Martedì 8 luglio 2008

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 luglio 2008
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Prov Sulcis Pagina 27
Sant’Antioco
Vacanza studio nei siti del Sulcis
Quaranta studenti a scuola di archeologia
 
 Ha aperto ufficialmente a Sant’Antioco la Summer scool , un’attività che coniuga divertimento, vacanza e studio. Organizzato dalla facoltà di Archeologia dell’Università di Sassari e dal Comune di Sant’Antioco (che ha fornito il supporto logistico ai partecipanti) la “scuola vacanza” vedrà impegnate nel “mestiere di archeologo” quaranta persone provenienti da diverse parti dell’Isola e della Penisola. La scuola terminerà sabato prossimo e si articolerà in una serie di lezioni pratiche e teoriche. La mattina i partecipanti saranno impegnati nei siti archeologici di Monte Sirai a Carbonia e del Cronicario di Sant’Antioco dove sono in corso le annuali campagne archeologiche coordinate dall’archeologo Piero Bartoloni. Nel pomeriggio, invece, nella sala convegni del centro culturale dei Sufeti di piazza De Gasperi, si svolgeranno cinque lezioni di approfondimento sul tema. «L’archeologia appassiona molte persone - commenta Piero Bartoloni - con questa formula si avrà la possibilità di conoscere il mestiere dell’archeologo». Nei giorni scorsi nell’aula consiliare del Comune di Sant’Antioco si è tenuta la “lectio magistralis” d’apertura del corso. Il professor Piero Bartoloni alla presenza di rappresentanti della giunta comunale e del presidente del Rotary Club di Carbonia, che ha adottato tre studenti pagando loro la retta di partecipazione, ha parlato degli insediamenti fenici nel Sulcis con particolare riferimento al porto di Sulky e ai suoi traffici commerciali per quanto riguarda il commercio dei minerali. «Una iniziativa molto interessante - ha sottolineato l’ assessore comunale alla Cultura Daniela Ibba - che servirà anche a promuovere l’immagine turistica del ostro territorio».
TITO SIDDI 
 
2 – L’Unione Sarda
Cultura Estate Pagina 8
Antico e moderno insieme nell’arte
Diventa polo museale d’Oristano il medievale Hospitalis Sancti Antoni
 
La città del medioevo è percorsa da storpi, lebbrosi, idropici, mutilati: strappati tutti dalle grinfie di Monna Morte dalla carità di frati- cavalieri che operavano tra Europa e Terrasanta. A questi frati, appartenenti a vari ordini, si deve la nascita di hospitales sparsi in tutte le città cristiane. Oggi, Oristano si riappropria di una di queste strutture ospedaliere del medioevo, l’“Hospitalis Sancti Antoni”, per destinarla, secondo un rigoroso piano museologico, a nuova sede del polo museale-artistico-bibliografico della città. Nel testamento di Ugone II, giudice d’ Arborea, datato 4 aprile 1335, sono menzionati gli hospitales … Sancti Antoni et Sancti Latzari prope Arestamnum .
Ancora nel 1355, nel primo Parlamento del Regno di Sardegna, in Castel di Castro, partecipò Alberto, priore di San Leonardo di Settefontane, anche in rappresentanza di frate Antonio Gallani de Cerreto, priore dell’ hospitalis Sancti Antoni di Oristano.
Mariano IV, il 19 aprile 1368, in un atto di dotazione a favore delle clarisse di Oristano, si stabilisce per il maiore de portu, colpevole di non consegnare il denaro prestabilito dal sovrano per le religiose, la pena di 25 alfonsini di cui 15 destinati alle carceri e agli hospitales (di San Lazzaro e Sant’ Antonio) della citta di Arestani.
L’ 8 novembre 1526 con atto dato a Granata l’ 8 novembre 1526 Carlo V affida il priorato dell’ ospedale di Sant’ Antonio a Pietro de la Peña Junior. Dall’ 8 maggio 1640 i frati ospedalieri dell’ordine di San Giovanni di Dio si insediarono nell’ ospedale di Sant’Antonio, ampliandolo e restaurandolo, fino al 1834, anno del loro trasferimento al convento extra moenia di San Martino, lasciato l’anno precedente dai Domenicani.
Il Sant’Antonio fu, successivamente, trasformato in asilo infantile sino allo scorcio del XX secolo, allorquando si procedette al suo restauro finalizzato alla creazione di uno spazio culturale unitario.
Ma l’origine dell’ insediamento ospitaliero è incerta, benché in base a una carta del 1627, recante una croce a TAU sormontante l’indicazione Sancti Antony, dell’Archivio storico del comune di Oristano, individuata dalla direttrice Antonella Casula, potrebbe ipotizzarsi la fondazione dell’ hospitalis ad opera degli ospitalieri di San Giacomo d’Altopascio, presso Lucca, caratterizzati dall’insegna del TAU. Nel giudicato d’ Arborea la presenza di monaci ospitalieri di Altopascio è documentata con certezza dal 1255, data in cui il papa Alessandro IV esonera i Cistercensi, i Templari e gli Hospitalarii Jerosolymitani et de Alto passu dal provvedere economicamente alle spese per il castrum Grapalle, Arborensis Diocesis.
Un sigillo in bronzo, di forma ovale con la croce a TAU e la legenda sigillum Fratris Bardi Gerardi de Altopascio, il ventiquattresimo gran maestro di Altopascio fra il 1367 e il 1394, fu rinvenuto in Sardegna ed è conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Altro sigillo bronzeo del frater Martinus, d(omi)n(u)s et m(a)g(iste)r hosp(italis) de S(an)c(to) Jac(obo) de Alt(o) pa(ssu) si rinvenne nel 1797 a Fordongianus. Infine croci a TAU, del medesimo tipo della croce di Sant’ Antonio di Oristano, sono incise sul prospetto della chiesa dell’hospitalis di Santa Maria di Cea di Banari insieme all’ iscrizione di un frate(r) Aldib(randus ?) del 1260.
La struttura del Sant’Antonio si compone di un corpo di fabbrica principale, a due piani, sviluppato attorno a un chiostro trapezoidale e da un ulteriore ambiente destinato ad auditorium, per un totale di circa 3500 metri quadrati. Particolarmente pregevole è lo spazio dell’antica aula chiesastica di Sant’Antonio, di cui il restauro ha messo in luce alcune membrature architettoniche, fra cui un frammento di ampio arco ogivale, che parrebbe ascrivibile alla seconda metà del XIII secolo. Il recentissimo intervento di restauro e allestimento, con i fondi P.O.R. 2000-2006 della Regione, consegna nelle mani del Comune di Oristano e dei suoi cittadini uno spazio di alto valore architettonico, nel cuore della città delle torri e delle mura giudicali.
L’amministrazione Comunale ha aperto, immediatamente dopo il collaudo, l’ hospitalis Sancti Antoni ai cittadini, perché imparino ad riamare questo antico luogo dei giochi dell’ infanzia in una nuova dimensione. La nuova dimensione è già scritta nel filo rosso dell’inaugurazione.
Il filo rosso è una via dei segni: segni di scrittura, segni di libro, segni di visioni, segni di suoni, segni scritti ad un tempo dagli archeologi della Soprintendenza, dai Bibliotecari dell’ Universitaria di Cagliari e della Civica di Oristano, dagli archivisti dell’ Archivio Storico d’Oristano. Ma sono anche i segni della contemporaneità scritti dagli artisti del circuito Musae o dalle voci musicali del tango. Una via misteriosa della scrittura e del libro, perché Oristano è la città del libro del medioevo, con i suoi codici liturgici, i suoi libri di diritto, le opere letterarie, come la trecentesca copia della Pharsalia del poeta latino Lucano.
Su questa via si innestano le storie dell’ arte contemporanea, dei segni sonori dei tangeros, dei fotogrammi antichi tratti da una cinepresa d’antan, le storie dell’ acqua, dell’ invocazione medievale della Salve Regina. Questo è il segno di fondazione di un nuovo polo museale della città in cui si fonde e si distingue l’antico e il contemporaneo, il suono e la vista, la musica e l’ arte pittorica. Se il Betile di Zaha Hadid è il Museo dell’arte nuragica e dell’arte contemporanea, l’ Hospitalis Sancti Antoni è il Museo della Storia della città e della contemporaneità. Le 42 vetrine non sono piene di cocci polverosi: ci sono segni antichi, medievali e moderni di scrittura ed insieme le Orme dervisci ed Erica Fish. È stato scritto il piano museologico di questo complesso che annovererà il nuovo Antiquarium Arborense e una storia della città tramata fra la tavola cinquecentesca della Madonna dei Consiglieri, la mazza d’ argento del consiglio cittadino, l’olio di Carlo Contini con la notte delle confraternite e una Sartiglia dello stesso Contini. Annovererà, questo Hospitalis Sancti Antoni, il prestigioso Istituto Storico Arborense diretto da Giampaolo Mele dell’ Università di Sassari e una sezione dell’ importante Biblioteca civica d’Oristano ricce di cinquecentine e seicentine. Saranno i segni di una nuova politica museale che non teme, ma pretende, antico e moderno intrecciati in una danza di volta in volta drammatica e appassionata. Questa è la sfida di Oristano al XXI secolo.
RAIMONDO ZUCCA 

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
L’Università nuorese salva 100 matricole 
Il corso di Pubblica amministrazione ripristinato dall’ateneo di Cagliari 
Ripartiranno anche i corsi ambientali, in forse Servizio sociale 
 
NUORO. Il corso di Pubblica amministrazione è salvo. L’università nuorese continua a sperare. Circa 100 immatricolazioni, prima a rischio, partiranno col nuovo anno accademico. Come aveva promesso agli studenti il rettore Mistretta durante una assemblea, il senato accademico di Cagliari ha previsto per Nuoro (e già deliberato) il 1º anno del corso di Pubblica amministrazione. Anche se si è in attesa di una comunicazione ufficiale, si può dire che il corso, inizialmente cancellato con decisione, ora è stato ripristinato. Con le matricole del corso unificato Ambientale e forestale (Sassari) si potrebbe arrivare a 200 nuovi studenti. Resta in forse il corso di Servizio sociale.
 
Pagina 30 - Nazionale
Circa cento matricole potranno iscriversi al nuovo anno 
Università, salvo il corso cancellato 
Il senato accademico di Cagliari ripristina Pubblica amministrazione 
NINO BANDINU 
 
 NUORO. Il corso di Pubblica amministrazione è salvo. L’università nuorese, forse, può continuare a sperare. Circa 100o immatricolazioni, prima a rischio, partiranno col nuovo anno accademico. Ora, davanti ai giovani universitari, non c’è solo il buio.
 L’altra grossa novità invece arriva dal versante privato dell’Ailun, l’associazione nuorese per la libera università. Qui è stato eletto come nuovo presidente l’avvocato Lorenzo Palermo al posto di Sergio Russo che rimane comunque presidente del Consorzio universitario pubblico. Chiusa la parentisi.
 Tornando al pubblico, in attesa dell’affissione del «Manifesto accademico» che avverrà entro il mese di luglio, si può dire che qualche segnale buono è arrivato. Come aveva promesso agli studenti, il rettore Mistretta durante un’assemblea, il Senato accademico di Cagliari ha previsto per Nuoro (e già deliberato) il 1º anno del corso di Pubblica amministrazione. Anche se si è ancora in attesa di una comunicazione ufficiale, si può dire che il corso, cancellato di brutto, adesso è stato ripristinato. E le iscrizioni al primo anno, che un po’ tutti temevano non si potessere più fare, adesso protranno ripartire. In linea di massima si parla di circa 100 matricole. Una bella quota, più quella del corso unificato di Ambientale e forestale gemmato con Sassari, e si potrebbe arrivare a 200 matricole. Un buon segno. Resta in forse invece il corso di Servizio sociale, soggetto ancora al cosiddetto «numero programmato». Tutto qui per quanto riguarda l’ateno pubblico, che in qualche modo si lega anche con l’Ailun, che ha espresso il nuovo presidente in Lorenzo Palermo, al posto di Sergio Russo, che ha dato le dimissioni, ma che resterà presidente del Consorzio universitario pubblico, finchè resterà tale.
 «Spero che questa mia nomina serva ad aiutare il progetto di rafformento e rilancio del polo universitario nuorese» dichiara prudentemente Palermo, che sa già in quali acque naviga questa associazione culturale, ormai priva di risorse regionali e in crisi profonda.
 Intanto va avanti anche la “Fondazione” proposta tempo fa dal presidente della Provincia, Roberto Deriu.
 A questa nuova forma di gestione dell’ateneo nuorese (che dovrebbe superare il vecchio consorzio universitario formato dai due enti di Comune e Provincia) oltre alla Camera di Commercio, Fondazione Banco di Sardegna, Asl e Cisl nuorese, hanno aderito numerose anche altre associazioni di categoria. Ma all’appello manca ancora l’altro partner importante: il Comune di Nuoro.
 Che deciderà Mario Zidda con la sua maggioranza? Ancora non si capisce. I chiari di luna sono tanti.
 Altro punto aperto rimane quello della Conferenza di servizi su cui si è impegnata la Regione. Questa si doveva tenere entro 90 giorni dalla Finanziaria. I 90 giorni sono passati e la Conferenza è ancora in alto mare. La Regione sarada tramite l’assessore alla Cultura Mariantonietta Congiu si è limitata ad annunciare 60 mila euro per il progetto del Campus universitario. Che però si farà solo se verrà sbloccata nuova caserma di Pratosardo, su cui lavorano il sottosegretario Giuseppe Cossiga, il deputato Bruno Murgia e il sindaco Mario Zidda.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Cagliari
Tecnologia al servizio dell’archeologia 
Anche esami del Dna per le nuove scoperte nella collina di Sirai 
 
 CARBONIA. Sono la fisica, e la medicina, le scienze che daranno quest’anno agli archeologi spunti per una nuova e più completa lettura dei risultati della campagna di scavo in corso nella necropoli fenicia e punica della collina di monte Sirai sotto la direzione dell’archeologo Michele Guirguis e il coordinamento del professor Piero Bartoloni dell’Università di Sassari. Quest’anno infatti tutti i resti umani riportati alla luce vengono sottoposti sia all’esame del carbonio 14, per stabilire la esatta datazione delle tombe, sia all’aesame del DNA. Un esame di estrema importanza, quest’ultimo, perchè consentirà non solo di determinare la razza ma, soprattutto, eventuali rapporti di parentela, per parte di madre, dei defunti. Questo consentirà, di ricostruire ad esempio una mappa delle presenze, ma anche di identificare, nella zona della necropoli, l’eventuale presenza di aree familiari di sepoltura.
 I risultati di questi studi potranno fornire anche dei nuovi elementi per la conoscenza del sito, che ad ogni campagna di scavo archeologico continua a evidenziare elementi di rilievo e di novità, presentando sempre elementi di novità sotto il profilo sientifico.(gfn)
 
3 – La Nuova Sardigna
Pagina 22 - Sassari
Concreto intervento dell’Ersu per gli studenti di Castelsardo 
 
 CASTELSARDO. L’Ersu (ente regionale per il diritto allo studio) di Sassari ha approvato su proposta del rappresentante degli studenti nel consiglio di amministrazione, Simone Campus, il nuovo bando per borse di studio e servizi abitativi “premiando”, finalmente gli studenti locali che passano dallo status di “pendolari” a quello di “fuori sede”, incrementando la borsa di studio, rispetto agli anni scorsi, di circa 1500.
 Il consigliere Campus ha insistito presso la commissione utenze dell’Ersu, composta da Giorgio Pintore e da Antonello Peru, per attribuire lo status di “fuori sede” agli studenti residenti nel Comune di Castelsardo affinché anche questi potessero finalmente usufruire dell’alloggio.
 «Gli studenti di Castelsardo erano gli unici fra gli anglonesi a essere considerati pendolari, mentre tutti gli altri erano considerati fuori sede - afferma Simone Campus -. I castellanesi hanno subito per anni gravi ingiustizie. Inolte, era da 13 anni che l’Ersu non aggiornava le tabelle delle tratte e i tempi di percorrenza dei mezzi pubblici. Solo grazie alla sensibilità del professor Mattone e all’impegno di Antonello Peru e del professor Pintore, siamo riusciti a correggere la situazione».
 Antonello Peru ha voluto evidenziare che «adesso gli studenti dell’Anglona sono tutti uguali e anche i castellanesi potranno risiedere nelle nostre moderne case dello studente». Conclude Campus: «Siamo stati capaci di dare risposte concrete a studenti meritevoli ma soprattutto bisognosi, secondo criteri di equità e giustizia. Quest’anno abbiamo 5.500.000 euro e grazie a ciò è stato possibile riconoscere agli studenti castellanesi una borsa da 3338 euro, comprensiva di 240 pasti e posto alloggio, rispetto ai 1855 euro dell’anno scorso.»
Donatella Sini 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
BREVI
UNIVERSITÀ
Premio ai ricercatori
 
 Domani mattina alle 10 nell’aula magna dell’Università saranno consegnate medaglie e pergamene ai cento dottori di ricerca del XIX e XX ciclo che hanno conseguito il titolo nell’ultimo anno, saranno inoltre premiati i trenta docenti vincitori del premio di produttività scientifica in relazione al bando 2007 finanziato dalla Regione. Saranno presenti il rettore Alessandro Maida, il pro rettore Attilio Mastino, il presidente della commissione Ricerca dell’ateneo Eusebio Tolu, il delegato per le scuole di dottorato, Bruno Masala, l’assessore regionale alla Programmazione, Adolfo Lai, il presidente della Fondazione Banco di Sardegna, Antonello Arru, e il presidente del Consorzio Sardegna ricerca, Giulio Murgia. Sarà inoltre presente Enrico Grosso, coordinatore del progetto Ilonet, che presenterà il nuovo database della ricerca di ateneo che costituisce la base della futura anagrafe regionale della ricerca. Un sistema che faciliterà anche la comunicazione e gli scambi tra ricercatori.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno
Per Patrizia Patrizi ai giovani manca l’educazione ai sentimenti e alle emozioni 
«Confondono reale e virtuale» 
Contraria ad abbassare l’età imputabile: sarebbe inutile 
LA PSICOLOGA Non c’è escalation di bullismo 
 
 SASSARI. «La risposta sanzionatoria è importante, ma deve essere adeguata in termini di efficacia. Occorre per questo attivare un programma che, pure partendo dall’invio dell’adolescente in una comunità protetta (qualora la famiglia non sia in grado di supportarlo nel percorso di recupero), abbia come obiettivo importante l’educazione ai sentimenti, alle emozioni e alla solidarietà». Patrizia Patrizi, ordinario di Psicologia giuridica all’Università di Sassari, è stata per diversi anni consulente nazionale della Giustizia Minorile e ha svolto singificative ricerche sul tema degli abusi, violenze e maltrattamenti nella fascia adolescenziale.
- Che cosa sta succedendo ai ragazzi, perchè questa esplosione di violenza?
 «Non ho elementi per dirlo, ma non mi pare che ci sia una vera e propria esclalation nel Sassarese. Vedo, invece, una serie di nuovi mezzi che vengono utilizzati dai ragazzi per rendere pubbliche le loro azioni. Questa cosa di filmare le scene e mostrarle agli altri è sempre più ricorrente. Lo stesso utilizzo di internet e dei videofonini crea situazioni difficili da codificare, tanto che il più delle volte sfuggono a quelle forme di filtro e di mediazione che devono essere esercitate dai genitori. E’ impossibile correre dietro al virtuale».
- Dalla violenza virtuale a quella reale, un passo breve, quasi automatico?
 «La familiarità non accompagnata rischia di favorire apprendimenti errati. La sperimentazione del virtuale sta entrando sempre più nell’esperienza degli adolescenti, relegando i valori reali in un angolino basso. Nel mondo virtuale una persona la colpisci, cade e muore, poi si rialza. E’ un esercizio che ti allontana dalla sofferenza vera, così abbiamo ragazzi che non si rendono conto del male che fanno agli altri».
- Libertà, dignità, solidarietà: tre significati che si trovano sempre meno tra gli adolescenti?
 «C’è poco rispetto dei diritti di tutti, ma noi come adulti non ne siamo fuori. Non si può stare sempre a inseguire l’emergenza, non può esserci solo la sanzione del bullo quando emerge in situazioni limite come quelle viste in questi giorni. Lo dico ancora: serve un programma che deve coinvolgere adulti e minori, famiglie e scuola. Il percorso del diritto alla legalità deve portare il ragazzo a comprendere che cosa significa togliere la libertà a un coetaneo, a rendersi conto quale sofferenza ha provocato con le sue prepotenze».
- Spesso, di fronte a situazioni così gravi prevale la giustificazione a tutti i costi, passa la linea del perdonismo e del buonismo. Utile o dannosa?
 «Non dico che simili azioni non debbano essere punite, ma resto del parere che serve una sanzione formativa. Penso che il contrasto alla tendenza al bullismo vada costruito in ambiti di situazione, nel rapporto con gli altri. Spesso, quando agiscono in maniera così negativa, gli adolescenti trasmettono in tutta la drammaticità le loro conflittualità personali».
- Bulli e violenti ma con responsabilità da dividere con altri?
 «Diciamo che la responsabilità è di molti attori sociali, a cominciare dalla stessa comunità dove vivono. Spesso scatta la delega che scarica ogni competenza ai genitori e alle forze dell’ordine. Della serie: “Ci pensino loro”. Il coinvolgimento degli adulti, a cominciare da quelli più vicini al ragazzo, è fondamentale. E se l’adulto non è in grado, allora deve essere aiutato. Se non ce la fa, ha diritto ad essere sostenuto».
- Ci sono vicende di violenza che vedono come protagonisti minori di famiglie cosiddette “normali”: niente disagio o situazioni di devianza. Eppure le storie sembrano simili...
 «Dobbiamo un po’ interrogarci su come vivono i nostri ragazzi. Su come sperimentano la sessualità, ad esempio. Su come incrociano variabili di cui troppe volte non si tiene conto. Penso all’esibizione di sè: come mostrare il video di quello che sono riusciti a fare agli amici, ai compagni di classe. E non è una cosa tipica di quella fascia adolescenziale. Poi subentrano la competizione esasperata (in ogni campo), la sopraffazione con l’imposizione della propria volontà ai più deboli (guardo ai casi della figura femminile, dell’omosessuale)».
- Il tutto in assenza di regole, o comunque con l’evidente intento di trasgredire?
 «C’è la tendenza a non rispettare le regole, a pensare sempre di farla franca, a poter scrivere loro il finale a seconda delle esigenze».
- Il solito discorso della mancanza di comunicazione tra adolescenti e adulti, della scuola che deve correre in soccorso della famiglia?
 «E’ vero, i giovani fanno fatica a comunicare con l’adulto, però ne hanno bisogno. Non ne possono fare a meno. Esprimono in continuazione, a modo loro, l’esigenza di essere accolti e ascoltati perchè si rendono conto di sperientare, giorno dopo giorno, una realtà complessa e di non avere criteri adeguati».
- E la scuola?
 «Mi pare che gli ultimi due episodi di violenza nel Sassarese mettano in evidenza una scuola che ha capacità di cogliere la difficoltà, che sa ascoltare e accogliere, che privilegia il dialogo e che è pronta a collaborare con chi svolge le indagini. Insomma, una scuola più sensibile: ha capito che se i minori hanno fatto arrivare delle indicazioni vuol dire che c’è ancora un po’ di fiducia».
- Cambierebbe il Codice minorile?
 «Questa idea di abbassare l’età imputabile non mi piace. Credo che sia assolutamente inutile e illusorio pensare di risolvere il problema arrestando e mandando a processo ragazzi sempre più piccoli. La vera sfida è quella di garantire un impegno concreto affinchè chi ha commesso reati così gravi si renda conto di quanto ha fatto soffrire gli altri. E deve essere guidato attraverso un percorso di recupero». (gia.ba.)
 
 

 

Questionario e social

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