta ha chiamato a raccolta tutto il mondo accademico: consiglio d'amministrazione, senato accademico, sindacati e rappresentanti degli studenti. Poi ha lanciato il suo allarme con le ripercussioni che i tagli statali potrebbero avere sull'Ateneo di Cagliari: «La chiusura di corsi di laurea, la fine delle speranze lavorative per dottori e assegnisti di ricerca e il blocco delle assunzioni». Per rientrare nelle spese le strade sono poche: taglio dei costi, aumento delle tasse studentesche (per ora rigettata dal rettore) e la trasformazione dell'Università in Fondazione di diritto privato. Passaggio quest'ultimo temuto da molti per le interferenze che potrebbero esercitare sull'Università gli azionisti. «Non voglio pensare a cosa accadrebbe in Sardegna se la Regione diventasse socia di maggioranza», ha detto Mistretta.
LA SFORBICIATA La cifra è impressionante: mille e cinquecento milioni di euro. È quanto gli Atenei italiani dovranno dimenticare da qui al 2013. Contributi statali che non arriveranno più. A Cagliari la sforbiciata sarà di circa 10-12 milioni di euro all'anno. «Un taglio inserito nella manovra finanziaria», ha detto Mistretta, «che metterà in crisi l'intero sistema universitario della didattica e ricerca. Per questo, come deciso nell'ultima riunione della Conferenza dei rettori, chiediamo l'intervento parlamentare che, attraverso degli emendamenti agli articoli che riguardano l'Università, impedisca una serie di ricadute negative».
CHIUSURA CORSI L'elenco delle ripercussioni è lungo e tocca diversi settori. «In primo luogo», ha evidenziato il rettore, «ci sarebbe un impoverimento degli organici. Ogni dieci docenti ne potrebbe essere assunto uno, massimo due. Inoltre molti giovani dottorandi di ricerca e assegnisti vedrebbero sbarrata ogni prospettiva futura nel mondo accademico». Un terremoto che toccherebbe inevitabilmente anche la didattica e la ricerca: «Molti corsi di laurea, con i vuoti d'organico, verranno chiusi. E le minori risorse per assegni e borse di studio porteranno a ridurre l'attività di ricerca».
PERSONALE AMMINISTRATIVO Anche il personale non docente verrà risucchiato nel vortice. «Meno soldi, meno assunzioni», ha sentenziato Mistretta. Una mazzata per le persone che hanno superato i concorsi pubblici, risultando idonei, e che aspettano una chiamata così come i precari che da decenni vanno avanti con contratti a tempo.
LE PROSPETTIVE Gli scenari hanno pietrificato la platea. Presidi, docenti, ricercatori, personale amministrativo, studenti: tutti avevano dipinta sul volto una grande preoccupazione, la stessa del rettore. Mistretta ha indicato le possibili strade future. Le tasse degli studenti non saranno toccate: «Non c'è alcuna possibilità che vengano ritoccate», ha detto. E allora dove trovare le risorse? Certamente da un maggior coinvolgimento dei privati e dalle altre amministrazione pubbliche (Regione su tutte) che attualmente assicurano un'entrata di circa venticinque milioni di euro. Ecco allora spuntare quella che la manovra finanziaria indica come un suggerimento ma che molti considerano già un obbligo: la trasformazione delle Università da soggetti pubblici a Fondazioni universitarie di diritto privato.
I TIMORI «Nella manovra», ha ricordato Mistretta, «si prospetta una maggiore premialità per gli Atenei che riusciranno ad attrarre più risorse private. Cagliari e Sassari partirebbero da una posizione di svantaggio per la loro posizione geografica periferica e per il tessuto economico diverso da quello dove operano quasi tutte le Università del centro e del nord Italia». Se anche Cagliari dovesse imboccare questa strada per il rettore i problemi sarebbero molti: «Si dovrebbe pensare a una Fondazione che racchiuda sia Cagliari che Sassari. Anche contattando le principali aziende sarde, penso a banche, Saras, Tiscali, Arborea, quale potrebbe essere il loro reale apporto? Potrebbero diventare azionisti anche enti pubblici. Ma quale sarebbe la libertà dell'Università se, per esempio, la Regione dovesse diventare socia di maggioranza?»
MATTEO VERCELLI
 
Cagliari e Provincia Pagina 15
Gli studenti sono pronti a dare battaglia: «Abbiamo già pagato il nostro contributo»
«No a qualsiasi aumento delle tasse»
 
Il rettore lo ha detto pubblicamente: «Le tasse non aumenteranno». Almeno per ora. In una situazione d'emergenza, con lo Stato che riduce i contributi e con i finanziamenti dei privati non ancora al livello di altre Università, è innegabile che nei prossimi anni il contributo richiesto agli studenti potrebbe aumentare.
«La nostra parte l'abbiamo già fatta. Abbiamo votato no al recente aumento delle tasse e daremo battaglia a qualsiasi altra proposta che vada in questa direzione». Lorenzo Espa, presidente del consiglio degli studenti, si associa alle preoccupazioni del rettore: «I tagli», spiega il rappresentante, «minano il diritto allo studio. L'Università deve continuare a essere accessibile a tutti. Si sente parlare ogni giorno della necessità di investire in cultura e formazione. Ma quando ci sono problemi di bilancio le prime sforbiciate sono quelle ai finanziamenti destinati all'Università. È un controsenso».
Tra le prospettive c'è quella di trasformare gli Atenei in Fondazioni di diritto privato. Gli studenti non hanno ancora preso posizione: «Entro luglio», aggiunge Espa, «convocherò il consiglio per discutere di quanto riferito dal rettore. Parleremo anche dell'ipotesi Fondazione. È innegabile che il rapporto tra Università e privati debba migliorare anche in termini di finanziamenti. Il problema, in Sardegna, potrebbe essere la mancanza di soggetti privati in grado di dare contributi importanti al mondo accademico».
Il rappresentante degli studenti non risparmia infine una critica al rettore Mistretta. «Da gennaio aspettiamo la firma del protocollo d'intesa su come verranno spesi i soldi che verranno incassati con l'aumento delle tasse. Soldi che, era stata la promessa del rettore, devono essere utilizzati per migliorare i servizi agli studenti». Il consiglio aveva chiesto nuove aule didattiche nei poli di Scienze, di Sa Duchessa e Ingegneria, biblioteche in ogni facoltà aperte fino alle 22, il completamento della sede di Architettura in via Corte d'Appello, nuovi spazi per la mensa della Cittadella di Monserrato, l'ampliamento delle aule informatiche. (m. v.)
 
Cagliari e Provincia Pagina 15
l'allarme
«Niente ricambio e il personale sarà più vecchio»
 
«Una manovra per favorire la privatizzazione dell'Università e che penalizza la ricerca e la cultura. Con la conseguenza di un futuro senza assunzioni e con un personale, docente e tecnico-amministrativo, sempre più vecchio».
È la spietata analisi dei due rappresentanti del personale tecnico amministrativo nel senato accademico, Daniela Zedda e Giuseppe Casanova, che non risparmiano critiche al decreto legge 112 del 25 giugno 2008, ed in particolare all'articolo riguardante la trasformazione delle Università pubbliche in Fondazioni. «Il provvedimento», scrivono in un documento i due componenti del senato universitario, «prevede una impressionante riduzione delle risorse e una serie di disposizioni che avranno come effetto dirompente quello di far saltare l'intero sistema universitario italiano». La manovra porta a un allontanamento «dagli obiettivi di Lisbona, che prevedono investimenti a favore dell'istruzione, della formazione e della ricerca. Obiettivi condivisi dal Consiglio Europeo per l'anno 2010. Proprio la ricerca scientifica, secondo un recente studio dell'Ocse, vede l'Italia al 36° posto su 57 Paesi».
Sulla eventuale trasformazione delle Università in Fondazioni il giudizio è critico e in linea con le perplessità del rettore e di molti docenti e presidi: «Privatizzare non aumenterà certamente l'autonomia universitaria». Così come saranno pesanti le ricadute sulle assunzioni: «L'introduzione del turnover bloccherebbe le assunzioni facendo invecchiare il corpo docente e quello del personale tecnico e amministrativo».
 
2 – L’Unione Sarda
Prima pagina
L'agonia delle Università
Merito e qualità per salvare gli atenei
di Beniamino Moro  
 
Un primo tentativo del governo di trasformare le Università in fondazioni di diritto privato era già stato fatto senza successo con la finanziaria del 2002. Oggi il tentativo si ripete, ancora una volta non nell'ambito di un quadro organico di riforma, ma all'interno della più generale manovra di finanza pubblica, a significare che il problema interessa più per il secondo aspetto che non per il primo. Il disegno del governo appare abbastanza chiaro. Da un lato si stringono i vincoli di bilancio (riduzione del fondo di dotazione ordinaria di 500 milioni in tre anni e più in generale di contenimento della spesa universitaria sino a 1.440 milioni in 5 anni, col blocco del turnover al 20% delle cessazioni dal servizio e l'allungamento degli scatti di anzianità da biennali in triennali), dall'altro si offre alle Università la facoltà di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato e di organizzarsi quindi in regime di totale autonomia finanziaria. Detto in altri termini, lo stato ridimensiona notevolmente i suoi impegni a favore delle Università come istituzioni pubbliche, spingendole a diventare, sotto la pressione del vincolo di bilancio, delle istituzioni private che in larga misura si dovrebbero autofinanziare nel mercato.
Con i tagli prospettati, sostiene la Conferenza dei Rettori (Crui), gli Atenei italiani saranno messi immediatamente in serissime difficoltà, col rischio concreto che tutti arrivino rapidamente al dissesto finanziario. La Crui, peraltro, critica giustamente il fatto che non è pensabile che si possa affrontare responsabilmente un tema centrale e di valenza strategica per il paese come quello della riforma universitaria sotto la minaccia del tracollo dell'intero sistema. Meglio sarebbe se si procedesse ad una riforma organica dei nostri Atenei, magari partendo dal Patto per l'Università approvato dal precedente governo nel luglio scorso, che prevedeva l'attribuzione di una parte dei fondi in funzione dei risultati dell'attività di ricerca scientifica.
Oltre alla Crui, si registrano molte altre prese di posizione da parte delle varie componenti universitarie. Tuttavia, considerato che il provvedimento è già in vigore e sarà certamente convertito in legge prima delle ferie estive perché inserito nella manovra economica che costituisce l'atto politico più importante ed impegnativo di questo governo, più che una protesta generica, che rischia di risultare sterile, è opportuno elaborare nei tempi stretti imposti dal dibattito parlamentare delle controproposte, da far valere al Tavolo di consultazione immediatamente attivato, occorre dargliene atto, dal ministro dell'Istruzione e dell'Università Maristella Gelmini.
Condividendo il principio della riqualificazione della spesa e del superamento dell'autoreferenzialità delle sedi universitarie, sarebbe opportuno riprendere il discorso della valorizzazione della qualità e del merito e della piena attuazione di un sistema di valutazione della ricerca cui collegare l'attribuzione delle risorse, che comunque non possono essere ridotte. Il ministro Gelmini, che già si è espressa favorevolmente a questa impostazione, non può condividere un discorso di privatizzazione surrettizia dell'Università italiana in alternativa a un drastico ridimensionamento del suo ruolo strategico di sviluppo economico.
 
3 – L’Unione Sarda
Lettere & Opinioni Pagina 14
Tra aspirazioni frustrate e difficoltà di programmazione
Il confuso orizzonte dei precari (e quello dell'Università)
 
Le notizie circolate nelle scorse settimane sulla stabilizzazione di collaboratori precari nell'Università non sono state confermate, né smentite, dalle fonti ufficiali; non hanno quindi maggior valore delle "voci di corridoio". Recentemente qualcuno ha sostenuto che il giudizio di idoneità conseguito in un pubblico concorso non costituisce diritto. Questo è vero fino a un certo punto, perché la norma che sancisce la validità della graduatoria per due anni esiste. Si consideri poi che il giudizio di idoneità è sempre un traguardo raggiunto dopo anni di lavoro di collaborazione; anche l'idoneo è un precario, con la differenza che non è neppure retribuito, se si eccettua qualche briciola racimolata qua e là fra i bilanci. In questa, che giustamente è stata definita una guerra tra poveri, chi ne esce con le ossa rotte è l'immagine di una Università appiattita su se stessa, arroccata nella difesa di situazioni precostituite, incapace di rinnovare i suoi quadri, di sfornare nuovi talenti per l'Italia di domani. Incapace persino di dire una parola, non dico sicura, ma almeno attendibile, che accenda un barlume di speranza nell'animo di tanti giovani costretti a una stressante insicurezza.
LETTERA FIRMATA – CAPOTERRA
 
Le vie del precariato sono infinite, gentile lettore. E quindi molti sono i tipi di lavoratore a singhiozzo dei quali si è parlato recentemente in questa pagina: dagli impiegati agli specializzati che fanno ricerca avanzata, sotto l'ombrello sfilacciato di un contratto Co.co.co. o di una borsa di ritorno del Master & Back. Mi pare di capire che lei si riferisca alla diatriba sugli impiegati amministrativi dell'Università di Cagliari. In questo caso, le notizie ufficiali ci sono già: il Consiglio di amministrazione poteva fare 30 assunzioni e le ha ripartite equamente fra i precari e gli idonei al concorso pubblico del 2007. Ma i soldi sono pochi, le aspettative molte e la situazione ingarbugliata.
In estrema sintesi, e con qualche semplificazione: la Costituzione stabilisce che alla Pubblica amministrazione si accede per concorso (il principio è: largo ai migliori) salvo i casi previsti dalla legge. Ma i conti dello Stato sono in rosso e per anni le assunzioni restano bloccate, e i vincitori dei concorsi al palo. Siccome però la macchina burocratica deve andare avanti, dovunque si aggira il blocco facendo ricorso ai precari: dipendenti a tempo determinato, oppure Co.co.co, cioè presunti autonomi. Persone che alla fine diventano indispensabili. Al Comune di Cagliari, per fare un esempio tra mille, l'Ufficio del condono edilizio si regge sui precari. Licenziati e riassunti.
Ma torniamo all'Università. La Finanziaria 2007 (governo Prodi) consente la stabilizzazione di chi è in servizio a tempo determinato da almeno tre anni. Per alcuni è uno schiaffo al merito, per altri l'eccezione prevista dalla Costituzione. L'Ateneo di Cagliari assorbe tutti i suoi precari, i quali comunque erano entrati al lavoro tramite un mini concorso e una graduatoria. La Finanziaria 2008 apre poi uno spiraglio per i Co.co.co., che ufficialmente sono lavoratori autonomi, non subordinati. Le interpretazioni della norma variano. Le polemiche infuriano. I veterani rivendicano esperienza e diritti acquisiti. Gli idonei dei concorsi invocano il principio costituzionale. I neo laureati chiedono nuove selezioni e nuove graduatorie. Intanto, il ministro Tremonti annuncia ulteriori tagli agli organici. Si può discutere a lungo sulla capacità di visione e rinnovamento dell'Università di Cagliari. Ma credo che in questa nebbia chiunque faticherebbe a vedere al di là del proprio naso.
DANIELA PINNA

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«Il decreto Tremonti distruggerà l’ateneo» 
Drammatico annuncio del rettore Mistretta: «Vogliono trasformarci in ente privato» 
Taglio ai trasferimenti, blocco delle assunzioni e rischio chiusura 
di Roberto Paracchini 
 
 CAGLIARI. L’università è listata a lutto. Molti corsi universitari dovranno essere chiusi. I tagli sui trasferimenti nazionali vanno dai due ai cinque milioni di euro ad anno. I giovani saranno espulsi definitivamente dalla ricerca. Nessun turn over una volta che i docenti più anziani andranno in pensione. Questa, in sintesi, è la radiografia che ha fatto ieri mattina il rettore Pasquale Mistretta durante la conferenza stampa tenuta nell’aula magna di via Università. «È la fine», commenterà poco dopo il fisico Francesco Raga, già preside della facoltà di Scienze.
 Per rendere più evidente (e solenne) che la situazione è «molto critica», il rettore Mistretta ha voluto al suo fianco, oltre ai più stretti collaboratori, anche il senato accademico al completo. «La conferenza stampa fa seguito - spiega il responsabile dell’università - all’assemblea straordinaria dei rettori tenuta giovedì scorso e convocata per esprimere una valutazione critica sulla manovra finanziaria contenuta nel decreto legge del governo». L’obiettivo dell’incontro, che si dovrebbe tenere in tutti i rettorati, è quello di «rendere più incisiva la richiesta di revisione degli articoli che riguardano l’università italiana, il suo futuro quale ente pubblico, la politica delle risorse, e quella degli organici e del personale docente».
 Normalmente prudente nel suo modo di esprimersi, questa volta il rettore spara a zero: «Il taglio complessivo della manovra finanziaria tende a mettere in crisi l’intero sistema della didattica e della ricerca». Infatti «sin dall’articolo 16 del decreto si “suggerisce” di trasformare gli atenei pubblici in fondazioni universitarie di diritto privato, con la partecipazione di nuovi soggetti pubblici o privati». E per stimolare tale conversione il «decreto sottolinea una valutazione premiale commisurata all’apporto dei finanziamenti privati, pur confermando che il finanziamento pubblico “rimane fermo”. E l’inflazione?». Nello stesso tempo, però, si prevede una riduzione del fondo di finanziamento ordinario di un miliardo e 500 milioni entro il 2013 su tutto il territorio nazionale. Il che significa, preciserà Raga, circa 35 milioni in meno in cinque anni per Cagliari. A questo, poi, si aggiunge un altro aspetto della manovra che prevede, continua il Magnifico, «vincoli molto pesanti al reclutamento dei professori e del personale tecnico amministrativo, che verrebbe consentito solo nei limiti del 10-20 per cento del turn over». Il che significa che se vanno in pensione dieci docenti, l’ateneo potrà riaverne uno o, al massimo, due. Poi vi sono modifiche nella progressione economica degli stipendi e, soprattuto, nel riutilizzo dei fondi degli anni precedenti «che d’ora in poi, sarà molto più difficile».
 In questo quadro quella che viene fatta passare «come sollecitazione», la trasformazione dell’ateneo in fondazione di diritto privato, rischia di diventare una strada obbligata. «Per noi però - spiega Pasquale Mistretta - penso sia impossibile realizzarla da soli. Sarebbe indispensabile fare questa trasformazione assieme a Sassari, per raggiungere una massa critica appena accettabile». Ma le prospettive sarebbero molto ridotte. «La nostra non è una realtà come può essere Torino, dove c’è la Fiat, o Milano, dove c’è un contesto economicamente molto più forte. Allora chi potrebbero essere gli altri soci? La Regione Sardegna? Non faccio commenti, basta vedere le espressioni dei componenti del senato accademico. Oppure la Fondazione del Banco di Sardegna? Oggi questa struttura ci dà un milione e mezzo per i dottorati e 500mila euro per le riviste on line. Ma nella nuova situazione occorrerebbe molto di più. Oppure ci potrebbe essere il Cis, la Saras, Tiscali o la 3-A di Arborea... Ma dubito che sarebbero in grado di fornire i finanziamenti necessari. E se così fosse. crediamo proprio che cambiando l’organismo societario e, quindi, decisionale, riusciremmo a mantenere l’attuale libertà di ricerca?».
 Che fare quindi? «Spero che il tavolo di consultazione nazionale tra la conferenza dei rettori e il governo sia fruttuoso, anche se sono scettico. Con questo decreto viene minata la testata d’angolo dell’intera struttura portante dell’università».
 
Pagina 1 - Cagliari
«Così affosseranno l’istruzione: non più per tutti, solo per i ricchi» 
 
 CAGLIARI. «Se passasse questo decreto legge, sarebbe un duro colpo al diritto allo studio d noi sardi», commenta Lorenzo Espa, presidente del consiglio degli studenti dell’ateneo.
 Se si arrivasse alla creazione di una fondazione universitaria di diritto privato, le tasse universitarie non potrebbero più essere le stesse. Le esperienze degli altri Paesi (dove i centri di ricerca sono privati) dimostra che solo se si hanno molti quattrini si possono frequentare gli atenei più qualificati. Oppure se si è dei piccoli Einstein, in grado di accedere alle selettive borse di studio. Ma la maggior parte viene tagliata fuori. In caso di privatizzazione e visto che le imprese capaci di finanziare l’ateneo, sarebbero ridotte, l’aumento delle tasse diverrebbe obbligato.
 «Ma per noi - ha spiegato il Magnifico - sarebbe inammissibile. Il ritocco che abbiamo fatto alle tasse è al limite del possibile: è frutto di un ampio dibattito, oltre non possiamo andare. Il livello di povertà della nostra regione non lo permette».
 «Noi siamo molto preoccupati - continua Espa - così facendo tutte le promesse legate alla strategia di Lisbona, sull’importanza della ricerca scientifica, andrebbero deluse e cancellate». Per la Sardegna, dove il numero dei laureati è inferiore alle regioni del nord (e l’Itala è sotto gli altri Paesi europei), sarebbe una Caporetto. «Purtroppo - precisa Espa - indipendentemente dal colore politico, vediamo che tutti i governi nazionali sembra facciano a gara a tagliare i fondi per l’università, senza capire che la formazione e la ricerca sono elementi centrali per la crescita del Paese». (r.p.)
 
Pagina 1 - Cagliari
La laurea in Matematica sarà costretta a chiudere per mancanza di docenti 
 
 CAGLIARI. «Il blocco del turn over per noi sarebbe esiziale», ha commentato ieri mattina durante la conferenza stampa il rettore Pasquale Mistretta. «In questo modo molti corsi non potrebbero restare - ha continuato - soprattutto quelli di nuova istituzione. La carenza di fondi e di personale sarebbe un danno per tutti, per i nostri studenti in primo luogo».
 Ieri i volti dei docenti del senato accademco, che Mistretta ha voluto far partecipare all’incontro (per sottolineare la solennità del momento), erano per lo più cupi e visibilmente preoccupati. «Nei corsi di laurea - spiega Nicoletta Dessì, responsabile del dipartimento di Matematica - ci vogliono almeno venti docenti, che hanno il compito di garanti dell’insegnamento. Ora tra poco molti di noi andranno in pensione e allora nel corso di laurea in Matematica non si avrà più il numero di insegnanti sufficiente. E visto che ci sarà il blocco del turn over, il corso di laurea dovrà chiudere. Ed è l’unico esistente in Sardegna». Oppure, per evitarne la sopressione, «tutti i docenti di matematica delle altre facoltà (da Ingegneria a Farmacia) - spiega il fisico Francesco Raga, già preside della facoltà di Scienze - dovrebbero trasferirsi in Matematica, con tutti danni per i corsi di laurea di provenienza». Non solo: «È a rischio anche il corso di laurea in Informatica - precisa la Dessì - e anche questo sarebbe un grave danno». Un tempo si diceva che la matematica era «la regina delle scienze». Oggi lo si bisbiglia. In futuro si dirà che la regina è stata detronizzata. (r.p.)
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
UNIVERSITA’ 
Smentiti gli accorpamenti 
Restano distinte le facoltà di Lettere di Sassari e Cagliari 
 
 SASSARI. «Nel commentare il risultato conseguito con la firma dell’accordo tra Regione e Università per la nascita del Polo agro-veterinario di Bonassai, abbiamo avuto la sgradita sorpresa di leggere che nell’incontro si sarebbe parlato anche dell’intenzione, da parte della Regione, di accorpare le facoltà di Lettere e Lingue dell’Università di Sassari alle consorelle cagliaritane. Né il sottoscritto - ha precisato il professor Alessandro Maida, Rettore dell’ateneo sassarese -, né i presidi (Sergio Coda di Veterinaria e Piero Luciano di Agraria) hanno discusso dell’argomento e quindi la notizia è destituita di fondamento. Del resto, quest’aspetto non poteva essere toccato, poiché si sarebbe posto in aperta e inaccettabile violazione della normativa nazionale che regola la vita delle Università, che godono di un’ autonomia garantita dall’art. 33 della Costituzione. Dispiace la turbativa che la notizia, sebbene infondata, ha prodotto nell’ambito delle due facoltà e dell’Ateneo, con inevitabili e negative ripercussioni. Le facoltà di Lettere e Lingue intendono difendere il loro radicamento storico che ha consentito di posizionarsi lodevolmente nelle classifiche nazionali. Il Senato Accademico rimane favorevole a un’offerta formativa integrata e paritaria tra i due atenei, che valorizzi le rispettive competenze e sia rispettosa della loro autonomia, volta a ottimizzare le risorse didattiche, correggendo duplicazioni non necessarie».
 Sull’argomento è anche scoppiata una polemica politica tra il consigliere regionale di An, Mario Diana, e l’assessore alla Pubblica istruzione Maria Antonietta Momgiu. «No alla soppressione delle facoltà di Lettere e Lingue dell’Università di Sassari - ha scritto Mario Diana in un’interrogazione -. L’assessore Mongiu s’impegni a impedire l’accorpamento delle facoltà di Sassari con quelle dell’Università di Cagliari».
 La risposta non ha tardato. «Esprimo stupore nell’apprendere i termini dell’interrogazione dell’on. Diana - ha replicato Maria Antonietta Mongiu -. Non rientra nelle competenze regionali decidere questioni quali l’accorpamento di facoltà universitarie e nell’incontro non se ne è parlato». (plp)

1 – Il Sardegna
Pagina 21 – Grande Cagliari
L'allarme. Il rettore di Cagliari non condivide le scelte dell'ultima manovra finanziaria
Taglio netto da 12 milioni di euro
l'ateneo deve stringere la cinghia
di Eleonora Bullegas
 
Risorse insufficienti e l'ombra minacciosa di un taglio di circa 12 milioni di euro rischiano di mettere a dura prova gli equilibri dell'ateneo cagliaritano. L'ultima manovra finanziaria invita a stringere la cinghia, limitare i costi e attivare azioni che consentano di incidere positivamente sui prossimi finanziamenti. «L'obiettivo è contrarre le spese fino al 2012 - ha spiegato ieri il rettore dell'università Pasquale Mistretta - e contemporaneamente fare alcune micro e macro azioni che dovrebbero influire sulla disponibilità delle risorse future». Il Rettore sintetizza in questo modo la situazione in cui si troverà l'università italiana, a causa dei tagli previsti nell’ultima manovra finanziaria, se un decreto legge del 25 giugno scorso dovesse essere convertito in legge entro il prossimo 25 agosto. Il tema è stato al centro dell’assemblea straordinaria dei rettori che si è svolta il 3 luglio scorso a Roma. L'incontro è stato convocato per esprimere una valutazione critica sul documento. «Il taglio complessivo di risorse - ha chiarito il rettore - tende a mettere in crisi l’intero sistema universitario della didattica e della ricerca. Il suggerimento è di trasformare le università pubbliche in fondazioni universitarie di diritto privato, con la partecipazione di nuovi soggetti pubblici o privati ». L’Ateneo cagliaritano nell’anno accademico 2007- 2008 ha potuto contare su un finanziamento pubblico di circa 140 milioni di euro, oltrequasi 17 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione, destinati al fondo unico, Erasmus e scuole di specializzazione, cui si debbono aggiungere anche risorse private. «La fondazione Banco di Sardegna - ha ricordato Mistretta - ha concesso 2 milioni di euro per i dottorati di ricerca. Un fondo di 500 mila euro è stato stanziato, invece, per le riviste scientifiche on line. A livello nazionale si prevede una riduzione del fondo di finanziamento ordinario di un miliardo e mezzo di euro entro il 2008». Un aspetto particolarmente delicato riguarda gli organici, le assunzioni e il turn over. «Ci sono vincoli molto pesanti - ammette il rettore dell'ateneo cagliaritano - sul reclutamento dei docenti e del personale tecnico e amministrativo. Su dieci che vanno via, solo due verrebbero assunti». Il provvedimento potrebbe incidere negativamente anche sulle tasse e colpire, tra l’altro, pure i giovani che hanno ottenuto dottorati o assegni di ricerca. «Loro - chiarisce Mistretta - costituiscono la risorsa umana su cui l’università ha investito negli ultimi decenni. Quest’intervento mortificherebbe, inoltre, le aspettative di coloro che sono in graduatoria nei concorsi pubblici per tecnici e amministrativi e di quelli idonei per i concorsi del personale da stabilizzare in base alla legge finanziaria 2008».  
 
Il futuro delle Università: tra risorse e trasformazione
Tra i punti più problematici messi in evidenza dal rettore di Cagliari Pasquale Mistretta, figurano carriere, limiti di età e contrattazione integrativa per il personale amministrativo. «Stiamo parlando di un grosso giro di vite - ha sottolineato - che riguarda professori e personale amministrativo. Le norme prevedono la modifica delle progressioni economiche degli stipendi “si passerrebbe da due a tre anni”, diverse regole per il pensionamento e una nuova disciplina del trattamento economico accessorio».     

Questionario e social

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